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Nasce la Rimini Beer Week: è guerra della birra sulla riviera romagnola

Nasce la Rimini Beer Week: è guerra della birra sulla riviera romagnola

È guerra della birra sulla riviera romagnola. Dopo aver “appreso con rammarico” la decisione di Unionbirrai di interrompere la collaborazione con Beer & Food Attraction e di spostare in altra sede fieristica (Parma, ndr) i propri eventi associativi, Italian Exhibition Group ha deciso di dare vita alla Rimini Beer Week.

L’evento sarà presentato nel dettaglio dal 21 al 24 febbraio 2021, proprio nell’ambito di Beer & Food Attraction 2021. La Rimini Wine Week 2021, anticipano gli organizzatori, “renderà Rimini la capitale italiana della birra, in contemporanea alla tenuta di B&FA”.

Sarà un evento diffuso che collegherà la presenza in fiera con quella nella città, dando alle aziende interessate una possibilità finora vissuta solo in altri settori ed in altri territori

“Beer & Food Attraction – continua Italian Exhibition Group – è cresciuta in modo parallelo ed efficace ai birrifici artigianali e molti produttori hanno potuto espandere la propria attività grazie alla tipologia di visitatore che caratterizza la fiera”.

B&FA continuerà quindi a proporre questo settore italiano di eccellenza al proprio pubblico qualificato, potendo contare: sulla giusta visitazione, sulla integrazione con le altre merceologie presenti in fiera, su una data favorevole al ciclo di mercato e sul consolidamento di Rimini come piazza di riferimento per la promozione e commercializzazione del settore della birra. Una serie di fattori che solo a B&FA sono presenti nella loro completezza”.

In questo senso, la Rimini Beer Week “rafforzerà il legame con il territorio”. “Si tratterà di un evento diffuso – conclude Italian Exhibition Group – che collegherà la presenza in fiera con quella nella città, dando alle aziende interessate una possibilità finora vissuta solo in altri settori ed in altri territori”.

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Beer Tasting al Birrificio Italiano: una gamma che convince

LURAGO MARINONE – È il primo microbirrifcio della Lombardia. Forse il primo d’Italia, o poco ci manca. Una pietra angolare nella storia della birra Italiana. Birrificio Italiano, a Lurago Marinone (CO), fondato nell’aprile del 1996, può ormai vantare una lunga tradizione. E una vasta gamma di birre.

Come preannunciato sul nostro social di riferimento, lo staff di Vinialsupermercato.it ha degustato ben 13 etichette diverse de “Il Birri“, come viene ormai soprannominato questo tempio della spillatura Made in Italy. Ecco come è andata.

LA DEGUSTAZIONE
Tredici birre per coprire un’ampia gamma di profumi, sapori, persistenze. Andiamo quindi per livelli per raccontarvi l’arcobaleno delle sensazioni.

Partiamo con le più semplici ed immediate. Delia (4,3%) pils poco amara dai profumi erbacei e corpo morbido e scorrevole. Ottima come entrée, ci prepara alle successive Tipopils (5,2%) ed Imperial Pils (5,8%).

Se la prima richiama immediatamente l’immediatezza delle Pils ceche, la seconda ha più corpo e una più marcata nota floreale. Bibock (6,2%) è leggermente ambrata e molto nota fra gli appassionati di Birrificio Italiano: un must.

Note di frutta e spezie al naso e una bocca di medio corpo, tendente alla dolcezza del miele che cede il passo all’amaro del luppolo solo sul finale. La sorpresa si chiama Fleurette (3,8%). La birra che non ti aspetti.

Profumatissima di fiori ed agrumi, con nota di pepe appena accennata. Leggermente acidula in bocca stimola il palato invitando subito ad un nuovo sorso. Acidità e persistenza floreale che si rincorrono rendendola pericolosamente beverina.

Segue il triplete delle birre che non puoi dimenticare. Nigredo (6,5%) gioca il suo fascino su di un’abbondante luppolatura, il cui amaro ben lega con i malti tostati richiamando note di caffè e cioccolato pur rimanendo molto scorrevole.

Amber Shock (7,0%) è ricca e complessa, uno dei migliori assaggi della serata al Birrificio Italiano. Agrumi, frutta a polpa bianca ed esotica, leggera nota di frutta secca e di tostatura. Di corpo, riempie il palato e lo accarezza con una buona persistenza. VuDù (6,2%) è più morbida e leggermente speziata.

AT Pils, Alba  e Grano Giusto si somigliano un po’. Fragranti e scorrevoli. L’outsider della batteria è Asteroid 56013 (6,6%). Molto aromatica, riempie il naso con note di frutta gialla ed agrumi, dolcezza di resina e una leggera nota biscottata (probabilmente dovuta alla scelta dei malti).

In bocca è di corpo pieno, con una spiccata e fresca nota amaricante che pulisce il sorso e gioca a nascondino con le altre note, durante la lunga persistenza. Una birra che da sola vale la visita al Birrificio Italiano di Lurago Marinone.

Chiude il cerchio Sparrow Pit (10%), l’unica in bottiglia. Ricca morbida e dolce. Ricorda la pasticceria secca e la dolcezza di certi vini passiti. Una birra che scalda coi suoi sentori di frutta matura, ottima per chiudere una degustazione o come fine pasto.

L’ABBINAMENTO CIBO – BIRRA
Abbiamo giocato, al Birrificio Italiano di Lurago Marinone, anche con gli abbinamenti cibo – birra. Al tavolo, oltre all’immancabile antipasto misto, abbiamo chiesto piatti più elaborati, per rendere ancora più sfidante la prova delle birre in gamma. Com’è andata? Molto bene.

Per la tartare (carne cruda di fassona, accompagnata da diverse salse) abbiamo scelto Amber Shock. Per lo stinco di maiale cotto nella Bibock avremmo potuto scegliere benissimo la stessa birra.

Ma per evitare problemi legati alla concentrazione dei suoi aromi in cottura, abbiamo optato per una più corposa Asteroid. Scelta che si è rivelata azzeccata.

Ripaga anche l’abbinamento della Imperial Pils al trancio di tonnetto in crosta di pistacchio (a proposito, chapeau!): una doppio malto delicata e profumata che non copre il pesce, appena scottato. E si lega, con la sua aromaticità pacata, alle note dolciastre del pistacchio.

A cura di Giacomo Merlotti e Davide Bortone

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Campus Peroni: a Teramo il Master in Agricoltura di Precisione

ROMA – Dalla collaborazione tra Birra Peroni e CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, nasce oggi a Roma Campus Peroni, una nuova realtà per la formazione e l’innovazione sui due pilastri della “qualità Peroni”: la coltivazione sostenibile dell’orzo distico da birra e il Malto 100% Italiano, ingrediente principale della birra nata nel 1846.

Un centro d’eccellenza per la promozione e la diffusione della cultura della qualità e della sostenibilità in ambito agricolo e cerealicolo.

Attraverso Campus Peroni, l’azienda birraria si pone un ambizioso obiettivo: “Coltivare la cultura della qualità fin dai banchi di studio e sviluppare ulteriori attività di formazione a favore dell’intera filiera”.

Un’oportunità in più anche per i 1.500 agricoltori della filiera Peroni, ad oggi al lavoro su circa 17 mila ettari di campi coltivati ad orzo tra Umbria, Lazio, Toscana, Molise, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Marche, Campania e Puglia.

Nell’ambito di Campus Peroni saranno anche loro, infatti, ad essere coinvolti nel Master di I livello in Agricoltura di Precisione istituito dall’Università di Teramo, in collaborazione con lo stesso CREA.

I DETTAGLI
Il progetto è stato presentato oggi alla presenza del Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Alessandra Pesce. Sono intervenuti Salvatore Parlato, Presidente del CREA, Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne Birra Peroni e Chiara Di Pietro, Brand Manager Peroni Family.

Grazie al protocollo d’intesa firmato tra Birra Peroni e CREA vengono messe a sistema e implementate le iniziative di formazione e training che Birra Peroni sviluppa a sostegno della sua filiera agricola, con l’obiettivo di migliorare la qualità e le performance ambientali della produzione cerealicola.

“Il progetto presentato oggi ricalca nei suoi obiettivi il modello virtuoso di scambio tra ricerca, formazione e produzione”, ha dichiarato il Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Alessandra Pesce.

“È il modello che ci consente di guardare con fiducia all’agroalimentare del futuro – ha aggiunto Pesce – che, grazie a una stretta integrazione tra innovazione, trasferimento e nuove generazioni, è  in grado di innalzare la competitività e la sostenibilità delle produzioni”.

“Questa iniziativa si pone come strumento per la valorizzazione dell’intera filiera nazionale, sostenendo il miglioramento qualitativo dell’orzo e del luppolo italiano, evitando la loro importazione e garantendo il massimo della trasparenza per i nostri consumatori, sempre più attenti alla provenienza delle materie prime e alla qualità del prodotto”, ha concluso il Sottosegretario.

I PARTNER: DALLE UNIVERSITA’ AGLI AGRICOLTORI
Per quanto riguarda l’implementazione della cultura della qualità, hanno già aderito a Campus Peroni i Dipartimenti di Scienze Agrarie delle Università di Firenze, Università di Perugia, Università di Teramo e Università della Tuscia i cui studenti avranno la possibilità di seguire un percorso didattico che prevede momenti di lezione frontale, workshop e visite “sul campo”.

Con la partecipazione degli stessi agricoltori della filiera, che agiranno come veri e propri tutor, gli studenti potranno dunque apprendere tecniche e modelli della coltivazione dell’orzo distico da birra, del processo di maltazione e la gestione di una moderna azienda agricola.

Attraverso Campus Peroni, quindi, l’esperienza maturata dalla filiera agricola Peroni e nella produzione del Malto 100% Italiano diventa patrimonio condiviso anzitutto con le nuove generazioni, con le radici ben piantante nella storia e nella tradizione, ma in un’ottica di sviluppo futuro, ricerca e innovazione.

“L’iniziativa di oggi – ha dichiarato Salvatore Parlato, Presidente del CREA – rappresenta l’inizio di una proficua collaborazione con Birra Peroni, orientata alla valorizzazione delle produzioni italiane in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale”.

Si tratta di un nuovo importante tassello nell’ambito della ricerca sulla filiera della birra, che il CREA sta svolgendo già da qualche anno, che sarà arricchita dall’attività di formazione agli studenti universitari e dalla consulenza alle imprese.

“La filiera orzo birra – ha aggiunto Parlato – richiede l’uso di varietà di orzo appositamente selezionate e adatte alle condizioni pedoclimatiche italiane così come l’uso di tecnologie di precisione per la gestione e il monitoraggio delle colture, utilizzando anche sistemi di integrazione di dati diversi, compresi quelli meteorologici”.

Parlato ha ricordato poi che “il CREA è l’unico ente di ricerca in grado di fornire tutto il know-how necessario per la valorizzazione della filiera orzo-birra italiana”.

IL KNOW HOW PERONI
“Da anni lavoriamo a stretto contatto con la rete degli agricoltori della nostra filiera che supportiamo anche attraverso attività di formazione finalizzate a migliorare la sostenibilità e la resa delle colture”, ha detto Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne Birra Peroni.

“Sotto questo profilo – ha aggiunto – abbiamo voluto mettere a condividere il nostro know how con alcune tra le più importanti università italiane con le quali vogliamo impegnarci, insieme al CREA, nella diffusione e promozione della cultura della qualità, un tassello fondamentale per la crescita e l’affermazione del Made in Italy”.

“La qualità Peroni – ha detto Chiara Di Pietro, Peroni Family Brand Manager – nasce e cresce durante quel percorso che lega la passione dei nostri agricoltori, che lavorano per produrre l’orzo che diventerà poi Malto 100% Italiano, all’esperienza dei mastri birrai che forgia le caratteristiche uniche della nostra birra”.

“Un prodotto pensato, fatto e amato in Italia – ha precisato Di Pietro – un simbolo di convivialità e dello stare insieme, ma anche di legame con i territori e con le persone che, giorno dopo giorno, danno il loro meglio per far arrivare sulle tavole degli italiani una birra che unisce le generazioni nel segno della qualità e dell’italianità”.

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Birrificio Maltovivo, professione artigianale

Contrada Piana, Comune di Ponte, provincia di Benevento. In piena campagna, nei pressi della ferrovia, sorge il birrificio artigianale Maltovivo. Una grande struttura, dove ad accoglierci è il direttore marketing, Antonio Orlacchio: una persona estrosa ed istrionica. Quasi un poeta alla Oscar Wilde.

La visita al birrificio si svolge in modo del tutto originale, con la degustazione delle birre, ancor prima di visitare l’edificio. Con il boccale di birra in mano si iniziano a scoprire tutti i processi produttivi. Nel percorrere le varie sale, Orlacchio non si interrompe un attimo nel raccontare del progetto imprenditoriale e di come nascono le piccole creature Maltovivo.

L’amore per le birre artigianali ha portato giovani imprenditori beneventani a cimentarsi in questo ambizioso progetto. Le birre prodotte da Maltovivo sono ottenute da ingredienti selezionati, con metodi rispettosi dell’ambiente, della genuinità e della bontà del prodotto, secondo le migliori tradizioni tedesche. Lazio e Campania i mercati di riferimento per il birrificio artigianale Maltovivo.

LA DEGUSTAZIONE
A colpire è Noscia ti seduce per il suo cappello di schiuma bianchissimo e compatto. La birra è di colore ambra scuro. All’olfatto libera profumi di fiori bianchi e gialli, erba secca, piccole bacche rosse poco mature.

Al gusto si è colpiti dalla morbida avvolgenza della schiuma, seguita da una nota amaricante data dal luppolo, note tostate e di cioccolato. Il finale chiude su note vagamente dolci, che ricordano il miele di castagne.

La birra Noscia di Maltovivo va servita a una temperatura di 8-10 gradi. Accompagna carni grigliate, formaggi a pasta molle o semi stagionati.

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Beck’s London e Beck’s Berlin: l’industria rincorre i microbirrifici

Alle soglie dell’estate 2017 Beck’s, noto ed importante brand del gruppo Anheuser-Busch InBev, si presenta sul mercato con due nuovi prodotti: Beck’s London (Pale Ale) e Beck’s Berlin (Golden Bock). Come sono? Le abbiamo provate per voi.

Beck’s London è una Pale Ale, 6.3%, prodotta con tecnica Late Hopping, cioè una luppolatura a mosto caldo prima dell’inizio della fermentazione. Le Pale Ale, con la loro nota spiccatamente amara, stanno vivendo un periodo di splendore, oso dire “di moda”; quanti di noi hanno un amico che entrando al pub ordina una IPA!?! Scopo di Beck’s con la sua neonata London è probabilmente quello di entrare in questo segmento di mercato.

LA DEGUSTAZIONE
Nel bicchiere si presenta di un bel colore giallo carico con schiuma bianca fine e non troppo persistente. Al naso è poco intensa, fine, ed effettivamente ben luppolata con solo qualche accenno di profumi del malto. Ma ci delude una cosa: Beck’s in etichetta dichiara l’utilizzo di luppolo Cascade; gli appassionati lo sanno bene, il Cascade è un luppolo americano dalle forti note agrumate fra cui spicca il pompelmo che nella London non riusciamo a percepire. C’è una nota agrumata, è indubbio, ma è molto sottile, probabilmente per via del Late Hopping che regala sensazioni più delicate del Dry Hopping (luppolatura a freddo) normalmente usato in questo stile di birra. In bocca è scorrevole e di corpo leggero, tornano i sentori luppolati, pulita e con la carbonazione tipica della casa di Brema. Poco persistente.

Beck’s Berlin è una Golden Bock, 7.2%, cioè una birra a bassa fermentazione, più forte di una lager. Immaginiamo che scopo di Beck’s sia avvicinarsi a quei consumatori che cercano in una birra quella forza che spesso “la bionda”, per sua natura, non ha.

Di colore dorato carico, quasi tendente all’ambrato, ha schiuma bianca fine poco persistente. Al naso prevalgono le note del malto, dolciastre, appena smorzate dal luppolo che qui tende ad avere sentori erbacei come è giusto che sia. Beck’s infatti dichiara l’uso di luppolo Saphir, ed in questo caso si, la nota erbacea è tipica del Saphir. In bocca è scorrevole e di corpo fra il medio ed il leggero, pulita e poco persistente. A nostro avviso più riuscita della London.

Immaginiamo questi due prodotti pensati per un pubblico giovane, per quelle ragazze e ragazzi che con le loro uscite serali, più frequenti in estate a scuole finite, approcciano il mondo della birra per puro divertimento (bevete responsabilmente, mi raccomando!) ma anche alla prima ricerca di quelle sensazioni tipiche delle crafted beers. Ed è questo che ha colto la nostra attenzione.

L’EVOLUZIONE DEL MERCATO
All’inizio fu il Gruppo Carlsberg (terzo gruppo mondiale della birra) che col suo marchio Angelo Poretti, prodotta nell’italianissimo stabilimento di Induno Olona (VA), ha cercato di differenziare il portafoglio gustativo delle proprie birre affiancando alla tradizionale 3 Luppoli la 4 Luppoli e poi la 5, la 5 Bock Rossa, la 6, la 7 (in differenti versioni) e su attraverso la 8 e le 9 fino a presentare in occasione dell’EXPO 2015 la 10 Luppoli “le bollicine” (oggi presente anche in versione “Rosè”).

Poi fu la volta di Heineken (il secondo gruppo mondiale) che col marchio Birra Moretti ha da prima introdotto la linea “Grand Cru” e poi la linea “Le regionali”, sempre alla ricerca di sapori e sensazioni nuove e più articolate. L’anno scorso fu Ceres che presentò tre nuove birre col marchio Nørden, ispirate alle birre tradizionali del Nord Europa.

Ora è il turno di Anheuser-Busch InBev. AB InBev non solo è il primo gruppo mondiale, ma da quando ha acquisito l’ex seconda classificata, SAB-Miller, è diventato un vero e proprio colosso; 50 Miliardi di Euro di fatturato ed oltre 400 marchi fra cui Beck’s, Budweiser, Leffe, Lowenbrau, Spaten, Corona, Tennent’s, Stella Artois tanto per citarne alcuni.  AB InBev “scomoda” per questa operazione commerciale Beck’s famosa per la sua Pilsner prodotta da 140 anni nello stabilimento di Brema seguendo rigorosamente il Reinheitsgebot, l’Editto di Purezza del 1516.

I DATI DI ASSOBIRRA
Ma perché tutto questo interessamento dei grandi gruppi industriali alle birre “diverse” sul mercato italiano Riflettiamo un secondo. I dati di Assobirra mostrano un consumo totale di birra in Italia pressoché costante fra il 2005 (17.340 Khl) ed il 2015 (18.726 Khl), così come constante il consumo pro capite passato da 29.9 litri nel 2005 a 30.8l nel 2015 (dati 2016 non ancora disponibili ma si stima non scostino molto).

I microbirrifici (quelli che chiamiamo “artigianali”) invece sono passati da 128 nel 2006 a 674 nel 2015 ed si stima che nel primo trimestre 2017 abbiano superato quota 900. Nel 2005 si stimava che il 4% del consumo di birra fosse appannaggio della birra artigianale (oggettivamente troppo poco per scomodare una multinazionale).

Ma se noi continuiamo a berci i nostri 30 litri a testa e nel frattempo i microbirrifici sono diventati sette volte tanto, vuol dire che quel 4% è aumentato, ed è aumentato rosicchiando quote di mercato alle birre industriali. E forse è proprio per questo che i grandi gruppi stanno proponendo sul mercato sempre più prodotti che imitano ed inseguono le crafted beers.

Il grosso del mercato è fatto dal consumo di prodotti basici ed economici. Ma la consapevolezza dei consumatori sta aumentando. Se è vero che in Italia non esista una vera e propria cultura della birra, è vero anche che il consumatore stia iniziando a cercare sapori diversi dalla solita “bionda per la vita”.

Beck’s London e Beck’s Berlin sono ancora lontane dal sapore delle Pale Ale e Bock artigianali. Sono due prodotti estivi adatti ad essere consumate nelle calde nottate estive nei locali all’aperto o bevute senza troppe paturnie in cortile all’ombra del gazebo mentre in nostro amico smanetta sulla griglia. Ma la tendenza ormai è chiara e ci fa piacere sapere che il consumatore è sempre più attento.

Prezzo: 2.99 euro (3x33cl)
Acquistato presso: Auchan

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Eataly Lingotto, nuova cantina da 5 mila etichette

Il 27 gennaio 2007 il primo Eataly, a Torino Lingotto nell’ex opificio Carpano, apre al pubblico. Sono ormai passati quasi dieci anni ma la sede di Torino mantiene ancora oggi un ruolo centrale. Per festeggiare al massimo dello splendore “dieci anni di maturità”, Eataly Lingotto punta su una nuova cantina. Più di 5 mila etichette a scaffale, che faranno bella mostra assieme al Wine Bar Pane & Vino, alla Birreria e al ristorante stellato Casa Vicina. La casa del vino di Eataly Lingotto si estende su più di 2 mila metri quadrati, “dedicati al bere bene mangiando bene, seguendo i 3 pilastri di Eataly: comprare, mangiare e imparare”. La Cantina di Eataly Lingotto è aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 22.30. Il venerdì e il sabato sera è eccezionalmente aperta fino alle ore 00.30.

“Bisogna avere il coraggio per cambiare e sono orgoglioso che Eataly Lingotto l’abbia avuto – afferma il patron Oscar Farinetti -. Arrivati al traguardo dei 10 anni, è stato dato nuovo lustro alla mamma di tutti gli Eataly e questo tenendo fede ai valori che da sempre ci contraddistinguono: l’impegno ma anche la leggerezza e naturalmente l’armonia, il valore al quale Eataly Lingotto è dedicato”. “La nuova Cantina di Eataly Lingotto sarà da esempio per gli altri punti vendita”, conferma Andrea Guerra, presidente esecutivo di Eataly. “È un negozio nel negozio – continua – che celebra le più grandi produzioni italiane raccontandone la ricchezza, la bontà e la bellezza. La varietà di proposte di alta qualità in un solo luogo è ciò che rende unica Eataly e anche la Cantina prosegue in questa direzione”.

LA NUOVA CANTINA
Le oltre 5 mila etichette provenienti da più di 30 stati rappresentano al meglio la produzione nazionale e internazionale. Si va dallo Spazio Bollicine, dedicato ai migliori marchi del Metodo Classico, ai rinomati Champagne, ma anche agli ad eccellenti Prosecco e spumanti italiani, per passare poi agli scaffali che ospitano 30 mila bottiglie di vini di 40 regioni del mondo, con una particolare attenzione alle grandi eccellenze piemontesi, Barolo e Barbaresco. La Zona Cult custodisce le bottiglie più preziose, tra le quali più di dieci annate storiche di Barolo del secolo scorso. Per gli amanti della birra non manca naturalmente un’ampia selezione delle produzioni italiane e internazionali di alta qualità: più di 11 mila bottiglie, di cui 6 mila artigianali italiane. Infine, la Cantina di Eataly propone anche oltre 500 etichette di spirits: dal torinese Vermouth alle grappe, rum, whisky e molto altro.

La Cantina non è però solamente degli alcolici ma è anche quella di stagionatura dei salumi e dei formaggi: il Culatello di Zibello, il prosciutto di Parma, Il Castelmagno e le altre eccellenze norcine e casare, in vendita al banco e in degustazione presso i Ristorantini al piano superiore, sono conservate ed esposte in un angolo aperto al pubblico e ricco di fascino, dove immergersi negli odori e nei profumi tipici dei territori e dei luoghi in cui si affinano queste bontà tutte italiane. I clienti possono inoltre scegliere il formaggio o il salume che preferiscono, acquistarlo e far concludere la stagionatura nelle Cantine di Eataly: un’opportunità unica!

PANE&VINO: IL NUOVO WINE BAR DI EATALY
L’offerta della Cantina di Eataly si amplia con una nuova proposta di ristorazione. Pane&Vino è il luogo ideale per degustare un ottimo calice di vino e, se lo si desidera, in accompagnamento un gustoso tagliere, un veloce antipasto o un piatto gourmet. Nel Wine Bar di Eataly Lingotto i clienti possono scegliere tra le più di 100 etichette presenti in Carta, 8 grandi vini al calice e, se preferiscono la bottiglia, tutta la Cantina sarà a loro disposizione. Per non rimanere a stomaco vuoto, Pane e Vino propone le Tapas del Mercato, stuzzicherie preparate con gli Alti Cibi in vendita nel Mercato di Eataly, gli Specialmente, una selezione dei migliori formaggi e salumi e i Vicini, i piatti stellati di Claudio e Anna del ristorante Casa Vicina.

LA BIRRERIA DI EATALY
Dopo New York e Roma, arriva anche a Torino la Birreria di Eataly. Ogni giorno viene proposta una selezione delle migliori produzioni brassicole italiane e internazionali:16 birre alla spina che ruotano ogni mese, 40 in bottiglia nella Carta dedicata e persino la possibilità di scegliere a scaffale l’etichetta preferita. In accompagnamento gli ottimi hamburger nel panino nelle versioni di carne – naturalmente de La Granda – pesce o verdure. E poi gli sfizi, croccanti crostini del pane appena sfornato dal forno a legna di Eataly e farciti con una selezione degli Alti Cibi, e naturalmente i fritti, perfetti con una fresca birra.

LA FAMIGLIA VICINA
Fiore all’occhiello della Cantina di Eataly è il ristorante Casa Vicina. Ristoratori da sempre, la famiglia Vicina guida il ristorante stellato di Eataly Lingotto, tenendo alti i valori che la contraddistinguono sin dal 1902: eccellente qualità delle materie prime, unione tra tradizione e territorio ma anche attenzione all’innovazione e alla soddisfazione del cliente. Claudio Vicina, quarta generazione in cucina, porta avanti il nome di famiglia con Anna e con la preziosa figura del fratello Stefano, responsabile di sala: un’unione premiata con una Stella Michelin, che brilla in tutti i loro piatti. Infine, la nuova Cantina di Eataly Lingotto sarà il palcoscenico di numerose attività didattiche per imparare qualcosa di più sul mondo del bere: cene con i produttori vitivinicoli, lezioni e incontri di degustazione. Il programma sarà presto disponibile su www.torino.eataly.it.

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Milano Beer Week: birre d’autore per la sete dei lombardi

Se è vero, come risulta dai dati forniti dall’Istat e diffusi da Coldiretti Lombardia, che “quasi un lombardo su due beve birra durante l’anno”, allora il capoluogo ha qualcosa da offrire, dal 12 al 18 settembre. Niente di meno che una settimana di eventi (qui il calendario), legati alla Milano Beer Week.

La “settimana milanese più birraria dell’anno” sta per cominciare. Una manifestazione unica nel suo genere, in Italia. Si tratta infatti del primo evento dedicato alla birra che non si svolge in un’unica location, bensì tra i migliori locali di una città, “dove la birra è amata e rispettata”.

Birra protagonista, sì. Ma non da sola. L’intenzione dell’ideatore Maurizio Maestrelli – giornalista che da 20 anni vive e lavora nel settore del luppolo – è quella di farla vivere “attraverso i locali e le persone che sono i suoi migliori ambasciatori”. Birre d’autore, dunque, spillate sette giorni su sette grazie alla fatica e all’impegno di coraggiosi imprenditori milanesi, che combattono la crisi a suon di boccali.

La Milano Beer Week – spiega Maestrelli – non è pensata solo per gli esperti o per i super-appassionati. Anche se molti appuntamenti sono rivolti a loro, noi vorremmo che la gente si avvicinasse alla birra senza per forza sentirsi in dovere di conoscere tutto sulla produzione, sui luppoli o sui diversi stili birrari. Una bella serata di Milano Beer Week può prevedere anche un reading di un nuovo romanzo o un concerto o un vernissage. Naturalmente con una birra in mano”.

I LOCALI SELEZIONATI
Tante riconferme e alcune interessanti novità tra i locali selezionati per la terza edizione della Milano Beer Week. Tra gli “storici” si contano lo Scott Duff di via Volta e lo Scott Joplin di via Val di Lepro e le due Impronta Birraia di via Tucidide e di via Sciesa, la Brasserie Bruxelles di Viale Abruzzi, l’Au Vieux Strasbourg di via Strambio, l’Isola della Birra di via Medardo Rosso, lo Sloan Square di Piazzale Cadorna, il Birrificio La Ribalta di via Cevedale, il Ristorante La Pobbia di via Gallarate, la Pazzeria di via Caterina da Forlì.

E ancora: il Mulligans Irish Pub di via Govone, il Woodstock di via Lodovico il Moro e il Baladin Milano di via Solferino. Le new entry 2016 sono invece il Beer Gallery di via Stendhal, l’Hoppy Fish di Corso di Porta Vigentina, il Barley Park di viale Monte Nero, il BeerShow di via Borsieri, El Tombon de San Marc di Via San Marco e Le Vent du Nord di via Sannio. Una selezione, dunque, comprensiva di realtà ormai storiche e di altre esordienti, di pub e di brewpub, di ristoranti e di beershop. Perché la buona birra si fa trovare dovunque e, soprattutto, può essere assaggiata da chiunque.

“La birra artigianale – spiega Maurizio Maestrelli – è sicuramente sotto i riflettori e vive un momento di grande splendore ma non si deve correre il rischio di confondere ‘artigianale’ con ‘buono’. Ultimamente si tende a fare questa ‘connessione’, ma non è sempre vero. Come approcciarsi nella maniera più corretta a questo caleidoscopico mondo birrario? Affidandosi ai gestori dei locali che conoscono le birre, che le sanno servire bene, che le sanno raccontare”.

L’idea cardine della Milano Beer Week è quella di diffondere la cultura della birra che vada oltre i luoghi comuni e che permetta di apprezzare le tante e diverse sfumature di aromi e di gusto che ci sono tra una birra e l’altra, e promuovere un consumo intelligente della birra all’interno di quei luoghi dove la birra è amata e rispettata”. Luoghi individuati da Maestrelli con la collaborazione degli altri tre ideatori dell’evento: Valentina Brambilla, Emanuele Tonucci e Andrea Camaschella.

LA BIRRA IN LOMBARDIA
Del resto, la Lombardia è la regione italiana dove la birra è più amata: la consumano oltre 4 milioni di persone (+5% sul 2014), pari al 40% della popolazione e oltre 360 mila la bevono tutti i giorni. A livello nazionale il consumo pro capite è di circa 29 litri all’anno, fra i più bassi d’Europa.

E proprio in Lombardia, come evidenzia la Coldiretti regionale, aumentano le aziende che decidono di scommettere su questo prodotto: si va da quella aromatizzata ai mirtilli a quella alla canapa, dall’agribirra al mais corvino fino a quella prodotta con un processo che dura più di 80 giorni.

Scommesse che si giocano in lungo e in largo sul terriorio lombardo, da Milano a Sondrio, da Brescia a Mantova. Mentre sono 10 i birrifici industriali presenti sul territorio lombardo, ai quali si affianca una rete di circa 170 mini birrifici pseudo artigianali.

A sostenere la produzione lombarda di birra ci sono anche le coltivazioni di orzo, con la superficie complessiva che sta aumentando in media di oltre 100 ettari al mese, passando dai 21.700 ettari dell’anno scorso ai quasi 23 mila ettari attuali, così distribuiti: 4.363 in provincia di Mantova, 3.733 in provincia di Cremona, 3.450 nel Pavese, 3.187 nel Bresciano, 2.640 in provincia di Milano, 2.548 nella Bergamasca, 2.266 nel Lodigiano, 389 ettari in provincia di Monza e Brianza, 169 in provincia di Como, 125 a Varese, 87 a Lecco e 3 ettari a Sondrio.

“Questa è una bevanda poliedrica – spiega Francesca Toscani, Responsabile regionale di Campagna Amica -. Può essere leggera o pastosa, aromatizzata o naturale, si può abbinare al dolce o al salato. La regola base, però, è quella di un consumo responsabile: l’apporto calorico va dalle 34 kilocalorie per 100 grammi delle birre standard alle 60 kilocalorie di quelle più alcoliche”.

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Viaggio tra il IX ed il X secolo con Birra e Pancotto

Dopo il successo de “La birra di Carlo Magno” che si è svolto a fine luglio, un nuovo evento è in programma all’Archeodromo di Poggio Imperiale. L’appuntamento è con “Birra e pancotto” che si svolgerà giovedì 25 agosto a partire dalle 19, quando al calar del sole il villaggio si illuminerà di torce e lanterne. Un viaggio nel gusto tra IX e X secolo con birra ai grani antichi e una gustosa zuppa di pane di origine medievale (pancotto).

Nel villaggio di capanne è giorno di festa, avendo fatto ritorno dopo un mese il birraio Bodomar insieme al suo assistente Asmus. Gli abitanti sono molto felici, avendo già assaggiato il nettare che produce.

A tutti i presenti, Bodomar il birraio farà scoprire i segreti e il gusto della birra antica, i contadini serviranno ottimi piatti della minestra tradizionale “pancotto”, racconteranno i segreti del cibo e delle sue capacità curative, racconteranno come vivono e i loro mestieri, faranno visitare le loro case e le illustreranno; faranno conoscere le armi in uso al nostro dominus Razo e tanto altro.

E’ una minestra preparata con pane raffermo spezzettato e messo in un liquido, brodo vegetale o acqua, con pezzetti di verdure. Il pane viene cotto nel brodo insieme agli altri ingredienti e non aggiunto successivamente come nelle zuppe. Ogni regione italiana ha la sua ricetta di pancotto, con poche differenze dovute soprattutto al tipo di pane utilizzato.

Cambiano anche i nomi, come la Panada in Lombardia, il Pancheuto ligure, il Pane cottu in Sardegna. L’evento “Birra e pancotto” è realizzato da Archeòtipo in collaborazione con Birrificio San Gimignano srl e Associazione Culturale La Ginestra. Ingresso 10 euro (1 boccale di birra e 1 piatto di pancotto), gratuito per bambini fino a 10 anni.

Prenotazione al 392 9279400 e tramite info@parco-poggibonsi.it entro il 24 agosto. E’ garantito il pancotto a chi prenota e sino ad esaurimento scorte. Disponibile un corno potorio per birra, in scorta limitata. Necessario specificare nella prenotazione se si è interessati.

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Agri birre in Apecar: a Milano col tutor della birra

foto di repertorio

Dai mirtilli al mais corvino, da quella di canapa alla più tradizionale con l’orzo, sono solo alcune delle agri birre lombarde che si potranno trovare sabato 30 luglio 2016 dalle 8.30 alle 13 al farmers’ market di Campagna Amica a Milano in via Ripamonti 35.

Il “Tutor della birra” spiegherà le qualità organolettiche e le caratteristiche nutrizionali dei diversi tipi di birra e illustrerà i segreti degli abbinamenti con i prodotti a km zero in modo da usare l’agri-birra più adatta per ogni occasione e ogni piatto.

Si passa dal salato al dolce, compreso un pinzimonio alla birra adatto per gli aperitivi estivi. Verranno poi svelate diverse ricette per l’uso della birra in cucina e a disposizione di tutti ci sarà anche l’Apecar della Birra.

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Itala Pilsen: Peroni la rilancia e riparte da Padova

Tornerà ad essere prodotta a Padova, a quasi cento anni dalla sua nascita, la birra Itala Pilsen. Nata per volontà del ragionier Arrigo Olivieri nel 1919 e  dedicata alla moglie Italia, la storia di Itala Pilsen è un susseguirsi di passaggi societari.

Tutto comincia nel 1916 quando Arrigo Olivieri rileva la Birra Cappellari fondata a Padova nel 1890. Nel 1919 a seguito della fusione con la birra Maura e dell’ingresso del nuovo socio Giovanni Battista Frigo la ragione sociale viene modificata in Birra Itala Pilsen.

Negli anni 50 con una produzione di 170.000 ettolitri, 100 operai e 50 impiegati a libro paga Birra Itala Pilsen diventa una della realtà italiane industriali  di spicco anche grazie ad una quota di mercato pari al 7% e ben 90 concessionari su tutta la penisola.

Nel 1980 la società si trasforma in S.p.A ed il 50% del capitale sociale viene acquisito da Peroni e da Pedavena per finire completamente nelle mani di Peroni negli anni settanta. La produzione va avanti fino ad esaurirsi a favore del marchio Peroni.

Soddisfazione da parte del  sottosegretario all’Economia e alle Finanze, Pierpaolo Baretta, che ha sottolineato in un messaggio la positività di questa notizia non solo per ragioni affettive, ma anche per ragioni di opportunità economiche del Veneto, che si riconferma area strategica di investimento da parte di aziende e gruppi importanti

Sulla stessa linea d’onda anche l’assessore all’economia Marcato  “Non posso che esprimere soddisfazione per la ripresa di un’attività imprenditoriale che può generare ricchezza e occupazione per il territorio. È un esempio pratico, concreto e positivo di un processo di start up d’impresa che mostra fiducia nella forza del made in Veneto e accetta la sfida di competere sul mercato, recuperando un marchio storico fra le birre italiane”.

Per festeggiare il ritorno di Itala Pilsen è stata allestita nelle Sale del Caffé Pedrocchi la mostra “Itala Pilsen e Padova: una storia d’amore” che ripercorre quasi un secolo di storia tra foto, documenti e oggetti d’epoca nell’ambito dell’evento “Itala Pilsen guarda chi si ribeve”.

Un’elevata brand awareness per il marchio: dai dati diffusi da Peroni su una ricerca condotta dall’istituto di ricerche di mercato Toluna, il 50% degli abitanti di Padova ancora ricorda la marca e il 90% la riacquisterebbe volentieri. Nonostante questo, al momento la distribuzione di Itala Pilsen è stata pensata solo per il canale Horeca e non per la grande distribuzione.

Sarà possibile degustarla in pub e ristoranti di Veneto, Emilia Romagna, Marche e Umbria. La Itala Pilsen “versione 2.0”  è stata rivisitata dal mastro birraio Raffaele Sbuelz che ne ha modificato il gusto e non sarà pastorizzata per renderla fresca come appena prodotta.

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”Innovation Beer Festival Lovanio”, il festival per intenditori

Le Fiandre e Bruxelles sono la meta perfetta per gli appassionati di birra. I numerosi eventi dedicati alla birra spaziano dai festival per intenditori, come l’Innovation Beer Festival di Lovanio, ad eventi più ludici che abbinano la birra allo sport, come la Great Breweries Marathon. Tradizione e innovazione vanno di pari passo regalando un’esperienza unica e di qualità.

Innovation Beer Festival, Lovanio, 15-16 maggio 2016 Il ”Leuven Beer Month”, cappello sotto al quale la città di Lovanio fino al 20 maggio sfodera una serie di appuntamenti per appassionati di birra, si conclude con uno dei suoi eventi di punta: l’Innovation Beer Festival. Alla sua seconda edizione, è un appuntamento per gli amanti delle birre artigianali con un occhio di riguardo per l’innovazione.

I produttori di birra selezionati per partecipare all’evento sono in parte nazionali (la Duvel Moortgat è uno dei nomi più noti, ma si annoverano anche birrifici meno conosciuti come De Dochter van de Korenaar) e in parte internazionali. L’appuntamento è in un luogo speciale, l’antico birrificio De Hoorn, dove fu prodotta la prima Stella Artois.

Una location di grande tradizione birraia in cui tuttavia i riflettori punteranno sull’innovazione, declinata in coinvolgenti attività. L’innovazione è anche il criterio in base a cui viene decretato il vincitore di un contest a cui possono partecipare birrai di qualunque nazionalità, purché maggiorenni.

Il premio consiste in un’esperienza unica: produrre 1000 litri di birra e imbottigliarla presso il birrificio Hof ten Dormaal. 15 maggio dalle 14 alle 22; 16 maggio dalle 12 alle 20. Ingresso giornaliero 25€ (in prevendita) – 30€ (sul posto); 2 giorni 40€. Il biglietto di ingresso prevede un bicchiere e 7 (1 giorno) o 14 (2 giorni) gettoni per gli assaggi.

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Beer Expo Sicilia: quattro giorni di birra a Messina

Da venerdì 22 a lunedì 25 aprile il Palamastroeni di Giammoro, Messina, ospiterà Beer Expo Sicilia, una manifestazione che si pone come grande vetrina per i produttori di birra e per tutti coloro che amano bere. Quattro giornate dedicate alla birra ”artigianale”, non ”artiganale” come indicato erroneamente in locandina.

Vizi di forma a parte, la sostanza è un ricco programma con degustazioni, spettacoli di show cooking, mostre di cimeli del rock con tanto di oggetti appartenuti ai Rolling Stones, Metallica e Sex Pistols. Con oltre 20.000 presenze attese, il Beer Expo si configura come evento di punta nel panorama nazionale, capace di creare un rilevante indotto turistico ed economico in Sicilia.

Gli organizzatori di Beer Expo Sicilia, l’imprenditore Nicola Nastasi ed i professionisti Santino Priscoglio e Gabriele Spadaro, hanno riservato particolare attenzione anche alla musica, e ogni sera, a partire dalle ore 21.00, il Palamastroeni ospiterà concerti rigorosamente dal vivo, che saranno introdotti dal presentatore Francesco Anania.

Per ogni giornata di Beer Expo sono stati predisposti dei menu tematici dall’Associazione Provinciale Cuochi, presieduta da Rosaria Fiorentino e preparati dagli chef professionisti. Numerosi birrifici presenti: Mirenda, Birra Minchia, De Alchemia, Cannistrà Beer Service, Zatec, San Miguel, Birrificio Italiano, Birra Antoniana, Birra Nursia, Wieninger Bier, Tennent’s, Sierra Nevada, Kwak, Felsen Brau.

IL PROGRAMMA
Venerdì 22 aprile: taglio del nastro alle ore 17.00 alla presenza delle autorità locali e dalle 18.00 avrà inizio la parte didattica con il mastro birraio che spiegherà le varie fasi di produzione della birra, con una degustazione finale. Dalle 20.00 esibizione di show cooking e alle 21.00 si esibiranno The Horny Brothers e gli American Disorient Express.

Sabato 23: alle ore 18.00 si svolgerà il concorso di bellezza Miss Beer Expo, organizzato da Francesco Anania, a seguire esibizione di show cooking e alle 21.00 saliranno sul palco Daniele Paone & The Sleepwalkers, che faranno vivere un percorso musicale che unisce vari generi a cavallo negli anni ’50-‘60, come rock, blues e surf. Inoltre, è previsto un raduno di oltre 200 Harley Davidson da tutta la Sicilia.

Domenica 24: alle ore 18.00 degustazione guidata di birra del Mastro Birraio, alle ore 20.00 show cooking ed alle 21 concerto dei Lust Supper, cover band dei Black Sabbath e dei Deuce, tribute band dei Kiss.

L’attore Francesco Benigno sarà l’ospite d’onore della giornata conclusiva di lunedì 25 aprile, che vedrà lo svolgimento della degustazione guidata dal Mastro Birraio e gli spettacoli di show cooking.

Alle 21.00 saliranno sul palco del Beer Expo i Doraemones, cover band dei Ramones e, a seguire, si esibirà il cantante Pino Scotto, che presenterà il suo ultimo album e chiuderà la manifestazione. A conclusione di ogni serata si svolgerà la ”competizione food” che premierà chi sarà il più veloce a mangiare un megapanino con 60 cm di würstel.

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L’ 8 ed il 9 Aprile Bolzano ospita la Beer Craft

Castel Mareccio, nel cuore di Bolzano, ospita oggi e domani la seconda edizione della Beer Craft che raccoglierà 30 birrifici di provenienza internazionale allo scopo di far incontrare produttori, amanti della birra, ma anche operatori del mondo della ristorazione e del settore alberghiero. ”La nostra ambizione è che la Beer Craft diventi una manifestazione di riferimento per amanti, produttori e sommelier della birra”, spiega Robert “Bobo” Widmann, membro del comitato organizzatore.

La moda della birra artigianale arriva dall’America ed oggi, in Europa ed in Italia, ha cambiato profondamente il modo di fare birra. ”In Alto Adige abbiamo un approccio al tema della birra artigianale a tutto tondo. Anche i contadini altoatesini sono coinvolti in questo nuovo movimento. Su più di cinque ettari di terreno si coltiva già la materia prima che i piccoli birrifici altoatesini usano per produrre le loro birre, tutte quante targate “qualità Alto Adige”, ha spiegato Widmann, anch’egli produttore.

”Questo è un progetto molto apprezzato, in quanto favorisce i circuiti corti e avvicina i consumatori alla birra locale”. Due giornate dense di appuntamenti. Degustazioni, live brewing, ospiti tra cui Simonmattia Riva, il sommelier campione del mondo in carica, e Dr. Markus Sailer, campione nazionale sommelier di birra della Germania nel 2014 che spiegherà quali sono i bicchieri da birra adatti.

Riva invece presenterà per la prima volta la birra prodotta insieme al mastro birrario del Batzen Christian “Pitsch” Pichler.  In programma anche seminari e workshop, anche di foodpairing, in cui ogni visitatore potrà avvicinarsi al tema della varietà della birra, indipendentemente dal suo grado di esperienza.

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Boom della birra artigianale. E il Mastro Birraio fa tendenza

Giovane, proveniente da altri settori professionali. E soprattutto consumatore. E’ il profilo del “Mastro Birraio” di oggi, professione negli ultimi anni tornata alla ribalta grazie a un boom di consumo di birra e birra artigianale (e naturale) in particolare. A Tirreno C.T., la fiera dedicata al mondo dell’ospitalità e della ristorazione a CarraraFiere fino al 2 marzo prossimo, la presenza di micro birrifici è in forte aumento. Dato questo che va ad aggiungersi anche alla crescita in fiera di fornitori per questo comparto, con la tecnologia che cresce.

Dal punto di vista produttivo, ma anche e soprattutto della tecnologia legata a questa produzione. “Impressionante come quest’anno si sia andati incontro a una tendenza di crescita del genere – spiega Paolo Caldana, organizzatore di Tirreno C.T. – e uno dei motivi è che questa fiera rappresenta l’incontro tra operatori, in questo caso abbiamo puntato molto sia sull’aspetto fornitori che produttori”.

Il settore della birra artigianale è in forte crescita tanto che Coldiretti parla addirittura di 1.900% di micro birrifici negli ultimi dieci anni. Secondo i dati di Assobirra tra il 2010 e il 2014 il dato è quasi raddoppiato, sono passati da da 186 a 443 e oggi sono oltre 600 i piccoli stabilimenti artigianali che hanno sede in Italia e rappresentano quasi il 3% della produzione nazionale.

Sono quindi una realtà importante che è stata in grado di garantire oltre mille e cinquecento nuovi posti di lavoro, soprattutto giovanile. In termini di fatturato, sottolinea Unionbirrai, oltre il 60% dei birrifici guadagna tra i 100mila e gli 800mila euro, e oltre il 51% si avvale di personale a tempo indeterminato. E a crescere sono anche i volumi prodotti, 445 mila ettolitri in media in un anno, +2,2% rispetto al 2011 e pari al 3,3% degli ettolitri totali di birra prodotti in Italia.

QUANTA BIRRA SI BEVE
Sempre secondo Assobirra, la birra si beve tutto l’anno e addirittura sono stati 2,4 milioni di ettolitri quelli bevuto durante le feste natalizie. I consumi sono pressoché raddoppiati da 16,7 a 29 litri procapite in pochi anni.

E la “bevanda rinfrescante” di allora è al centro della curiosità del pubblico femminile, dato che l’Italia è il Paese con il più alto numero di consumatrici di birra in Europa (6 su 10), pur mantenendo il minor consumo procapite e un approccio a questa bevanda nel segno della moderazione e del consumo a pasto.

La birra è la bevanda alcolica preferita dagli under 54 (secondo uno studio Ipsos-AssoBirra) e nell’80% dei casi viene bevuta “a pasto”, quindi in modo responsabile e secondo uno stile di consumo definito “Mediterraneo”, ossia senza eccessi e in maniera consapevole.

Sempre secondo Coldiretti sono oltre 30 milioni gli appassionati consumatori di birra per un consumo procapite annuo di 29 litri, molto poco rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l’Austria 107,8, la Germania 105, l’Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82. La birra italiana vola però all’estero con le esportazioni praticamente triplicate negli ultimi dieci anni con un aumento record del 28% nel 2015.

Il nostro Paese resta il mercato con i maggiori volumi di import di birra (pari a 6 milioni e 175mila ettolitri nel 2013), complice anche una competizione fiscale sleale da parte di vari paesi europei, fondata su norme nazionali poco rigorose sulla denominazione del prodotto (gradi plato) che permettono di commercializzare a prezzi molto competitivi (e con una tassazione più bassa) birre di minor qualità, che rischiano di mettere fuori mercato gli operatori italiani.

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