EDITORIALE – Qualcuno lo definisce “filosofo”. Qualcun altro un esperto di vino, di cucina, d’arte. Di tutto, un po’. Eppure, quando s’addentra nei temi enologici, Camillo Langone incarna il più delle volte l’essenza e l’emblema di chi la spara grossa non per convinzione, ma per il puro gusto di vedere l’effetto che fa e sentirsi vivo. Presente.
L’ultima sparata – lui la chiama “Preghiera” – è su Il Foglio di ieri, 19 novembre 2020. Il critico se la prende con i “bevitori di Champagne“, sostenendo che debbano convertirsi al Lambrusco o al Raboso frizzante: “Si assomigliano tutti. Sono saccenti e classisti, senza sapere altro che i nomi di qualche marca famosa e senza avere classe”.
“Sono più spocchiosi di un liberal americano – continua – sono convinti di essere superiori ai bevitori di Franciacorta, che a loro volta sono convinti di essere superiori ai bevitori di Prosecco, persone di gusti semplici che almeno non si sentono superiori a nessuno”.
I bevitori di Champagne non sono spumeggianti, sono gonfi. Le loro bottiglie non mettono allegria ma falsa eccitazione. Le loro etichette non annunciano Dioniso ma Invidia. I loro bicchieri non sanno di frutti o di fiori bensì di lieviti, ossia di funghi, e i funghi vivono di morte”.
“I bevitori di Champagne – scrive ancora Langone – sono tanti, sono troppi, per il vigneto italiano sono peggio delle tignolette e continuano a proliferare nonostante il virus. Su internet, ecco la notizia, anche nel 2020 nella ricerca per denominazione al primo posto c’è Champagne”.
Sul finale, l’apoteosi: “Si ravvedano i bevitori di Champagne, si pentano della loro vuota superbia, dissolvano la loro boria passando al Lambrusco (o al Raboso frizzante)“. Ministro dell’economia vitivinicola, subito.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.