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Emergenza covid-19: le richieste delle aziende della ristorazione in viaggio

MILANO – Le aziende – rappresentate da Aigrim – della ristorazione in concessione nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviariesi si trovano ad affrontare una pesante crisi economica.

Le imprese del settore svolgono un fondamentale servizio pubblico e, soprattutto sulle autostrade, proseguono nel garantire i servizi di ristorazione, nonostante un calo dei volumi tra l’85% e il 90% a seconda delle tratte. Il contesto del comparto è caratterizzato quindi da un sostanziale azzeramento dei volumi di vendita con forti perdite di liquidità.

A ciò si aggiungono gli impegni economici legati ai contratti di sub concessione stipulati con le diverse concessionarie autostradali, aeroportuali e ferroviarie. Tali contratti impongono canoni fissi e variabili, costi di gestione e investimenti dimensionati su volumi ad oggi non più esistenti.

Al momento le risposte da parte di alcune società concedenti aeroportuali ed autostradali sono risultate insufficienti per garantire la continuità del settore. Aigrim ha pertanto formulato delle proposte da applicarsi a tutto il periodo della ripresa, e non solo ai pochi mesi dell’emergenza allo scopo di salvaguardare le attività di ristorazione in concessione e i connessi posti di lavoro.

LE PROPOSTE DI AIGRIM

1) FASE DI EMERGENZA:
a) Azzeramento di tutti i canoni fissi, variabili e dei costi accessori.
b) Riconoscimento, da parte del Governo, del sovvenzionamento della parte di servizio pubblico.

2) FASE DELLA RIPRESA, FINO AL RITORNO AI VOLUMI PRE COVID-19:
a) Ripristino di soli canoni variabili a valori calmierati o comunque proporzionati al calo dei volumi.
b) Contributo alle spese di gestione delle aree in concessione.
c) Dilazione dei termini di pagamento affinché siano minimizzati gli impatti sulla liquidità dell’intero settore.
d) Sospensione di tutti gli investimenti, fatta eccezione per le attività di manutenzione non differibili e sospensione di tutte le nuove procedure di gara per l’intero anno 2020.
e) Proroga di tutte le Convenzioni in essere per un periodo minimo di 12 mesi e comunque per il tempo necessario alla remunerazione degli investimenti effettuati.

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Emergenza covid-19: le richieste delle aziende della ristorazione in viaggio

MILANO – Le aziende della ristorazione in concessione nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie – rappresentato da Aigrim – si trovano ad affrontare una crisi economica senza precedenti.

Le imprese del settore svolgono un fondamentale servizio pubblico e, soprattutto sulle autostrade, proseguono nel garantire i servizi di ristorazione, nonostante un calo dei volumi tra l’85% e il 90% a seconda delle tratte. Il contesto del comparto è caratterizzato quindi da un sostanziale azzeramento dei volumi di vendita con forti perdite di liquidità.

A ciò si aggiungono gli impegni economici legati ai contratti di sub concessione stipulati con le diverse concessionarie autostradali, aeroportuali e ferroviarie. Tali contratti impongono canoni fissi e variabili, costi di gestione e investimenti dimensionati su volumi ad oggi non più esistenti.

Al momento le risposte da parte di alcune società concedenti aeroportuali ed autostradali sono risultate insufficienti per garantire la continuità del settore. Aigrim ha pertanto formulato delle proposte da applicarsi a tutto il periodo della ripresa, e non solo ai pochi mesi dell’emergenza allo scopo di salvaguardare le attività di ristorazione in concessione e i connessi posti di lavoro.

LE PROPOSTE DI AIGRIM

1) FASE DI EMERGENZA:
a) Azzeramento di tutti i canoni fissi, variabili e dei costi accessori.
b) Riconoscimento, da parte del Governo, del sovvenzionamento della parte di servizio pubblico.

2) FASE DELLA RIPRESA, FINO AL RITORNO AI VOLUMI PRE COVID-19:
a) Ripristino di soli canoni variabili a valori calmierati o comunque proporzionati al calo dei volumi.
b) Contributo alle spese di gestione delle aree in concessione.
c) Dilazione dei termini di pagamento affinché siano minimizzati gli impatti sulla liquidità dell’intero settore.
d) Sospensione di tutti gli investimenti, fatta eccezione per le attività di manutenzione non differibili e sospensione di tutte le nuove procedure di gara per l’intero anno 2020.
e) Proroga di tutte le Convenzioni in essere per un periodo minimo di 12 mesi e comunque per il tempo necessario alla remunerazione degli investimenti effettuati.

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Ungulati: lettera aperta del Presidente del Consorzio Vino Chianti al ministro Toninelli

FIRENZE – Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviata da Giovanni Busi, Presidente del Consorzio Vino Chianti,  all’Onorevole Danilo Toninelli.

La lettera è in risposta all’intervento del Ministro del 4 Gennaio scorso nel quale Toninelli di fatto relegava la questione ad un “mero” problema di recinzioni.

Egr.
On.le Danilo Toninelli
Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

“Non è accettabile dover veder morire un ragazzo di 28 anni sull’autostrada perché si è trovato davanti all’improvviso un cinghiale. Tanto meno è accettabile la sottovalutazione di un problema che oramai ha assunto i tratti di una vera e propria emergenza nazionale.

La tragedia avvenuta nei giorni scorsi in A1 dove, a causa di un improvviso attraversamento di cinghiali, ha perso la vita un uomo di 28 anni e sono rimaste ferite altre 10 persone, infatti è solo il triste epilogo di una emergenza ormai nota a livello nazione e che nessun Governo ha voluto mai affrontare con decisione: gli ungulati.

Il nostro Paese, da nord a sud, ormai è in balia di un incontrollato quanto pericoloso aumento demografico di questi animali che si rendono quotidianamente protagonisti di una migrazione verso i centri abitati che, almeno fino ad oggi, sembra non interessare nessuno.

Sono anni che chi lavora la terra, dagli imprenditori agli agricoltori, si trova costantemente a fare i conti con i danni che questi animali provocano alle varie colture, senza poter fare niente per opporsi. Un vero e proprio bollettino di guerra in cui l’uomo è spettatore inerme di un fenomeno causato da un silenzio assordante con cui la politica, ieri e oggi, ha affrontato la questione.

Lascia quindi piuttosto perplessi che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, nei giorni scorsi abbia derubricato il problema ad un mero controllo delle recinzioni, segno evidente che non ha compreso a pieno la gravità di quanto sta accadendo.

Caro ministro, le possiamo assicurare che non si tratta di un problema di reti o guardrail, ma più semplicemente di selvaggina fuori controllo che si riproduce ormai da tempo senza nessuna cura da parte del suo proprietario. Ovvero lo Stato. Il paradosso infatti sta tutto qui: gli agricoltori e i cittadini si trovano a doversi difendere da quello che è per legge considerato un bene dello Stato.

Le imprese non si dovrebbero difendere dallo Stato, ma dovrebbe essere lo Stato a difendere le imprese. E invece a causa della presenza fuori controllo degli ungulati ogni anno noi imprenditori agricoli ci troviamo a dover rivedere al ribasso le stime delle nostre produzioni con gravi ripercussioni sui mercati. Nel mondo la competizione è spietata e le aziende che rappresentano il Made in Italy dovrebbero essere considerate un patrimonio di tutta Italia e di tutti gli italiani. Invece vediamo che non solo i nostri concorrenti stranieri sono aiutati dai loro Governi, ma che noi dobbiamo pagare la tassa occulta e indiretta dei danni provocati dagli ungulati. Per questo riteniamo che sarebbe giusto prevedere una legge sulla legittima difesa degli agricoltori dagli ungulati, in maniera tale da permettere a chi fa impresa di difendere se stessi e il proprio lavoro”.

Giovanni Busi, presidente Consorzio Vino Chianti

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