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Roma Whisky Festival, a Roma il 2 e 3 marzo

Si tiene a Roma, sabato 2 e domenica 3 marzo 2019, presso il Salone delle Fontane all’Eur (via Ciro il Grande, 10) l’ottava edizione di Roma Whisky Festival. Imperdibile appuntamento per tutti coloro che vivono il mondo del whisky, Roma Whisky Festival si conferma un evento ricco di degustazioni, masterclass, seminari sulla mixology, incontri e, per il secondo anno consecutivo, stand dei migliori cognac e armagnac, affidati a esperti del settore con l’obiettivo di creare appuntamenti ad alto contenuto di “spirito”.

Ma anche, per la prima volta, una mostra dedicata al design e all’architettura di una distilleria in costruzione in Scozia. Il tutto con la direzione artistica di Andrea Fofi, affiancato dai whisky consultant, Pino Perrone, Andrea Franco e la scozzese Rachel Rennie.

La passata edizione ha registrato un incremento di pubblico del 15% rispetto al 2017, con circa 4500 visitatori in due giorni, a fronte di 60 aziende di whisky e 10 di cognac e armagnac presenti, oltre alle 10 aziende extra-whisky (food, sodati, bar tools) e i 6 cocktail bar presenti. Oltre 70 i giornalisti accreditati e oltre 2000 le etichette rappresentate con whisky provenienti da: Scozia, Irlanda, Galles, Stati Uniti, Canada, Giappone, India, Francia, Italia, Islanda, Taiwan e Australia.

L’ottava edizione presenterà masterclass di noti brand e ospiti internazionali del mondo della miscelazione, che terranno seminari e talk. Noti già alcuni speaker per i seminari mixology, figure di spicco del bartending internazionale, tra cui Leonardo Leuci del Jerry Thomas Speakeasy, Gabriele Manfredi ex Oriole Bar di Londra e Filippo Sisti della rivelazione milanese Talea. Inoltre, i mini-corsi da 25 minuti sull’ABC del whisky per i neofiti curata dalla Whisky Academy del festival nella figura della Brand Ambassador Chiara Marinelli.

Confermata l’area Cognac e Armagnac, l’area Cocktail Bar rappresentata da 4 note realtà romane (Jerry Thomas Speakeasy, Drink Kong, Argot e Freni e Frizioni) e quella food.

All’interno del salone, come di consueto, ampio spazio dedicato alle bottiglie vintage e rare, presenti quest’anno grazie alla nota casa d’aste online Katawiki. In occasione del Festival sarà anche presentato come ogni anno il nuovo imbottigliamento ufficiale in serie limitata di Roma Whisky Festival, che quest’anno vedrà il whisky scozzese Caol Ila protagonista.

La manifestazione nasce nel 2012 grazie alla passione per gli eventi di uno dei due fondatori, Andrea Fofi e per quella del whisky da parte di Rachel Rennie, ma soprattutto per la mancanza a Roma di un evento sul mondo del distillato.

La compagine si è allargata con l’arrivo di Pino Perrone, Emiliano Capobianco e Andrea Franco e la manifestazione è cresciuta in modo esponenziale, al punto tale da poter essere annoverata tra i Festival internazionali di maggior rilievo.

“L’ottava edizione – sottolinea Andrea Fofi – vuole essere l’edizione delle conferme nonché del preludio a futuri cambiamenti che apporteremo negli anni a venire per rafforzare il Brand RWF sul mercato. La crescita della manifestazione, considerata ormai tra le più importanti a livello internazionale, è evidente e ne siamo fieri e felicissimi. Non possiamo non riconoscere lo sforzo e la fiducia riconosciutaci dalle aziende partecipanti e dal pubblico numerassimo che ci segue durante tutto il corso dell’anno nei nostri eventi e attività di formazione”.

“Fiducia – continua Andrea Fofi – che di anno in anno tentiamo di ripagare attraverso la proposizione di nuovi contenuti: quest’anno ad esempio vi sarà, la Bowmore Room Experience, una mostra dedicata all’architettura e al design nel mondo del whisky presentata dallo studio di architettura Threesixty Architecture di Glasgow, impegnato nella progettazione di una nuova distilleria a Edimburgo. Ma anche la presenza di nuovi ospiti internazionali, momenti di intrattenimento e attività promozionali e di comunicazione sempre più importanti”.

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Bas Armagnac Vs Unconventional Guest

Scoprire e riscoprire. Chissà se è questo che hanno pensato gli organizzatori dell’evento ”Verticale di Bas Armagnac Domain de Labatut de Haut Vs Unconventional Guest” tenutosi lo scorso 31 marzo presso il Bao Bab Caffè di via Pietrasanta 14 a Milano, in cui a 3 Armagnac del Domain de Labatut de Haut sono accostati altri 3 altri distillati anonimi, alla cieca, da svelarsi solo a fine degustazione.

Scoprire.Perché l’Armagnac è probabilmente il distillato più vecchio del mondo, documenti ne attestano l’esistenza (e le proprietà medicinali) fin dal 1310, ma anche poco conosciuto, superato in notorietà sia dal cugino Cognac che dai più noti Rum e Whisky.

Eppure questo distillato, prodotto in un fazzoletto di terra a sud della Francia, in Guascogna, ha molto da raccontare. Scopriamo così che l’Armagnac ha un processo produttivo del tutto particolare. Ottenuto il vino base dai vitigni che nel medioevo furono introdotti nella zona (in prevalenza Ugni Blanc) il processo di distillazione utilizza un alambicco unico e particolare, l’armagnaçais appunto: alambicco continuo a colonna, completamente in rame, che sfrutta una sorta di ”recupero energetico” ante-litteram per preriscaldare il vino che sarà distillato e contemporaneamente raffreddare il prodotto ottenuto. Questi alambicchi anticamente erano posizionati su carri per poter essere trasportati da un Domain all’altro; erano i mastri distillatori a viaggiare fra un possedimento e l’altro, fra una fattoria e l’altra, portandosi dietro la loro attrezzatura. L’armagnac infatti nasce come ”esigenza” di conservare a lungo il frutto del lavoro nei campi (il vino) per poterlo lasciare in eredità a figli e nipoti.

Da qui deriva anche la particolare forma di invecchiamento. Il distillato nuovo, bianco, viene da prima posto in botti di rovere nuove (della Guascogna e della Limousine), dove rimarrà per il tempo che il maestro di cantina reputerà opportuno in base alle condizioni della cantina stessa. Quando la ”parte degli angeli” ed i composti tannici del legno nuovo hanno fatto il loro lavoro l’Armagnac passa in botti già usate precedentemente per proseguire la sua lenta maturazione. Infine, quando il maestro di cantina considererà arrivato il momento ottimale, l’acquavite verrà posta in vetro in grosse damigiane. Eh si, in vetro! E da qui fino all’imbottigliamento finale (non è inusuale trovare millesimi anche risalenti al XIX secolo) le damigiane riposeranno in cantine dette ”Paradiso”.

Leggenda narra che la Regina Giovanna (Reine Jeanne, in francese) dovette scappare da Napoli nel 1347 dirigendosi in Guascogna. Durante il viaggio però una sera venne sorpresa da un’improvvisa tempesta e trovò rifugio nell’abitazione di un mastro vetraio. Il mattino seguente la sovrana chiese al vetraio di mostrarle la sua arte e lui, per dar prova di destrezza, soffiò con tutte le sue forze realizzando una bottiglia enorme da ben 10 litri. La Regina si congratulò e lui decise di dedicare alla Nobil Donna, alla Dama, la sua creazione: la Dame-Jeanne appunto.

Non sappiamo se sia vero, ma fatto sta che le damigiane sono uno dei segreti di questo distillato.

È una scoperta poterlo degustare in verticale: VS, Hors d’Age e Millesimo 1989. Si ha modo di capire l’evoluzione del prodotto. Dai sentori più diretti e più legati all’acquavite d’origine, più fruttati ed all’alcolicità più pungente tipici del VS (invecchiato 2 anni e mezzo) ai sentori più rotondi, complessi, morbidi e legati alle note di tabacco e caffè dell’Hors d’Age (più di 10 anni di invecchiamento). Si chiude col millesimo 1989 che amplifica i terziari, in cui l’alcool da solo calore in bocca ma non lo avverti al naso perché è perfettamente integrato nei profumi.

E poi il confronto con “l’ospite inusuale”, e qui si apre il secondo capitolo della serata.

Riscoprire. Perché svelando le bottiglie scopriamo che si tratta di Grappa, Distilleria Schiavo, Costabissara, Vicenza. Riscoprire la Grappa, prodotto italiano, motivo di orgoglio di casa nostra, come il tricolore o l’inno di Mameli. Distillazione discontinua, alambicchi in rame, bassa pressione, grande attenzione alla materia prima.

La prima, contrapposta al VS, è ”La Quaranta”. Grappa giovane, bianca, ottenuta da vinacce di Cabernet e Merlot. Note floreali e di frutta matura, in bocca è estremamente pulita, morbida ma non carica di glicerina e molto asciutta nel finale.

La seconda, di spalla all’Hors d’Age, è la ”Old’s”. Invecchiata in barrique usate, per mantenere i profumi originali. Cabernet, Merlot, Garganega e Moscato le vinacce di partenza. Il colore è paglierino scarico, al naso è floreale con una spiccata nota di miele d’acacia. Morbida, pulita, profumata anche in bocca con un finale delicato che invoglia alla beva. La grappa che non ti aspetti.

Chiude ”Tentazione”, non una grappa ma un’acquavite di uva. È affiancata al millesimato 1989 ma è un prodotto radicalmente diverso. Ottenuta da Moscato Giallo, Pinot Bianco e Raboso profuma di rosa, di frutta fresca, di fiori bianchi. Tutti profumi che si ritrovano poi in bocca.

Tre assaggi che invogliano a bere grappa, dimenticando lo stereotipo dell’alcolico del nonno, dell’alpino che lo beve per scaldarsi o per lasciarsi andare all’ebbrezza.

”Meravigliarsi di tutto è il primo passo della ragione verso la scoperta”. Parole di Pasteur. Ecco il valore aggiunto della serata, meravigliarsi nello scoprire il semi-sconosciuto Armagnac e riscoprire la Grappa, così vicina eppur così lontana. Perchè non si finisce mai di imparare in generale ed anche nel mondo dei distillati, del vino o della birra.

 

 

 

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