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Viaggio tra il IX ed il X secolo con Birra e Pancotto

birra_pancotto_poggibonsiDopo il successo de “La birra di Carlo Magno” che si è svolto a fine luglio, un nuovo evento è in programma all’Archeodromo di Poggio Imperiale. L’appuntamento è con “Birra e pancotto” che si svolgerà giovedì 25 agosto a partire dalle 19, quando al calar del sole il villaggio si illuminerà di torce e lanterne. Un viaggio nel gusto tra IX e X secolo con birra ai grani antichi e una gustosa zuppa di pane di origine medievale (pancotto).

Nel villaggio di capanne è giorno di festa, avendo fatto ritorno dopo un mese il birraio Bodomar insieme al suo assistente Asmus. Gli abitanti sono molto felici, avendo già assaggiato il nettare che produce.

A tutti i presenti, Bodomar il birraio farà scoprire i segreti e il gusto della birra antica, i contadini serviranno ottimi piatti della minestra tradizionale “pancotto”, racconteranno i segreti del cibo e delle sue capacità curative, racconteranno come vivono e i loro mestieri, faranno visitare le loro case e le illustreranno; faranno conoscere le armi in uso al nostro dominus Razo e tanto altro.

E’ una minestra preparata con pane raffermo spezzettato e messo in un liquido, brodo vegetale o acqua, con pezzetti di verdure. Il pane viene cotto nel brodo insieme agli altri ingredienti e non aggiunto successivamente come nelle zuppe. Ogni regione italiana ha la sua ricetta di pancotto, con poche differenze dovute soprattutto al tipo di pane utilizzato.

Cambiano anche i nomi, come la Panada in Lombardia, il Pancheuto ligure, il Pane cottu in Sardegna. L’evento “Birra e pancotto” è realizzato da Archeòtipo in collaborazione con Birrificio San Gimignano srl e Associazione Culturale La Ginestra. Ingresso 10 euro (1 boccale di birra e 1 piatto di pancotto), gratuito per bambini fino a 10 anni.

Prenotazione al 392 9279400 e tramite info@parco-poggibonsi.it entro il 24 agosto. E’ garantito il pancotto a chi prenota e sino ad esaurimento scorte. Disponibile un corno potorio per birra, in scorta limitata. Necessario specificare nella prenotazione se si è interessati.

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Indagine Coldiretti: Lombardia ai vertici del consumo di birra

La Lombardia è la regione italiana dove la birra è più amata. La consumano oltre 4 milioni di persone, contro i circa 2 milioni che si possono trovare in Veneto, oppure nel Lazio o in Sicilia. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Lombardia su dati Istat in occasione della Giornata dell’agri birra al farmers’ market di Campagna Amica questo sabato mattina, 30 luglio 2016, a Milano in via Ripamonti 35, con il “Tutor della birra” che fornirà suggerimenti e informazioni su questa popolare bevanda e con la mostra delle agri birre lombarde: da quella al mirtillo a quella alla canapa, dalla birra al mais corvino alla tradizionale di orzo a km zero.

Il 40% dei lombardi – spiega la Coldiretti regionale – durante l’anno beve almeno una birra, mentre oltre 360mila persone lo fanno tutti i giorni. In Italia – spiega Coldiretti – il consumo pro capite è di circa 29 litri all’anno, fra i più bassi d’Europa. Quello che si nota – dice Francesca Toscani, responsabile di Campagna Amica Lombardia – è una ricerca sempre più attenta di prodotti che garantiscano l’uso di materie prime di alta qualità. Non manca neppure la voglia di sperimentare come succede con la birra al mirtillo della Valtellina, con quella alla canapa o con la birra ricavata all’antico mais corvino che ha fatto il suo debutto ufficiale a Expo l’anno scorso”.

Le agri-birre lombarde sono prodotte in nove laboratori del gusto, distribuiti fra le province di Mantova, Cremona, Brescia, Como, Sondrio e Milano. Mentre sono 10 i birrifici industriali presenti sul territorio della Lombardia, ai quali si affianca una rete di circa 170 mini birrifici più o meno artigianali.

“La mia birra al mais corvino si chiama Crow ed è interamente italiana, la produco da un anno a partire da un’antica varietà di mais nero che coltivo a Formigara, unita all’orzo di un’altra azienda agricola del mio territorio – spiega Carlo Maria Recchia, 22 anni, agricoltore cremonese –. La mia birra sta piacendo, sia in Italia che all’estero, in particolare in Gran Bretagna”. Internet e i social rappresentano per Carlo Maria Recchia fondamentali strumenti di promozione.

“Per la mia birra ho messo in campo un test di crowdfunding, una raccolta fondi on line per completare e potenziare la produzione dei miei primi lotti – spiega Recchia –. Le risposte sono state numerose ed incoraggianti: ho superato l’obiettivo che mi ero posto ed ho potuto aumentare la mia produzione”.

Lorenzo Bottani,  39 anni, titolare dell’azienda agricola le Vie della canapa, a Castel Goffredo in provincia di Mantova, dalla scorsa estate produce birra di canapa grazie alla collaborazione con due agribirrifici del territorio, il Luppolaio Mantovano e Corte Pilone: “Puntiamo sulla rete d’impresa  – spiega Lorenzo – per produrre due diverse varietà di birra, la Hempy e la Hempy ambrata. Nell’ultima annata abbiamo distillato mille litri di birra chiara e 1.700 di ambrata, che stiamo vendendo sui mercati di Campagna Amica e a ristoranti ed altri esercizi pubblici. Ma presto i nostri clienti potranno acquistare anche online”.

A Turate (Como), Roverto Vago, 48 anni, coltiva circa 1 ettaro di orzo, destinato a produzione di birra: “Anche il luppolo lo coltiviamo noi e l’orzo lo usiamo tenendo conto anche tenendo conto dell’incidenza di acqua e siccità sulle piante. Inoltre cambiamo la quantità di luppolo a seconda della stagione: in estate le birre Turàa contengono meno luppolo, sono più leggere e dolci, mentre nella stagione invernale contengono più luppolo, sono più amare, più corpose e maggiormente adatte ai piatti della tradizione locale più ricchi e che si consumano nella stagione fredda”.

La birra – spiega Coldiretti Lombardia – si può abbinare al dolce e al salato, a seconda della tipologia e dei palati, ci sono birre più leggere e altre più pastose, la regola base è però quella di un consumo responsabile. L’apporto calorico va dalle 34 kilocalorie per 100 grammi delle birre standard alle 60 kilocalorie di quelle più alcoliche.

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La birra salata? Esiste, si chiama Mustache Negra Marinera

Sono quattro le materie prime essenziali per fare la birra: acqua, luppolo, orzo e lievito. L’acqua, in particolare, rappresenta circa il 90-95 per cento del totale ed è uno degli elementi capace di rendere unica una determinata birra.

Lo sa bene anche  lo spagnolo Oscar Cascellana, mastro birraio galiziano che ha pensato per distinguersi dalla concorrenza di utilizzare per la sua produzione l’acqua marina filtrata.

Dimenticate quindi la strofa della famosa filastrocca palla pallina “…Cosa hai bevuto? L’acqua del mare.  Buttala via che ti fa male…” perché ora esiste la “Mustache” (Negra Marinera), questo il nome di questa originale birra all’acqua di mare che è dedicata ai marinai ed alla loro usanza in passato di accompagnare le ostriche con la birra.

Un successo in Spagna per quella che al momento resta una produzione limitata a  3000 litri annui pari a circa 9000 bottiglie da 33 cl esportate anche in America, Repubblica Dominicana, Svezia e Olanda.

Alla sapidità della birra  si aggiunge un altro curioso fattore. Il prezzo  non è fisso, ma segue gli andamenti delle maree. A seconda di queste e della disponibilità di acqua passa da circa 2,90 euro a 3,50 al giorno, seguendo il ciclo delle maree che si ripete all’incirca due volte al giorno a distanza di dodici ore.

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Itala Pilsen: Peroni la rilancia e riparte da Padova

Tornerà ad essere prodotta a Padova, a quasi cento anni dalla sua nascita, la birra Itala Pilsen. Nata per volontà del ragionier Arrigo Olivieri nel 1919 e  dedicata alla moglie Italia, la storia di Itala Pilsen è un susseguirsi di passaggi societari.

Tutto comincia nel 1916 quando Arrigo Olivieri rileva la Birra Cappellari fondata a Padova nel 1890. Nel 1919 a seguito della fusione con la birra Maura e dell’ingresso del nuovo socio Giovanni Battista Frigo la ragione sociale viene modificata in Birra Itala Pilsen.

Negli anni 50 con una produzione di 170.000 ettolitri, 100 operai e 50 impiegati a libro paga Birra Itala Pilsen diventa una della realtà italiane industriali  di spicco anche grazie ad una quota di mercato pari al 7% e ben 90 concessionari su tutta la penisola.

Nel 1980 la società si trasforma in S.p.A ed il 50% del capitale sociale viene acquisito da Peroni e da Pedavena per finire completamente nelle mani di Peroni negli anni settanta. La produzione va avanti fino ad esaurirsi a favore del marchio Peroni.

Soddisfazione da parte del  sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Pierpaolo Baretta, che ha sottolineato in un messaggio la positività di questa notizia non solo per ragioni affettive, ma anche per ragioni di opportunità economiche del Veneto, che si riconferma area strategica di investimento da parte di aziende e gruppi importanti

Sulla stessa linea d’onda anche l’assessore all’economia Marcato  “Non posso che esprimere soddisfazione per la ripresa di un’attività imprenditoriale che può generare ricchezza e occupazione per il territorio. È un esempio pratico, concreto e positivo di un processo di start up d’impresa che mostra fiducia nella forza del made in Veneto e accetta la sfida di competere sul mercato, recuperando un marchio storico fra le birre italiane”.

Per festeggiare il ritorno di Itala Pilsen è stata allestita nelle Sale del Caffé Pedrocchi la mostra “Itala Pilsen e Padova: una storia d’amore” che ripercorre quasi un secolo di storia tra foto, documenti e oggetti d’epoca nell’ambito dell’evento “Itala Pilsen guarda chi si ribeve”.

Un’elevata brand awareness per il marchio: dai dati diffusi da Peroni su una ricerca condotta dall’istituto di ricerche di mercato Toluna, il 50% degli abitanti di Padova ancora ricorda la marca e il 90% la riacquisterebbe volentieri. Nonostante questo, al momento la distribuzione di Itala Pilsen è stata pensata solo per il canale Horeca e non per la grande distribuzione.

Sarà possibile degustarla in pub e ristoranti di Veneto, Emilia Romagna, Marche e Umbria. La Itala Pilsen “versione 2.0”  è stata rivisitata dal mastro birraio Raffaele Sbuelz che ne ha modificato il gusto e non sarà pastorizzata per renderla fresca come appena prodotta.

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Ad Asti dal 16 al 19 Giugno la seconda edizione di Birra d’Ecc

Birra artigianali, street food, musica e divertimento. Dopo il successo dello scorso anno torna per la seconda volta ad Asti il tour di Birra d’Ecc, l’evento itinerante dedicato alle birre d’eccellenza. Da giovedì 16 a domenica 19 giugno la manifestazione, promossa di Birra Più e patrocinata dal Comune di Asti, animerà piazzale de Andrè con un ricco calendario di eventi gastronomici.

BERE – Cuore pulsante di Birra d’Ecc la birra d’eccellenza: birrifici e microbirfficici proporranno un’accurata selezione di etichette offrendo la possibilità di assaporare prodotti unici grazie alla competenza e alla preziosa arte dei mastri birrai presenti in piazza per suggerire agli avventori anche preziosi consigli sugli abbinamenti migliori con il cibo.

MANGIARE – Spazio anche alla gastronomia e allo street food on the road. A Birra d’Ecc si potranno gustare piatti della tradizione italiana rivisitata, ma anche specialità internazionali preparate sul posto da cuochi professionisti; in piazzale De Andrè saranno presenti  stand variegati che proporranno decine di piatti diversi e  per ogni palato naturalmente da gustare con un buon boccale di birra artigianale e d’eccellenza.

DIVERTIMENTO E ANIMAZIONE – Birra d’Ecc è anche divertimento con musica, animazione, concerti ed esibizioni live. Novità di quest’anno il Birra d’Ecc Animation Show, una sorpresa dedicata a tutti gli astigiani.

Gli operatori di Asintrekking, partner della manifestazione, allestiranno il villaggio degli animali: un’occasione per grandi e piccini di vedere da vicino e toccare con mano asinelli, cavalli nani e tanti altri piccoli amici. Ci sarà poi la possibilità di acquistare cosmetici e prodotti di bellezza a base di latte di asina rigorosamente a base di latte d’asina.

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