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Strada Ferrata presenta “New Make”

Presentati ufficialmente i primi prodotti di Strada Ferrata, la distilleria artigianale nata dalla sinergia di Railroad Brewing e Birrificio Italiano. Spirits figli delle distillazioni iniziate ufficialmente lo scorso 11 febbraio e della neonata esperienza di Benedetto “Benny” Cannatelli (Railroad), Agostino Arioli (Birrificio Italiano) e Marco “Draco” Giannasso (il Master Distiller).

Distillati giovani ma di carattere. “Spiriti Italiani” che cercano di tracciare una strada nuova. «Siamo italiani, quindi maestri del gusto – dice Agostino Arioli – e nel fare distillati ci mettiamo quello che è il nostro DNA».

LA “NUOVA VIA” DEL WHSIKY ITALIANO

«Vogliamo fare qualcosa di nuovo, di ricco e piacevole – prosegue Agostino -. Però dobbiamo essere consapevoli che se ci mettiamo a fare lo “scotch whisky” commettiamo l’errore di fare qualcosa che è tipico di qualcun altro. A noi il compito di fare ricerca, sempre, per definire nuovi standard».

Un “via italiana” del distillato di cereali che, a differenza delle tradizioni scozzese ed americana, non si focalizza sul processo di distillazione ed invecchiamento. Punta invece sulle caratteristiche del fermentato da distillare sfruttando la grande competenza sviluppata da mastri birrai.

Il processo di produzione – spiega Benny – è composto da diverse fasi. Storicamente le varie scuole tradizionali si sono concentrate su alcune di esse e cioè su distillazione e invecchiamento. C’è una sorta di gap per quel che riguarda l’attenzione alle variabili che portano al fermentato da distillare. Fermentato considerato alla stregua di una “materia prima” scelta solo in base a criteri di efficienza».

«A noi – prosegue – interessa mettere in primo piano le caratteristiche organolettiche a costo di perdere un po’ di resa. Queste sono anche le variabili che costituiscono il nostro background, la nostra storia. È un matrimonio perfetto fra gap di mercato e quello che noi sappiamo fare. Ci sentiamo al posto giusto nel momento giusto».

IL “WHISKY ITALIANO” ED IL “NEW MAKE”

Evolvere il concetto di birrificio artigianale verso quello di distillazione artigianale, analogamente a quanto già successo negli Stati Uniti col fenomeno del Craft Distilling. È da questa consapevolezza che nasce il desiderio di creare il primo “Whisky all’italiana“.

Le prime botti di Strada Ferrata stanno già riposando, in attesa di poter diventare Whisky nel 2024 (dopo i 3 anni minimo di invecchiamento). Botti di ciliegio selvatico e acacia fabbricate artigianalmente in Irpinia. Botti italiane come italiani sono i malti utilizzati e come italiano è “Tony“, l’alambicco di Strada Ferrata.

A fianco del Whisky, che è già possibile acquistare aderendo la progetto “21 Founders” (la possibilità di riservare in via esclusiva la propria botte o una quota della stessa), Strada Ferrata propone “New Make“. Il distillato bianco, declinato in 6 diverse versioni.

LA DEGUSTAZIONE

New Make Originale

La versione “pura” del New Make. Bianco e senza alcuna aromatizzazione. 45% abv, ottenuto da malti Monaco e lieviti Saison. Al naso l’alcol è leggermente pungente ma non copre le piacevoli note di malto, pera, frutta gialla e frutta tropicale. Un tocco di spezie morbide.

In bocca l’elevata alcolicità è ben vestita dalla grande morbidezza. Sorso caldo ed avvolgente, mediamente persistente che lascia il palato pulito.

New Male Cascadian

Arricchito con luppoli Tettnanger e Citra attraverso una particolare tecnica di sospensione degli stessi in alcol risulta molto diverso da Originale. Al naso prevalgono i sentori di luppolo. Note fresche ed agrumate che strizzano l’occhio alla frutta gialla matura.

Al palato nasconde meno bene i suoi 40% abv risultando più pungente eppur beverino. Poco persistente tende ad essere un po’ sfuggente in bocca.

New Make Capparis

Aromatizzato con concentrato di capperi di Pantelleria ed imbottigliato a 35% abv. Al naso, oltre all’inconfondibile nota salmastra del cappero, rivela un bouquet che parla di Mediterraneo. Fresco, erbaceo. Timo e maggiorana. Profondo e balsamico. Bocca sapida e persistente. Pensato per l’aperitivo dimostra anche grandi capacità di abbinamento gastronomico.

New Make Levante

Aromatizzato con 4 spezie (cardamomo, coriandolo, zagare e achillea) messe separatamente in infusione in vasi di terracotta. 40% abv. Naso fresco dove si alternano note floreali, di orzo, spezie, zafferano e agrumi. Più diretto e di facile beva rispetto ai precedenti è dotato di buona persistenza. Un prodotto che può essere di grande ispirazione per la mixology.

New Make Torbato

Come dice il nome stesso è ottenuto con il 100% di malti torbati scozzesi. Secondo genito di Tony dopo Originale risulta pulito e preciso tanto al naso quanto in bocca. Note aromatiche di torba che non ci si aspetterebbe da un “bianco”. 45% abv perfettamente nascosti al naso e ben integrati nel sorso. Lunga la persistenza.

New Make Füm

Realizzato con malti affumicati delle regione di Bamberga e con l’uso di chips di ciliegio e acero. 40% abv. Lo si potrebbe definire un distillato “da dessert”. Morbido tanto al naso quanto in bocca. Crema pasticcera, ciliegia sotto spirito, marmellata di fragole, leggero tocco di miele. Leggera nota legnosa in persistenza.

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Nasce Strada Ferrata, la distilleria figlia di Birrificio Italiano e Railroad Brewing

È ufficialmente iniziata l’avventura di Strada Ferrata, la distilleria artigianale nata dalla sinergia di Birrificio Italiano e Railroad Brewing. Dopo il nulla osta ufficiale dell’Agenzia delle Dogane lo scorso 11 febbraio, sono finalmente iniziate le prime distillazioni “vere” che daranno vita ai prodotti di Strada Ferrata.

Abbiamo la possibilità di essere i primi a scrivere le regole di una nuova tradizione», dice Benedetto “Benny” Cannatelli (Railroad) con negli occhi l’entusiasmo di chi è consapevole di tracciare una strada nuova.

Strada Ferrata nasce dal desiderio di “fare un passo in più” e di evolvere il concetto di birrificio artigianale verso quello di distillazione artigianale analogamente a quanto già successo negli Stati Uniti col fenomeno del Craft Distilling.

«Vogliamo pensare al liquido da distillare più che alle botti in cui verrà maturato il distillato», afferma Agostino Arioli (Birrificio Italiano) sottolineando come la grande competenza sulle fermentazioni sviluppata in decenni di esperienza come mastro birraio sarà fondamentale per creare il primo «whisky artigianale all’italiana».

Creatività, cura maniacale del processo, uso di materie prime italiane (finanche all’alambicco) attentamente selezionate e ricerca dell’equilibrio sono i paradigmi di Strada Ferrata. Non resta che attendere per poter degustare questa nuova declinazione dello “spirito italiano“.

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Parola di mastro birraio: “Il Governo si è dimenticato della Birra Artigianale”

“Non si vive nemmeno più alla giornata. Si vive all’ora. Con questa sorta di nuovo lockdown anti Covid-19 si ricomincerà a fare quel poco di delivery, ma con una condizione molto diversa da marzo. Perché se allora un po’ di fieno in cascina magari c’era, adesso non ce n’è più. Il delivery sono briciole, ci copri un po’ i costi vivi ma non ci ripaghi gli investimenti“.

A parlare a Giancarlo ‘Giamma’ Longhi, mastro birraio del giovane micro birrificio Beer Farm Hoppy Hobby di Legnano, tra Milano e Varese. In un’intervista rilasciata a WineMag.it, denuncia la situazione in cui versa il settore della Birra Artigianale a fronte dell’ultimo Dpcm.

Confermando, di fatto, quanto sottolineato da tante sigle Horeca come Italgrob, Assobibe e Assobirra, oltre a Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e Gh: le misure hanno quasi azzerato il mercato. Nelle parole di Longhi, tutto lo sconforto di una categoria che si sente “dimenticata dalle istituzioni”.

Eravamo in piazza a Milano con Fipe mercoledì scorso (28 ottobre) quando sono arrivate le prime notizie ufficiali sul DL Ristori con le indicazioni dei codici Ateco. Fra questi non figuravano i produttori di birra o di vino.

Ma come? Chiudi pub e birrerie perché lavorano la sera dopo le ore 18, limiti tantissimo ristoranti ed enoteche, chiudi definitivamente le tap room e non contempli negli aiuti i maggiori fornitori di queste categorie?.

Vi è un bonus di Regione Lombardia, una sorta di ticket di 150 euro, di cui possono usufruire i ristoratori per l’acquisto di vini della regione. Un aiuto nato per supportare i produttori di vino. E i produttori di birra? Niente“.

Uno scenario pesante quello descritto dal mastro birraio Giancarlo Longhi. Dopo un settembre in cui si avvertiva una cauta ripresa, con i clienti che avevano iniziato ad avanzare ordini interessanti, anche in vista di un presunto trend di crescita autunnale, ecco arrivare il nuovo improvviso giro di vite. Un Dpcm che ha bloccato la ristorazione, canale di vendita prevalente della Birra Artigianale.

Col primo lockdown ho perso circa il 20% dei clienti – sottolinea il titolare del birrificio milanese – adesso quanti ne perderò? Ma non penso solo a me, la situazione è analoga per i miei colleghi.

Per esempio Orso Verde di Busto Arsizio (VA) ha una produzione molto grossa e due tap room, una a Milano e l’altra a Varese. Loro fanno infustamento isobarico ed avevano in affinamento circa 5 mila litri di birra già pronti: adesso che fanno? I fusti a chi li vendono? Li tengono fermi per mesi?”.

Analoga situazione per il Birrifico War di Cassina de’ Pecchi (MI), che “ha messo in cassa integrazione i birrai dipendenti proprio perché sanno che non venderanno nulla, da qui a chissà quanto”, riferisce ‘Giamma’ Longhi.

“La Birra Artigianale – evidenzia ancora – è un prodotto fresco: puoi tenerne alcune tipologie in cella, per un po’ di mesi, ma non si va molto lontano. Birrificio Italiano alla sua Tipopils (storia ed icona della birra artigianale italiana nel mondo, ndr) dà 6 mesi di scadenza proprio per avere un prodotto perfetto”.

“Stiamo parlando di prodotti di eccellenza, per i quali la freschezza viene prima di tutto. Se blocchi questo processo uccidi la qualità del prodotto ed il concetto stesso di artigianalità. I pub, ora, dovranno svuotarle i loro fusti e buttare le birre. Piange il cuore a pensare a tutto questo. C’è sconforto. C’è tanto sconforto“.

Nelle parole di Longhi si ritrova anche l’incertezza di chi è impossibilitato a pianificare il proprio lavoro, alle porte di un Natale 2020 che si preannuncia in sordina, dal punto di vista commerciale: “Basti pensare all’organizzazione prenatalizia. Ho dei clienti che ogni anno fanno le cassette personalizzate per i loro clienti”.

“Quest’anno, se chiudono tutto, le cassettine le regaleranno lo stesso? Forse no. Però io le devo preparare in anticipo, le devo preparare adesso. Cosa faccio? compro le cassette, compro le bottiglie, faccio le cotte personalizzate per poi magari sentirmi dire ‘Giancarlo mi dispiace, è tutto chiuso l’ordine non mi serve più’?”.

Siamo nel periodo in cui, dopo la crisi del 2008, ci si stava risollevando proprio grazie allo spirito artigianale. L’Italia è stata resa grande dagli artigiani. Senza andare troppo lontano da Legnano e da Milano, pensiamo a Parabiago ‘Città della calzatura’. Cambiamo regione, andiamo in Piemonte: lì ‘Ferrero’ ti inventa la ‘Nutella’. Senza citare poi tutte le eccellenze nel caffè e nell’enogastronomia”.

Pensiamo a tutti questi grandi artigiani che sono diventati specialisti nella propria nicchia, o grandissimi nomi del proprio settore. Se ammazzi questa gente, cosa trovi poi? Cosa ti resta?

Sono anni in cui sono nate tante nuove cose bellissime: birre, agricoltura di precisione, amari, distillati e via dicendo. Giovani ragazzi che hanno iniziato ed investito, credendo in un progetto che è anche culturale: tutte persone che, adesso, sono seriamente in pericolo”.

Non meno importante, la paura di perdere non solo gli “artigiani del gusto” ma anche il consumatore. Quel consumatore sempre più attento che è stato, ed è, motore del mercato artigianale. Lo stesso che ora, a fronte delle restrizioni e delle difficoltà finanziarie, rischia di “regredire” e interrompere il proprio percorso di crescita. L’orizzonte è oscuro, insomma. Da una parte e dell’altra del boccale.

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Craft Distilling Italy 2020: la distillazione artigianale italiana fa squadra

Un quadro variopinto. Un panorama eterogeneo composto da realtà diverse, con dimensioni diverse. Difficoltà pratiche ed una burocrazia intricata a condire uno scenario in piena evoluzione, in cui i decani della distillazione artigianale si incontrano con la dinamicità delle nuove leve. È quanto emerge da Craft Distilling Italy 2020, la prima conferenza mai organizzata sulla distillazione artigianale italiana.

Un evento pensato, voluto e realizzato dal team di Distillerie.it, lo scorso 27 ottobre. Un’occasione per fare il punto della situazione su un settore ancora poco conosciuto, poco sviluppato e forse ancora poco consapevole di sé, come “settore”.

LA RICERCA DELL’ARTIGIANALITÀ
Il punto focale è una forte ricerca dell’artigianalità, vista come “qualità organolettica” del proprio distillato. La volontà, insomma, di realizzare un prodotto fedele a se stesso ma “mai uguale” (per annata, invecchiamento o altri fattori), o come valorizzazione della biodiversità.

Artigianalità intesa come territorialità portata dritta nel calice. O come volontà di seguire l’intera filiera del proprio spirit, dalla coltivazione delle materie prime fino a fermentazione, distillazione ed affinamento. Qualunque sia la definizione che ogni artigiano dà del proprio lavoro, appare evidente il desiderio di “raccontare qualcosa” che vada oltre il prodotto standardizzato, tipico dei processi industriali.

UN MOVIMENTO ANCORA “DISORDINATO”
Se i valori sono noti e condivisi, meno chiara è invece la strada da seguire per farli emergere. Il settore è frammentato, ricco di realtà diverse non solo per tipologia di prodotto, ma anche per dimensioni, per “anzianità di servizio” – dai pilastri della distillazione italiana ai giovani ancora alle prime armi – e per consapevolezza dei propri mezzi.

Manca ancora un vero associazionismo che dia al settore un’identità precisa e riconoscibile, una spinta univoca paragonabile a quella del movimento dei Birrifici Artigianali, che negli ultimi vent’anni hanno ridisegnato lo scenario brassicolo italiano.

Nei discorsi fatti oggi ritrovo molte di quelle cose che ci passavano per la mente 25 anni fa quando abbiamo iniziato a portare la birra artigianale alle prime manifestazioni fieristiche e festival. All’epoca eravamo in cinque, parlo del ’99, e la collaborazione era fortissima, era grandiosa, c’era molto spirito di gruppo. Un paio d’anni dopo è nata Unionbirrai che oggi ha molto peso nel settore. La collaborazione è fondamentale per crescere”.

A parlare è Agostino Arioli, capostipite della Birra Artigianale con Birrificio Italiano ed ora pioniere della “distillazione di precisione” con Strada Ferrata, micro distilleria di whisky ancora in fase di rodaggio.

Riferimento in questo senso è l’American Craft Spirit Association, associazione statunitense nata nel 2013 che raccoglie più di 300 distillatori artigianali in grado di coprire circa il 10% del mercato nazionale, percentuale al momento impensabile per gli artigiani italiani.

L’esperienza diretta portata in conferenza da Rebecca ‘Becky’ Harris, master distiller di Catoctin Creek Distillery e presidente dell’Acsa, è un chiaro esempio di come un sano associazionismo, basato sul far fronte comune e sulla condivisione delle esperienze in totale e serena apertura, sia la chiave per far emergere il settore.

I NUMERI DELLA DISTILLAZIONE IN ITALIA
È Assodistil, associazione che rappresenta oltre il 95% dell’alcol agricolo prodotto in Italia, a confermare la fotografia di un settore frammentato. Delle 135 aziende del comparto, che danno impiego ad oltre 2 mila addetti, l’80,1% conta meno 9 dipendenti.

Stesso discorso per le quantità prodotte: il 30% dei produttori di Grappa produce meno di 100 mila litri/anno a fronte di un settore da 72 mila ettolitri. Piccoli produttori che faticano ad aver accesso a fiere e manifestazioni internazionali di settore, frenando quindi la vocazione all’internazionalizzazione che resta appannaggio dei grandi player.

UNA BUROCRAZIA POCO AGILE
La burocrazia alle spalle dell’attività distillatoria complica ulteriormente uno scenario già di per sé non facile. A regolamentare la distillazione ed i rapporti fra artigiano ed Agenzia delle Dogane è la legge 504 del 1995 nota come “Testo unico delle Accise“.

Legge che suddivide le distillerie in base al “modo” in cui vengono conteggiate e pagate le accise sull’alcol, come “Magazzino doganale ad accisa sospesa“, situazione complessa ma applicabile ad ogni realtà, o “Opificio ad imposta assolta“, situazione fiscalmente più snella ma che vincola sulle tipologie di prodotto realizzabile.

A queste si affianca l’opzione “Tassa giornaliera o forfettaria“, antico retaggio Austro-Ungarico che consente di produrre fino ad un massimo di 300 litri anidri di alcol all’anno, l’equivalente di circa 1.000/1.100 bottiglie. Dimensioni poco più che hobbistiche, ma in grado di generare produzioni di assoluto interesse come nel caso di Castel Juval e, più in generale, del modello di distillazione artigianale dell’Alto Adige.

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Mercato Fivi 2018: birre e distillati che sorprendono

PIACENZA – Non solo ottimi vini al Mercato dei Vignaioli Indipendenti Fivi 2018. Vinialsuper ha scovato qualche chicca anche tra i distillati e le birre in degustazione lo scorso weekend a Piacenza.

LE GRAPPE
Intensa e vinosa al naso la Grappa monovitigno BarberaL’Audace” di Vigneti L’Annunziata. Figlia di viticultura Bio ed ottenuta da un singolo vigneto degli anni ’60 si presenta limpida e con chiare note fruttate al naso.

Grappa di corpo avvolge il palato durante il sorso in modo vellutato. Buona persistenza ricca di note in accordo col naso.

Molto elegante la Grappa di Vino Nobile di Montepulciano de Il Molinaccio. Distillata dalla pluripremiata distilleria Nannoni di Paganico coinvolge cui suoi profumi floreali ed erbacei. Fiori bianchi, erba tagliata e fieno. In bocca è setosa con alcol molto ben integrato e per nulla fastidioso.

Dalle Lipari Fenech propone due versioni della proprio Grappa di Malvasia delle Lipari: bianca ed affinata. È la seconda a sorprendere maggiormente: a fianco dei sentori floreali e fruttati presenti anche nella versione bianca si avverte una spezia dolce e soprattutto una nota mentolata che dona freschezza all’intero bouquet.

Pojer e Sandri presentano una grappa monovitigno di Traminer ed un Brandy, entrambi distillati internamente. Pulita ed aromatica la grappa mentre il Brandy, etichettato come “Acquavite Di Vino“, è un prodotto di grande eleganza in cui l’affinamento il legno non toglie né copre il corredo “vinicolo” dei profumi.

LE BIRRE
Due le birre che segnaliamo. Prima fra tutte “Volpe Spaziale” del Birrificio Stuvenagh (l’anima brassicola della cantina Castello di Stefanago). Si tratta di una IGA (Italian Grape Ale) su base Saison cui viene aggiunto mosto di Riesling.

Colore dorato e schiuma bianca è una birra acidula e rifrescante il cui naso gioca a nascondino fra fiori e spezie. Una birra complessa al ma contempo di facile beva.

Al proprio banchetto De Tarczal presenta Inclusio Ultima. Sviluppata con Birrificio Italiano è una birra a bassa fermentazione con aggiunta di luppoli in fiore in bottiglia per la rifermentazione e prodotta come un Metodo Classico: remuage e sboccatura per eliminare i lieviti ed aggiunta di liqueur d’expedition (in questo caso mosto).

Ne risulta una birra di grandissima eleganza. Dorata e con schiuma persistente porta in se un bagaglio aromatico fatto di crosta di pane, erbaceo fresco e frutta fresca. In bocca grande equilibrio fra la morbidezza e l’amaricante dei luppoli. Non lunghissima la persistenza, Inclusio Ultima lascia riscoprire nel retro olfattivo tutti i propri profumi.

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Beer Tasting al Birrificio Italiano: una gamma che convince

LURAGO MARINONE – È il primo microbirrifcio della Lombardia. Forse il primo d’Italia, o poco ci manca. Una pietra angolare nella storia della birra Italiana. Birrificio Italiano, a Lurago Marinone (CO), fondato nell’aprile del 1996, può ormai vantare una lunga tradizione. E una vasta gamma di birre.

Come preannunciato sul nostro social di riferimento, lo staff di Vinialsupermercato.it ha degustato ben 13 etichette diverse de “Il Birri“, come viene ormai soprannominato questo tempio della spillatura Made in Italy. Ecco come è andata.

LA DEGUSTAZIONE
Tredici birre per coprire un’ampia gamma di profumi, sapori, persistenze. Andiamo quindi per livelli per raccontarvi l’arcobaleno delle sensazioni.

Partiamo con le più semplici ed immediate. Delia (4,3%) pils poco amara dai profumi erbacei e corpo morbido e scorrevole. Ottima come entrée, ci prepara alle successive Tipopils (5,2%) ed Imperial Pils (5,8%).

Se la prima richiama immediatamente l’immediatezza delle Pils ceche, la seconda ha più corpo e una più marcata nota floreale. Bibock (6,2%) è leggermente ambrata e molto nota fra gli appassionati di Birrificio Italiano: un must.

Note di frutta e spezie al naso e una bocca di medio corpo, tendente alla dolcezza del miele che cede il passo all’amaro del luppolo solo sul finale. La sorpresa si chiama Fleurette (3,8%). La birra che non ti aspetti.

Profumatissima di fiori ed agrumi, con nota di pepe appena accennata. Leggermente acidula in bocca stimola il palato invitando subito ad un nuovo sorso. Acidità e persistenza floreale che si rincorrono rendendola pericolosamente beverina.

Segue il triplete delle birre che non puoi dimenticare. Nigredo (6,5%) gioca il suo fascino su di un’abbondante luppolatura, il cui amaro ben lega con i malti tostati richiamando note di caffè e cioccolato pur rimanendo molto scorrevole.

Amber Shock (7,0%) è ricca e complessa, uno dei migliori assaggi della serata al Birrificio Italiano. Agrumi, frutta a polpa bianca ed esotica, leggera nota di frutta secca e di tostatura. Di corpo, riempie il palato e lo accarezza con una buona persistenza. VuDù (6,2%) è più morbida e leggermente speziata.

AT Pils, Alba  e Grano Giusto si somigliano un po’. Fragranti e scorrevoli. L’outsider della batteria è Asteroid 56013 (6,6%). Molto aromatica, riempie il naso con note di frutta gialla ed agrumi, dolcezza di resina e una leggera nota biscottata (probabilmente dovuta alla scelta dei malti).

In bocca è di corpo pieno, con una spiccata e fresca nota amaricante che pulisce il sorso e gioca a nascondino con le altre note, durante la lunga persistenza. Una birra che da sola vale la visita al Birrificio Italiano di Lurago Marinone.

Chiude il cerchio Sparrow Pit (10%), l’unica in bottiglia. Ricca morbida e dolce. Ricorda la pasticceria secca e la dolcezza di certi vini passiti. Una birra che scalda coi suoi sentori di frutta matura, ottima per chiudere una degustazione o come fine pasto.

L’ABBINAMENTO CIBO – BIRRA
Abbiamo giocato, al Birrificio Italiano di Lurago Marinone, anche con gli abbinamenti cibo – birra. Al tavolo, oltre all’immancabile antipasto misto, abbiamo chiesto piatti più elaborati, per rendere ancora più sfidante la prova delle birre in gamma. Com’è andata? Molto bene.

Per la tartare (carne cruda di fassona, accompagnata da diverse salse) abbiamo scelto Amber Shock. Per lo stinco di maiale cotto nella Bibock avremmo potuto scegliere benissimo la stessa birra.

Ma per evitare problemi legati alla concentrazione dei suoi aromi in cottura, abbiamo optato per una più corposa Asteroid. Scelta che si è rivelata azzeccata.

Ripaga anche l’abbinamento della Imperial Pils al trancio di tonnetto in crosta di pistacchio (a proposito, chapeau!): una doppio malto delicata e profumata che non copre il pesce, appena scottato. E si lega, con la sua aromaticità pacata, alle note dolciastre del pistacchio.

A cura di Giacomo Merlotti e Davide Bortone

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Birra

Beer Expo Sicilia: quattro giorni di birra a Messina

Da venerdì 22 a lunedì 25 aprile il Palamastroeni di Giammoro, Messina, ospiterà Beer Expo Sicilia, una manifestazione che si pone come grande vetrina per i produttori di birra e per tutti coloro che amano bere. Quattro giornate dedicate alla birra ”artigianale”, non ”artiganale” come indicato erroneamente in locandina.

Vizi di forma a parte, la sostanza è un ricco programma con degustazioni, spettacoli di show cooking, mostre di cimeli del rock con tanto di oggetti appartenuti ai Rolling Stones, Metallica e Sex Pistols. Con oltre 20.000 presenze attese, il Beer Expo si configura come evento di punta nel panorama nazionale, capace di creare un rilevante indotto turistico ed economico in Sicilia.

Gli organizzatori di Beer Expo Sicilia, l’imprenditore Nicola Nastasi ed i professionisti Santino Priscoglio e Gabriele Spadaro, hanno riservato particolare attenzione anche alla musica, e ogni sera, a partire dalle ore 21.00, il Palamastroeni ospiterà concerti rigorosamente dal vivo, che saranno introdotti dal presentatore Francesco Anania.

Per ogni giornata di Beer Expo sono stati predisposti dei menu tematici dall’Associazione Provinciale Cuochi, presieduta da Rosaria Fiorentino e preparati dagli chef professionisti. Numerosi birrifici presenti: Mirenda, Birra Minchia, De Alchemia, Cannistrà Beer Service, Zatec, San Miguel, Birrificio Italiano, Birra Antoniana, Birra Nursia, Wieninger Bier, Tennent’s, Sierra Nevada, Kwak, Felsen Brau.

IL PROGRAMMA
Venerdì 22 aprile: taglio del nastro alle ore 17.00 alla presenza delle autorità locali e dalle 18.00 avrà inizio la parte didattica con il mastro birraio che spiegherà le varie fasi di produzione della birra, con una degustazione finale. Dalle 20.00 esibizione di show cooking e alle 21.00 si esibiranno The Horny Brothers e gli American Disorient Express.

Sabato 23: alle ore 18.00 si svolgerà il concorso di bellezza Miss Beer Expo, organizzato da Francesco Anania, a seguire esibizione di show cooking e alle 21.00 saliranno sul palco Daniele Paone & The Sleepwalkers, che faranno vivere un percorso musicale che unisce vari generi a cavallo negli anni ’50-‘60, come rock, blues e surf. Inoltre, è previsto un raduno di oltre 200 Harley Davidson da tutta la Sicilia.

Domenica 24: alle ore 18.00 degustazione guidata di birra del Mastro Birraio, alle ore 20.00 show cooking ed alle 21 concerto dei Lust Supper, cover band dei Black Sabbath e dei Deuce, tribute band dei Kiss.

L’attore Francesco Benigno sarà l’ospite d’onore della giornata conclusiva di lunedì 25 aprile, che vedrà lo svolgimento della degustazione guidata dal Mastro Birraio e gli spettacoli di show cooking.

Alle 21.00 saliranno sul palco del Beer Expo i Doraemones, cover band dei Ramones e, a seguire, si esibirà il cantante Pino Scotto, che presenterà il suo ultimo album e chiuderà la manifestazione. A conclusione di ogni serata si svolgerà la ”competizione food” che premierà chi sarà il più veloce a mangiare un megapanino con 60 cm di würstel.

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