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Cantina La Versa: Giv non partecipa all’asta. Cavit in pole su Pirovano

cantina la versa fallimento asta giv cavit oltrepo paveseFuori uno. Gruppo Italiano Vini (Giv) non parteciperà all’asta per l’acquisizione della cantina pavese La Versa. Lo assicura in una nota inviata a vinialsupermercato.it la Spa veronese di Calmasino, mediante la portavoce Tiziana Mori. Tra le domande che dovranno pervenire al curatore fallimentare Luigi Spagnolo entro le ore 17 di venerdì 25 novembre, non ci sarà dunque quella della prima azienda vitivinicola italiana, già titolare di 15 cantine sparse per il Belpaese e implicata in importanti “partecipazioni strategiche” a livello mondiale, dagli Usa al Regno Unito, passando per Francia, Germania e Belgio.

A meno di sorprese dell’ultima ora, si riducono a due i potenziali acquirenti della cantina di Santa Maria della Versa. Con Cavit, Cantina Viticoltori del Trentino, che secondo i ben informati sarebbe in vantaggio su Cantine Pirovano, Srl di Calco (Lecco) già proprietaria dal 1997 di Tenuta Bentivoglio a Santa Giulietta, al confine tra Broni e Casteggio. La base d’asta è di 5,6 milioni di euro – oltre imposte di legge – e comprende il marchio, gli immobili e le attrezzature de La Versa Viticoltori dal 1905 Spa, ad eccezione del Wine Point Montescano. Interessate all’acquisto risultano anche due cooperative locali: la Cantina sociale di Canneto Pavese e Terre d’Oltrepò, coop nata dalla fusione delle cantine di Broni e Casteggio, a sua volta già sconvolta da uno scandalo.

IL FALLIMENTO DE LA VERSA
Da possibile salvatore, a cui era stato affidato il rilancio della cantina La Versa, alle accuse di “frode e autoriciclaggio basato su fatture relative a operazioni inesistenti”. Questa la parabola discendente che vede come protagonista Abele Lanzanova, amministratore delegato de La Versa Spa, finito in manette il 21 luglio scorso.

Il giorno successivo, anche la figlia dell’ad, Elena Lanzanova, è stata arrestata dalla Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pavia. Nella sua abitazione sono stati rinvenuti 7 chilogrammi di marijuana. I militari stavano cercando possibili intrecci della donna con le attività illecite del padre, quando hanno scoperto la droga all’interno della sua abitazione di Urago D’Oglio, in provincia di Brescia.

Abele Lanzanova, secondo quanto riportano le forze dell’ordine, “si sarebbe appropriato di ingenti somme sottraendole alle scarse risorse finanziarie della Cantina, peraltro già interessata da procedimenti prefallimentari”. L’ad bresciano avrebbe riciclato denaro per alzare il capitale della cantina, trasferendolo sui conti correnti de La Versa Financial International Spa.

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Scandalo La Versa, Rossetti: “Lanzanova allontanato dal Consorzio e accolto da altri come eroe”

Il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti, commenta così la notizia dell’arresto dell’amministratore delegato di La Versa, Abele Lanzanova. “È un giorno di dolore profondo per l’intero Oltrepò Pavese, un territorio fatto da 1700 aziende vitivinicole di qualità che non vanno buttate tutte in un calderone. Si è decretato nel modo più doloroso – spiega Rossetti – il fallimento di un marchio storico, dopo mesi di speranza creata da un uomo che non era il redivivo Duca Denari che prometteva di essere. Sarà la magistratura ad appurare la sua condotta ma i segnali c’erano e, non a caso, una volta che l’abbiamo misurato, Lanzanova ha ritenuto di uscire dal Consorzio dando grande enfasi al fatto sui giornali. In un territorio normale sarebbe stato isolato da tutti, invece lo hanno accolto altri come un eroe”.

“SERVE UN TAVOLO TERRITORIALE DI CONFRONTO”
Rossetti ricorda che il Consorzio ha fatto tutto ciò che era nelle condizioni di fare per non ostacolare la ripresa di La Versa: “Siamo stati strumentalmente attaccati a mezzo stampa varie volte da Lanzanova, che sembrava diventato l’opinionista fisso di molti giornali, ma abbiamo saputo distinguere. Il Consorzio non ha infatti avviato il decreto ingiuntivo che era nelle condizioni di far scattare per non infliggere il colpo fatale ai soci di La Versa, rimasti ancora una volta vittime delle tante promesse non rispettate e di reati su cui faranno piena luce le autorità preposte”. Sul futuro possibile Rossetti precisa che non è suo compito gestire le aziende degli altri però un suggerimento lo dà: “Ogni volta che si cade è data l’opportunità di rialzarsi più forti, magari imparando a diffidare dai falsi miti e a giocare piuttosto sull’unità d’intenti. Se c’è ciò che divide c’è sempre anche qualcosa che unisce. Il post fallimento La Versa – spiega il presidente del Consorzio – può rappresentare un’occasione per la ripartenza dell’intero territorio e della cooperazione, che certo si gioverebbe di un marchio storico e identitario per portare con fierezza le sue bottiglie di qualità in Italia e nel mondo. Servirebbe un tavolo di confronto territoriale, con il traguardo di un piano d’impresa che anziché basarsi su leadership personali affondi le radici in un lavoro tra professionalità e squadra”.

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Pavia, Cantina La Versa: vino, fatture false e droga. Il declino della famiglia Lanzanova

Avrebbe messo in piedi “un articolato meccanismo di frode e autoriciclaggio basato su fatture relative a operazioni inesistenti”. Con questa accusa è stato arrestato Abele Lanzanova, amministratore delegato de La Versa Spa, cantina attiva a Santa Maria della Versa (Pavia) dal 1905.

Le manette sono scattate giovedì 21. E venerdì anche la figlia dell’ad Lanzanova, Elena, è stata arrestata dalla Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Pavia. Nella sua abitazione sono stati rinvenuti 7 chilogrammi di marijuana. Le Fiamme Gialle proseguono l’indagine in Lombardia e, nelle ultime ore, anche in Emilia Romagna.

I militari stavano ricercando possibili legami tra Elena Lanzanova con le attività illecite del padre, quando hanno scoperto la droga a Urago D’Oglio, in provincia di Brescia, dove abita la donna. La Procura di Brescia ha convalidato l’arresto e fissato il processo per il prossimo 28 settembre. Gravi le accuse mosse ai due famigliari.

Abele Lanzanova, secondo quanto riportano le forze dell’ordine, “si sarebbe appropriato di ingenti somme sottraendole alle scarse risorse finanziarie della Cantina, peraltro già interessata da procedimenti prefallimentari”. Il colonnello Cesare Marangoni e i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Pavia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Abele Lanzanova.

Quattro le persone indagate, oltre all’amministratore delegato. Due le richieste di fallimento presentate dalla Cantina La Versa Spa di via Crispi 15, Santa Maria della Versa, dinnanzi alla Procura della Repubblica di Pavia su istanza di due gruppi di soci e fornitori. Abele Lanzanova, in particolare, avrebbe riciclato denaro per alzare il capitale della Cantina, trasferendolo sui conti correnti de La Versa Financial International Spa.

“Abbiamo cominciato un percorso di rinnovo e di rilancio del marchio e dell’azienda La Versa – si può leggere anacronisticamente sul sito web della Cantina di Santa Maria della Versa -. Presto potrete fruire di tutto il mondo La Versa, vi ringraziamo per la pazienza e per il sostegno”.

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