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A Grandi Langhe 2020 spicca la “longevità” dei Barolo 2016

Una quinta edizione, quella di Grandi Langhe 2020 (ad Alba, 27 e 28 gennaio), col segno “più“. Aumentano infatti gli ingressi da parte degli operatori del settore, +30% rispetto al 2019. Oltre 2000 professionisti provenienti da 34 paesi nel mondo per degustare le nuove annate di Barolo 2016, Barbaresco 2017 e Roero 2017, e delle altre denominazioni di Langhe e Roero.

“Oltre un terzo dei partecipanti è arrivato dall’estero, a conferma del fatto che il nome di Grandi Langhe si sta affermando sempre di più anche fuori dall’Italia” – dice il presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani Matteo Ascheri.

Fra i 206 banchetti si disegna il tratto di una nuova annata, in particolare per il Barolo 2016, in gran forma e con ogni probabilità destinata a farsi ricordare a lungo nel calice: un’annata nel pieno delle potenzialità di affinamento per il rosso simbolo delle Langhe.

GLI ASSAGGI DI WINEMAG.IT

Conferme e novità, grandi e piccoli produttori fra gli assaggi di WineMag. Ecco quelli più convincenti.

Barolo Bussia Docg 2016, Fogliati. Un Barolo ricco, pieno e scorrevole. Naso che coinvolge alternando il frutto ad un terziario aromatico che a tratti ricorda sentori di brace. Tannino vellutato e grande freschezza. Un Barolo che sembra parlare la stessa lingua del vicino di cru (e, coincidenza, di banchetto) Giacomo Fenocchio. Ottima prima vendemmia per i fratelli Annalisa e Guido Chiappa.

Sono loro la “storia di copertina“. Ragazzi poco più che trentenni che hanno recuperato i vigneti di famiglia fra Castiglione Falletto e Monforte. Viti di circa 70 anni, condotte in regime bio, estese su 7 ettari ma di cui al momento solo 2,8 sono produttivi.

Circa 6000 bottiglie per una sfida ed una scommessa che, a giudicar dal loro primo Barolo, è vinta con ampio margine. Ne è conferma anche il Langhe Nebbiolo Docg 2018. Fiori e frutto al naso scalcianti nella loro gioventù ed una bocca sostenuta dalla stessa sapida mineralità del Barolo.

Barolo Bussia Docg 2016, Giacomo Fenocchio. Un nome che è una certezza ma in questo caso la mano di Claudio ha disegnato una linea di cru (Cannubi, Castellero, Villero e Bussia) che da soli spiegano il motivo di tanto successo. Il Bussia in particolare ha un naso ricco e profondo ed una mineralità che restano nella memoria.

Così come il Barolo Bussia Docg 2010, chiaramente più evoluto ed intrigante ma in qualche modo “fratello maggiore” del 2016. Due annate che messe a confronto hanno molto di cui parlare.

Barolo Docg 2016 “La Tartufaia”, Giulia Negri – Serradenari. Grande riconferma per Giulia, che dopo l’ottima performance del 2019 con “La Tartufaia” 2015 presenta qui una nuova annata del suo cru. Diverso eppur con la stessa prospettiva il 2016 ha naso complesso ed è avvolgente al palato in un gioco continuo fra freschezza e tannino.

Barolo Scarrone Docg 2016, Bava. Un Barolo ruvido che apre su note fruttate per chiudere il sorso con un tannino a tratti spigoloso. Vino che lascia immaginare possibilità di allungo e maggior finezza nel tempo. Impressione confermata dall’assaggio del Barolo Scarrone Docg 2011; vino succoso, pieno e fresco.

Un 2011 che per freschezza “e gioventù” se la gioca con molti 2016 presenti. Quando rispettare il vino ed il territorio paga “sulla distanza”.

Barolo Riserva Docg 2013, Virna Borgogno. Conquista subito per la sua balsamicità mentolata. Una freschezza al naso che fa da contraltare a terziari, piacevoli ed evidenti, “scuri” di spezie e frutta rossa surmatura.

Barbaresco Montersino Docg 2017, Albino Rocca. Pulito, preciso, “didattico” nel senso più bello del termine. Barbaresco che non fa discutere fra “modernità” e “tradizione”, semplicemente si fa apprezzare e gustare.

Barbera d’Alba Superiore Doc 2017, Marengo Mauro. Naso intenso e ricco di frutto rosso, lieve nota di legno. Armonico e sapido in bocca non nasconde la sua viva freschezza.

Langhe Nebbiolo Doc 2017, Garesio. Un Nebbiolo che apre ematico ed agrumato per regalare note floreali e di frutto rosso in un secondo momento. Piacevolmente scorrevole e minerale al sorso è dotato una piacevolissima persistenza.

Il Barolo Gianetto Docg 2016, sempre di Garesio e qui presente in campione per degustazione perché non ancora imbottigliato, è un vino di struttura in cui il tannino si presenta ancora in modo potente. Da riassaggiare fra qualche tempo.

Sul fronte dei bianchi a stupire è il Vino Bianco “Sabbia” 2017 di Demarie. Un Arneis macerato e brevemente affinato in barrique. Colore carico ma non “ornage”, occorre lasciarlo scaldare un po’ nel bicchiere per poterne godere a pieno.

Circa 3000 bottiglie che conquistano il naso con profumi di pesca, albicocca, camomilla ed un po’ di spezia. In bocca è sapido, fresco e di corpo. Lunga la persistenza sulle stesse note del naso.

Deltetto sfoggia una coppia di Arneis in splendida forma. Roero Arneis Docg 2018 “San Michele” è profumato al limite dell’aromatico. Frutta esotica che dona morbidezza e frutta bianca che da freschezza. Roero Arneis Riserva Docg 2017 “San Defendente” mostra una maggiore evoluzione.

Note morbide accompagnate da una mineralità di idrocarburo. Il campione di “Atto a diventare” San Defendente 2018 conferma la propensione della cantina ai bianchi da invecchiamento.

Langhe Nascetta Doc 2018, La Rachilana. Vitigno ancora poco noto e poco coltivato vista la sua scarsa rappresentazione qui a Grandi Langhe 2020. Quella di La Rachilana si fa notare per la sua facilità di beva. Apre il sorso in modo verticale per poi allargare su note fruttate durante la persistenza, non lunghissima ma assolutamente piacevole.

Langhe Doc Sauvignon 2018, Silvano Bolmida. Attenzione ai terreni ed alle tecniche di viticoltura che pagano (ancora) regalando un Sauvignon non banale. Pulito e preciso, sapido. Grande frutta e varietale ma senza quella potenza della “foglia di pomodoro” che solitamente ci si aspetta da questi vini. Un’etichetta già presente nella Guida TOP 100 – 2019 di WineMag.it.

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Approfondimenti

“Cocco7Sete”: a Cocconato tra 7 tappe, 7 vini, 7 vigne e 7 gusti

Si svolge domenica 10 giugno a Cocconato (Asti), “Cocco7Sete” escursione in sette tappe, tra sette vini, sette vigne e sette gusti, fra i magnifici paesaggi della Riviera del Monferrato, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

L’iniziativa è alla sua 11ª edizione ed è organizzata come ogni anno dalla Polisportiva CoccoSport.

La camminata enogastronomica, adatta ad adulti, bambini, gruppi, famiglie, si snoda in un circuito di una decina di chilometri tra Cocconato, Cocconito e Bonvino. Toccherà vigne, sentieri, strade in parte sterrate e in parte asfaltate. Il percorso comprende anche il Parco Botanico dell’Alberone, con il suo patrimonio naturale ottimamente conservato tra tanti esemplari di piante autoctone e varietà di fiori locali, e consentirà di scoprire la natura e le magnifiche vigne della zona insieme alle eccellenze di Cocconato.

Ai vini delle cantine Benefizio di Cocconito, Bava, Marovè, Maciòt, Poggio Ridente, Cantina Nicola, Dezzani si abbineranno, tappa dopo tappa, Robiola di Cocconato con tartufo, insalata di pollo, sedano e noci, salame cotto e crudo, prosciutto crudo, miele e lardo, carne cruda e torta di nocciole oltre a un dolce a sorpresa.

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news ed eventi

Moscato di Scanzo: grandine cancella la vendemmia 2016

Il maltempo gonfia i livelli del Po. Secondo un monitoraggio di Coldiretti Lombardia, al Ponte della Becca il fiume è salito di 70 centimetri in dodici ore e la tendenza è ancora al rialzo. Intanto nella Bergamasca, colpita anche l’altro giorno dalla gradine, i danni causati dalle ultime tempeste sfiorano – secondo le stime della Coldiretti provinciale – i 4 milioni di euro. Da metà maggio a oggi – spiega Coldiretti Lombardia – c’è stata, in media, una bufera di ghiaccio ogni 4 giorni e il mese scorso sono caduti oltre 106 millimetri di acqua contro i poco meno di 38 millimetri di aprile. Intanto l’altro giorno, a Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, un vento fortissimo accompagnato da una violenta grandinata ha colpito le pregiate vigne del Moscato di Scanzo.

LA TESTIMONIANZA
“E’ successo tutto molto rapidamente – evidenzia Manuele Biava, imprenditore agricolo – è stato come un uragano. Il vento soffiava così forte che ha addirittura scardinato una porta finestra della mia abitazione. Le raffiche erano talmente violente che diversi alberi attorno al vigneto sono caduti e hanno travolto le viti (nella foto) e tranciato i fili su cui si appoggiavano. La grandine era così intensa che ha triturato tutte le foglie e il vigneto oggi  si presenta come se fossimo in autunno. Sicuramente perderò la produzione di quest’anno e anche quella del prossimo è a rischio”. Nell’area di Bottanuco, sempre nella Bergamasca, i campi sono stati completamente allagati dalle precipitazioni intense mentre il forte vento ha allettato orzo e triticale che ora, sommersi dall’acqua, stanno marcendo e non potranno più essere utilizzati per l’alimentazione del bestiame. La grandinata che si è abbattuta nella zona di Stezzano ha divelto le strutture delle serre di ortaggi e ne ha bucato le coperture rendendole inservibili. Sono state rovinate anche le verdure coltivate sotto i tunnel. Alla Coldiretti sono arrivate molte segnalazioni di danni anche dalla zona di Treviglio e di Arcene colpite da bombe d’acqua e forti grandinate, mentre in Val Brembana è stato perso un intero taglio di fieno.

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