Categorie
degustati da noi vini#02

Barolo Docg Bricco Ambrogio 2020, Lodali


Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Barolo Docg Bricco Ambrogio 2020, Lodali (15%).

Fiore: 8.5
Frutto: 8
Spezie, erbe: 9
Freschezza: 8.5
Tannino: 7.5
Sapidità: 7
Percezione alcolica: 6
Armonia complessiva: 9
Facilità di beva: 7.5
A tavola: 9.5
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Migliori Barolo 2021 a Grandi Langhe 2025


Migliori
Barolo 2021 a Grandi Langhe. Non stupiamoci di trovare prossimamente, sul dizionario dei sinonimi, questa definizione alla voce “eleganza” (“perfezione” era già intasata). Quello che emerge dagli assaggi di Barolo 2021 a Grandi Langhe 2025 è infatti la raffigurazione un’ottima annata, in quest’angolo di Piemonte. Vini già aperti, in molti casi “pronti”. Già assolutamente godibili. Al contempo, di assoluta prospettiva. Baroli che mostrano grande equilibrio tra frutto (primari), acidità (freschezza), tannino e alcol. Del resto, l’annata 2021 del Barolo viene descritta dai produttori come una delle più promettenti degli ultimi anni, grazie a condizioni climatiche particolari che hanno influenzato (positivamente) la qualità delle uve Nebbiolo.

VENDEMMIA BAROLO 2021: L’ANDAMENTO CLIMATICO

L’inverno 2020-2021 è stato contraddistinto da abbondanti nevicate, in grado di garantire una riserva idrica ottimale alla vite. Tuttavia, ad aprile, si sono verificate gelate tardive che hanno interessato alcune aree, causando danni limitati ai germogli, nelle zone a quote più basse. Successivamente, la primavera e l’estate hanno registrato precipitazioni inferiori alla media, con un’estate particolarmente secca ma senza picchi di calore eccessivi.

Le temperature notturne fresche, soprattutto dalla seconda metà di settembre, hanno favorito una raccolta di uve Nebbiolo da Barolo 2021 molto sane, con una maturazione fenolica ottimale e un’elevata concentrazione di polifenoli. Tutti elementi fondamentali per la struttura e la longevità dei vini destinati a lungo invecchiamento. La combinazione di acini più piccoli e bucce spesse ha portato inoltre a una maggiore concentrazione, bilanciata da un’acidità sostenuta, grazie alle escursioni termiche di fine stagione.

MIGLIORI BAROLO 2021 A GRANDI LANGHE: PUNTEGGI IN CENTESIMI

ABRIGO FRATELLI RAVERA 2021 Molto profumato, floreale. Frutto succoso, ciliegia, piccoli frutti più rossi che neri. Al palato si lascia apprezzare per una buona apertura sul frutto, che si conferma per lo più rosso e succoso. Tannini maturi, già piuttosto integrati. Chiusura leggermente sapida, piacevolissima. 91/100
AGRICOLA MARRONE CASTELLERO 2021 Primo naso sul bel gioco tra vena balsamica e frutto. Sorso polposo, materico, tannini fini. Bello da bere. 89/100
ALESSANDRIA FRATELLI MONVIGLIERO 2021 Meno aperto rispetto ad altri campioni, elegantemente austero. Scuro il frutto, più che rosso. Così la speziatura, raffinatissima. Sorso materico, polposo. Leggera vena sapida in chiusura, che rende ancora più piacevole la beva. Vino a cui dare tempo, espressione elegante e, al contempo, di una certa potenza del cru di Verduno. 95/100
ALESSANDRIA FRATELLI GRAMOLERE 2021 Colore leggermente più carico dei precedenti. Il naso conferma una certa concentrazione di aromi. Ampio spettro balsamico e speziato. In bocca però è ancora piuttosto contratto sul tannino, pur avendo tutto per diventare grande. Ha solo bisogno di tempo. 92/100
ALESSANDRIA GIANFRANCO SAN GIOVANNI 2021 Legno piuttosto presente e marcante, sul frutto. Barolo da grandi portate, di struttura e corpo, caldo e avvolgente. Di un’opulenza ben tenuta a bada da tannini eleganti. Bella prova. 91/100
ALESSANDRIA GIANFRANCO 2021 Frutto e balsamicità, elegante speziatura. In bocca si rivela teso e longilineo, slanciato sul frutto e sulla freschezza. Migliorerà ancora nel tempo. 89/100
AMALIA CASCINA IN LANGA BUSSIA ‘VIGNA FANTINI’ 2021 Profumatissimo di fiori e frutto rosso, apertissimo, generoso. Si conferma tale al palato, su una bella vena sapida che accompagna il sorso, dall’ingresso alla chiusura. Elegante, in cravatta. 92/100
AMALIA CASCINA IN LANGA LE COSTE DI MONFORTE 2021 Un Barolo che parla di freschezza e sapidità, di frutta croccante e slancio sapido. Tannini che si integreranno. 90/100
ARNALDORIVERA ROCCHE DI CASTIGLIONE 2021 Frutta matura e poutpourri per la componente floreale. Sanguigno e materico. Molto ricco anche al palato, che riserva note di frutta surmatura e una speziatura dolce molto piacevole. Tannini ruggenti, che chiamano a gran voce l’attesa. 92/100
ARNALDORIVERA VIGNARIONDA 2021 Ben aperto sul frutto, goloso. Nota balsamica che richiama la liquirizia. Frutta rossa appena matura, croccante. Tannini integrati, che non coprono una chiusura cremosa, su richiami di torrefazione. Parola d’ordine “eleganza”. In questo caso, già esplicita. 94/100
GAGLIASSO MARIO AZIENDA AGRICOLA TRE UTIN 2021 Frutto, spezia e balsamicità. Più generoso in bocca che al naso, specie sulla componente fruttata. Già bello da bere – con tannini che andranno a integrarsi ulteriormente – pur l’evidente potenza. 92/100
AZ. AGR.VIRNA BORGOGNO CANNUBI 2021 Pieno sul frutto, perfettamente maturo, rosso, d’una ciliegia succosa. Tannini integrati. Bella balsamicità e “potente eleganza”, che non sottrare al sorso una beva già piuttosto agile. 90/100
AZ. AGR.VIRNA BORGOGNO SARMASSA 2021 Già aperto, generoso, sul frutto. Bel tocco balsamico. In bocca potente, elegante. Il frutto è goloso, la sapidità ci danza attorno. Tannini fini, di prospettiva. 93/100
AZ. AGR. ROCCA GIOVANNI DEL COMUNE DI MONFORTE D’ALBA 2021 Altro campione piuttosto aperto sul frutto, al naso. In bocca si perde un po’ di precisione, su note che tendono alla frutta secca (nocciola). 85/100
BOASSO FRANCO AZIENDA AGRICOLA LAZZARITO 2021 Primo naso scuro, leggermente contratto. Si apre piano, generoso, su un frutto di perfetta maturità. Bella vena salina ad accompagnare dal centro alla chiusura del sorso, lunga e polposa. Un Barolo golosissimo. 91/100
BOASSO FRANCO AZIENDA AGRICOLA GABUTTI 2021 Naso-bocca piuttosto timidi. Palato che non lascia il segno, se non per freschezza e beva, su tinte d’arancia rossa. Se di interpretazione si tratta, è tutto sommato ben riuscita. 87/100
BOROLI BRUNELLA 2021 Naso aperto, pieno, sul frutto goloso, maturo. Una precisione non riscontrabile al palato. 85/100
BOROLI DEL COMUNE DI CASTIGLIONE FALLETTO 2021 Qui è il naso a non convincere in termini di precisione e pulizia. Frutta matura al palato. Vino a cui dare tempo, nella speranza di un migliore assestamento. 86/100
BOSCO AGOSTINO LA SERRA 2021 Bella balsamicità sul frutto maturo, pieno. Naso aperto, così come slanciato risulta il frutto, polposo, anche grazie a una leggera vena minerale-salina che accompagna il sorso fino alla chiusura. Tannini potenti, da integrarsi. Buon equilibrio complessivo. 89/100
BOSCO PIERANGELO BOIOLO 2021 Piccoli frutti rossi e scuri, maturi, su sottofondo intenso di spezia, al limite del balsamico. In bocca risulta piuttosto slanciato sul frutto e sulla freschezza. Bella sapidità, ancora una volta, a chiudere insieme al frutto. 88/100
BOVIO ARBORINA 2021 Bel frutto e balsamicità. Vena floreale che aggiunge stratificazione e marca in eleganza. Sorso già disteso, goloso, carnoso. Chiusura su ritorni balsamici. 90/100
BREZZA DAL 1885 CANNUBI 2021 Naso dominato da un floreale generoso, in compagnia del frutto. Sorso ancora contratto, ma con tutto per esprimersi bene nel tempo. 89/100
BRICCO CARLINA CASTELLO 2021 Naso e bocca che non convincono del tutto, in termini di precisione e pulizia. 85/100
BRICCO CARLINA RAVIOLE 2021 Stilistica ben più chiara, sulla freschezza e sulla beva. Tannino ancora una volta un po’ ruvido, con possibilità di integrazione positiva. 87/100
BRICCO MAIOLICA DEL COMUNE DI DIANO CONTADIN 2021 Naso generoso, gentile, pur nella sua pienezza. Bella speziatura elegante, a corredo. In bocca è un Barolo che va dritto al punto, con estrema autenticità. Note ferrose, sanguigne, accompagnano i piccoli frutti rossi. Chiusura sapida, che chiama il sorso successivo. 92/100
BROCCARDO PAIAGALLO 2021 Naso generoso, largo sul frutto, maturo. Fresca speziatura a corredo. Sorso che ha tutto: tensione fresco-acida, sapidità, polpa. Tannini in integrazione. 89/100
BRUNA GRIMALDI CAMILLA 2021 Un po’ contratto al naso, rivela un palato slanciatissimo, fresco, teso come una corda di violino. La prova che il Barolo può essere anche questo: un vino da bere quasi d’un fiato, senza perdere il gran ventaglio di abbinamenti cui è consono e l’attesa longevità. 89/100
BRUNA GRIMALDI BADARINA 2021 Tanto fiore e frutto in questo Barolo, piuttosto preciso ed elegante. 87/100
CA’ DI PRESS PERNO 2021 Aperto, gentile, largo. Semplice. Forse anche troppo. 87/100
CA’ VIOLA SOTTOCASTELLO DI NOVELLO 2021 Bel naso, aperto. Frutto e balsamicità. Altro campione sulla beva, senza rinunciare alla struttura. Tannini che si integreranno meglio, ma convince per la precisione del frutto e per la bella componente salina. 90/100
CA’ VIOLA CAVIOT 2021 Naso che si apre piano sul frutto e sul floreale di rosa e viola. In bocca ha tutto per regalare un sorso ancora più equilibrato, nel tempo. Al momento già molto godibile. 89/100
CARLO REVELLO & FIGLI 2021 Naso aperto sul fiore e sul frutto. Palato in ottima corrispondenza, su ricordi di ciliegia croccante, succosa. Tannino fine, già integrato, ma che troverà ulteriore equilibrio. Un Barolo già godibile, con ottime prospettive. 92/100
CARLO REVELLO & FIGLI GIACHINI 2021 Frutto, spezia, profondità balsamica. Corrispondenza ottima al palato: sorso fresco, di buona tensione acida e di leggera cremosità. Già estremamente godibile, con grandi prospettive. 93/100
CASA E. DI MIRAFIORE LAZZARITO 2021 Aperto sul frutto, gentile, floreale, frutto croccante. Palato corrispondente, senza troppi fronzoli su beva, freschezza ed eleganza. 88/100
CASA E. DI MIRAFIORE PAIAGALLO 2021 Più materico e terroso rispetto a Lazzarito: sanguigno, ferroso. Al palato tannini fitti, un tocco di balsamicità. Possibile attendersi un filo di più dalla persistenza aromatica. 89/100
CASCINA GALARIN DEL COMUNE DI MONFORTE D’ALBA 2021 Naso delizioso, sul frutto e su una elegantissima speziatura. Palato altrettanto elegante. Frutto, sapidità, lunghezza, freschezza. 92/100
CASCINA SÒT BRICCO SAN PIETRO 2021 Naso sul frutto, con buona precisione. Palato corrispondente, slanciato sulla ciliegia. Tannini fitti, in fase di integrazione. Bella prova in divenire. 90/100
CASCINA SÒT DEL COMUNE DI MONFORTE D’ ALBA 2021 Naso un po’ contratto, timido. Ben più espressivo il palato, sul frutto, goloso. Chiusura sapida. Barolo già molto godibile, con assoluta prospettiva. 91/100
CAVALIER BARTOLOMEO ALTENASSO 2021 Frutto pieno, goloso. Spezia calda. Barolo potente e al contempo elegante. Bella prova. 91/100
CHIONETTI BUSSIA VIGNA PIANPOLVERE 2021 Parola d’ordine “frutto”. Croccantezza e freschezza contraddistinguono questo Barolo di Chionetti. Un’interpretazione nel segno della stilistica della cantina. Molto interessante subito e, ancor più, in prospettiva. 91/100
CORDERO DI MONTEZEMOLO MONFALLETTO 2021 Frutta matura, scura più che rossa, al primo naso. Tannini e freschezza che tengono testa a una certa opulenza, al palato. Il risultato è, in poche parole, l’equilibrio. Giovane, di prospettiva, pur già godibilissimo. 90/100
CORINO GIOVANNI GIACHINI 2021 Naso aperto, più sul calore della spezia che sul frutto, croccante e maturo. Bella vena balsamica. Al palato è tra i migliori assaggi per pulizia del sorso, soprattutto nella componente del frutto. Vena sapida a chiudere, splendida. 94/100
CORINO GIOVANNI BRICCO MANESCOTTO 2021 Naso-bocca meno aperti di alcuni precedenti campioni, ma qui si sale di livello in termini di stratificazione e complessità. Frutto più maturo del precedente, più polpa. 93/100
CRISSANTE ALESSANDRIA DEL COMUNE DI LA MORRA 2021 Bel frutto al primo naso, ciliegia, nota speziata elegante. Tocco balsamico caldo, bella beva. Sapido in chiusura, teso, fresco, gran beva. Prospettiva. 90/100
DE SIMONE CARPEGNA 2021 Frutto generoso al naso, maturo, rosso. Ottima corrispondenza gusto-olfattiva, a delineare un palato di gran freschezza e agilità di beva, con chiusura sulla spezia. 89/100
DIEGO CONTERNO DEL COMUNE DI MONFORTE 2021 Tanta frutta croccante al naso, più polposa e piena, matura al palato. Una “caramellina”. Barolo di gran beva, pronto e con grandi prospettive. 91/100
DIEGO E DAMIANO BARALE 2021 Generoso al naso, dal frutto maturo alla spezia. Palato corrispondente, che abbina beva e frutto maturo, in un quadro generale molto equilibrato. Buono da subito. 89/100
DIEGO MORRA MONVIGLIERO 2021 Frutto e spezia ben bilanciate, al naso. Buona corrispondenza al palato, con vena sapida che accompagna sino alla chiusura. Barolo sulla beva e sull’immediata finezza, che non lascia attendere anni prima di trovare l’equilibrio. 90/100
DOMENICO CLERICO GINESTRA – CIABOT MENTIN 2021 Gran bella balsamicità sul frutto, di ottima maturità. Al palato, al momento, tannino e frutto farinoso. 86/100
DOMENICO CLERICO DEL COMUNE DI MONFORTE D’ALBA 2021 Contratto ma di prospettiva assoluta. Ha tutto per farsi apprezzare. Anche il tempo. Vino da aspettare. 90/100
ENZO BOGLIETTI CASE NERE 2021 Generoso sul frutto e sul fiore, tutt’altro che timido. Così risulta al palato. Polpa, croccantezza, allungo sapido e chiusura piena, sul frutto, con una leggera deriva della percezione alcolica che potrebbe integrarsi col tempo, col resto del corredo. 88/100
ETTORE GERMANO CERRETTA 2021 Fiore, frutto croccante, polpa, leggera vena balsamica. Vino estremamente goloso al palato, per il frutto che si conferma croccante e per la vena salina che accompagna il sorso, dall’ingresso alla chiusura. Bella prova: pronto e di prospettiva. 91/100
FENOCCHIO GIACOMO CASTELLERO 2021 Gran balsamicità sul frutto, golosa, su ricordi di liquirizia dolce. Vino che sembra avere peso, struttura ed “estratto” sin dal naso. Si conferma tale al palato, pur ben slanciato e di gran beva. Pregevole chiusura fresca, balsamica, su ricordi di mentuccia. 93/100
FENOCCHIO GIACOMO BUSSIA 2021 Spezia e frutto, elegantissimi al naso. In bocca più contratto, fresco, teso, tannino fine, allungo su note di arancia rossa, ferrose. Vino all’inizio di un lungo percorso. 93/100
CASA E. DI MIRAFIORE DEL COMUNE DI SERRALUNGA D’ALBA – RENAISSANCE 2021 CAMPIONE MANCANTE
FRATELLI SERIO & BATTISTA BORGOGNO CANNUBI 2021 Spezia, balsamicità e frutto. In bocca buona corrispondenza, a disegnare i contorni di un vino improntato sulla freschezza e sulla beva. Bene. 90/100
GHËDDO 2021 Colore leggermente più carico della media. Nota di zafferano al naso, sul frutto. In bocca beva e concretezza, su tannini che meglio si definiranno, pur risultando già piuttosto integrati. 91/100
GIAN LUCA COLOMBO NICBARR 2021 Chiudi gli occhi e, per eleganza estrema dei piccoli frutti rossi, ti ritrovi in Borgogna. Che non significa mancanza di tipicità o paragon sperticato, ma metro di giudizio “nazional-popolare” utile a comprendere la portata dell’etichetta in questione. Una precisione che si riverbera dal naso al palato, concreto, carnoso e diretto, su tannini già elegantissimi. Di interpretazione del Nebbiolo, trattasi: una di quelle davvero grandi. 94/100
GIOVANNI ROSSO CERRETTA 2021 Frutto rosso e cipria, carattere e profondità da vendere. Splendido aspettarlo, per chi ci riuscirà. 94/100
GIOVANNI ROSSO SERRA 2021 Frutto pieno, naso-bocca, goloso, giustamente maturo al naso. Frutto e sapidità al palato, su tannini fitti e levigati, prima di una chiusura che prova ad essere cremosa, oltre a raccontare del tempo necessario per trovare il perfetto equilibrio del calice. 93/100
GRIMALDI GIACOMO SOTTO CASTELLO DI NOVELLO 2021 Colore più carico della media. Palato in concordanza, su un legno che deve ancora integrarsi. In prospettiva, “Barolo gourmet”. 91/100
GRIMALDI LUIGINO SORANO 2021 Venatura minerale, quasi vulcanica, sul frutto pieno. Al palato si conferma golosissimo sul frutto. Allungo su note dolci, piacevolissime. Molto bene ora, ma anche in prospettiva. Goloso. 91/100
JOSETTA SAFFIRIO CASTELLETTO – PERSIERA 2021 Polpa, slancio sapido-minerale: un Barolo che ti prende alla gola e si fa Bere. Sì, con la “b” maiuscola. 92/100
JOSETTA SAFFIRIO RAVERA 2021 Una maggiore percezione del legno al primo naso, rispetto al precedente calice. Frutto maturo, leggera fenolica a controbilanciarne l’opulenza. Tannino fitto al sorso, a riequilibrare una chiusura opulenta. 91/100
LA SPINETTA CAMPÉ 2021 Naso avvolgente. Note golose di frutta a polpa nera, come la mora, più che rossa. Al palato tannini fitti e “giovani”, a supportare correttamente l’opulenza del frutto. Già godibile e gastronomico, non potrà che affinare benissimo. 93/100
LE STRETTE BERGERA-PEZZOLE 2021 Croccantezza e profondità, succo e balsamicità. Le Strette, con l’annata 2021, ha trovato una quadra perfetta sul Barolo del Cru Bergera-Pezzole, nel Comune di Novello. Vino dai tannini e dal sorso potente, già piuttosto godibile, che darà tuttavia il meglio di sé nel lungo affinamento: una garanzia. 93/100
LIVIA FONTANA VILLERO 2021 Tanto fiore e frutto, al primo naso. Vino aperto, deciso. Al palato beva e il giusto apporto di legno, da integrarsi meglio col tempo. 90/100
MAURO MARENGO ANGELA 2021 Balsamicità e frutto croccante al primo naso. Corrispondente al palato, forse un po’ troppo esile sul frutto, quasi timido. Ci guadagna la beva, più che la stratificazione. 88/100
MAURO MOLINO CONCA 2021 In linea col precedente in termini di beva, ma prova meglio riuscita sul fronte della profondità. 89/100
MAURO MOLINO GALLINOTTO® 2021 Campione al momento duro sul tannino ed esuberante sull’alcol. 85/100
MAURO SEBASTE CERRETTA 2021 Bella componente fruttata, al naso. Ciliegia succosa, croccante, che si ripresenta anche al palato, su sottofondo sapido, goloso. Tannini ben levigati, di prospettiva ma già ben integrati. “Funziona” già bene al sorso, fresco e di prospettiva. 91/100
MAURO VEGLIO ARBORINA 2021 Bel frutto pieno al naso. Gran pienezza anche al sorso, con la balsamicità a corredo, dal centro bocca alla chiusura. 91/100
MAURO VEGLIO CASTELLETTO 2021 Frutto al naso un po’ cotto, surmaturo. Bel tannino a reggere una certa opulenza del frutto. Precisa trama tannica e freschezza accompagnano verso un finale equilibrato, di assoluta prospettiva. 90/100
MONCHIERO FRATELLI ROCCHE DI CASTIGLIONE 2021 Si torna su un frutto più maturo, golosissimo. Sorso goloso, teso. Bella prova, tra prontezza e prospettiva. 92/100
NADIA CURTO ARBORINA 2021 Primo naso su frutto e fiore tipico del Nebbiolo. Al palato, un po’ di pulizia in più, avrebbe dato maggiore slancio e dinamicità. 87/100
NADIA CURTO LA FOIA 2021 Alla vista di un bel rubino. Naso più concentrato del precedente, frutta più matura. Convince anche al palato, dal tannino vivo al lavoro sulla polpa. Già godibile, se servito sulla portata corretta. Da aspettare, per trovare maggiore equilibrio e l’attesa piacevolezza. 91/100
OLIVERO MARIO BRICCO AMBROGIO 2021 Nettare a cui dare tempo, per assorbire al meglio il legno. 89/100
PALLADINO PARAFADA 2021 Struttura, corpo, allungo sapido sul frutto: lo stesso su cui aveva aperto, in maniera generosa. Barolo tecnicamente ineccepibile. 94/100
PALLADINO DEL COMUNE DI SERRALUNGA D’ALBA 2021 Balsamico sul frutto, pieno. Un naso aperto, goloso, che incuriosisce anche per la nota quasi iodica, marina. Splendido al palato, croccante sul frutto e dal tannino di prospettiva. Uno straordinario Barolo “di Comune”. 94/100
PAOLO MANZONE DEL COMUNE DI SERRALUNGA D’ALBA 2021 Frutto pieno, golosissimo. Tannini elegantissimi, a sostenere questa opulenza. Grandissima prova, in pienezza ed eleganza. 94/100
PAOLO MANZONE MERIAME 2021 Frutto pieno, come il precedente, ma qui alzano l’asticella spezia e balsamicità. Sapido, lungo, teso, fresco, goloso. Uno spettacolo. 95/100
PICO MACCARIO CANNUBI 2021 Leggera nota di miele sul frutto, maturo. Bella balsamicità al palato, tra la mentuccia e la liquirizia, che giocano sul frutto croccante e sul sale “da scoglio”. Vino da aspettare, di gran prospettiva. 92/100
PIO CESARE ORNATO 2021 Teso, contratto, ma elegantissimo. Ha solo bisogno di tempo, tanto, per esprimersi sui propri livelli. 92/100
PIO CESARE PIO 2021 Pieno, goloso, pronto e di prospettiva. Gran persistenza, già capace di chiamare il sorso successivo per equilibrio e raffinatezza. 91/100
PODERI COLLA BUSSIA 2021 Beva e concretezza, tannini di prospettiva, frutto piuttosto pieno in termini di maturità. 93/100
PODERI MARCARINI LA SERRA 2021 Naso su balsamicità spinta, mentuccia. Bella sapidità a slanciare il sorso, prima di godersi un allungo goloso. 91/100
RAINERI GIANMATTEO CASTELLETTO 2021 Succoso, pieno, ricco, evidenzia un netto floreale di viola. Palato straordinariamente gustoso, largo e fresco, presumibilmente con ottimale utilizzo di legni piccoli almeno parzialmente nuovi. Ottima la struttura, raffinato il tannino. Una bella sorpresa. 93/100
RAINERI GIANMATTEO 2021 Meno profondo e stratificato di Castelletto, ma comunque una buona prova. 87/100
RAMELLO GIANNI E MATTEO MONVIGLIERO 2021 SV
RENZO SEGHESIO DEL COMUNE DI LA MORRA – CA’ D’ NALIN 2021 Gran beva, tannini al loro posto sul frutto goloso. Pronto e di prospettiva. 90/100
RENZO SEGHESIO GINESTRA – VIGNA PAJANA 2021 Gran beva, freschezza. Tra i più pronti del tasting di Barolo 2021. 89/100
RÉVA 2021 Altro nettare che al naso parla di piccoli frutti rossi di bosco. Palato in perfetta corrispondenza, succosissimo. Tannini fini per questo Barolo carnoso, già godibilissimo e di ottima prospettiva. 92/100
RÉVA CANNUBI 2021 Barolo elegante, raffinato, che apre al naso su un floreale netto di rosa e viola. Polposo il palato, su note succose di ciliegia e richiami di liquirizia. Vino strutturato, ma al contempo molto elegante, già godibile e di sicura prospettiva. 93/100
REVELLO FRATELLI CONCA 2021 Spezia e frutto croccante, al naso. Palato piuttosto scorrevole, su una bella espressione di frutto rosso, maturo. Già piuttosto godibile. 88/100
REVELLO FRATELLI 2021 Frutto goloso, polpa, tannino al suo posto. Un ottimo lavoro sull’annata. 91/100
RINALDI FRANCESCO & FIGLI CANNUBI 2021 Teso sulla freschezza, ma anche tannico e rustico il giusto, sul frutto di piena maturità. Bella speziatura a rendere ancora più profondo il sorso. 90/100
SCHIAVENZA DEL COMUNE DI SERRALUNGA D’ALBA 2021 Balsamico, frutto croccante, tensione. Sulla beva, tra i migliori in questo campo. 89/100
SCHIAVENZA PRAPO’ 2021 Naso cupo, scuro, sulle spezie e piccoli frutti rossi e neri. Palato in perfetta corrispondenza, scuro e un po’ contratto, sui piccoli frutti sotto spirito. Giovane e di prospettiva. 90/100
SIMONE SCALETTA VITICOLTORE CHIRLET 2021 Naso ben stratificato, dal frutto al legno. Palato corrispondente, a cui dare tempo. Vino di struttura importante, più orizzontale che verticale. 91/100
SIMONE SCALETTA VITICOLTORE BUSSIA 2021 Naso aperto, generoso, sul frutto, sul fiore. Bella componente speziata a corredo. Corrispondente in bocca, già godibile, pur dal tannino che deve ancora integrarsi. Al pari la componente del legno (nuovo, almeno parzialmente?). Dare tempo. 90/100
SOBRERO FRANCESCO PARUSSI 2021 Tutto frutto rosso al naso, con una componente speziata dolce che rende il quadro ancora più elegante e goloso. Corrispondenza perfetta al palato, con chiusura speziata calda, dolce. 90/100
SORDO GIOVANNI ROCCHE DI CASTIGLIONE 2021 Primo naso piuttosto ridotto, ma si apre con ossigenazione. Componente fruttata in cui si mescolano rosso e scuro. Balsamicità. In bocca ferroso, sanguigno, materico. 88/100
TENUTA L’ILLUMINATA SANT’ANNA 2021 Naso aperto sul frutto rosso, preciso. Tocco di liquirizia e balsamicità, in sottofondo. In bocca tannini dolci, per un vino che si rivela già godibile e disteso, pur con evidenti margini di evoluzione positiva. 89/100
VIBERTI GIOVANNI BUON PADRE 2021 Colore leggermente più carico della media. Mela rossa matura, ciliegia, piccoli frutti rossi e scuri , molto precisi. Tannino fine, che si accompagna a una sottile sapidità dal centro bocca alla chiusura. Vino sulla finezza e sull’eleganza, con ampia prospettiva. 91/100
VIETTI 2021 Colore più carico della media. Al naso fine, sul frutto perfettamente maturo, su leggero sottofondo balsamico. Palato perfettamente corrispondente, goloso, fine, con il tannino che riequilibra la componente fruttata e glicerica. 90/100
VILLADORIA DEL COMUNE DI SERRALUNGA D’ALBA 2021 Anche qui il colore leggermente più carico della media. Vena speziata calda sul frutto. Palato troppo condizionato dalle note verdi, che coprono il frutto. 85/100

IL PROFILO DEL BAROLO 2021, TRA COMUNI E MGA

Un ampio banco di assaggio, quello di Grandi Langhe 2025, appena conclusosi a Torino (27-28 gennaio), che non solo consente di redigere una rassegna dei migliori Barolo 2021. Ma spinge anche a tratteggiare le diverse espressioni dei Comuni e delle Mga del Barolo nell’annata 2021, così riassumibili.

  • Verduno (Monvigliero): Eleganza e finezza, con frutto scuro e spezie raffinate.
  • La Morra (Arborina, Brunate, La Serra). Profili più freschi e slanciati, con frutto croccante e balsamicità.
  • Barolo (Cannubi, Sarmassa, Castellero, Paiagallo). Equilibrio tra potenza ed eleganza, con frutto maturo e tannini ben calibrati.
  • Castiglione Falletto (Rocche, Villero). Struttura importante, frutto pieno e spezia elegante.
  • Monforte d’Alba (Bussia, Ginestra, Gramolere, Perno). Strutturati, tannici, con grande profondità e bisogno di tempo.
  • Serralunga d’Alba (Vignarionda, Lazzarito, Gabutti, Ornato, Serra, Parafada). Potenza, tannini robusti, grande longevità, spesso con vena sapida e ferrosa.

Migliori Barolo 2021, Migliori Barolo 2021, Migliori Barolo 2021. Seguono: Migliori Barolo 2021, Migliori Barolo 2021, Migliori Barolo 2021. E ancora: Migliori Barolo 2021, Migliori Barolo 2021. Migliori Barolo 2021. https://www.grandilanghe.com/

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Collio Bianco vino da uve autoctone? «Modello Barolo, non Sassicaia»


EDITORIALE – Collio Bianco vino da uve autoctone? Il modello è «Barolo, non Sassicaia». Così Andrea Drius della cantina Terre del Faét sintetizza il progetto portato avanti con 
Edi Keber, Fabijan Muzic, Cantina Produttori di Cormons, Maurizio Buzzinelli, Fabijan Korsic, La RajadeMarcuzzi Viticola. L’idea di un Collio Bianco ottenuto con i soli tre vitigni autoctoni Friulano (ex Tocai), Ribolla gialla e Malvasia Istriana si avvicina più alla tipicità territoriale espressa dalle menzioni geografiche del Nebbiolo da Barolo, che all’uvaggio bordolese dell’etichetta simbolo di Tenuta San Guido. «L’obiettivo – spiega Drius – è tornare alla tradizione e all’uvaggio storico del territorio, senza sostenere che il nostro vino sia migliore degli altri. E senza chiedere che venga preclusa la possibilità di produrre Collio Bianco anche con i vitigni internazionali».

COLLIO BIANCO VINO DA UVE AUTOCTONE: CHE CONFUSIONE

Chi decida cos’è «tipico» e cosa non lo sia, in una terra come il Collio in cui i vitigni internazionali sono presenti – e molto ben acclimatati – sin dall’Ottocento, è il vero nodo della questione. Fatto sta che, personalmente, anche dopo l’intervista rilasciatami da Andrea Drius – giovane e appassionato vignaiolo, chiaramente innamorato della propria terra – resto dell’idea che il progetto di un “Collio Bianco – vino da uve autoctone” faccia, come già detto in passato, acqua da tutte le parti. Almeno così presentato e proposto al pubblico, ormai da qualche annetto. Non è un caso che giornali generalisti con cui il gruppo di produttori si è confrontato nelle ultime settimane, abbiano combinato un pasticcio gigante nell’interpretare (malissimo) le parole del gruppo di produttori del Collio.

IL PASTICCIO DEL CORRIERE: «VERO COLLIO» SOLO CON UVE AUTOCTONE?

«I moschettieri del vero Collio», ha (colpevolmente) titolato il Corriere, nel suo inserto Extra di lunedì 2 dicembre. Instillando così nei lettori il dubbio che, sul mercato, esista anche un “finto Collio“: ovvero quello prodotto da decine di altri produttori locali che (legittimamente) scelgono di utilizzare nel blend le uve internazionali ammesse dal disciplinare in vigore dal 1991 (33, gli anni di Cristo). Un insulto, bello e buono, alla schiera di produttori che, negli ultimi decenni, hanno dato una dignità locale assoluta, “colliana” volendo coniare un eufemismo, a varietà internazionali come Sauvignon Blanc, Pinot Grigio, Riesling, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e, non ultimo, il Pinot Nero.

IL COLLIO BIANCO È GIÀ UN BRAND

Sono nate così etichette iconiche come Col Disôre di Russiz Superiore, Vintage Tunina di Jermann (pur Igt) o Studio di Bianco di Borgo del Tiglio – per citarne alcuni – che hanno reso le 6 letterine della splendida parolina “Collio” (così semplice da pronunciare, anche per gli stranieri – chiedere per credere ai siciliani che hanno dovuto cambiare nome al Cattarratto) un sinonimo internazionale di “grandi vini bianchi”, annoverabili tra i fine wines italiani di dignità galattica. Il progetto “Collio Bianco vino da uve autoctone” complica il concetto esistente, semplicissimo, di “uvaggio” del Collio Bianco.

Ed è per certi versi “arrogante”: non certo nelle intenzioni dei produttori, che continuano a sostenere di non voler alcuno scontro col resto dei colleghi o con il Consorzio, ma “nell’effetto che fa” la narrazione di un Collio Bianco intrinsecamente elitario, in quanto proposto come “storico” e “tradizionale” in un’epoca in cui lo storytelling della storicità e della tradizione, sin troppo spesso, si beve, da solo, tre quarti di bottiglia.

I NUMERI DEL COLLIO E DEL COLLIO BIANCO DA UVE AUTOCTONE

Prima di passare alle domande (e soprattutto alle risposte) rivolte ad Andrea Drius di Terre del Faét, ecco qualche cifra. Nel Collio sono presenti circa 1.240 ettari di vigneti. Nel 2023, la produzione complessiva è stata di 7,3 milioni di bottiglie. Di queste, sono 295.780 le bottiglie di Collio Bianco Doc (circa il 4% della produzione totale). Nel 2023, le aziende che aderiscono al gruppo “Collio Bianco vino da uve autoctone” hanno prodotto il 27,7% della tipologia, per una cifra che supera le 82 mila bottiglie.

Numeri che risultano oggi più sostanziosi – «oltre la metà della produzione totale», secondo le stime di Drius – grazie all’adesione di altre aziende avvenuta nel corso del 2024. A pesare sul totale in maniera decisiva è il sostengo al progetto della cooperativa Cantina Produttori di Cormons, l’azienda con più ettari vitati in tutta la zona del Collio Goriziano (120 soci e circa 330 ettari vitati fra le Doc Collio, Isonzo e Aquileia, per un totale di 2 milioni di bottiglie complessive prodotte nel 2024).

COLLIO BIANCO VINO DA UVE AUTOCTONE: INTERVISTA AD ANDREA DRIUS

Iniziamo con un inquadramento della vostra realtà. Siete un’associazione formale o un “semplice” gruppo di produttori che condivide una visione sul Collio Bianco da sole uve autoctone (Friulano, Ribolla, Malvasia istriana)?

Abbiamo pensato di costituire un’associazione, ma per il momento abbiamo deciso di non formalizzare in nessun modo la cosa. La nostra idea è quella di un gruppo aperto a chiunque apprezzi il progetto e ne condivida l’obiettivo, ovvero valorizzare il Collio. Siamo un “gruppo spontaneo” e aperto, chiunque voglia farne parte è ben accetto.

Tutte le aziende del gruppo fanno parte del Consorzio Tutela Vini Collio?

Sì, tutte le aziende sono iscritte al Consorzio.

Quando e da chi è nata, per l’esattezza, l’idea di promuovere il Collio Bianco da sole uve autoctone? Come è avvenuto il coinvolgimento degli altri produttori?

L’idea iniziale è nata da una mia chiacchierata con Kristian Keber della cantina Edi Keber. Utilizzava una scritta, sul suo Collio Bianco, che mi piaceva molto: “Vino del territorio”. Tra un bicchiere e l’altro, in maniera del tutto spontanea, gli ho chiesto di poter utilizzare la stessa scritta sulle etichette dei miei vini (Terre del Faét, ndr). La sua risposta è stata: “Sei matto? Magari tutti scrivessero una cosa del genere!”. Così, insieme, abbiamo deciso di contattare altre realtà che potevano essere d’accordo con questa idea. Ecco quindi che il gruppo si è delineato con l’adesione di Fabijan Muzic e Produttori di Cormons. Dalla piccola scritta, presente sulla retro etichetta, siamo passati a qualcosa di maggiore impatto. È nata così l’idea dell’etichetta frontale con la scritta Collio in primo piano, a livello visivo, seguita dalla formula “Vino da uve autoctone”. Un modo per consentire alla bottiglia di raccontarsi “da sola”.

I vitigni internazionali sono stati introdotti nel Collio principalmente tra la seconda metà dell’Ottocento e del Novecento. Si trattava, per lo più, di varietà a bacca rossa del taglio bordolese (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot) oltre che del Pinot Nero. Poi, all’inizio del Novecento e con rinnovato interesse nel Dopoguerra, fu la volta degli internazionali a bacca bianca, come Chardonnay, Pinot Bianco, Sauvignon e Pinot Grigio, che in molte aree italiane vengono considerati (e spesso descritti dagli stessi produttori) se non “autoctoni”, ormai come “locali”, per il perfetto acclimatamento e la tradizione consolidata nella loro vinificazione, da soli o in uvaggio. Il disciplinare del Collio Bianco include i vitigni internazionali dal 1991. Perché cambiare oggi?

Personalmente non ho una storicità così importante, ma posso raccontare i miei 10 anni di esperienza della mia cantina. La nostra intenzione non è togliere nulla a nessuno, o svilire il vino di altri. Tantomeno vogliamo dire che non si debba fare nessun altro uvaggio o tipo di blend al di fuori del “Collio Bianco vino da uve autoctone”. Un uvaggio autoctono, legato alla storia del Collio, non è in contrapposizione con l’idea di produrre un grandissimo “bianco aziendale”. Le due cose sono complementari: da una parte la massima espressione aziendale, con la massima libertà di scegliere le uve migliori a livello aziendale; dall’altra l’idea di creare qualcosa che possa essere più identitario e confrontabile e, a nostro avviso, anche più facile da comunicare.

L’unica cosa “democratica”, in grado di spiegare il territorio in maniera più uniforme, è il ricorso alla storicità della zona, andando a riproporre il vino della tradizione. Il Collio è molto frammentato a livello di numero di aziende e ognuna punta su cose diverse. Per questo, il Collio Bianco vino da uve autoctone è una piccola àncora per un racconto comune da proporre al pubblico, in modo molto facile e diretto, perché non si basa su un’idea aziendale ma sul territorio. La nostra speranza è che tra 20, 30 40 anni ci si interessi poco delle varietà con cui è prodotto il Collio Bianco. Ma si sappia cosa aspettarsi. Dall’altro lato continuerebbero ad esistere i grandi blend aziendali, con i loro nomi di fantasia.

Non credete di correre il rischio che la vostra “battaglia” rispecchi più interessi particolari – del vostro gruppo di aziende – che di territorio? Mi spiego meglio: salta all’occhio il fatto che il vostro gruppo punti tutto sui vitigni, ovvero sulla base ampelografica di una tipologia, il Collio Bianco per l’appunto. In altri territori, invece, ci sono gruppi di produttori che fanno “pressione” sui Consorzi per potare avanti tematiche come produzione biologica, sostenibilità, riduzione dell’impronta carbonica delle aziende. Oppure, sempre sul fronte produttivo, molti vignaioli e cantine avvedute chiedono il riconoscimento di sottozone, cru, parcelle. I vitigni internazionali nel Collio Bianco sono davvero un problema? Per chi?

La scritta “vino da uve autoctone” è una piccola spiegazione, ma il nostro obiettivo è creare un bianco che abbia forte identità, per parlare sempre meno delle uve. Quello che per noi è importante è slegarci dalle tante varietà utilizzate, con un “Collio vino della tradizione”. Il focus non è sul “vino da uve autoctone”. Il nostro gruppo parla sempre e solo di Collio, di territorio. Con altri tipi di vini ci si sofferma invece sulle tecniche di vinificazione o su altri aspetti che noi raramente affrontiamo, nel presentare il nostro progetto. Non vogliamo togliere né, paradossalmente, aggiungere nulla. Il Collio fatto in questo modo, volendo, è già tranquillamente all’interno del disciplinare. La nostra idea è che sarebbe bello riuscire a creare qualcosa di più confrontabile, parlando sempre meno delle uve. Non credo che questo porti confusione, anzi. Porta curiosità. Non abbiamo inventato nulla.

Per fare un esempio stupidissimo, ma di impatto, la nostra speranza è di “fare il Barolo” e non il Sassicaia. Cru, sottozone eccetera sono tutte cose affascinanti. Penso che a noi manchi lo step precedente. Giustissimo parlare di sottozone a Barolo, territorio con un’identità molto forte che consente il racconto delle piccole differenze che esistono tra una sottozona e l’altra. La gente, soprattutto del settore, ha molto ben in testa cos’è Barolo. Noi siamo al passaggio precedente. Sarebbe molto più importante creare una grande identità di territorio. Per farlo, basta un prodotto che lo racconti e che ne diventi l’immagine. In questo momento, a mio avviso, solo la Ribolla Gialla fa pensare al Collio: Friulano e Malvasia molto meno. Dobbiamo trovare qualcosa che faccia da filo conduttore, da collante, per poi, nel passaggio successivo, raccontare le differenze tra Cormons, Oslavia e San Floriano… Va costruito qualcosa che ci unisca.

Il vostro fine ultimo è modificare il disciplinare attuale, per fare in modo che il “Collio Bianco” sia solo da uve autoctone, oppure propendete per l’introduzione di una nuova tipologia con queste caratteristiche?

Da parte nostra non c’è alcuna volontà che il Collio Bianco diventi “solo da uve autoctone”. La storia dei grandi uvaggi va rispettata e quindi crediamo nel valore dei binari complementari ma separati, anche nella stessa azienda. Sul primo binario un vino da uve autoctone. E su un altro un blend che rispecchi lo stile e il meglio dell’azienda. Come gruppo non abbiamo mai proposto l’inserimento di una nuova tipologia. Ovviamente, se questa idea di vino fosse un giorno formalmente inserita nel disciplinare, si tratterebbe della chiusura del cerchio. Del coronamento. In questo momento, la cosa più importante è coinvolgere più aziende possibili, per far crescere il progetto. Se ne sta discutendo anche all’interno del Consorzio. Vedremo come andrà avanti, ma non c’è l’idea di modificare il Collio Bianco esistente.

Il dialogo con il cda del Consorzio Vini Collio è aperto?

Siamo in una situazione di fine mandato. Molti sono d’accordo con noi. Qualcuno, come sempre accade, è meno convinto. Ma siamo agli inizi. A livello consortile, sarà importante il prossimo mandato. Dalla prossima primavera capiremo se c’è la volontà di ragionare a livello formale sul progetto, insieme al prossimo cda del Consorzio. Credo sia impossibile mettere d’accordo tutti. L’importante sarà non impantanarsi cercando l’approvazione totale. Questo causerebbe immobilismo, col rischio che la questione venga accantonata. Formalmente, la dicitura “vino da uve autoctone” potrebbe rivelarsi sbagliata, perché anche un Ribolla 100% potrebbe avere quella dicitura. Ma è secondario che porti questa o quella scritta. Nel 2017, per un vino simile a quello da noi proposto era stata avanzata l’ipotesi di chiamarlo “Gran Selezione”, ma la cosa è finita nel dimenticatoio. Di fatto sarebbe questa la nostra idea: Friulano dal 50 al 70%, e un 15-30% di Ribolla-Malvasia, con uscita sul mercato a 24 mesi. Il nome verrà trovato. L’importante è che sia ben visibile la scritta “Collio”.

Estremizzando il concetto: siete pronti a scelte drastiche, come uscire dal Consorzio, qualora la vostra proposta non fosse presa seriamente in considerazione?

Siamo aziende singole con un’idea comune e ognuno, a seconda dei propri rapporti con i membri del Consorzio, deciderà cosa fare. Tutto sommato, quello che proponiamo è già previsto dall’attuale disciplinare. Bisogna cercare di essere costruttivi e non vedo per quale motivo dovremmo arrivare ad uno scontro. Qualcuno forse storce il naso perché il nostro progetto viene percepito bene. Ma dobbiamo uscire dall’ottica che se si parla bene dei vicini, questo tolga qualcosa a me. Il focus è il Collio: chiunque lo faccia emergere come eccellenza, lo fa per tutti.

Categorie
news news ed eventi

Giù Chianti, Pinot Grigio e Barolo: vino italiano in crisi negli Stati Uniti


Le vendite di alcuni dei vini più iconici d’Italia stanno registrando un preoccupante calo negli Stati Uniti. Chianti, Pinot Grigio e Barolo, denominazioni che hanno fatto la storia del vino italiano all’estero, stanno vivendo una flessione significativa in uno dei mercati più importanti per il settore vinicolo mondiale.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv), il mercato americano risulta in un periodo di contrazione, con i consumi di vino scesi dell’8% in volume nei primi otto mesi del 2024. Le cause principali sono attribuibili alla riduzione del potere d’acquisto dei consumatori americani, unita a un calo della domanda nel canale on-premise (ristoranti e locali). In questo contesto, già anticipato in parte dai dati Nomisma Wine Monitor del primo semestre, le vendite di alcuni dei vini fermi italiani più rinomati stanno subendo pesanti contraccolpi.

CHIANTI, BAROLO E PINOT GRIGIO IN DIFFICOLTÀ

Il Chianti Docg è tra le denominazioni che stanno risentendo maggiormente della crisi dei consumi. In particolare, la denominazione simbolo della Toscana ha registrato un calo del 16% (stabile, invece, il Chianti Classico). Dati particolarmente preoccupanti se consideriamo il ruolo fondamentale del Chianti nel panorama delle esportazioni di vino italiano negli Stati Uniti. Non meno significativa è la battuta d’arresto del Barolo, uno dei vini più pregiati e celebrati del mondo. Il vino delle Langhe ha visto una contrazione del 6% nelle vendite. Un segnale che conferma le difficoltà anche per le denominazioni di fascia alta. I consumatori americani, che tradizionalmente apprezzano il Barolo per la sua eleganza e longevità, sembrano risentire delle difficoltà economiche, orientando i loro acquisti verso vini di fasce prezzo più accessibili.

PINOT GRIGIO IN CALO NEGLI USA: LA VERA SOPRESA DEL 2024

Una delle sorprese più inattese di quest’anno è il calo delle vendite del Pinot Grigio delle Venezie, che ha perso circa il 9% nei primi otto mesi del 2024. Nonostante la sua popolarità storica come vino bianco di facile beva e apprezzato per la sua freschezza, la denominazione paga l’impatto della riduzione dei consumi negli Usa, anche nel segmento di appartenenza. Un segnale preoccupante per un’altra denominazione che ha sempre giocato un ruolo da protagonista nelle esportazioni italiane, soprattutto tra i consumatori americani meno esperti. Quelli, cioè, che tendono a scegliere vini leggeri e immediati.

IL BOOM DEGLI SPUMANTI SALVA IL BILANCIO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA

A fronte della crisi dei vini fermi, la situazione appare più positiva per gli spumanti italiani. Nonostante un leggero calo nel mese di agosto, la crescita del comparto spumanti è stata di +1,5% da gennaio ad agosto 2024. In particolare, il Prosecco continua a essere la locomotiva dell’export italiano negli Stati Uniti, sostenendo il comparto con un aumento delle vendite del +6% per la denominazione Prosecco Treviso e addirittura del +15% per l’Asolo Prosecco.

Questi numeri dimostrano come il Prosecco e gli altri spumanti italiani siano diventati sempre più popolari grazie alla loro versatilità, anche nel segmento dei cocktail a base di vino, che continua a guadagnare terreno sul mercato americano. In contrasto, altre bollicine, come lo Champagne, hanno subito un calo più marcato del -13%, lasciando spazio al Prosecco italiano – sostengono alcuni osservatori – per rafforzare la propria posizione.

IL FUTURO DEL VINO ITALIANO NEGLI USA

Il calo delle vendite di Chianti, Pinot Grigio e Barolo evidenzia un momento di incertezza per i vini italiani negli Stati Uniti. Se da un lato il segmento degli spumanti sembra resistere meglio alla crisi, dall’altro i vini fermi italiani, che da sempre rappresentano una fetta significativa delle esportazioni, stanno incontrando ostacoli sempre più grandi. Secondo Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), l’andamento negativo delle vendite negli Stati Uniti è strettamente legato alla diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.

Decisive anche le incertezze economiche che si fanno sentire sul mercato. «La speranza è che con le imminenti elezioni presidenziali e un possibile taglio dei tassi, si possano registrare segnali di ripresa», commenta Castelletti. Le preoccupazioni riguardano anche il canale on-premise, dove il vino italiano ha registrato un calo del -15% nelle vendite durante il mese di agosto. Un dato che evidenzia la difficoltà nel ripristinare il consumo di vino nei ristoranti e locali dopo la pandemia.

INNOVAZIONE E QUALITÀ PER SUPERARE LA CRISI

Nonostante il contesto difficile, l’Italia mantiene la sua posizione di leader sul mercato del vino negli Usa grazie alla sua diversità e alla continua ricerca della qualità. Tuttavia, per superare la crisi, i produttori italiani dovranno essere in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti nelle abitudini di consumo, puntando su nuove strategie di marketing, investimenti nell’e-commerce e un’ulteriore valorizzazione delle denominazioni. Il successo degli spumanti dimostra che c’è ancora spazio per crescere, anche in un mercato complesso come quello statunitense. Tuttavia, sarà fondamentale sostenere la competitività dei vini fermi, soprattutto nelle denominazioni storiche e portabandiera come Chianti, Barolo e Pinot Grigio, che rappresentano il cuore dell’offerta enologica italiana.

Giù Chianti, Pinot Grigio e Barolo: vino italiano in crisi negli Usa nei primi 8 mesi del 2024. L’analisi di Unione italiana vini

 

Categorie
news news ed eventi

Angelo Gaja scrive a Sergio Germano: scossa al Consorzio Barolo-Barbaresco


Con una lettera indirizzata al neo presidente Sergio Germano, Angelo Gaja dice la sua sulle recenti vicende del Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani. Diversi i riferimenti all’operato del predecessore di Germano, Matteo Ascheri e alla bocciatura delle proposte di modifica del disciplinare dei due grandi vini rossi delle Langhe. Angelo Gaja arriva quindi a suggerire l’istituzione di un «Comitato Senior»: «Non lo invoco per me – precisa – non ho più l’età per farne parte. Vi farei confluire di diritto i past-President, che sono i preziosi depositari della memoria storica del Consorzio. Assieme mi piacerebbe vedere invitati anche soggetti che hanno conoscenze storiche ed attuali del mercato. Giusto per fare un esempio, Ernesto Abbona, già past-President di Uiv; Gianni Gagliardo, Presidente di Deditus; Piero Quadrumolo per le cantine sociali; Luca Currado Vietti, che ha viaggiato ovunque nel mondo; Oscar Farinetti ad immaginare il futuro…. Il “Comitato Senior” non potrà interferire con l’attività del Cda, avrebbe unicamente una funzione consultiva».

GAJA: PRESIDENTE TUTTO FARE VS PRESIDENTE SUPER PARTES

Nell’esordio della lettera, Gaja si congratula con Germano per il nuovo incarico, per poi fare una distinzione precisa tra i «presidenti tutto fare» e il «presidente super partes». «Caro Sergio – si legge nella missiva – complimenti e grazie per esserti preso un badò e di volerlo portare avanti con entusiasmo. “Presidenti tutto-fare”. Continuiamo su questa strada, è così da sempre, e grazie a trovarli quelli che si sacrificano a fare il Presidente-tutto-fare. Una volta eletti si insediano in ufficio e portano avanti il lavoro avvalendosi del sostegno dei collaboratori. Ma il “peso” resta principalmente sulle spalle del Presidente-tutto-fare. Si può pensare anche ad un altro progetto?», si chiede Angelo Gaja prima di definire cosa sia un «presidente super partes».

«Avere un Presidente super partes – spiega Gaja – che vigila sul CdA, affidando al Direttore il compito di creare/costruire/ispirare l’azione sociale?  Ma un simile direttore è da inventare: che conosca almeno tre lingue estere, portatore di progetti innovativi e realizzabili, che abbia scritto libri, dotato di capacità oratorie, creatore di entusiasmo, una voglia matta di lavorare…  e così il Presidente tutto-fare che è uno dei NOSTRI, ci rassicura, ci dà molte più garanzie, ne andiamo orgogliosi e ce lo teniamo stretto».

LA LETTERA DI GAJA A SERGIO GERMANO: «GUARDARE AVANTI» E «VIGNETI A NORD»

Altro “capitolo” della lettera di Gaja a Sergio Germano è intitolato «Guardare avanti». «In uno dei discorsi di fine anno – si legge nella missiva – il Presidente Mattarella invitava a “leggere il presente con gli occhi di domani”. In effetti voleva essere uno stimolo ad osare. Si è spesso portati a “leggere il presente con gli occhi di ieri”. Perché conosciamo il passato, sappiamo cosa è stato utile e cosa no, abbiamo acquisito delle sicurezze, ad avviare il “nuovo” siamo prudenti».

Ecco poi il nodo dell’apertura del disciplinare ai vigneti a Nord, naufragata tra le polemiche. «La questione – scrive Angelo Gaja nella lettera indirizzata a Sergio Germano – ha generato un refolo irriverente in un bicchier d’acqua. Ci sono produttori che già da tempo avevano piantato dei vigneti di Nebbiolo nel versante Nord. Sottoporre i vini che si producono da quei vigneti al giudizio della commissione di degustazione aiuterebbe a capire».

GAJA: «IGP PIEMONTE? LA CASELLA MANCANTE DEL VINO PIEMONTESE».

Sempre nella missiva indirizzata a Sergio Germano, Angelo Gaja allarga il cerchio e affronta una tematica “calda” del vino piemontese, ovvero la mancanza di una “denominazione di ricaduta” regionale, a fronte della presenza della Doc Piemonte. «Avevo invano sostenuto a lungo l’istituzione dell’Indicazione geografica tipica. Al Piemonte del vino manca una casella… sembra che siano in pochi ad accorgersene». L’accusa, nemmeno troppo velata e condivisa da diversi produttori regionali, è che la Dop Piemonte venga utilizzata, in assenza dell’Igp Piemonte, come “denominazione di ricaduta”. Con conseguente danno di immagine per il brand “Piemonte”.

LA STOCCATA A FONDAZIONE CRC E I GIOVANI

È ricchissima di tematiche la lettera di Gaja a Germano. L’iconico produttore suggerisce anche una diversa gestione di Barolo en Primeur. «I proventi delle bottiglie offerte all’asta dai produttori, unitamente a parte (da definire) di quelli delle barriques di Vigna Gustava – si legge – debbono andare interamente/esclusivamente al Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e non essere lasciati nella più ampia disponibilità della Fondazione CRC».

Infine, il nodo delle nuove generazioni: «Aiutare i produttori giovani a partecipare è il compito più difficile. Gli strumenti moderni però sono quelli già ampiamente utilizzati dai giovani. Dotare il Consorzio di un Blog, sul quale i produttori identificabili per nome e cognome possano comunicare, avviare confronti sui temi di interesse dei nostri vini». Le ultime righe della lettera al neo presidente Sergio Germano paiono un disclaimer: «Facile, comodamente seduti a casa propria, fare il grillo parlante.  Non volevo essere arrogante. Caro Sergio, ti ringrazio in anticipo per il lavoro che svolgerai a beneficio di tutti noi. Con amicizia, Angelo Gaja».

Categorie
news news ed eventi

Fenocchio esorcizza il 2023: il Barolo Bussia Riserva 2008 90dì è sul mercato


Se «le parole sono importanti», a volte, i numeri, lo sono ancor di più. Come il “2023” per la famiglia Fenocchio, scelto per l’esordio sul mercato del
Barolo Bussia Riserva 2008 90dì: 2023, 2008, 90. Numeri che si accavallano, pezzi fondamentali (non gli unici, peraltro) di un’unica storia. Macerazione di 90 giorni (da lì il nome) per il Nebbiolo che non venne all’epoca commercializzato, «per attendere il momento opportuno per rilanciarlo». Eccoci quindi ad oggi. Il 2023, con il carico di significati che si porta dietro, è per Claudio Fenocchio «il momento migliore per “l’uscita ufficiale” di un vino prodotto in numeri limitati».

«Ho deciso di rimetterlo sul mercato – spiega il vignaiolo – proprio perché è un anno veramente importante per la nostra famiglia». Il 2023 rappresenta in primis l’anno del centenario dalla nascita di Giacomo Fenocchio. Ma anche i 60 anni di Claudio ed i 20 di Eleonora, una delle due figlie di Claudio. Un anno, dunque, che racchiude passaggi fondamentali tra le generazioni. Incroci frutto del caso, che sembrano studiati a tavolino. Del resto, il Barolo Bussia Riserva 2008 90dì, ha sempre guardato alla tradizione. Senza snaturarla.

Quindici anni fa – ecco un altro numero – Claudio Fenocchio decise di fare una prova di lunga macerazione, alla maniera del papà; nel “cru del cuore” della famiglia, che proprio lì vive da sempre. Duecento bottiglie, in vendita solo in cantina, proprio in Località Bussia 72, a Monforte d’Alba. «Celebrare con grandi eventi e feste non è proprio il tono di voce che mi contraddistingue, insieme a mia moglie Nicoletta e alle mie figlie Letizia ed Eleonora». In fondo, nulla parla davvero di un vignaiolo e della sua famiglia come un vino.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, va con tutto e si beve freddo»


EDITORIALE –
Tutto avrei immaginato nella vita tranne che di dover vestire, un bel giorno di settembre, i panni (indegni) dell’avvocato di Oscar Farinetti. E infatti me ne guardo bene, pur limitandomi a constatare (amaramente) che il tam-tam – più social che mediatico – generato dall’ennesimo caso tristemente derubricabile nella categoria “clickbait” (“acchiappaclic”, in italiano), imponga una ricostruzione fedele dei fatti. Di quelle che riportino la palla quantomeno al centro del dibattito, se non dalla parte del malcapitato protagonista.
Già perché, contrariamente a quanto si legge e si condivide su “Feisbuk” e “Insta”, Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, che va con tutto e che si beve freddo». Il patron di Eataly, non ha neppure detto mai che, tout-court, «il Barolo» va «servito freddo, dodici gradi al massimo».

Piaccia o meno, nel video (pubblicato integralmente sotto) girato da quella che si autodefinisce “Italian Wine Evangelist“, Stevie Kim, Farinetti parlava (esclusivamente) di uno dei suoi Barolo. Ovvero di quello di Fontanafredda, azienda piemontese che l’imprenditore di Alba ha acquistato nel 2008, insieme al socio Luca Baffigo. Capisco benissimo che faccia sorridere – e coi sorrisi faccia magari fare pure “clic” a manetta – sostenere con toni scandalistici che Farinetti abbia pubblicamente “dissacrato” il Re dei vini piemontesi, quello a cui lui dovrebbe essere più “devoto”. Ma la verità risiede da tutt’altra parte. Come appare evidente nel video, l’imprenditore, prima di iniziare a parlare in un inglese scricchiolante, mostra agli spettatori l’etichetta del Barolo Docg del Comune di Serralunga d’Alba 2020, targato appunto Fontanafredda. Incalzato da una divertita Stevie Kim, Farinetti inizia a descriverlo come «il vino del futuro».

GRANDI VINI COME IL BAROLO “PRONTI PRIMA” RISPETTO AL PASSATO

Ed è proprio questa affermazione iniziale che va capita e analizzata, per comprendere tutto il resto del discorso e non cadere nel qualunquismo. «È un 2020 – continua l’imprenditore, tenendo in mano la bottiglia del suo Barolo – e lo berremo il prossimo anno. Ma se bevi il 2019 o il 2018 è lo stesso. La caratteristica di questo vino è che è semplice, è molto semplice». «Può sembrar difficile crederci – ammette Oscar Farinetti, col tono del “venditore” più che del degustatore professionale – ma questo è un vino semplice. È “dolce”. È possibile berlo con tutto, dalle verdure al pesce, alla carne. Ma quello che è importante è che venga servito freddo, come i vini bianchi, a 10-12 gradi massimo, molto freddo quindi».

Questo è molto, molto importante. È un vino dalla beva molto facile, perché questo Barolo – precisa il patron di Fontanafredda, continuando a mostrare l’etichetta agli spettatori l’etichetta del suo Serralunga d’Alba 2020 – è “meno”. È il futuro, perché il futuro è il “meno”».

Farinetti prosegue poi nel descrivere la stilistica del suo Barolo (non certo quello dell’intera denominazione, come qualcuno prova a far credere), ribadendo il concetto per lui fondamentale: «Non c’è bisogno di attendere un anniversario per berlo, o la prossima celebrazione. È fatto per essere bevuto ora. È molto facile (da bere, ndr)». Perché, allora, scandalizzarsi? Perché mettere in bocca a Farinetti parole che non ha mai detto? Perché far passare il patron di Eataly per uno sprovveduto che non conosce le caratteristiche della denominazione principale della sua regione, una delle più prestigiose del suo Paese e del mondo? Ah, già: i click!

BAROLO, AMARONE E SAGRANTINO SEMPRE PIÙ «EASY»

Maledetti loro e maledetto chi non gira il mondo, l’Italia e neppure le stesse Langhe, dimostrando di non conoscere il numero spropositato di denominazioni che stanno producendo, negli ultimi anni, «in sottrazione» (Farinetti, nel suo inglese tanto trasandato, direbbe «Easy», «Minus»), semplificando per certi versi l’apporto tannico in favore di versioni più “pronte”, bevibili, golose e accessibili in tempi relativamente brevi rispetto all’anno della vendemmia, senza dover più aspettare anni (ovvero gli «anniversari o celebrazioni» citate dal patron di Eataly nel video).

Lui, che il mondo lo gira e i vini li assaggia – oltre a conoscerne i trend internazionali, tra i quali la crisi dei vini rossi potenti, alcolici e “impegnativi”, in favore dei vini bianchi “freschi” e degli spumanti, nonché le difficoltà di trovare vini rossi serviti alla corretta temperatura, che non è quella «dell’ambiente»! – invece lo sa bene. E prova a rimediare, almeno con una parte della gamma di Fontanafredda. Succede in Langa, col Barolo, così come in Valpolicella, con l’Amarone e il Superiore. O in Umbria, col Sagrantino di Montefalco. Lo fanno i grandi, i grossi, i piccoli e i medi produttori: sarà poi il consumatore a scegliere. E non potrà che farlo sempre meglio, in un futuro con più giornalismo, cronaca e informazione responsabile. In fondo, è meglio un Barolo freddo di una bugia a fin di click. Prosit.

Categorie
news news ed eventi

Liv-ex in calo, fine wines in difficoltà a luglio: mese turbolento per i vini pregiati

Luglio 2023 è stato un altro mese turbolento per il mercato dei vini pregiati, i fine wines, con tutti i principali indici Liv-ex in calo. La discrepanza tra la performance del mercato dei vini pregiati e i guadagni positivi osservati nei principali titoli azionari solleva interrogativi sui fattori che influenzano la tendenza al declino del primo. Le analisi di Liv-ex provengono dal database più completo al mondo dei prezzi delle etichette più prestigiose al mondo. I dati riflettono l’attività in tempo reale degli oltre 620 commercianti membri di Liv-ex provenienti da tutto il mondo.

Insieme rappresentano il più grande bacino di liquidità al mondo – attualmente 100 milioni di sterline di offerte e rilanci su 16.000 vini.  Dati indipendenti, direttamente dal mercato. L’indice Italia 100 evidenzia una potenziale sacca di stabilità in mezzo alle acque tempestose, registrando solo un calo marginale dello 0,4% a luglio. La Toscana e il Piemonte hanno guidato la ripresa, con vini come il Barolo 2016 di Bartolo Mascarello e il Barbaresco 2017 di Gaja che hanno registrato un aumento dei prezzi rispettivamente del 20,5% e del 18% rispetto al mese precedente.

LIV-EX FINE WINE: I VINI PREGIATI PIÚ PERFORMANTI A LUGLIO 2023

Il Liv-ex Fine Wine 100, il benchmark del settore, è sceso del 3,1% rispetto al mese precedente. 76 dei 100 vini che compongono l’indice hanno visto i loro prezzi diminuire, mentre 20 sono aumentati e 4 sono rimasti fermi. La maggior parte delle regioni è stata rappresentata nelle etichette più performanti di luglio. Ancora una volta, il vino che è aumentato di più a luglio proviene dal Rodano: Château de Beaucastel Hommage à Jacques Perrin, Châteauneuf-du-Pape 2019 è aumentato dell’8,2% mese su mese.

Questo nonostante l’indice Rhône 100 sia sceso dell’1,6% a luglio e del 16,4% su base annua. Il Liv-ex Fine Wine 1000 è sceso dell’8,7% dall’inizio del 2023. Il Liv-ex Bordeaux 500 ha creato la maggiore pressione al ribasso sull’LX100, con un calo del 3,0%. Tra i cali più significativi, Château Haut-Bailly Cru Classé 2019 (-16,5%), Château Calon Ségur 3ème Cru Classé 2012 (-15,7%) e Château Clinet 2017 (-14,7%).

Categorie
news news ed eventi

Giacomo Borgogno & Figli a La Place De Bordeaux


FOTONOTIZIA – A partire da marzo 2023 la Giacomo Borgogno & Figli di Barolo affiderà alla Place di Bordeaux la distribuzione globale, fatta eccezione per il mercato Italia, dei suoi prestigiosi crus di Barolo Cannubi Riserva delle annate  2009, 2011 e 2012 e Liste Riserva delle annate 2009, 2012 e 2014, attraverso il Bureau des Grands Vins.

I vini verranno rilasciati in casse singole da 3 bottiglie (1 bottiglia, rispettivamente, di ogni annata di ogni cru). La distribuzione sfrutterà il talento e l’esperienza dei principali negociants di Bordeaux, tra cui Ballande & Meneret, CVBG, Sobovi e Millésima.

Categorie
degustati da noi vini#02

Barolo Docg Liste 2017, Borgogno

Il Barolo Docg Liste 2017 di Borgogno è uno dei vini rossi presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani di winemag.it. Rubino pieno, con riflessi granati. Al naso un bel floreale di rosa e una netta impronta di frutta a polpa rossa, croccante, in primis ribes e lampone. Il tutto avvolto in precisi ricordi speziati – dalle erbe della macchia mediterranea al calore della curcuma e della vaniglia, con un tocco di cannella – che fanno il paio con una percezione che sfiora l’umami.

Il palato è un prolungamento del naso: viva e succosa espressione del frutto rosso, preso per mano da tannini elegantissimi e (rieccola) da una sapidità che fa da spina dorsale all’intero sorso. Chiude fresco, lunghissimo, speziato. Un vino specchio fedele dei terreni di marna calcareo-argillosa, ricchi di scheletro, all’inizio del suo lungo percorso di vita.

Per il Barolo Docg Liste 2017 di Borgogno, fermentazione spontanea senza lieviti aggiunti di circa 12 giorni, con successiva macerazione a cappello sommerso di circa 40-60 giorni. Malolattica e trasferimento in botti di rovere di Slavonia per 4 anni, seguiti da 6 mesi di affinamento in bottiglia, prima della commercializzazione.

Guida top 100 – 2023

Categorie
news news ed eventi

Docg del Piemonte: 622 nuovi ettari tra Barolo, Barbaresco, Gavi, Asti e Alta Langa


Cresce il vigneto Docg del Piemonte, in potenziale espansione di 622 ettari entro il 2025, anche con uno sguardo alla conduzione biologica e sostenibile. Nel 2023, nelle Langhe, aumenteranno gli ettari vitati di Nebbiolo per la produzione di Barolo e Barbaresco. Previsti anche nuovi impianti di Moscato Bianco per l’Asti Docg e di Cortese per il Gavi Docg.
A fare “outing”, sino ad ora, è stato solo il Consorzio dell’Alta Langa Docg, che ha annunciato a fine dicembre 2022 una crescita di 220 ettari nel triennio 2023/2025, utile a sostenere il consolidamento sui mercati dello spumante Metodo classico piemontese, ormai assestatosi sui 3 milioni di bottiglie annue.

Alta Langa vero fenomeno del metodo classico italiano: 597 ettari entro il 2025

La richiesta di assegnazione da parte dei titolari delle aziende agricole del territorio è tuttora in corso. Il termine per la presentazione delle domande, in alcuni casi possibile già a partire dal 22 dicembre 2022, è previsto per il 15 febbraio 2023 sul portale Siap.

BAROLO, ALTRI 66 ETTARI: CORSIA PREFERENZIALE PER LA VITICOLTURA SOSTENIBILE

Il via libera a nuovi ettari per la produzione di Barolo risale a fine dicembre 2022. Tre giorni prima di Natale, Regione Piemonte ha messo sotto l’albero dei produttori di Langa l’approvazione del programma di regolamentazione triennale 2023/2025 e il “Bando regionale per la presentazione delle domande di assegnazione dell’idoneità alle superfici vitate, ai fini della rivendicazione della denominazione di origine controllata e garantita Barolo”.

La richiesta di 66 nuovi ettari nel triennio (22 all’anno; 0,5 ad azienda), avanzata dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, risale al 24 novembre 2022. L’approvazione regionale si basa sulle motivazioni – o, meglio, sull’analisi di mercato – fornita dall’ente presieduto da Matteo Ascheri. Il Consorzio ha «convenuto di andare nella direzione di una viticoltura sostenibile», inserendo per la prima volta «criteri che prendano in considerazione non solo le superfici, ma anche le modalità di conduzione, verso la sostenibilità agroambientale».

«Nell’ultima programmazione – come apprende winemag.it dal documento allegato dal Consorzio alla richiesta di nuovi ettari indirizzata a Regione Piemonte – la denominazione Barolo non ha visto la possibilità di avere nuovi ettari iscritti, in quanto l’ultimo bando era di fatto chiuso, avendo una dotazione pari a zero».

Questa scelta è stata, a suo tempo, motivata dalla prudenza verso una denominazione che cresceva costantemente. Si voleva avere un po’ di tempo per vedere quale fosse la reazione del mercato nell’assorbire il maggiore quantitativo di bottiglie prodotte. Nell’ultimo triennio le vendite sono aumentate, in particolare lo scorso anno abbiamo registrato un incremento del 22 % rispetto all’anno precedente ed anche le giacenze sono stabili o in calo. Segno tangibile dello stato di salute della denominazione».

Secondo il Consorzio, «mantenendo comunque sempre prudenza, pare dunque opportuno riprendere la programmazione, concedendo un aumento delle iscrizioni a Barolo nella misura dell’1% rispetto alla superficie totale, quindi 22 ettari all’anno». La richiesta viene definita dal Consorzio «un’apertura moderata a nuove superfici», il cui obiettivo è «anche quello di concentrare l’attenzione su vigneti già esistenti, senza andare a favorire un’ulteriore riduzione di terreni destinati ad altre colture».

PIÙ ETTARI PER IL BARBARESCO, MA CON CRITERI DI AMMISSIBILITÀ

In occasione della richiesta del 24 novembre, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ha affrontato con Regione Piemonte anche il capitolo Barbaresco. Sulla base del programma di regolamentazione triennale 2023-2025 e del Bando regionale per nuovi superfici vitate della Docg, l’ente ha deciso di proseguire sulla strada già tracciata negli anni precedenti. La crescita dei vigneti di Nebbiolo atti alla produzione di Barbaresco, disposti su un areale relativamente ristretto, sarà di 7 ettari all’anno, per un totale di 21 ettari nel triennio (0,5 ettari ad azienda).

Prima di avanzare la richiesta, il Consorzio di Tutela si è rapportato con le rappresentanze di filiera del territorio. La denominazione Barbaresco, del resto, è cresciuta in modo stabile sia per quanto riguarda la produzione, con una media di 4,8 milioni di bottiglie negli ultimi 5 anni, sia per l’imbottigliamento, pari a 4,6 milioni di bottiglie nell’ultimo anno.

«La proposta di mantenere i 7 ettari all’anno – apprende winemag.it dalla documentazione ufficiale – va nell’ottica di una crescita graduale della denominazione. La scelta di utilizzare per la prima volta criteri di ammissibilità, per quanto riguarda la nostra esperienza, è nell’ottica di evitare la presentazione di domande da parte di soggetti che difficilmente arriverebbero ad avere una positiva assegnazione, nel caso dello IAP (Imprenditore agricolo professionale, ndr), ed anche per non aumentare la superficie agricola destinata a vigneto, come dimostra l’ammissibilità riservata alle sole variazioni di idoneità (da Langhe Nebbiolo al 31/07/ 2021, ndr)».

15 NUOVI ETTARI DI GAVI DOCG NEL 2023

Un Natale 2022 “movimentato” anche in casa Gavi Docg. La determina di Regione Piemonte che approva la richiesta inviata dal Consorzio di Tutela il 4 marzo 2022 è arrivata il 21 dicembre. La denominazione di origine controllata e garantita che comprende i territori di 11 Comuni della Provincia di Alessandria potrà così crescere, nel corso del 2023, di altri 15 ettari (0,5 ad azienda).

ASTI DOCG: +300 ETTARI ENTRO IL 2024

Attraverso una «rimodulazione del programma triennale 2022-2024», anche il Consorzio dell’Asti Docg ha chiesto a Regione Piemonte l’approvazione della modifica delle superfici di Moscato Bianco per il 2023. Il quadro è per certi versi simile a quello del Barolo. A fronte della decisione iniziale di sospendere le iscrizioni di nuove superfici allo schedario viticolo, l’ente presieduto da Lorenzo Barbero ha inviato a Regione Piemonte una nuova richiesta, il 24 novembre 2022. La «rimodulazione» prevede, per il rimanente periodo 2023- 2024, un aumento del potenziale della denominazione per complessivi 300 ettari. In occasione della vendemmia 2021, gli ettari rivendicati sono stati 9.712, su un totale di 9.930 ettari (differenza pari ai vigneti non ancora in produzione).

Il Consorzio, sentite le rappresentanze di filiera del territorio, ha fornito a Piazza Castello un dettagliata analisi di mercato. «I dati recenti – si legge sul documento – dimostrano come la produzione venga completamente allocata sul mercatoLa quantità commercializzata di Asti Spumante e Moscato d’Asti negli ultimi tre anni è in costante crescita, essendo passata dai 87,5 milioni di bottiglie del 2019 ai 91,5 milioni di bottiglie del 2020. Sino ai 103 milioni di bottiglie del 2021 (772.500 ettolitri)».

Alla base della richiesta di 300 nuovi ettari di Moscato Bianco ci sarebbero anche le condizioni del vigneto dell’Asti Docg. Da un’analisi compiuta dal Consorzio su dati di Regione Piemonte, risulta che l’età dei vigneti è mediamente elevata (34 anni) con più del 50% della superficie vitata con età superiore a 30 anni. «L’età avanzata dei vigneti – evidenzia l’ente di Asti – fa ipotizzare che la resa sia destinata a diminuire con il passare degli anni. Si ritiene quindi opportuno che, a fronte di una tendenza all’erosione del potenziale produttivo di Moscato bianco per Asti Docg, la superficie vitata venga incrementata».

Il provvedimento riguarda l’intero areale produttivo, ovvero 51 comuni compresi fra le Province di Alessandria, Asti e Cuneo, nell’intento di «rispondere alle crescenti richieste di mercato, contribuendo a dare stabilità al valore della produzione vitivinicola e stimolando al contempo il rinnovo dei vigneti di Moscato bianco, per mantenere nel tempo una capacità produttiva adeguata alla richiesta di mercato». Una volta assegnati, gli ettari dovranno essere impiantati entro il 31 luglio 2026.

Categorie
news news ed eventi

Addio a Luciano Sandrone custode di Cannubi Boschis, culla del Barolo

Langhe e mondo del vino italiano ed internazionale in lutto per la scomparsa di Luciano Sandrone, 76 anni. Un addio che lascia un vuoto incolmabile, perché ad andarsene oggi, giovedì 5 gennaio 2023, è il custode di Cannubi Boschis, «la vigna dove tutto ebbe inizio». La culla del Barolo. Già nel 1977, Cannubi Boschis fu la prima terra che accolse arte e passione di questo monumento del vino italiano.

Nel 1981, Luciano Sandrone incontra a Vinitaly il primo buyer dei suoi vini: un americano, che decide di acquistare tutta la produzione (circa 1.500 bottiglie). È l’inizio del mito. Negli anni Novanta, la figlia Barbara e il fratello Luca accompagnarono Luciano Sandrone nel viaggio esclusivo e in un’interpretazione ancora oggi unica delle Langhe. Tra i progetti più recenti, quello che segna una sorta di passaggio di consegne all’ultima generazione.

Si tratta di “Aleste“, Barolo «espressione di Cannubi Boschis e della famiglia». Un omaggio di Luciano Sandrone alle nuove generazioni, unione dei nomi di battesimo dei nipoti Alessia e Stefano. Un progetto che racchiude la storia, l’esperienza e il futuro. Nella culla del Barolo, dove tutto è iniziato, ed è destinato a proseguire.

Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Cantina Clavesana, esordio con il Barolo Ravera Docg 2018 “Mito”


Cantina Clavesana
fa il suo esordio tra i Barolo Ravera, ampliando la propria linea top di gamma “Mito“. Appena 2.655 bottiglie numerate, che aggiungono una sfumatura ai vini della Langhe prodotti dalla cooperativa cuneese. In particolare, il Barolo Ravera Docg 2018 Linea Mito si affianca al Barolo Docg Mito, ottenuto dall’assemblaggio delle uve Nebbiolo di tre vigneti di La Morra, Monforte e Novello.

«La linea Mito – spiega la cooperativa – si presenta con una “M” stilizzata, rappresentazione simbolica di quell’universo mitico che ruota attorno alla terra, alla vigna, ai ritmi delle stagioni e del lavoro contadino. La “M” di Mito che rimanda alla forma sinuosa delle colline, alla simmetria dei filari, all’eleganza del paesaggio Patrimonio Unesco».

BAROLO RAVERA DOCG 2018 MITO, CANTINA CLAVESANA: LA DEGUSTAZIONE

Il Barolo Ravera Docg 2018 Mito di Cantina Clavesana si presenta nel calice del tipico rosso granato. Naso intenso, dominato da un’alternanza tra spezie calde e (ancor più) fresche, sul frutto e sul fiore appassito di viola e di rosa. Cannella, ma anche chiodo di garofano. Noce moscata e cumino, ma anche mentuccia. Leggerissimo tocco verde, fenolico, a controbilanciare un frutto (ciliegia, lampone, tamarindo) che, sempre al naso, si fa presagire goloso, succoso. Non mancano ricordi di liquirizia nera, pepe e nocciola.

Un quadro piuttosto stratificato, balsamico, ma soprattutto giovanile, che con l’ossigenazione si arricchisce di sbuffi goudron e di pan di zenzero. Al palato conferma la buona complessità e la fase giovanile. Nel segno dei Barolo Ravera, anche Mito di Cantina Clavesana risulta molto fresco e dai tannini piuttosto rotondi. Vino di ottima struttura, chiude sul bel gioco tra la leggera sapidità e il corredo di frutta e spezie già avvertire al naso, che si alternano sul palco in perfetta corrispondenza. Convince la chiusura asciutta ma piena, sulle tinte scure della liquirizia salata.

L’ABBINAMENTO DEL BAROLO RAVERA 2018 MITO DI CLAVESANA

Vino già godibilissimo, avrà una buona evoluzione nel medio-lungo periodo. L’alcol, di per sé non disturbante ma al momento “respirabile” coi suoi 14,5% in volume, andrà certamente a integrarsi col passare dei mesi, rendendo il sorso ancora più gradevole. Il Barolo Ravera Docg 2018 Mito di Cantina Clavesana si abbina, in generale, a piatti strutturati e complessi.

Ottimo con il brasato di carne, l’arrosto, primi e secondi a base di selvaggina, stufati, carni alla brace e formaggi saporiti. Può sorprendere sul cioccolato fondente ed extra fondente. Da provare in accompagnamento a un buon Boero o – per i più curiosi e sperimentatori – con i bonbon alla prugna disidratata e crema di cioccolato Szilvás Betyár della storica cioccolateria ungherese Stühmer 1868.

LA VINIFICAZIONE

Come spiega a winemag.it il presidente di Cantina Clavesana, Giovanni Bracco, le uve Nebbiolo utili alla produzione del primo Barolo Ravera Docg 2018 “Mito” vengono conferite da due soci viticoltori di Novello, Comune in cui si trova, per l’appunto, l’Mga Ravera. «Ma questa nuova etichetta – commenta Bracco – è una scommessa che coinvolge tutta la nostra cantina». Le due particelle hanno una superficie di 0,37 ettari, a 470 metri sul livello del mare, con esposizione Est, Sud-Est.

L’annata 2018 ha visto un inverno e una primavera caratterizzati da piogge abbondanti. Le alte temperature registrate sul finire dell’estate hanno comunque permesso una buona maturazione dell’uva Nebbiolo. Dopo la diraspa-pigiatura, il mosto è stato posto a macerare per 14 giorni in un piccolo contenitore di cemento vetrificato. In seguito alla svinatura, il vino atto a divenire Barolo Ravera Docg 2018 Mito di Cantina Clavesana ha completato la fermentazione malolattica e la chiarifica tramite sedimentazione statica.

Nella primavera 2019, il vino è stato posto ad affinare in quattro tonneau da 500 litri di rovere di Slavonia per un periodo di 25 mesi, prima di essere imbottigliato. Un progetto, quello del Barolo Ravera 2018 “Mito”, che costituisce una novità importante per Cantina Clavesana, ma non l’unica. «L’impianto di nuovi vigneti di Alta Langa, circa 6 ettari con un potenziale di 50 mila bottiglie – anticipa a winemag.it il presidente Giovanni Bracco – si affianca all’ampliamento della coltivazione biologica e alla sfida di nuove varietà accanto al Dolcetto, come Viognier, Pinot Nero e Chardonnay».

Categorie
Vini al supermercato

Vino a volantino verso Natale. Barolo “CaDorá” a 10,99 da Penny: il prezzo sale per la promo

Devi eseguire l'accesso per visualizzare questo contenuto. Si prega . Non sei un membro? Registrati
Categorie
Vini al supermercato

Barolo Docg 2018 “CaDorá”, Ca.Vi.M. Ovada (Morando) per Penny

(3,5 / 5) Il Barolo Docg 2018 “CaDorá”, prodotto e imbottigliato da Ca.Vi.M. Ovada (Cantina Viticoltori Morando) per il discounter Penny Market è reperibile in promozione a un prezzo distante dalla media di gran parte dei vini della Denominazione di origine controllata e garantita piemontese. In promozione può costare 10,99 euro. Ma a scaffale, l’etichetta è stata rinvenuta anche a 9,99 euro, 11,99 euro e 13,99 euro.

Nel calice, il Barolo Docg 2018 “CaDorá” di Morando per Penny Market si presenta del tipico colore granato del Nebbiolo, uva con cui è possibile produrre il re dei vini del Piemonte. Al naso la componente floreale, tra la violetta e la rosa, è intensa. Tutt’attorno un corredo di spezie, dalla cannella alla curcuma, passando per la vaniglia e la noce moscata.

Non manca il frutto, che richiama la ciliegia sotto spirito e i piccoli frutti rossi di bosco. L’ossigenazione lascia spazio anche alla liquirizia. L’ingresso di bocca del Barolo Docg 2018 “CaDorá” è piuttosto austero, su una vena alcolico-glicerica su cui lavora piuttosto bene il tannino, almeno in una fase iniziale. Il centro del sorso, caratterizzato da un’acidità viva, lascia spazio a un’espressione piuttosto apprezzabile del frutto, con ritorni di ciliegia appena matura e ribes.

GLI ABBINAMENTI E IL TAPPO SCELTO DA MORANDO PER IL BAROLO CADORÁ

In chiusura il tannino si rivela però asciutto e la leggera venatura salina sbilancia leggermente il quadro sulle durezze. L’abbinamento consigliato è con le portate che comunemente accompagnano il Barolo. Ovvero piatti di carne, in particolare di cacciagione, ma anche primi e secondi con funghi o “spolverate” di tartufo. Bene anche l’abbinamento con i formaggi stagionati.

In termini di potenziale di affinamento, la scelta di Morando per il Barolo “CaDorá”  prodotto per Penny Market è ricaduta su un tappo Nomacorc Select Green 300 – Vinventions. Si tratta di una soluzione consigliata dalla casa madre per i vini da lungo affinamento, ottenuta da materie prime sostenibili e rinnovabili derivate dalla canna da zucchero (tecnologia PlantCorc™).

Un tappo “sostenibile”, riciclabile e dal design simile al classico tappo di sughero, con venature che riproducono la superficie “originale” della quercia da sughero. Il Select Green 300 è particolarmente apprezzato dai produttori italiani per i vini bianchi che debbano mantenere il loro carattere fresco e “croccante”. Ma è utilizzato, come nel caso del Barolo “CaDorá” di Morando, anche per i vini rossi.

Categorie
news news ed eventi

Barolo en primeur, 800 mila euro in beneficienza grazie all’asta solidale


È valsa quasi 800 mila euro l’asta solidale “Barolo en Primeur” 2022, svoltasi venerdì 28 ottobre al Castello Grinzane Cavour. Per l’esattezza sono stati raccolti 769.800 euro, interamente devoluti a favore di progetti sociali. Una cifra destinata a diventare ancora più cospicua. All’appello manca l’ultima barrique, che sarà battuta il 13 novembre nel corso dell’Asta Internazionale del Tartufo d’Alba, in live streaming con Hong Kong.

L’edizione “Barolo en primeur” 2022, progetto di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Fondazione Crc Donare ETS, in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, è riuscita a superare di 170 mila euro la cifra raccolta nel 2021. Tra i lotti in asta, 5 sono stati aggiudicati da benefattori che hanno partecipato in diretta da New York e da Hong Kong.

Da ognuna delle 14 barrique di Barolo della vendemmia 2021, provenienti dalla Vigna Gustava di proprietà della Fondazione CRC, si otterranno 300 bottiglie uniche, contrassegnate da un’etichetta numerata, realizzata per l’occasione dall’artista internazionale Michelangelo Pistoletto. Saranno messe a loro disposizione al termine del periodo obbligatorio di affinamento, ovvero nel 2025.

ASCHERI: «STRADA APERTA AL MERCATO EN PRIMEUR»

Altri 10 sottoscrittori si sono aggiudicati le oltre 1.200 pregiate bottiglie di Barolo e Barbaresco – suddivise in 10 lotti sulla base del comune di produzione – che 70 produttori del Consorzio hanno messo gratuitamente a disposizione dell’asta, per contribuire alla raccolta fondi a favore della Scuola Enologica di Alba.

«La grande partecipazione di investitori interessati ai “fine wines” – commenta Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Langhe Alba Dogliani – è un risultato eccezionale, che rappresenta una solida base dalla quale partire per il coinvolgimento sempre maggiore dei produttori di Barolo e Barbaresco nello sviluppo di questo progetto che è solo alla sua seconda edizione.

«Ed è anche il segnale che il modello di vendita “in anteprima” può e deve essere una prospettiva valoriale per Barolo e Barbaresco – aggiunge Ascheri -. Vini conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo, che potranno così aprire la strada e presidiare il mercato “En primeur”, ancora poco sviluppato in Italia».

Barolo En Primeur, l’asta benefica fa il bis a Grinzane Cavour

Categorie
news news ed eventi

Grandi Langhe 2023, il Consorzio conferma Torino


Grandi Langhe 2023
si terrà ancora a Torino, alle OGR – Officine Grandi Riparazioni (Corso Castelfidardo, 22). L’appuntamento con i produttori del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani è per il 30 e 31 Gennaio 2023.

Non ancora disponibili le modalità di iscrizione. La due giorni di Grandi Langhe 2022, lo scorso 4 e 5 aprile, si è conclusa con 2.200 partecipanti provenienti da 15 Paesi del mondo. In degustazione le nuove annate di 11 denominazioni di 226 cantine.

Categorie
news news ed eventi

Lugana, Primitivo, Valdobbiadene e rosato Salento guidano le vendite di vino online


Nel 2021, secondo i dati dell’Osservatorio nato dalla partnership tra Nomisma Wine Monitor e uno degli e-commerce più noti in Italia, i vini a denominazione cresciuti di più nella propria categoria rispetto all’anno precedente nelle vendite online del portale sono stati il Lugana per i bianchi (+54%), il Primitivo di Manduria per i rossi (+65%), il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore per gli spumanti (+6%) e il Salento Igt per i rosati (+86%).

A trainare queste vendite sono soprattutto gli uomini. Per tutte e quattro le denominazioni analizzate, sono responsabili di oltre l’80% delle bottiglie acquistate nel corso dell’anno. Sulla suddivisione per fascia di età, emerge qualche differenza.

Il secondo focus dell’Osservatorio ha analizzato la ripartizione regionale delle vendite dei top 4 vini a denominazione del 2021. La Lombardia rappresenta la prima regione di acquisto. Le percentuali vanno dal 25% delle vendite totali nel caso del Salento Igt, a oltre il 36% per il Lugana.

IL PREZZO MEDIO DEI VINI PIÙ VENDUTI ONLINE

Al secondo posto, a diverse lunghezze, il Lazio sia per il Primitivo di Manduria (15%) sia per il Salento Igt (14%), il Veneto per il Lugana (14%) e l’Emilia-Romagna per il Valdobbiadene Prosecco Superiore (12%).

Il prezzo medio delle bottiglie vendute è stato di 8,69 euro per il Primitivo (sostanzialmente stabile rispetto al 2020). Si scende a 8,46 euro per il Lugana (+5,6%) e a 6,66 euro per il Valdobbiadene Prosecco (+4,7%).

Il Salento Ig rosato è la denominazione che ha registrato il maggior incremento di prezzo rispetto all’anno precedente (+8,6%), assestandosi a 6,58 euro. La ricerca si è poi concentrata su tre importanti fine wines: Amarone della Valpolicella, Barolo e Champagne.

FINE WINES: CHI LI COMPRA ONLINE?

«L’analisi sugli acquirenti di fine wines online – dichiara Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma – ha messo in luce come quasi il 75% delle bottiglie di Champagne sia acquistato dagli over 40. Millennials e Gen Z sono più interessati ad Amarone e Barolo».

Anche per i fine wines analizzati, la Lombardia si conferma come prima regione di acquisto, seguita dal Lazio per Amarone e Barolo. Mentre per lo Champagne è l’Emilia-Romagna a strappare il secondo posto, con l’11% delle bottiglie acquistate nell’anno.

I prossimi focus dell’Osservatorio sull’e-commerce del vino saranno dedicati all’analisi del profilo degli acquirenti online nei mercati internazionali, nonché ai consumi di Spirits.

Categorie
news news ed eventi

Barolo En Primeur, l’asta benefica fa il bis a Grinzane Cavour

Dopo l’ottimo debutto del 2021660 mila euro raccolti grazie alle donazioni di 15 benefattori – torna l’asta del Barolo En Primeur. L’appuntamento è per il 28 ottobre 2022 al Castello di Grinzane Cavour. Ancora 15 barrique, questa volta della vendemmia 2021, verranno assegnate a chi deciderà di sostenere uno dei progetti solidali già individuati, oppure un progetto scelto dallo stesso donatore.

Lo scorso anno, l’asta internazionale battuta da Christie’s in contemporanea tra Grinzane e New York, ha destinato a 17 progetti no-profit il ricavato della vendita di 300 bottiglie di Barolo della Vigna Gustava, annata 2020. A firmare l’etichetta, il celebre artista Giuseppe Penone.

Il progetto è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, insieme alla Fondazione CRC Donare e al Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. I donatori riceveranno le bottiglie dell’annata 2021 al termine dei 4 anni di affinamento, curato dall’enologo Donato Lanati.

LE NOVITÀ DI BAROLO EN PRIMEUR 2022

Novità Barolo en Primeur 2022 è la partecipazione all’asta dei produttori del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Le cantine, unite sotto il nome del Comune di produzione, metteranno in asta lotti composti dalle loro più pregiate bottiglie di Barolo e Barbaresco dalla vendemmia 2021.

Con questa operazione, unica nel suo genere – commenta Ezio Raviola, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo – realizziamo una gara di beneficenza di livello nazionale e internazionale, mettendo al centro un territorio, le sue bellezze e peculiarità, dando vita ad un evento innovativo, in grado di generare importanti ricadute sociali».

«L’evento benefico “Barolo en primeur” ha non solo una grande importanza storica e sociale, ma è anche fortemente significativo per il comparto enologico del Barolo, proiettato a livello internazionale», aggiunge Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.

«L’evento Barolo en primeur – conclude l’enologo Donato Lanati – rappresenta un’iniziativa di alto valore scientifico, educativo e umano in grado di coniugare diversi aspetti: la valorizzazione del territorio viticolo, di cui il vigneto è il vero protagonista, la ricerca con la didattica sul campo e le importanti finalità sociali portate avanti dalla Fondazione CRC».

Categorie
news news ed eventi

Vino imbottigliato, Valoritalia: nel 2021 certificati 10 miliardi di euro in valore

Sfiora i 10 miliardi di euro il valore complessivo del vino imbottigliato certificato da Valoritalia nel 2021. Il dato emerge dalla presentazione dell’Annual Report 2022 dell’ente di controllo e certificazione di 218 denominazioni di origine italiane. Presentate per la prima volta anche 60 tabelle con i valori delle analisi chimiche di diverse denominazioni, elaborati sulla base di oltre 176 mila campioni.

L’Annual Report di Valoritalia conferma l’aumento dei volumi commercializzati del “Vigneto Italia“. Nonostante gli anni difficili, con previsioni talvolta catastrofiche, le vendite crescono in doppia cifra (+ 12%) e non soltanto grazie alle impennate delle vendite online.

«Un bilancio per molti versi sorprendente – ha sottolineato Francesco Liantonio, Presidente Valoritalia – se si tiene conto di quanto è accaduto nell’ultimo triennio. Le nostre Denominazioni di Origine hanno ottenuto una performance straordinaria, registrando una crescita record. È il frutto della capacità mostrata dalle nostre imprese di cogliere ogni opportunità, coprire ogni spazio, gestire al meglio il proprio potenziale, ottimizzare risorse e relazioni».

Risultati che infondono ottimismo, non solo tra i player del settore. A fare da locomotiva rimane il nordest, con il Pinot Grigio delle Venezie e il cosiddetto “Sistema Prosecco“, che comprende la Doc Prosecco e le Docg del Conegliano-Valdobbiadene e dell’Asolo.

Qui, la crescita complessiva nel biennio 2020-2021 ha toccato il 22,7%, per un totale di poco inferiore a 1 miliardo di bottiglie. Di tutto rilievo anche le impennate di altre prestigiose denominazioni, come Brunello di Montalcino (+40%), Barolo (+27%), Gavi (+23%), Franciacorta (+12%), Chianti Classico (+11%), Nobile di Montepulciano (+10%).

LE ANALISI SULLE DENOMINAZIONI DI ORIGINE

Un lavoro capillare quello di Valoritalia, per la realizzazione di un volume che si arricchisce di un nuovo contenuto. Per la prima volta vengono resi disponibili i profili chimico-analitici di 56 tra Doc e Docg.

Un approfondimento che ha generato 60 tabelle la cui base è costituita da circa 176 mila analisi, realizzate tra il gennaio 2017 e il marzo 2022 da una rete di laboratori accreditati. Un preziosissimo strumento in grado di fornire informazioni sui principali indicatori che caratterizzano le differenti annate di ogni denominazione. Si va dal grado alcolico medio all’acidità, passando per l’estratto secco.

«Tuttavia – spiegano i promotori dell’iniziativa – l’obiettivo futuro di Valoritalia è rendere progressivamente fruibile a imprenditori, ricercatori e specialisti, in primo luogo enologi, un database completo e sistematico del profilo analitico di tutte le denominazioni certificate, comprensivo delle differenti tipologie». Uno strumento che contribuirà a definire le specificità di ogni vino e attribuire con precisione i caratteri dell’annata.

Categorie
news news ed eventi

Dal Brunello di Montalcino al Barolo: Cantina Porta Rossa è la prima Tenuta Piccini nelle Langhe

Dal Brunello di Montalcino al Barolo. Il passo è breve per il Gruppo Piccini, che annuncia l’acquisizione di Cantina Porta Rossa nelle Langhe. Si tratta della prima Tenuta Piccini in Piemonte, che va ad aggiungersi alle cinque dislocate tra Toscana, Basilicata e Sicilia.

Una vera e propria ciliegina sulla torta per il colosso guidato da Mario Piccini, che ha chiuso il 2021 con un fatturato in crescita di circa 100 milioni di euro. L’ingresso della storica cantina piemontese guidata dall’enologo Pierfranco Bonaventura costituisce un ponte tra due delle denominazioni del vino italiano più note al mondo.

Nel portafoglio prodotti del Gruppo Piccini entra il brand Cantina Porta Rossa, con i suoi vini e l’archivio storico, che comprende numerose annate di Barolo Docg, ma anche di Barbaresco Docg, Langhe Doc Nebbiolo e Barbera d’Alba Doc.

«Da 140 anni – commenta Mario Piccini – ci prefiggiamo l’ambizioso obiettivo di raccontare l’Italia del vino attraverso le sue eccellenze. Da oggi, il vasto orizzonte enoico di Piccini 1882 abbraccia le colline del Piemonte, rispettandone la filosofia produttiva che esalta lo stretto vincolo tra i vini e il loro luogo d’origine».

CANTINA PORTA ROSSA NEL PORTAFOGLIO PICCINI 1882

In quest’ottica – continua – non si può non parlare di Langhe e noi abbiamo deciso di farlo attraverso un brand che rappresenta le eccellenze prodotte tra le colline albesi, come ad esempio può esserlo il Barolo Porta Rossa. L’acquisizione, infatti, comprende anche le etichette delle vecchie annate».

Cantina Porta Rossa, con sede legale ad Alba, in provincia di Cuneo, è diventata negli anni un marchio riconosciuto a livello internazionale. «Mettiamo la nostra esperienza al servizio della tradizione – sottolinea l’enologo Pierfranco Bonaventura – riservando attenzioni maniacali alla materia prima e alla sua lavorazione nelle nostre cantine. Il nostro obiettivo è valorizzare e interpretare il territorio».

Principi condivisi da Piccini 1882, che ha «tutta l’intenzione di dare continuità al lavoro fatto fin ora, risaltando l’eccellenza del brand “Porta Rossa”». Qualcosa di già riuscito in un passato recente, con la “rifondazione” di un’altra storica realtà del Made in Italy enologico come la Viticoltori del Chianti Geografico, altra realtà della costellazione Piccini.

La famiglia vanta appunto già cinque Tenute sparse tra il centro e il sud Italia, per oltre 200 ettari di vigneti. Si spazia dal Chianti Classico (Fattoria di Valiano) alla Maremma (Tenuta Moraia), passando per Montalcino (Villa al Cortile) e i territori vulcanici del Vulture (Regio Cantina) e dell’Etna (Torre Mora).

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Conterno Fantino: 40 anni di storia con “Vino – Vita – Vista”

FOTONOTIZIA – Conterno Fantino celebra 40 anni di storia con Vino – Vita – Vista, un viaggio metaforico dedicato alla terra, pensato per rendere omaggio alla Langa del Barolo.

Si tratta di un cofanetto, realizzato in edizione limitata, che racchiude le parole chiave del percorso della cantina di Monforte d’Alba, fondata nel 1982 dagli enologi Claudio Conterno e Guido Fantino.

Protagonista indiscusso del cofanetto celebrativo dei 40 anni è il “Vino“: una bottiglia del Re di Langa, declinato nel Barolo Sorì Ginestra 2018. C’è poi “Vita“, un libro che racconta il territorio, scritto da Michele Marziani. Infine “Vista“, una fotografia dell’ambiente circostante la cantina Conterno Fantino, realizzata dal fotografo Davide Dutto.

Categorie
news news ed eventi

Lodali rinnova le etichette e rilancia su Barbaresco e Barolo (con la sorpresa Chardonnay)

Nuove etichette per i vini di Lodali. La cantina di Treiso rilancia su Barbaresco, Barolo e sul resto della gamma, con un investimento sull’immagine. Un compito affidato all’agenzia Sga Wine Design di Bergamo, leader nel settore delle wine labels di qualità.

Walter Lodali ritiene i nuovi “vestiti” uno strumento necessario per dare ancora più importanza ai numerosi investimenti compiuti negli ultimi anni. Non ultima, l’entrata in produzione e l’acquisto di nuove particelle e cru delle due pregiate denominazioni delle Langhe. Una zona in cui Cantina Lodali gioca un ruolo da protagonista, dal 1939.

Al centro del restyling – e non poteva che essere così per una famiglia che nel 2019 ha festeggiato gli 80 anni di attività – c’è l’elemento affettivo. La scritta “Lorens“, in onore al defunto padre di Walter Lodali, marito della splendida donna del vino Maria Margherita Ghione, diventa ancor più il cuore battente dei vini top di gamma.

Lo studio a cui abbiamo affidato il lavoro sulle nuove etichette, durato circa un anno – spiega il padron della cantina di Treiso – ha ricavato la grafia di “Lorens” da un tema scolastico di mio padre, datato 2 settembre 1950. L’obiettivo, oltre a richiamare la sua importante figura, era quello di dare ai nostri vini un vestito che comunicasse la nostra vera identità. La nostra storia».

Dal punto di vista cromatico, lo sfondo avorio sostituisce quello bronzeo, conferendo maggiore eleganza. E richiamando, con una sorta di “greca”, un motivo degli anni 50, presente sui vini prodotti dal fondatore dell’azienda, Giovanni Lodali.

Sul resto della gamma spiccano invece le iniziali di Walter Lodali, “WL“, incrociate. Una scelta con cui l’attuale patron corona il percorso di totale dedizione alla cantina di famiglia, salvata da mamma Maria Margherita alla scomparsa prematura e improvvisa del marito, nel 1982.

IL VINO DA NON PERDERE: BARBARESCO DOCG 2018 LORENS

La nuova etichetta rende ancora più onore al Barbaresco Docg 2018 Lorens, uno dei vini presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it. Riassaggiato dopo le sessioni alla cieca della scorsa estate, conferma la prospettata crescita e il ruolo di vino bandiera di Cantina Lodali.

Al suo fianco il Barolo Docg Bricco Ambrogio 2018 che, dal canto suo, esalta il crescendo di Lodali sul re dei vini delle Langhe. Uve perfettamente sane e una lavorazione del tutto rispettosa della materia prima (e dei primari) favoriscono un calice che è goduria assoluta.

Un Barolo che spazia dai frutti rossi di bosco, freschi e croccanti, alle spezie, su una trama tannica elegante che regala una bevibilità assoluta, solleticata da venature sapide. L’ultima sorpresa della cantina di Treiso tinge il calice di bianco. È il Langhe Doc Chardonnay 2020 Lorens, ottenuto da barbatelle reperite in Borgogna.

Un vino che sta ottenendo consensi di mercato unanimi. Tanto da costringere Walter Lodali ad aumentare la produzione – avviata a partire da una singola barrique, nel 2012, quasi per gioco – sino alle 5 mila bottiglie della vendemmia 2021. E ad immettere sul mercato la 2020 prima di quando avrebbe voluto. Di certo, anch’essa, col vestito migliore. “Lorens”, lassù, non potrà che esserne fiero.

Categorie
news ed eventi Wine Calendar

Grandi Langhe 2022, ecco le nuove date: 4-5 aprile

Nuove date per Grandi Langhe 2022, altro evento che subisce l’impennata di casi Covid-19 in Italia. La manifestazione dedicata a buyer, enotecari, ristoratori e importatori italiani e internazionali è rinviata al 4-5 aprile 2022.

«In seguito al peggioramento della situazione dei contagi e delle misure previste dagli ultimi decreti che impongono importanti limitazioni e capienze ridotte agli eventi che prevedono la somministrazione di cibo e bevande», gli organizzatori hanno deciso di rimandare l’evento.

L’iscrizione, la location e le modalità rimangono invariate. I visitatori che hanno prenotato il proprio ingresso possono utilizzare il biglietto già in loro possesso per la prima o la seconda giornata della manifestazione. Le registrazioni sono momentaneamente sospese in attesa di nuove disposizioni sulle capienze. Riapriranno il 1 marzo.

Categorie
news news ed eventi Wine Calendar

Grandi Langhe 2022 a Torino: Barolo e Barbaresco tendono la mano al grande pubblico

Grandi Langhe 2022 si prepara ad accogliere i professionisti del mondo del vino a Torino il 31 gennaio e 1° febbraio 2022. Buyer, enotecari, ristoratori e importatori italiani e internazionali possono iscriversi alla più grande degustazione dedicata alle denominazioni di Langhe e Roero, accedendo al sito web ufficiale della manifestazione.

Per la prima volta anche i privati consumatori potranno accedere alla manifestazione, durante una sessione a loro interamente dedicata, lunedì 31 gennaio dalle 18.30 alle 21.30. In questo caso, l’iscrizione è possibile sul sito di Ais Piemonte.

GRANDI LANGHE 2022: LA NUOVA LOCATION DI TORINO

Con l’apertura ai privati il Consorzio prosegue la sua strategia promozionale volta a stabilire «un filo sempre più diretto con i consumatori finali», che per la prima volta dalla nascita della manifestazione potranno degustare oltre 1500 etichette presso le Officine Grandi Riparazioni – Ogr di Torino.

Saranno accolti a Torino anche 50 buyer selezionati provenienti da Usa, Canada, Regno Unito e Scandinavia. Ben 220 cantine del territorio presenteranno le proprie etichette nei suggestivi spazi di Corso Castelfidardo, 22. Una location scelta strategicamente, «sia per riflettere la crescita della manifestazione che per garantire il rispetto delle normative sul distanziamento».

Il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e il Consorzio Tutela Roero, con il supporto della Regione Piemonte, sono i promotori della manifestazione, giunta alla sesta edizione dopo lo stop del 2021.

LE ASPETTATIVE DEI CONSORZI DI LANGHE E ROERO

«Siamo entusiasti di portare Grandi Langhe a Torino per la prima volta. La manifestazione è cresciuta molto negli anni e si è posizionata tra gli appuntamenti imperdibili del calendario enologico italiano», spiega Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco.

Il 2021 è stato purtroppo un anno di pausa forzata – continua -. I nostri produttori non vedono l’ora di poter tornare a incontrare i propri clienti di persona. Abbiamo preso tutte le misure necessarie per garantire a espositori e utenti un’esperienza sicura, piacevole e soprattutto di altissimo livello».

«La decisione di portare Grandi Langhe a Torino, città simbolo del Piemonte e già Capitale d’Italia, dimostra l’importanza assunta dall’evento», aggiunge Francesco Monchiero, presidente del Consorzio Tutela Roero.

«Grandi Langhe 2022 sarà l’occasione per incontrare gli operatori del settore – continua – piemontesi e non, che giocano un ruolo chiave nell’identità del nostro vino. Grazie alla partecipazione di 50 buyer provenienti dall’estero, si creeranno nuove opportunità di sviluppo in paesi consolidati o emergenti».

GRANDI LANGHE 2022: INFORMAZIONI IN BREVE

  • Le porte di Grandi Langhe 2022 apriranno per i professionisti di settore il 31 gennaio e 1° febbraio.
  • Dove e quando: dalle 10 alle 17 presso la Sala Fucine di OGR a Torino, in Corso Castelfidardo 22.
  • I privati consumatori e gli appassionati potranno acquistare il biglietto di ingresso sul sito web di Ais Piemonte.
  • I partecipanti dovranno necessariamente iscriversi in anticipo sul sito web. Quindi stampare e presentare il proprio biglietto d’ingresso, unitamente alla certificazione verde Covid-19 (green pass).
  • È obbligatorio indossare la mascherina all’interno durante i momenti in cui non si degusta.
Categorie
news news ed eventi

Grandi Langhe 2022 approda a Torino

Grandi Langhe, la manifestazione dedicata a buyer, distributori, enotecari e ristoratori italiani e stranieri, arriva a Torino il 31 gennaio e 1° febbraio 2022. L’evento, da anni uno dei primissimi appuntamenti del calendario enologico italiano, si terrà negli spazi di OGR Torino.

Dopo un anno di stop forzato dovuto alla pandemia le oltre 200 cantine di Langhe e Roero presenteranno le proprie etichette nell’hub di innovazione, enogastronomia e cultura del capoluogo piemontese. Una scelta strategica orientata alla volontà di farlo crescere sempre maggiormente

«Abbiamo deciso di cambiare la location di Grandi Langhe in primis per permettere il rispetto della normativa sul distanziamento. In secondo luogo per dare un segnale importante che rifletta la crescita che l’evento ha avuto nelle ultime edizioni. Le nostre denominazioni, inoltre, a inizio ottobre hanno registrato un +15% rispetto ai primi nove mesi del 2020». Spiega Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco.

GRANDI LANGHE 2022

Il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, insieme al Consorzio Tutela Roero, sono promotori della manifestazione, che nel 2020 ha registrato oltre duemila presenze da 34 paesi.

«In questi anni l’afflusso di operatori è aumentato costantemente. La scelta di portare l’evento presso OGR Torino è dovuta alla volontà di rispondere all’esigenza di accogliere un maggior numero di persone interessate a conoscere meglio i nostri vini». Dichiara il Presidente del Consorzio Roero Francesco Monchiero.

La due giorni sarà dunque la prima occasione dell’anno per assaggiare le nuove annate di Barolo Docg, Barbaresco Docg, Roero Docg e delle altre denominazioni del territorio.

L’elenco delle cantine partecipanti sarà disponibile. Le iscrizioni, riservate esclusivamente agli operatori di settore, apriranno nel mese di dicembre.

Categorie
Cantine degustati da noi news news ed eventi vini#02

Giacomo Fenocchio, verticale storica 1978-2020 per la nuova cantina: «Barolo en primeur per i turisti»

Claudio Fenocchio era ancora un bambino mentre il padre, Giacomo Fenocchio, mandava in pensione i vecchi tini di legno sino allora utilizzati dal nonno. Assieme a lui introdusse in cantina l’acciaio, per le vinificazioni del Nebbiolo atto a divenire Barolo. «Grande modernità e più tecnologia, in aiuto al lavoro», ricorda con tono deciso quel bambino che nel frattempo è diventato grande. Lo stesso che oggi è chiamato a dare l’ennesima impronta decisiva alle sorti dell’azienda di Monforte d’Alba (CN), fondata nel 1864.

L’inaugurazione della nuova cantina, il cui biglietto da visita è un’ampia terrazza che invita a tuffarsi sul materasso di colline delle Langhe, arriva in un periodo cruciale. Quello in cui le figlie Letizia ed Eleonora, 19 e 17 anni, muovono i primi passi sulle orme del papà. Ovvero tra quei pochi tini del nonno rimasti dov’erano. E le idee che hanno rivoluzionato una delle più grandi denominazioni del vino italiano. Passi piccoli ma decisi, tra ciò che fu e ciò che è. Ancor più, tra ciò che sarà.

«Il Barolo da allora è cambiato tantissimo, tantissimo», ripete Claudio Fenocchio, quasi a voler esorcizzare il concetto e il tempo. «Noi siamo rimasti gli stessi – si affretta a precisare – ovvero quelli che propongono un Barolo legato alla tradizione. Questo non significa tarparsi le ali, o non voler crescere. La nuova cantina? È un passo necessario in quest’ottica. Ma ancor più un modo per poter accogliere nel migliore dei modi i tanti turisti e appassionati che vogliono conoscere i nostri vini. Permetteremo loro, per esempio, di assaggiare le nuove annate dalle botti».

È una sorta di democratizzazione inversa del Barolo, quella che propone Claudio Fenocchio. Una “liberalizzazione” che non parte dai “prezzi per tutti”. Bensì dall’en primeur quotidiana. Qualcosa che, da altre parti, è appannaggio di una cerchia ristretta di professionisti del settore, o addetti ai lavori, diventa pressoché la norma nel nuovo corso della Giacomo Fenocchio.

La prima vendemmia in questa struttura – spiega – è stata nel 1989. L’abbiamo ampliata ulteriormente con una nuova bottaia, all’interno della quale abbiamo insediato la ricezione. Tutti i clienti potranno assaggiare dalle botti e fare le degustazioni in cantina, ovvero nell’ambiente più adatto al vino. È un investimento nei turisti, che potranno scoprire man mano le nuove annate dei nuovi Barolo. I Barolo del futuro».

Diciassette ettari per circa 100 mila bottiglie e numeri destinati a crescere dalle 45 mila bottiglie riservate al Re dei vini del Piemonte. A seguire, nell’ordine, Nebbiolo, Barbera, Dolcetto e Freisa. Senza dimenticare che qui, dal 2010, si producono anche due vini bianchi da uve Arneis in purezza (un Roero Docg e un Orange wine) e uno spumante metodo italiano, base Freisa.

La fiducia è tanta. «Il Barolo – chiosa Claudio Fenocchio – resta una delle denominazioni italiane di maggiore appeal. Credo che il Consorzio stia facendo molto bene sotto tutti i punti di vista, specie con lo slancio dato dall’evento a New York, prima della pandemia. Avanti così».

“Indietro”, sembra voler suggerire il vignaiolo di Monforte d’Alba, solo per le verticali. Come quella preparata per la stampa ieri, giorno dell’inaugurazione della nuova cantina. Dal 1978 al 2020. Spaziando tra i cru.

IL BAROLO GIACOMO FENOCCHIO DAL 1978 AL 2020
Barolo Doc Riserva 1978

Nella massa finale per lo più Bussia, seguito da Castellero e Cannubi. Bottiglia straordinaria (la seconda aperta), esprime ancora un frutto rosso pieno, accostato da riverberi di radici. Il tannino è morbido, ma non arreso.

La freschezza è disarmante per gli anni sul groppone. L’abbraccia una vena glicerica che, per gli “usi e costumi” dei tempi, va ben oltre i soli 13.5 gradi d’alcol in volume. In un calice, la storia di una famiglia Fenocchio, che non ha smesso di proporre vini di territorio, incollati alla tradizione.

Barolo Docg Bussia 1994

Tanto fiore, rosa, violetta. Frutto rosso timido appena versato, pronto poi a donarsi in tutta la sua integrità, generoso. Si apre bene, ma piano, anche in gustativa. Scivola lungo, su ricordi di radice che accompagnano il frutto croccante e un tannino ancora vivo, pur integrato.

Barolo Docg Bussia 2000

Annate molto calda in cui la Giacomo Fenocchio, con Claudio Fenocchio, inizia seriamente a proteggere l’uva dai raggi del sole. «Anziché defogliare, come si faceva per nelle annate fredde, decidemmo di non fare nulla, lasciando anche il cordone alto, per ombreggiare».

Il calice racconta alla perfezione l’andamento climatico del 2000. Naso largo sul frutto, che sfiora la lascivia d’uno sciroppo. Freschezza e tannino giocano a riequilibrare un sorso in perfetta corrispondenza, riuscendoci al meglio.

Barolo Docg Bussia 2004

Annata regolare, segnata da una vendemmia delle uve Nebbiolo andata in scena nel corso della terza settimana di ottobre. Naso profondo, sulle spezie e sulla liquirizia, che si ritrova nettamente anche al palato. Superlativa la gustativa, che si divide tra frutto preciso, pieno, e ricordi assieme caldi e freschi, speziati. Netto goudron e qualche sbuffo vago di zafferano mentre incede un allungo da favola, asciutto e giustamente tannico. Tra i migliori vini in assoluto della verticale voluta da Claudio Fenocchio.

Barolo Riserva Docg Bussia 2008 “90 dì”

Prima annata in cui viene riproposta, senza mai essere immessa sul mercato, una piccola partita di Nebbiolo “fatto come una volta”. Ovvero come lo faceva il padre di Giacomo Fenocchio: con “90 dì”, ovvero “90 giorni” (3 mesi circa) di macerazione (seguiti da 4 anni in botte grande e uno di vetro). Il risultato è una chicca prodotta in sole 300 bottiglie, di cui ne restano ormai ben poche.

Un esperimento servito tuttavia per ripensare la Riserva di Fenocchio, a partire dal 2010. La macerazione lunga non appesantisce il calice. Si crea anzi un scambio di battute tra finezze e tensioni, tra polpa e spezia (con la prima che prende il sopravvento). Siamo al cospetto di un vino che si discosta di molto dalla linea di rigore ed elegante essenzialità dei vini di Claudio Fenocchio.

Un nettare più largo, quasi interamente giocato sul frutto e su un’armoniosa beva, al limite del “rotondo”. Chiaramente il tutto è controbilanciato da una buona freschezza e da un tannino che rispecchia fedelmente i canoni dei Barolo di Bussia.

Barolo Docg Cannubi 2009

Liquirizia nera a primo naso, frutto succoso, ricordi sanguigni, ferrosi. Perfetta corrispondenza al palato, dove tuttavia si rivela – tra i vini in degustazione – quello meno equilibrato e in una fase di scombussolamento. Il sorso è diviso in maniera piuttosto marcata tra fenolico e frutto. La speranza è che scenda dall’altalena.

Barolo Docg Villero 2010

Molto balsamico, speziato. Goudron. In bocca si conferma vino profondo, fresco e speziato, ancora molto giovane. In chiusura esalta un frutto succoso, unito a un tannino vivo, elegante. Prima avvisaglia di quello che sarà, a partita chiusa, il cru più convincente della cantina.

Barolo Docg Castellero 2011

È l’anno dell’esordio per il cru fortemente consigliato a Claudio Fenocchio dal consulente della comunicazione, il pr Riccardo Gabriele. Sino ad allora (e dal 1952) Castellero finiva in blend nel Barolo d’entrata della linea. Sorprende (e pure tanto) per le note di frutta bianca, come melone bianco, pesca, albicocca.

In bocca risulta pieno, molto agile, a dimostrazione di quanto le sue caratteristiche marcassero il “Barolo quotidiano” della gamma. Alcol (15% vol.) integratissimo, gran bella freschezza e tannino levigato, splendidamente integrato. Grande intuizione.

Barolo Docg Castellero 2011 (magnum)

Le due bottiglie parlano la stessa lingua, ma la maggiore superficie di vetro sembra distendere ulteriormente il nettare, specie nella componente fruttata e, ancor più, in quella tannica. Curiosa la nota salmastra che mancava alla 0,75, così come mancavano risvolti sanguigni, qui pur percettibili col microscopio. Riecco la consueta freschezza, con un tocco in più di liquirizia nera che rende il nettare molto gradevole e dalla beva spasmodica.

Barolo Docg Cannubi 2017

Si ritorna su Cannubi e il naso si sofferma, come nel precedente assaggio, dapprima sulla spezia. All’accenno iniziale d’origano fa eco un frutto rosso godurioso, che prende sempre più spazio nel quadro complessivo. In retro olfattivo largo a terziari da legno quali fondo caffe e caramella mou, pur smorzati da una pregevole venatura salina e da un tannino vivo, ma molto elegante. L’annata è stata molto calda (non certo quanto la 2003).

Barolo Docg Castellero 2017

L’ultimo (in ordine temporale) dei cru della Giacomo Fenocchio si riconoscerebbe tra mille. Riecco il melone, la pesca bianca, i ricordi di albicocca. Vino croccante, quasi da morsicare. Materico, ma ancor più fresco e beverino.

Barolo Docg Villero 2017

Anche nell’annata 2017, il cru Villero si conferma ad altissimi livelli. Ancora una volta profondo, speziato, sanguigno, agrumato d’arancia rossa. In bocca riecco una prosa fresca, che gode dell’elegantissimo apporto fruttato-croccante, ma sceglie la spezia come compagna di vita. Tutto ciò tra l’ingresso e il centro bocca. Perché il finale riserva un’amarena netta, da fuochi d’artificio nel gioco prezioso con la scontrosità amaricante del tannino. Vino da applausi scroscianti per larghezza e profondità, verticalità e polpa.

Barolo Docg Bussia 2017

Si conferma succoso e speziato, in grandissimo equilibrio. Del resto è il vigneto più grande di Fenocchio, che consente di portare in cantina uve con maturazioni forse non omogenee al millimetro, perfette nel mix tra fenoliche e zuccherine.

Barolo Docg Cannubi 2018 e 2019

Annata segnata da molta pioggia tra agosto e l’inizio settembre. Il risultato è una vendemmia particolare, che sarebbe stata invece “classica”, in termini di tempi di raccolta. Venendo al calice, il Cannubi 2018 non sarà certo un campione di longevità. Sarà però uno di quei vini importanti e, al contempo, facili da bere. Scherziamo con Claudio Fenocchio e chiediamo se ha proceduto a una macerazione carbonica.

Sorride e poi conferma quando, tornati seri, usiamo l’aggettivo “diluito”: l’annata è di quelle in cui il rapporto tra succo e buccia è nettamente in favore del primo, proprio a causa delle piogge abbondanti in un periodo tanto delicato. Arriva poi l’assaggio da botte del 2019, vino ricco, sul frutto, ma al contempo pieno di energia, tra spezia e apporto fresco-acido. Un altro nettare di grande accessibilità e immediatezza.

Barolo Docg Castellero 2018, 2019, 2020

Oltre ai classici sentori di frutta a polpa bianca, che costituiscono il fil-rouge del cru, qui si centra forse una maturazione – o, meglio, un’epoca di raccolta – che regala alla particella maggiore complessità e rigore. Il salto di qualità definitivo sul cru Castellero è definitivamente compiuto, a 8 anni dall’esordio sul mercato, con la 2011. L’ulteriore assaggio da vasca della 2019 conferma le impressioni.

Anzi, esaspera ancor più il concetto di una quadra definitivamente trovata sul Castellero, nonostante la concentrazione d’aromi risulti maggiore rispetto alla 2018. Arriva poi il 2020 a suggellare la consacrazione di un Barolo dalla bevibilità disarmante, che non rinuncia tuttavia alla complessità.

Barolo Docg Villero 2018

Chi non ha bisogno alcuno di “aggiustamenti” e si è sempre espresso su livelli altissimi è invece il cru Villero della Giacomo Fenocchio. Naso elegantissimo, tra fiori, frutto e spezia. Si ritrova la stessa matrice al palato, dove un frutto pieno e succoso gioca a irritare un tannino in cravatta, che non perde le staffe. Neppure quando la liquirizia prova a imbalsamarlo, avvolgendolo. Alleata, in chiusura, una vena salina preziosissima che da un lato inspessisce ulteriormente il quadro e, dall’altro, chiama il sorso successivo.

Barolo Docg Bussia 2018 e 2019

Ancora una volta gran completezza nel Bussia che, nonostante la gioventù raccontata da un frutto tanto succoso quanto esuberante e preponderante, mostra ampissimi margini di evoluzione, nel segno della complessità. Scalpitano tannino e spezie, mentre la freschezza riequilibra morbidezze i cui contorni sono in decisa evoluzione. Salto oltre l’ostacolo con la vendemmia 2019, che regala un nettare dalle spiccate note floreali e dal tannino leggermente meno spigoloso, sempre all’insegna dell’eleganza.

Categorie
Vini al supermercato

Guida Migliori vini al supermercato 2022: la piemontese Teo Costa è Cantina Gdo dell’anno

Terminate le degustazioni della Guida Migliori vini al supermercato 2022. I tasting alla cieca incoronano la piemontese Teo Costa Cantina Gdo dell’anno per Vinialsuper.

Le etichette premiate potranno esibire lo speciale bollino-sticker rilasciato dalla nostra testata. Un modo per distinguersi sullo scaffale e semplificare la scelta ai consumatori più attenti ai vini di qualità, anche al supermercato.

La scelta della Miglior cantina Gdo 2022 ricade infatti su una realtà famigliare che da anni è protagonista nella grande distribuzione, con una linea di prodotti che va ben oltre l’ottimo rapporto qualità prezzo.

TEO COSTA È MIGLIOR CANTINA GDO D’ITALIA 2022

Con i suoi vini bianchi e rossi, Teo Costa valorizza vitigni autoctoni piemontesi come l’Arneis e il Nebbiolo, dando vita a vini di assoluto rilievo nell’ambito delle Denominazioni delle Langhe.

Brillano, in particolar modo, il Barolo e il Barbaresco della linea Ligabue, proposti in bottiglie anni 50 di vetro scuro con etichette che celebrano le opere di Antonio Ligabue. Tutti vini in distribuzione nei supermercati Coop Nordovest, Gs, Margherita, Dimar, Fras.Co, Conad, Code’ Crai e Bennet.

A guidare la cantina Teo Costa di Castellinaldo d’Alba (CN) sono oggi i fratelli Marco e Roberto Costa. Al loro fianco papà Antonio e mamma Mariuccia, nonché i figli di Roberto: Isabella, Viviana e Manuel.

Spetta a loro, quinta generazione della famiglia Costa, spingere nel futuro un’azienda che conta 80 ettari di vigneti e 450 mila viti a frutto, tra le colline patrimonio Unesco delle Langhe, del Roero e del Monferrato.

UNA CANTINA MODELLO NEL CUORE DELLE COLLINE UNESCO

Un ambiente che Teo Costa vuole preservare e valorizzare, attraverso scelte concrete. Dopo anni di sperimentazioni, nel 2007 la famiglia ha brevettato un metodo di vinificazione senza solfiti aggiunti. Il primo in Piemonte.

La lotta ai “conservanti del vino” è il modo in cui si traduce (in cantina) il protocollo “Libera Natura”, applicato (in vigna) a tutela della biodiversità e della sostenibilità in viticoltura. Un insieme di regole creato nel 2011 e condiviso con altre realtà vinicole italiane, «vicine alla natura».

Nel “decalogo” produttivo di Teo Costa, quantità e qualità fanno rima, nel nome di un nuovo modo di interpretare il vino nella Grande distribuzione organizzata. Buono, rispettoso della tipicità dei vitigni e delle Denominazioni. E, non ultimo, a misura di portafoglio.

LA GUIDA AI MIGLIORI VINI AL SUPERMERCATO 2022

  • Roero Arneis Docg 2020 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
  • Barbera d’Alba Doc 2018 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
  • Barbaresco Docg 2018 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
  • Nebbiolo d’Alba Doc 2019 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
  • Barolo Docg 2016 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)

ABRUZZO

  • Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg 2019 “Hadria”, Az. Agr. Fratelli Barba (distribuzione locale)
  • Pecorino Igt Colline Pescaresi 2019, Tenuta del Priore (Il Gigante)

ALTO ADIGE

  • Südtirol Alto Adige Doc Riesling 2020, Cantina Bolzano (Conad)
  • Südtirol Alto Adige Doc Pinot Bianco 2020, Cantina Bolzano (Coop)
  • Südtirol Alto Adige Doc Sauvignon 2020, Cantina Bolzano (Coop)
  • Südtirol Alto Adige Doc Kerner 2020, Cantina Bolzano (Conad)
  • Südtirol Alto Adige Doc 2019 “Latemaris Bianco”, Cantina Bolzano (Conad)
  • Südtirol Alto Adige Doc 2019 “Latemaris Rosso”, Cantina Bolzano (Conad)
  • Südtirol Alto Adige Doc Lagrein 2020, Kellerei Meran (Aspiag, Unicom, Europa, Ali, Emisfero)
  • Südtirol Alto Adige Doc Pinot Nero 2018, Kellerei Meran (Aspiag, Unicom, Europa, Ali, Emisfero)
  • Südtirol Alto Adige Doc Pinot Bianco 2020, Kellerei Meran (Aspiag, Unicom, Europa, Ali, Emisfero)
  • Südtirol Alto Adige Doc Gewürztraminer 2020, Kellerei Meran (Aspiag, Unicom, Europa, Ali, Emisfero)
  • Südtirol Alto Adige Doc Sauvignon Blanc 2020, Kellerei Meran (Aspiag, Unicom, Europa, Ali, Emisfero)
  • Alto Adige Doc Chardonnay 2019, Hofstatter (Carrefour)

BASILICATA

  • Aglianico del Vulture Dop 2019 “Baliaggio”, Cantina di Venosa (Bennet, Coop Italia, Sma, Agorà, Decò, Pick-Up, Futura, Despar)
  • Aglianico del Vulture Dop 2019 “Balì”, Cantina di Venosa (Conad)

CALABRIA

  • Calabria Igt Bianco 2020 “V”, Cantine Vulcano (Coop Calabria, Despar Calabria, Crai Calabria, Conad)
  • Cirò Doc Bianco 2020 “V”, Cantine Vulcano (Coop Calabria, Despar Calabria, Crai Calabria, Conad)
  • Cirò Doc Bianco 2020, Caparra&Siciliani (Il Gigante)
  • Cirò Doc Rosato 2020, Caparra&Siciliani (Il Gigante)
  • Cirò Doc Rosato 2020, Librandi (Esselunga)

CAMPANIA

  • Fiano di Avellino Docg 2019, Cantine Di Marzo (Esselunga, Carrefour, Piccolo Supermecati)
  • Greco di Tufo Docg 2020, Cantine Di Marzo (Esselunga, Carrefour, Piccolo Supermecati)
  • Irpinia Aglianico Doc 2018, Cantine Di Marzo (Esselunga, Carrefour, Piccolo Supermecati)
  • Falanghina del Sannio Doc 2019, Feudi San Gregorio (Esselunga)

EMILIA ROMAGNA

  • Romagna Doc Sangiovese Superiore 2018, Azienda agricola Branchini (Il Gigante)
  • Ortrugo dei Colli Piacentini Doc frizzante 2020, Cantina 4 Valli (Esselunga, Conad, Coop, Maxi D Famila, Bennet, Carrefour, Basko, Brendolan, Le Fromagere Des Halles – Banco Fresco, Gulliver, Padial – Crai, Realco – Sigma, Iper, Metro)
  • Gutturnio Doc frizzante 2020 “Dell’Angelo”, 4 Valli (Esselunga, Conad, Coop, Maxi D Famila, Bennet, Carrefour, Basko, Brendolan, Le Fromagere Des Halles – Banco Fresco, Gulliver, Padial – Crai, Realco – Sigma, Iper, Metro)
  • Lambrusco di Sorbara Dop 2020 “Linea Stile”, Cantina di Carpi e Sorbara (Coop Alleanza 3.0, Conad Nord Ovest, Conad Centro Nord, Carrefour, Realco, Marketingross, Pam)
  • Lambrusco di Modena Dop 2020 “Linea Stile”, Cantina di Carpi e Sorbara (Coop Alleanza 3.0, Conad Nord Ovest, Conad Centro Nord, Carrefour, Realco, Marketingross, Pam)
  • Pignoletto Dop Vino bianco secco frizzante “Linea Stile”, Cantina di Carpi e Sorbara (Coop Alleanza 3.0, Conad Nord Ovest, Conad Centro Nord, Carrefour, Realco, Marketingross, Pam)
  • Lambrusco Reggiano Doc frizzante secco “1950”, Cantine Riunite (Pam, Carrefour, Coop, Conad, Famila, Il Gigante,Sigma)
  • Pignoletto Doc Reno frizzante secco, Righi (Pam, Carrefour, Coop, Conad, Sigma, Finiper, Crai, Bennet, Famila, Esselunga)
  • Romagna Doc Sangiovese Superiore 2019 “Terre d’Italia”, Tre Monti (Carrefour)
  • Romagna Doc Sangiovese Bio 2020 “Sono Rosso”, Tre Monti (Coop Alleanza, Conad, Iper, Arca, Famila, Pam, Arca)
  • Romagna Doc Sangiovese Superiore Riserva Bio  2018 “Gusto e Passione”, Tre Monti (Sigma, Sisa, Coal)
  • Pignoletto Doc frizzante Bio 2019 “Gusto e Passione”, Tre Monti (Sigma, Sisa, Coal)
  • Romagna Doc Sangiovese Bio 2020 “Campo di Mezzo”, Tre Monti (Coop Alleanza, Conad, Iper, Arca, Famila, Pam, Arca)
  • Emilia Igp vino frizzante bianco secco bio “Montelocco”, Venturini Baldini (Conad, Esselunga, Sigma, Coop)
  • Emilia Lambrusco Igp vino frizzante rosso “Montelocco”, Venturini Baldini (Conad, Esselunga, Sigma, Coop)
  • Vino spumante Bianco Brut millesimato 2020 “Vecchia Modena”, Chiarli (Il Gigante)
  • Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc Amabile “Gran Gala”, Chiarli (Conad, Coop, Eurospar, Maxi‐Di, Pam‐Panorama, Iper La grande i – Finiper, Realco, Agora’, Bennet, Gs Market ed Express, Il Gigante, Maiora)
  • Lambrusco di Sorbara Doc Secco frizzante “Prestigio”, Chiarli (Conad, Coop, Eurospar, Maxi‐Di, Pam‐Panorama, Iper La grande i, Realco, Bennet, Gs, Market ed Express, Il Gigante, Migross, Maiora)
  • Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop secco 2020 “Villa Cialdini”, Chiarli (Conad, Coop, Eurospar, Esselunga, Maxi‐Di, Pam‐Panorama, Unicomm, Iper La grande i – Finiper, Alì, Arca, Coal, Realco, Tosano, Paladini Supermerati)
  • Lambrusco di Modena Doc frizzante secco 2020, Cleto Chiarli e Figli (Conad, Coop, Eurospar, Esselunga, Maxi‐Di, Pam‐Panorama, Unicomm, Iper La grande i – Finiper, Alì, Arca, Coal, Realco, Tosano, Paladini Supermerati)

FRIULI VENEZIA GIULIA

  • Venezia Giulia Igt 2020 Ribolla Gialla, Az. Agr. Lorenzon (Il Gigante)
  • Friuli Doc Isonzo 2020 Sauvignon Blanc, Az. Agr. Lorenzon (Il Gigante)
  • Venezia Giulia Igt Ribolla Gialla “Pompiere”, Schiopetto (Carrefour)

LAZIO

  • Frascati Doc 2020 “Martinius”, Casama  – San Marco (Eurospin)
  • Lazio Igt Rosso 2019 “27 filari”, Casama  – San Marco (Ipermercato Carrefour Tor Vergata)
  • Frascati Doc 2020 “Crio 8”, Casama – San Marco (Centrale Adriatica, Conad Nord Ovest, Unicoop Firenze, Carrefour, Superconti Supermercati)
  • Roma Doc Bianco 2020, Gotto d’Oro (Conad)
  • Vermentino Lazio Igt 2020, Gotto d’Oro (Conad, Super Elite, Supermercati Tosano, A&O)
  • Frascati Superiore Docg 2020 “Claudius”, San Marco (Ipermercato Carrefour Tor Vergata)
  • Lazio Igt Merlot 2020 “One”, San Marco (Centrale Adriatica, Carrefour)
  • Lazio Igt Shiraz 2019 “One”, San Marco (Centrale Adriatica, Unicoop Firenze, Carrefour)
  • Lazio Igt Malvasia 2020 “One”, San Marco (Carrefour)

LIGURIA

  • Riviera Ligure di Ponente Doc Pigato, Le Rocche del Gatto (Esselunga)

LOMBARDIA

  • Bonarda vivace dell’Oltrepò pavese Doc frizzante 2020 “Vaiolet”, Monsupello (Iper La grande i – Finiper)
  • Croatina Igt Pavia “Myrtò”, Perego & Perego (Esselunga)
  • Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc Bio 2020, Quaquarini (Gulliver – Coop)
  • Sangue di Giuda dell’Oltrepò pavese Doc Bio 2020, Quaquarini (Coop)
  • Franciacorta Brut Docg, Contadi Castaldi (Coop)
  • Linea Franciacorta Docg Castel Faglia (Carrefour, Esselunga, Unes)
  • Franciacorta Docg Brut, Catturich Ducco (Unes)
  • Franciacorta Docg, Solive (Iperal)

MARCHE

  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2020 “Tre Ripe”, Pievalta (Esselunga)
  • Offida Docg Pecorino 2020, Cantina Moncaro
  • Offida Docg Passerina 2020, Cantina Moncaro
  • Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2020 “Fondiglie”, Cantina Moncaro
  • Marche Igt Passerina frizzante, Cantina Moncaro

PIEMONTE

  • Linea Vini Ligabue Teo Costa – Cantina Gdo 2022 Vinialsuper (Coop Nordovest, Gs, Margherita, Dimar, Fras.Co, Conad, Code’ Crai e Bennet)
  • Piemonte Doc Grignolino 2020, Azienda Agricola Eredi Angelo Icardi (Il Gigante)
  • Moscato d’Asti Docg, 2020 Azienda Agricola Eredi Angelo Icardi (Il Gigante)
  • Barolo Docg 2016, Azienda Agricola Eredi Angelo Icardi (Il Gigante)
  • Barbaresco Docg 2017, Azienda Agricola Eredi Angelo Icardi (Il Gigante)
  • Barbera D’alba Doc 2020 “Gioso”, Gioso Azienda agricola (in arrivo in Gdo)
  • Nebbiolo d’Alba Doc 2018 “Gioso”, Gioso Azienda agricola (in arrivo in Gdo)
  • Barbera del Monferrato Superiore Docg 2017 “Serché”, Cantina produttori del Monferrato (Il Gigante)
  • Gavi Docg 2020, Cantine San Silvestro (Iper, La grande i – Finiper)
  • Dogliani Docg 2020, Cantina Clavesana
  • Ruchè Di Castagnole Monferrato Docg 2020 “Bric D’bianc”, Ferraris Agricola (Conad, Margherita, Carrefour, Docksmarket, Il Gigante)
  • Ruchè Di Castagnole Monferrato Docg 2020 “Terre Del Parroco”, Ferraris Agricola (Conad, Despar, Crai)
  • Barolo Docg 2016 Nervo, Cantina Vignaioli Pertinace (Esselunga)
  • Barbaresco Docg 2017 Nervo, Cantina Vignaioli Pertinace (Esselunga)

PUGLIA

  • Puglia Igp Malvasia bianca 2020 “Grifo”, Cantina di Ruvo di Puglia (Pam, Coop, Dok, Famila Puglia, Despar – Interspar Puglia)
  • Linea Vini Notte Rossa, Terre di Sava (Conad – Tigros – Basko – Iperal – Poli – Alì – Crai – Gruppo Gros – Sigma – Coop – Carrefour – Despar – Oasi – Tigre – Famila – Emisfero – Galassia – Doc – A&O – Iper)
  • Salice Salentino Dop Rosso 2019 “Numerato”, Taurosso (Ipercoop)
  • Primitivo di Manduria Doc 2020, Tenute Rubino (Carrefour)

SARDEGNA

  • Vermentino di Sardegna Doc 2020 “Sanremy”, Ferruccio Deiana (Carrefour, Nonna Isa, Superemme)
  • Monica di Sardegna Doc 2018 “Sanremy”, Ferruccio Deiana (Carrefour, Nonna Isa, Superemme)
  • Cannonau di Sardegna Doc 2018 “Sanremy”, Ferruccio Deiana (Carrefour, Nonna Isa, Superemme)
  • Cannonau di Sardegna Doc 2019 “Costera” , Argiolas (Conad, Nonna Isa)
  • Vermentino di Sardegna Doc 2020 “Costamolino”, Argiolas (Conad, Nonna Isa)
  • Cannonau Riserva 2018, Sella & Mosca (Esselunga)

SICILIA

  • Terre Siciliane Igp 2019 “Vivitis Bio Rosso”, Gorghi Tondi (Esselunga)
  • Terre Siciliane Igp 2020 “Vivitis Bio Bianco”, Gorghi Tondi (Esselunga)
  • Igt Terre Siciliane Syrah Rosé 2020, Settesoli (Tutte le principali, esclusa Esselunga)
  • Sicilia Doc Nero d’Avola 2020 Bio, Settesoli (Tutte le principali, esclusa Esselunga)
  • Sicilia Doc Grillo 2020 Bio, Settesoli (Tutte le principali, esclusa Esselunga)
  • Sicilia Doc Rosso 2020 Collezione Rosso, Settesoli (Tutte le principali, esclusa Esselunga)
  • Sicilia Doc Bianco Collezione Bianco 2020, Settesoli (Tutte le principali, esclusa Esselunga)
  • Sicilia Doc Nero d’Avola 2020, Cusumano (Esselunga)
  • Sicilia Doc “Sedara”, Donnafugata (Esselunga)

TOSCANA

  • Toscana Igt Ciliegiolo 2019, La Pieve (Il Gigante)
  • Toscana Igt Rosso 2014, Piandaccoli (Il Gigante)
  • Chianti Docg Riserva 2015, Piandaccoli (Il Gigante)
  • Chianti Classico Docg 2019 “Contessa di Radda”, Agricoltori del Chianti Geografico
  • Vernaccia di San Gimignano Docg 2020, Bonacchi (Esselunga)
  • Chianti Docg 2020 “Gentilesco”, Bonacchi (Esselunga)
  • Rosso di Montalcino Doc 2018 “Molino della Suga”, Bonacchi (Esselunga)
  • Chianti Rufina Docg 2018 “Nipozzano”, Frescobaldi (Esselunga, Il Gigante)
  • Pomino Bianco Doc 2019, Frescobaldi (Il Gigante, Esselunga)
  • Morellino di Scansano Docg 2018, Morisfarms (Coop)
  • Maremma Toscana Doc 2017 “Barbaspinosa”, Morisfarms (Coop)
  • Chianti Docg Superiore 2019 “Collezione Oro”, Piccini (Iper La grande i – Finiper, Tigros, Carrefour, Coop)
  • Rosso Toscana Igt 2019 “Collezione Oro”, Piccini (Iper La grande i – Finiper, Tigros, Carrefour, Coop)
  • Chianti Docg Riserva 2018 “Collezione Oro”, Piccini (Iper La grande i – Finiper, Tigros, Carrefour, Coop)
  • Toscana Igt 2020 rosato “Collezione Oro”, Piccini (Iper La grande i – Finiper, Tigros, Carrefour, Coop)
  • Vino Nobile di Montepulciano Docg 2017 Tenute Poggiocaro, Schenk (Conad)
  • Rosso di Montepulciano Doc 2018 Tenute Poggiocaro, Schenk (Conad)
  • Chianti Classico Biologico Senza solfiti aggiunti 2019 “Riscoperto”, Terre di Melazzano (Conad Tirreno)
  • Vino Nobile di Montepulciano Docg 2017 “Rubinoro”, Vecchia Cantina di Montepulciano (Esselunga)
  • Vino Nobile di Montepulciano Docg 2017 “Sigillo”, Vecchia Cantina di Montepulciano (Carrefour)
  • Vino Nobile di Montepulciano Docg 2017 “1970”, Vecchia Cantina di Montepulciano (Il Gigante)
  • Rosso di Montepulciano Doc 2020, Vecchia Cantina di Montepulciano (Coop, Pam, Gros, Cts Pewex)
  • Morellino di Scansano Docg Vino Biologico 2020, Vignaioli del Morellino (Agorà, Conad, Consorzio Europa, Coop Toscana)
  • Maremma Toscana Doc Ciliegiolo 2020, Vignaioli del Morellino (Coop, Conad, Consorzio Europa, Maxi Di, Pam Panorama)
  • Morellino di Scansano Docg 2020 “La rasola”, Vignaioli del Morellino (Agorà, Conad, Dimar, Carrefour Toscana, Emi Toscana Umbria, Maxi Di, Metro, Pam Panorama, Superelite, Iper)
  • Maremma Toscana Doc Vermentino 2020 “La rasola”, Vignaioli del Morellino (Coop, Conad, Carrefour Toscana, Iper, Pam Panorama)
  • Maremma Toscana Doc 2020 Merlot – Cabernet “Le vie del mare”, Vignaioli del Morellino (Coop Toscana)
  • Maremma Toscana Doc 2020 Viognier – Chardonnay “Le vie del mare”, Vignaioli del Morellino (Coop Toscana)
  • Morellino di Scansano Docg Riserva 2018, Vignaioli del Morellino (Coop Toscana, Conad Toscana, Superelite)
  • Morellino di Scansano Docg Sangiovese  2019 Vigna Benefizio, Vignaioli del Morellino (Coop, Conad Toscana, Carrefour Toscana)

TRENTINO

  • Trento Doc Brut “Le Premier”, Cesarini Sforza (Carrefour, Italbrix, Unes, Finiper, Aspiag)
  • Trentino Doc Müller Thurgau 2020 “Ritratti”, Cantina di Lavis e Valle di Cembra (Italbrix, Italmark, Family Market)
  • Trentino Doc Pinot Nero 2019 “Ritratti”, Cantina di Lavis e Valle di Cembra (Italbrix, Italmark, Family Market)
  • Trentino Doc Gewürztraminer 2020 “Ritratti”, Cantina di Lavis e Valle di Cembra (Italbrix, Italmark, Family Market)
  • Trentino Doc Traminer Aromatico 2020, Cantina Rotaliana di Mezzolombardo (Unicomm)
  • Trentino Doc Müller Thurgau 2020, Cantina Rotaliana di Mezzolombardo (Seven, Gruppo Poli)
  • Trentino Doc Pinot Bianco 2020, Cantina Rotaliana di Mezzolombardo (Sait, Aspiag, Dao)
  • Südtiroler Alto Adige Doc Lagrein 2020, Cantine di Ora
  • Südtiroler Alto Adige Doc Gewürztraminer 2020, Cantine di Ora

VENETO

  • Lugana Doc “La Ghirolda”, Fraccaroli (Il Gigante)
  • Rivani Prosecco Superiore DOCG Extra Dry 2020, Schenk (Coop, Conad, Carrefour)
  • Soave Doc Classico 2020 “Corte Menini”, Az. Agr. Le Mandolare (Il Gigante)
  • Prosecco Doc Treviso Extra Dry, Rive della Chiesa (Iper, La grande i)
  • Prosecco Doc Rosé, Rive della Chiesa (Iper, La grande i)
  • Asolo Prosecco Superiore Docg Brut, Rive della Chiesa (Iper, La grande i)
  • Valpolicella Ripasso Doc 2018 Pagus Bisano, Cantina di Verona (Il Gigante)
  • Recioto di Soave Docg Classico 2017, Az. Agr. Le Mandolare (Il Gigante)
  • Amarone Docg Corte Giara Allegrini (Iperal)
Categorie
news news ed eventi

Matteo Ascheri rieletto presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani

Matteo Ascheri è stato riconfermato presidente del Consorzio di Tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. È stato eletto giovedì 17 giugno dall’Assemblea dei produttori, insieme al nuovo consiglio di amministrazione.

Rappresenterà gli interessi di 527 aziende vitivinicole associate al Consorzio (63 milioni di bottiglie) che curano 10 mila gli ettari di vigneti (Barolo 2184 ettari; Barbaresco 725; Dogliani 813; Diano d’Alba 216; Barbera d’Alba 1630; Nebbiolo d’Alba 1020; Dolcetto d’Alba 1013; Langhe 2051 ettari, di cui 734 Langhe Nebbiolo).

CHI È MATTEO ASCHERI

Imprenditore vitivinicolo di Bra, classe 1962, una laurea in Economia e Commercio, guiderà uno dei Consorzi del vino italiano più in vista a livello nazionale e internazionale. Eletto presidente nel 2018, Matteo Ascheri è stato anche vicepresidente del Consorzio dal 1992 al 1994. In passato ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali.

Presidente del Consiglio di amministrazione e poi amministratore unico del Centro di Ricerca Vitivinicolo del Piemonte – Tenuta Cannona dal 1993 al 1999; presidente del Consiglio di amministrazione dell’Unione Produttori Vini Albesi dal 1991 al 1997; vicepresidente dell’Ente Turismo Alba – Bra Langhe e Roero dal 2002 al 2005.

Oggi siede nel Consiglio di amministrazione del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero. Dal 2020 è inoltre presidente della collettiva dei consorzi piemontesi Piemonte Land Of Wine.

IL SECONDO MANDATO

Il secondo mandato di Ascheri si concentrerà in parte sul consolidamento dei risultati ottenuti nei primi tre anni di presidenza: promuovere le denominazioni Barolo e Barbaresco attraverso il programma europeo che nel 2020 ha portato 200 produttori di Langa a New York per il primo Barolo & Barbaresco World Opening; affrontare le sfide di settore in materia di sostenibilità ambientale ed etica del lavoro.

È inoltre in arrivo una campagna promozionale dedicata alla denominazione Langhe, una DOC che racchiude allo stesso tempo l’unicità e la complessità del territorio, un nome importante da rafforzare sia sul mercato italiano che su quello internazionale.

IL COMMENTO

«Questo secondo mandato – dichiara Matteo Ascheri – sarà un’opportunità importante per concludere il percorso iniziato nel 2018. Se in questi tre anni è stato importante consolidare i marchi Barolo e Barbaresco, da adesso in avanti sarà importante affrontare le sfide di tutte le denominazioni che rappresentiamo».

Quello che è certo è che nonostante le problematiche di quest’ultimo anno e mezzo partiamo da una base solida: nei primi cinque mesi del 2021 infatti le nostre denominazioni hanno registrato risultati molto buoni, con un +19,7% sull’imbottigliato e punte del 26-28% per Barolo e Barbaresco».

L’elenco completo dei consiglieri, dei vicepresidenti e del comitato di presidenza verrà pubblicato dopo il primo consiglio di amministrazione, previsto per mercoledì 23 giugno.

Categorie
news news ed eventi

Ecolog, La Corriera delle Langhe: meno traffico e più vendita diretta in cantina

È già stata ribattezzata “La Corriera delle Langhe“. Un progetto che unisce cantine, produttori di vino, aziende di trasporti, logistica e informatica nella zona Unesco del Piemonte, capitale di grandi vini come Barolo e Barbaresco, riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

L’ambizione del Consorzio di Tutela e della Coldiretti Cuneo – capofila di Ecolog, questo il nome ufficiale dell’iniziativa presentata via web, in mattinata – è quella di ridurre il numero di camion per le strade dei piccoli borghi delle Langhe. Incrementando al contempo la vendita diretta ai turisti stranieri, che avranno la possibilità di vedersi recapitato il vino a casa, anche Oltreoceano, dopo averlo degustato e ordinato in cantina.

Trenta le winery che hanno aderito alla fase sperimentale del progetto. La Corriera delle Langhe entra ora nel vivo, con l’appello a tutte le aziende del territorio ad «aderire a un percorso virtuoso, che va ben oltre l’attenzione alla sostenibilità in vigna e in cantina».

I PARTNER DI ECOLOG

Sandri Trasporti, con il capoprogetto Andrea Beggio, si occupa della movimentazione dei vini con automezzi ecologici refrigerati, nonché della logistica, potendo contare su un magazzino iper-tecnologico alimentato da un impianto fotovoltaico nel Comune di Santa Vittoria d’Alba. Qui avverrà consegna degli ordini e lo stoccaggio, sempre a temperatura controllata.

L’altra azienda piemontese Tesisquare, sotto la guida del Ceo Giuseppe Pacotto, si concentra invece sulla supply chain, garantendo l’efficienza dei processi digitali di comunicazione tra produttori di vino e autotrasportatori, nonché tra vignaioli e cliente finale: l’enoturista, specie quello straniero, a cui sarà recapitato l’ordine nel giorno desiderato. Direttamente a domicilio.

Nel nostro areale – ha spiegato Matteo Ascheri, presidente Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – si producono complessivamente circa 80 milioni di bottiglie.

Con Ecolog, rivolgendoci soprattutto alle cantine più piccole, situate in luoghi difficili da raggiungere ma responsabili del 60% della produzione complessiva, ci prefiggiamo di movimentare non meno di 30-40 milioni di bottiglie annue, riducendo l’impatto del trasporto sull’ambiente».

Secondo le stime, i singoli trasportatori compiono un percorso di 300 chilometri per la presa degli ordini nelle varie aziende agricole. L’obiettivo è di ottimizzare le tratte, riducendo il tragitto a 250 chilometri.

«Non una riduzione ragguardevole – ha sottolineato Ascheri – ma il vero scopo dell’iniziativa è ridurre i mezzi in transito tra le cantine, passando dai circa 30 a 20. Si assisterà così a una riduzione delle emissioni del 40%. Per le cantine e per tutto il territorio delle Langhe questo è un investimento, che porterà a benefici tangibili».

Ne è convinto anche Fabiano Porcu, direttore di Coldiretti Cuneo: «La congestione del territorio dovuta al traffico di mezzi di trasporto, anche pesanti – ha dichiarato – mal si coniuga con l’enoturismo. Ecolog mira a risolvere questo problema e non solo, affiancando le cantine nella vendita diretta al consumatore, specie estero. Un aspetto, quest’ultimo, su cui stiamo spingendo molto nell’ottica della semplificazione burocratica».

I BORGHI DELLE LANGHE SEMPRE PIÙ “CAR FREE”
[metaslider id=57746]

Un aiuto arriverà a breve anche dalla Regione Piemonte, che plaude all’iniziativa con il presidente Alberto Cirio. «Bruno Ceretto – ha dichiarato il numero uno di Via Farigliano 9 – dice sempre che il miglior auspicio è che i turisti arrivino nelle Langhe con il Suv: non tanto per lo status sociale, ma perché questi autoveicoli hanno tanto spazio per il vino, nel bagagliaio!».

Scherzi a parte, con Ecolog le Langhe si muovono nell’unica direzione possibile: quella dello sviluppo e della crescita sostenibile, in un momento in cui la parola “sostenibilità” è divenuta quasi più importante, nel mondo delle Doc e delle Docg».

In quest’ottica, Regione Piemonte darà presto il suo appoggio concreto all’iniziativa. «Nella prossima programmazione del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) – ha annunciato Cirio – inseriremo stanziamenti ad hoc per rendere i Comuni delle Langhe aree pedonali, “car free”, attraverso la realizzazione di parcheggi, specie interrati e integrati nell’ambiente, come vuole la normativa delle aree Unesco, all’ingresso dei vari borghi».

«L’innovazione introdotta da Ecolog – ha aggiunto l’assessore regionale all’Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca Marco Protopapa – può diventare un esempio per tutti i territori italiani vocati a specifiche colture e alla tutela del paesaggio».

PRIMI COMMENTI DALLE CANTINE
Positivi i primi commenti che arrivano dai 30 produttori coinvolti nella fase sperimentale del progetto, sin dallo scorso anno. Come Livia Fontana della storica Azienda Agricola Ettore Fontana di Castiglione Falletto (CN).

Il periodo segnato dalla pandemia Covid-19 – ha commentato – è stato paradossalmente propizio per sviluppare questa iniziativa, vista l’assenza di turisti nelle Langhe.

La piattaforma è facilissima da usare, il ritiro dei vini è sempre stato super puntuale ed efficiente, oltre ad essere compiuto con mezzi ecologici e in grado di non interrompere la catena del freddo, dalla cantina al magazzino».

«Credo che Ecolog sia un progetto che meriti di poter essere allargato ad altri settori –  ha aggiunto – e che aiuti i produttori a incrementare le vendite con gli enoturisti stranieri, soddisfacendo finalmente le tante richieste di acquisto che rimanevano inevase. Più siamo, più saremo, meglio sarà».

Exit mobile version