Categorie
news news ed eventi

Maxi sequestro di vino pugliese senza tracciabilità tra Foggia e Bari

Maxi sequestro di vino pugliese senza tracciabilità tra Foggia e BariDue sequestri per complessivi 10.550 ettolitri tra mosti e vini per un valore di 1 milione di euro. È il bilancio dell’operazione compiuta tra il 9 e l’11 novembre dagli ispettori dell’ufficio periferico Icqrf Repressione Frodi della regione Puglia.

Gli uomini del pool del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali hanno controllato la documentazione detenuta in uno stabilimento vinicolo della provincia di Foggia. I vini presenti in cantina non erano registrati nel registro telematico del Sian.

Agli oltre 9 mila ettolitri di vino non erano associate nemmeno le relative documentazioni contabili, impedendo di rilevare la tracciabilità delle materie prime e delle attività produttive. A questo sequestro, del valore di circa 900 mila euro, si affianca quello operato in uno stabilimento vinicolo della provincia di Bari.

Gli Ispettori del Mipaaf hanno sottoposto a verifiche circa 700 ettolitri di vini allo stato sfuso, che riportavano illecite indicazioni relative a vitigni, privi peraltro della necessaria tracciabilità. Il sequestro ammonta a circa 100 mila euro.

Le operazioni si inquadrano nelle costanti attività portate avanti dal Mipaaf in collaborazione con le forze dell’ordine. L’obiettivo è reprimere le frodi, garantire i diritti dei consumatori e sostenere le aziende che rispettano le norme in materia di qualità dei prodotti.

Categorie
news news ed eventi

Coronavirus: l’alcol sequestrato dalla Guardia di Finanza diventa gel disinfettante

Dal malaffare alla solidarietà il passo è breve. Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari ha donato allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze 4.700 litri di alcol etilico per la produzione di gel disinfettante utili all’emergenza Coronavirus. Si tratta di una partita di merce di contrabbando sequestrata nel 2017 dai finanzieri della Compagnia di Monopoli, nel corso di un’operazione di polizia a contrasto del traffico illecito di prodotti alcolici.

La merce era destinata ad essere immessa al consumo nella provincia di Bari, in totale evasione d’imposta. Il Comando Provinciale ha colto dunque l’opportunità per dare il proprio contributo alla forte domanda di prodotti di questo genere.

Lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze ha verificato la possibilità di riconversione dell’alcol sequestrato, dopo aver informato la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari e la competente Direzione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che hanno immediatamente concesso il loro nulla osta affinché l’operazione si potesse perfezionare.

Un vettore specializzato ha ritirato presso la Compagnia di Monopoli la partita di alcol che sarà entro breve utilizzata per la produzione di gel disinfettanti a “costo zero” per lo Stato, a beneficio della collettività.

“Nell’attuale situazione emergenziale correlata alla diffusione del nuovo  Coronavirus – commenta il Comando Generale – la Guardia di Finanza è impegnata nel far rispettare le misure di contenimento introdotte dal Governo, nel contrasto manovre speculative sui prezzi al pubblico dei prodotti anti-contagio e di prima necessità, ma anche fornendo il proprio contributo anche a diverse iniziative di solidarietà”.

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Il Gruppo Ebano acquisisce Masterfood e SiChef

Masterfood srl, società di Bari la cui mission è diffondere con metodi innovativi la cultura gastronomica italiana, è stata acquisita al 100% dal Gruppo Ebano, che amplia così la propria offerta di contenuti nel settore “Food” e incrementa il business “dell’online”. A Masterfood fa capo SiChef, la prima Accademia che parla di cultura del cibo italiano con didattica 2.0, avallata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Attraverso lo strumento dell’e-learning, realizzato con l’apporto di docenti chef qualificati e innovative video lezioni, chi si accosta al mondo SiChef viene introdotto all’alta formazione culinaria Made in Italy, anche grazie a corsi in Lis (Lingua Italiana dei Segni).

Masterfood entra quindi nella galassia del Gruppo Ebano. Realtà fondata e presieduta dall’imprenditore e Presidente della Piccola Industria e Vice Presidente di Confindustria Carlo Robiglio è tra i leader in Italia sulla formazione a distanza ed opera anche nell’editoria, nella comunicazione e nel marketing caratterizzando tutta l’offerta per il suo approccio innovativo.

Circa 18 milioni di fatturato nel 2018 e una crescita negli ultimi 6 anni dell’800%, 8 società controllate, 15 partnership produttive, più di 250 dipendenti e collaboratori, una clientela media annuale che ormai supera le seimila unità per il solo business della Formazione a distanza e un piano di crescita per linee interne ed esterne con investimenti nel solo 2018 di 700 mila euro. Sono questi alcuni dei numeri che sottolineano la costante crescita del Gruppo Ebano negli ultimi anni.

“L’obiettivo che ci poniamo a breve termine è il rilancio della piattaforma e-commerce di Masterfood – spiega Carlo Robiglio, fondatore e presidente del Gruppo Ebano – Affideremo questo compito alla nostra società E-Development, anche questa pugliese e di recentissima acquisizione. E’ la dimostrazione che si può puntare sul Mezzogiorno coniugando il ruolo sociale dell’impresa con l’investimento in realtà qualificate, come ad esempio tante dinamiche startup e Pmi innovative che operano nell’area. Quelli in Masterfood e SiChef oggi e con Zampando nel 2018 e E-Development ad agosto sono i nostri primi investimenti al Sud e non è un caso che siano in Puglia. Una regione ricca di opportunità e di giovani con grandi competenze nel digitale e nell’informatica e molto attente ai temi della sostenibilità. Un ecosistema nel quale vogliamo attingere competenze per tutto il Gruppo Ebano.”

Tra i punti di forza del Gruppo Ebano c’è la controllata Cef Publishing, realtà che opera nella progettazione, realizzazione ed erogazione di corsi professionali attraverso modalità Fad (formazione a distanza) ed e-learning, in ambiti come il socio assistenziale, l’animal care, il food, l’estetica e il benessere. L’azienda è stata premiata da Deloitte a maggio a Milano nella sede di Borsa Italiana con il Premio “Deloitte Best Managed Companies” (BMC): il riconoscimento rivolto alle aziende che si sono distinte per strategia, competenze, impegno verso le persone e performance realizzato da Deloitte in collaborazione con ALTIS Università Cattolica, Confindustria e ELITE, il progetto del London Stock Exchange Group che supporta lo sviluppo e la crescita delle imprese ad alto potenziale.

Il Gruppo Ebano tramite Cef Publishing è anche in Elite, il programma internazionale nato in Borsa Italiana nel 2012 in collaborazione con Confindustria e dedicato alle aziende più ambiziose, con un modello di business solido ed una chiara strategia di crescita ed è un’azienda fortemente impegnata nel sociale e nella sostenibilità. La politica aziendale del Gruppo Ebano, volta a perseguire alti standard in termini
di sostenibilità e impatto sociale, ha permesso, attraverso la partecipata Cef Publishing, di ottenere la Certificazione b Corp®, rilasciata dalla B Corporation, l’ente non-profit americano.

Categorie
degustati da noi news vini#02

Sei rosati del Sud da provare: Basilicata, Etna e Puglia

Sei rosati del Sud Italia da provare a tutti i costi, ma mica per caso. Il concetto è semplice, ma occorre impegnarsi per metterlo in pratica: “usare” l’estate per scoprire il vino rosato. E berlo, poi, tutto l’anno.

Già. Perché il rosato come “vino dell’estate” è un retaggio che, ormai, possiamo metterci alle spalle. Anche se la tendenza è quella di scimmiottare i francesi, soprattutto a livello cromatico, molti produttori del Bel Paese riescono a mettere nel calice dei rosé dotati di grande personalità

Meritevoli di accompagnare la tavola degli italiani, e non solo, trecentosessantacinque giorni l’anno. Il suggerimento è quello di giocare con gli abbinamenti. Sbagliate pure. Al massimo, un buon rosato, sarà buono anche il giorno dopo, per accompagnare l’aperitivo. E allora ecco il viaggio ideale nord-sud, dalla Basilicata alla Sicilia dell’Etna.

Sei etichette presenti a Radici del Sud 2018, in passerella giovedì 28 giugno all’Osteria del Pisello di Fano (PU), nelle Marche. Sei vini diversi tra loro. Ma ognuno in grado di dire la sua, come rosé in quanto tale. Né un rosso sciacquato, né un bianco carico. Semplicemente vini dotati di un’anima propria. Rosata.


Puglia Igt Primitivo 2017 “Teres”, Fatalone (Gioia del Colle, Bari)
“Autentico. Biologico. Sostenibile”. I tre aggettivi scelti dalla famiglia Petrera-Orfino per sintetizzare la filosofia aziendale si riflettono alla perfezione sul Primitivo rosato “Teres”. Un rosato di spessore, luminoso sia al naso sia al palato. Perfetta materializzazione nel calice del colore carico, che non lascia spazio a interpretazioni commerciali o sconfinamenti d’Oltralpe.


Salento Igp Susumaniello 2017 “Elfo”, Apollonio Vini (Monteroni di Lecce, Lecce)
Tutta la grassa voracità che sa regalare in Puglia il Susumaniello, unita all’eleganza tipica dei vini Apollonio. Mettici pure una buona vena sapida, a giocare con la freschezza. E nel calice ti rendi conto d’avere un rosato perfetto.


Igp Murgia Rosato Nero di Troia 2017 “Dandy”, Mazzone (Ruvo di Puglia, Bari)
“Dandy” fa parte della linea “Trendy” di Mazzone, assieme a “Trousse”. Bello constatare che oltre al marketing, ci sia di più. Ovvero tutto quello che serve a un rosato degno di tale nome, anche se qui col colore si strizza l’occhio al mercato. Un rosato che gioca sull’equilibrio perfetto tra un’acidità spiccata e una morbidezza glicerica setosa.


Basilicata Rosato Igt 2017 “Angelina”, Tenuta Le Querce (Barile, Potenza)
Non ne sbaglia una, Tenuta Le Querce. Siamo nello splendido Vulture, terra d’elezione dell’Aglianico, qui in versione rosé con riflessi “cipollé”. Il bello è che la sostanza organolettica rimane quella del vitigno. Un rosato tattile, da masticare, croccante. Al contempo succoso e sapido. Il vino prende il nome da Angelina Pietrafesa, figlia dei proprietari di Tenuta Le Querce.


Matera Doc Rosato 2017 “Akratos”, Battifarano (Nova Siri, Matera)
Il Primitivo in Basilicata? Ebbene sì. E pure Doc. La lunga macerazione sulle bucce (24 ore) conferisce al nettare il peso specifico dei rosati con gli attributi. Frutta rossa al naso e al palato, unita a puliti richiami vegetali e a una leggera speziatura. Solo 3.500 bottiglie, per una vera e propria chicca qualità prezzo.


Etna Doc Rosato 2017 “Millimetri”, Feudo Cavaliere (Santa Maria di Licodia, Catania)
Chiudiamo questo viaggio sull’Etna, terra a noi cara e oggetto di un recente tour. Siamo sul versante Sud. Nerello Mascalese in purezza, allevato a quasi mille metri d’altezza, sulle pendici della Montagna. A un naso piacevole, di frutta matura, risponde un sorso serio, minerale, di scheletrica essenzialità. Un rosé che colpisce per la precisione e pulizia del frutto rosso tipico del Mascalese.

Categorie
degustati da noi news vini#02

Edda Lei, Cantine San Marzano: un gioiello della cooperazione italiana

BARI – Tre annate per mostrare quanto è bella “Edda“. Lei, che come tutte le cose preziose guadagna in fascino, col trascorrere del tempo. Radici del Sud 2018 regala un’altra emozione alla stampa italiana e internazionale, con una verticale della gemma di Cantine San Marzano andata in scena poco fa al ristorante Al Pescatore di Bari.

Tre vendemmie del Bianco Salento Igp che fanno onore a tutto il sistema cooperativo vitivinicolo italiano. Ennesima riprova che si può essere grandi (12 milioni di bottiglie, 1.500 ettari e 1.200 soci per la coop di San Marzano di San Giuseppe, Taranto) senza maltrattare la qualità. Anzi, promuovendola.

Certamente uno dei bianchi italiani del momento, grazie anche a uno straordinario rapporto qualità prezzo: inferiore ai 20 euro in cantina, assestandosi sui 15-16 euro. Un vino riservato al canale Horeca e alla ristorazione, fascinoso sin dall’etichetta, molto essenziale ma curata.

Di fatto, “Edda Lei”, è un Bianco del Salento dalla specifica connotazione territoriale. Il blend nasce nel 2015, aggiungendo alla base Chardonnay (80%) un 20% composto da Fiano Minutolo e Moscatello Selvatico.

Il progetto a lungo termine è tuttavia quello di incrementare, vendemmia dopo vendemmia, la caratterizzazione conferita degli autoctoni. Le annate 2016 e 2017 vedono così una riduzione della percentuale di Chardonnay. Con Fiano Minutolo, Moscatello selvatico e un 5% di altri indigeni a guadagnare terreno nei confronti del vitigno internazionale.

LA VERTICALE 2017-2015
Il risultato? Un vino, “Edda Lei”, che si mostra ampio e glicerico nella vendemmia 2015, senza rinunciare tuttavia ai muscoli ben definiti dalla balsamicità del Minutolo. Chardonnay e Moscato si rimbalzano richiami di pasticceria e sbuffi aromatici.

E’ al palato che il vino “spinge” più, mostrando ancora una pregevole verticalità. Nonché ulteriori margini di positivo affinamento, garantito da un’acidità viva, dinamica. Gran bella chiusura su note di talco e crema pasticcera al lime.

E’ un giallo paglierino intenso e luminoso quello che colora il calice della vendemmia 2016. I riflessi sono quelli dorati, caratterizzanti in toto la cromia della vendemmia 2015. Il campione centrale della verticale è quello che offre forse il corredo più completo e la complessità più marcata.

Le note balsamiche, tipiche del Fiano Minutolo, paiono perfettamente integrate con quelle aromatiche del Moscatello selvatico, varietà che presenta comunque componenti di freschezza. Talco, resina di pino dominano naso e ingresso in bocca. Il palato poi si accende di un’acidità giocata sull’arnica. Lungo e preciso il retro olfattivo.

L’ultima vendemmia di “Edda Lei” in degustazione, la 2017, è di fatto una fanciulla in confronto alle più evolute 2016 e 2015. Un vino adatto ad abbinamenti meno più rigorosi a tavola, visto il crepitio di sentori di lime, buccia di bergamotto e arancia.

Non si tratta tuttavia della classica lama nel burro. “Edda”, pur giovane, è già ben educata da bilanciatissimi componenti gliceriche, che si materializzano sotto forma di pesca, sciroppo d’ananas e mango maturo. Un vino che fa già della grazia e della misura la sua regola d’oro. Da professare ancor più domani. E domani ancora.

LA VINIFICAZIONE
Le uve che compongono il blend di “Edda Lei” provengono dai vigneti di Mauro di Maggio, attuale direttore di Cantina San Marzano. Vengono diraspate e lasciate in criomacerazione, per qualche ora.

La fase successiva prevede la pressatura soffice delle vinacce, seguita da una decantazione statica a freddo. Un passaggio fondamentale per un illimpidimento naturale. La fermentazione alcolica ha luogo in barrique di rovere francese nuove.

L’affinamento prevede un periodo sui lieviti – sempre in barrique – per 4 mesi con batonnage settimanale. Secondo le stime di Cantina San Marzano, la capacità di invecchiamento di “Edda Lei” si assesterebbe sui 5 anni. Un grande risultato per un bianco simbolo della Puglia del vino di qualità.

Categorie
degustati da noi news vini#02

Dal garage di casa a Radici del Sud 2018: i grandi Greco di Tufo di Sertura

Da “garagista” a star di Radici del Sud 2018, con una strepitosa verticale di Greco di Tufo. Ne ha fatta di strada Giancarlo Barbieri, che con la sua cantina Sertura interpreta in maniera preziosa il grande vitigno della Campania.

E’ lui a firmare, su iniziativa di Nicola Campanile, patron di Radici del Sud, la scalata 2014 – 2009 di Greco di Tufo Docg, andata in scena lunedì sera all’Hotel Rondò di Bari. Il modo migliore per dare il via al concorso che decreterà i migliori vini delle regioni del Sud Italia: quelli più “tipici” e rappresentativi.

Un’Irpinia dipinta col pennello, annata per annata, dalla cantina nata dal sogno di Giancarlo Barbieri. Un salto dai vini prodotti e consumati a livello famigliare, fino all’ultima vendemmia. La 2017, non ancora in commercio in enoteca e nella ristorazione.

Già, perché il Greco di Tufo va aspettato. Un vitigno che come pochi è capace di pennellare nel calice i tratti del terroir nel quale affonda le radici. Giancarlo Barbieri, questo, lo sa. E i calici del suo Greco Docg parlano chiaro.

Greco di Tufo Docg 2017, Sertura (campione di botte, in commercio da maggio 2019)
Annata calda, siccitosa. Si assiste una selezione “naturale” dei grappoli, per via di una pesante gelata primaverile. Ma le uve portate “in cascina” sono di altissimo livello. Poche. Ma buone.

Fondamentale, in questo quadro, l’epoca di raccolta. Al punto corretto del bilanciamento tra alcol e acidità. Il campione di botte della vendemmia 2017 è giovane e scalpitante. Ma evidenzia le capacità di ascolto di Barbieri del proprio vitigno prediletto.

Colore giallo paglierino scarico, note fruttate al naso che raccontano del sole di Avellino. Ci pensa l’agrume a conferire freschezza e corrispondenza naso-bocca a un vino che promette molto bene. Per ora, giusto lascialo scalpitare. Aspettando che si stanchi di battere i pugni, per lasciarsi apprezzare (voto: 90/100).

Greco di Tufo Docg 2016, Sertura (annata in commercio)
Estate fresca, a tratti piovosa. Condizioni ideali per i vini dell’Irpinia, terra che allarga le braccia sotto la pioggia e si bagna volentieri, se il Cielo decide di non esagerare.

In bocca la nota tipica, amara, del Greco di Tufo. La mineralità, in questo calice, la fa da padrona. Un vino perfetto per la tavola, in abbinamento con piatti ricercati, ma anche adatto a rinfrescare dalla calura estiva, grazie a un sorso freddo, che inizia a tendere al mentolato (voto: 90/100).

Greco di Tufo Docg 2015, Sertura
Il vigneto fa i conti col freddo, in epoca di fioritura. Una delle annate magiche per il Greco di Tufo in Irpinia, la 2015. A cinque anni esatti dalla strepitosa 2010.

Il calice si tinge allora di un giallo dorato pregevole, invitante, curioso. Al naso la consueta mineralità, precisa. Calibrata. Dosata alla perfezione con percezioni citriche, altrettanto caratteristi diche.

La bocca è dritta, verticale. Il Greco di Tufo di Sertura inizia forse – a partire da questa annata – inizia a svoltare. Ma c’è un fil rouge che lega ancora la 2015 alle annate meno pronte.

A tre anni dalla vendemmia, il vino si esprime su livelli non ancora degni del potenziale assoluto. Un vino che sarà grandissimo l’anno prossimo. Immenso, più in là. Per chi riuscirà a conservarne qualche bottiglia in cantina (voto: 92/100).

Greco di Tufo Docg 2014, Sertura
Estate piovosa, dopo un inverno caldo. Le follie del meteo condizionano il Greco di Tufo 2014 anche durante l’epoca di raccolta: un agosto bagnato, contro il quale Barbieri sfodera le proprie abilità da agronomo consumato.

Defogliazione e diradamento dei grappoli consentono di portare in cantina un’annata che ci sentiamo di premiare come la migliore in commercio – attualmente – per Sertura Vini d’Irpinia (in lotta aperta con la vendemmia 2013, di gestione meno difficoltosa dal punto di vista agronomico).

Il naso del Greco di Tufo 2014 è il più evoluto di tutti. Banalità? Non proprio. Solo di fronte a un esame attento si esclude la possibilità – poi esclusa ufficialmente – che il produttore abbia utilizzato parzialmente del legno in vinificazione.

Zolfo, tabacco e percezioni fumè, ad ampliare lo spettro di un frutto come capace come pochi di condurre “streight to the point”, attraverso la consueta verticalità giocata sull’agrume. Il naso è un concentrato di emozioni concepite per chi non ha fretta.

Un vino da aspettato nel calice, come si aspetta sotto casa una bella donna. Prima di andare al cinema a godersi un bel film. In bocca la corrispondenza è pressoché totale e conferma il tratto più evidente e tranchant della vendemmia 2014 in casa Sertura: una pregevole balsamicità verde (voto: 96/100).

Greco di Tufo Docg 2013, Sertura
Annata fresca e abbondante, ma non per questo “facile”. Si parla infatti di una sorta di “vendemmia tardiva” in Irpinia, per via dell’epoca di raccolta (ovviamente non del grado zuccherino).

Quanto alla descrizione, poco da aggiungere rispetto alle considerazioni già fatte in precedenza, per la vendemmia 2014. Ma qui manca il risvolto balsamico, che può piacere o meno. Le due vendemmie (2013 e 2014) sembrano sorelle: altissimo livello, vini perfetti.

Ma qui manca quel quid che la 2014 – forse a causa di un lavoro ancora più accurato nella selezione delle uve in vigna, per via del meteo – riesce a esprimere prima al naso, poi al sorso e, infine, nel retrolfattivo (voto: 94/100).

Greco di Tufo 2009, Sertura
Vino frutto dell’ultima vendemmia “casalinga” di Giancarlo Barbieri, nel garage di casa. Ma provate a piazzarlo in una degustazione alla cieca, tra amici. Nessuno – ne siamo certi – riuscirà a capire che si tratta di un vino realizzato per hobby.

Un Greco di Tufo carico, pieno, col naso più morbido di tutti, pur conservando i tratti vulcanici tipici dell’area vesuviana e i risvolti citrici del vitigno. Un vino impreziosito da una nota vagamente idrocarburica, che contribuisce a creare ulteriore fascino all’inizio di una storia che, per Sertura, si preannuncia infinita (voto: 90/100).

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Sette chef del Sud Italia a Radici 2018

Non solo vino a Radici del Sud. Lunedì 11 giugno, al Castello di Sannicandro di Bari, i protagonisti saranno 7 chef del sud Italia, con i loro piatti pensati sul tema “Più Salute e recupero”.

L’appuntamento è dalle ore 21, all’interno della corte del maniero. Qui, i visitatori troveranno i banchi di assaggio di tutti i 300 vini in concorso e di 20 etichette di olio di tutti i produttori presenti. Vini che risulteranno ancor più valorizzati dai maestri di cucina (prenotazioni https://goo.gl/9cttyx).

Giacomo Racanelli di Aromi Bistrot a Sannicandro di Bari (BA) proporrà Arancino con sivoni e ragu di scarti di maiale nero. Riccardo Barbera di Masseria Barera-Minervino a Murge (BT) presenterà Strascinati integrali con cozze, cime e fiori di zucchine.

Peppe Zullo di Orsara di Puglia (Fg) preparerà Maccheroncini di lenticchie rosse, ragu di melanzana chips di buccia di melanzana e menta. Mirko Balzano del Ristorante Triglia di Avellino Candele spezzate con code di cipolle e agnello.

Giovanni Ingletti e Cosimo Russo de La Taverna del Porto di Tricase (LE) serviranno Fegato di pescatrice, ciliegie ferrovia e cipolla rossa di Acquaviva. Infine Mariantonietta Santoro de Il Becco della Civetta di Castelmezzano (PZ) proporrà la sua Pecora alla materana in Pignata.

IL SUD IN PASSERELLA
Radici del Sud è la settimana dedicata alla valorizzazione dei vini da vitigno autoctono e all’olio del meridione d’Italia, che si concluderà appunto lunedì 11 giugno al Castello di Sannicandro di Bari con la tredicesima edizione del Salone dei vini e degli oli meridionali.

Dopo una settimana di degustazioni, press tour, incontri con buyer e giornalisti italiani e stranieri 100 aziende tra quelle che partecipano alla manifestazione incontreranno il pubblico in questo grande banco d’assaggio. Dalle 11 alle 21 porteranno i loro vini in degustazione, che da quest’anno potranno anche essere acquistati dai visitatori direttamente ai banchetti.

Al secondo piano del Castello troverà spazio l’area dedicata alle specialità gastronomiche: 5 aziende artigiane presenteranno i loro prodotti e dalle 13.00 alle 15.00 effettueranno anche un vero e proprio servizio ristorazione per permettere ai visitatori di godersi al meglio l’intera giornata con una pausa pranzo adeguata.

Dalle 19.00 alle 20.00 nella biblioteca del Castello si svolgerà il convegno “Autocotoni e ristorazione: l’identità per sfidare i mercati internazionali”. L’identità dei vigneti del Sud trova ormai da tempo nella ristorazione e nelle produzioni di qualità un prezioso alleato, in Italia e all’estero.

Interverranno sul tema i presidenti delle associazioni partner della manifestazione: Assoenologi, AIS Puglia, Onav Puglia, Aepi e Vinarius e i giornalisti e buyer internazionali che hanno partecipato alla settimana di approfondimento. Seguiranno le premiazioni dei vini vincitori della tredicesima edizione del concorso.

Categorie
news ed eventi

Radici del Sud 2018: i vini del Meridione sugli scudi a giugno

BARI – Torna dal 5 all’11 giugno Radici del Sud, il multi evento dedicato ai prodotti da vitigno autoctono e agli oli extravergini del mezzogiorno d’Italia.

Sette giorni in cui i produttori di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia presenteranno i loro vini agli importatori, provenienti da Cina, Olanda, Regno Unito, USA, Canada, Danimarca, Polonia, Corea del Sud, Svezia, Svizzera, Austria e Belgio. Alla stampa italiana ed internazionale e al consumatore finale in una serie di appuntamenti: inconti BtoB, wine tour, concorsi e degustazioni.

Un evento che vinialsuper racconterà ai suoi lettori in presa diretta, sul posto. Come già fatto lo scorso anno, in occasione dell’edizione 2017 del premio.

IL PROGRAMMA
Radici Del Sud si sviluppa nell’arco di più giornate: il 6 e 7 giugno saranno i giorni dedicati alle sessioni del concorso fra tutti i vini del Sud suddivisi per vitigno.

Il 9 e 10 giugno ci saranno gli incontri BtoB fra i buyer ed esperti esteri con i produttori vitivinicoli e olivicoli, mentre lunedì 11 ci sarà il banco d’assaggio aperto al pubblico e la grande festa dove verranno celebrate e premiate le migliori eccellenze vitivinicole e gli oli del meridione.

NON SOLO VINO
Dalle ore 11.00 alle ore 21.00 di lunedì 11 giugno al Castello di Sannicandro di Bari resterà aperto il Salone dei vini e degli oli del Sud. I visitatori potranno conoscere le diverse produzioni delle Cantine e degli oleifici partecipanti.

Ai banchi d’assaggio avranno l’opportunità di parlare direttamente con i produttori, conoscere meglio le caratteristiche e le qualità delle etichette in degustazione e di acquistare direttamente i prodotti presentati.

Alle 19.00 ci sarà un convegno, seguito dall’annuncio dei vini vincitori della XIII edizione di Radici del Sud. Seguirà alle 21.00 la Cena di gala, nel cortile del Castello, realizzata da rinomati chef del Sud Italia.
Per info e iscrizioni aziende: http://bit.ly/2B3QVg4, info@radicidelsud.it


RADICI DEL SUD 2018
Salone dei vini e degli oli del Sud in breve – apertura al pubblico:
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 11 giugno 2018
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 21.00
Ingresso: kit di degustazione 15 euro (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione)
Parcheggio: disponibile
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni

Categorie
vini#1

Aleatico Igp Puglia 2012 Vinaccero, Cantina Coppi

Vinaccero di Cantina Coppi è ottenuto da uve Aleatico 100%, coltivate in contrada Marchione, a Conversano, in provincia di Bari. Contrada molto nota, per via del famoso Castello Marchione, residenza estiva del Conte di Conversano.

Il terreno di quest’areale è quello tipico della valle d’Itria: calcareo-carsico, ben drenato. Il vino nel bicchiere si presenta di colore rosso scuro molto compatto, che ricorda la buccia della melanzana.

La fermentazione è controllata, con il contatto del mostro con le bucce, in modo da poter cedere il colore ed il tannino. L’affinamento avviene in acciaio, per 18 mesi. Ma risultano fondamentali i successivi 2 anni, in botte. La lavorazione del vino viene perfettamente letta nelle fasi di degustazione.

LA DEGUSTAZIONE
All’olfatto il vino è austero, complesso, spiccano i sentori di frutti rossi, ribes, amarene, more, ciliegie mature. Seguono le sensazioni di spezie come la cannella. Al gusto è abboccato, caldo, con un tannino ben presente ma elegante, che si integra perfettamente nella struttura del vino. Vinaccero di Cantina Coppi chiude con una leggera nota minerale.

Un vino da tutto pasto, ideale con i primi piatti conditi da sughi importanti (come le tagliatelle ai funghi porcini). Accompagna bene anche zuppe di legumi e cereali o dolci come la crostata ai frutti rossi. Si consiglia di aprirlo con largo anticipo o decantarlo, per apprezzarne gli aromi.

LA CANTINA
L’azienda Coppi nasce nel 1882. Nel 1966 entra in azienda un giovane enologo, innamorato del suo territorio ed appassionato del suo lavoro: è Antonio Coppi. Nel 1979 rileva la cantina che, a tutt’oggi, è di proprietà della famiglia.

Essendo tra i primi viticoltori della regione, Antonio compie immensi sacrifici per far conoscere i vitigni pugliesi e i suoi vini in tutto il territorio nazionale e non solo. Gli anni Settanta sono quelli in cui le uve pugliesi arricchivano i vini del nord e della Francia.

L’enologo Coppi è stato tra i primi a comprare un’imbottigliatrice, fermamente convinto della valore del suo lavoro e della sua terra. Un amore trasmesso anche agli eredi dell’azienda: i figli Lisia, Miriam e Doni.

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Funghi “chiodini” cinesi e vino: maxi sequestro tra Napoli e Foggia

Il Nucleo Antifrodi Carabinieri di Salerno, in collaborazione con personale dell’Ispettorato Centrale Repressione Frodi di Bari, a seguito di accertamenti svolti nelle province di Napoli e Foggia, ha sequestrato 1.770 chilogrammi di funghi confezionati (in barattoli di latta e in  vasetti di vetro) con la dicitura “funghi chiodini” mentre, in realtà, si trattava della varietà “pholiota mutabilis nameko”, di origine cinese.

Nel corso dell’operazione, i militari hanno sequestrato anche 4.300 ettolitri di vino bianco (pari a circa 464 tonnellate di prodotto) per un valore di 500 mila euro, poiché detenuto in eccedenza rispetto alla giacenza contabile e non giustificato da alcuna documentazione.

Nell’occasione venivano sequestrate anche 6.500 etichette  e contestate sanzioni per 199.500 euro. Le attività preventive della specialità dell’Arma hanno evitato che giungessero sulle tavole dei consumatori prodotti che avrebbero arrecato un potenziale danno alla salute e un inganno alla generalità degli utenti.

Categorie
news ed eventi

Radici del Sud 2017: i 66 vincitori premiati a novembre

Si svolgeranno lunedì 27 novembre alle ore 17 al Castello Normanno di Sannicandro di Bari le premiazioni dei 66 vini selezionati nella dodicesima edizione del Concorso Radici del Sud 2017.

La cerimonia di premiazione sarà aperta al pubblico con la possibilità di degustare i vini in un banco d’assaggio.

Seguirà una cena di gala in Castello nella quale tre chef pugliesi interpreteranno un menu in abbinamento ai vini premiati.

I vini sono stati selezionati a giugno durante la settimana dedicata alla valorizzazione del vino da vitigno autoctono da due commissioni tecniche: una di giornalisti italiani e presieduta da Daniele Cernilli e l’altra composta da buyer nazionali ed internazionali sotto la guida di Alfonso Cevola.

Entrambe le giurie avevano degustato 350 campioni provenienti dalle regioni del meridione d’Italia (Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia) decretando i 66 vini finalisti e passando idealmente il testimone ad un’altra giuria tecnica, guidata questa volta dal giornalista Maurizio Gily.

Il 19 e 20 settembre al Centro Di Ricerca, Sperimentazione e Formazione In Agricoltura (CRSFA) “Basile Caramia” di Locorotondo, la giuria formata da Lino Carparelli, Alberto Manzo, Sara Boriosi, Marina Ciancaglini, Elisabetta Angiuli e Alessandra Piubello, ha preso in esame le 66 etichette scelte a giugno e ha selezionato il miglior vino spumante, bianco, rosato e rosso: un Gaglioppo, una Malvasia, un Grillo, un Bombino nero e un Aglianico che riceveranno una menzione speciale.

“Ci tengo a sottolineare – dichiara l’organizzatore Nicola Campanile – che nell’ultima degustazione le selezioni si sono tenute alla cieca senza offrire ai giurati nessun elemento che potesse far riconoscere i vini in batteria essendo stato già pubblicato a giugno l’elenco dei 66 vini vincitori. Le valutazioni dei campioni, riassaggiati tre mesi dopo le degustazioni di giugno – spiega Campanile – potrebbero aver riservato qualche sorpresa visto la normale evoluzione del vino”.

Durante la serata di premiazione del prossimo 27 novembre verranno presentate le novità della prossima edizione di Radici del Sud, la tredicesima, che si terrà sempre a Sannicandro dal 5 all’11 giugno 2018.

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Streetfood tra i trulli di Alberobello

Il cibo di strada dell’Associazione Streetfood ancora una volta scelto da Alberobello (BA) per festeggiare l’estate tra i trulli. Dal 12 al 15 agosto infatti, nella contrada Popoleto (zona campo sportivo), lo Streetfood Village sarà il luogo dove poter degustare il “cibo di strada” da tutta Italia e da tutto il mondo.

Sarà uno degli eventi di punta della kermesse estiva “Andar per Trulli”. Giorni di festa all’insegna dello streetfood e della storia di questa tradizione gastronomica. “L’anno scorso – evidenzia Massimiliano Ricciarini, presidente dell’Associazione Streetfood – avevamo fatto da sfondo alla ricorrenza dei venti anni dalla proclamazione dei trulli a patrimonio Unesco. Tornare nella città delle ‘bombette’ ci riempie di piacere e collaborare con gli organizzatori di questo cartellone estivo, animandone uno dei momenti più importanti e vivi dell’anno, ci fa piacere ed è segno di una accoppiata vincente”.

LO STREETFOOD VILLAGE
Come sempre sarà un giro del mondo attraverso i sapori di strada, dalla puccia con polpo ai pasticciotti, dai e panzerotti alle bombette di Alberobello: un’ape che propone Alici di Anzio in tutte le salse, dal fritto al primo piatto, pesce fritto e arrosto, pasticceria napoletana. Poi “Panini di Mare”: pesce adeguatamente abbattuto e servito fresco su panini con condimento a crudo, un progetto tutto pugliese partito dal Gargano ad opera dello chef del Trabucco di Peschici Mario Ottaviano e già esportato in sede fissa in grandi città italiane.

Non mancheranno gli evergreen: olive ascolane, hamburger di Chianina Igp, cibo di strada palermitano come pane ca’ meusa, pane e panelle, arancine e cannoli e tra gli stranieri la paella valenciana, la carne cotta al barbecue in stile USA e il tutto è annaffiato da ottima birra fredda e artigianale friulana e toscana per contrastare l’incessante afa estiva. A far da contorno all’evento lo spettacolo con dj e balletti dei mattatori pugliesi Mimmo e Viviano Bagnardi.

ALBEROBELLO STREETFOOD
Grande spazio anche alle tradizioni locali. E’ proprio ad Alberobello e nel territorio delle Murge Baresi che nasce il tradizionale consumo di bombette assieme a gnummeredd e zampina nello spiedo dei fornelli pronti. Cibi di strada gustosi, preparati e cotti in macelleria, dentro piccoli forni a legna.

Il pubblico prenota lo spiedo e passa a ritirarlo per consumo sul posto o a casa. Le bombette sono involtini di capocollo di maiale farciti con formaggio canestrato stagionato. Gli gnummeredd sono fatti di fegato di agnello chiusi con budello e una foglia di prezzemolo. La zampina è una salsiccia simile alla luganiga a punta di coltello, impastata con spezie.

Categorie
news ed eventi

Sulla dignità del Locorotondo: dal fallimento alla riscossa con “Lady C”

AAA cercasi make up artist per la Doc Locorotondo: richiesta esperienza pregressa nel settore. Con la cantina sociale in (s)vendita a 4 milioni di euro, dopo uno sciagurato fallimento (pre)annunciato da anni di mancati pagamenti ai conferitori d’uva, in Puglia, c’è chi prova a voltare pagina.

Niente capitali in arrivo dall’estero. Niente joint venture dal sapore mediorientale. La riscossa del Locorotondo prende forma dal cuore della cittadina della provincia di Bari. Più esattamente, dall’altra parte dei binari delle Ferrovie del Sud Est, su cui si affaccia l’immobile – ormai spettrale – della cantina sociale.

A guidare i produttori della Dop verso il rilancio è Marianna Cardone, che con il fratello Vito conduce l’azienda di famiglia, fondata negli anni 70 dal nonno Giuseppe e dal padre Franco. Siamo in via Martiri della Libertà 32, alla Cardone Vini Classici Srl. Duecento metri, in linea d’aria, dal palazzo dello scandalo.

Che “Lady Cardone” abbia preso sul serio la sfida, lo capisci già dalla stretta di mano. Una donna del vino che, per certi versi – carattere, ma anche aspetto fisico – ricorda un’altra vignaiola guerriera: la siciliana Marilena Barbera. Territori e storie diverse, le loro. Ad accomunarle la bellezza lucente della determinazione, negli occhi.

“Come in tutte le migliori storie di vita vissuta – evidenzia Marianna Cardone – ci sono dei momenti di cambiamento. Per il Locorotondo, la chiave di volta è arrivata con la chiusura della cantina sociale di Locorotondo. Negli anni 70, questo vino ha rappresentato per la Puglia l’unico diamante tra i bianchi della regione. Non a caso, questa è la seconda Doc per storicità dopo il Primitivo di Manduria. Ma proprio nel momento in cui il Locorotondo avrebbe dovuto traghettare la Puglia del vino fuori dalle logiche dello sfuso e delle vendita delle masse ad altre regioni, in molti hanno cominciato a sposare la causa della quantità, a dispetto della qualità. All’epoca, chi produceva milioni di bottiglie poteva aspirare a tutto, tranne che al blend originario composto da 50% Verdeca, 45% di Bianco D’Alessano e 5% di uvaggi come il Fiano o Maruggio. In bottiglia si metteva altro, che veniva spacciato per Locorotondo”.

E così che il bianco della Valle d’Itria si guadagna la cattiva fama di “vino del mal di testa”. “La qualità cadde a picco – ricorda Marianna Cardone – e Locorotondo divenne sinonimo di scarsa qualità. Un boomerang negativo che ricadeva anche su produttori come noi, che hanno sempre prodotto nel rispetto del disciplinare e del consumatore. Il vino bandiera della nostra cantina aveva perso completamente appeal“.

Poi, la svolta. “Da circa due, tre anni – commenta Cardone – a ricordarsi della cattiva fama del Locorotondo sono in pochi. Le nuove generazioni, in Italia, neppure sanno che esiste questo vino. All’estero, al contrario, hanno iniziato ad apprezzarlo. Questo blend tra vitigni che sintetizzano alla perfezione la Puglia del vino bianco, del resto, è marcatamente internazionale. Una spinta locale per il rilancio del Locorotondo è invece quella del turismo in Valle d’Itria. Un turismo di altissimo livello, fatto di consumatori curiosi e preparati, si sta avvicinando a questo vino riconoscendogli il valore che merita”.

Per Marianna Cardone, “questi sono gli anni zero del Locorotondo. E’ tutto da ricostruire da capo”. E un campo importante in cui si gioca la partita è quello della Grande distribuzione. “E’ improrante che anche la ‘signora Maria’ possa apprezzare un buon Locorotondo al giusto prezzo – evidenzia Marianna Cardone – ed è per questo che abbiamo pensato a una linea Iside Fine Wine, destinata esclusivamente ai supermercati Coop”. A ottobre il possibile sbarco in Auchan.

Lievissima la differenza tra il Locorotondo Iside e il Locorotondo Castillo, destinato invece al canale Horeca. Ad oggi, delle 20 mila bottiglie di Cardone Vini che finiscono sugli scaffali del supermercato, la metà sono del vino simbolo della cantina.

“Il prezzo di 6,99 euro – precisa Lady C – è comunque medio-alto per i vini bianchi Coop. L’obiettivo della nostra cantina, di fatto, è quello di restituire dignità non solo alla Dop Locorotondo, ma anche a tutti i produttori traditi negli anni scorsi dalla cantina sociale. Come? Pagando le loro uve al giusto prezzo: gli attuali 35 euro a quintale sono una cifra troppo bassa. Questo favorirebbe a sua volta il ritorno alla viticoltura in Valle d’Itria, dove il 70% dei vigneti è andato perduto”.

GLI ALTRI PRODUTTORI
Con le sue 300 mila bottiglie totali, la Cardone Vini Classici costituisce una realtà molto importante per il tessuto sociale locale. Ma a sostenere la battaglia per il rilancio del Locorotondo concorrono anche altre cantine. Una di queste è Albea, ad Alberobello.

La cantina di via Due Macelli 8 produce il Locorotondo più costoso sul mercato: il “Il Selva”, in vendita al pubblico a 10 euro. “Un progetto – spiega Tommaso Marangi di Albea – portato avanti dal 2001 e volto alla valorizzazione di una denominazione purtroppo maltrattata. Nel 2016 l’idea di produrre un Locorotondo leggermente più morbido rispetto alle altre annate, ma che conservi comunque le grandi peculiarità del blend”.

La Verdeca resta la componente predominante, con un 35% di Bianco d’Alessano e un 15% di Fiano. La componente aromatica del Minutolo si fa sentire nel calice, così come la scelta di raccogliere le uve in leggera surmaturazione. Il risultato è un Locorotondo tagliente, dalla spiccata acidità e mineralità, ben bilanciate dalla morbidezza delle note fruttate esotiche e da un’alcolicità calda. “Andare a proporre all’estero un Locorotondo a 10 euro – spiega ancora Marangi – non è facile. La media che si aspettano i buyer si aggira attorno ai 2,80 euro. Dubbi che vengono fugati dalla degustazione del nostro Selva: un Locorotondo davvero sui generis“.

Sempre in Valle d’Itria, più esattamente a Castellana Grotte, c’è poi chi punta su un Locorotondo Superiore. E’ la cantina Terre Carsiche 1939. A giustificare tale menzione in etichetta sono soprattutto rese più basse in vigna. “Il disciplinare – spiega il titolare Andrea Insalata – prevede per il Locorotondo Doc una resa per ettaro fino a 140 quintali. Per il Superiore scendiamo invece a 90. Ogni singola pianta, dunque, può produrre 3-4 chili di uva, al posto di 6: ne consegue una maggiore qualità, che poi si traduce nel calice in maggiore ricchezza organolettica”.

L’etichetta di Terre Carsiche è Padre Abate: altro calice che merita la riscoperta e la valorizzazione di questo blend pugliese. “La grande fortuna della Valle d’Itria – aggiunge Insalata – sono gli sbalzi termici tra il giorno e la notte, che consentono la produzione di grandi bianchi come il Locorotondo: un vino che per i suoi profumi e per la mineralità che esprime, merita di affermarsi sempre più, a dispetto di una storia che non sempre gli ha reso il giusto merito”. Insomma: il rilancio della Dop Locorotondo è in buone mani.

Categorie
news ed eventi

Radici del Sud 2017: i migliori vini degustati

Riflettori accesi sul vino del Meridione d’Italia a Radici del Sud. Alla XII edizione del Salone dei vini e degli oli meridionali, in scena il 4 e 5 giugno al Castello di Sannicandro di Bari, in passerella la viticoltura delle regioni Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia.

Un livello medio alto quello riscontrato ai banchi di degustazione, allestiti dall’associazione ProPapilla, capitanata da Nicola Campanile, in tre sale dello splendido maniero Normanno-Svevo.

Novantaquattro aziende rappresentate, capaci presentare in concorso 350 vini, settanta dei quali approdati alle finalissime di fine mese. Questi, invece, i migliori vini degustati a Radici del Sud dalla redazione di vinialsuper

SPUMANTI
1)
Un assortimento completo, profondo, pregiato, fa di Colli della Murgia – realtà da 200 mila bottiglie l’anno certificata biologica con base a Gravina in Puglia (BA) – la cantina più interessante dell’intera costellazione di Radici del Sud 2017. Sbaraglia a mani basse la concorrenza nella sezione spumanti, con lo statuario Metodo Classico Brut 2012 “Amore Protetto”.

“Si tratta dell’evoluzione della scommessa della nostra azienda – spiega Saverio Pepe – dai risvolti ‘sociali’: produrre una bollicina che contrastasse il proliferare del Prosecco, ormai divenuto anche in Puglia sinonimo di ‘bollicina’. Siamo partiti così da uno Charmat, per poi evolverci nella direzione di questo Metodo Classico, a completamento del nostro percorso”.

Una manovra più che riuscita, con la marcia della qualità ingranata. “Amore Protetto” è una chicca da conservare per le migliori occasioni. Prodotto con uve Fiano Minutolo raccolte a mano e pressate direttamente, svela nel calice un perlage finissimo, in un tripudio giallo paglierino brillante, con riflessi verdolini.

Naso marcato di miele millefiori, con richiami a metà tra l’agrumato, l’esotico e la frutta candita, in un quadro di grande finezza che si ritrova anche al palato. Qui, a sorprendere, è la freschezza quasi balsamica della beva, unita a una buona sapidità. Ciliegina sulla torta? Una persistenza pressoché infinita.

VINI BIANCHI
1) Il Basilicata Bianco Igt 2016 “Accamilla” di Camerlengo è l’unico vino bianco dell’azienda agricola di Antonio Cascarano a Rapolla, in provincia di Potenza. Un mix di tre uve a bacca bianca trattate in vinificazione alla stregua dei rossi, alla maniera degli “Orange wine”.

L’apporto predominante (60%) è quello della Malvasia, raccolta in vigna una volta raggiunta una leggera surmaturazione. Completano il blend un antico clone di Fiano, il Santa Sofia, e il Cinguli, altro clone di Trebbiano Toscano. Tini di castagno per la macerazione, con le prime ore di follature che interessano anche i raspi delle tre uve.

Che dire? Il Castello di Sannicandro di Bari sembra sparire tra i profumi di questo calice che porta idealmente al Collio friulano e alla Slovenia. Un apporto, dunque, di tipo aromatico e tannico ben costruito, per un vino messo in bottiglia da circa cinque mesi. Non manca, anzi è ben marcata, la firma del terroir vulcanico in cui opera la cantina Camerlengo. Un sorso di eccezionale rarità.

2) Secondo gradino del podio per il Fiano di Avellino Docg 2014 “Numero Primo” di VentitréFilari, preziosa realtà di “artigiani del vino” di Montefredane, in provincia di Avellino. “Ventitré come l’anno 1923 – spiega Rosa Puorro – in cui nonno Alfonso nasceva. E ventitré come il numero di filari del nostro vigneto”. Un marketing efficace, che regge.

Anche (e soprattutto) in un calice che mostra un’evoluzione sostanziale rispetto al primo vino proposto: la stessa etichetta di Fiano, vendemmia 2015 (appena messa in commercio, ma con altrettante potenzialità d’affinamento). Il giallo dorato di cui si tinge il vetro è un inno al buon bere in Campania.

L’equilibrio tra acidità e sapidità fa il resto, in un contesto tutto sommato rotondo, morbido. Il segreto di questo Fiano? Nove mesi sulle fecce, che ne fanno un vero e proprio concentrato dell’essenza del grande vitigno irpino.

3) Sul bigliettino da visita di Mario Notaroberto c’è scritto in chiare lettere: “Contadino”. Un marchio di fabbrica genuino, che si ritrova anche nel Fiano Cilento Dop Valmezzana 2015 della sua cantina, Albamarina. Siamo in località Badia nel Comune di Centola, una sessantina di chilometri a Sud di Agropoli, in provincia di Salerno. Un progetto “contadino”, quello di Mario Notaroberto, che mira al rilancio del Cilento nel nome di un’enogastronomia fondata sul valore della “terra”.

E di “terra” ne troviamo tanta nel suo Fiano. Due le annate in degustazione, con la 2015 che – rispetto alla 2016 – evidenzia un’evoluzione già netta, tutt’altro che completa. Note floreali e fruttate si mescolano a richiami erbacei decisi, naturali. Sembra d’essere in piena campagna quando al naso giungono richiami d’idrocarburo, spiazzanti. In bocca gran calore e pienezza: l’acidità rinfrescante ben si calibra con una mineralità degna di nota. Un vino da aspettare, il Fiano Cilento Dop Valmezzana di Albamarina, come dimostrerebbe – secondo Notaroberto – il vendemmia 2012, “ancora in progressione in bottiglia”.

VINI ROSSI
1) E’ di Elda Cantine il miglior rosso di Radici del Sud 2017: si tratta del Nero di Troia Puglia Igp 2014 “Ettore”. Lo premiamo per la grande rappresentatività del vitigno che sa offrire nel calice e per l’utilizzo moderato di un legno che, in altri assaggi, ha distolto l’attenzione dalla vera potenzialità del Nero di Troia: il binomio tra frutta e spezia.

Giova a Elda Cantine la scommessa pressoché totale su questo uvaggio, con il claim aziendale “dalle radici al suo profumo” che, in realtà, è la sintesi della scoperta della “vocazione innata” di Marcello Salvatori. Un progetto del 2000 dedicato alla madre Elda.

Siamo sui Monti Dauni, più precisamente a Troia, in provincia di Foggia. Qui Elda Cantine ha recuperato ed alleva uno dei vigneti più alti dell’intera regione Puglia, situato a 400 metri sul livello del mare. Il Nero di Troia Puglia Igp 2014 “Ettore” è vinificato in acciaio, prima di passare in botti di rovere per 12 mesi.

2) Riscomodiamo Antonio Cascarano per il racconto dell’Aglianico del Vulture Doc 2012 Camerlengo, vino simbolo della sua cantina di Rapolla, in Basilicata. Una sintesi perfetta tra potenza ed eleganza: forse tra le più belle espressioni del vitigno attualmente in commercio in Italia. La corrispondenza gusto-olfattiva è pressoché perfetta: naso e bocca assistono a un rincorrersi tra note marasca, ribes, lamponi, prima di una chiusura delicata di vaniglia, che nel retrolfattivo vira su terziari di cacao e tabacco dolce.

Al palato l’impronta del terroir più evidente: una spiccata mineralità che allarga lo spettro dei sentori, chiamando il sorso successivo e accompagnando verso un finale lunghissimo, tra il fruttato e il sapido. Dodici mesi in barrique di primo, secondo e terzo passaggio, più un affinamento di 8 mesi in bottiglia. Nessuna chiarifica e nessuna filtrazione. Da provare.

3) Per la piacevolezza della beva ecco il Syrah Vino Rosso Doc Sicilia 2014 di Fondo Antico, azienda agricola di proprietà della famiglia Polizzotti Scuderi situata in frazione Rilievo, a Trapani. Un vino dall’interessantissimo rapporto qualità prezzo, che dimostra come il Sud del vino possa concedersi anche prodotti non troppo elaborati, “quotidiani”, ma di qualità. Gran bel naso di frutti rossi puliti, con richiami caratteristici di pepe e macchia mediterranea. In bocca una piacevole morbidezza giocata di nuovo sui frutti rossi, unita a una grande freschezza che chiama il sorso successivo.

VINI ROSATI
Altra menzione per Colli della Murgia, tra i vini rosati. E non solo per il coraggio di mettere in bottiglia, in Puglia, un rosè dallo stile provenzale. Profumi intensi, acidità, freschezza. Questi i tratti distintivi del Rosato Igp Puglia 2016 Sellaia, ottenuto al 100% da uve Primitivo. Colore cerasuolo didattico, colpisce al naso per la pulizia delle note di frutta rossa e floreali di rosa. Una finissima delicatezza che ritroviamo anche al palato, in perfetto equilibrio tra durezze e morbidezze. Buona la persistenza. Uno schiaffo alla Puglia dei rosati ruffiani, che stancano al secondo sorso.

IL FUTURO DI RADICI DEL SUD
Già si conoscono le date della prossima edizione di Radici del Sud, che dal 5 all’11 giugno 2018 tornerà ad occupare le sale del Castello Normanno Svevo della cittadina barese. Già confermato l’impianto, con i consueti incontri BtoB dedicati alle aziende, il concorso dei vini e la due giorni dedicata al pubblico.

La vera novità riguarderà il panel di degustazione, che si amplierà anche all’olio con tre diverse giurie: una composta da tecnici olivicoli, una da massaie e l’ultima da studenti delle scuole alberghiere. “Un modo nuovo di avere a disposizione punti di vista diversi su un mondo, quello dell’olio, con un potenziale ancora fortemente inespresso”, commentano gli organizzatori del Salone.

Altra novità riguarda la due giorni dedicata al pubblico. Il Salone si trasformerà in un vero e proprio mercato del vino e dell’olio, durante il quale i visitatori, oltre ad assaggiare, potranno anche comprare i prodotti delle aziende.

Categorie
news ed eventi

Salone dei vini del Sud Italia: tutto pronto al castello di Sannicandro

Tutto pronto al Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari per il Salone dei vini del Sud Italia. Domenica 4 e lunedì 5 giugno 2017 il banco d’assaggio concluderà la XII edizione di Radici del Sud, la settimana dedicata alla promozione dei vini da vitigni autoctoni e da quest’anno anche agli oli del meridione.

Saranno 350 i campioni di vino presentati in concorso dai 145 produttori (qui l’elenco completo delle cantine) di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia.

L’apertura al pubblico dei banchi d’assaggio con i produttori sarà domenica dalle 15 alle 20 e lunedì dalle 10 alle 20. Lunedì alle 19.00, nella sala consigliare del Comune di Sannicandro, al termine della conferenza stampa I vini del Sud Italia alla prova dei Mercati, sulle strategie per affrontare il mercato cinese, verranno svelati i 70 vini selezionati nei giorni precedenti dalle giurie di giornalisti e buyer che saranno poi premiati a novembre durante la grande festa di Radici Wines Experience.

La serata proseguirà, a partire dalle 20.30, nella corte del Castello con l’apertura del grande banco d’assaggio con i 31 oli extravergini d’oliva e tutti i 350 vini del concorso e la cena preparata da un gruppo di chef del Sud Italia. Ottavio Surico del ristorante Borgo Antico di Gioia del Colle (Ba) preparerà Sospiro di ricotta, barbabietola, cime di rapa e acciughe; Gianfranco Palmisano del ristorante Gaonas a Martina Franca (Ta) porterà il suo Arancino di seppiolina e asparagi, crema di patate e guacamole.

Danilo Vita del ristorante Creatività di Carovigno (Br) preparerà la Battuta di manzo con guanciale, fragole, asparagi e mandorle e Vito Netti del ristorante La Strega a Palagianello (Ta) gli Gnocchi di patate con ricciola e zenzero. Federico Valicenti de la Luna Rossa a Terranova del Pollino (Pz) proporrà il Porci burger con carchiola di mais e salsa di menta e Rocco Violante del Ristorante 900 di Bitetto (Ba) la sua Parmigiana di melanzane. Seguirà alle 23 l’After Party con La variazione della Cozza, a cura degli chef Giacomo e Gerardo Racanelli, esclusivamente su invito.


Radici del Sud 2017 – Salone dei vini e degli oli del Sud in breve
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 30 maggio – 5 giugno 2017
Orario di apertura al pubblico: Domenica 4 giugno dalle 15.00 alle 20.00; lunedì 5 giugno dalle 10.00 alle 20.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione) utilizzabile anche per la serata conclusiva. Coupon cena buffet € 20 (comprende la degustazione dei piatti realizzati dagli chef). Kit degustazione + coupon cena: € 35.
Parcheggio: disponibile

Categorie
news ed eventi

Radici del Sud: le novità dell’edizione 2017

Poco più di due settimane all’inizio di Radici del Sud, la settimana dedicata ai vini da vitigni autoctoni e agli oli del meridione. Saranno circa 350 i campioni di vino di tutte le aziende partecipanti, provenienti da Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia, che verranno assaggiati alla cieca dalle giurie composte da giornalisti e buyer sabato 3 e domenica 4 giugno.

Le due giurie saranno suddivise in 4 gruppi guidati dai due presidenti Alfonso Cevola e Daniele Cernilli coadiuvati rispettivamente da Ole Udsen, giornalista danese e dal collega Bernardo Conticelli. Nei 4 gruppi parteciperanno anche quattro enologi dell’Associazione Assoenologi e alcuni membri del circuito Vinarius.

Questo assetto delle giurie, adottato dallo scorso anno, consentirà una lettura più immediata dei risultati del concorso. Da una parte avremo il giudizio di chi tiene conto delle tendenze di mercato e vede con occhio di riguardo l’appeal esercitato dal vino in funzione delle richieste dei consumatori. Dall’altra la valutazione dei giornalisti provenienti da tutto il mondo, che potranno confrontarsi nel merito ciascuno delle proprie sensazioni.

La novità di quest’anno è che lunedì 5 giugno, durante il Salone del Vino aperto al pubblico, verranno decretati i 70 vini finalisti della manifestazione. Questi verranno nuovamente assaggiati dal 20 al 30 giugno da esperti e giornalisti del territorio nazionale, che decreteranno il miglior vino spumante, bianco, rosso e rosato della XII edizione.

La premiazione dei 70 vini selezionati e dei tre migliori vini si terrà il 27 novembre sempre al Castello di Sannicandro di Bari, durante l’evento Radici Wines Experience, che prevede anche un wine-tour con buyer e giornalisti stranieri. Per assistere al concorso e allo svolgimento delle degustazioni i produttori possono prenotarsi scrivendo a info@radicidelsud.it


GIURIE – Radici del Sud 2017

WINE-WRITERS

Gruppo 1
1. Daniele Cernilli – Italia
2. Alberto Lupini – Italia
3. Asa K. Johansson – Svezia
4. Elaine Brown – USA
5. Francesca Ciancio – Italia
6. Giacomo Bertolli – Italia
7. Giampaolo Giacomelli – Italia
8. Cristoforo Pastore – Italia
9. Jung Yong Cho – Corea del Sud
10. Michael Pinkus – Canada

Gruppo 2
11. Bernardo Conticelli – Italia
12. Giampiero Nadali – Italia
13. József Kosárka – Ungheria
14. Katarina Andersson – Svezia
15. Lorenzo Colombo – Italia
16. Mirco Carraretto – Italia
17. Monica Coluccia – Italia
18. Simon Cassina – Regno Unito
19. Tibor Vittek – Austria
20. Massimiliano Apollonio – Italia


WINE-BUYERS

Gruppo 1
1. Alfonso Cevola – USA
2. Anthony D’Anna – Australia
3. Bo Mao – Guangzhou, Cina
4. Carl Camasta – USA
5. Chun Ching Shih – Taiwan
6. David E. Sparrow – USA
7. Fernando Zamboni – Brasile
8. Helen Wen Lampecht – Canada
9. Jon Asboe – Danimarca
10. Pasquale Pastore – Italia

Gruppo 2
11. Ole Udsen – Danimarca
12. Jung Yong Cho – Corea del Sud
13. Alessio Fortunato – Cina
14. Li Dan Cao – Beijing, Cina
15. Lin Bin Yang – Guangzhou, Cina
16. Nuray Ali – Canada
17. Qi Gang Chen – Beijing, CINA
18. Terri Burney – Texas, USA
19. Yi Zhong – GuiYang, CINA
20. Evelin Hanson – Estonia


Radici del Sud 2017 – Salone dei vini e degli oli del Sud in breve
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 30 maggio – 5 giugno 2017
Orario di apertura al pubblico: Domenica 4 giugno dalle 15.00 alle 20.00; lunedì 5 giugno dalle 10.00 alle 20.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione) utilizzabile anche per la serata conclusiva. Coupon cena buffet € 20 (comprende la degustazione dei piatti realizzati dagli chef). Kit degustazione + coupon cena: € 35.
Parcheggio: disponibile
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni

Categorie
news ed eventi

Radici del Sud apre al mondo: ospiti internazionali e focus sulla Cina

A poche settimane dall’inizio di Radici del Sud, l’evento dedicato al vino da vitigno autoctono e all’olio del mezzogiorno che si terrà a Sannicandro di Bari dal 30 maggio al 5 giugno 2017, sono stati definiti gli ospiti italiani e stranieri che parteciperanno agli incontri BtoB con i produttori, ai press tour e che faranno parte delle giurie. Quest’ultime saranno due, una composta da buyer e presieduta da Alfonso Cevola, wineblogger, profondo conoscitore del patrimonio enologico italiano negli Stati Uniti e l’altra composta da giornalisti e capitanata da Daniele Cernilli, il DoctorWine dell’enologia italiana. Le giurie testeranno gli oltre 350 campioni di vino in gara provenienti da Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia.

“Alla data odierna le aziende partecipanti sono già oltre 130, ma c’è tempo fino al 30 aprile per procedere all’iscrizione – dice Nicola Campanile, organizzatore della manifestazione -. Partecipare al Concorso e sottoporsi al giudizio delle giurie è sicuramente una sfida importante per le aziende perchè permette di valutare come si sta lavorando. Inoltre il confronto con i colleghi produttori può essere decisivo per individuare possibili azioni comuni di promozione di una produzione enologica così particolare che si distingue per la spiccata tipicità e i fortissimi legami col territorio”.

Tra gli importatori stranieri presenti quest’anno sicuramente da segnalare una delegazione cinese, guidata da Alessio Fortunato, l’enologo campano che dal 2013 vive e lavora in Cina come China Wine Market Consultant e come professore di Wine Business presso la NWAF University e che ha all’attivo una grande esperienza nel mercato cinese come advisor per importatori, distributori e camere di commercio del vino cinese. Questi buyer provenienti da diverse regioni della Cina, che importano già vino italiano con grande successo, sono convinti che i volumi aumenteranno molto nei prossimi anni e sono quindi interessati ad approfondire le loro conoscenze dei vini del Sud, per ampliare il loro portfolio.

Lunedì 5 giugno, durante i due giorni dedicati al Salone del vino e dell’olio, alle ore 19.00 Alessio Fortunato condurrà anche un seminario specifico sul Mercato del Vino italiano in Cina: L’evoluzione del settore, gli errori da non fare e le soluzioni più efficaci per questo mercato, dove illustrerà strategie e soluzioni che le aziende possono intraprendere per affrontare il mercato cinese. Un’occasione per tutti, produttori, operatori o semplici consumatori, per approfondire la conoscenza di una realtà ormai vicina ma spesso ancora poco nota.

Radici del Sud 2017 – Salone dei vini e degli oli del Sud in breve:
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 30 maggio – 5 giugno 2017
Orario di apertura al pubblico: Domenica 4 giugno dalle 15.00 alle 20.00; lunedì 5 giugno dalle 10.00 alle 20.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione) utilizzabile anche per la serata conclusiva. Coupon cena buffet € 20 (comprende la degustazione dei piatti realizzati dagli chef). Kit degustazione + coupon cena: € 35.
Parcheggio: disponibile. I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni

LE AZIENDE PARTECIPANTI
Armosa, A.A. Boccella, A.A. Bosco De’ Medici, A.A. Domenico Russo, A.A. Musto Carmelitano, Agnanum, Agricola Cianciulli, Albamarina, Angiuli Donato, Antica Enotria, Antica Hirpinia, Antica Masseria Caroli, Antica Masseria Jorche, Antico Castello, Antonio Pisante, Apollonio, Azienda Vitivinicola Marulli, Baglio Del Cristo Di Campobello, Battifarano, Beato Vini, Borgo Turrito, Botromagno Vigneti & Cantine, Camerlengo, Cantina Diomede, Cantina E Oleificio Sociale Di Lizzano, Cantina Fiorentino, Cantina Il Passo, Cantina Lama Di Rose, Cantina Petrelli, Cantina Sociale Di Barletta, Cantina Sociale Di Copertino, Cantine Bonsegna, Cantine Del Notaio, Cantine Ferri, Cantine Kandea, Cantine Lagala, Cantine Paradiso, Cantine San Marzano, Cantine Spelonga, Cantine Statti, Cantine Teanum, Carbone Vini, Cardone Vini, Casa Comerci, Casa Maschito, Casula Vinaria, Centopassi, Cerfeda Dell’Elba, Colli Della Murgia, Colli Di Castelfranci, Conti Zecca, Coppi Casa Vinicola, Cotinone Vigneti, D’alfonso Del Sordo, D’angelo Wine, D’araprì Spumante Classico, De Carlo – Mastri Oleari Dal 1600, Donna Vitina, Duca Carlo Guarini, Elda Cantine, Eleano.

Fatalone Organic Wines, Ferrocinto, Feudo Disisa, Fiore Azienda Agricola, Fontanavecchia, Garofano Vigneti E Cantine, Giai, Graco, Grifo, Hiso Telaray, I Pastini, I-Greco, Il Tuccanese, La Pizzuta Del Principe, La Pruina Vini, La Sibilla, Le Moire Winery, Le Radici Del Tempo, Leonardo Pallotta, Librandi, Mancino, Mastrangelo Francesco, Mustilli, Nicotera Severisio, Oleificio Mossa, Palmento Costanzo, Pietraventosa, Planeta, Portelli Wine, Produttori Vini Manduria, Ripanero, Rivera, Romaldo Greco, Rosso Vermiglio, Sanpaolo, Santi Dimitri, Sarno 1860, Schinosa Frantoio, Schola Sarmenti, Sertura, Spadafora Dei Principi Di Spadafora, Taverna, Tempa Di Zoe’, Tenuta Barone G.R. Macri’, Tenuta Coppadoro, Tenuta Fontana, Tenuta Giustini, Tenuta Rapitala’, Tenuta Viglione, Tenute Chiaromonte, Tenute D’auria, Tenute Emera Di Claudio Quarta Vignaiolo, Tenute Girolamo, Torre Quarto, Torrevento, Uliveti Barbera, Unione Agricola Di Melissano, Vaglio Massa, Valentina Passalaqua, Varvaglione 1921, Ventitréfilari, Vigne Mastrodomenico, Vigneti Calitro, Vigneti Del Salento, Vigneti Del Vulture, Villa Schinosa, Vini Giancarlo Ceci, Vinicola Palama’, Viticoltori De Conciliis.

Categorie
news ed eventi

Live Wine 2017: percorso “anarco-emozionale” tra i vini artigianali

Chiudono oggi a Milano i battenti di LiveWine 2017, salone mercato dei vini artigianali giunto alla sua terza edizione. Evento diventato tappa obbligatoria per winelovers alla ricerca di emozioni nuove nel bicchiere, non sempre positive, talvolta omologate – checché se ne dica – e a volte davvero sconvolgenti. Difficile, per esempio nei panni dei neofiti, approcciare un percorso “lineare” tra i banchi d’assaggio presi d’assalto già dalle prime ore del mattino della prima giornata, sabato 18 febbraio.

“La vite è una pianta anarchica, va assecondata”, parole di Aurelio del Bono di Casa Caterina che intercettiamo al suo banco. Ed è assolutamente anarchico il nostro viaggio a LiveWine. “Via tacchi e taccuini” è il nostro motto della giornata: facciamoci trasportare dall’intuito.

Cominciamo il nostro tour con il vino del momento, il Prosecco. Non quello da spritz e aperitivo pre-serata.  Il nostro entrée è un Prosecco fuori dal comune, che tutti quelli che amano Prosecco dovrebbero provare per capire il tipo di evoluzione e la longevità che può avere l’uva Glera. Si tratta del Prosecco Colfondo di Casa Belfi. Vino bianco frizzante prodotto con uve glera 100% fermentato in acciaio con lieviti indigeni ed imbottigliato in primavera secondo il calendario biodinamico di Maria Thun. Una sorta di vinho verde “Made in Veneto“, ma non da consumare entro l’anno, tutt’altro.

 

 

 

 

 

 

Il colore è intenso  come il naso, esplosione di frutti e fiori con accentuate note sulfuree. In bocca discreto. Troviamo più interessante la versione in anfora, il naso è ancora più sulfureo e minerale e con invitanti sentori di crosta di pane. Per questa versione, l’uva diraspata viene posta in anfore di terracotta con macerazione  sulle bucce per 8 giorni cui segue pressatura soffice e fermentazione, sempre in anfora, a contatto con i propri lieviti fino a primavera . Il fascino dell’anfora fa la sua parte, ma in bocca risulta più equilibrato e godibile. Una buona spalla acida ed un corpo più  in carne del precedente.

Passiamo dal Veneto alla vicina Slovenia e raggiungiamo il banco di Movia azienda di ventidue ettari al confine con l’Italia. Stare lì davanti è come partecipare ad uno show. Polona, ammaliante presenza femminile al banco, maneggia con destrezza gli originali decanter. I calici col fondo sembrano crema whisky. Tre i vini proposti in degustazione. Il primo è un Lunar 2008 Ribolla, prodotto con uve da vendemmie tardive, raccolte a mano e messe a macerare ed affinare sulle bucce per otto mesi in botti di rovere.  Il secondo uno Chardonnay, stesso tipo di vinificazione.

Il terzo vino è uno spumante. Si tratta di “Puro”, blend di Ribolla e Chardonnay. Il vino base, viene fatto maturare 4 anni in barrique, ma a differenza dei metodo classico tradizionali, il liquer de tirage è semplicemente mosto. Una volta imbottigliato, Puro, nasce e vive a contatto con i suo lieviti fino alla sboccatura che viene fatta al momento di bere. E al dègorgement live, che si fa a testa in giù, con il collo della bottiglia nell’acqua e con l’ausilio di una specie di piede di porco da spumante (anche con l’aiuto di una mano maschile che non guasta) assistiamo. Per i vini di Movia non ci sono parole, schede a punti e parametri. Unici. Da provare.

 

 

 

 

 

 

Dirottiamo verso uno stand piemontese. Scegliamo Ezio Cerruti, piccolo produttore conosciuto in particolare per il suo Moscato Passito. Cerruti produce anche una versione di moscato secco e fermo. L’Asti Spumante e il Moscato d’Asti non gli piacevano, ci racconta, e con la stessa uva ha deciso di produrre qualcosa di diverso. Ha iniziato a produrlo nel 2012  non avendo idea di quanto durasse nel tempo. Ha scoperto recentemente che è anche un vino longevo. Ha prodotto 18 bottiglie per il suo consumo personale durante l’anno e, “pur non volendo bestemmiare”, sostiene che il 2012 che ha appena aperto “rieslingheggia”.

Scherziamo con Ezio Cerruti sul naso del Fol Moscato, che nonostante evidenti note minerali è assolutamente varietale. “E voglio ben vedere – ci risponde – se no sarebbe uno Chardonnay”. Il Moscato Fol di Cerruti in bocca è assolutamente gradevole. Una buona acidità sostiene una beva non banale. In versione passita ammalia con il suo colore ambrato intenso. Il naso è frutta secca pura. In bocca per niente stucchevole, fresco e con un finale ammandorlato e persistente.

 

 

 

 

 

 

Il nostro viaggio anarchico, da nord a sud, approda in Sicilia. Vicini di casa, anche qui agli stand due grandi aziende sicule. Marco De Bartoli di Contrada Samperi a 14 km da Marsala e Nino Barraco, altra contrada, sempre a Marsala. Il primo vino che degustiamo è il Grillo Terre Siciliane Igt di De Bartoli, in parte affinato in anfora. Un vino giovane e fragrante dal colore intenso e dalla spiccata mineralità. Tanta salinità, note iodate e agrumate: una grande freschezza a dispetto dell’alcolicità. Il secondo assaggio lo Zibibbo Terre Siciliane Igt.

Prodotto da vigneti allevati ad alberello pantesco, affina in fusti di rovere francese per almeno dieci mesi sulle fecce fini tenute in sospensione. Al naso “stende” con la sua complessità: note dolci di frutta, pesca ed albicocca disidratata in primis, seguiti, in bocca,  da una sferzata sapida e salmastra per un finale dalla persistenza disarmante. Emozionante,  in una sola parola. Quasi impossibile acquistarlo, sono in crisi al banco di De Bartoli per accontentare i winelovers.

Prima di spostarci dal vicino Barraco, un goccio del Vecchio Samperi del quale si è già detto tutto quanto si possa dire. Sublime al naso e al palato: caffè, tabacco, caramello, fichi, un gusto ed una finezza inimitabili. Ma non possiamo esimerci dall’esprimere anche due parole su Bukkuram. Un signor vino passito da uva zibibbo. Sontuoso al naso con sentori di miele, datteri, fichi secchi e marmellata di albicocche. Una complessità indubbia che viene confermata in bocca dove stravince per la morbidezza e con la spinta data dall’ottima acidità che bilancia il notevole residuo zuccherino. Persistente fino alla morte. Un vino da abbinare alla piccola pasticceria e dolci tipici siciliani. Dato il grande livello, un vino perfetto con formaggi stagionati oppure da abbinare al “nulla”, ergo,  da assaporare in maniera “contemplativa”.


“Seconda stella a destra questo è il cammino…”. E alla destra di De Bartoli troviamo l’azienda Nino Barraco. Non basterebbe un articolo intero per descrivere tutti i suoi vini. A Live Wine si presenta con una squadra e un modulo di gioco da finale di Champions League. Un crescendo di emozioni dai vini bianchi, nei quali sono eccellenti, ai rossi. L’idea aziendale di Barraco non è quella del vino “perfetto”, ma di un vino riconoscibile per personalità, in cui le note dissonanti partecipano prepotentemente alla caratterizzazione dello stesso. Missione compiuta.

Dal primo all’ultimo giocatore, ognuno ha la sua personalità. Il Catarratto in purezza 2015 al naso fonde perfettamente la pesca, l’albicocca, l’arancia e lo zolfo risultando ancora più intrigante al palato. Il Pignatello al naso è un mazzolino di timo e rosmarino. L’apice lo raggiungono due esperimenti, Si tratta di due rossi prodotti in purezza da vitigni autoctoni siciliani riscoperti recentemente del quale Barraco ha già intuito le potenzialità. Si chiamano Vitrarolo e Orisi. All’assaggio il Vitrarolo è una spremuta di liquirizia sostenuta da un buon corpo (molto meglio del Nero d’Avola). Impressionante la facilità della beva. Altrettanto speziato, con sentori di chiodi di garofano e pepe nero  l’Orisi. Una beva altrettanto facile, ma un corpo leggermente più debole. Rimandano a Pinot Nero e Nebbiolo per eleganza e finezza. Chapeau. Un battaglione fiero di vini eccellenti.


Tappa imprescindibile di LiveWine è Principiano, azienda tra Langhe e Monferrato. Cominciamo il nostro giro con una bollicina da uve Barbera, di nome“Belen”, Niente a che vedere con le farfalline, Belen è il nome della moglie. Si tratta di uno spumante rosè metodo classico prodotto da uve Barbera di Serralunga e Monforte. Per la presa di spuma viene utilizzato mosto delle stesse uve. Un prodotto tutto centrato sulle durezze. Acidità e mineralità di piacevole freschezza. Il secondo vino è il  Nebbiolo che fa solo acciaio. Prodotto dalle uve allevate sulle parti più basse, non vocate per il Barolo. Un Barolo declassato a Nebbiolo. Molto fresco e beverino, con note di rosa e frutti rossi. Buona qualità in un corpo medio.

Ma il prodotto top di Principiano è sicuramente il Barolo. Assaggiamo il Barolo Serralunga 2013: il classico Barolo con un ottimo rapporto qualità prezzo. Prodotto senza inoculo di lieviti e senza solforosa per circa un mese, l’affinamento di ventiquattro mesi avviene in botti di 20 e 40 ettolitri e successivamente nelle circa 20.000 bottiglie prodotte. Ad un prezzo al pubblico di circa 25 euro, Ferdinando Principiano lo ha pensato anche per la coppia giovane che al ristorante vuole prendere un Barolo senza “svenarsi”. Prezzo abbordabile, ma prodotto non banale. Di altra stoffa il Barolo Boscareto 2012,  fratello maggiore.

Nel bicchiere il colore è classico del Nebbiolo, di bella trasparenza e luminosità. Il profilo aromatico è di maggiore complessità rispetto al Serralunga 2013. Naso tutto giocato sulla frutta matura, in bocca è energia pura ed agilità pur mantenendo spessore. Un beva ben diversa da quella del Boscareto di annate precedenti, da quando Ferdinando ha cambiato il metodo di vinificazione, utilizzando uve con tutti i raspi. Barolo pronto, ma con ampia prospettiva.

 

 

 

 

 

 

Non possiamo non spendere due parole anche per Thomas Niedermayr, artigiano del vino che si crea addirittura i vitigni. La sua azienda si trova a San Michele Appiano.  Con il suo accento altoatesino ci introduce al suo mondo fantascientifico. I suoi sono vini da vitigni Piwi, acronimo tedesco che indica vitigni resistenti contro i crittogami.  Si tratta di incroci tra vitis vinifere e viti selvatiche. In etichetta il nome è l’anno di messa in produzione dell’impianto. Il nome, un codice, apparentemente freddo cela invece vini caldi. Tutti semi aromatici che rimandano a tanti vini. Sono tra loro simili eppure diversi per complessità.

Alcuni hanno principalmente rimandi fruttati esotici, spezie dolci. Tra il Gewurtztraminer, il Riesling, il Pinot, indefinibili, ma tutti con una bella cremosità. Molto bevibili, difficile scegliere il migliore. Dopo tutti questi bianchi non possiamo andare via senza Pinot Nero. Lo chiediamo a Thomas che ci guarda stralunato. Gaffe. Per noi il Pinot Nero sta all’Alto Adige come il Lambrusco al salame. Invece il rosso in degustazione è un’altra combinazione misteriosa di vitigni Piwi. Leggero e fruttato, un po’ in fondo ci sembra il Pinot Nero, sarà suggestione, fatto sta che ci conquista.

 

 

 

 

 

 

Non basta una sola giornata al Live Wine. Nel pomeriggio aumenta notevolmente la folla e diventa difficile avere informazioni dai produttori o solo ascoltare per il gran brusio nella sala. Ci vorrebbe una “seconda puntata”, per raccontare tutti i 138 vini che abbiamo degustato. Due appunti sull’organizzazione dobbiamo farli però. Il primo è che non è prevista tasca porta bicchiere, un po’ scomodo portarsi il bicchiere in mano. Prossima volta si porta da casa.

Secondo appunto sul salone-mercato. Di fatto sono pochissimi i produttori a vendere, nonostante il carrello verde indicato su tutti i banchetti (errore di stampa?). La povera Polona di Movia tenta in modo un po’ artigianale di comunicare anche visivamente che non vende.

Quelli che hanno capito tutto del salone mercato sono i francesi del Sauternes. I loro banchetti sembrano la cassa della sala scommesse,  addirittura dotati di Pos. Troppo avanti. Chi chiede un’annata a destra, chi a sinistra. I prezzi sono davvero competitivi. 25 euro per una Demi bouteille del 1975: quando ci ricapita a noi italiani?

 

 

 

 

 

 

Vino e cibo vanno di pari passo. Per fare “fondo” ai vini degustati merita una menzione speciale la parte street food di Live Wine. E per noi ha vinto lui su tutto, anche sui vini, il panino alla barese polpo e patate di Pantura.

 

 

 

 

Categorie
Vini al supermercato

Nero di Troia Puglia Igp 2014, Grifo Ruvo

(3 / 5) l Nero di Troia è il vitigno a bacca nera principale del centro-nord pugliese, capace di dare vini strutturati e molto longevi. Il produttore Grifo, la Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, propone nei supermercati la vendemmia 2014 con denominazione Puglia Igp.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice il vino si presenta rosso rubino con riflessi porpora che denotano gioventù. Al naso si riconoscono note avvolgenti di ciliegia e lampone maturo, violetta, pepe rosa, timo e sullo sfondo sentori tipici dell’affidamento in legno.

In bocca però non rispecchia le aspettative create precedentemente. Il corpo non è del tutto pieno, il tannino è già evoluto e non molto presente, la persistenza è un po’ corta. Bottiglia che ha già raggiunto il suo equilibrio: fatto di per sé piacevole, ma deludente vista la sua giovane età.

Da prendere in considerazione se si cerca un vino immediato e non troppo impegnativo. Da degustare ad una temperatura di 16° gradi e da abbinare a un primo con ragù di carne.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto da una selezione di uve Nero di Troia in purezza coltivate a Ruvo di Puglia, su terreni marnosi-argillosi a 400 metri sul livello del mare. La vendemmia è svolta manualmente e, dopo la vinificazione, il vino affina in botti di rovere per alcuni mesi.

La Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria di Ruvo di Puglia è nata nel 1960 e vanta ben 1020 soci conferitori, concentrati sulla “valorizzazione di vitigni autoctoni come il Nero di Troia, il Bombino Bianco, il Bombino Nero, il Moscatello Selvatico e il Pampanuto”.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

Categorie
Approfondimenti news

Radici del Sud: vini del Meridione al top. Ma la location sta “stretta”

Vinialsupermercato.it non poteva mancare, quest’oggi, a Torre a Mare. La frazione del Comune di Bari ha ospitato una delle più importanti rassegne sui vini del Sud. Parliamo ovviamente di Radici del Sud, manifestazione internazionale dedicata ai soli vini meridionali. Alle loro mille facce e sfaccettature. Dall’Aglianico della Basilicata al Primitivo della Puglia, passando per la Falanghina della Campania e al Nero d’Avola della Sicilia, per citarne solo alcuni (qui i vini 2016 premiati dalla giuria). Un’iniziativa lodevole, che vede finalmente i produttori meridionali – ormai affermatissimi nel panorama mondiale per la qualità dei loro vini – riunirsi sotto lo stesso “tetto” per un evento comune, in cui sfoggiare le proprie perle. Tutto bellissimo. Se non fosse che la location, una delle sale dell’Una hotel Regina, sia parsa piuttosto “ristretta” per una manifestazione di tale portata. Vero è che i 15 euro previsti per l’ingresso, con degustazioni illimitate, sono risultati ai più un prezzo ‘onesto’ per accedere alla stupenda sala da cerimonie in pietra. All’interno, ecco i vari banchi d’assaggio, sistemati in maniera un po’ confusa: poca la chiarezza nella distinzione tra i produttori delle varie regioni. Con un po’ d’impegno, abbiamo avuto comunque la possibilità di scoprire interessantissime realtà. A conferma che i produttori del Sud abbiano ormai intrapreso la strada della qualità, dimostrando di essere bravi vinificatori, nonostante mille difficoltà.

I MIGLIORI ASSAGGI
E non ci riferiamo soltanto ai ‘grandi nomi’ quali Feudi di San Gregorio, con le cantine vassalle Basilisco e Ognissole, o a marchi importanti pugliesi come Antica Masseria Jorche, una delle regine del Primitivo di Manduria, o ancora a Colli della Murgia, cantina biologica di Gravina in Puglia che presentava due spumanti metodo Charmat e un rosato pugliese ‘atipico’, di un eccellente rosa tenue, oltre ai vari bianchi di Minutolo. Grandi conferme anche quelle riservate dai vini lucani, con la nota Cantine del Notaio a sfoggiare – otre ovviamente ai vari Aglianico del Vulture – un metodo classico di Aglianico vinificato in bianco, molto interessante. Tra i vini che meritano una menzione particolare, ecco un bianco vinificato come un vino rosso, in otri di terra cotta: quello dell’azienda Lunarossa di Giffoni Valle Piana, provincia di Salerno, Campania. Quartara è il nome di questo gioiello, che prende il nome dal recipiente che lo culla sino a diventare un nettare così prelibato: un Fiano dei colli Salernitani che rimane a contatto con le bucce per 2 mesi. Abbastanza per regalare un bianco fresco e brillante, non trattato, nel rispetto della filosofia dei più famosi vignaioli friulani. Insomma: sono ormai tante le realtà vitivinicole meridionali che meritano di essere raccontate su palcoscenici di tutto rispetto. Anche – e soprattutto – fuori dai confini di un Sud Italia che sta sempre più ‘stretto’ al cuore e alla passione di questi produttori. Un cuore che, il più delle volte, batte al ritmo della qualità assoluta.

[PGP id=4715]

Categorie
news ed eventi

Non solo vino a Radici del Sud: in cucina gli chef del Meridione

Sarà affidata all’abilità degli “osti del Mezzogiorno” la cena che chiuderà l’undicesimo salone del vino meridionale. Saranno 6 i protagonisti della cucina del Sud che parteciperanno insieme alla preparazione della cena conclusiva di Radici del Sud 2016 (qui il menu) alla quale è invitato lunedì 13 giugno tutto il pubblico degli appassionati di enogastronomia. Acquistando il coupon comprensivo di 6 ticket, in aggiunta al kit di degustazione col quale si accede al Salone del Vino in programma durante l’intero arco della stessa giornata (10.00 – 20.00), sarà possibile gustare i piatti che ognuno degli chef creerà pensando alla sostenibilità e a materie prime del loro territorio di provenienza per esaltarne al massimo le peculiari caratteristiche qualitative e assaggiare le 432 etichette (delle 184 cantine iscritte al salone) partecipanti a Radici del Sud. La cena si svolgerà a buffet negli accoglienti spazi all’aperto dell’Una hotel Regina (BA) per esaltare in gran stile i vini da vitigno autoctono meridionali cui è dedicata la manifestazione che da 11 anni coinvolge i massimi esperti internazionali del settore che puntualmente accorrono ad osservare la continua evoluzione di un comparto rappresentato da centinaia di importanti e qualificati produttori.

I PROTAGONISTI
I sei chef, in postazioni riservate nella zona degli stand dei vini, lavoreranno alla realizzazione di piatti che prevedano il meno possibile la manipolazione degli ingredienti ma giochino piuttosto sui sorprendenti risultati di leggerissime cotture, marinature ed altre tecniche di preparazione. Nando Salemme (Abraxas osteria/Pozzuoli) dalla Campania, Bianca Celano (Qqucina Qui/Catania) dalla Sicilia, Mariantonietta Santoro (Al Becco della Civetta/Castelmezzano) dalla Basilicata, Giuseppe Gatto (Da Lucrezia/Trebisacce) dalla Calabria, Stefano D’Onghia (Botteghe Antiche/Putignano) e Roberto Caputo (Una Hotel Regina/Bari) dalla Puglia, sono gli osti che Radici del Sud 2016 ospiterà e a cui affida il compito di rendere fedelmente l’essenza dell’autentica gastronomia italiana del Sud. Ognuno di loro si dedica giornalmente con ambizione, passione e sacrificio alla conoscenza e comprensione delle generose materie prime disponibili nei nostri territori e sa combinarle in una cucina che nel pieno rispetto dei loro naturali sapori riesca a esprimersi in modo assolutamente speciale, a volte imprevedibile. I risultati ottenuti, e spesso premiati, ne fanno degli autorevoli interpreti e ambasciatori della più identitaria cucina del Sud.

Categorie
news ed eventi

Radici del Sud 2016: a Bari trionfa il vino meridionale

Sono 183 le aziende produttrici di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia che parteciperanno con oltre 420 diverse etichette a Radici del Sud 2016 in scena a Bari, dal 7 al 13 giugno. Il gran numero di adesioni conferma, secondo gli organizzatori, “la piena fiducia da parte delle cantine all’evento di marketing e promozione che negli ultimi 10 anni ha dato un prezioso  contributo al comparto dei vini da vitigno autoctono di Puglia e del meridione”. Novità sarà l’assetto della giuria. Quest’anno, infatti, varia in modo sostanziale rispetto al passato. Invece di essere divisi in gruppi diversi, quello estero e quello nazionale, tutti i giornalisti degusteranno insieme i vini in concorso nella stessa giuria. L’altra sarà invece composta dalla compagine dei compratori e degli importatori, anche in questo caso sia italiani che stranieri provenienti da 13 paesi esteri (Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Gran Bretagna, Olanda, USA, Canada, Giappone, Lituania, India, Polonia e Brasile). Per arricchire la già ampia selezione dei vini, per la prima volta Radici del Sud accoglierà in concorso, anche gli spumanti ottenuti da uve autoctone, con metodo charmat o classico, suddivisi in bianchi, rosé e rossi.

Radici Del Sud 2016 contempla una serie di attività che si svilupperanno nell’arco di più giornate, alcune dedicate agli incontri BtoB (8-10 giugno) fra i buyer e gli esperti esteri con i produttori di vino, altre dedicate alla conoscenza delle realtà produttive del meridione attraverso la visita diretta delle cantine da parte della stampa estera. Il 13 giugno sarà la giornata dedicata al pubblico enoappassionato.  Dalle 10 fino alle 20, presso l’Una Hotel Regina di Bari, circa 150 aziende di vino accoglieranno il pubblico di settore italiano e straniero. I visitatori potranno così, presso i banchi d’assaggio, conoscere le diverse produzioni delle cantine e dialogare direttamente con il produttore informandosi sulle peculiarità delle etichette. Inoltre, ci saranno anche gli stand di piccoli produttori locali di salumi e formaggi e i giovani chef dell’Istituto Eccelsa che durante la prima parte del Salone proporranno piatti a i visitatori.

Alle 19.30 andrà in scena la conferenza conclusiva “Alle origini della sostenibilità” e per l’occasione interverranno numerosi ospiti stranieri e italiani tra cui i rappresentanti delle associazioni pugliesi di settore come Assoenologi, Le Donne del Vino, Vinarius, Slow-wine e DeGusto Salento. “Ci sarà l’occasione di trovare punti di convergenza riguardo alla sostenibilità – spiega  Nicola Campanile, patron di Radici del Sud – confrontandoci tra i vari attori del settore vino e dell’agroalimentare. Preservare il bene della terra significa garantirgli lunga vita, migliorare la qualità e il valore identitario della vite e del suo habitat per salvaguardare l’unicità della nostra agricoltura come valore culturale tra i più apprezzati al mondo; è in questo ambito che si consuma la sfida dei prossimi anni”. A fine conferenza saranno resi noti e premiati i vini vincitori dell’XI edizione di Radici del Sud e poi, a partire dalle 20,30, inizierà la grande festa dedicata ai 420 vini in libera degustazione insieme alla cucina di osti e chef tra i migliori del sud Italia.

Categorie
news ed eventi

”Se la ami non abbandonarla’,’ Peroni e LeZZanzare a Bari contro l’abbandono del vetro

L’associazione LeZZanZare, ha avviato una campagna di sensibilizzazione ambientale per invitare i cittadini baresi a non abbandonare i rifiuti e soprattutto le bottiglie di birra in mare, pratica molto diffusa in particolare nella stagione estiva. Lo slogan, promosso con un video virale su Youtube e su Facebook è ”Se la ami, non abbandonarla”. Alessandro Antonacci de LeZZanZare ha fatto notare, che durante l’organizzazione della campagna, il cui video è stato girato per le vie di Bari, è emerso che a non rispettare l’ambiente sono gli abitanti della ”Bari bene”, a dispetto di quello che si potrebbe pensare. I cittadini dei quartieri più popolari si dimostrano più attenti e virtuosi. La campagna è stata presentata a pochi giorni dalla festa patronale che richiama per strada migliaia di persone che consumano birra, soprattutto Peroni che rimane uno dei simboli locali, nonostante ora non sia più di proprietà italiana. Peroni ha il patrocinio della campagna, supportata dall’assessorato all’Ambiente e allo Sport e dall’Amiu. Il presidente della municipalizzata Gianfranco Grandaliano e Piero Petruzzelli  hanno reso noto che sta per istituzionalizzarsi un decreto ”sul vuoto a rendere” per rendere più efficace e virtuosa la filiera delle bottiglie di vetro dal produttore al venditore fino al consumatore. La campagna prevederà anche affissioni di locandine negli esercizi pubblici che vendono birra e la diffusione di video di personaggi del capoluogo pugliese che metteranno la faccia in una gigantografia della birra Peroni invitando a non disperdere il vetro nell’ambiente. LeZZanZare, associazione impegnata in campagne di educazione alla vita e all’educazione civica, è stata tra le promotrici della giornata “Bari Pedala”, ha organizzato un mostra mostra fotografica al Chiringuito dal titolo ”Peroni: prima la seduci, poi l’abbandoni” con gli scatti di Pino Maiorano.

Categorie
birra

Apre a Bari il primo museo della birra

Sarà a Bari il primo museo della birra. Una struttura pensata per fare formazione, essere birrificio, ma anche museo. L’idea è di mondobirra, presieduta da Piero Conversano che ha immaginato un luogo dove si potrà degustare la birra, diventare mastri birrai o beer sommelier. Il tutto in un contesto istituzionale che avrà anche il patrocinio della Regione, del Comune di Bari e della Camera di Commercio. La sede sarà all’interno del padiglione della fiera del Levante a partire da Settembre 2016.

”Verrà dato maggiore spazio alle birre pugliesi, oltre ad altre italiane comprese quelle commercializzate all’estero”  ha spiegato Paola Sorrentino, biologa, napoletana di nascita e barese di adozione del birrificio Bari.

Il museo della birra sarà anche un occasione per creare occupazione in una regione come la Puglia che vive da sempre un grande disagio. Il primo museo pubblico della birra italiano sarà sempre aperto per tutti coloro i quali sono incuriositi da uno dei processi produttivi più affascinanti e magici di sempre, acqua, malto, lievito e luppolo gli ingredienti della bevanda fermentata più antica del mondo.

Categorie
Approfondimenti

Radici del Sud, prime cento adesioni al XI Salone dei vini meridionali

A un mese dall’ultimo termine utile entro il quale far pervenire la propria domanda d’adesione, le iscrizioni a Radici del Sud hanno già raggiunto quota 100, testimoniando così il notevole interesse da parte delle Aziende produttrici verso la collaudata manifestazione che da oltre dieci anni propone sulla ribalta italiana e mondiale la particolare produzione di vino da vitigno autoctono meridionale, con grande successo di pubblico e di critica.
La manifestazione andrà in scena a Bari, in Puglia, dal 7 al 13 giugno. Confrontando l’andamento dello scorso anno con l’attuale si delinea evidente un cospicuo aumento del numero delle cantine che parteciperanno a Radici del Sud 2016 e si invitano pertanto le aziende che desiderino partecipare a inviare con sollecitudine la documentazione necessaria, magari ben prima dell’ultimo giorno utile per aderire, ovvero il 10 aprile.
Altresì la disponibilità per prenotarsi agli incontri btob con la più affermata compagine di buyer nazionali ed internazionali che presenzieranno all’evento sta terminando e a tal proposito è doveroso ricordare che comunque le Aziende potranno confrontarsi con gli operatori di mercato durante l’ultima giornata di Radici del Sud, quella dedicata dal Salone del Vino, quando il numero delle Cantine che parteciperanno col proprio banco di degustazione potrà essere più ampio.
Gli organizzatori di Radici del Sud sono in questi giorni impegnati a definire i dettagli dei press tour che coinvolgeranno i giornalisti stranieri nella visita delle Cantine proprio nei loro territori; la novità di quest’anno è che sono previste “strette collaborazioni con altri soggetti promotori di eventi enologici per incrementare un processo di condivisione di attività che rafforzi l’immagine e la capacità di penetrazione dei mercati del comparto vitivinicolo dei nostri territori, accorpando le significative esperienze e competenze dei protagonisti del settore”.
Exit mobile version