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Canelli Docg, ok del Consorzio: in etichetta dal 2020. Sarà anche Riserva

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CANELLI –
Canelli è Docg. Il Consorzio per la Tutela dell’Asti Docg ha approvato il provvedimento nel tardo pomeriggio di oggi, lunedì 15 aprile 2019. Quella che fino a ieri era una sottozona del Moscato d’Asti Docg, Canelli per l’appunto, diventa una Denominazione di origine controllata e garantita indipendente.

Si chiamerà Canelli Docg o Moscato di Canelli. La scelta, almeno nei primi mesi di vita della nuova Docg, sarà lasciata ai singoli produttori che poi potranno omettere la parola “Moscato”, in etichetta. Il provvedimento è il frutto di cinque anni di lavoro dell’Associazione Produttori Moscato di Canelli, riattivatasi nel 2014.

Un percorso già visto in Piemonte, in epoca recente. Il passaggio del Moscato di Canelli da sottozona a vera e propria Docg ricorda infatti quello del Nizza Docg, prima relegata al ruolo di sottozona della Barbera d’Asti Docg.

“Solo un punto di inizio – commenta il presidente Gianmario Cerutti – che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi a seguire i passaggi in Regione, al Governo e poi a Bruxelles, in attesa della prima bottiglia di Canelli Docg, che potrà essere etichettata nel 2020“.

Poi – continua Cerutti – passeremo alla promozione della nuova tipologia proposta dal Disciplinare: la Riserva, con almeno 30 mesi di affinamento, di cui almeno 20 in bottiglia. Il nostro Moscato si differenzia dagli altri per la sua capacità di migliorare nel tempo. In particolare, dopo tre anni giunge a un percorso di terziarizzazione che conferisce nuovi aromi al nettare, rendendolo davvero unico nel genere”.

Anche per questo il presidente vuole rivolgere un invito ai consumatori, in vista dell’ormai prossima Pasqua 2019: “Bevete un Moscato di Canelli 2017 e vi renderete conto che è ancora più buono di quello d’annata!”

Il Moscato Bianco di Canelli trova il suo abbinamento perfetto con la pasticceria secca, le creme e i dolci a base di frutta. Ingiustamente relegato all’esclusivo consumo con i dessert si sposa in realtà alla perfezione anche a piatti salati, dai formaggi erborinati, alla Robiola di Roccaverano, ai salumi.

LA NUOVA DOCG
La zona del Canelli Docg o Moscato di Canelli è ristretta a 18 Comuni. Restano esclusi Alba, Rocchetta Belbo, Serralunga, Treiso e Trezzo Tinella. Tutti in provincia di Cuneo.

Sarà dunque possibile produrre il Canelli Docg col solo vitigno Moscato Bianco, nei Comuni di Bubbio, Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Castagnole Lanze, Coazzolo, Costigliole d’Asti, San Marzano Oliveto, Moasca e Loazzolo per la provincia di Asti.

Per quanto riguarda la provincia di Cuneo, i Comuni sono quelli di Camo, Castiglione Tinella, Cossano Belbo, Mango, Neive, Neviglie, Santo Stefano Belbo. Il nuovo disciplinare, tuttavia, interessa solo parzialmente i territori dei 18 Comuni in cui è ammessa la produzione.

“In questi anni – sottolinea il presidente Cerutti – il nostro lavoro si è concentrato studi di tipo geologico e microclimatico, utili a identificare solo le aree più vocate alla produzione di Moscato. Un vero e proprio lavoro di ricamo: la Docg vuole infatti essere un provvedimento ulteriormente migliorativo della qualità del nostro Moscato”.

Il disciplinare prevede la possibilità di allevare il vitigno storico di Canelli a partire da un’altezza di 165 metri sul livello del mare e fino a 500 metri. Sono stati esclusi tutti i vigneti con esposizione a Nord, a partire dai 400 metri.

I NUMERI DEL MOSCATO DI CANELLI
I dati più aggiornati della sottozona, riferiti a dicembre 2018, parlano di mezzo milione di bottiglie di Moscato d’Asti Docg Canelli. Ventitré le aziende produttrici, anche se a possedere vigneti all’interno del comprensorio della Docg sono 68 aziende.

“I numeri, in crescita dal 2014 – sottolinea ancora Gianmario Cerutti – dimostrano quanta attenzione ci sia stata a livello locale per questo progetto. Il numero stesso dei produttori iscritti all’Associazione è cresciuto dai 10 del 2014 ai 18 del 2019, interessando anche vignaioli dei Comuni limitrofi”. La riprova che il Canelli Docg è un vero progetto di territorio.

Del resto, la coltura della vite in questo angolo di Piemonte è attestata fin dell’epoca romana. Nel Medioevo, il Moscato arriva nella regione del Nord Italia per trovare una delle sue terre d’elezione. La sua presenza si concentrerà pian piano nelle zone più vocate di Canelli e dintorni, al punto da confondersi nel corso dei secoli, con la vita stessa della comunità.

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Mtv, Testo Unico dell’Enoturismo: “Legge necessaria”

Focus sulla regolamentazione del turismo del vino al wine2wine con il convegno MTV, “Enoturismo: una legge per mettere ordine”, in programma a Veronafiere il 6 dicembre alle ore 16.30. A fare il punto sul tema, alla luce dell’approvazione definitiva del Testo Unico del Vino, il presidente del Movimento Turismo del Vino Italia, Carlo Pietrasanta, l’onorevole Colomba Mongiello, il presidente dell’Unione Italiana Vini, Antonio Rallo e il responsabile delle relazioni istituzionali del Movimento Turismo del Vino Italia, Maurizio Pescari.

“Con il Testo Unico del Vino – ha detto il presidente del Movimento Turismo del Vino Italia, Carlo Pietrasanta – il concetto di enoturismo ha ottenuto un riconoscimento che però non è sufficiente sul piano fiscale. Questa norma taglia-burocrazia, infatti, da una parte rappresenta un passo avanti per il settore, dall’altra non fornisce una risposta esaustiva per un fenomeno che, con i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato e 13 milioni di arrivi in cantina, riveste un ruolo chiave per l’economia italiana e il turismo made in Italy. Ora è più che mai urgente lavorare ad un Testo unico dell’Enoturismo”.

Pietrasanta si era già espresso duramente in merito allo “stallo” dell’enoturismo italiano. “L”enoturismo è tricolore, lo si può dire con certezza. Ma è un tricolore francese, non certo il nostro”, tuonava il presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino a commento delle importanti iniziative intraprese in Francia in favore dell’enoturismo. Dichiarazioni che risalgono al giugno scorso. A pochi giorni dall’inaugurazione di fine maggio, a Bordeaux, de La Cité du vin, “La città del vino” francese.

“Il turismo del vino rappresenta un asset strategico per lo sviluppo della nostra vitivinicoltura – ha osservato Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini – che oggi ha bisogno di un nuovo quadro di riferimento normativo in grado di supportarne lo sviluppo con regole adeguate. Dopo il grande lavoro portato avanti con successo sul Testo Unico del Vino sono convinto che abbiamo costruito tutte le premesse di carattere politico e istituzionale per favorire un percorso più snello per la condivisione di una normativa dedicata al turismo del vino, oggi richiesta da tutte le nostre imprese”.

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Il Testo Unico per il Vino è legge

“Il Testo Unico per il Vino è legge. La Camera ha approvato, a soli due mesi dal passaggio iniziale e dopo l’ultima votazione al Senato, la prima regolamentazione certa e completa a livello europeo del nostro comparto. Un testo organico di 90 articoli che fanno del vino l’unico prodotto dell’agroalimentare ad avere una disciplina di questo tipo, che chiude un iter di tre anni di lavoro nel corso dei quali la filiera si è presentata unita in ogni confronto. Le istituzioni e le forze politiche hanno dimostrato una nuova attenzione e disponibilità al dialogo che ha dato vita ad un documento di cui siamo certamente soddisfatti”.

Così Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini, commenta l’approvazione definitiva di oggi da parte della Camera dei Deputati del Testo Unico della Vite e del Vino che era stato già approvato il 17 novembre con voto unanime da parte del Senato. Ora il testo è legge e contiene numerose delle istanze che UIV, insieme alla filiera, aveva proposto, sulla scorta delle esigenze espresse dalle imprese, come: lo snellimento burocratico, la semplificazione ed il miglioramento dell’efficienza del sistema dei controlli, la rivisitazione del sistema sanzionatorio (con l’introduzione della diffida e del ravvedimento operoso che per la prima volta vengono applicati in agricoltura).

Sono molte altre le novità introdotte da questa legge: l’istituzione di un registro unico dei controlli; l’introduzione di ulteriori strumenti di tracciabilità del vino (con sistemi telematici di controllo); alcune semplificazioni per la tenuta dei registri dematerializzati; il riconoscimento del vino e dei territori viticoli come patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare (vigneto sentinella del territorio); la salvaguardia da parte dello Stato dei i vigneti in territori soggetti a rischio idrogeologico e di pregio paesaggistico, storico, ambientale; la definizione più rigorosa di vitigno autoctono italiano.

Fissati i criteri generali del Testo Unico – spiega il presidente Rallo – ora si apre il lavoro sui regolamenti attuativi che andranno a normare nei dettagli temi molto importanti quali: i piani di controllo dei vini a Denominazione d’Origine e Indicazione Geografica, l’etichettatura, la gestione dei contrassegni di Stato, i Consorzi di Tutela. L’auspicio è che la filiera si mantenga compatta anche in questa fase di confronto con il Ministero: la stesura dei regolamenti attuativi rappresenta, infatti, un percorso importante e strategico al pari della norma generale”.

“Ringrazio gli Onorevoli parlamentari di tutti i gruppi politici, il Ministro Martina, il Vice Ministro Olivero, i dirigenti e i collaboratori del Ministero, per l’impegno profuso – conclude Antonio Rallo. In particolare, desidero esprimere la nostra gratitudine ai relatori: l’On. Massimo Fiorio e la Senatrice Leana Pignedoli, per aver contribuito, insieme ai presidenti On. Luca Sani e Sen. Roberto Formigoni, ad accelerare il complesso iter legislativo della legge”.

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Ttip e Ceta: Unione Italiana Vini per il sì al trattato

“Un successo della diplomazia europea che apre prospettive molto interessanti per i nostri vini nel mercato canadese e che, sono certo, aiuterà la chiusura degli altri importanti accordi di libero scambio, primo tra tutti il Ttip”.

Con queste parole Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini (UIV) ha commentato il benestare del Belgio al Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada che pesa complessivamente 12 miliardi di euro e che apre la strada alla definitiva approvazione da parte dell’Unione Europea di un trattato che, sempre secondo Uiv, “apre prospettive di sviluppo molto importanti per i vini europei ed italiani nel mercato canadese”.

Ceta – evidenzia ancora Unione italiana vini – rafforzerà la protezione dei vini ad Indicazione Geografica, integrando e migliorando l’accordo Wine & Spirits del 2004″.

“Il Canada – spiega Antonio Rallo – rappresenta il quinto mercato di sbocco del nostro export che, in questo Paese, nel 2015 ha fatto registrare un incremento dell’8,4% sul 2014, per un valore di 300 milioni di euro. Grazie alla firma del Ceta, che annullerà i dazi doganali e introdurrà il riconoscimento e la protezione delle nostre Denominazioni di Origine, siamo certi che il valore dell’export dei vini italiani crescerà”.

“Un ulteriore importante risultato dell’accordo col Canada, seppur indiretto – continua Rallo – sarà la spinta propulsiva alla chiusura degli altri importanti accordi commerciali su cui sta lavorando la Commissione Europea, primo tra tutti quello con gli Stati Uniti”. Il prossimo step per la ratifica del Ceta sarà il passaggio al Parlamento Europeo. “Passaggio – conclude Rallo – sul quale però non abbiamo alcuna preoccupazione, soprattutto in virtù delle rassicurazioni raccolte dagli europarlamentari italiani nei giorni scorsi durante il nostro ultimo incontro a Bruxelles”.

TTIP: LE RAGIONI DEL NO
I detrattori del Ttip, che hanno dato vita a un comitato permanente denominato “Stop Ttip”, sostengono con fermezza la “pericolosità” dell’accordo: “Tutti i settori di produzione e consumo come cibo, farmaci, energia, chimica, ma anche i nostri diritti connessi all’accesso a servizi essenziali di alto valore commerciale come la scuola, la sanità, l’acqua, previdenza e pensioni, sarebbero tutti esposti a ulteriori privatizzazioni e alla potenziale acquisizione da parte delle imprese e dei gruppi economico-finanziari più attrezzati, e dunque più competitivi. Senza pensare che misure protettive, come i contratti di lavoro, misure di salvaguardia o protezione sociale o ambientale, potrebbero essere spazzati via a patto di affidarsi allo studio legale giusto e ben accreditato”.

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Testo unico del Vino, ok della Camera. Pressing del Mtv per l’enoturismo

Tutto in uno, uno per tutti. Il percorso di semplificazione burocratica del settore vitivinicolo è al giro di boa, grazie all’approvazione del Testo unico sul vino approvato il 21 settembre alla Camera. Il documento approda ora al Senato. Maggioranza e opposizione unite nel voto per la razionalizzazione, in una sola legge di 90 articoli, di tutte le normative che regolano il settore vino in Italia. Ma non arrivano solo plausi: il Movimento Turismo del vino, per esempio, preme per norme che valorizzino il patrimonio enoturistico italiano. “Con questo provvedimento – commenta Maurizio Martina, ministro delle Politiche agricole – rendiamo il vino italiano sempre più forte e all’avanguardia in Europa. Il Testo unico è frutto di un lavoro parlamentare approfondito e condiviso, che dà alla filiera nuovi strumenti operativi. Avere in una sola norma di 90 articoli tutte le disposizioni, unificando, aggiornando e razionalizzando le leggi esistenti, rappresenta un risultato storico”. “Il testo unico sul vino – evidenzia il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – taglia del 50% il tempo dedicato alla burocrazia che dal vigneto alla bottiglia rende necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti che richiedono almeno 100 giornate di lavoro per ogni impresa vitivinicola per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore”. Moncalvo sottolinea come si tratti “del risultato di una lunga mobilitazione che auspichiamo possa giungere presto ad una approvazione definitiva con la conferma delle semplificazioni introdotte e il rapido esame da parte della Senato, a distanza di oltre due anni dall’avvio dei lavori parlamentari”.

Il testo unico porterà alla semplificazione delle comunicazioni e adempimenti a carico dei produttori, revisione del sistema di certificazione e controllo dei vini a denominazione di origine ed indicazione geografica con un contenimento dei costi, alla revisione del sistema sanzionatorio, l’introduzione di sistemi di tracciabilità anche peri i vini a IGT e norme per garantire trasparenza sulle importazioni dall’estero. “La burocrazia – aggiunge Moncalvo – è considerata dai vitivinicoltori il principale ostacolo al loro lavoro che nel 2015 ha consentito di realizzare un fatturato record di 9,7 miliardi soprattutto grazie all’export che è stato di 5,4 miliardi e risulta in ulteriore aumento del 3% nel primo semestre del 2016″.

COSA CAMBIA
Tra le novità inserite è prevista una disposizione sulla salvaguardia dei vigneti storici al fine di promuovere interventi di ripristino, recupero e salvaguardia specialmente nelle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o di particolare pregio paesaggistico. Nuova è anche la disciplina dell’attività di enoturismo, che riguarda l’accoglienza e l’ospitalità dei turisti presso vigneti e cantine. Tra le principali innovazioni ci sono poi le semplificazioni per le comunicazioni da effettuare all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) in merito alla planimetria dei locali degli stabilimenti enologici. Si prevede poi la facoltà per i vini DOP ed IGP di poter apporre in etichetta la denominazione di qualità, purché autorizzati dal Mipaaf d’intesa con la regione competente e si ribadisce che solo le denominazioni di origine possono prevedere l’indicazione di sottozone, oltre alla coesistenza di più DOCG e/o DOC o IGT nell’ambito del medesimo territorio. Inoltre è stato ridotto da dieci a sette anni l’arco temporale entro il quale un vino DOC può richiedere il riconoscimento DOCG e da quattro a tre le campagne necessarie alla richiesta di cancellazione della protezione qualora le DOP e IGP non siano state rivendicate o certificate.

A tutela del patrimonio viticolo nazionale viene stabilito che possono essere impiantate, reimpiantate o innestate soltanto le varietà di uva da vino iscritte al Registro nazionale delle varietà di viti e classificate per le relative aree amministrative come varietà idonee. Inoltre viene istituito dal Mipaaf uno schedario viticolo contenente informazioni aggiornate sul potenziale produttivo nel quale dovrà essere iscritta ogni unità vitata idonea alla produzione di uva da vino. È poi previsto un sistema sanzionatorio meno soffocante per le imprese grazie ad una risoluzione preventiva delle irregolarità attraverso il ravvedimento operoso, prevedendo la riduzione delle sanzioni amministrative pecuniarie nel caso di violazioni riguardanti comunicazioni formali e qualora non sia già iniziato un procedimento da parte dell’organismo di controllo. Infine vengono previste norme per la produzione e la commercializzazione degli aceti ottenuti da materie prime diverse dal vino e per uniformare la dicitura tra imballaggi e recipienti.

LE REAZIONI: UIV PLAUDE. CRITICHE DAL MTV
“Con l’approvazione unanime del documento – dichiara Antonio Rallo, presidente di Unione Italiana Vini – la Camera dei Deputati ha concluso la prima parte dell’iter necessario per avere una regolamentazione certa e completa del nostro comparto. Il settore chiedeva da tempo una rivisitazione complessiva delle norme con l’obiettivo di eliminare sovrapposizioni e conflitti legislativi, semplificare gli adempimenti burocratici a carico delle aziende assicurando comunque tracciabilità e controlli efficaci, rivedere il sistema sanzionatorio al fine di renderlo più equo anche attraverso l’introduzione, per la prima volta in agricoltura, di due importanti istituti, la diffida e il ravvedimento operoso. Il Testo Unico risponde adeguatamente a queste attese. Ora – conclude Rallo – il testo approderà al Senato. Il nostro auspicio è che venga approvato nella sua interezza senza ulteriori interventi, avendo lavorato di comune accordo le forze politiche, le parti sociali e il ministero per arrivare a un documento completo e totalmente condiviso”.

“Finalmente il concetto di enoturismo è entrato nel Testo Unico del Vino – dichiara il presidente del Movimento Turismo del Vino, Carlo Pietrasanta (nella foto) – ma non possiamo ancora dirci completamente soddisfatti. Manca infatti tutta la parte fiscale che regoli la nostra attività (art. 86bis), stralciata a causa del veto sollecitato da corporazioni che nulla hanno a che fare con la nostra filiera. Grazie soprattutto al lavoro dell’onorevole Colomba Mongiello, che ringraziamo e su cui confidiamo anche per il futuro, sarà possibile, previa segnalazione di inizio attività, somministrare in cantina anche prodotti non cucinati. Auspichiamo ora – ha proseguito Pietrasanta – che l’emendamento tolto possa rientrare attraverso una normativa specificatamente dedicata all’enoturismo, un fenomeno che rappresenta la front-line nel rapporto tra produttori e fruitori del vino italiano, con 13 milioni di arrivi in cantina e un fatturato di circa 2,5 miliardi di euro l’anno”. “Volendo guardare al bicchiere mezzo pieno – ha aggiunto Pietrasanta – un lungo passo avanti è stato fatto, nel bicchiere vuoto brucia invece la constatazione che non si sia trovata una soluzione definitiva in un testo che doveva rappresentare la sola e completa norma di riferimento per il settore vitivinicolo. Resta la speranza che la chiusura non sia definitiva. Siamo perciò fin da ora disponibili ad un incontro collegiale affinché si arrivi a una vera legge sull’enoturismo”.

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