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Lombardia, emergenza cinghiali: 500 abbattuti in un mese. Rivolta in Calabria: cittadini riconsegnano tessera elettorale


Quasi 500 cinghiali abbattuti in Lombardia in un mese. È la Regione a diffondere i numeri che confermano la portata dell’emergenza per la viticoltura, per l’agricoltura in generale. E per la sicurezza. Cifre che portano l’assessore Fabio Rolfi a chiedere “la modifica del regime de minimis e il risarcimento integrale degli agricoltori per i danni subiti”. Nel frattempo, in Calabria si sfiora la rivolta per iniziativa di un Comitato cittadino.

IN LOMBARDIA
“Grazie alla caccia di selezione che abbiamo attivato – evidenzia Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia – in meno di un mese sono stati abbattuti 477 cinghiali: 272 a Como, 127 a Varese, 66 a Lecco e già 12 a Brescia, dove l’attività è iniziata da pochi giorni”.

Numeri importanti che testimoniano la presenza diffusa di ungulati in Lombardia. “I cinghiali – aggiunge Rolfi – sono un problema per l’agricoltura e per la sicurezza delle persone. Continueremo a dialogare con i territori e con gli altri enti istituzionali per capire quali possano essere le misure più efficaci e metterle in pratica nel minor tempo possibile”.

“Ringrazio i cacciatori che stanno svolgendo una attività utile a tutta la società. La Regione Lombardia quest’anno ha introdotto anche la pratica del foraggiamento che si sta rivelando efficace”, aggiunge l’assessore.

Poi la proposta: “Per salvaguardare il lavoro dei nostri agricoltori va modificato a livello nazionale il regime de minimis. Gli agricoltori devono essere risarciti integralmente per i danni subiti dalla fauna selvatica e non solo per il 30%”.

TOSCANA E CALABRIA
La nuova disciplina per la gestione del cinghiale in Lombardia è stata approvata a dicembre dello scorso anno, in attuazione dell’articolo 3, comma 1 della legge regionale 19/2017 “Gestione faunistico-venatoria del cinghiale e recupero degli ungulati feriti”.

Un provvedimento reso necessario dal “continuo proliferare, sia in termini quantitativi che in termini di distribuzione geografica, delle popolazioni di cinghiale sul territorio regionale”. Un problema non solo lombardo.

In Toscana, il Tar ha sospeso in via cautelare la caccia scatenando la reazione di A.Vi.To, Associazione vini Toscana Dop e Igp, primo organismo unitario di rappresentanza della viticultura toscana di qualità.

“Una condanna a morte per tante produzioni vitivinicole della Toscana e quindi per tante aziende che sulle viti e sul vino di qualità hanno fatto investimenti cospicui”, ha commentato il presidente Luca Sanjust.

Stessi problemi con la fauna selvatica in Calabria, dove il “Comitato Contenimento del cinghiale e difesa del territorio” denuncia come “decine di migliaia di abitanti del territorio Catanzarese e Vibonese interessati dalla problematica sono sottovalutati e vergognosamente presi in giro dalle istituzioni”.

Gli aderenti del Comitato presieduto da Eugenio Fristachi  e Vincenzo Lazzaro hanno “spontaneamente e sotto la propria responsabilità” riconsegnato la tessera elettorale per non prendere parte alle elezioni regionali.

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Gli Editoriali news

Altro che Gerry Scotti e l’assessore Rolfi. All’Oltrepò servono “fame” e Dalai Lama


EDITORIALE –
C’è una metafora che funziona bene per l’Oltrepò pavese del vino che si appresta a ricevere 600 mila euro in tre anni di fondi pubblici dalla Regione Lombardia, nei giorni in cui Canneto Pavese conferisce la cittadinanza onoraria al faccione di Gerry Scotti, presente sulle etichette del produttore più influ(encer) della zona: Fabiano Giorgi. La metafora, senza sforare troppo dalla viticoltura, è quella “competizione radicale“.

Si tratta di un aspetto connesso alla densità d’impianto del vigneto. In sintesi, più le viti vengono piantate vicine, più le radici delle singole piante entreranno in “competizione” tra loro, pescando in profondità le sostanze nutritive migliori per sopravvivere.

All’Oltrepò servirebbe questo: competizione radicale tra una cantina e l’altra, al posto delle continue secchiate d’acqua scintillante (tradotto: cash, liquidità, dinero, 钱) dal Pirellone. Se non fosse ancora chiaro: l’Oltrepò ha bisogno di essere messo alla fame, al posto di essere continuamente “alimentato” dalla politica.

La cosa che mi lascia letteralmente sconvolto, in merito alla questione dei “Tavoli di Denominazione” avallati dalla Regione e descritti da alcuni produttori come la “panacea” di tutti i mali dell’Oltrepò pavese, è la presenza di piccoli e validissimi produttori, accanto a noti big e imbottigliatori.

Gente, quest’ultima, che parla di “qualità” e di “rilancio del territorio” mentre firma la bolla di consegna di 10 bancali di Bonarda “primo prezzo” ai supermercati Gulliver, che finiranno a scaffale per pochi miseri euro di “rilancio” e di “qualità” per il proprio portafogli.

Cosa ci fanno a quei “Tavoli” dei vignaioli come Matteo Maggi, Alessio Brandolini o Fabio Marazzi di Cantina Scuropasso, per citarne solo alcuni? “Tavolo” per “tavolo”, sedia per sedia, non era meglio discutere all’interno del Consorzio?

Fa sorridere l’Oltrepò che parla di “rivoluzione” e “qualità” per bocca di imbottigliatori e prestanome. Basta spulciare i tavoli per vedere nel ruolo di coordinatori i rappresentanti di cantine come Losito & Guarini, che conta più vigneti in Puglia che nel pavese.

Fa davvero incazzare, invece, che dei produttori di straordinari Metodo classico base Pinot Nero come Fabio Marazzi accettino di essere rappresentati, al tavolo degli “spumanti”, dal direttore della Tenuta oltrepadana di Zonin.

Sì, Zonin, il banchiere sotto processo a Vicenza che ha ceduto ai figli i possedimenti vitivinicoli, per salvare il salvabile in caso di mayday. Lo stesso che ha appena stretto una succosa partnership con Benetton, chiamato a rilanciare il brand veneto nel mondo.

L’assessore Rolfi, bresciano e franciacortino dalla nascita, queste cose le sa. E sa bene, in cuor suo, che saranno gettati nel water anche questi 600 mila euro in tre anni, nonostante la promessa di elagirne degli altri “ma solo se fanno i bravi”.

Quel che è certo è che a qualcuno, ormai da generazioni e generazioni di Pirelloniani governi, basta dire: “Ci ho provato anch’io a salvare l’Oltrepò”. E allora “Cin, cin“, anche stavolta. Aspettando il Dalai Lama.

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