Si è spento all’età di 90 anni Lino Maga, storico produttore dell’Otrepò Pavese. Uomo simbolo di un territorio e di quel vino, il Barbacarlo, entrato nel mito della viticoltura italiana. Classe 1931, personaggio schivo e riservato, ha iniziò ad amare il lavoro in vigna all’età di 6 anni, epoca della sua prima vendemmia.
Amore per il vino ed il territorio che lo portò a lottare fra gli anni ’60 e ’80 per difendere il nome del cru “Barbacarlo“. Nome allora utilizzato in tutto il territorio dell’Oltrepò come sinonimo di vino buono.
Una produzione che non supera le 10 mila bottiglie all’anno perché come diceva Maga “Il vino è una cosa seria. Il vino è un credo”.
Lino Maga si è spento nella notte di Capodanno. Al figlio Giuseppe l’eredità di quello che è un patrimonio culturale prima ancora che enologico.
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Da “Chi vuol essere milionario?” a “Chi vuol essere vignaiolo?”, il passo è breve. Chiedere per credere a Gerry Scotti, che forse chiamerà così il suo nuovo programma in onda sulle reti Mediaset. O forse no? Sarcasmo che sorge in base alle segnalazioni di alcuni attenti lettori di vinialsuper.
Secondo i quali, la terza edizione di “Caduta Libera”, il quiz a premi condotto nel preserale di Canale 5 dallo “Zio Gerry”, sembra essersi trasformata in un gioco sull’enologia. Una metamorfosi tutt’altro che kafkiana.
Da quando il conduttore Mediaset ha annunciato pubblicamente l’avvio della produzione di una linea di vini nel suo Oltrepò Pavese, le domande di “Caduta Libera” – come mai prima – vertono sovente sul mondo del vino.
LA CRONOLOGIA NON MENTE
E’ il 10 aprile quando Scotti presenta in pompa magna alla stampa il suo progetto da “vignaiolo”, in collaborazione con la nota cantina Giorgi di Canneto Pavese (Pv). La notizia viene data in pasto ai media proprio in occasione di Vinitaly, la più importante rassegna nazionale sul vino in programma annualmente a Verona. In sala tanti vip: da Rodolfo “Rudy” Zerbi al maestro Beppe Vessicchio.
C’è addirittura un rappresentante del Gambero Rosso, che interviene al tavolo dei relatori accanto a Gerry Scotti e a Fabiano Giorgi, patron della cantina pavese partner del conduttore Mediaset. Baci, abbracci, applausi. Tutto bellissimo.
Grande ressa, nelle ore successive, allo stand della famiglia Giorgi, nel cuore del padiglione dedicato all’Oltrepò pavese: i vini col “faccione” di Scotti fanno bella mostra sul bancone e lo staff fatica a contenere l’ondata di appassionati e curiosi. Un successo di pubblico, anche se i vini – secondo noi, modesti commentatori – non sono granché.
Vinitaly esaurisce così la sua spinta mediatica. Ma allo Zio Gerry serve meno di un mese per tornare a parlare di vino. E lo fa a “Caduta libera”, per l’appunto. E’ il 5 maggio quando a uno sfortunato concorrente viene chiesto qual è il nome di un noto “Vino rosso dell’Oltrepò pavese”. Dieci lettere. La prima è una “B”, l’ultima una “O”.
E’ il “Barbacarlo”, vino rosso che ha fatto la storia dell’Oltrepò pavese del vino, ma non tanto da essere alla portata “popolare” del target Mediaset delle 19. Tant’è. Gerry assiste alla caduta nella botola del concorrente lodando Lino Maga, padre di questo vino oltrepadano, noto appunto col soprannome di “Signor Barbacarlo”.
Passano appena tre minuti. Scoccano le 19.53. Il canale è lo stesso, il programma pure: Canale 5, “Caduta libera”. “La zona vitivinicola più celebre della California?”, chiede Scotti a un altro concorrente. E’ la “Napa Valley”. E anche in questo caso l’ignaro concorrente scivola sul vino. Sprofondando nella botola.
Si susseguono un altro paio di segnalazioni che giungono alla nostra redazione. Fino alla puntata di stasera, 19 maggio. “Caduta libera” è iniziato da 9 minuti quando il campione di turno decide di sfidare un giovane di un metro e novanta d’altezza, con la camicia blu. Si chiama Marco.
“Da dove vieni?”, chiede Scotti. Il ragazzo è di Santena, vicino Torino. “Cosa fai nella vita?”, incalza poi lo Zio Gerry. “Sono un call center manager“, risponde il giovane. “Di cosa vi occupate?”, chiede un sempre più interessato Scotti. “Vini e creme”, è la clamorosa risposta del concorrente. Bingo.
Un assist che sembra servito sul piatto d’argento. “Vini?”, chiede Scotti. “Perbacco – aggiunge, mettendosi le mani sul petto – che ti dicono dei miei vini? Parlano bene?”. “Sì”, replica il giovane, che in verità tradisce parecchio imbarazzo. “Se dici no si apre la botola subito – scherza Gerry – non c’è nessun problema!”.
Il conduttore, non pago, rincara la dose imitando Adriano Celentano: “Stanno andando forte (i miei vini, ndr), vi ringrazio. Perché li ho fatti col cuore”. Davvero a Gerry Scotti serve tutto questo? Di certo ai concorrenti di Caduta libera serve arrivare in studio preparati. Sul vino.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sul tavolo della sala di degustazione ci sono due piccoli calici. Mezzo dito di vino sul fondo, colora tutto il vetro d’un rosso acceso. La luce soffusa punta dritta negli occhi. Un omino piccolo si avvicina alla porta. Due giri di serratura. Mano tesa. “Buonasera, si accomodi pure. Arrivo”. Nello stanzino attiguo, qualcuno prova a far cambiare idea a Lino Maga. “Lino, no, non la voglio, ti ringrazio. Lino, davvero. Vado. Ciao Lino, ci vediamo”. “Aspetta”, risponde lui con dolcezza perentoria. Quella bottiglia di Barbacarlo, già incartata, rimarrà nella sala di degustazione. “La regalerò a qualcun altro”. Il sorriso di Lino Maga è quello di un condottiero stanco, ma ancora determinato a combattere. Stretto in una sciarpa blu, si siede al tavolo offrendo un tarallo dolce. Si abbina bene con le note fruttate, genuine, del Barbacarlo 2015. “La 2016 promette ancora meglio”, commenta subito, fiero. Incontriamo Lino Maga nella sua Broni, nella sala-bottega di via Mazzini 50.
Il conto alla rovescia per il Mercato dei Vini Fivi di sabato 26 e domenica 27 novembre è già iniziato. Nonostante qualche acciacco, il vignaiolo che ha contribuito a far conoscere al mondo intero l’Oltrepò pavese, presenterà in prima persona una verticale del vino-mito Barbacarlo. Cinque annate (2010, 2009, 2007, 2004, 2000), che saranno commentate da Walter Massa (altro vignaiolo simbolo di un territorio intero, col suo Timorasso che ha conquistato il pianeta) e il collega oltrepadano di Maga, Andrea Picchioni, che il “signor Barbacarlo” identifica come erede in Oltrepò, “dopo mio figlio”.
Ma non si aspettino scintille. Lino Maga, 80 anni suonati, è un personaggio schivo, riservato. Uno che non fa certo il paio con Massa, al contrario della sua “badante” Picci. Un agricoltore che ama la sua terra come si ama una sposa. Oggi, come quando aveva 6 anni. “A quell’età – ricorda Maga fissando il vuoto – aiutavo per la prima volta mio padre in vigna. Tiravo via le foglie dalle ceste di uva. Non mi ha insegnato niente nessuno. Semplicemente, se non facevo quello che diceva mio padre, erano legnate. E quando invece le prendevo da mia madre, sapevo che poi papà mi avrebbe dato il resto. Ho avuto una vita difficile, eppure riuscivamo sempre a sbarcare il lunario. I tempi difficili della guerra. Avevamo tutti i rifugi in vigna, per ripararci dalle mitragliate. La mamma faceva il pane in casa, il pollaio c’era, il maiale si ammazzava… Era dura, ma bella. Mi abbronzavo, in vendemmia”. Quest’anno, il figlio Giuseppe, ha provato a dare un freno all’intraprendenza del padre. “Mi ha tolto le chiavi del trattore. E allora io sono salito fin sulle vigne più alte a piedi”. Già, le vigne alte. Quelle più amate da Lino Maga. “Le più difficili da lavorare – ammette – ma allo stesso tempo le migliori. Quelle che regalano l’uva più bella. Quelle dove non arrivi con le macchine. L’agricoltore è un uomo libero che fa piccoli numeri. E nei piccoli numeri sta la qualità”.
Un dogma che, da oltre mezzo secolo, si traduce in una produzione che non supera le 10 mila bottiglie. “Eppure – evidenzia Lino Maga – c’è chi, ancora oggi, mi chiede di fare squadra con chi ne produce 200 milla, a dire poco. Ma come potrei? Il vino è una cosa seria. Il vino è un credo”. “Il problema – continua il viticoltore, tra un tiro stanco e l’altro alla sigaretta – è che l’industria ha superato l’agricoltura, anche nei termini. Si parla di vino biologico, ma mai di vino genuino. Non basterebbe dire che un vino è genuino per essere automaticamente biologico? E i sommelier? Sentiamo mai dire a un sommelier che quel vino sa…di uva? No, mai. Eppure questa sarebbe la cosa più naturale del mondo, per il vino”.
“Hanno complicato tutto – continua Lino Maga -. Mi hanno fatto la guerra sin dal 1979, quando ho fondato l’Associazione dei vignaioli dell’Oltrepò. Non ci riconoscevano, dicendo che avevamo un regolamento troppo rigido. Ci fecero decadere. Eppure è a noi che si deve la nascita dell’Oltrepò pavese come denominazione di origine controllata. Ho dato la vita per l’Oltrepò e ai contadini la possibilità di usare il nome della loro terra sulle etichette dei loro vini. Allora aveva un significato. Ma oggi? Lascio un punto interrogativo. Ultimamente vengo trattato con riconoscenza, ma non è stato sempre così. Anzi”.
Al figlio Giuseppe, l’eredità pesante di Lino Maga. “Mio figlio ha questo peso sulle spalle e lo stanno bombardando. Ma davanti a lui ci sono io. Come esempio. Faccio coraggio a lui e a tutti i giovani, di crederci. Perché la terra ti toglie, ma poi ti dà. La burocrazia ha tolto il sorriso agli agricoltori. Ma sono sicuro che se l’agricoltura saprà riprendersi i suoi valori, sarà anche in grado di dominare l’industria”. Agli oltrepò-steri l’ardua sentenza.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sabato 26 e domenica 27 novembre 2016 a Piacenza Expo la sesta edizione del Mercato dei vini dei Vignaioli Indipendenti. Le quattro degustazioni in programma quest’anno saranno condotte come l’anno scorso direttamente dai vignaioli e racconteranno quattro aziende che nel mondo del vino hanno lasciato il segno, in un simbolico viaggio tra diverse regioni italiane. Dal Trentino di Pojer & Sandri al Collio friulano di Edi Keber, dal lombardo Oltrepò Pavese di Lino Maga alla Calabria di Francesco De Franco: ogni terra si racconterà attraverso i vini del suo interprete d’eccellenza. Il primo sarà Mario Pojer, sabato 26 novembre alle ore 14.00.
Attraverso i suoi vini il vignaiolo trentino parlerà dell’avventura iniziata più di quarant’anni fa con Fiorentino Sandri, tra ricerca e sperimentazione, che li ha portati ad essere interpreti privilegiati del loro territorio. Alle 17.00 Kristian Keber, che affianca il padre Edi nella conduzione dell’azienda di famiglia, racconterà la scelta coraggiosa e controcorrente di produrre un unico vino, il Collio. Domenica 27 novembre alle ore 14.00 Lino Maga condurrà il pubblico alla scoperta del suo Barbacarlo, “poesia della terra” come lo definisce lui, raccontandone le evoluzioni e la tenuta nel tempo. Nell’ultima degustazione, domenica alle ore 17.00, Francesco De Franco proporrà cinque vini differenti di cinque diverse annate, ma prodotti dallo stesso vitigno, il Gaglioppo. Vini capaci di raccontare e restituire la complessità del territorio calabro. Per iscriversi alle degustazioni: http://www.mercatodeivini.it.
LE DEGUSTAZIONI
Sabato 26 novembre 2016, ore 14.00: Pojer & Sandri Una storia lunga più di quarant’anni quella di Mario Pojer e Fiorentino Sandri, interpreti e sperimentatori di un territorio incantevole e variegato come quello trentino. Una storia di ricerca e impegno che ha portato a vini di grandissima personalità ed estremamente longevi. Due vini in degustazione, uno bianco e uno rosso, che sono a tutti gli effetti un pezzo di storia trentina. Conduce la degustazione insieme a Mario Pojer: Gaetano Morella (vignaiolo in Puglia)
La famiglia Keber, vignaioli in Friuli Venezia Giulia da generazioni, ha deciso a un certo punto della propria storia di produrre un solo vino. Una e una sola denominazione: Collio. Kristian Keber, impegnato oggi in azienda in prima linea a fianco del padre Edi, ci racconta il coraggio, la visione e i perché di questa scelta. Le annate in degustazione sono cinque, si scende fino al ’99. Conduce la degustazione insieme a Kristian Keber: Mario Pojer (vignaiolo in Trentino)
Lino Maga e la sua idea di Oltrepò Pavese, la ricerca della qualità, il coraggio e la tenacia che servono a far diventare il Barbacarlo quello che deve essere secondo lui: “Poesia della terra”. Cinque diverse vendemmie, tutte comprese nei primi dieci anni di questo nuovo millennio, raccontano le evoluzioni e la tenuta nel tempo di questo vino incredibile. Conducono la degustazione insieme a Lino Maga: Andrea Picchioni (vignaiolo in Oltrepò Pavese) e Walter Massa (vignaiolo in Piemonte). Parteciperà all’incontro Valerio Bergamini, autore del libro “Lino Maga anzi Maga Lino. Il signor Barbacarlo”.
Domenica 27 novembre, ore 17.00: ‘A Vita Vignaioli a Cirò
In pochi anni Francesco de Franco è riuscito a far diventare il suo nome sinonimo di Cirò. I suoi vini rispecchiano la sua terra, sono pieni di carattere e identità, naturali perché figli di un’agricoltura attenta e rispettosa, non interventista, ma anche perché sembrano una naturale prosecuzione della vigna, capaci di raccontare e restituire il complesso territorio da cui trovano origine. Cinque diversi vini per cinque diverse annate, ma il vitigno resta lo stesso: Gaglioppo in purezza. Conduce la degustazione insieme a Francesco de Franco: Bruno de Conciliis (Vignaiolo in Campania).
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Torna, negli spazi di Piacenza Expo di via Tirotti 11, sabato 26 e domenica 27 novembre 2016 la sesta edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti. La Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) è l’associazione che raccoglie e rappresenta i vignaioli che seguono l’intera filiera produttiva del vino: coltivano le vigne, imbottigliano il vino, seguendo e curando personalmente il proprio prodotto. Saranno circa 400 quest’anno i vignaioli, provenienti da ogni regione d’Italia, che durante i due giorni incontreranno il pubblico per far conoscere non solo i propri vini, espressione della terra che coltivano con passione, ma anche le proprie storie. Due giorni di festa dove si potranno assaggiare e acquistare i vini direttamente agli stand dei produttori, veri custodi del vino come espressione diretta del territorio e della sua cultura. Come l’anno scorso le quattro degustazioni proposte saranno condotte direttamente dai vignaioli. Un’occasione in più per conoscere il loro mondo attraverso gli occhi dei colleghi.
LE VERTICALI
Due le verticali previste, una di Barbacarlo di Lino Maga e una di Collio di Edi Keber e due degustazioni che sembrano un viaggio attraverso l’Italia, dal Trentino di Pojer e Sandri alla Calabria di ‘A Vita. Oltre al vino si potranno degustare le specialità gastronomiche degli Artigiani del cibo, ancor più numerosi rispetto all’anno scorso, che porteranno salumi e formaggi, pani, dolciumi e specialità gastronomiche da diversi angoli d’Italia. Durante la manifestazione verrà consegnato il Premio Romano Levi, giunto alla terza edizione, al Vignaiolo dell’Anno e saranno premiate le foto vincitrici del contest #chinonbeveincompagnia, indetto sui canali social della Fivi. Gli orari di apertura del Mercato dei vini sono: sabato dalle 12.30 alle 19.30 e domenica dalle 11.00 alle 19.00. Ingresso € 15.00 (ridotto € 10 per i soci Ais – Fis – Fisar – Onav e Slow Food).
GLI ORGANIZZATORI
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi) è un’associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla Fivi solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: “Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta”. Attualmente sono quasi 1000 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 10.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. 70 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale supera 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 240 milioni di euro. I 10.000 ettari di vigneto sono condotti per il 49 % in regime biologico/biodinamico, per il 20 % secondo i principi della lotta integrata e per il 31 % secondo la viticoltura convenzionale.
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