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Birra

Chimay Dorèe, Abbazia di Notre-Dame de Scourmont

Non capita tutti i giorni di trovare sullo scaffale del supermercato una birra trappista. L’occhio vigile del team di vinialsuper, sempre attento alle novità anche nella corsia delle birre, non poteva non esserne stupito e catturato.

LA DEGUSTAZIONE
La Chimay Dorèe è una birra dall’alcolicità moderata, solo 4.8% la sua gradazione. Di colore dorato pallido, leggermente velato (le birre Chimay non sono né filtrate né pastorizzate) ha una bella spuma bianca, piuttosto compatta e molto persistente.

Il bouquet è elegante e pulito con profumi floreali ed agrumati e altri leggeri sentori fruttati. Solo in secondo piano giunge la “crosta di pane” tipica delle rifermentazioni in bottiglia.

In bocca sembra inizialmente più leggera di quanto non sia in realtà, ma già prima di terminare il primo sorso si apre, in modo molto equilibrato. Malto, cereali, agrumi freschi, un poco di spezie ed una nota fruttata in chiusura. Il finale è secco ed erbaceo. Una birra austera, ma che conquista con la sua elegante pulizia e la sua grande facilità di beva.

LA BIRRA CHIMAY
Occorre chiarire cos’è la birra trappista e come Chimay Dorèe si colloca all’interno del panorama trappista per capire la ”meraviglia” di trovare un simile prodotto in vendita in Gdo.

Per potersi fregiare del titolo di Birra Trappista (contraddistinta in etichetta dal logo esagonale “Authentic Trappist Product”) la birra deve soddisfare tre requisiti fondamentali:

  • Deve essere prodotta all’interno delle mura di una abbazia trappista sotto il diretto controllo dei monaci
  • Ogni scelta produttiva o commerciale deve dipendere dalla comunità monastica
  • I ricavi devono servire al sostentamento della comunità monastica e per opere di carità senza alcun fine di lucro.

Sono 11 i monasteri al mondo che rispondono a questi criteri: sei in Belgio, due nei Paesi Bassi, uno negli Stati Uniti, uno in Austria ed uno in Italia.

Chimay è prodotta dall’Abbazia di Notre-Dame de Scourmont, nel comune di Chimay in Vallonia. Fondata del 1850 produce birra dal 1862 utilizzando l’acqua particolarmente morbida della zona. Il volume di birra prodotto supera i 120.000 ettolitri anno ed il 50% ca. della produzione è commercializzata all’estero.

Alle tre famose birre prodotte dal monastero, Chimay Rouge (Premier), Chimay Bleue (Grand Réserve), Chimay Blanche (Cinq Cents) facilmente reperibili in GDO si affianca anche la Chimay Dorée: birra prodotta esclusivamente per il consumo interno del monastero.

Dorée è la birra che i monaci bevono durante le loro giornate e che viene offerta nel locale visitatori dell’abbazia. Commercializzata per la prima volta nel dicembre 2012 solo in alcune selezionate località del Belgio, dal 2013 è disponibile anche in Italia ed Inghilterra, ma in quantità limitata, solo 2000 ettolitri. Ecco spiegato lo stupore (ed il piacere) di trovarla agilmente sugli scaffali di un supermercato.

Prezzo: 2.39 euro (33cl)
Acquistata presso: Esselunga

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Birra

Oro, Nero, Rosso: ecco i colori della Peroni Gran Riserva

Da pochi mesi Peroni ha lanciato il nuovo design per le birre della sua linea Gran Riserva. Tre nuove etichette di originale forma pentagonale in tre nuovi colori, Oro Nero e Rosso, con ben in vista il nome della linea “Gran Riserva” oltre al caratteristico logo Peroni “a biscotto”.  All’interno delle bottiglie birre già collaudate sul mercato: Gran Riserva Puro Malto, Gran Riserva Doppio Malto, Gran Riserva Rossa.

A dispetto della recente tendenza di alcuni birrifici industriali di imitare, o tentare di imitare i sapori tipici delle birre artigianali e nonostante i tre cambi di capitale da cui è passata l’azienda, Peroni mantiene fede alla sua tradizione, con prodotti pensati e sviluppati nel corso degli anni, sempre nello stile della casa. Nuovi look dunque, ma stessi prodotti: noi di vini al supermercato li abbiamo assaggiati.

LA DEGUSTAZIONE

Peroni Gran Riserva Puro Malto (5,2%)
Nata nel 2014 è la più giovane della linea. Di colore dorato molto brillante si presenta nel bicchiere con una schiuma bianca e fine.  Al naso è delicata, con leggere note tostate. In bocca è rotonda con una grande facilità di beva: il sapore di malto è pulito, sincero e smorzato dalla nota amara del luppolo presente, ma non molto persistente. Un insieme che contribuisce a creare un prodotto equilibrato e scorrevole al palato.

Peroni Gran Riserva Puro Malto è prodotta con malto 100% italiano e con la tecnica di “doppia decozione”, tecnica filo conduttore della gamma Gran Riserva. Per donare alla birra i suoi particolari sentori, il composto di malto ed acqua viene scaldato e portato ad ebollizione due volte (da qui il termine “doppia decozione”)  anziché una.

Peroni Gran Riserva Doppio Malto (6,6%)
Nata nel 1996 per celebrare i 150 anni di attività dell’azienda, la Peroni Gran Riserva Doppio Malto è una bock prodotta con doppia decozione e con utilizzo di malti caramellati. Di colore dorato pieno con schiuma bianca mediamente persistente al naso rivela una leggera speziatura, probabilmente dovuta alla scelta dei luppoli.

In bocca è più intensa della Peroni Gran Riserva Puro Malto, ma altrettanto equilibrata con la dolcezza dei malti controbilanciata dal gusto amaricante del luppolo. Mediamente persistente ha un finale leggermente fruttato.

Peroni Gran Riserva Rossa (5,2%)
La Gran Riserva Rossa  è la decana della linea: dagli anni ottanta è sul mercato con la sua ricetta invariata che prevede l’uso di malto ambrato italiano dal quale deriva il colore. In questo caso la tecnica di decozione multipla è declinata in “tripla decozione”: ben tre fasi di cottura.

Tecnica più “impegnativa” dal punto di vista produttivo che però regala birre molto morbide. Questo stile di birra a bassa fermentazione è detto Vienna Lager ed è un stile tipicamente austriaco introdotto da Anton Dreher nel 1840, oggi molto poco utilizzato e con difficoltà di reperimento sul mercato.

All’analisi gustativa la Peroni Gran Riserva Rossa si presenta rosso rubino con schiuma bianca e fine. Al naso rivela una dolcezza maggiore delle precedenti. Dolcezza confermata al palato dalle note di caramello e malto fuse insieme che regalano una gran facilità di beva. Una birra rotonda di buona morbidezza, poco amara e corposa al palato con un finale mediamente persistente.

L’ANALISI DI MERCATO
Nonostante l’evoluzione del mercato verso “birre diverse”, una grossa quota di consumo è ancora legata a prodotti semplici e di basso prezzo. Nè è conscia Peroni che propone la sua linea Gran Riserva arricchita di profumi e sapori, ma legata alla tradizione.

Secondo Assobirra, tre quarti delle birre consumate in Italia appartengono ai segmenti “Main Stream” (49%) e “Premium” (26%), cioè birre più “semplici”. Un’ Italia brassicola che, con vicende alterne, ha guadagnato importanti quote di export nell’ultimo decennio. Se nel 2005 erano 0.7 milioni gli ettolitri di birra, nel 2015 l’export è salito a 2.3 milioni (+217.8%).

Nello stesso periodo ’import è passato da 5.2 milioni di ettolitri a 6.9 milioni (+32.8%). In sostanza il saldo commerciale è pressoché costante (circa 4.5 milioni di ettolitri), in linea con i costanti dati di consumo, e copre mediamente il 25% del nostro consumo interno.

Il Paese dal quale viene importata la maggior parte della birra è la Germania (oltre il 47% costante negli ultimi 4 anni). Il paese le cui birre “porta bandiera” sono le lager e le pilsner “di pronta beva”; altro importante sintomo del mercato.

Ecco quindi più che giustificata la scelta commerciale di Peroni di restare ben posizionata sul mercato del consumo “massivo” di birra, affiancando negli anni alla classica Peroni Lager (poi tradotta anche nelle versioni Radler e senza glutine) tre prodotti a bassa fermentazione che si differenziano per una maggiore intensità, ma che si rivolgono comunque alla fascia più bassa (e più consistente) di consumatori.

Tornando ai numeri invece Il maggior importatore di birra italiana è il Regno Unito. A quanto pare lì, in Oltremanica non piace solo “The Italian Prosecco”. I cittadini di Sua Maestà hanno bevuto nel 2015  ben 113 milioni di litri di birra, un consumo quasi pari a quello di Prosecco nel 2016 (164 milioni di litri).

Prezzo: 1.39 euro (50cl)
Acquistate presso: Esselunga

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Birra news

Beck’s London e Beck’s Berlin: l’industria rincorre i microbirrifici

Alle soglie dell’estate 2017 Beck’s, noto ed importante brand del gruppo Anheuser-Busch InBev, si presenta sul mercato con due nuovi prodotti: Beck’s London (Pale Ale) e Beck’s Berlin (Golden Bock). Come sono? Le abbiamo provate per voi.

Beck’s London è una Pale Ale, 6.3%, prodotta con tecnica Late Hopping, cioè una luppolatura a mosto caldo prima dell’inizio della fermentazione. Le Pale Ale, con la loro nota spiccatamente amara, stanno vivendo un periodo di splendore, oso dire “di moda”; quanti di noi hanno un amico che entrando al pub ordina una IPA!?! Scopo di Beck’s con la sua neonata London è probabilmente quello di entrare in questo segmento di mercato.

LA DEGUSTAZIONE
Nel bicchiere si presenta di un bel colore giallo carico con schiuma bianca fine e non troppo persistente. Al naso è poco intensa, fine, ed effettivamente ben luppolata con solo qualche accenno di profumi del malto. Ma ci delude una cosa: Beck’s in etichetta dichiara l’utilizzo di luppolo Cascade; gli appassionati lo sanno bene, il Cascade è un luppolo americano dalle forti note agrumate fra cui spicca il pompelmo che nella London non riusciamo a percepire. C’è una nota agrumata, è indubbio, ma è molto sottile, probabilmente per via del Late Hopping che regala sensazioni più delicate del Dry Hopping (luppolatura a freddo) normalmente usato in questo stile di birra. In bocca è scorrevole e di corpo leggero, tornano i sentori luppolati, pulita e con la carbonazione tipica della casa di Brema. Poco persistente.

Beck’s Berlin è una Golden Bock, 7.2%, cioè una birra a bassa fermentazione, più forte di una lager. Immaginiamo che scopo di Beck’s sia avvicinarsi a quei consumatori che cercano in una birra quella forza che spesso “la bionda”, per sua natura, non ha.

Di colore dorato carico, quasi tendente all’ambrato, ha schiuma bianca fine poco persistente. Al naso prevalgono le note del malto, dolciastre, appena smorzate dal luppolo che qui tende ad avere sentori erbacei come è giusto che sia. Beck’s infatti dichiara l’uso di luppolo Saphir, ed in questo caso si, la nota erbacea è tipica del Saphir. In bocca è scorrevole e di corpo fra il medio ed il leggero, pulita e poco persistente. A nostro avviso più riuscita della London.

Immaginiamo questi due prodotti pensati per un pubblico giovane, per quelle ragazze e ragazzi che con le loro uscite serali, più frequenti in estate a scuole finite, approcciano il mondo della birra per puro divertimento (bevete responsabilmente, mi raccomando!) ma anche alla prima ricerca di quelle sensazioni tipiche delle crafted beers. Ed è questo che ha colto la nostra attenzione.

L’EVOLUZIONE DEL MERCATO
All’inizio fu il Gruppo Carlsberg (terzo gruppo mondiale della birra) che col suo marchio Angelo Poretti, prodotta nell’italianissimo stabilimento di Induno Olona (VA), ha cercato di differenziare il portafoglio gustativo delle proprie birre affiancando alla tradizionale 3 Luppoli la 4 Luppoli e poi la 5, la 5 Bock Rossa, la 6, la 7 (in differenti versioni) e su attraverso la 8 e le 9 fino a presentare in occasione dell’EXPO 2015 la 10 Luppoli “le bollicine” (oggi presente anche in versione “Rosè”).

Poi fu la volta di Heineken (il secondo gruppo mondiale) che col marchio Birra Moretti ha da prima introdotto la linea “Grand Cru” e poi la linea “Le regionali”, sempre alla ricerca di sapori e sensazioni nuove e più articolate. L’anno scorso fu Ceres che presentò tre nuove birre col marchio Nørden, ispirate alle birre tradizionali del Nord Europa.

Ora è il turno di Anheuser-Busch InBev. AB InBev non solo è il primo gruppo mondiale, ma da quando ha acquisito l’ex seconda classificata, SAB-Miller, è diventato un vero e proprio colosso; 50 Miliardi di Euro di fatturato ed oltre 400 marchi fra cui Beck’s, Budweiser, Leffe, Lowenbrau, Spaten, Corona, Tennent’s, Stella Artois tanto per citarne alcuni.  AB InBev “scomoda” per questa operazione commerciale Beck’s famosa per la sua Pilsner prodotta da 140 anni nello stabilimento di Brema seguendo rigorosamente il Reinheitsgebot, l’Editto di Purezza del 1516.

I DATI DI ASSOBIRRA
Ma perché tutto questo interessamento dei grandi gruppi industriali alle birre “diverse” sul mercato italiano Riflettiamo un secondo. I dati di Assobirra mostrano un consumo totale di birra in Italia pressoché costante fra il 2005 (17.340 Khl) ed il 2015 (18.726 Khl), così come constante il consumo pro capite passato da 29.9 litri nel 2005 a 30.8l nel 2015 (dati 2016 non ancora disponibili ma si stima non scostino molto).

I microbirrifici (quelli che chiamiamo “artigianali”) invece sono passati da 128 nel 2006 a 674 nel 2015 ed si stima che nel primo trimestre 2017 abbiano superato quota 900. Nel 2005 si stimava che il 4% del consumo di birra fosse appannaggio della birra artigianale (oggettivamente troppo poco per scomodare una multinazionale).

Ma se noi continuiamo a berci i nostri 30 litri a testa e nel frattempo i microbirrifici sono diventati sette volte tanto, vuol dire che quel 4% è aumentato, ed è aumentato rosicchiando quote di mercato alle birre industriali. E forse è proprio per questo che i grandi gruppi stanno proponendo sul mercato sempre più prodotti che imitano ed inseguono le crafted beers.

Il grosso del mercato è fatto dal consumo di prodotti basici ed economici. Ma la consapevolezza dei consumatori sta aumentando. Se è vero che in Italia non esista una vera e propria cultura della birra, è vero anche che il consumatore stia iniziando a cercare sapori diversi dalla solita “bionda per la vita”.

Beck’s London e Beck’s Berlin sono ancora lontane dal sapore delle Pale Ale e Bock artigianali. Sono due prodotti estivi adatti ad essere consumate nelle calde nottate estive nei locali all’aperto o bevute senza troppe paturnie in cortile all’ombra del gazebo mentre in nostro amico smanetta sulla griglia. Ma la tendenza ormai è chiara e ci fa piacere sapere che il consumatore è sempre più attento.

Prezzo: 2.99 euro (3x33cl)
Acquistato presso: Auchan

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Enoturismo

Abbinamento cibo whisky: le regole del Gourmet Tour

Nata l’anno scorso all’interno del Whisky Club Italia, l’idea del Whisky Gourmet Tour è molto più della solita “cena con degustazione”. L’obiettivo è quello di andare oltre il solito binomio Cibo-Vino (o Cibo-Birra) ed esplorare il mondo ancora sconosciuto dell’abbinamento Cibo-Whisky. “Hic Sunt Leones” penseranno molti alla sola idea di abbinare un distillato ad un piatto. Ma la verità è che muovendosi su questo territorio impervio si possono fare incontri che tolgono il fiato. Scoperte affascinanti che ci aprono a nuove sensazioni. Sensazioni da vivere e condividere.

La ricerca dell’abbinamento che possa esaltare le tipicità del territorio, le caratteristiche dei Whisky e le abilità e personalità di cuochi e ristoratori ha portato il W.G.T. 2017 a fare tappa presso il Ristorante Otto di via Luigi Ponti 14 a Vimercate, in provincia di Monza e Brianza.

IL MENU
Dalla creatività del Ristorante Otto è nata l’idea del menù della serata battezzato “Funky Gallo”, ovvio quale sia l’ingrediente che lega i 4 piatti presentati ma per nulla scontata la realizzazione degli stessi. A partire dal “Royal di Gallo” in antipasto fino ad “A Pelle figlio di A Pollo” (impossibile descrivervi la ricetta) passando per il risotto “Abbassa la cresta” (molto più che un semplice riso con creste di gallo) la cucina ha saputo coniugare sapori, profumi, consistenze ed emozioni in modo impeccabile.

Ma l’esperienza gourmet non si è limitata ai piatti. Ad ognuno di essi è stato infatti abbinato un Whisky. Quattro diversi Whisky (tre dei quali non reperibili in Italia) per quattro piatti.

GLI ABBINAMENTI
Un American Whiskey, il Michter’s US*1 Unblended 41.7%, per l’antipasto. Non un Bourbon come si potrebbe erroneamente pensare ma un “American”, vale a dire un Whiskey invecchiato in botti non nuove che hanno precedentemente contenuto Bourbon. Troviamo la naso ed al palato note fresche di zenzero, pepe bianco e rosa e la dolcezza della vaniglia. Tutte note che abbiamo nel Royal di Gallo, binomio perfetto.

Un nome che da solo è sinonimo di Single Malt: è il Macallan 10 y.o. Sherry Oak 40% il Whisky scelto per accompagnare il Risotto. Ci arriva subito il sentore di cuoio bagnato, profumo tipico degli invecchiamenti 100% botti ex sherry oloroso, ma appena il bicchiere si apre un poco ed il nostro naso si abitua ecco emergere note di frutta, note speziate e sul fondo anche note di fava di cacao.

Il risotto è cremoso e lega bene con l’alcolicità morbida del Macallan, l’acidita data dalla mele sapientemente dosate nel piatto ben si combina con le note fruttate del bicchiere così come la nota speziata del piatto (timo?) con quella del whisky.

Isle of Jura 1997 Tastival Whisky Festival 2015 52% per il secondo piatto. Distillato nel 1997 ed imbottigliato Cask Sterngth nel 2015 ha bisogno di “stiracchiarsi” un po’ nel bicchiere per poterci donare tutta la sua complessità. Un Whisky che apre con un ricco sentore erbaceo, erba tagliata ed erbe aromatiche che sposano la nota vegetale del piatto. Seguono i sentori caldi e torbati che reggono bene la carne saporita.

Il finale e lungo, lunghissimo, ed in continua evoluzione. Una curiosità: questo whisky è stato affinato per qualche mese in botti che hanno contenuto bollicine francesi della Loira, una scelta originale da parte della distilleria.

Ed il dolce? Avranno mica messo il gallo anche nel dolce? No, tranquilli, il dolce è un tripudio di cioccolato in tre diverse consistenze intensità e dolcezze. Qui il Gallo lo troviamo nel Whisky, The Famous Grouse Vic Lee 16 Year Old 40%. Il nostro amico pennuto è il simbolo della distilleria riportato in etichetta. Edizione limitata che ci accoglie con profumi fruttati e sentori di caramella mou e chiudere con la tipica nota di torba “Highland Park” marchio di fabbrica del blend.

DAL CAFFE’ AL WHISKY
Una realtà originale quella di questo locale: di giorno è il “TiAmo Caffè”, caffè e pasticceria con una propria gestione, mentre la sera diviene il “Ristorante Otto”. Delle ore 20.00 (le “Otto”, per l’appunto!) cambia la gestione e nei medesimi spazi e coi medesimi arredi del Caffè si apre il Ristorante. Una realtà tutta femminile guidata da Irene, abile patrona di casa motore inarrestabile dell’organizzazione, e Beatrice, giovane chef carica di idee, fantasia e voglia di sperimentare.

L’atmosfera calda e rilassata, il sorriso ed il lavoro delle padrone di casa, la voglia di scoprire nuovi percorsi del gusto, le ottime materie prime e la loro sapiente lavorazione, i fantastici whisk(e)y, l’entusiasmo dei partecipanti, finanche al rito “battesimale” di “purificazione” delle mani nel whisky prima di cena. Tutti ingredienti di una serata riuscita, di un nuovo tassello nel mosaico delle esperienze gourmet. Alla prossima tappa del Whisky Gourmet Tour, Slainte!

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Birra

FrankenBierFest: a Roma la tradizione birraria della Franconia

Dal 7 al 9 aprile torna il FrankenBierFest, giunto alla terza edizione. Nella splendida cornice della Limonaia di Villa Torlonia di Roma, si terrà l’ormai consueto appuntamento dedicato alla tradizione birraria della Franconia, la regione tedesca nota per avere la più alta concentrazione di birrifici al mondo.

Le birre, che proverranno dai suoi migliori birrifici di tradizione familiare, dalla produzione talvolta limitatissima e quasi esclusivamente locale, saranno scelte accuratamente da Manuele Colonna, grande conoscitore della scena francone.

L’evento, organizzato da Publigiovane Eventi e Ma Che Siete Venuti a Fà, sarà l’occasione per conoscere da vicino questa forte tradizione birraria, in modo completo e approfondito.

Nella Limonaia verranno collocati numerosi banchi, il cui allestimento sarà a cura di Tecnofrigo Service, dove potrete trovare rarità ed eccellenze brassicole, molte servite direttamente dalle tradizionali botticelle a caduta. E, come di consueto, proprio l’apertura di una di esse decreterà l’inizio del festival in grande stile.

La Franconia, situata nel nord della Baviera, in Germania, è famosa per ospitare il maggior numero di birrifici per chilometro quadrato al mondo e ha nella città di Bamberga il suo cuore pulsante. Le birre arriveranno direttamente dalla loro terra d’origine in tutta la loro unicità e rarità: prodotti fortemente caratterizzati che rispecchiano un territorio che in gran parte è rimasto inalterato, fedele alle sue origini e alla sua storia.

Per un lungo weekend avrete l’occasione unica di degustare, in compagnia dei birrai presenti, prodotti di difficile reperibilità al di fuori dei loro confini: Kellerbier, Rauchbier, Bock e alcune proposte innovative, da parte dei nuovi sperimentatori della scena brassicola francone.

A tutti i partecipanti verrà fornita una guida alle birre e ai birrifici presenti e, a scelta, il bicchiere tradizionale o il boccale tipico della Franconia in ceramica, entrambi celebrativi della manifestazione.

Oltre ai birrai, saranno presenti alcune autorità franconi, esperti degustatori di fama internazionale e sarà allestita una mostra fotografica sull’argomento, curata da Michael James, beer traveller di fama mondiale. Inoltre sarà presentato il libro “Birra in Franconia”, edito da Publigiovane e scritto da Manuele Colonna. Un viaggio attraverso le esperienze, gli ambienti, i tour, gli aneddoti, tutti rigorosamente di stampo birrario, vissuti dall’autore nei suoi continui e lunghi viaggi in terra francone.

L’offerta gastronomica sarà in linea con l’evento. L’ingresso all’area sarà libero, ma per partecipare alla manifestazione occorrerà cambiare i gettoni alle casse. Per il primo cambio si potrà scegliere tra due opzioni: la prima al costo di 5 euro (comprensiva di bicchiere celebrativo + guida ai birrifici e alle birre in degustazione + 1 gettone); la seconda, al costo di 10 euro (comprensiva di boccale in ceramica celebrativo + guida ai birrifici e alle birre in degustazione + 1 gettone).

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Vini al supermercato

Vino e datteri (omaggio) da Pubbli Store: il nuovo business del “Baffo” Roberto Da Crema

“Signora, guardi: di questi non sa quanti ne abbiamo venduti… Si fidi. Io stessa ne ho già comprati tre! E per fortuna non lavoro in Rinascente. Altrimenti sa quanta roba porterei a casa ogni giorno?”. Divisa gialla, cordialità, buona preparazione sulla merceologia esposta. Ma soprattutto una frase. Infilata tra un dettaglio tecnico e l’altro. Scandita come un mantra: “Ne. Abbiamo. Venduti. Tantissimi”. L’identikit non lascia spazio a dubbi: i dipendenti Pubbli Store sono stati ben addestrati da Roberto Da Crema, in arte “Il Baffo”.

Si fatica nel trovare un posto libero nel parcheggio dello store di San Vittore Olona, terzo punto vendita della nuova catena di “bazar” del televenditore più rumoroso d’Italia. E’ sabato pomeriggio e sono tanti i milanesi a caccia dell’affare shock, in quello che in tv e sul web viene pubblicizzato (e da chi, se non dal Baffo?) come lo “Store più risparmioso d’Italia”. E chi se ne frega del parere dell’Accademia della Crusca. Roberto Da Crema è sempre stato uno capace di guardare solo al sodo.

Tra le corsie affollate di questo grande magazzino del risparmio, ci siamo anche noi. Prima delle casse, il mondo ci crolla addosso: ecco spuntare una bella fila di pallet colmi di cartoni di vino. “Promozione tesserati: con l’acquisto di 6 bottiglie, in omaggio una confezione di datteri”. Tutto vero. Non è uno scherzo. Datteri. Dat-te-ri.

Forse per consolazione? Forse perché per battere sul campo i cinesi – maestri del low cost -non resta che l’omaggio? Può darsi. Fatto sta che con 2,29 euro ti porti a casa una bottiglia  di Castelli Romani Doc Bianco annata 2015, Borgo dei Vignaioli. Per la stessa cifra – datteri sempre compresi ogni 6 “bocce” – si può prelevare anche un “vino bianco” Regalmonte.

A 2,90 euro si può optare per un Alcamo Doc Fiorile, o per un Marche Rosso Belisario. A tenere alta la bandiera della Lombardia, il “vino rosso” Belvedere imbottigliato dalla Neuroniagrari Soc. Agr. Srl di San Colombano al Lambro, che altro non è se non quel Poderi di San Pietro che si fa apprezzare in Gdo con il Rosso dei Poderi proposto a 6,49 euro alla catena di supermercati Il Gigante.

“Il Baffo” Roberto non dimentica la Sardegna: ecco dunque il Cannonau Doc Cala Sarmentu 2015, distribuito da quelle Cantine Pirovano di Calco (Lecco) balzate di recente agli onori delle cronache per il presunto interessamento nelle quote di Cantina La Versa, storica e prestigiosissima realtà dell’Oltrepò pavese finita nelle mani del gruppo Cavit, in cordata con Terre d’Oltrepò.

Sempre nell’ottica di un perfetto abbinamento con i datteri, ecco la ciliegina sulla torta: la Cuvée Dolce Duchessa Lia, cantina piemontese di Santo Stefano Belbo che dietro a questo nome cela il proprio spumante dolce ottenuto da uve Moscato bianco. Prezzo? 2,49 euro per i tesserati Pubbli Store.

Occhio invece alle scadenze se preferite la birra al vino: la Tennent’s Extra Strong Lager che fa bella mostra di sé su un pallet espira il prossimo 31/05/2017. Abbastanza tempo per approfittare appieno dei 29,90 euro a cui viene proposto il cartone da 24 bottiglie, in formato 33 cl.

Nel 2012, quando è iniziata l’epopea Pubbli Store, Roberto Da Crema escludeva la possibilità di vendere alimentare. Solo trapani, phone per capelli, borse, scarpe e cappotti, per intenderci. Oggi, il business riguarda anche prodotti dolciari, sughi pronti. E vino. Tutto lecito. Purché non si parli di vera qualità “Made in Italy”.

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Birra news

Gdo, packaging innovativi: la birra del futuro arriva dalla Russia

E’ la prima birra russa premium non pastorizzata, Gold Mine Zhivoe, ad essersi aggiudicata il “Breakthrough Innovation Report” di Nielsen, elaborato annualmente per individuare i lanci di maggior successo. Ognuna delle 11 iniziative selezionate ha prodotto, infatti, vendite per almeno 7,5 milioni di Euro nel primo anno di lancio (5 milioni per i lanci nell’Europa Orientale) e ha mantenuto il 90% di questa performance anche nel secondo anno.

A colpire, per quanto riguarda la Gold Mine Zhivoe, è la capacità del packaging di unire efficacia commerciale e comunicativa. Gold Mine Zhivoe, birra non pastorizzata, può rimanere per breve tempo sugli scaffali (la data di scadenza non è certo quella delle comuni birre presenti in Gdo). L’azienda produttrice, di conseguenza, ha ideato una bottiglia a forma di bicchiere, riempito di birra fresca.

“Questo – sottolinea Ben Schubert dell’area Innovation di Nielsen e co-autore del Report – ha contribuito a creare nella mente del consumatore l’idea di associare il prodotto al gusto refrigerante della birra alla spina e a un’atmosfera da bar. Il packaging – aggiunge Schubert – ha avuto un livello di innovatività rispetto alle birre tradizionali tale da risaltare sugli scaffali presentandosi prepotentemente agli occhi dei consumatori. Ciò ha indotto i retailer a fare ingenti approvvigionamenti del prodotto”.

NUOVI PRODOTTI, NUOVI PACK
Il design del packaging, uno degli aspetti su cui meno si focalizza l’attenzione del marketing, è stato uno degli elementi fondamentali dietro il successo di lanci di nuovi prodotti negli ultimi due anni in Europa. Il 60% delle decisioni di acquisto avviene, infatti, davanti agli scaffali della grande distribuzione. I consumatori europei vengono a conoscenza dei nuovi prodotti per il 58% da amici/famigliari, per il 56% negli store.

La promozione nel punto vendita (display, adv in store e promozioni) è lo strumento più efficace (20%) per raggiungere volumi di vendita considerevoli. Il secondo driver è la promozione sui media (5%), così segmentati: web 34%, TV 31%, stampa 24%, out of home (cartellonistica – manifesti outdoor) 7%, radio 5%.

Nel 2015 in Europa sono stati lanciati 35.585 nuovi prodotti, il 9% in più rispetto al 2014. Mediamente ogni nuovo prodotto ha generato un fatturato approssimativo di 160.000 Euro nel primo anno. Si rileva un sensibile gap fra i lanci di successo e i rimanenti: il 20% dei prodotti lanciati genera l’80% del fatturato proveniente dalle vendite di nuovi prodotti.

IL REPORT
“Dal Breakthrough Innovation Report – dichiara l’amministratore delegato di Nielsen Giovanni Fantasia – emerge che uno dei driver principali per il lancio di nuovi prodotti è quello di soddisfare i bisogni espressi dai consumatori. Questa è una condizione fondamentale per sostenere e incrementare la domanda del prodotto. Tuttavia, lo sviluppo dell’idea di un prodotto ricercato e gradito al pubblico, è solo la prima metà del lavoro. La seconda parte consiste nell’implementazione del processo di vendita, che comprende packaging, pricing, azioni negli store, comunicazione”.

“Dallo studio Nielsen – ha continuato Fantasia – risulta che l’ottimizzazione del profilo del packaging genera in media un incremento del 5,5% delle vendite rispetto a prodotti con packaging utilizzato da tempo. Il packaging costituisce uno strumento decisivo del marketing mix per accrescere il livello di conoscenza del prodotto e indurre alla prova. Per poter raggiungere questi risultati, la confezione deve essere innovativa, appealing e deve comunicare la value proposition dell’offerta, così che il consumatore possa immediatamente afferrare il concept del prodotto”.

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news ed eventi

Cosmofood 2016, dal Prosecco agli spumanti calabresi: bollicine protagoniste

Quattrocentocinquanta espositori tra cantine e aziende produttrici di attrezzature professionali e commerciali di prodotti alimentari. Questo e molto altro è stata Cosmofood, manifestazione svoltasi dal 12 al 15 novembre a Vicenza, di cui vinialsupermercato.it è stata partner. Un pubblico di 42 mila persone ha è stato coinvolto in un ricco programma di oltre cento eventi e corsi semi professionali. Senza dimenticare degustazioni e seminari con ospiti illustri del mondo del food, come Ernst Knam.

Ma partiamo nel nostro raccontò tra le varie aziende di vino e non, addentrandoci nel mondo della birra. Due le realtà degne di nota tra quelle “industriali” e “garage”: il birrificio Engel e Tum. Il birrificio Engel, naturalmente di nazionalità tedesca, ha una produzione industriale che definiremmo “limitata”: la grande richiesta di questa birra di qualità ne limita la disponibilità. Un birrificio molto ricercato e in crescita, che sfodera interessanti Pils, Bock, Hell, oltre alla pluripremiata Gold.

L’azienda agricola Tum, di provenienza piemontese, più precisamente di Cavour, in provincia di Torino, si presenta con una base birra molto chiara e acida, sulla tendenza di birre antiche. Ma con un concetto giovanile e versatile: miscelare questa birra con vari sciroppi e aromatizzazioni.

Finito questo piccolo passaggio nel mondo delle birre ci avviciniamo naturalmente a ciò che più cattura il nostro interesse: il vino e i suoi produttori. Un viaggio che non poteva che iniziare da una bollicina, tra le più rappresentative della regione ospitante, il Veneto. Ci troviamo nello stand dell’azienda San Gregorio in Valdobbiadene, che produce Prosecco e non solo da generazioni. Un’azienda che ben si distingue con una sorpresa di ottima fattura. Una Docg ferma, ai più sconosciuta: la denominazione Prosecco Tranquillo, vino 100% Glera che si presenta al naso con tutte le caratteristiche olfattive di un Prosecco, ma che esalta la parte gustativa spesso celata, nel Prosecco “tradizionale”, dalla carica invasiva di anidride carbonica.

Superata la parte delle bollicine Charmat, ci avviciniamo a una delle bollicine italiane più in voga del momento: quella Franciacorta. Anche qui, ecco la sorpresa: quella di un’azienda che propone un ‘Metodo Solera’ per la produzione dei propri vini. Parliamo di Riva di Franciacorta. Naturalmente produttori delle varie declinazioni di Franciacorta, ben si fa apprezzare il Satén.

Ci spostiamo poi nel cuore dell’enologia italiana. Siamo in Umbria per conoscere la storia del Montefalco Sagrantino e delle cantine Rialto. Una realtà attiva dagli anni Cinquanta, che con passione coltiva non un vitigno ma una pianta definita ‘Sacra’, il Sagrantino appunto, capace di dare vita a una versione passita tradizionale, per poi essere “trasformata” anche nella classica versione secca.

Il viaggio enologico prosegue poi in Calabria, regione sempre poco citata, ma che produce ottime varietà, incontrando iGreco: azienda di qualità, si è fatta conoscere e premiare per i propri vini sul palcoscenico nazionale. Originaria di Cariati, in provincia di Cosenza, si presenta con diverse etichette tra cui spiccano alcuni spumanti di Greco bianco e Gaglioppo, oltre alle declinazioni classiche di bianco fermo di Greco e Nero di Calabria. Questa interessante azienda calabrese produce anche una versione di Gaglioppo che entra nel marchio WRT- Wine Researcher Team, un protocollo di vini con un regime rivolto alla naturalezza e alla chimica ridotta all’osso, sia in vigna che cantina.

Concludiamo il nostro tour al cospetto di sua maestà, l’Amarone. Vino della tradizione veneta, ma vinialsupermercato.it ama stupire. Segnalando questa volta un’azienda con uno sguardo rivolto al futuro di questo vino. Parliamo de Le Calendre, produttori in Valpolicella che si rendono protagonisti di un concetto di vino fresco e moderno, ma allo stesso tempo con la voglia di riscoprire vitigni antichi, che possono differenziare la produzione. Una riscoperta che punta a integrare uvaggi come la Corbina, la Croatina e la Turchetta, vinificati in cemento vetrificato e sottoposti a leggeri filtraggi, solo nel pre imbottigliamento.

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Analisi e Tendenze Vino

Italian Exhibition Group acquisisce i marchi Cosmofood e Golositalia

Italian Exhibition Group Spa ha acquisito dalla società Mantova In Srl i marchi Cosmofood e Golositalia, due manifestazioni del settore Food & Beverage organizzate rispettivamente a Vicenza e Montichiari (BS), che alle ultime edizioni hanno ospitato nel complesso oltre 100.000 visitatori e circa 1.000 espositori. Si tratta della prima operazione di acquisizione da parte della nuova società fieristica nata dall’integrazione tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza, in un comparto, quello del Food & Beverage, in cui Italian Exhibition Group Spa è già leader attraverso le manifestazioni Sigep, Beer Attraction e Foodwell organizzate a Rimini.

Con l’acquisizione dei brand Cosmofood e Golositalia, Italian Exhibition Group Spa amplia così il proprio portafoglio prodotti, che conta un totale di 63 eventi fieristici (il 90% di proprietà). Il Gruppo è il primo player italiano per numero di manifestazioni organizzate direttamente, riferite a importanti filiere produttive del Made in Italy, quali: Food & Beverage, Green, Technology, Entertainment, Tourism, Transport, Wellness, Jewellery e Fashion, Lifestyle & Innovation.

IL PUNTO

“È con un duplice piacere, sostanziale e non formale – ha dichiarato il presidente di Italian Exhibition Group, Lorenzo Cagnoni – che desidero commentare l’annuncio di queste due acquisizioni. Duplice perché da un lato si tratta di un’operazione che appartiene all’ambito strategico del rafforzamento del nostro portafoglio prodotti nella filiera del food. Dall’altro perché rappresenta una primissima, concreta esemplificazione del positivo percorso che si schiude con l’integrazione tra Rimini e Vicenza”.

Matteo Marzotto, vice Presidente di Italian Exhibition Group Spa, ha sottolineato: “Il percorso di crescita ed espansione di IEG inizia in modo significativo da un comparto, quello del food, che è particolarmente rappresentativo del nostro miglior Well Done in Italy nel mondo. Basti pensare che il settore agroalimentare nel 2015 ha registrato un export di circa 37 miliardi di euro, segnando una crescita del 7,4%. Con questa acquisizione valorizzeremo ulteriormente due prodotti fieristici già di qualità, con l’obiettivo non solo di essere al sevizio dei migliori espositori italiani, ma anche di rappresentare un Market Place attrattivo per buyer ed aziende internazionali”.

Corrado Facco, direttore generale di Italian Exhibition Group Spa, aggiunge: “Attraverso queste due acquisizioni andiamo a presidiare il settore del food in due aree strategiche per il comparto, come il Veneto e la Lombardia. Il nostro interesse per Cosmofood e Golositalia è nato per la capacità dei due eventi fieristici di saper crescere edizione dopo edizione e di assumere un profilo sempre più nazionale. Le manifestazioni offrono una visione completa del mondo del food e della ristorazione, riunendo sia appassionati sia visitatori professionali. Un mix tra aspetto esperienziale e piattaforma di business che, assieme alla crescita dell’internazionalità, verrà ancor più potenziato da IEG”.

E’ intervenuto anche Mauro Grandi, direttore di Mantova In e ideatore delle manifestazioni Golositalia e Cosmofood: “Cosmofood e Golositalia – ha dichiarato – sono diventate in pochi anni il punto di riferimento nel settore della ristorazione per le rispettive aree. Sono certo che Italian Exhibition Group nei prossimi anni potrà imprimere un’ulteriore crescita e rafforzamento”.

IL FOCUS
Cosmofood, tre edizioni all’attivo organizzate a Vicenza, è il salone dedicato a food, vino, birra, attrezzature, bio, vegan e gluten free. Nel 2015 ha registrato 36.000 presenze, con un aumento del 20% rispetto al 2014, ospitato 350 espositori e 100 eventi in calendario. La quarta edizione si svolgerà dal 12 al 15 novembre 2016 nel Quartiere Fieristico di Vicenza.

Golositalia, cinque edizioni organizzate a Montichiari (BS), è la fiera dedicata al mondo del food e delle attrezzature professionali. Nel 2015 hanno partecipato 70 visitatori e 620 espositori e sono stati organizzati 120 appuntamenti. La sesta edizione è in programma dal 25 al 26 febbraio 2017 al Centro Fiera del Garda di Montichiari.

ITALIAN EXHIBITION GROUP SPA
Italian Exhibition Group Spa è la nuova società fieristica nata dall’integrazione tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza, due realtà di eccellenza nel panorama fieristico italiano. Il Gruppo, presieduto da Lorenzo Cagnoni, con la vice presidenza di Matteo Marzotto, è il primo player in Italia per numero di manifestazioni organizzate direttamente, con 63 prodotti in portafoglio (al 90% di proprietà) e 160 tra eventi e congressi. Gli eventi sono riferiti a importanti filiere produttive del Made in Italy, quali: Food & Beverage, Green, Technology, Entertainment, Tourism, Transport, Wellness, Jewellery e Fashion, Lifestyle & Innovation.

Asset prioritario della Società è favorire l’internazionalizzazione di tali comparti, rappresentativi del Bello e Ben Fatto nel mondo, partendo già da una solida presenza nel mercato internazionale, in particolare con una joint venture negli Emirati Arabi Uniti e presenze in USA, Cina e India, e con progetti ben avviati anche in Sudamerica.

IEG svolge inoltre il ruolo di leader nazionale nel segmento convegnistico-congressuale, con due sedi posizionate in aree strategiche per l’economia italiana. Per il 2016 Italian Exhibition Group Spa si attende dimensioni di fatturato di circa 119 milioni di euro (il secondo player italiano per volume complessivo), EBITDA al 19%, pari a 22,1 milioni di euro (posizionandosi al primo posto in termini di redditività) EBIT all’11%, pari a 13,6 milioni di euro, e un patrimonio netto di oltre di 100 milioni di euro.

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Birra

Miglioramento genetico e birra gluten free, Crea illustra la birra del futuro

Dal miglioramento genetico alla birra gluten free, passando per la valorizzazione e il riutilizzo degli scarti generati dal processo produttivo nell’ottica di un approccio “zero waste”. Di questo e molto altro ancora si è discusso  nel convegno Criticità ed opportunità per lo sviluppo sostenibile della filiera brassicola organizzato dal CREA il 26 Ottobre, con il suo centro di Politiche e Bioeconomia nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale.

La produzione della birra artigianale in Italia è un fenomeno recente che è esploso negli ultimi anni, registrando nel triennio 2013-2015 un aumento delle imprese del 143% rispetto al triennio precedente. Protagonisti di quest’impennata sono prevalentemente i giovani, under 35, che hanno trasformato la loro passione in un’attività imprenditoriale strutturata e dinamica, cogliendo da un lato le richieste di un prodotto artigianale di qualità e originale e dall’altro le nuove opportunità imprenditoriali offerte dal mercato.

Il settore, secondo le ultime stime, infatti, offre lavoro a circa 5mila under 35, con una crescita del +10% dell’export e una sostanziale stabilità dei consumi (29,2 litri annui pro capite). Nonostante i numeri in continuo crescendo, nel settore è forte l’esigenza d’innovazione e sostenibilità, con la necessità di arrivare a definire una filiera corta a Km 0 per una birra artigianale 100% “made in Italy”.

In questo contesto il CREA, nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale, ha avviato l’iniziativa “Birraverde” tesa a ricostruire la struttura economico‐produttiva del comparto delle birre artigianali e contemporaneamente incentivare i processi di cooperazione tra gli attori della filiera.

I primi risultati di “Birraverde” hanno evidenziato una serie di potenzialità e criticità legate alla valorizzazione della filiera brassicola. Da un lato le necessità legate allo sviluppo delle coltivazioni cerealicole e del luppolo fresco, così come della sostenibilità ambientale del processo produttivo e dall’altro le opportunità connesse ai finanziamenti previsti dai PSR.

Una delle sfide principali per il settore è rappresentata dalla gestione, secondo un modello di economia circolare, degli scarti di produzione (trebbie, lieviti esausti e acque di processo) pari a circa il 90 % delle materie prime utilizzate, che il CREA sta affrontando attraverso soluzioni già sperimentate dalla ricerca e pronte per il trasferimento alle imprese.

La possibilità ad esempio di recuperare e valorizzare le trebbie, attualmente conferite a titolo gratuito ad aziende zootecniche, attraverso la produzione di biochar o pellet per usi energetici, con aumento della redditività aziendale.

Altra questione spinosa è rappresentata dalle acque di processo, attualmente scaricate in fogna o ritirate da aziende specializzate, che potrebbero essere recuperate e riutilizzate direttamente in azienda con un notevole risparmio sui costi di produzione.

Un’altra sfida per il settore, cui il CREA sta facendo fronte, è la realizzazione di birre a basso contenuto in glutine, utilizzando cereali quali il sorgo bianco per uso alimentare, il frumento monococco e il Tritordeum.

L’impiego di queste materie prime potrebbe rappresentare l’occasione per lo sviluppo di una nuova filiera brassicola sostenibile, a forte connotazione territoriale, favorendo il recupero di aree rurali marginali per contrastare l’uso improprio del territorio e l’abbandono di aree coltivate.

«Le riflessioni di oggi – ha commentato Ida Marandola, Direttore Generale del CREA – gettano una luce su un settore in forte espansione, foriero di potenzialità legate all’incentivazione e alla valorizzazione della filiera, per aumentare qualità, competitività e sostenibilità delle produzioni brassicole. In tal senso il CREA può promuovere soluzioni innovative in grado di aumentare la competitività economica dei microbirrifici e la loro sostenibilità ambientale attraverso la realizzazione di una piena integrazione tra mondo della ricerca e mondo produttivo».

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news Spirits

Eataly Lingotto, nuova cantina da 5 mila etichette

Il 27 gennaio 2007 il primo Eataly, a Torino Lingotto nell’ex opificio Carpano, apre al pubblico. Sono ormai passati quasi dieci anni ma la sede di Torino mantiene ancora oggi un ruolo centrale. Per festeggiare al massimo dello splendore “dieci anni di maturità”, Eataly Lingotto punta su una nuova cantina. Più di 5 mila etichette a scaffale, che faranno bella mostra assieme al Wine Bar Pane & Vino, alla Birreria e al ristorante stellato Casa Vicina. La casa del vino di Eataly Lingotto si estende su più di 2 mila metri quadrati, “dedicati al bere bene mangiando bene, seguendo i 3 pilastri di Eataly: comprare, mangiare e imparare”. La Cantina di Eataly Lingotto è aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 22.30. Il venerdì e il sabato sera è eccezionalmente aperta fino alle ore 00.30.

“Bisogna avere il coraggio per cambiare e sono orgoglioso che Eataly Lingotto l’abbia avuto – afferma il patron Oscar Farinetti -. Arrivati al traguardo dei 10 anni, è stato dato nuovo lustro alla mamma di tutti gli Eataly e questo tenendo fede ai valori che da sempre ci contraddistinguono: l’impegno ma anche la leggerezza e naturalmente l’armonia, il valore al quale Eataly Lingotto è dedicato”. “La nuova Cantina di Eataly Lingotto sarà da esempio per gli altri punti vendita”, conferma Andrea Guerra, presidente esecutivo di Eataly. “È un negozio nel negozio – continua – che celebra le più grandi produzioni italiane raccontandone la ricchezza, la bontà e la bellezza. La varietà di proposte di alta qualità in un solo luogo è ciò che rende unica Eataly e anche la Cantina prosegue in questa direzione”.

LA NUOVA CANTINA
Le oltre 5 mila etichette provenienti da più di 30 stati rappresentano al meglio la produzione nazionale e internazionale. Si va dallo Spazio Bollicine, dedicato ai migliori marchi del Metodo Classico, ai rinomati Champagne, ma anche agli ad eccellenti Prosecco e spumanti italiani, per passare poi agli scaffali che ospitano 30 mila bottiglie di vini di 40 regioni del mondo, con una particolare attenzione alle grandi eccellenze piemontesi, Barolo e Barbaresco. La Zona Cult custodisce le bottiglie più preziose, tra le quali più di dieci annate storiche di Barolo del secolo scorso. Per gli amanti della birra non manca naturalmente un’ampia selezione delle produzioni italiane e internazionali di alta qualità: più di 11 mila bottiglie, di cui 6 mila artigianali italiane. Infine, la Cantina di Eataly propone anche oltre 500 etichette di spirits: dal torinese Vermouth alle grappe, rum, whisky e molto altro.

La Cantina non è però solamente degli alcolici ma è anche quella di stagionatura dei salumi e dei formaggi: il Culatello di Zibello, il prosciutto di Parma, Il Castelmagno e le altre eccellenze norcine e casare, in vendita al banco e in degustazione presso i Ristorantini al piano superiore, sono conservate ed esposte in un angolo aperto al pubblico e ricco di fascino, dove immergersi negli odori e nei profumi tipici dei territori e dei luoghi in cui si affinano queste bontà tutte italiane. I clienti possono inoltre scegliere il formaggio o il salume che preferiscono, acquistarlo e far concludere la stagionatura nelle Cantine di Eataly: un’opportunità unica!

PANE&VINO: IL NUOVO WINE BAR DI EATALY
L’offerta della Cantina di Eataly si amplia con una nuova proposta di ristorazione. Pane&Vino è il luogo ideale per degustare un ottimo calice di vino e, se lo si desidera, in accompagnamento un gustoso tagliere, un veloce antipasto o un piatto gourmet. Nel Wine Bar di Eataly Lingotto i clienti possono scegliere tra le più di 100 etichette presenti in Carta, 8 grandi vini al calice e, se preferiscono la bottiglia, tutta la Cantina sarà a loro disposizione. Per non rimanere a stomaco vuoto, Pane e Vino propone le Tapas del Mercato, stuzzicherie preparate con gli Alti Cibi in vendita nel Mercato di Eataly, gli Specialmente, una selezione dei migliori formaggi e salumi e i Vicini, i piatti stellati di Claudio e Anna del ristorante Casa Vicina.

LA BIRRERIA DI EATALY
Dopo New York e Roma, arriva anche a Torino la Birreria di Eataly. Ogni giorno viene proposta una selezione delle migliori produzioni brassicole italiane e internazionali:16 birre alla spina che ruotano ogni mese, 40 in bottiglia nella Carta dedicata e persino la possibilità di scegliere a scaffale l’etichetta preferita. In accompagnamento gli ottimi hamburger nel panino nelle versioni di carne – naturalmente de La Granda – pesce o verdure. E poi gli sfizi, croccanti crostini del pane appena sfornato dal forno a legna di Eataly e farciti con una selezione degli Alti Cibi, e naturalmente i fritti, perfetti con una fresca birra.

LA FAMIGLIA VICINA
Fiore all’occhiello della Cantina di Eataly è il ristorante Casa Vicina. Ristoratori da sempre, la famiglia Vicina guida il ristorante stellato di Eataly Lingotto, tenendo alti i valori che la contraddistinguono sin dal 1902: eccellente qualità delle materie prime, unione tra tradizione e territorio ma anche attenzione all’innovazione e alla soddisfazione del cliente. Claudio Vicina, quarta generazione in cucina, porta avanti il nome di famiglia con Anna e con la preziosa figura del fratello Stefano, responsabile di sala: un’unione premiata con una Stella Michelin, che brilla in tutti i loro piatti. Infine, la nuova Cantina di Eataly Lingotto sarà il palcoscenico di numerose attività didattiche per imparare qualcosa di più sul mondo del bere: cene con i produttori vitivinicoli, lezioni e incontri di degustazione. Il programma sarà presto disponibile su www.torino.eataly.it.

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Analisi e Tendenze Vino news

Salone del Gusto 2016, la Chiocciola inciampa a Torino. Mercato confuso, enoteca poco “Slow”

Volevamo sorvolare, sornioni. Ma l’amore per la verità, che è l’unico vero caposaldo di questo portale del vino e dell’enogastronomia italiana, ha avuto la meglio. Anche oggi. E allora non possiamo che commentare, anche noi di vinialsupermercato.it, l’edizione 2016 del Salone del Gusto di Torino. Partecipazione è in primis sinonimo di “acceso”, per tutti. Ci spiace dirlo, ma l’edizione 2016 del Salone del Gusto di Torino è parsa più una riedizione allargata di Cheese di Bra: mal venuta, confusa. Per carità, ottimo livello degli espositori confermata rispetto alle edizioni precedenti. Ma, per dovere di cronaca, il Mercato Slow al Parco del Valentino è parso un’accozzaglia di piccoli produttori (affiancati per la verità da marchi ultranoti) sotto gazebo tutti uguali, che poco potevano valorizzare l’esposizione e la spettacolarizzazione dei presidi Slow, apprezzata al Lingotto nelle precedenti edizioni.

Anche Slow Food cade, insomma, nell’errore della standardizzazione, tipica della più becera Gdo. Per non parlare dell’enoteca self service ‘meccanizzata’ a Palazzo Reale: quattro sommelier Fisar non fanno il ‘monaco’ davanti a una muraglia di sterili dispenser di vino, tristi e anonimi. Neppure se a pagargli lo ‘stipendio’ sono i soliti soloni di Slow Wine, la cui opera migliore, ultimamente, sembra la critica ai vini Lidl. In sintesi: che delusione, Slowfood. L’ennesima occasione persa da questo “movimento” che, negli anni, sta venendo meno in quanto a credibilità. Anche nella sua Torino.

Di fronte alle pompose dichiarazioni di Carlo Petrini, soddisfatto dalla riuscita dell’evento fuori dalle porte del Lingotto, rimaniamo perplessi. E con tante domande. Ma forse, nell’era 2.0 della comunicazione e del fast food, anche chi cammina Slow si accontenta di code chilometriche ai food track che sfornano comunissime piadine (ma Slow), comunissimi panini (ma gourmet), e comunissime birre (ma “artigianali”). L’ennesima dimostrazione che, a parole, son bravi tutti. L’insegna, che vale più dell’assortimento. Addio, Slow life.

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Birra

Milano Beer Week: birre d’autore per la sete dei lombardi

Se è vero, come risulta dai dati forniti dall’Istat e diffusi da Coldiretti Lombardia, che “quasi un lombardo su due beve birra durante l’anno”, allora il capoluogo ha qualcosa da offrire, dal 12 al 18 settembre. Niente di meno che una settimana di eventi (qui il calendario), legati alla Milano Beer Week.

La “settimana milanese più birraria dell’anno” sta per cominciare. Una manifestazione unica nel suo genere, in Italia. Si tratta infatti del primo evento dedicato alla birra che non si svolge in un’unica location, bensì tra i migliori locali di una città, “dove la birra è amata e rispettata”.

Birra protagonista, sì. Ma non da sola. L’intenzione dell’ideatore Maurizio Maestrelli – giornalista che da 20 anni vive e lavora nel settore del luppolo – è quella di farla vivere “attraverso i locali e le persone che sono i suoi migliori ambasciatori”. Birre d’autore, dunque, spillate sette giorni su sette grazie alla fatica e all’impegno di coraggiosi imprenditori milanesi, che combattono la crisi a suon di boccali.

La Milano Beer Week – spiega Maestrelli – non è pensata solo per gli esperti o per i super-appassionati. Anche se molti appuntamenti sono rivolti a loro, noi vorremmo che la gente si avvicinasse alla birra senza per forza sentirsi in dovere di conoscere tutto sulla produzione, sui luppoli o sui diversi stili birrari. Una bella serata di Milano Beer Week può prevedere anche un reading di un nuovo romanzo o un concerto o un vernissage. Naturalmente con una birra in mano”.

I LOCALI SELEZIONATI
Tante riconferme e alcune interessanti novità tra i locali selezionati per la terza edizione della Milano Beer Week. Tra gli “storici” si contano lo Scott Duff di via Volta e lo Scott Joplin di via Val di Lepro e le due Impronta Birraia di via Tucidide e di via Sciesa, la Brasserie Bruxelles di Viale Abruzzi, l’Au Vieux Strasbourg di via Strambio, l’Isola della Birra di via Medardo Rosso, lo Sloan Square di Piazzale Cadorna, il Birrificio La Ribalta di via Cevedale, il Ristorante La Pobbia di via Gallarate, la Pazzeria di via Caterina da Forlì.

E ancora: il Mulligans Irish Pub di via Govone, il Woodstock di via Lodovico il Moro e il Baladin Milano di via Solferino. Le new entry 2016 sono invece il Beer Gallery di via Stendhal, l’Hoppy Fish di Corso di Porta Vigentina, il Barley Park di viale Monte Nero, il BeerShow di via Borsieri, El Tombon de San Marc di Via San Marco e Le Vent du Nord di via Sannio. Una selezione, dunque, comprensiva di realtà ormai storiche e di altre esordienti, di pub e di brewpub, di ristoranti e di beershop. Perché la buona birra si fa trovare dovunque e, soprattutto, può essere assaggiata da chiunque.

“La birra artigianale – spiega Maurizio Maestrelli – è sicuramente sotto i riflettori e vive un momento di grande splendore ma non si deve correre il rischio di confondere ‘artigianale’ con ‘buono’. Ultimamente si tende a fare questa ‘connessione’, ma non è sempre vero. Come approcciarsi nella maniera più corretta a questo caleidoscopico mondo birrario? Affidandosi ai gestori dei locali che conoscono le birre, che le sanno servire bene, che le sanno raccontare”.

L’idea cardine della Milano Beer Week è quella di diffondere la cultura della birra che vada oltre i luoghi comuni e che permetta di apprezzare le tante e diverse sfumature di aromi e di gusto che ci sono tra una birra e l’altra, e promuovere un consumo intelligente della birra all’interno di quei luoghi dove la birra è amata e rispettata”. Luoghi individuati da Maestrelli con la collaborazione degli altri tre ideatori dell’evento: Valentina Brambilla, Emanuele Tonucci e Andrea Camaschella.

LA BIRRA IN LOMBARDIA
Del resto, la Lombardia è la regione italiana dove la birra è più amata: la consumano oltre 4 milioni di persone (+5% sul 2014), pari al 40% della popolazione e oltre 360 mila la bevono tutti i giorni. A livello nazionale il consumo pro capite è di circa 29 litri all’anno, fra i più bassi d’Europa.

E proprio in Lombardia, come evidenzia la Coldiretti regionale, aumentano le aziende che decidono di scommettere su questo prodotto: si va da quella aromatizzata ai mirtilli a quella alla canapa, dall’agribirra al mais corvino fino a quella prodotta con un processo che dura più di 80 giorni.

Scommesse che si giocano in lungo e in largo sul terriorio lombardo, da Milano a Sondrio, da Brescia a Mantova. Mentre sono 10 i birrifici industriali presenti sul territorio lombardo, ai quali si affianca una rete di circa 170 mini birrifici pseudo artigianali.

A sostenere la produzione lombarda di birra ci sono anche le coltivazioni di orzo, con la superficie complessiva che sta aumentando in media di oltre 100 ettari al mese, passando dai 21.700 ettari dell’anno scorso ai quasi 23 mila ettari attuali, così distribuiti: 4.363 in provincia di Mantova, 3.733 in provincia di Cremona, 3.450 nel Pavese, 3.187 nel Bresciano, 2.640 in provincia di Milano, 2.548 nella Bergamasca, 2.266 nel Lodigiano, 389 ettari in provincia di Monza e Brianza, 169 in provincia di Como, 125 a Varese, 87 a Lecco e 3 ettari a Sondrio.

“Questa è una bevanda poliedrica – spiega Francesca Toscani, Responsabile regionale di Campagna Amica -. Può essere leggera o pastosa, aromatizzata o naturale, si può abbinare al dolce o al salato. La regola base, però, è quella di un consumo responsabile: l’apporto calorico va dalle 34 kilocalorie per 100 grammi delle birre standard alle 60 kilocalorie di quelle più alcoliche”.

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Birra

Birrificio Baladin “green” con Siemens

In una cornice suggestiva come quella delle Langhe, sul fiume Tanaro, in Piemonte, si produce non solo del buon vino, ma anche della birra artigianale sostenibile e autosufficiente. Inaugurato a metà luglio, il birrificio Baladin sorge a Piozzo, in provincia di Cuneo, su un’area di 72.000 metri quadrati e rappresenta il primo microbirrificio artigianale in Italia ed “il più moderno birrificio al mondo di queste dimensioni”. Così lo definisce Teo Musso, proprietario di Baladin.

Il nuovo birrificio agricolo è quasi totalmente autonomo: dalla fase di produzione della materia prima, orzo e luppolo (prodotta per l’85%), alla sua trasformazione, produzione, ottimizzazione delle risorse energetiche fino alla sua distribuzione.

Una capacità produttiva che può arrivare a 50 mila ettolitri di birra all’anno. A Siemens Italia il compito di studiare una soluzione completamente integrata di automazione di stabilimento e di automazione energetica.

L’intero birrificio è totalmente gestito, dal punto di vista energetico, dal Power Center Siemens Sivacon S4 – il quadro di distribuzione primaria di bassa tensione – mentre il monitoraggio di alcuni dei processi produttivi è invece affidato allo SCADA Siemens WinCC, il tutto inserito all’interno di una rete di comunicazione di stabilimento Profinet su fibra ottica.

Ed è proprio grazie all’utilizzo di questa rete Profinet, che Siemens ha ottimizzato la comunicazione tra gli interruttori scatolati 3VA2 e i multimetri Pac4200 Sentron all’interno del Power Center, rispondendo in questo modo all’esigenza di Baladin di ottimizzare la comunicazione del proprio impianto con un sistema innovativo e aperto di monitoraggio energetico e di telecontrollo / telemanutenzione.

Con i prodotti inseriti all’interno del Power Center di Siemens, Baladin è in grado di monitorare i consumi energetici, avendo a disposizione tutti i dati necessari per effettuare analisi sui consumi allo scopo di ottimizzarli e soprattutto di risparmiare in termini energetici.

“Siemens – spiega Teo Musso (nella foto) – si è rivelata il partner ideale per concorrere al nostro obiettivo di ottimizzazione ed efficientamento delle risorse energetiche. Per Baladin l’attenzione all’ambiente è un vero elemento di distinzione: sia il birrificio sia la gran parte dei locali di mescita sono alimentati con energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Un’attenzione che testimonia il nostro reale impegno a favore e nel rispetto dell’ambiente”.

“Valori e attenzioni condivisi da Siemens – spiega in una nota il colosso tedesco – che ha fatto e continua a fare della sostenibilità, uno dei suoi più grandi fattori di successo e dunque dei propri clienti. Ed è l’innovazione a rendere i prodotti Siemens sempre più efficienti da un punto di vista energetico e, di conseguenza, ad aiutare i clienti a ridurre i costi energetici”.

Il portfolio ambientale Siemens vale 32,7 miliardi di euro e comprende prodotti e soluzioni “che danno un contributo diretto e quantificabile alla protezione di clima e ambiente: dal 2002 al 2015 sono state abbattute quasi 500 milioni di tonnellate di CO2”.

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Birra

Viaggio tra il IX ed il X secolo con Birra e Pancotto

Dopo il successo de “La birra di Carlo Magno” che si è svolto a fine luglio, un nuovo evento è in programma all’Archeodromo di Poggio Imperiale. L’appuntamento è con “Birra e pancotto” che si svolgerà giovedì 25 agosto a partire dalle 19, quando al calar del sole il villaggio si illuminerà di torce e lanterne. Un viaggio nel gusto tra IX e X secolo con birra ai grani antichi e una gustosa zuppa di pane di origine medievale (pancotto).

Nel villaggio di capanne è giorno di festa, avendo fatto ritorno dopo un mese il birraio Bodomar insieme al suo assistente Asmus. Gli abitanti sono molto felici, avendo già assaggiato il nettare che produce.

A tutti i presenti, Bodomar il birraio farà scoprire i segreti e il gusto della birra antica, i contadini serviranno ottimi piatti della minestra tradizionale “pancotto”, racconteranno i segreti del cibo e delle sue capacità curative, racconteranno come vivono e i loro mestieri, faranno visitare le loro case e le illustreranno; faranno conoscere le armi in uso al nostro dominus Razo e tanto altro.

E’ una minestra preparata con pane raffermo spezzettato e messo in un liquido, brodo vegetale o acqua, con pezzetti di verdure. Il pane viene cotto nel brodo insieme agli altri ingredienti e non aggiunto successivamente come nelle zuppe. Ogni regione italiana ha la sua ricetta di pancotto, con poche differenze dovute soprattutto al tipo di pane utilizzato.

Cambiano anche i nomi, come la Panada in Lombardia, il Pancheuto ligure, il Pane cottu in Sardegna. L’evento “Birra e pancotto” è realizzato da Archeòtipo in collaborazione con Birrificio San Gimignano srl e Associazione Culturale La Ginestra. Ingresso 10 euro (1 boccale di birra e 1 piatto di pancotto), gratuito per bambini fino a 10 anni.

Prenotazione al 392 9279400 e tramite info@parco-poggibonsi.it entro il 24 agosto. E’ garantito il pancotto a chi prenota e sino ad esaurimento scorte. Disponibile un corno potorio per birra, in scorta limitata. Necessario specificare nella prenotazione se si è interessati.

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Birra

Indagine Coldiretti: Lombardia ai vertici del consumo di birra

La Lombardia è la regione italiana dove la birra è più amata. La consumano oltre 4 milioni di persone, contro i circa 2 milioni che si possono trovare in Veneto, oppure nel Lazio o in Sicilia. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat in occasione della Giornata dell’agri birra al farmers’ market di Campagna Amica questo sabato mattina, 30 luglio 2016, a Milano in via Ripamonti 35, con il “Tutor della birra” che fornirà suggerimenti e informazioni su questa popolare bevanda e con la mostra delle agri birre lombarde: da quella al mirtillo a quella alla canapa, dalla birra al mais corvino alla tradizionale di orzo a km zero.

Il 40% dei lombardi – spiega la Coldiretti regionale – durante l’anno beve almeno una birra, mentre oltre 360mila persone lo fanno tutti i giorni. In Italia – spiega Coldiretti – il consumo pro capite è di circa 29 litri all’anno, fra i più bassi d’Europa. Quello che si nota – dice Francesca Toscani, responsabile di Campagna Amica Lombardia – è una ricerca sempre più attenta di prodotti che garantiscano l’uso di materie prime di alta qualità. Non manca neppure la voglia di sperimentare come succede con la birra al mirtillo della Valtellina, con quella alla canapa o con la birra ricavata all’antico mais corvino che ha fatto il suo debutto ufficiale a Expo l’anno scorso”.

Le agri-birre lombarde sono prodotte in nove laboratori del gusto, distribuiti fra le province di Mantova, Cremona, Brescia, Como, Sondrio e Milano. Mentre sono 10 i birrifici industriali presenti sul territorio della Lombardia, ai quali si affianca una rete di circa 170 mini birrifici più o meno artigianali.

“La mia birra al mais corvino si chiama Crow ed è interamente italiana, la produco da un anno a partire da un’antica varietà di mais nero che coltivo a Formigara, unita all’orzo di un’altra azienda agricola del mio territorio – spiega Carlo Maria Recchia, 22 anni, agricoltore cremonese –. La mia birra sta piacendo, sia in Italia che all’estero, in particolare in Gran Bretagna”. Internet e i social rappresentano per Carlo Maria Recchia fondamentali strumenti di promozione.

“Per la mia birra ho messo in campo un test di crowdfunding, una raccolta fondi on line per completare e potenziare la produzione dei miei primi lotti – spiega Recchia –. Le risposte sono state numerose ed incoraggianti: ho superato l’obiettivo che mi ero posto ed ho potuto aumentare la mia produzione”.

Lorenzo Bottani,  39 anni, titolare dell’azienda agricola le Vie della canapa, a Castel Goffredo in provincia di Mantova, dalla scorsa estate produce birra di canapa grazie alla collaborazione con due agribirrifici del territorio, il Luppolaio Mantovano e Corte Pilone: “Puntiamo sulla rete d’impresa  – spiega Lorenzo – per produrre due diverse varietà di birra, la Hempy e la Hempy ambrata. Nell’ultima annata abbiamo distillato mille litri di birra chiara e 1.700 di ambrata, che stiamo vendendo sui mercati di Campagna Amica e a ristoranti ed altri esercizi pubblici. Ma presto i nostri clienti potranno acquistare anche online”.

A Turate (Como), Roverto Vago, 48 anni, coltiva circa 1 ettaro di orzo, destinato a produzione di birra: “Anche il luppolo lo coltiviamo noi e l’orzo lo usiamo tenendo conto anche tenendo conto dell’incidenza di acqua e siccità sulle piante. Inoltre cambiamo la quantità di luppolo a seconda della stagione: in estate le birre Turàa contengono meno luppolo, sono più leggere e dolci, mentre nella stagione invernale contengono più luppolo, sono più amare, più corpose e maggiormente adatte ai piatti della tradizione locale più ricchi e che si consumano nella stagione fredda”.

La birra – spiega Coldiretti Lombardia – si può abbinare al dolce e al salato, a seconda della tipologia e dei palati, ci sono birre più leggere e altre più pastose, la regola base è però quella di un consumo responsabile. L’apporto calorico va dalle 34 kilocalorie per 100 grammi delle birre standard alle 60 kilocalorie di quelle più alcoliche.

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Agri birre in Apecar: a Milano col tutor della birra

foto di repertorio

Dai mirtilli al mais corvino, da quella di canapa alla più tradizionale con l’orzo, sono solo alcune delle agri birre lombarde che si potranno trovare sabato 30 luglio 2016 dalle 8.30 alle 13 al farmers’ market di Campagna Amica a Milano in via Ripamonti 35.

Il “Tutor della birra” spiegherà le qualità organolettiche e le caratteristiche nutrizionali dei diversi tipi di birra e illustrerà i segreti degli abbinamenti con i prodotti a km zero in modo da usare l’agri-birra più adatta per ogni occasione e ogni piatto.

Si passa dal salato al dolce, compreso un pinzimonio alla birra adatto per gli aperitivi estivi. Verranno poi svelate diverse ricette per l’uso della birra in cucina e a disposizione di tutti ci sarà anche l’Apecar della Birra.

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Sembra birra, ma non lo è: “this is not a beer”

‘This is not a beer’ è la foto della piastra di Agar che si è aggiudicata il secondo posto al concorso internazionale dell’American Society of Microbiology, per l’Agar Art Contest 2016.

La piastra e’ stata preparata durante un’esercitazione che ha coinvolto 40 studenti del Liceo Scientifico ‘Fermi’, del Liceo Scientifico ‘Salvemini’ di Bari, sotto la guida di Mariarosaria Marinaro, ricercatrice dell’Istituto superiore di sanita’.

L’immagine, che ritrae un boccale di birra, e’ in realta’ l’effetto di una reazione chimica. La piastra di Agar Art premiata trova ispirazione nell’opera dello scienziato e filosofo Alfred Korzybski e in quella del pittore surrealista Rene’ Magritte il quale nel dipinto La Trahison des images raffigura l’immagine di una pipa seguita dalla didascalia ‘Questa non e’ una pipa’, per sottolineare la differenza fra l’oggetto reale e la sua rappresentazione.

La foto della piastra nasce dunque da una semplice reazione enzimatica, quella promossa dalla catalasi in una coltura di stafilococchi Mrsa isolati in laboratorio, ma rappresenta un’estensione del lavoro di Korzybski e Magritte al mondo batterico ed e’ anche il personale tentativo degli autori di raggiungere una sintesi tra scienza e astrazione e tra metalinguaggio e microbiologia.

Il progetto e’ nato in collaborazione con l’Associazione biologi ambientalisti pugliesi (Apab) e il dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Universita’ degli Studi di Bari, nel quadro di due percorsi alternanza scuola lavoro che hanno permesso agli studenti delle classi terze di acquisire conoscenze, abilita’ e competenze nel campo della microbiologia, con lezioni teoriche e attivita’ di laboratorio.

Il premio conquistato e’ tanto piu’ rilevante poiche’ al concorso Agar Art hanno partecipato ricercatori di tutto il mondo con creazioni artistiche realizzate esclusivamente con Agar e batteri. Il team diretto da Marinaro e’ stato l’unico gruppo italiano ad aver superato le pre-selezioni ed essere arrivato in finale con 2 foto sulle 50 foto ammesse. (Adnkronos)

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La birra salata? Esiste, si chiama Mustache Negra Marinera

Sono quattro le materie prime essenziali per fare la birra: acqua, luppolo, orzo e lievito. L’acqua, in particolare, rappresenta circa il 90-95 per cento del totale ed è uno degli elementi capace di rendere unica una determinata birra.

Lo sa bene anche  lo spagnolo Oscar Cascellana, mastro birraio galiziano che ha pensato per distinguersi dalla concorrenza di utilizzare per la sua produzione l’acqua marina filtrata.

Dimenticate quindi la strofa della famosa filastrocca palla pallina “…Cosa hai bevuto? L’acqua del mare.  Buttala via che ti fa male…” perché ora esiste la “Mustache” (Negra Marinera), questo il nome di questa originale birra all’acqua di mare che è dedicata ai marinai ed alla loro usanza in passato di accompagnare le ostriche con la birra.

Un successo in Spagna per quella che al momento resta una produzione limitata a  3000 litri annui pari a circa 9000 bottiglie da 33 cl esportate anche in America, Repubblica Dominicana, Svezia e Olanda.

Alla sapidità della birra  si aggiunge un altro curioso fattore. Il prezzo  non è fisso, ma segue gli andamenti delle maree. A seconda di queste e della disponibilità di acqua passa da circa 2,90 euro a 3,50 al giorno, seguendo il ciclo delle maree che si ripete all’incirca due volte al giorno a distanza di dodici ore.

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“Luppoli di mare”: le eccellenze birrarie abruzzesi in riva al mare

Un cammino degustativo tra le birre artigianali abruzzesi. Il tutto in riva al mare di Montesilvano. Si chiama ‘Luppoli di Mare’ la nuova manifestazione, organizzata da Confesercenti, nell’ambito di FestEstiva, il cartellone eventi montesilvanese, in collaborazione con l’associazione Commercianti ‘Montesilvano nel Cuore’. Dopo le fortunate edizioni di ‘Cerasuolo a Mare’, Confesercenti propone alla citta’ un viaggio tra malto e luppoli alla scoperta delle birre regionali.15 stabilimenti balneari della citta’, dal 6 all’8 luglio, dalle 19:00 all’una si trasformeranno in punti di degustazione, dove sara’ possibile assaggiare e conoscere, con il supporto di un sommelier, circa 45 diverse tipologie di birra prodotte da 16 birrifici regionali. La manifestazione e’ stata presentata questa mattina da Paolo Cilli, assessore al Commercio, Gianni Taucci, direttore provinciale di Confesercenti ed Elio Di Giuseppe, presidente Fiba Confesercenti. «L’idea di ‘Luppoli di Mare’ prosegue l’iniziativa di ‘Cerasuolo a Mare’ che quest’anno giungera’ alla sua terza edizione – afferma il direttore di Confesercenti, Gianni Taucci -. Con queste manifestazioni spingiamo il pubblico a visitare il lungomare di Montesilvano, proponendo un viaggio nel gusto. In questo caso sara’ possibile conoscere da vicino i birrifici artigianali della regione. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso, poco fa, dal servizio informazione e comunicazione del Comune di Montesilvano. La notizia, qui riportata secondo il testo completo del comunicato diffuso, e’ stata divulgata, alle ore 14, anche sulle pagine del portale web dell’ente, sul quale e’ stata rilanciata la notizia. Ogni azienda partecipante proporra’ al pubblico 3 tipologie di birre diverse. Ad esse verra’ affiancata una degustazione di prodotti tipici, preparata dagli stabilimenti e dai ristoranti aderenti. Siamo molto soddisfatti delle adesioni raccolte».

«Gli stabilimenti balneari di Montesilvano hanno compreso le opportunita’ che possono derivare da questo genere di manifestazioni – ha aggiunto l’assessore Paolo Cilli -. Con ‘Cerasuolo a Mare’, due anni fa, e’ iniziata una sperimentazione importante che ha coinvolto gli stabilimenti balneari nelle aperture serali e che si rinsalda ulteriormente con ‘Luppoli di Mare’. È fondamentale che tutti contribuiscano attivamente allo sviluppo economico e turistico della citta’, e queste iniziative sono un’occasione ideale». «Attraverso questi eventi – ha concluso Di Giuseppe – vogliamo connotare la riviera di Montesilvano come vetrina dei prodotti enogastronomici della nostra terra, valorizzando al tempo stesse le aziende produttrici e i luoghi del nostro lungomare che si mettono a disposizione per ospitare queste degustazioni». Acquistando, al costo di 5 euro, un kit comprensivo di una sacchetta porta bicchiere e del bicchiere da degustazione e di un buono di 5 euro presso la Conad Forum, sara’ possibile usufruire di una degustazione. Alla degustazione delle birre verra’ abbinato un menu’ preparato ad hoc dagli stabilimenti balneari, non incluso nel biglietto. Gli stabilimenti e i birrifici coinvolti:Stabilimento La Racchetta – Birrificio Deb’s; Stabilimento La Riviera – Birrificio Tocci Oppidum; Stabilimento La Rosa dei Venti – Birrificio Bertona; Stabilimento Bagni Padovani – Birrificio Mezzopasso; Ristorante Sapo’ – Birrificio Desmond; Stabilimento Pallino Beach – Birrificio Leardi; Stabilimento Onda Verde – Birrificio Alkibia; Stabilimento Hotel Sole – Birrificio Bibibir; Stabilimento Sabbia d’Oro – Birrificio Almond’22; Stabilimento Bagni Bruno – Birrificio Anbra; Stabilimento New Sporting – Birrificio Maiella; Stabilimento Settebello – Birrificio Delphin Beer; Stabilimento La Bussola – Birrificio Opperbacco; Stabilimento La Conchiglia Azzurra – Birrificio La Casa di Cura; Stabilimento Il Veliero – Birrificio Antica Birra degli Abruzzi e Birrificio Birra del Borgo.

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Itala Pilsen: Peroni la rilancia e riparte da Padova

Tornerà ad essere prodotta a Padova, a quasi cento anni dalla sua nascita, la birra Itala Pilsen. Nata per volontà del ragionier Arrigo Olivieri nel 1919 e  dedicata alla moglie Italia, la storia di Itala Pilsen è un susseguirsi di passaggi societari.

Tutto comincia nel 1916 quando Arrigo Olivieri rileva la Birra Cappellari fondata a Padova nel 1890. Nel 1919 a seguito della fusione con la birra Maura e dell’ingresso del nuovo socio Giovanni Battista Frigo la ragione sociale viene modificata in Birra Itala Pilsen.

Negli anni 50 con una produzione di 170.000 ettolitri, 100 operai e 50 impiegati a libro paga Birra Itala Pilsen diventa una della realtà italiane industriali  di spicco anche grazie ad una quota di mercato pari al 7% e ben 90 concessionari su tutta la penisola.

Nel 1980 la società si trasforma in S.p.A ed il 50% del capitale sociale viene acquisito da Peroni e da Pedavena per finire completamente nelle mani di Peroni negli anni settanta. La produzione va avanti fino ad esaurirsi a favore del marchio Peroni.

Soddisfazione da parte del  sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Pierpaolo Baretta, che ha sottolineato in un messaggio la positività di questa notizia non solo per ragioni affettive, ma anche per ragioni di opportunità economiche del Veneto, che si riconferma area strategica di investimento da parte di aziende e gruppi importanti

Sulla stessa linea d’onda anche l’assessore all’economia Marcato  “Non posso che esprimere soddisfazione per la ripresa di un’attività imprenditoriale che può generare ricchezza e occupazione per il territorio. È un esempio pratico, concreto e positivo di un processo di start up d’impresa che mostra fiducia nella forza del made in Veneto e accetta la sfida di competere sul mercato, recuperando un marchio storico fra le birre italiane”.

Per festeggiare il ritorno di Itala Pilsen è stata allestita nelle Sale del Caffé Pedrocchi la mostra “Itala Pilsen e Padova: una storia d’amore” che ripercorre quasi un secolo di storia tra foto, documenti e oggetti d’epoca nell’ambito dell’evento “Itala Pilsen guarda chi si ribeve”.

Un’elevata brand awareness per il marchio: dai dati diffusi da Peroni su una ricerca condotta dall’istituto di ricerche di mercato Toluna, il 50% degli abitanti di Padova ancora ricorda la marca e il 90% la riacquisterebbe volentieri. Nonostante questo, al momento la distribuzione di Itala Pilsen è stata pensata solo per il canale Horeca e non per la grande distribuzione.

Sarà possibile degustarla in pub e ristoranti di Veneto, Emilia Romagna, Marche e Umbria. La Itala Pilsen “versione 2.0”  è stata rivisitata dal mastro birraio Raffaele Sbuelz che ne ha modificato il gusto e non sarà pastorizzata per renderla fresca come appena prodotta.

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Schiuma sospetta in un ruscello svizzero: era birra

Nonostante la fama di “precisini” non ci hanno pensato due volte, alcuni Svizzeri, a conclusione di un festival musicale, a sversare nel ruscello di Dürnten, nell’Oberland zurighese, ben mille litri di birra. Una “leggerezza” che ha provocato un letterale fiume di birra. Chiamati sul posto per verificare l’origine della schiuma, arginata poi mediante barriere galleggianti, i pompieri sono risaliti alla dinamica e ai colpevoli dello sversamento. Nessun danno per la flora e la fauna, ma i responsabili saranno comunque chiamati a rispondere di inquinamento acquifero. Da un punto di vista, certamente meglio la birra piuttosto che sostanze chimicamente pericolose, ma rimane l’arcano. Perché tutta questa birra sprecata? Forse un tentativo maldestro di realizzare il sogno dei beerlovers di aprire il rubinetto e vedere scorrere birra?

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La “Edible six pack rings” che contribuisce a salvare la fauna marina

Non sarà la soluzione definitiva ai problemi di inquinamento e di morte alla quale vanno incontro ogni anno numerosi animali marini che, secondo i dati Greenpeace muoiono proprio a causa della plastica ingerita, ma sicuramente, l’idea del birrificio “Saltwater Brewery” , un’azienda del sud della Florida è apprezzabile.

Non riuscendo le istituzioni, la comunità ad instillare un po’ di senso civico ed educare gli esseri umani a non disperdere i rifiuti nell’ambiente, al birrificio hanno pensato di sostituire la plastica utilizzata per la griglia ad anelli che tiene insieme le lattine con un materiale edibile, creato con i residui della fermentazione di orzo e frumento, un vero e proprio nutrimento per gli animali.

Gli americani sono grandi consumatori di birra, si stimano consumi per 24 milioni di litri di cui la metà in lattina ed il trend è in crescita, quindi, i potenziali rifiuti ”plastici”, seppur come previsto dalle normative a smaltimento veloce nell’ambiente, sono davvero molti.

La soluzione edibile avrebbe l’unico “difetto” di essere più costosa ed impattante  sul costo finale della birra, che però, come spera l’amministratore,  gli americani saranno disposti ad assorbire per sostenere la giusta causa. Chris Gove, Presidente di Saltwater auspica anche che i competitor seguano la medesima strada, portando nel breve periodo ad una riduzione dei costi di produzione per questo nuovo packaging versione commestibile.

Va precisato che l’impatto degli anelli di plastica è davvero minimo, rispetto ai problemi generati da altre fonti di plastica, ma come si dice, le piccole cose fanno le grandi cose. Un progetto che negli ultimi giorni ha fatto balzare alle cronache il birrificio sia in America che in tutto il mondo: un’iniziativa che avrà certamente un ritorno pubblicitario, ma anche di “green marketing” che si aggiunge ad altre di sensibilizzazione sul tema.

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”Innovation Beer Festival Lovanio”, il festival per intenditori

Le Fiandre e Bruxelles sono la meta perfetta per gli appassionati di birra. I numerosi eventi dedicati alla birra spaziano dai festival per intenditori, come l’Innovation Beer Festival di Lovanio, ad eventi più ludici che abbinano la birra allo sport, come la Great Breweries Marathon. Tradizione e innovazione vanno di pari passo regalando un’esperienza unica e di qualità.

Innovation Beer Festival, Lovanio, 15-16 maggio 2016 Il ”Leuven Beer Month”, cappello sotto al quale la città di Lovanio fino al 20 maggio sfodera una serie di appuntamenti per appassionati di birra, si conclude con uno dei suoi eventi di punta: l’Innovation Beer Festival. Alla sua seconda edizione, è un appuntamento per gli amanti delle birre artigianali con un occhio di riguardo per l’innovazione.

I produttori di birra selezionati per partecipare all’evento sono in parte nazionali (la Duvel Moortgat è uno dei nomi più noti, ma si annoverano anche birrifici meno conosciuti come De Dochter van de Korenaar) e in parte internazionali. L’appuntamento è in un luogo speciale, l’antico birrificio De Hoorn, dove fu prodotta la prima Stella Artois.

Una location di grande tradizione birraia in cui tuttavia i riflettori punteranno sull’innovazione, declinata in coinvolgenti attività. L’innovazione è anche il criterio in base a cui viene decretato il vincitore di un contest a cui possono partecipare birrai di qualunque nazionalità, purché maggiorenni.

Il premio consiste in un’esperienza unica: produrre 1000 litri di birra e imbottigliarla presso il birrificio Hof ten Dormaal. 15 maggio dalle 14 alle 22; 16 maggio dalle 12 alle 20. Ingresso giornaliero 25€ (in prevendita) – 30€ (sul posto); 2 giorni 40€. Il biglietto di ingresso prevede un bicchiere e 7 (1 giorno) o 14 (2 giorni) gettoni per gli assaggi.

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”Se la ami non abbandonarla’,’ Peroni e LeZZanzare a Bari contro l’abbandono del vetro

L’associazione LeZZanZare, ha avviato una campagna di sensibilizzazione ambientale per invitare i cittadini baresi a non abbandonare i rifiuti e soprattutto le bottiglie di birra in mare, pratica molto diffusa in particolare nella stagione estiva. Lo slogan, promosso con un video virale su Youtube e su Facebook è ”Se la ami, non abbandonarla”. Alessandro Antonacci de LeZZanZare ha fatto notare, che durante l’organizzazione della campagna, il cui video è stato girato per le vie di Bari, è emerso che a non rispettare l’ambiente sono gli abitanti della ”Bari bene”, a dispetto di quello che si potrebbe pensare. I cittadini dei quartieri più popolari si dimostrano più attenti e virtuosi. La campagna è stata presentata a pochi giorni dalla festa patronale che richiama per strada migliaia di persone che consumano birra, soprattutto Peroni che rimane uno dei simboli locali, nonostante ora non sia più di proprietà italiana. Peroni ha il patrocinio della campagna, supportata dall’assessorato all’Ambiente e allo Sport e dall’Amiu. Il presidente della municipalizzata Gianfranco Grandaliano e Piero Petruzzelli  hanno reso noto che sta per istituzionalizzarsi un decreto ”sul vuoto a rendere” per rendere più efficace e virtuosa la filiera delle bottiglie di vetro dal produttore al venditore fino al consumatore. La campagna prevederà anche affissioni di locandine negli esercizi pubblici che vendono birra e la diffusione di video di personaggi del capoluogo pugliese che metteranno la faccia in una gigantografia della birra Peroni invitando a non disperdere il vetro nell’ambiente. LeZZanZare, associazione impegnata in campagne di educazione alla vita e all’educazione civica, è stata tra le promotrici della giornata “Bari Pedala”, ha organizzato un mostra mostra fotografica al Chiringuito dal titolo ”Peroni: prima la seduci, poi l’abbandoni” con gli scatti di Pino Maiorano.

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Beer Expo Sicilia: quattro giorni di birra a Messina

Da venerdì 22 a lunedì 25 aprile il Palamastroeni di Giammoro, Messina, ospiterà Beer Expo Sicilia, una manifestazione che si pone come grande vetrina per i produttori di birra e per tutti coloro che amano bere. Quattro giornate dedicate alla birra ”artigianale”, non ”artiganale” come indicato erroneamente in locandina.

Vizi di forma a parte, la sostanza è un ricco programma con degustazioni, spettacoli di show cooking, mostre di cimeli del rock con tanto di oggetti appartenuti ai Rolling Stones, Metallica e Sex Pistols. Con oltre 20.000 presenze attese, il Beer Expo si configura come evento di punta nel panorama nazionale, capace di creare un rilevante indotto turistico ed economico in Sicilia.

Gli organizzatori di Beer Expo Sicilia, l’imprenditore Nicola Nastasi ed i professionisti Santino Priscoglio e Gabriele Spadaro, hanno riservato particolare attenzione anche alla musica, e ogni sera, a partire dalle ore 21.00, il Palamastroeni ospiterà concerti rigorosamente dal vivo, che saranno introdotti dal presentatore Francesco Anania.

Per ogni giornata di Beer Expo sono stati predisposti dei menu tematici dall’Associazione Provinciale Cuochi, presieduta da Rosaria Fiorentino e preparati dagli chef professionisti. Numerosi birrifici presenti: Mirenda, Birra Minchia, De Alchemia, Cannistrà Beer Service, Zatec, San Miguel, Birrificio Italiano, Birra Antoniana, Birra Nursia, Wieninger Bier, Tennent’s, Sierra Nevada, Kwak, Felsen Brau.

IL PROGRAMMA
Venerdì 22 aprile: taglio del nastro alle ore 17.00 alla presenza delle autorità locali e dalle 18.00 avrà inizio la parte didattica con il mastro birraio che spiegherà le varie fasi di produzione della birra, con una degustazione finale. Dalle 20.00 esibizione di show cooking e alle 21.00 si esibiranno The Horny Brothers e gli American Disorient Express.

Sabato 23: alle ore 18.00 si svolgerà il concorso di bellezza Miss Beer Expo, organizzato da Francesco Anania, a seguire esibizione di show cooking e alle 21.00 saliranno sul palco Daniele Paone & The Sleepwalkers, che faranno vivere un percorso musicale che unisce vari generi a cavallo negli anni ’50-‘60, come rock, blues e surf. Inoltre, è previsto un raduno di oltre 200 Harley Davidson da tutta la Sicilia.

Domenica 24: alle ore 18.00 degustazione guidata di birra del Mastro Birraio, alle ore 20.00 show cooking ed alle 21 concerto dei Lust Supper, cover band dei Black Sabbath e dei Deuce, tribute band dei Kiss.

L’attore Francesco Benigno sarà l’ospite d’onore della giornata conclusiva di lunedì 25 aprile, che vedrà lo svolgimento della degustazione guidata dal Mastro Birraio e gli spettacoli di show cooking.

Alle 21.00 saliranno sul palco del Beer Expo i Doraemones, cover band dei Ramones e, a seguire, si esibirà il cantante Pino Scotto, che presenterà il suo ultimo album e chiuderà la manifestazione. A conclusione di ogni serata si svolgerà la ”competizione food” che premierà chi sarà il più veloce a mangiare un megapanino con 60 cm di würstel.

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Dal 13 al 15 maggio appuntamento a ”Beer in Brescia”

Dal 13 al 15 Maggio, al Pala Banco di Brescia si terrà il primo evento locale dedicato al mondo della birra artigianale.  L’idea è nata proprio osservando il  quadro produttivo del bresciano, uno tra i più importanti a livello nazionale per volumi di produzione e qualità di birra prodotta con una ventina circa di produttori per una produzione complessiva di circa 2,5 milioni di litri annui.

Beer in Brescia, questo è il nome scelto per la manifestazione nasce dalla collaborazione tra Giuseppe Vitrano (organizzatore) e l’associazione ”Officina Futuro”. Officina futuro opera da anni sul territorio bresciano in ambito organizzazione eventi ed è nota per la ”Maratona fotografica Brescia”. Per l’evento saranno selezione 12 micro birrifici bresciani che offriranno agli appassionati oltre 70 tipi di birra in degustazione.

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A tutta birra a Milano per il Worldbeer 2016

Pullulano le feste della birra a Milano. A pochi giorni dall’Italian Beer Festival un nuovo appuntamento per gli amanti del luppolo. Da venerdì 1 aprile a domenica 3 aprile, all’Acquatica Park di Milano si terrà infatti

un’altra manifestazione legata alla bevanda fermentata più antica del mondo. Stavolta la firma è To Business Agency, collaudata agenzia di organizzazione eventi nota anche per ”In vino Veritas”. Le bionde, le scure e le ambrate saranno anche international. Per la WorldBeer 2016, questo il nome dell’evento sono previste più di 100 birre artigianali provenienti da 70 birrifici mondiali. Immancabile la carovana di food truck a sostegno delle birre e il dj set di sottofondo. Una postazione centrale proporrà oltre 60 ”eccellenze” di birra provenienti da Europa, Stati Uniti e Giappone, ma anche i prodotti made in Italy di 14 birrifici tra cui: Birrificio Castagnero On The Road, Birrificio Alba, Birra Gaia, Birrificio Artigianale Collesi, Brasseria Alpina, Irish Pub, Arte Birraia, I due fiumi, Gioia Bistrò, Birrificio Klec ,Birrificio E20 di gusto. Ingresso gratuito, dalle 18 di venerdì.

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Birra e sport, parole d’ordine: “Integrare responsabilmente”

La birra fa bene allo sport agonistico o dilettantistico. In piccole quantità e lontano dallo sforzo fisico può sostituire qualsiasi integratore risultando addirittura più valido per la sua concentrazione di magnesio, fosforo, calcio e vitamina B. A sostenerlo Luca Gatteschi, medico della Nazionale italiana di Calcio e consigliere della Società italiana nutrizione sport e benessere sulle pagine di una rivista medica online. Secondo uno studio pubblicato sull’International Journal of Sport Nutrition inoltre, la reidratazione con birra e acqua non è inferiore a quella apportata con la sola acqua, considerato anche che le birre, in particolare quelle artigianali e non filtrate sono molto ricche di magnesio.

Il quantitativo corretto è di una lattina o bottiglia da 33cl per le donne e massimo due per gli uomini, purché di media gradazione alcolica e da assumere il giorno prima. Ma in generale, la birra come elemento della dieta, apporta anche altri benefici  riconosciuti e comprovati da numerose ricerche scientifiche, sempre bevuta in quantità modeste e responsabilmente.

Il luppolo ha proprietà antiossidanti con effetto neuroprotettivo e potrebbe essere un valido supporto in soggetti diabetici o cardiopatici.  Per il suo contenuto in calcio, assunta dalle donne in pre e post menopausa contrasterebbe l’osteoporosi. In generale, un moderato apporto di alcol rende anche più allegri e socievoli e si sa, chi vive felice vive più a lungo.

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Boom della birra artigianale. E il Mastro Birraio fa tendenza

Giovane, proveniente da altri settori professionali. E soprattutto consumatore. E’ il profilo del “Mastro Birraio” di oggi, professione negli ultimi anni tornata alla ribalta grazie a un boom di consumo di birra e birra artigianale (e naturale) in particolare. A Tirreno C.T., la fiera dedicata al mondo dell’ospitalità e della ristorazione a CarraraFiere fino al 2 marzo prossimo, la presenza di micro birrifici è in forte aumento. Dato questo che va ad aggiungersi anche alla crescita in fiera di fornitori per questo comparto, con la tecnologia che cresce.

Dal punto di vista produttivo, ma anche e soprattutto della tecnologia legata a questa produzione. “Impressionante come quest’anno si sia andati incontro a una tendenza di crescita del genere – spiega Paolo Caldana, organizzatore di Tirreno C.T. – e uno dei motivi è che questa fiera rappresenta l’incontro tra operatori, in questo caso abbiamo puntato molto sia sull’aspetto fornitori che produttori”.

Il settore della birra artigianale è in forte crescita tanto che Coldiretti parla addirittura di 1.900% di micro birrifici negli ultimi dieci anni. Secondo i dati di Assobirra tra il 2010 e il 2014 il dato è quasi raddoppiato, sono passati da da 186 a 443 e oggi sono oltre 600 i piccoli stabilimenti artigianali che hanno sede in Italia e rappresentano quasi il 3% della produzione nazionale.

Sono quindi una realtà importante che è stata in grado di garantire oltre mille e cinquecento nuovi posti di lavoro, soprattutto giovanile. In termini di fatturato, sottolinea Unionbirrai, oltre il 60% dei birrifici guadagna tra i 100mila e gli 800mila euro, e oltre il 51% si avvale di personale a tempo indeterminato. E a crescere sono anche i volumi prodotti, 445 mila ettolitri in media in un anno, +2,2% rispetto al 2011 e pari al 3,3% degli ettolitri totali di birra prodotti in Italia.

QUANTA BIRRA SI BEVE
Sempre secondo Assobirra, la birra si beve tutto l’anno e addirittura sono stati 2,4 milioni di ettolitri quelli bevuto durante le feste natalizie. I consumi sono pressoché raddoppiati da 16,7 a 29 litri procapite in pochi anni.

E la “bevanda rinfrescante” di allora è al centro della curiosità del pubblico femminile, dato che l’Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici di birra in Europa (6 su 10), pur mantenendo il minor consumo procapite e un approccio a questa bevanda nel segno della moderazione e del consumo a pasto.

La birra è la bevanda alcolica preferita dagli under 54 (secondo uno studio Ipsos-AssoBirra) e nell’80% dei casi viene bevuta “a pasto”, quindi in modo responsabile e secondo uno stile di consumo definito “Mediterraneo”, ossia senza eccessi e in maniera consapevole.

Sempre secondo Coldiretti sono oltre 30 milioni gli appassionati consumatori di birra per un consumo procapite annuo di 29 litri, molto poco rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l’Austria 107,8, la Germania 105, l’Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82. La birra italiana vola però all’estero con le esportazioni praticamente triplicate negli ultimi dieci anni con un aumento record del 28% nel 2015.

Il nostro Paese resta il mercato con i maggiori volumi di import di birra (pari a 6 milioni e 175mila ettolitri nel 2013), complice anche una competizione fiscale sleale da parte di vari paesi europei, fondata su norme nazionali poco rigorose sulla denominazione del prodotto (gradi plato) che permettono di commercializzare a prezzi molto competitivi (e con una tassazione più bassa) birre di minor qualità, che rischiano di mettere fuori mercato gli operatori italiani.

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