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Dpcm 6 marzo: asporto enoteche consentito anche dopo le 18

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Niente più divieto di asporto dopo le ore 18. Tira un sospiro di sollievo il settore degli enotecari italiani, dopo le precisazioni del Consiglio dei ministri sul nuovo Dpcm 6 marzo 2021.

A differenza di supermercati, gastronomie e negozi non specializzati nella vendita di vino, le attività commerciali con codice Ateco 47.25 – ovvero le enoteche – erano state penalizzate dalle misure anti Covid dle. Governo.

«Con grande soddisfazione il risultato è stato ottenuto: dal 6 marzo potremo continuare normalmente il nostro lavoro», è il commento dell’associazione italiana enotecari Vinarius, la prima a battersi contro la misura e a denunciare la disparità di trattamento.

Il Dpcm 16 gennaio mette Enoteche contro Supermercati. Vinarius: «Noi discriminati»

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Dopo Coldiretti anche Fivi con Vinarius: «Vignaioli penalizzati da Dpcm enoteche»

Seppure in ritardo di ben 12 giorni e dopo Coldiretti, anche Fivi si schiera con Vinarius nella battaglia al Dpcm 16 gennaio 2021, che vieta l’asporto di vino dalle enoteche dopo le 18, a differenza di quanto invece può avvenire nei supermercati e nei negozi dove la vendita di vino e alcolici non è l’attività principale (gastronomie, macellerie).

«I Vignaioli –  spiega Matilede Poggi, presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti – come molte altri operatori del settore Horeca e di altre categorie, sono stati pesantemente indeboliti dai mesi di chiusura forzata e dalle norme sull’asporto e sugli orari di apertura di enoteche e ristoranti».

Enoteche “a secco” dalle 18, Coldiretti con Vinarius: «Dpcm discriminatorio»

«Le nuove decisioni del Governo – contina la massima esponente di Fivi – stanno portando pesanti conseguenze su tutta la filiera. Le misure intraprese finora sono per lo più adatte alla grande industria, e dimenticano l’esercito di piccoli produttori artigiani del vino che, con il settore della ristorazione chiuso, ha sofferto più degli industriali che hanno una clientela più diversificata».

La presidente della Federazione Vignaioli indipedenti conclude: «Ribadiamo la necessità di permettere a tutti di riaprire le attività per lavorare in sicurezza, rispettando le regole, e auspichiamo maggiori controlli per garantire che queste vengano rispettate».

Con ristoranti ed enoteche chiusi, Fivi ribadisce dunque la difficoltà in cui versa tutta la filiera e si unisce all’appello di Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, che ha denunciato l’anomalia e chiesto spiegazioni al Governo anche grazie all’interrogazione parlamentare, presentata dall’onorevole Andrea Dara in data 20 gennaio alla Camera.

Resta in silenzio, invece, la quasi totalità dei Consorzi del vino italiano. Accanto all’ente di tutela del Brunello di Montalcuno e dei vini dei Colli Euganei si sono schierati, di recente, anche Asolo Montello e Consorzio del Chieretto e del Bardolino.

Dalle 18 il vino si compra in macelleria ma non in enoteca. E i Consorzi? Muti

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Enoteche “a secco” dalle 18, Coldiretti con Vinarius: «Dpcm discriminatorio»

Meglio tardi che mai. Coldiretti si schiera con Vinarius contro il divieto di asporto di vino da parte delle enoteche dalle ore 18, previsto dall’ultimo Dpcm del Governo. «La chiusura anticipata discrimina ingiustamente le oltre 7 mila enoteche presenti in Italia nei confronti di negozi alimentari e supermercati ai quali resta correttamente consentita la vendita dei vini».

Così il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare «l’esigenza di una coerente interpretazione dell’ultimo DPCM per evitare di danneggiare un settore da primato del Made in Italy che vale oltre 11 miliardi all’anno». Proprio ieri l’editoriale di WineMag.it che denunciava il silenzio attorno l’assurdo provvedimento.

Dalle 18 il vino si compra in macelleria ma non in enoteca. E i Consorzi? Muti

L’entrata in vigore del DPCM del 14 gennaio che vieta dopo le ore 18:00 la vendita con asporto ai bar senza cucina ed a coloro che esercitano prevalentemente il commercio al dettaglio di bevande rischia di tradursi di fatto, come denuncia la Coldiretti, «in una ingiustificata disparità di trattamento per la vendita di bevande alcoliche a discapito delle enoteche».

Infatti, fino al prossimo 5 marzo, l’acquisto dei predetti prodotti – spiega la Coldiretti – potrà essere effettuato anche dopo le 18 presso la grande distribuzione e altri esercizi di vicinato che non abbiano come codici Ateco prevalenti quelli ricadenti espressamente nel suddetto divieto.

Le enoteche – sottolinea la Coldiretti – hanno avuto negli ultimi anni una forte espansione offrendo opportunità di lavoro a molti giovani, sotto la spinta di nuovi modelli di consumo che valorizzano la ricerca della qualità e del legame con il territorio».

Una tendenza, precisa Coldiretti, che «va sostenuta ed incoraggiata nel rispetto delle norme di sicurezza». Il settore del vino è già tra i più colpiti dagli effetti delle misure restrittive anti Covid con la chiusura della ristorazione. Un settore in cui viene commercializzato più della metà in valore delle bottiglie stappate in Italia.

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Dalle 18 il vino si compra in macelleria ma non in enoteca. E i Consorzi? Muti

EDITORIALE – Silenzio assordante dei Consorzi del vino italiano in seguito all’ultimo Dpcm (16 gennaio 2021) e alle proteste degli enotecari di Vinarius, che hanno scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo una rettifica della norma. Per effetto del decreto, le enoteche non potranno vendere vino da asporto a partire dalle ore 18.

Divieto che non vale per negozi non specializzati come supermercati (grande distribuzione), ma anche macellerie e gastronomie. Insomma, per tutte quelle attività con Codice Ateco diverso dal 47.25 (“Commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati”) ma che comunque vendono vino e alcolici.

Mentre il Consorzio Tutela Vini Montefalco tira dritto per la sua strada e continua a investire nella pubblicità dell’e-commerce istituzionale (“vini a prezzi di cantina” recita l’ultimo spot, alla faccia dell’Horeca), a condividere la posizione di Vinarius sono il Consorzio del Brunello di Montalcino e l’ente Vini dei Colli Euganei.

Nulla di eclatante, anche in questo caso: condivisione sui social della lettera firmata dal presidente Vinarius, Andrea Terraneo indirizzata a Conte, senza ulteriore commento o “virgolettato” di protesta.

Il Dpcm 16 gennaio mette Enoteche contro Supermercati. Vinarius: «Noi discriminati»

Tutti gli altri in silenzio, insomma, come se andasse bene così. Bocche cucite non solo nei Consorzi, ma anche nei sindacati, nelle associazioni e nelle Federazioni come Coldiretti, Confagricoltura e Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. E se fosse accaduto il contrario?

La risposta arriva dalla Lombardia ed è già nella storia. Lo scorso ottobre, la giunta guidata da Attilio Fontana è stata costretta a eliminare il divieto di vendita di alcolici dalle ore 18 nei supermercati, dopo la valanga di proteste arrivate in poche ore al “Pirellone” da produttori (e Consorzi, Chianti in testa) di mezzo Paese.

In questo senso, la Grande distribuzione organizzata dimostra così di essere, per l’ennesima volta, il settore su cui vige un’ipocrisia dilagante tra produttori e Consorzi del vino italiano: polvere dorata, da mettere sotto il tappetto. Non se parli e non la si irriti, purché continui a vendere. Anche a discapito dell’Horeca. Cin, cin.

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Covid e Dpcm: la lettera aperta del barista al Governo che vale più di mille proteste

Lettera aperta al governo italico

Buonasera, mi chiamo Pier Strazzeri e sono un semplice barista di provincia.

Ci tengo a dirvi che ancora una volta avete preso decisioni senza neppure conoscere le dinamiche dei lavori che oggi andate a fermare. Non giudico assolutamente se andava o meno fatto questo blocco poiché non ho le competenze per decidere una cosa così importante.

Ma se solo vi foste consultati con qualcuno che conosce come funzionano bar e ristoranti avreste fatto meno danni di quelli prodotti oggi. Ci avete tenuti sulle spine per più di tre giorni per poi pubblicare il decreto stamane rimandando le spiegazioni a stasera.

Nel frattempo io, come tantissimi miei colleghi, mi sono dovuto organizzare sospendendo ordini alimentari già da lunedì e mi sono attrezzato per finire fusti di birra e bottiglie di vino senza aprirne di ulteriori per non buttarle via.

Ho chiesto umilmente ai miei clienti se potevano cambiare la loro scelta di piadina per non dover aprire un arrosto che domani avrei buttato. Ho fatto un pessimo servizio col sorriso sulle labbra e ho ricevuto tantissimi “non c’è problema”. Poi voi dite che si comincerà da venerdì.

Ma voi sapete i danni che fate con queste decisioni? Sapete che dopo tre giorni di fatica domani per poter assolvere al mio compito dovrò decidere se continuare a chiedere ai miei clienti di “accontentarsi” anziché scegliere liberamente oppure aprire nuovi fusti, nuove bottiglie e nuovi salumi che da venerdì dovrò buttare?

Sto già fatturando il 39% e con questa mossa potrei dover buttare via derrate per un valore superiore all’incasso di domani. L’altra volta fu una fuga di notizie a far scappare la gente in stazione. Oggi avete creato voi il “giovedì liberi tutti”.

Perché domani chiunque sarà libero di tornare a casa, spostandosi dalla zona rossa magari tornando in una gialla. E poi dite che avete dato un giorno in più per dare modo alle attività di organizzarsi. Ma come caspita ragionate?

Secondo voi per organizzarmi potevo aspettare il discorso di stasera? Uscite ogni tanto dall’Italia parallela in cui vivete. Uscite dal ristorante e dal parrucchiere di Montecitorio. Perché voi di come funzionano le cose ne sapete come io ne so di virologia.

Avete questa convinzione che noi si stia in piedi con il delivery e l’asporto. Ci avete fatto lavorare fino alle 24 e ci siamo adattati. Ci avete fatto lavorare fino alle 18 e ci siamo adattati. Ci siamo adattati ogni volta. Ci avete fatto lavorare dicendo continuamente alla popolazione di non uscire di casa.

Accetto il lockdown perché ci sono problemi ben più gravi della mia chiusura. C’è gente che muore sola ed è una cosa inimmaginabile da sopportare. Però la prossima volta che deciderete le mie sorti e quelle dei miei colleghi fatemi uno squillo che ne parliamo.

Pier Strazzeri – Bar Castello di Abbiategrasso (MI)

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