L’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli ed Acquaviti (AssoDistil) ha sollevato il proprio dissenso riguardo alla recente richiesta di alcune associazioni vitivinicole italiane, che premono affinché l’alcole residuo derivato dalla dealcolazione del vino venga classificato come rifiuto, escludendolo così dagli oneri fiscali legati alle accise. In una lettera indirizzata ai ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente), AssoDistil espone le criticità economiche, fiscali e ambientali che tale decisione potrebbe comportare.
Secondo AssoDistil, l’alcole residuo dalla dealcolazione del vino non può essere considerato un semplice “scarto”. Con una concentrazione alcolica che può superare il 95%, questo sottoprodotto rientra nella definizione di alcole prevista dalle normative vigenti. «Il rispetto della legalità è alla base delle nostre valutazioni», sottolinea Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil. «L’accisa sull’alcole etilico si applica al momento della sua fabbricazione e incide per oltre 10 euro al litro.
L’ALTERNATIVA ASSODISTIL: IMPIEGO DEL BIOETANOLO
Escludere i produttori di vino dealcolato dal pagamento delle accise aprirebbe la porta a potenziali frodi fiscali di portata rilevante», avverte Emaldi. AssoDistil sostiene che tutti i produttori di alcole etilico, anche se in maniera subordinata, debbano essere sottoposti alla stessa normativa, per evitare disparità di trattamento e garantire equità fiscale.
Sul fronte ambientale, AssoDistil avanza una proposta sostenibile: destinare l’alcole residuo derivato dalla dealcolazione alla produzione di bioetanolo per carburanti. Tale scelta, osserva l’associazione, contribuirebbe a soddisfare la domanda di bioetanolo, attualmente insufficiente per rispondere agli obiettivi previsti dalla normativa europea entro il 2030. «L’utilizzo dell’alcole come bioetanolo», continua Emaldi, «si allinea perfettamente agli obiettivi di economia circolare e valorizzazione energetica dei materiali di scarto, promossi sia dall’Italia sia dall’Unione Europea».
LA DECISIONE IN MANO AL GOVERNO
Questa soluzione permetterebbe inoltre ai produttori di ottenere un ricavo dalla vendita dell’alcole, evitando l’imposizione di un costo per il suo smaltimento qualora venisse considerato rifiuto. Per AssoDistil, classificare l’alcole residuo come rifiuto rappresenterebbe non solo uno svantaggio economico, ma anche una scelta in contrasto con i principi di sostenibilità e circolarità che orientano le politiche ambientali attuali.
La lettera di AssoDistil accende i riflettori su un tema di forte impatto per il settore vitivinicolo e distillatorio. La palla passa ora ai Ministeri competenti, chiamati a valutare con attenzione le implicazioni di una misura che, se approvata, potrebbe cambiare radicalmente il trattamento fiscale e ambientale dell’alcole residuo dalla dealcolazione del vino in Italia. Negli scorsi mesi, AssoDistil aveva invece espresso la propria preoccupazione per l’importazione di etanolo dal Pakistan.
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Nel 2023, le imprese italiane del settore distillatorio hanno dovuto fare i conti con un danno stimato di 30 milioni di euro per l’importazione nell’Ue di etanolo dal Pakistan. Un problema che si aggiunge a una vendemmia 2023tra le più scarse degli ultimi 76 anni e all’aumento dell’incidenza dei costi fissi. Tutti elementi che fanno presagire, secondo Assidistil, un 2024 «complesso per il comparto». La minaccia del Pakistan, Paese Extra Ue che beneficia di un regime commerciale preferenziale, esente dai dazi alle importazioni nel mercato dell’Unione europea, è stato al centro della 78° Assemblea Annuale di AssoDistil, che ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo istituzionale nazionale.
Nonostante una leggera flessione nel 2023 rispetto al 2022, l’aumento dei volumi di importazione di etanolo dal Pakistan in Italia è stato del 160% rispetto al 2021, con un danno complessivo stimato per le aziende di bandiera che nel 2023 ammonta ad oltre 30 milioni di euro. L’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli e acquaviti, in collaborazione con molti altri produttori Ue e tramite le associazioni rappresentative unionali, ha recentemente presentato alla Commissione europea un dossier che dimostra l’urgente necessità di attivare clausole di salvaguardia esistenti nel Regolamento GSP.
L’obiettivo è frenare i fenomeni di abuso di condizioni favorevoli, come nel caso pakistano. «Siamo in attesa di un pronto intervento di Bruxelles – dichiara Antonio Emaldi, presidente AssoDistil – che ripristini immediatamente i dazi per l’importazione dell’etanolo nell’Unione Europea, indispensabili per ristabilire la competitività dei produttori europei nei confronti di un Paese in cui non vengono rispettate le regole sul lavoro, sull’ambiente e sul sociale».
IL SETTORE DISTILLATORIO NEL REPORT ASSODISTIL 2023
Nonostante questo complesso scenario nel 2023 la produzione italiana di alcoli e acquaviti si è attestata a 104,6 milioni di litri con un complessivo rialzo dei volumi dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Di contro la Grappa I.G, dopo il biennio di crescita 2021-2022, registra un calo del 3,3 % in volumi (8 milioni di litri) dovuto al peso dell’inflazione che pesa sulle tasche delle famiglie italiane. I dati presentati da Nomisma, indicano cali del 6,9% a volume nel retail e nell’ e-commerce (-8,5%) controbilanciati da un modesto aumento del canale cash & carry, il format distributivo nel quale si riforniscono ristoranti e bar, e da una forte ripresa dei consumi nell’Horeca, che nei primi tre mesi del 2024 registra un +6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sui mercati esteri qualche preoccupazione desta il rallentamento delle vendite nei Paesi di maggior consumo come la Germania (che assorbe il 54% delle esportazioni), mentre segnali incoraggianti si registrano invece in Repubblica Ceca, Spagna e Paesi Bassi. «Ci auguriamo che il recente riconoscimento dei Consorzi di tutela per le bevande spiritose – spiega Cesare Mazzetti, Presidente del Comitato acquaviti e liquori di AssoDistil. possa essere un ulteriore strumento per valorizzare la nostra acquavite di bandiera sui mercati internazionali e aiutare così una ripresa dei volumi esportati e una crescita dei valori. Occorre sostenere le nostre imprese che spesso, anche a causa di difficoltà legate agli aspetti burocratici e normativi, hanno difficoltà nel raggiungere nuovi mercati».
ASSODISTIL: «SENTIMENT NEGATIVO DELLE AZIENDE»
Secondo l’indagine condotta da Format Research e presentata durante l’Assemblea le imprese attive nel settore distillatorio mostrano una fiducia leggermente in calo rispetto al semestre precedente relativamente all’andamento della propria attività. Questa tendenza è dovuta anche al rincaro delle materie prime: il 52% delle aziende distillatorie ha registrato in generale un aumento dei costi. Di queste 1 su 4 ha subito rincari superiori al 20%.
Il sentiment negativo delle aziende è determinato anche da una maggiore chiusura da parte degli istituti di credito rispetto alla possibilità di finanziamento. Nei primi 6 mesi del 2024 soltanto il 27% delle aziende è riuscito a farne richiesta e solo nel 61% dei casi la domanda è stata accolta per l’intero ammontare. Nonostante questo quadro a tinte grigie, nel prossimo futuro il 30% delle aziende ha in programma di effettuare investimenti, per il 38% degli intervistati è prioritaria la sostenibilità, seguita dalla digitalizzazione dei processi (24%), digital marketing (24%).
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Il 2022 si chiude col segno più per le imprese del settore della distillazione, ma gli allarmismi dell’Ue spaventano Assodistil che chiede un fronte comune tra produttori di vino e di superalcolici. In Italia aumenta la produzione di alcol ed acquaviti (+12), così come l’export, compreso quello della Grappa (+8%) rispetto al 2021. Tuttavia, avverte l’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli e acquaviti in occasione della 77° Assemblea annuale, «con l’introduzione delle misure preannunciate dalla Unione Europea che mirano a demonizzare il consumo di bevande spiritose, inclusa l’introduzione della cosiddetta etichetta sanitaria, e la contemporanea assenza di strumenti legislativi che garantiscano la necessaria tutela e promozione delle bevande spiritose ad Indicazione Geografica, si mettono a rischio fino a mille posti di lavoro solo nelle distillerie».
Nonostante nel 2022 la produzione italiana di alcole e acquaviti sia aumentata del 15% in volumi rispetto all’anno precedente, con una produzione pari a circa 120 milioni di litri e un fatturato di 500 milioni, il 2023 presenta molteplici sfide per il settore. «AssoDistil – spiega il presidente Antonio Emaldi – ha attivato un’intensa attività istituzionale per manifestare la propria contrarietà ad ogni misura ingiustificatamente denigratoria per il settore. A proposito di restrizioni sul consumo di alcool, vogliamo sottolineare come non si debba e non si possa separare il consumo di vino da quello delle bevande spiritose, ma occorre portare avanti un’unica battaglia in quanto l’etichetta non risolverebbe il serio problema dell’abuso di alcolici, ma rischierebbe di oscurare il contributo positivo che la produzione di distillati offre in termini di occupazione e di sostenibilità».
HEALTH WARNINGS E PROMOZIOINE NEI PAESI TERZI
Secondo i dati di Format Research il 53% delle imprese della distillazione troverebbe interessante «promuovere un piano di eventi promozionali da tenersi nei Paesi dell’UE per incrementare la conoscenza del prodotto e le vendite, cosa che non sarebbe assolutamente più realizzabile con l’entrata in vigore dell’etichetta sanitaria». Azzerare i progetti di promozione per la Grappa e per gli altri spirits rischia di vanificare la ripresa dell’export di tutte le acquaviti e liquori. Secondo Nomisma continua la corsa della Grappa sui mercati esteri.
Nel 2022 l’export di Grappa ha fatto registrare 60 milioni di euro contro i 51,5 milioni del 2021, dato che si traduce in +167% in valore e +8% in volume. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa vi è la Germania che da sola concentra ben il 59% dell’export di settore, seguita da Svizzera (14%), Austria (5%). Da segnalare il positivo risultato nel mercato USA (+31% di export in volume) dove da 5 anni sono attivi progetti di promozione della grappa IG.
A questo – prosegue Emaldi – si aggiunge il fatto che ancora oggi risulta inspiegabilmente sospeso il Decreto sui Consorzi di tutela delle bevande spiritose, strumento cruciale per la tutela e promozione delle produzioni tradizionali nazionali. “Auspichiamo che finalmente venga firmato il Decreto che riconosce il Consorzio della Grappa fermo da cinque anni.
Le bevande spiritose devono poter usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli alimenti ad IG altrimenti, con il rischio di produzione di bevande a nome grappa fuori dall’Italia, potrebbe compromettere il fatturato del comparto che per i soli distillati vale circa 500 milioni».
I FOCUS NOMISMA E FORMAT RESEARCH: SCENARI E TENDENZE
Ai risultati molto positivi per la produzione di alcool e acquaviti e nell’export che testimoniano l’aumento dell’immagine del valore della Grappa percepito dai consumatori di tutto il mondo si contrappone un trend negativo della distribuzione moderna nazionale. In questo canale si assiste a una diminuzione delle vendite del -3,4% in valore rispetto al 2021 (fonte: NielsenIQ). Nel primo trimestre del 2023, però, rallenta il calo a volume e i valori mostrano un +0,9% grazie all’inflazione.
Secondo i dati di Format Research l’82% delle imprese del comparto lamenta un incremento dei costi dell’energia, mentre l’87% un aumento dei costi delle materie prime. Una impresa su due ha registrato rincari superiori al 20%. In questo scenario cresce il numero di imprese che si sono rivolte alle banche per ottenere credito: il 34% ha fatto richiesta per un finanziamento e tra queste, nel 67% dei casi l’operazione è andata a buon fine.
Sul fronte della sostenibilità 8 imprese su 10 hanno interesse ad essere percepite come sostenibili e il 72% di esse ritiene che il fattore green costituisca un driver per il consumatore in fase di acquisto. Il 21% delle imprese possiede almeno una certificazione green, e il 43% delle imprese non ancora in possesso di tali certificazioni intende dotarsene nei prossimi due anni, percentuale che sale al 46% considerando il prossimo quinquennio.
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«Il settore distillatorio italiano sta vivendo una gravissima crisi che può portare diversi produttori al blocco di produzione per l’anno in corso». È l’allarme del presidente di AssoDistil, Antonio Emaldi, e del presidente del Consorzio nazionale Grappa, Sebastiano Caffo. «I costi del vetro – precisano – aumentato di un ulteriore 25% nel solo mese di settembre, come quello del metano e di tutte le altre fonti energetiche stanno scoraggiando il settore a produrre Grappa e acquaviti. Si rischia la paralisi».
Nel caso si avverasse questo scenario si avrebbe un danno enorme e incalcolabile per un prodotto rappresentativo ed iconico del Made in Italy nel mondo quale è la Grappa».
Per questo l’Associazione che raggruppa le principali distillerie italiane e il Consorzio nazionale Grappa chiedono «con forza un intervento a sostegno del settore da parte del Governo».
I due enti rappresentiamo 57 aziende che concorrono per il 95% circa alla produzione nazionale di acquaviti e di alcole etilico da materie prime agricole e da biomasse. «Realtà che sono allo stremo», denunciano Emaldi e Caffo. Intanto resta senza una risposta la lettera inviata nel maggio scorso al Ministro Giancarlo Giorgetti , da parte delle sue associazioni.
Già allora – ricordano AssoDistil e il Consorzio nazionale Grappa – evidenziavamo come il drammatico aumento dei costi energetici, in particolare oltre il 400% per il metano nei primi 4 mesi dell’anno, ponesse la categoria in un’enorme difficoltà. Questa tempesta perfetta si è ulteriormente aggravata e le prospettive nell’immediato appaiono drammatiche».
La richiesta è oggi quella di mitigazione dei costi delle materie prime e a una riduzione delle accise sulle bevande spiritose del valore di Euro 2,50/l anidro. «Così – spiegano Antonio Emaldi e Sebastiano Caffo – riusciremmo a preservare la filiera nazionale ed evitare l’aumento dell’inflazione».
AssoDistil e Consorzio nazionale Grappa si rivolgono poi alla Gdo: «Alla luce della complessa situazione che il comparto sta vivendo, si rende ora più che mai impellente l’apertura da parte della Grande Distribuzione Organizzata alla variazione infrannuale dei listini».
«Avanziamo questa richiesta – concludono i due presidenti – perché permetterebbe almeno la copertura dei “costi vivi” che le aziende stanno sostenendo. Altrimenti non vi saranno le risorse per garantire la continuità aziendale».
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«Paghi di più chi inquina di più». Arriva dal workshop odierno “Bioetanolo: la mobilità sostenibile è ora!”, l’appello di AssoDistil. «Le accise gravanti sul bioetanolo – spiega il direttore Sandro Cobror – sono inspiegabilmente equiparate a quelle della benzina, che sono tra le più alte tra tutti i carburanti in commercio.
Auspichiamo in questo senso una revisione delle accise in modo che tengano conto dell’impatto ambientale dei singoli carburanti: paga di più chi inquina di più. In ultimo, come associazione, chiediamo un supporto agli investimenti in impianti per la produzione di bioetanolo avanzato accanto a uno snellimento burocratico che ad oggi rischia di penalizzare troppo il settore».
Il workshop sul binomio bioetanolo-mobilità sostenibile è stato organizzato proprio da AssoDistil, «per sensibilizzare i decisori politici e l’opinione pubblica su questa importante risorsa».
Per l’Associazione Nazionale Industriale Distillatori di Alcoli e Acquaviti, «la strada da percorrere è l’utilizzo del bioetanolo sostenibile, risorsa già disponibile in Italia e che non necessita di nuove infrastrutture».
«Un biocarburante 100% rinnovabile – ricorda ancora AssoDistil – in grado di ridurre le emissioni di almeno il 75% rispetto ai carburanti fossili». Con la RED II ed il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) del 2020, l’Italia ha infatti introdotto un obbligo progressivo di biocarburante miscelato con la benzina, pari allo 0,5% nel 2023 e al 3% nel 2025.
«Dal momento che oggi il bioetanolo è probabilmente l’unico biocarburante miscelabile con la benzina – sottolinea ancora il direttore Sandro Cobror – AssoDistil stima che l’adozione di questa norma possa tradursi in una quota di questo prodotto pari ad almeno 55k tonn/a nel 2023 ed almeno 320k tonn/a nel 2025 e che sostituirà pari quantità di fonti fossili».
COME SI OTTIENE IL BIOETANOLO
Il bioetanolo può essere ottenuto anche da scarti agro-alimentari (bioetanolo avanzato). Ricorda AssoDistil che è «perfettamente compatibile con le attuali motorizzazioni del parco auto circolante e quindi non presenta alcuna necessità di costose infrastrutture , come invece accade per altri vettori energetici».
Il bioetanolo è infatti miscelabile con la benzina senza alcuna necessità di interventi sulle vetture circolanti fino ad almeno il 10%, che è di fatto lo standard utilizzato nei maggiori Paesi dell’Unione Europea.
Inoltre, il bioetanolo viene prodotto in Italia da filiere certificate sostenibili che utilizzano residui agricoli, come ad esempio vinacce, fecce, biomasse no-food dedicate e scarti agroindustriali».
Questo, sempre secondo l’Associazione Nazionale Industriale Distillatori di Alcoli e Acquaviti, «pone le basi anche per una conversione industriale della petrolchimica verso una chimica verde, che in Italia presenta assolute eccellenze essendo stati i primi al mondo a sviluppare una tecnologia per la produzione di bioetanolo a partire da cellulosa».
BIOETANOLO MISCELATO A BENZINA, MA IL MERCATO STENTA A DECOLLARE
Se introducendo un obbligo minimo di miscelazione di bioetanolo con la benzina è stato fatto un passo avanti importante, considerando la leadership tecnologica italiana, tuttavia il mercato del bioetanolo in Italia stenta a decollare.
«Tutta la produzione nazionale – sottolinea AssoDisil – è stata sino ad ora destinata a mercati europei confinanti, come Svizzera e Francia. Con il doppio svantaggio di non utilizzare la quota di energia rinnovabile nel nostro Paese e riducendo il beneficio ambientale del bioetanolo prodotto qui ed esportato a causa delle emissioni legate ai trasporti».
Uno studio europeo condotto dalla European Climate Foundation ha stimato le ricadute ambientali, economiche ed occupazionali dello sviluppo del bioetanolo in Europa. I carburanti convenzionali possono essere sostituiti con biocarburanti avanzati fino al 16% senza impattare su altre filiere esistenti.
DAI BIOCARBURANTI 160 MILA POSTI DI LAVORO
La produzione di biocarburanti avanzati comporterebbe di conseguenza la costruzione di circa 150 impianti per un investimento di oltre 10 miliardi di euro e la creazione di 160 mila posti di lavoro, tra diretti e indiretti, temporanei e permanenti.
Inoltre, l’immissione in consumo di tali biocarburanti avanzati, consentirebbe la riduzione di almeno il 60% delle emissioni. Oltre a creare 300mila nuovi posti di lavoro nel settore agricolo che beneficerebbe di 15 miliardi di euro/anno di reddito integrativo.
Di conseguenza per l’Italia, a fronte di una domanda certa di almeno il 10% di bioetanolo nella benzina entro il 2030 e di una strategia di incentivi pubblici per la realizzazione degli investimenti, si potrebbero prevedere la realizzazione di almeno 15 nuovi impianti.
Con la conseguente mobilizzazione di circa 1,5 miliardi di euro di investimento – calcola sempre AssoDistil – 16 mila nuovi posti di lavoro nell’industria, oltre a 30 mila nella filiera agricola con un’integrazione complessiva al reddito di circa 1,5 miliardi.
Questo senza considerare la possibilità di utilizzare parte degli oltre 3 milioni di ettari di terreni inattivi in Italia per coltivare la materia prima per la produzione di bioetanolo avanzato».
«In momenti terribili come quelli che stiamo vivendo da un paio di mesi a questa parte a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina – dichiara il Presidente AssoDistil Antonio Emaldi – il ricorso a fonti energetiche alternative a quelle fossili, come appunto il bioetanolo, appare oltremodo indispensabile per affrancarci il più possibile da importazioni di petrolio e, nel contempo, migliorando l’impatto ambientale».
«DAL BIOETANOLO UN’OPPORTUNITÀ DI CONTENERE I COSTI»
«È sotto gli occhi di tutti – continua Emaldi – che l’aumento dell’inflazione, dei costi energetici, delle materie prime e della logistica stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema Europa, sia a livello sociale che industriale».
Nella speranza che il conflitto non si estenda e termini nel più breve tempo possibile, è comunque nostro dovere pensare che solo con la costruzione di nuova industria e posti di lavoro si potranno mitigare tutte le negatività prima espresse. E il bioetanolo rappresenta per il nostro Paese una opportunità che va certamente colta».
Proprio in occasione del workshop, AssoDistil ha ribadito e chiesto che «l’Italia, allineandosi a quanto già fatto dai maggiori Paesi europei, adotti finalmente una politica di forte sostegno alla produzione ed al consumo di bioetanolo sostenibile e di sviluppo delle sue filiere per garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea, sia in termini di uso di fonti rinnovabili nei trasporti, sia di decisa e immediata riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti prodotti dal settore dei trasporti».
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Esprimiamo preoccupazione rispetto ad alcune misure contenute nel Piano anticancro elaborato dalla Commissione Beca (Beating cancer) del Parlamento europeo. In particolare, ci preoccupa la generalizzazione sugli effetti del consumo di alcol quale strategia a lungo termine per la prevenzione delle patologie croniche e di quelle oncologiche».
Inizia così la nota di Assodistil (Associazione nazionale industriali distillatori di alcol ed acquavite) in seguito all’approvazione dello schema definitivo del Report stilato dalla Commissione Beca. Report che sarà poi votato dell’assemblea plenaria del Parlamento europeo, tra gennaio e febbraio del 2022.
«La nostra associazione – continua la nota – è da sempre al fianco delle istituzioni europee e italiane nelle battaglie per la salute dei consumatori. È da sottolineare però che alcuni degli interventi proposti dalla Commissione Beca, nella loro attuale formulazione, potrebbero non essere correttamente indirizzati. Interventi che rischiano di rivelarsi controproducenti sia rispetto ad altri interessi tutelati dall’Unione Europea che agli stessi obiettivi del Piano».
ABUSO DI ALCOL O CONSUMO RESPONSABILE?
«Nonostante sia indubbio – afferma AssoDistil – che l’abuso di alcol sia tra i principali fattori di rischio di alcune patologie, appare palesemente oltre misura condannare il consumo di alcol. Condanna fatta a prescindere da un quantitativo minimo metabolizzabile ed in ragione delle condizioni soggettive del consumatore».
Nella relazione approvata dalla Commissione Beca, si legge che “non esiste un livello sicuro di consumo di alcol”. Si interpretano quindi i dati scientifici nel senso che, in mancanza dell’individuabilità di un limite oggettivo, il prodotto debba essere bandito nella sua interezza».
AssoDistil sottolinea come da diversi anni sono attivi in Italia piani strategici che vedono il Ministero della Salute svolgere un ruolo primario nella direzione e monitoraggio nella lotta agli abusi. Piani che al contempo coinvolgono in modo attivo i portatori di interesse. Il tutto in attuazione della legge quadro in materia di consumo di bevande alcoliche e problemi correlati.
“Coerentemente con i dati scientifici a disposizione – prosegue AssoDistil – nel nostro Paese la lotta agli abusi viene condotta in congiunzione ad altri aspetti della vita individuale e sociale. Primo fra tutti le abitudini alimentari equilibrate e l’assistenza in condizioni socioeducative di svantaggio”.
NO ALLA PENALIZZAZIONE DEL SETTORE DISTILLATORIO
Secondo AssoDistil la mancata contestualizzazione del problema da parte delle istituzioni europee rischia di pregiudicare ingiustificabilmente un intero settore. Inoltre AssoDistil sottolinea come tra le “bevande spiritose” vi sono Indicazioni Geografiche, le cui qualità sono il risultato di fattori naturali e umani unici. IG che rappresentano un bene collettivo, legato al patrimonio dei territori di cui sono espressione. IG non adatte a un consumo finalizzato al benessere generale, e che svolgono un ruolo fondamentale nel tutelare e promuovere le risorse locali.
In questo contesto, solo se opportunamente sostenute, queste Indicazioni Geografiche possono continuare a prevenire la delocalizzazione della produzione. Creare posti di lavoro, stimolare sviluppo locale e la conservazione dei prodotti alimentari tradizionali, dell’ambiente e della biodiversità», evidenzia AssoDistil.
«AssoDistil – conclude la nota – conferma il pieno impegno dei suoi associati a promuovere una corretta informazione verso il consumo consapevole e moderato delle bevande spiritose, nell’ottica degli obiettivi del Piano di Lotta al Cancro ed agli altri disturbi alcol-correlati, ma chiediamo alle istituzioni di impegnarsi affinché il settore non venga ingiustificatamente penalizzato con misure illogicamente afflittive».
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Maschio, over 40, con capacità di spesa medio-alta, amante della compagnia e attento alle qualità. È questo l’identikit del consumatore italiano medio di grappa, secondo la ricerca svolta da Nomisma per conto di AssoDistil. Lo studio, presentato durante la conferenza “Il settore distillatorio italiano tra modello di sostenibilità e nuove sfide”, ha acceso i riflettori sullo status e le prospettive di sviluppo del mercato della grappa in Italia.
IL PROFILO DEL CONSUMATORE DI GRAPPA
L’indagine di Nomisma ha coinvolto un campione di mille consumatori. Ne risulta che il 29% degli italiani ha consumato grappa negli ultimi 12 mesi in almeno un’occasione in casa o al ristorante/bar. Emergono differenze sia in funzione del genere che con riferimento all’età.
La quota di consumatori aumenta difatti fra gli uomini dove raggiunge il 43%, a fronte di un 21% fra le donne, così come cresce all’aumentare dell’età. Il tasso di diffusione della grappa è minore tra generation Z (under 25) e millennials (fascia 26-40) dove è pari rispettivamente al 19% e 25%. Aumenta invece al 30% nella fascia di età 41-55 (la cosiddetta generation X) e al 32% tra gli over 55 (i baby boomers).
IL GUSTO PER LA COMPAGNIA
9 consumatori su 10 dichiarano di bere grappa in compagnia, soprattutto con gli amici. Non a caso tra i principali motivi che spingono al consumo di questo prodotto vi sono proprio la piacevolezza del gusto (51%) e la convivialità (43%).
Resta ancora una nicchia la voglia di sperimentare la grappa nel mondo della mixology, dove solo il 3% si è avventurato in questa esperienza. La curiosità è però alta, con il 35% dei consumatori che vorrebbe provare un cocktail a base di grappa nei prossimi mesi.
LA GRAPPA ON-LINE
«Al pari di quanto avvenuto per altre bevande alcoliche, anche nel caso della grappa l’e-commerce inizia a ritagliarsi un proprio spazio di mercato. Il 9% dei consumatori ha acquistato grappa online. Si riscontrano valori superiori tra le generazioni più giovani e i consumatori che hanno una capacità di spesa alta», dichiara Emanuele Di Faustino, Project Manager di Nomisma.
“Tale profilo – conclude Di Faustino – è in linea con la tipologia di grappa venduta online che si caratterizza per un prezzo medio che è più del doppio rispetto a quello della grappa acquistata negli scaffali dei negozi fisici”.
L’e-commerce è una scelta giudicata vantaggiosa per confrontare più prodotti (26%), per consultare recensioni (20%) o per leggere caratteristiche, storia e info sul prodotto e i produttori (17%). A tal proposito si noti come 3 consumatori su 10 utilizzano il web per cercare informazioni sulla grappa.
LE TENDENZE DEL MERCATO
Il Covid ha colpito i consumi di alimenti e bevande degli italiani, impattando anche sul mercato delle bevande alcoliche e degli spirits. Per questi ultimi, tra il 2019 e il 2020 si è registrato un -20% con un rimbalzo, nel 2021, del +9%.
Rimbalzo contestuale al graduale ritorno alla normalità e alla riapertura di bar e ristoranti, canale fondamentale per i consumi di spirits in Italia. Tali dinamiche hanno caratterizzato anche il mercato della grappa. Nei primi 9 mesi del 2021 gli acquisti di grappa nel Cash&Carry hanno messo a segno un +8% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Prosegue invece la corsa dell’e-commerce (+30% a gen-set 2021 vs gen-set 2020). Corsa più lenta rispetto a quanto registrato in piena emergenza pandemica quando le vendite di grappa online hanno segnato un +198% raggiungendo i 2,3 milioni di euro nel 2020 (dati NielsenIQ).
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“Il settore distillatorio italiano tra modello di sostenibilità e nuove sfide“. È questo il titolo scelto da AssoDistil per la due giorni in programma il 28 e 29 ottobre a Nogaredo (Trento) nell’auditorium di Distilleria Marzadro.
L’iniziativa – organizzata in collaborazione con Bernadet, Labrenta e Gruppo Saida – sarà l’occasione per approfondire il lavoro portato avanti dalle distillerie italiane sui temi della sostenibilità e dell’economia circolare. Verranno inoltre presentati i primi prototipo di bottiglia, tappo ed etichetta 100% green.
«Finalmente dopo 2 anni – commenta Antonio Emaldi, presidente AssoDistil – torniamo a incontrare in presenza le distillerie associate. Ripercorreremo insieme gli eventi che hanno caratterizzato l’operatività delle nostre imprese in questi ultimi due anni, dal periodo emergenziale alle prospettive per il futuro».
«Questo grazie ai dati presentati da Nomisma e alle tendenze illustrate da Format Research – prosegue Emaldi -. Una delle parole cha abbiamo sentito pronunciare negli ultimi tempi è “resilienza” e ritengo che il nostro settore ne rappresenti un esempio perfetto».
«Sostenibilità ed economica circolare – aggiunge Sandro Cobror, direttore generale AssoDistil – sono da sempre valori fondamentali per le distillerie italiane. Il Report sulla sostenibilità pubblicato lo scorso anno ha evidenziato che il settore distillatorio produce non solo Grappe, distillati e acquaviti di grande qualità ma lo fa mettendo in pratica modelli sostenibili, rispettando e migliorando l’ambiente».
IL PROGRAMMA
I lavori si apriranno giovedì 28 ottobre alle ore 15.30 con l’intervento di Antonio Emaldi che illustrerà il bilancio del settore distillatorio per l’anno 2020 – 2021. Il pomeriggio seguirà con un focus sui dati economici, il clima di fiducia, l’internazionalizzazione e gli effetti dell’epidemia covid-19 sul comparto.
La presentazione sarà supportata dai dati dell’Osservatorio sui distillati a cura di Format Research. Alle ore 16.30 sarà la volta dello studio sullo status e le prospettive di sviluppo della Grappa in Italia a cura di Nomisma.
Venerdì 29 ottobre sarà la giornata dedicata alle best practice sul packaging sostenibile, nuova frontiera per un settore che punta ad essere sempre più green. Si inizierà alle 10.30 con i saluti di Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura Camera dei Deputati e con l’introduzione di Sandro Cobror, direttore AssoDistil.
A seguire sarà l’intervento di Giuseppe Morelli, direttore commerciale Gruppo Saida che presenterà “Il packaging sostenibile: il vetro”. Alle ore 11 sarà Amerigo Tagliapietra, sales director di Labrenta, a parlare del tappo sostenibile.
Alle ore 11.15 sarà la volta di Chiara Bettini, business developer Bernadet Italia, che parlerà delle soluzioni sostenibili per le decorazioni dei distillati. l soci sostenitori AssoDistil – Bernadet, Labrenta e Gruppo Saida – presenteranno inoltre la prima bottiglia con tappo ed etichetta 100 per cento green.
«Questa due giorni rappresenta una nuova tappa di questo percorso che intende sottolineare come la sostenibilità del settore distillatorio si arricchisca del contributo di imballaggi sempre più moderni e sostenibili che riutilizzano materie prime, senza rinunciare al design e all’eleganza necessaria per confezionare prodotti di eccellenza».– conclude Sandro Cobror.
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l’Unione Europea ha finalmente istituito il registro ufficiale delle bevande spiritose a Indicazione Geografica. I due regolamenti attuativi (Regolamento delegato 2021/1235 e Regolamento di esecuzione 2021/1236) pubblicati a fine luglio, infatti, modificano le regole in materia di domande di registrazione per le IG, modifiche del disciplinare, cancellazione della registrazione all’utilizzo del simbolo dell’Ue e controllo del rispetto dei disciplinari.
LA SODDISFAZIONE DI ASSODISTIL
«Siamo soddisfatti. Finalmente al mondo degli spirits è stata riconosciuta pari dignità rispetto alle categorie di prodotti agricoli che negli anni sono state valorizzate e protette, come i vini e prodotti agroalimentari», dice Cesare Mazzetti, presidente del Comitato Nazionale Acquaviti di AssoDistil.
«Il registro ufficiale istituito dall’Unione Europea – prosegue Mazzetti – fornirà uno strumento molto utile per la tutela e la promozione delle bevande spiritose a Indicazione Geografica. Parliamo di un settore, quello degli spirits a IG, che con oltre 13 miliardi di euro rappresenta una fetta di circa il 14% del mercato globale spirits in Europa».
UN SETTORE IN CRESCITA
Un grande passo in avanti per un settore che, sempre più, sta ricomprendo un ruolo importante all’interno del mercato internazionale. La filiera delle bevande spiritose a Indicazione Geografica, infatti, ricopre il 14% del mercato agroalimentare, che in Europa produce un patrimonio di 77 miliardi di euro.
«Occorre ora – conclude Mazzetti – che il Governo Nazionale si muova velocemente nella stessa direzione dell’Unione Europea, per esempio varando il regolamento per riconoscimento dei Consorzi di Tutela, tanto atteso da tutto il settore. Solo attraverso il riconoscimento, infatti, anche i Consorzi delle bevande spiritose a IG potranno operare efficacemente per la difesa, la promozione e la valorizzazione dei prodotti certificati».
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Secondo i dati Istat nel 2020, nonostante l’emergenza sanitaria, la Grappa ha registrato un aumento del 13% per quanto riguarda l’esportazione. Nonostante la pandemia, l’impossibilità degli spostamenti e le frontiere chiuse, l’Europa dice sì alla Grappa, confermandosi ancora una volta il maggior importatore con la Germania capofila.
Oltre l’83% delle distillerie italiane produce Grappa, una Indicazione Geografica che nel 2020 ha rappresentato 69 mila ettanidri, con un lieve calo del 4% rispetto al 2019.
CRESCE LA DISTILLAZIONE CEREALICOLA. LIEVE FELSSIONE DELLE MATERIE VINOSE
Anche nel 2020 il cereale si conferma quale principale materia prima utilizzata per la produzione di alcole etilico, con quasi 700 mila ettanidri prodotti.
La produzione di acquevite di vino e grappa, ovvero i distillati prodotti con le materie prime derivanti dalla filiera vitivinicola, segna invece una flessione del 2%. Nel complesso, la produzione totale di alcol etilico ed acqueviti registra un aumento del 3% rispetto al 2019.
IMPORT ED EXPORT DI ALCOL
Le importazioni di alcol etilico si sono attestate intorno ai 3.100.000 ettanidri, in aumento del 65% rispetto al 2019. Conseguenza diretta della forte domanda nel primo periodo di emergenza epidemiologica Covid-19.
Stabile invece l’export che conferma, in linea di massima, i volumi dell’anno precedente: oltre 470mila ettanidri di alcol etilico esportati, di cui circa l’83% destinato a Paesi dell’UE.
LA PRODUZIONE DI ALCOL NEL MONDO
Il 2020 registra 1 miliardo e 179 milioni di ettanidri di alcoli di origine agricola prodotti nel mondo, una lieve riduzione del 9% rispetto al 2019. Gli Stati Uniti si confermano leader indiscussi con oltre 544 mln di ettanidri, costituendo il 46% della produzione mondiale.
L’Europa costituisce il 7% della produzione mondiale con Francia, Germania e Ungheria, tra i paesi capofila. Infine, l’Italia rappresenta l’1,4% circa della produzione europea con oltre un milione di ettanidri prodotti annualmente.
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«Ringraziamo l’Icqrf e la Guardia di Finanza per l’ottimo lavoro svolto. La vigilanza è fondamentale per assicurare al consumatore la qualità e la sicurezza dei prodotti dell’agroalimentare italiano».
Con queste parole Sandro Cobror, Direttore generale AssoDistil, commenta i risultati dell’operazione “Bad Drink“, condotta dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi del Mipaaf insieme alla Guardia di Finanza di Napoli. Operazione conclusasi con il sequestro di oltre 2.800 litri di alcol, 9 mila bottiglie di liquori e una grande quantità di confezioni di champagne e vini.
«Il settore distillatorio – prosegue Cobror – prende le distanze da pratiche scorrette che creano sconcerto nel consumatore e minano l’immagine dello stesso settore che invece rappresenta un’eccellenza italiana. Settore popolato da tantissime piccole e medie imprese che lavorano seriamente e con scrupolo ogni giorno per produrre distillati di alta qualità garantita da severi controlli e secondo rigidi protocolli».
«Ogni goccia di acquavite è tracciata, ogni minuto di invecchiamento è certificato, ogni etichetta è controllata dagli appositi organismi. Il nostro settore – conclude Cobror – lavora nel pieno rispetto delle normative».
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AssoDistil, in una nota firmata dal Presidente del Comitato Acquaviti Cesare Mazzetti e condivisa da 45 distillerie associate, ribadisce la serietà del settore in risposta ad alcune fake news apparse in recentemente in rete.
Ci vuole più unità nel settore distillatorio e rispetto per tutte le numerose aziende piccole e grandi che lo animano», esordisce AssoDistil.
LA RISPOSTA AI CONTENUTI FUORVIANTI DIFFUSI SUL WEB
«Negli ultimi mesi – spiega la nota di AssoDistil – abbiamo assistito alla diffusione di numerosi e ripetuti contenuti “fuorvianti e maliziosi”, diffusi sul web e a mezzo stampa. Ad esempio, si suggeriva un utilizzo scorretto del caramello da parte di molti produttori italiani al fine di conferire colore ai propri prodotti, simulando invecchiamento in botte».
«Si fornivano interpretazioni unilaterali in merito all’uso del termine artigianale o vademecum per l’interpretazione delle etichette, che implicavano malizia da parte di molti operatori nella creazione delle stesse», prosegue la nota.
LA TRASPARENZA DEL SETTORE DISTILLATORIO
«Vogliamo precisare – si legge nella nota – che il settore distillatorio è un’eccellenza agroalimentare italiana, popolato da tantissime piccole e medie imprese che lavorano seriamente, ogni giorno e da molti decenni, per produrre distillati di alta qualità in condizioni di estremo controllo amministrativo. Ogni goccia di acquavite è tracciata, ogni minuto di invecchiamento è certificato, ogni etichetta è controllata dagli appositi organismi».
«Lasciare intendere che buona parte del settore realizzi delle scorrettezze di questo tipo – sottolineano le 45 distillerie firmatarie – rischia di screditare il lavoro delle aziende e di sminuire il severo controllo degli organi preposti. Tutti noi crediamo che la crescita del comparto possa essere stimolata solo lavorando insieme, concorrendo sul mercato con correttezza».
LA QUALITÀ E IL CONFRONTO FRA GLI OPEATORI
«Tutti noi – aggiungo i firmatari – crediamo che la crescita del comparto possa essere stimolata solo lavorando insieme, concorrendo sul mercato con correttezza. AssoDistil auspica un continuo confronto tra tutti gli operatori, nel pieno rispetto reciproco anche da un punto di vista comunicativo».
«Il settore ha numerose anime, ma deve avere un solo spirito, quello della qualità e della trasparenza. Confidiamo che tutte le distillerie, associate e non, contribuiscano al successo del settore perché solo assieme si vincono le sfide titaniche che vedono le nostre acquaviti competere con brand internazionali nei mercati globali», conclude AssoDistol.
I FIRMATARI
La nota è a firma congiunta del Presidente del Comitato Acquaviti AssoDistil, Cesare Mazzetti e delle distillerie: Acquavite, Distillerie Bagnoli, Distilleria Bartin, Bepi Tosolini, Berta, Bertagnolli, Bonollo Umberto, Bonollo, Bottega, Distilleria Fratelli Caffo, Ciemme Liquori, Andrea Da Ponte, D’Auria, De Luca, Deta Distilleria, Distillati Group, Distribuzione Alcoli Italia, Franciacorta creme, Domenis 1898.
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L’assemblea generale di AssoDistil, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti, ha confermato il Presidente Antonio Emaldi, attuale direttore della divisione alcoli delle Distillerie Mazzari, con un mandato che si concluderà tra tre anni.
LA RESILIENZA DELLE DISTILLERIE ITALIANE
«Le distillerie italiane – dice Emaldi – hanno fatto della “resilienza” un vero e proprio principio esistenziale. Negli ultimi 20 anni siamo transitati, quasi indenni, da regole comunitarie assistenzialistiche a sistemi di libero mercato».
«Abbiamo assistito a repentini aumenti dell’accisa che hanno depresso i consumi domestici e abbiamo cercato nuovi prodotti e mercati. Infine, ci siamo adeguati serenamente a regole ambientali più stringenti che, applicandole, ci hanno portato a esempi di “economia circolare“».
«Tutto questo – sottolinea il Presidente- continuando ad investire nelle imprese molto di più della media nazionale. Conoscendo l’attitudine al costante miglioramento e la capacità dei nostri imprenditori di adattarsi a situazioni complesse».
«Le sfide che ci aspettano – dice ancora Emaldi – saranno impegnative e andranno gestite, prestando attenzione ai mutamenti economici e ai comportamenti sociali, ponendo la lotta al cambiamento climatico tra i nostri obiettivi primari».
«Fino ad oggi – conclude il Presidente – le distillerie, a causa dell’emergenza sanitaria, hanno concentrato gli sforzi nel garantire la continuità del business. Da domani occorre fare di più, a partire dall’applicazione delle linee guida dettate dall’Agenda 2030, riprese poi dal Governo Draghi».
IL CONSIGLIO DIRETTIVO, IL COLLEGIO SINDACALE E I PROBIVIRI DI ASSODISTIL
Nel corso dell’assemblea sono stati eletti anche i 27 membri esponenti del consiglio direttivo formato da Antonia Bertolino (Distilleria Bertolino); Gabriele Borghi (Distillerie Bonollo U.); Elvio Bonollo (Distilleria Bonollo U.); Giuseppe Bonollo (Distilleria Bonollo spa); Mariacarla Bonollo (Distilleria Bonollo spa); Andrea Bonollo (Distilleria Bonollo spa); Elena Borra (Distilleria Vieux Moulin); Sebastiano Caffo (Distilleria Caffo); Giuseppe Caffo (Distilleria Caffo); Fabio Baldazzi (Caviro Extra); Edoardo Pasquali (Caviro Extra).
Nicola D’Auria (D’Auria Distilleria e Energia); Francesco Montalbano (Distilleria Deta); Cesare Mazzetti (Distilleria Mazzetti d’Altavilla); Silvia Belvedere Mazzetti (Distilleria Mazzetti d’Altavilla); Luigi Gozio (Franciacorta creme); Maria Giovanna Gulino (Ima); Luciano Grilli (Distillerie Mazzari); Andrea Grilli (Distillerie Mazzari); Antonio Emaldi (Distillerie Mazzari); Alessandro Marzadro (Distilleria Marzadro).
Insieme al consiglio direttivo è stato eletto anche il collegio sindacale formato da Rosanna Bonollo (Distilleria Bonollo spa); Stefano Marzadro (Distilleria Marzadro) e Lorella Mazzari (Distillerie Mazzari spa). Infine, sono stati nominati probiviri Lara Sanfrancesco; Patrick Pagani e Giorgio Sandulli
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Il progetto di promozione “Hello Grappa” di AssoDistil è pronto a ripartire negli Usa con il coinvolgimento di undici distillerie associate e un programma ricco di impegni e appuntamenti. Better alone. Or in good company, “Meglio da soli o in buona compagnia”, sarà il motto e lo spirito con cui la grappa si affaccerà nuovamente negli Stati Uniti.
Dopo aver attratto fondi europei nel 2017, AssoDistil sbarca di nuovo oltre oceano per far conoscere la Grappa Ig, simbolo del Made in Italy, con un progetto si concretizzerà con seminari, incontri b2b e b2c, training e promozioni tutti organizzati in pieno rispetto delle misure di contrasto all’emergenza sanitaria ancora in corso.
Hello Grappa! The American Dream avrà una durata triennale e si concluderà nel 2023, nella speranza di poter tornare presto a far conoscere a giornalisti ed esperti del settore la Grappa in Italia, attraverso visite nelle distillerie e degustazioni. AssoDistil è pronta quindi a bissare il successo ottenuto nella scorsa edizione con l’obiettivo di esportare non solo un prodotto ma uno stille di vita, legato al consumo dei distillati di qualità.
Il nuovo progetto – afferma Sandro Cobror, direttore generale di AssoDistil – mira a consolidare la conoscenza della Grappa in particolare nell’area di New York grazie anche ad un cofinanziamento comunitario dell’80% a fondo perduto su un budget di oltre 3,5 milioni di euro che si va ad aggiungere al precedente finanziamento di quasi 1 milione di euro».
«Ma non ci fermiamo – prosegue il direttore – e stiamo già lavorando ad un nuovo progetto di promozione di acquaviti che guarda ad Oriente e di cui speriamo di poter dare notizia in autunno quando saranno pubblicati i risultati del bando europeo».
La grappa si espande negli Stati Uniti tra tradizioni e nuovi progetti, l’obiettivo sarà quello di far conoscere un’altra parte del made in italy non ancora del tutto scoperta, con la possibilità di poter aprire un nuovo orizzonte sul mercato internazionale della Grappa.
Ad avvalorare questa tesi la sospensione dei dazi Usa sull’agroalimentare europeo. Una decisione, quella del presidente Biden, che ha trovato il favore di tutto il settore enogastronomico italiano, soprattutto quello rivolto alle eccellenze certificate come la Grappa Ig.
«L’accordo tra Biden e l’Unione europea che sospende i dazi doganali sui prodotti agroalimentari europei è un’ottima notizia che accogliamo con favore – spiega Cobror – Ci auguriamo che sia solo il primo passo per arrivare a una soluzione definitiva come auspicato da Paolo De Castro, vicepresidente della commissione Agricoltura a Bruxelles».
«I dazi imposti dal governo Trump – conclude – hanno colpito pesantemente anche il settore della liquoristica nazionale, già segnato dalla stagnazione dei consumi nel circuito Horeca a causa della pandemia ancora in corso. È una boccata d’ossigeno fondamentale, anche se ora dovrà essere trovata una soluzione definitiva».
Le undici distillerie che prenderanno parte al nuovo progetto “Hello Grappa” sono: Distilleria Castagner, Distilleria Bepi Tosolini, Distilleria Bertagnolli, Distilleria Bonollo, Distillerie Bonollo Umberto Spa, Distilleria F.lli Caffo, Distilleria Deta, Distilleria Franciacorta, Distilleria Marzadro, Distilleria Mazzetti D’Altavilla e Distilleria Poli.
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AssoDistil, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti, ha presentato lo scorso 11 dicembre il primo Report di Sostenibilità, relativo ai dati del 2019, redatto in collaborazione con Lifegate e presentato da Silvia Totaro, sustainability specialist di Lifegate, nel corso di una webinar che ha visto la partecipazione Antonio Emaldi e Sandro Cobror, rispettivamente presidente e direttore di AssoDistil, Paolo De Castro, eurodeputato e membro della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale e Filippo Gallinella, deputato e presidente della commissione Agricoltura.
Secondo la direttiva europea – afferma il presidente di AssoDistil Antonio Emaldi – nessuna delle nostre imprese è obbligata a redigere questo bilancio, ma abbiamo comunque deciso di impegnare tempo e risorse per preparare questo documento per una serie di motivi. Primo fra tutti la sensibilità verso le persone cui ci rivolgiamo che son sempre più attente, consapevoli e sensibili alle tematiche ambientali”.
“Il Report di sostenibilità – aggiunge Emaldi – permette di dare visibilità a tutta una serie di informazioni che oggi sono indispensabili se vogliamo avere un futuro migliore. Il documento inoltre è utile anche per l’impresa perché fissa dei punti di partenza e permette di valutare quelli che sono i rischi“.
Il Report è stato redatto in conformità ai Gri, Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards, il riferimento più diffuso a livello internazionale per la rendicontazione di sostenibilità, sulla base dei dati raccolti da 11 distillerie associate, in grado di rappresentare l’80% delle sezioni merceologiche di interesse, dalle acquaviti all’alcol industriale.
Si tratta di Bottega Spa, D’Auria Distillerie & Energia Spa, Distilleria Bertolino, Distilleria Deta Srl, Distilleria G. Bertagnoli Srl, Distilleria Marzadro Spa, Distillerie Bonollo Spa, Distillerie Bonollo Umberto Spa, Distillerie Mazzari Spa, Fratelli Francoli Spa e Ima Srl.
Ciò che appare dal primo Report di Sostenibilità è un quadro in cui le attività del settore distillatorio contribuiscono in maniera attiva al raggiungimento di tre dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030, (SDGs – Sustainable Development Goals) definiti nel 2015 dalle Nazioni Unite. In particolare gli obiettivi 6 (gestione sostenibile dell’acqua), 8 (crescita economica sostenibile ed inclusiva) e 15 (uso sostenibile dell’ecosistema terrestre).
L’analisi di Lifegate ha fatto emergere diciannove temi materiali che rispecchiano i principali impatti delle aziende sui quali è stata fatta la rendicontazione e che sono stati suddivisi e raccolti in tre “pilastri”: Profit, Planet e People.
Profit raccoglie tutte le variabili relative alla produzione “fra varietà ed unicità”, a partire dalle materie prime con un utilizzo nel 2019 di 534.230 tonnellate di vinaccia, 209.303 tonnellate di fecce, 54,448 tonnellate di frutta e 45.476 tonnellate di materie tartariche utilizzate come input di processi in grado di creare una molteplicità di prodotti diversi.
La distillazione è per sua natura un esempio di economia circolare dove per ogni materia prima lavorata si producono residui che rappresentano la materia prima per un processo a valle, creando così un modello di “ciclo chiuso“.
Circolarità che ha portato ad un risparmio di 500 mila tonnellate di Co2, all’88,9% di rifiuti avviati a riutilizzo e a meno dello 0,5% di rifiuti pericolosi prodotti. Risultati raccolti nel pilastro Planet.
Scelta di fonti energetiche rinnovabili, utilizzo di cogeneratori a biomassa, impianti di digestione, riscaldamento geotermico e sistemi di ricircolo della acque completano il quadro relativo ad una attenzione sempre maggiore alle tematiche ambientali.
Dal Report emerge inoltre come le distillerie siano esempio di sostenibilità occupazionale – People – dando impiego a 659 di cui ben l’88,2% a tempo indeterminato, 124 nuovi assunti nel 2019 con un tasso di crescita occupazionale del 19% e più di 3 mila ore di formazione erogate, pari a 4,8 ore in media per dipendete.
Un settore inclusivista, con 181 donne impiegate, ed attento ai giovani con il 16% di under 30 ed il 53% dei dipendenti nella fascia 30-50.
Un Report molto positivo ma che “è solo il punto di partenza per un processo di miglioramento continuo – conclude il presidente Emaldi – per poterci misurare in prospettiva, e che dovrà poi passare attraverso la stesura di bilanci individuali di ciascuna delle imprese”.
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Un quadro variopinto. Un panorama eterogeneo composto da realtà diverse, con dimensioni diverse. Difficoltà pratiche ed una burocrazia intricata a condire uno scenario in piena evoluzione, in cui i decani della distillazione artigianale si incontrano con la dinamicità delle nuove leve. È quanto emerge da Craft Distilling Italy 2020, la prima conferenza mai organizzata sulla distillazione artigianale italiana.
Un evento pensato, voluto e realizzato dal team di Distillerie.it, lo scorso 27 ottobre. Un’occasione per fare il punto della situazione su un settore ancora poco conosciuto, poco sviluppato e forse ancora poco consapevole di sé, come “settore”.
LA RICERCA DELL’ARTIGIANALITÀ
Il punto focale è una forte ricerca dell’artigianalità, vista come “qualità organolettica” del proprio distillato. La volontà, insomma, di realizzare un prodotto fedele a se stesso ma “mai uguale” (per annata, invecchiamento o altri fattori), o come valorizzazione della biodiversità.
Artigianalità intesa come territorialità portata dritta nel calice. O come volontà di seguire l’intera filiera del proprio spirit, dalla coltivazione delle materie prime fino a fermentazione, distillazione ed affinamento. Qualunque sia la definizione che ogni artigiano dà del proprio lavoro, appare evidente il desiderio di “raccontare qualcosa” che vada oltre il prodotto standardizzato, tipico dei processi industriali.
UN MOVIMENTO ANCORA “DISORDINATO”
Se i valori sono noti e condivisi, meno chiara è invece la strada da seguire per farli emergere. Il settore è frammentato, ricco di realtà diverse non solo per tipologia di prodotto, ma anche per dimensioni, per “anzianità di servizio” – dai pilastri della distillazione italiana ai giovani ancora alle prime armi – e per consapevolezza dei propri mezzi.
Manca ancora un vero associazionismo che dia al settore un’identità precisa e riconoscibile, una spinta univoca paragonabile a quella del movimento dei Birrifici Artigianali, che negli ultimi vent’anni hanno ridisegnato lo scenario brassicolo italiano.
Nei discorsi fatti oggi ritrovo molte di quelle cose che ci passavano per la mente 25 anni fa quando abbiamo iniziato a portare la birra artigianale alle prime manifestazioni fieristiche e festival. All’epoca eravamo in cinque, parlo del ’99, e la collaborazione era fortissima, era grandiosa, c’era molto spirito di gruppo. Un paio d’anni dopo è nata Unionbirrai che oggi ha molto peso nel settore. La collaborazione è fondamentale per crescere”.
A parlare è Agostino Arioli, capostipite della Birra Artigianale con Birrificio Italiano ed ora pioniere della “distillazione di precisione” con Strada Ferrata, micro distilleria di whisky ancora in fase di rodaggio.
Riferimento in questo senso è l’American Craft Spirit Association, associazione statunitense nata nel 2013 che raccoglie più di 300 distillatori artigianali in grado di coprire circa il 10% del mercato nazionale, percentuale al momento impensabile per gli artigiani italiani.
L’esperienza diretta portata in conferenza da Rebecca ‘Becky’ Harris, master distiller di Catoctin Creek Distillery e presidente dell’Acsa, è un chiaro esempio di come un sano associazionismo, basato sul far fronte comune e sulla condivisione delle esperienze in totale e serena apertura, sia la chiave per far emergere il settore.
I NUMERI DELLA DISTILLAZIONE IN ITALIA
È Assodistil, associazione che rappresenta oltre il 95% dell’alcol agricolo prodotto in Italia, a confermare la fotografia di un settore frammentato. Delle 135 aziende del comparto, che danno impiego ad oltre 2 mila addetti, l’80,1% conta meno 9 dipendenti.
Stesso discorso per le quantità prodotte: il 30% dei produttori di Grappa produce meno di 100 mila litri/anno a fronte di un settore da 72 mila ettolitri. Piccoli produttori che faticano ad aver accesso a fiere e manifestazioni internazionali di settore, frenando quindi la vocazione all’internazionalizzazione che resta appannaggio dei grandi player.
UNA BUROCRAZIA POCO AGILE
La burocrazia alle spalle dell’attività distillatoria complica ulteriormente uno scenario già di per sé non facile. A regolamentare la distillazione ed i rapporti fra artigiano ed Agenzia delle Dogane è la legge 504 del 1995 nota come “Testo unico delle Accise“.
Legge che suddivide le distillerie in base al “modo” in cui vengono conteggiate e pagate le accise sull’alcol, come “Magazzino doganale ad accisa sospesa“, situazione complessa ma applicabile ad ogni realtà, o “Opificio ad imposta assolta“, situazione fiscalmente più snella ma che vincola sulle tipologie di prodotto realizzabile.
A queste si affianca l’opzione “Tassa giornaliera o forfettaria“, antico retaggio Austro-Ungarico che consente di produrre fino ad un massimo di 300 litri anidri di alcol all’anno, l’equivalente di circa 1.000/1.100 bottiglie. Dimensioni poco più che hobbistiche, ma in grado di generare produzioni di assoluto interesse come nel caso di Castel Juval e, più in generale, del modello di distillazione artigianale dell’Alto Adige.
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AssoDistil ha promosso, assieme ad 11 aziende leader del settore e con il coordinamento di LifeGate, società considerata punto di riferimento della sostenibilità, la realizzazione del Primo Rapporto di Sostenibilità del settore distillatorio raccogliendo i dati sociali, ambientali ed economici delle aziende coinvolte.
Il settore distillatorio rappresenta un evidente esempio di economia sostenibile e circolare. Da sempre infatti la distillazione valorizza materie prime che altrimenti sarebbero gestite come scarti da altri settori, generando nel contempo una molteplicità di prodotti di indubbio valore e minimizzando, quasi azzerando, la produzione di scarti.
Basti pensare alla valorizzazione delle vinacce provenienti dalla filiera vitivinicola per produrre nobili distillati come la Ig Grappa ed alla contemporanea produzione di fertilizzanti ed ammendanti rinnovabili e sostenibili oltre che di energia verde.
Il Rapporto sarà finalizzato entro fine anno e presentato nell’ambito di un evento sulla sostenibilità che AssoDistil organizzerà nei prossimi mesi, e costituisce il primo passo verso la realizzazione di un Rapporto che veda coinvolte tutte le imprese del settore.
Le 11 aziende partecipanti sono: Distilleria G. Bertagnolli srl, Distilleria Bertolino spa, Bonollo spa, Bonollo Umberto spa, Bottega spa, Distilleria Deta srl, D’Auria Distillerie & Energia spa, Distilleria Fratelli Francoli spa, Ima srl, Marzadro spa, Distillerie Mazzari spa.
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Non si ferma l’onda “alcolico-solidale” che vuole le distillerie in prima linea nella produzione di alcol non più destinato al consumo alimentare ma utile alla produzione di disinfettanti. In un periodo di forte rallentamento dei consumi dovuto al lockdown di tutto il settore Horeca i produttori mettono a disposizione la propria capacità produttiva per far fronte ad una richiesta sempre crescente di disinfettanti.
E così dopo la proposta che l’Alleanza cooperative agroalimentari e Assodistil hanno indirizzato alla ministra Teresa Bellanova è ora il turno dei grandi gruppi fare la loro parte. Martini & Rossi, Ramazzotti, Campari. I tre più noti brand del bitter “Made in Italy” hanno in questi giorni dato il via alla loro campagna solidale.
“Lo stabilimento di Martini fornirà alcol per la produzione di igienizzanti per mani da fornire alla comunità locale, alla Croce rossa e alle organizzazioni che lavorano per fronteggiare l’emergenza”, informa la Casa Martini – Martini & Rossi.
Stesso sound dalla pagina di Ramazzotti: “Abbiamo imbottigliato dell’igienizzante mani nella nostra distilleria di Canelli e lo doneremo alla Croce Rossa Italiana, alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco e alla Municipale di Canelli. Con la speranza di tornare presto a dire #BellaLaVita”.
Più strutturato il progetto di Campari. Dopo essere stata una tra le prime imprese ad effettuare una donazione importante all’Ospedale Sacco di Milano, Campari Group ha deciso di legarsi a Intercos Group, leader nello sviluppo e produzione di prodotti per la cosmetica.
L’alcol prodotto da Campari è stato trasformato e imbottigliato dallo stabilimento Cosmint di Olgiate Comasco del Gruppo Intercos per una prima produzione di 15 mila bottiglie di gel igienizzante per le mani destinati agli operatori sanitari degli ospedali lombardi in prima linea nella lotta all‘emergenza Coronavirus Covid-19.
“Consapevoli del continuo bisogno di gel igienizzante negli ospedali e in tutti i presidi medici, abbiamo deciso di donare una quantità di alcol puro, originariamente destinato alle nostre produzioni, in quanto materia prima essenziale per questa tipologia di prodotti” ha dichiarato Bob Kunze-Concewitz, CEO di Campari Group.
“Il Gruppo Intercos è ormai da mesi in prima linea, prima nei suoi stabilimenti cinesi e oggi in quelli europei e americani, e conosce quindi bene l’importanza di sostenere le strutture sanitarie locali – ha dichiarato Renato Semerari, CEO di Intercos Group – Per questo motivo, siamo orgogliosi di mettere in campo le nostre formule e la nostra capacità produttiva e di unirci a Campari Group in questa iniziativa.”
E chissà che le boccette di disinfettante dei nomi noti non diventino, un domani, oggetto da collezione come le bottiglie di Ramazzotti e Campari “For Medical Pourposes” distribuite negli Stati Unito sotto Proibizionismo.
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Con gli acquisti di alcol denaturato quasi triplicati (186%) nell’ultimo mese, anche Coldiretti si aggiunge al coro dei favorevoli alla distillazione volontaria delle eccedenze in giacenza nelle cantine italiane. Una proposta che il numero uno Ettore Prandini ha sottoscritto – assieme a quella della vendemmia verde sui vini di qualità – nell’incontro con la ministra Teresa Bellanova sul “Piano salva vigneti“. Di ieri, la lettera dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari, che chiede assieme ad AssoDistil di poter dare il proprio contributo all’emergenza Covid-19, producendo alcol per prodotti igienizzanti grazie alla distillazione volontaria.
“Attraverso la distillazione volontaria – riferisce l’associazione di categoria degli agricoltori italiani – si prevede di togliere dal mercato almeno 3 milioni di ettolitri di vini generici da trasformare in alcol disinfettante per usi sanitari nelle trincee della guerra al virus da nord a sud del Paese”.
La misura avrebbe inoltre “l’importante effetto di favorire l’acquisto di alcol italiano che sugli scaffali è stato il prodotto che ha registrato il maggior incremento di vendite secondo Iri, ma anche di ridurre le eventuali eccedenze produttive”.
Il piano della Coldiretti prevede anche la vendemmia verde su almeno 30 mila ettari per una riduzione di almeno altri 3 milioni di ettolitri della produzione sui vini di qualità, in modo da evitare l’eccesso di offerta, considerate le conseguenze della pandemia sui consumi internazionali per effetto delle difficoltà logistiche, della disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale con la campagna denigratoria sui prodotti italiani.
Una brusca battuta d’arresto per l’enologia Made in Italy, dopo l’incoraggiante dato dell’export 2019 che ha raggiunto i 6,4 miliardi di euro: un record assoluto, pari al 58% del fatturato totale.
A pesare sul mercato interno è stata anche la chiusura forzata di ristorantie bar. Considerato lo stato di crisi, la Coldiretti ha chiesto “specifiche agevolazioni fiscali e previdenziali per tutte le imprese agricole operanti nel settore vitivinicolo, che ha subito effetti particolarmente negativi per l’emergenza epidemiologica Covid-19, senza le limitazioni previste dal decreto ‘Cura Italia’“.
Una necessità, sottolinea Coldiretti, che va sostenuta anche garantendo liquidità alle imprese del settore con interventi emergenziali a livello nazionale e comunitario senza appesantimenti burocratici.
Nel chiedere “un piano articolato di interventi“, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini precisa che “bisogna ricostruire un clima di fiducia nei confronti del marchio Made in Italy che rappresenta una eccellenza riconosciuta sul piano qualitativo a livello comunitario ed internazionale”.
Serve pertanto tra l’altro una forte campagna di comunicazione per sostenere i consumi alimentari con il vino che rappresenta da sempre all’estero un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non”.
“L’Italia – conclude Prandini – che è il primo produttore mondiale di vino, deve farsi portatrice a livello comunitario di un piano di sostegno straordinario di un comparto strategico per il Paese per un fatturato che è salito nel 2019 alla quota record di oltre 11 miliardi”.
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Dare il via libera alla distillazione di circa 2 milioni di ettolitri di giacenze di vino presenti nelle cantine italiane, per ottenere circa 22 milioni di litri di alcole, da destinare alla produzione di igienizzanti utili per l’emergenza Covid-19. È la proposta che l’Alleanza cooperative agroalimentari e Assodistil hanno indirizzato alla ministra Teresa Bellanova, affinché cantine e distillerie italiane possano “dare il loro contributo ai servizi sanitari contro Coronavirus“.
Come si legge sulla lettera indirizzata alla numero uno del Mipaaf, viene chiesta la “possibilità di destinare una parte delle giacenze di vino ad una distillazione volontaria, operazione che consentirà di rifornire da subito le distillerie di alcool destinato alla produzione di igienizzanti e di limitare l’attuale ricorso alla importazione dall’estero, operazione resa ancora più difficile in questi giorni per le difficoltà dei trasporti”.
“La misura di distillazione è espressamente prevista da normative europee – sottolinea il presidente di Assodistil, Antonio Emaldi – nello specifico il Regolamento UE N. 1308/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio e attende ora il via libera da parte del Ministero, che sta esaminando la proposta in queste ore”.
“La volontà del sistema cooperativo – precisa Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza cooperative agroalimentari – è di poter dimostrare tutta la propria solidarietà al settore sanitario e più in generale all’intera collettività”.
Come risulta dagli ultimi dati in possesso del Ministero delle politiche agricole, nelle cantine dei produttori, da nord a sud dell’Italia, vi sono giacenze di vino da tavola e a denominazione.
“La misura della distillazione di solidarietà – commenta Mercuri – può rappresentare a nostro avviso un’importante opportunità per i produttori e per il Paese: potremmo immettere sul mercato alcool destinato alla produzione di igienizzanti utilizzando le scorte nazionali di vino”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Si terrà Martedì 12 Novembre presso la sala meeting Capranichetta dell’Hotel Nazionale a Roma (Piazza di Monte Citorio, 125), il workshop “Bioetanolo la Soluzione Sostenibile” organizzato da AssoDistil e promosso in collaborazione con Versalis, Clariant, Distillerie Mazzari, IMA Biofuels e Caviro Extra.
Si tratta del primo Workshop organizzato in Italia dal settore sul tema, sebbene il Bioetanolo sia da tempo il biocarburante sostenibile più utilizzato al mondo per abbattere drasticamente (oltre il 70%) le emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici in atto.
Il workshop sarà moderato dal Professor David Chiaramonti dell’Università di Firenze, esperto riconosciuto a livello mondiale sul tema dei biocarburanti nonché collaboratore stabile della Commissione UE sul tema della mobilità sostenibile.
“L’Europa da anni ha deciso di essere leader mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici in atto attraverso una serie di iniziative tese a ridurre al minimo le emissioni di gas clima-alteranti ed alla promozione dell’economia circolare a zero rifiuti” – dice il direttore di AssoDistil, Sandro Cobror.
“I produttori di bioetanolo sono pronti a cogliere la sfida ed a contribuire alla riduzione delle emissioni nei trasporti grazie alla produzione di bioetanolo sostenibile già disponibile nel nostro Paese (fino ad oltre il 70% di riduzione di emissioni rispetto alla benzina) ed utilizzabile da subito, e di tecnologie innovative che nel nostro Paese -primo in Europa- si sono sviluppate e che permettono di ottenere da scarti biocarburanti sempre più performanti ambientalmente.”
“Il workshop sul bioetanolo sostenibile rappresenta il primo evento organizzato in Italia sul tema che vede coinvolti tutti gli operatori e stakeholder della filiera dei biocarburanti e che vuole fare il punto, con la partecipazione delle Istituzioni, sullo stato e le prospettive del bioetanolo sostenibile nel nostro Paese.”
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NOGAREDO (Trento) – Nell’ambito delle iniziative per festeggiare i 70 anni dell’azienda, Distilleria Marzadro ha organizzato il convegno “Grappa, il futuro che ci aspetta“. Un confronto tra produttori e categorie per riflettere sul futuro del settore e sui nuovi business.
Il convegno, nella sua prima edizione, ha messo l’accento, tra gli altri, su due aspetti fondamentali per il comparto delle distillerie italiane. Il primo è quello dell’economia circolare, di cui già oggi le distillerie sono un esempio perfetto, ma che può in futuro aprire nuove vie sulla diversificazione di prodotto.
Il secondo è quello della necessità, per il comparto, di “fare squadra“, di fare rete per meglio affrontare le sfide future. Uno dei punti di riferimento e dei mezzi per ottenere questo risultato può essere la creazione di un Consorzio di Tutela della Grappa che possa aiutare ad affrontare meglio i mercati esteri e tutelare le IG della Grappa.
Abbiamo voluto organizzare questo forum di discussione perché come impresa percepiamo la necessità di riflettere sulle strategie per il futuro. Il comparto distillatorio è ad un bivio: l’export diventa sempre più importante, ma le dimensioni aziendali delle nostre distillerie ci limitano; i prodotti sono apprezzati, ma il mercato cambia in fretta ed è necessario diversificare ed esplorare nuovi ambiti produttivi. Su questi temi è necessario riflettere tutti insieme” – dice il presidente di Distilleria Marzadro, Stefano Marzadro.
L’ECONOMIA CIRCOLARE
Una possibilità di aumentare il business per le distillerie è quella di diversificare il prodotto e di ampliare l’utilizzo della materia prima. Già oggi, oltre alla Grappa e ai distillati, le aziende sono un esempio perfetto di economia circolare: contribuiscono alla produzione di biogas, attraverso il conferimento delle vinacce esauste in impianti a biomassa.
Quello che deriva, poi, da questo secondo processo, cioè il “digestato“, può a sua volta essere utilizzato in agricoltura come nutrimento per il terreno, chiudendo quindi il cerchio della circolarità dei processi in distilleria. Man mano che il quadro regolatorio e la disciplina si consolida, le aziende sfruttano tutti i possibili utilizzi del prodotto.
Ma il futuro è molto più ricco di possibilità. Dai residui della distillazione si possono ricavare additivi alimentari, bioprodotti per la cosmetica e la nutraceutica. Alcune aziende già producono ad esempio additivi naturali per la panificazione come l’acido tartarico, mentre altre strade sono esplorate in via sperimentale, su scala di laboratorio o su scala-pilota.
Si parla anche, ad esempio, di farina di vinaccioli disoleata, derivante dalla lavorazione dei semi degli acini – da poco ufficialmente nella lista di combustibili rinnovabili e sostenibili, grazie al decreto ministeriale n.74 entrato in vigore lo scorso 21 agosto, voluto dal ministero dell’Ambiente di concerto con il Ministero della Salute e dello Sviluppo Economico – o di tessuti a base di vinaccia.
E, naturalmente, dei biocarburanti avanzati come il bioetanolo avanzato, in grado di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di oltre il 70%. In questo contesto, l’Italia ha sviluppato una tecnologia innovativa e all’avanguardia nel mondo.
“Il settore distillatorio è fortemente impegnato nello sviluppo dell’economia circolare come strumento di sviluppo del comparto – ha commentato Sandro Cobror, direttore di AssoDistil – Le nostre distillerie, affermatesi negli anni grazie ai prodotti di indiscussa qualità come i nobili distillati, Grappa anzitutto, da sempre cercano di valorizzare al massimo la materia prima utilizzata, essa stessa sottoprodotto della filiera vitivinicola, ma oggi, grazie allo sviluppo di nuovi processi e tecnologie, il portafogli di prodotti di origine naturale si amplia enormemente creando delle opportunità di business inesplorate finora, come le applicazioni cosmetiche, nutraceutiche o nel mondo dei biopolimeri, che permettono sinergie con altri comparti industriali e produzioni a zero rifiuti, nella logica di una economia realmente rispettosa dell’ambiente e che valorizzi integralmente le materie prime: una vera economia circolare che vede il comparto tra i protagonisti dello sviluppo sostenibile”.
LA NECESSITA’ DI FARE SQUADRA
C’è, da parte delle imprese, una volontà esplicita di andare all’estero. Lo si evince anche dall’aumento della partecipazione alle fiere internazionali di settore. Negli ultimi tre anni, l’84% delle imprese ha avuto almeno un contatto con l’estero.
Le esportazioni sono in crescita soprattutto nei Paesi dove il made in Italy è maggiormente apprezzato: negli Stati Uniti, in Asia e in Europa. Nel vecchio continente, in particolare, si consolidano i mercati tradizionali come la Germania e la Svizzera.
“Recentemente, a Bruxelles, presso l’Istituto Italiano di Cultura, Federvini ha presentato con Nomisma e Mediobanca un’analisi approfondita del settore spiriti in Italia – ha spiegato Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore generale di Federvini – Alla presenza di diversi parlamentari italiani è stato messo in luce che, i cali di consumo sul mercato nazionale, hanno spinto molte aziende a cercare nuovi mercati con l’internazionalizzazione. Ed ora il settore delle bevande spiritose sta vivendo un momento di grande espansione nell’export”.
“La Grappa – prosegue Cagiano – indicazione geografica italiana di prestigio, è in linea, ma fatica di più, dovendo incontrare consumatori non abituati ai suoi profumi e sapori. L’aver intrapreso la strada della miscelazione ha permesso di registrare nel primo semestre del 2019 un valore export pari a 20 milioni di Euro. Tra i mercati principali ricordiamo la Germania e gli Stati Uniti”.
“Di qui le preoccupazioni per le tensioni di queste ore sui possibili nuovi dazi, all’entrata negli USA e le attese legate alla Brexit, dato che il Regno Unito rappresenta anch’esso un grande mercato di consumo. Sono dati che complessivamente non possono che dare soddisfazione anche se permangono criticità in altre aree, come ad esempio nel Sud Est asiatico, dove parametri analitici, non in linea con quelli ammessi a livello europeo, costituiscono un ostacolo rilevante” conclude il direttore.
Sono convinto che la più grande sfida peri il futuro della Grappa si giocherà sui mercati internazionali, dove c’è una grande necessità di far conoscere la nostra acquavite di bandiera e gli elementi di unicità che stanno alla base del suo carattere inimitabile. Il far squadra in questo senso, come alcune aziende già hanno iniziato a fare negli ultimi anni, è fondamentale per poter creare i presupposti di un virtuoso sviluppo dell’export del nostro settore” – ha detto Elvio Bonollo, quarta generazione della famiglia alla guida dell’omonimo gruppo.
Alla propensione delle imprese all’export non corrisponde, però, una forza strutturale che permetta di gestire le esportazioni: le aziende sono troppo piccole per poter affrontare i mercati esteri. Il comparto necessita di fare rete, di stipulare intese, di unire le forze per poter aumentare la competitività.
Il Consorzio di Tutela della Grappa può rappresentare uno degli strumenti per raggiungere l’obiettivo di fare sistema e fare sinergie operative.
“Nell’ottica delle sinergie necessarie, ciò che abbiamo realizzato in Trentino con l’Istituto di Tutela della Grappa – ha aggiunto Mirko Scarabello, presidente dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino – può essere d’esempio. L’esperienza di collaborazione e di intesa tra le diverse distillerie sul territorio, infatti, ha portato in passato e continua a portare nel presente a iniziative condivise ve a politiche comuni”.
Ad oggi non c’è in Italia un ente che tuteli la denominazione d’origine della grappa (IG), non esiste un unico soggetto che possa operare sul fronte della promozione, come invece accade per il settore del vino. Nell’ottica dell’unione e della condivisione tra produttori, il consorzio può diventare un mezzo importante per riconoscersi in un unico soggetto, che intervenga con finanziamenti propri per la promozione e la tutela del prodotto.
L’iter normativo per il riconoscimento del Consorzio di Tutela per gli spiriti è già partito e si è da tempo in attesa di un decreto definitivo.
PIANI DI CONTROLLO E FORMAZIONE
Anche i piani di controllo e la formazione giocano un ruolo decisivo nello sviluppo del futuro delle distillerie. “Con il riconoscimento delle 36 denominazioni italiane a Indicazione Geografica, avvenuto con il recente Regolamento CE 787 – ha spiegato Cesare Mazzetti, presidente del Comitato Acquaviti di AssoDisti – assume massima importanza l’aspetto dei controlli”
“Infatti ogni denominazione, con le 10 Grappe in testa, ha uno specifico disciplinare produttivo che ogni produttore è tenuto ad osservare strettamente. I controlli, esercitati da un Organismo appositamente designato dal Ministero su indicazione dei produttori, servono a garantire ai consumatori la qualità del prodotto, e agli operatori una leale concorrenza sul mercato. AssoDistil, in rappresentanza dei distillatori, ha concordato con gli Uffici del Ministero delle Politiche Agricole/ICQRF uno schema di linee guida che orientino la stesura di uno specifico Piano dei Controlli per ciascuna denominazione”.
“Diventa oggi basilare che i produttori effettuino una scelta oculata dell’Organismo cui affidare i controlli, che riguardano tutti gli aspetti produttivi, fino all’etichettatura con la quale il distillato verrà posto in commercio” conclude Mazzetti.
“Negli ultimi anni – dichiara Sergio Moser, tecnologo e docente di Fondazione Mach – la Fondazione Mach ha messo in campo corsi post diploma di alta formazione per tecnici delle bevande, in tali corsi a numero chiuso sono previsti specifici insegnamenti sulla tecnica di distillazione e sulle possibilità di riutilizzo dei sottoprodotti dell’industria enologica”.
“Nel corso di laurea di primo livello in Viticoltura ed enologia, esiste inoltre uno specifico insegnamento rivolto allo studio della tecnologia dei distillati. La Fondazione Mach volge particolare attenzione nello studio delle attitudini alla distillazione di vinacce ottenute dalla vinificazione di uve resistenti alle principali crittogame della vite, che come tali nella loro coltivazione richiedono un limitato impatto input chimico (non necessitano di trattamenti chimici)”.
“Credo che questo tema interpreti a pieno in chiave futura il rispetto dell’ambiente e il possibile riutilizzo degli scarti di lavorazione dell’industria enologica per l’ottenimento di prodotti (Grappe) di alto livello qualitativo” chiosa Moser.
I DATI DEL SETTORE
Oggi, il settore delle distillerie in Italia costituisce un comparto dalla forte tradizione ma necessariamente di nicchia, basandosi su una materia prima dalla disponibilità limitata come, ad esempio, le vinacce. Sul territorio nazionale si contano circa 140 aziende distillatorie. Diventano circa 300 se si comprendono le aziende di imbottigliamento e dell’indotto in generale.
Le distillerie sono collocate per lo più nel centro-nord. L’80% di esse non supera i 10 addetti, si tratta cioè per lo più di micro imprese, che producono eccellenze spesso conosciute solo nel territorio nazionale o regionale. Tutto il comparto fattura complessivamente circa 300 milioni l’anno.
La produzione di grappa è sostanzialmente stabile: vengono prodotti ogni anno tra gli 80 e i 90mila ettanidri (un ettanidro corrisponde a cento litri di alcol), ovvero circa 200mila ettolitri di distillati. Aumenta invece nel tempo la qualità e la ricercatezza nel prodotto.
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La farina di vinaccioli disoleata è ufficialmente nella lista dei combustibili. Il decreto ministeriale DM MATTM n. 74 del 29 maggio 2019, voluto dal Ministro dell’Ambiente di concerto con il Ministro della Salute e il Ministro dello Sviluppo Economico, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 agosto. Entra in vigore oggi, 21 agosto 2019.
Dopo lungo tempo di attesa – commenta il direttore di AssoDistil, Sandro Cobror – registriamo con soddisfazione la pubblicazione del Decreto Ministeriale MATTM 29 maggio 2019, che sancisce definitivamente la possibilità di utilizzare i vinaccioli come fonte di combustibili rinnovabili e sostenibili”.
“Il settore distillatorio, da sempre attento alla efficienza delle proprie produzioni, trova in questo modo un’altra modalità per valorizzare un tipico sottoprodotto del comparto. Un passo avanti verso la piena applicazione dell’economia circolare“, conclude il dirigente dell’Associazione dei Distillatori Italiani, che riunisce oltre 50 imprese industriali del settore.
L’inserimento della farina di vinaccioli disoleata nell’elenco delle biomasse combustibili è frutto di accertamenti e studi scientifici, che hanno dimostrato “la compatibilità del provvedimento sotto il profilo ambientale e di tutela contro l’inquinamento atmosferico”.
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Un’elezione all’unanimità quella che ha nominato Mirko Scarabello alla presidenza dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino.
Classe 1967, trentino doc, percorso di studi all’attuale Fondazione Mach di San Michele all’Adige. Dopo qualche anno di lavoro nel mondo del vino, nel Chianti Classico in Toscana, Mirko Scarabello dagli anni ’90 ha dedicato la sua carriera al mondo della grappa e dal 1998 è prima responsabile di produzione poi direttore tecnico e mastro distillatore della distilleria Segnana, storico marchio della famiglia Lunelli che ha contribuito negli anni a promuovere e internazionalizzare il concetto di grappa di qualità e di grappa trentina in particolare.
Consigliere dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino dal 2017, ora ne è alla presidenza. «Un incarico che mi onora, soprattutto perché prendo il testimone da Beppe Bertagnolli, un vero e proprio ambasciatore della grappa del Trentino – spiega il neo presidente Scarabello – cercherò di portare avanti le attività contando su una grande intesa con il consiglio e cercando di essere il più possibile vicino alle esigenze dei nostri distillatori».
Dopo otto mandati di presidenza con Beppe Bertagnolli, si rinnova così in gran parte l’assetto di uno degli istituti di tutela più antichi in Italia per il settore delle bevande. Alla vicepresidenza la conferma di un altro decano della grappa in Trentino, Bruno Pilzer, dell’omonima distilleria in Val di Cembra.
Territorio, tutela, qualità, sono solo alcune delle parole chiave che il nuovo presidente dell’Istituto utilizza per parlare del prossimo futuro dell’Istituto. «Ci aspetta subito una grande sfida – commenta Mirko Scarabello – che è quella di creare un protocollo sui controlli dell’Ig Grappa del Trentino, cosa che cominceremo a fare dai primi di giugno discutendone prima in sede di Assodistil poi con confronti sul territorio».
Dopo la creazione del marchio europeo infatti, sarà necessario trovare un piano di controlli e soprattutto individuare il futuro certificatore. «Un impegno che rispetto ad altre regioni ci trova già più preparati – continua in proposito il presidente dell’Istituto – anche perché siamo l’unica realtà in Italia che dagli anni Sessanta si è dotata di un disciplinare più rigido e territoriale».
Dalla promozione alla tutela, le prossime sfide dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. «E’ la nostra fortuna produrre in una terra come quella del Trentino – dice il nuovo presidente Mirko Scarabello – noi siamo partiti dalle nostre piccole distillerie per farci conoscere in tutto il mondo e abbiamo capito che è il Trentino che il consumatore cerca e trova nei nostri prodotti; il 70 per cento delle nostre terre è rappresentato da montagne, è anche grazie al nostro lavoro che riusciamo a sostenere questo ambiente così unico per clima, conformazione, paesaggio ed è la stessa unicità che dà valore alle nostre grappe».
A questo proposito il consiglio lavorerà molto sulle sinergie con altri partner trentini e non solo. «Dovremo puntare sul gioco di squadra cercando di unire le forze con altre realtà del territorio trentino, ma non solo – continua il presidente Scarabello – per farlo abbiamo bisogno di cominciare un percorso che guardi ai nuovi consumatori, pur puntando sul valore aggiunto che abbiamo e che troviamo nella tradizione del nostro prodotto».
Tra le azioni in programma anche il potenziamento della comunicazione e dell’immagine del marchio del Tridente attraverso gli strumenti tradizionali, ma soprattutto utilizzando il linguaggio dei nuovi sistemi di comunicazione, a partire dai social network. «Un modo per cominciare a raccontare un prodotto storico con mezzi innovativi», sottolinea Mirko Scarabello.
Come detto, Vicepresidente dell’Istituto sarà ancora Bruno Pilzer (distilleria Pilzer), mentre gli altri consiglieri sono Luigi Cappelletti (Antica Erboristeria Dr. Cappelletti), Alessandro Marzadro (Marzadro), Carlo Pezzi (distilleria Pezzi), Giuliano Pisoni (distilleria Pisoni), Bernardino Poli (Casimiro), Rudy Zeni (distilleria Zeni).
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