Categorie
a tutto volume

Rhum Damoiseau: agricole di lunga tradizione

FacebookLinkedInWhatsAppCopy LinkEmailXShare

Siamo nelle Antille, quell’arco di piccole isole che separa l’oceano Atlantico dal mar dei Caraibi. Fra esse Guadalupa, soprannominata “l’isola farfalla” per la sua forma: due isole, una ad est ed una ad ovest, collegate in centro da un piccolo istmo. Quasi la forma di una farfalla, appunto.

Un’unica isola ma due territori completamente diversi. Se la parte occidentale è montagnosa e di origine vulcanica, la parte est è invece pianeggiante e di natura calcarea. Ed è proprio nel bel centro della parte orientale, esposta ai venti oceanici ed esposta al sole sin dal primo mattino, che sorge la distilleria Damoiseau.

Di proprietà della famiglia Damoiseau sin dal 1942, coltiva in proprio la canna da zucchero nelle immediate vicinanze della distilleria in modo da poter garantire che la canna sia spremuta a meno di un’ora dalla raccolta per poter salvaguardare tutte le proprietà della materia prima, come da tradizione del Rhum Agricole.

La famiglia stessa segue personalmente tutte le fasi di produzione ed invecchiamento, creando un Rhum inconfondibile. Fisar Milano ha dato la possibilità agli appassionati di partecipare ad un memorabile verticale di questo Rhum Agricole lo scorso 1 marzo.

LA DEGUSTAZIONE
Rhum Blanco, 40%. La base della produzione Damoiseau. Ottimo se consumato liscio è l’ingrediente fondamentale per il T’Punch Antillais, il tipico cocktail delle Antille.

Al naso è molto vegetale, note di erba tagliata che fanno da contorno all’inconfondibile sentore si canna da zucchero. Delicato e leggermente fruttato al naso in bocca si rivela morbido, poco pungente, nonostante la giovanissima età.

Rhum VSOP, 42%. Più morbido del blanco con evidente note legnose (Damoiseau utilizza solo botti ex bourbon). Profumi di frutta secca, tostatura e leggere note di spezie dolci, soprattutto cannella. Rotondo la palato, più persistente del blanco.

Rhum XO, 42%. Molto diverso dal VSOP. Medesima base ma l’affinamento più lungo cambia molto il bouquet del rhum.

Note di sottobosco, cacao e vaniglia ed un sentore fresco e leggermente pungente che può lontanamente ricordare il solvente. Un naso elegante che fa a entrée da una bocca raffinata e morbida.

Rhum Vieux 10 ans, 42%. Distillato nel 2001 ed imbottigliato 10 anni più tardi. Al naso esplodono note di legni nobili e frutta candita. In bocca la morbidezza è paragonabile a quella dello XO ma con una maggiore persistenza contornata da note agrumate.

Rhum Vieux 2008 Cuvée Subprime, 47,9%. Millesimo 2008 imbottigliato nel 2015. Colore intenso dai riflessi rossastri ha un bouquet aperto, largo. Note di frutti di bosco e piccoli frutti rossi. Sentori fruttati che si mescolano a note di tostatura e noce moscata. Complesso e dalla lunga persistenza in bocca non rivela tutti i suoi 47,9% avvolgendo il palato in modo caldo ma armonico.

Rhum Vieux Millesime 1989, 58,4%. 21 anni di affinamento in botte per questo storico millesimo. Colore mogano intenso. Marcatamente dolce tanto al naso quanto al palato.

Al naso è profondo con note terziarie di cuoio e frutta secca, piacevolissime note di frutta disidratata albicocca in primis, pur non perdendo la nota primaria e salmastra della canna da zucchero.

Sei Rhum molto diversi fra loro, in una verticale intensa e complessa, accomunati da una sapidità coinvolgente e da grande morbidezza al palato.

Categorie
a tutto volume news

Tequila e Mezcal in ascesa: da ingredienti per cocktail a distillati nobili

Una giornata imperdibile per mixologist, bartender, operatori e semplici appassionati di cocktails e distillati. E’ Agave Experience, evento svoltosi ai Lambretto Studios di via Arrighetti, a Milano. Non solo degustazioni delle due note acquaviti messicane, Tequila e Mezcal, ma un vero e proprio viaggio alla scoperta delle loro più interessanti sfumature.

Due distillati figli di differenti materie prime e differenti metodi di produzione. Storie e culture in grado di regalare una fotografia completa di un territorio.

LA DEGUSTAZIONE
Un viaggio che inizia da Zignum, uno dei pochi Mezcal invecchiati. Prodotto pensato specificatamente per i mixologist con l’idea di variare il profilo aromatico del distillato, sposandolo con i sentori dei vari cocktail di cui farà parte.

Nei tre assaggi l’idea prende forma. Se lo Joven (bianco, invecchiato in acciaio giusto il tempo di smorzare l’irruenza dell’alcool) è semplice e pulito, poco stratificato al naso ed in bocca, il Reposado (2 mesi in botte) dal colore dorato introduce i sentori legnosi e nell’Anejo (12 mesi botte americana), ambrato, abbiamo l’esplosione delle note vanigliate. Buon prodotto per il bancone di un moderno fashion bar.

Mezcal Amores, giovane produttore artigianale nato nel 2010, presenta due Joven. Il Cupreasa è prodotto nel Guerrero con Agave Sierra, ricco di sentori erbacei e con l’alcool un poco invasivo. L’Espadin  è prodotto in Oaxaca dove le agavi sono fatte crescere circa dieci anni prima della raccolta. Altrettanto erbaceo, ma più rotondo del precedente.

Sei prodotti al banco d’assaggio di El Jolgorio. Tutti dall’Oaxaca, ma fatti con 6 agavi specifiche. Espadin, agave semi selvatica che per via della sua veloce maturazione, in genere inferiore ai 10 anni, ed al suo grande formato è la più utilizzata dai Mezcaleros; profumi erbacei, leggeri e sottili, abbastanza pulito al palato. Mexicano è invece un’agave rara che cresce su terreni molto umidi, 10 anni di maturazione anche per lei, ci regala un Mezcal incredibilmente potente e complesso di note fumose e legnose, dalla lunga persistenza.

Tobala è ancor più rara perché predilige l’ombra. Dodici anni di maturazione per ottenere una pianta piccola ma il cui Mezcal è incredibilmente aromatico e floreale nei profumi. Cuixe, agave selvatica che matura minimo 13 anni, difficile da lavorare, genera un Mezcal molto ma molto intenso eppur elegante in cui i sentori variano dall’erbaceo allo speziato.

Madrecuixe, 13 anni minimo anche per lei, a differenza della precedente genera un Mezcal morbido e ricchissimo di sfumature fruttate. Chiudiamo il sestetto con un prodotto particolare e figlio della tradizione, Pechuga. Ottenuto da agave Espadin nella cui fermentazione vengono aggiunte frutta e petto di guajalote (una specie di pollo). Risutato un Mezal fruttato, “piacione” come si dice.

Contraltare di El Jolglorio è Mezcal Del Maguey, portabandiera non della singola tipologia di Ageve ma del Single Village. Anche qui sei i prodotti presentati. Il primo è Vida, naso fruttato e mieloso, al palato è più speziato. Chichicapa è un villaggio di montagna che regala un Mezcal di medio corpo, dal palato agrumato e finale lungo con note mentolate.

San Luis del Rio è speziato al naso, caldo al palato e pulito nel finale. Santo Domingo Albarradas ha note affumicate e di frutta tropicale, palato speziato. Minero, da Santa Catarina Minsa, è delicato e floreale con note di vaniglia, in bocca si percepisce l’affumicatura, ed il finale è agrumato.

Chiude Crema de Mezcal de San Luis del Rio, stesso terroir di quello assaggiato prima ma qui si usa una parte di succo d’agave tostata non fermentata e si effettuano due distillazioni. Profumi fruttati e di tostatura, soprattutto caffè, palato morbido e finale di agrume ed affumicatura.

LE VERTICALI DI TEQUILA
Passiamo alla (ops, “al”) Tequila, che ci accoglie con due prodotti commerciali ed immediati. Il primo è Espolon, che oltre alle simpatiche hostess truccate da scheletro, ci propone due release. Blanco, giovanissima e fresca, ottima base cocktail, e Reposato, dal colore dorato scarico e più ricca di profumo.

Il secondo è Sierra Milenario che propone un Blanco “easy”, un Reposado un po’ più ricco, ed il Fumando (blanco in cui la cottura dell’agave è stata forzata per aumentare le note fumose) ognuno abbinato ad una tipologia di sale.

Le due verticali più entusiasmanti però sono quelle di Patron e Casa Noble. Patron presenta Blanco, Reposado e poi su fino all’Anejo che invecchia 12 mesi in botti di rovere bianco francese. Giallo dorato antico scarico, naso complesso in cui ben si distingue l’uso del legno nelle note tostate di nocciola accompagnate da uvetta, dattero ed arancia amara. Bocca morbida con una leggera dolcezza apparente e una bella acidità agrumata. Finale lungo ed affumicato.

Casa Noble è invece un produttore artigianale che esegue ben tre distillazioni per i suoi prodotti. Blanco (qui chiamato Crystal), Reposato ed uno strepitoso Anejo. Due gli anni in botte di quercia francese ed ingredienti selezionati ci regalano sentori complessi di frutta disidratata, spezie e caramello, bella nota di agave affumicata. Palato ricco e setoso. Finale lungo. Difficile tornare indietro dopo averlo assaggiato.

LA STORIA
Per comprendere con esattezza cosa siano “il Tequila” e il Mezcal bisogna necessariamente ricorrere alla storia. Storia che comincia in quel quadro musicale dipinto anche dal canadese Neil Young, nel brano “Cortez the killer” con il conquistatore spagnolo che affronta il mare con galeoni e pistole alla conquista delle Americhe e Montezuma, l’imperatore Azteco che conserva i segreti del suo mondo. Un incontro fra due realtà,  ”tecnologia” europea e misteri aztechi: da qui l’origine dei distillati simbolo del Messico.

I sacerdoti Aztechi consumavano abitualmente succo d’agave fermentato per entrare in una sorta di ”trance” necessario per parlare col ”divino” e per sopportare gli scempi che si compivano durante i sacrifici umani nelle loro cerimonie religiose. Si trattava di una sorta di birra d’agave viscosa e biancastra il cui consumo era riservato a sacerdoti e nobili, chiamata ”octili poliqui” e ribattezzata ”pulque” dagli spagnoli.

A seguito della rottura del sistema sociale a caste azteco, da parte dei conquistadores, il ”pulche” si diffuse anche ai ceti più bassi, ma non fui mai apprezzato dagli spagnoli abituati agli eccellenti vini della Rioja e della Ribera del Duero

Per rimediare alla scarsa qualità del pulche gli spagnoli provarono ad applicare lo stesso principio di distillazione applicato ai vini in Europa al fine di ottenere un superalcolico più raffinato e complesso che meglio rispondesse alle loro aspettative di gusto. Nacque così il Mezcal (Metl è il nome indigeno dell’agave).

Nel 1512 venne fondata la città di Tequila nella regione di Jalisco, dove si iniziò a distillare un prodotto con qualità superiore noto come “Mezcal de Tequila”. Ci si accorse, che un particolare cru di agave, l’Agave Azul, che cresceva sull’altipiano della regione di Jalisco dal suolo acido, argilloso e ricco di ferro, dava origine ad un distillato meno ruvido e più strutturato.

Presto si iniziò anche a sperimentare degli invecchiamenti, sfruttando la profonda conoscenza delle tecniche degli spagnoli. Venne poi adottato il solo nome della città per battezzare il prodotto.

Tra alti a bassi la Tequila ebbe il primo disciplinare certificato nel 1794, e nel 1974 la DOC che definì le cinque contee atte alla sua produzione (Nayarit, Guanajuato, Michoacan, Tamaulipas e Jalisco, che da sola ne produce il 90%). Dalle regioni di Oaxaca, Guadalajara, Guerrero, Zacatecas, San Louis Potosi, Durango e Tamaulipas  proviene invece  il Mezcal, per il quale non si usa l’Agave Azul, ma sono ammesse fino a 30 specie diverse ognuna con una sua caratteristica.

Differenti anche le tecniche di produzione. Sorvolando sulle tecniche di coltivazione, ognuna tipica di una regione, la grande differenza fra Tequila e Mezcal la fa la cottura dell’agave. Per la Tequila avviene in forni in acciaio per non intaccare i ricchi sentori dell’Agave azul. Per il Mezcal avviene in forni di pietra ricavati nel terreno dove il fumo aromatico (spesso generato dalle stesse agavi essiccate) ha un ruolo fondamentale.

Se la Tequila esprime il proprio potenziale prevalentemente ”in verticale”, giocando con gli invecchiamenti, il Mezcal si esprime ”in orizzontale”. Ricercando cioè i vari cru dati dai singoli territori e dalle singole tipologie di agave che crescono bene in un determinato territorio. Se la Tequila se la gioca con l’acciaio e il legno, il Mezcal dialoga col terroir.

Exit mobile version