Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Val de Loire Millésime 2022 tra certezze (Cabernet Franc) e novità a Champtoceaux e Anjou

Val de Loire Millésime 2022 tra certezze (Cabernet Franc) e novità a Champtoceaux e Anjou

A Val de Loire Millésime 2022, i vini ottenuti da Cabernet Franc in purezza si confermano ad alti livelli a Saumur-Champigny, tanto quanto a Chinon e Bourgueil. Le novità arrivano dalla zona occidentale della Valle della Loira, dove Champtoceaux ha avviato il procedimento per il riconoscimento di Cru Communaux del Muscadet (già in etichetta, come consentito dalla legislazione francese).

Nel distretto di Anjou, lungo le sponde dell’affluente Layon, continua invece l’affermazione dei vini secchi da Chenin (localmente chiamato Pineau de la Loire). Una tipologia che si fa sempre più largo all’interno della nota denominazione di vini dolci Coteaux du Layon.

Questi i trend in evidenza in occasione dell’ultima “passerella” dei vini della Loira. Ad ospitare la stampa internazionale che ha preso parte a Val de Loire Millésime 2022 è stata la città di Angers, patrimonio Unesco e capoluogo del dipartimento del fiume Maine.

TUFFEAU E SAVOIR-FAIRE: I MIGLIORI CABERNET FRANC DI SAUMUR-CHAMPIGNY

Poco spazio per Sancerre in questa edizione della kermesse. In compenso, è salita in cattedra l’Aoc Saumur-Champigny, parte integrante del triangolo delle meraviglie del Cabernet Franc della Loira, assieme a Chinon e Bourgueil.

Al di là della qualità indubbia dei vini della zona, è interessante l’approccio dei produttori locali a una varietà tutt’altro che semplice da lavorare. Oltre alle basse rese, la catalogazione dei vini 100% Cabernet Franc Aoc Saumur-Champigny prevede due macro-categorie, legate alle caratteristiche della beva.

Si passa dai “Vin léger“, (quasi) tutto frutto e agilità, ai “Vin complexe“, per l’appunto più “complessi” e adatti a un medio-lungo affinamento. La vera discriminante è tuttavia il suolo, composto da Tuffeau. A dispetto del nome non si tratta di tufo vulcanico, bensì di un composto calcareo-sabbioso robusto, ma facile da lavorare.

Non a caso è stato utilizzato per la costruzione dei famosi castelli della Loira. Diverse cantine, case, chiese e cunicoli sono stati scavati nel Tuffeau, creando un sistema di Troglodytes (Trogloditi) lungo 1.500 chilometri, unico in Europa. È tra queste spettacolari caverne che molti vignerons della Loira accolgono gli enoturisti.

Il Tuffeau è il risultato di depositi di organismi fossili e sabbia sul fondale del mare che, nel Mesozioico, copriva interamente la Valle della Loira. Una componente che si riflette nei fini Cabernet Franc di Saumur-Champigny.

Altra prerogativa dei rossi locali è la tecnica di vinificazione, con i vignaioli impegnati a non eccedere nell’estrazione. Preservando ed esaltando, piuttosto, i primari della varietà. Tracce evidenti di queste caratteristiche nei migliori Cabernet Franc degustati a Val de Loire Millésime 2022.

Una ventina di ettari allevati in biodinamica per la cantina che riesce a convincere più di tutte – trasversalmente tra bianchi e rossi – a Val de Loire Millésime 2022. In particolare, questo Franc in purezza nasce da Clos du Château, connotato da viti di 60 anni. Frutto, freschezza, sapidità, perfetto equilibrio tra estrazione e slancio ne fanno oggi un vino di estrema eleganza e raffinatezza, tanto quanto dal luminoso futuro.

“Vin léger” che, per concentrazione del frutto e potenziale, si avvicina molto al concetto di “Vin complexe”. Brilla nella categoria per precisione e succosità del frutto, nonché per la capacità di risultare, al contempo, pieno ed estremamente godibile. Pronto e di prospettiva.

Colore che si avvicina al rosato intenso e chiarisce subito l’intenzione del giovane Paul Pisani-Ferry: un “Vin Léger” tutto su frutto e primari, che esalti il suolo con prevalenza calcarea. Missione centrata al naso e al sorso. Uno di quei vini che piace trovare nel frigo, tornati dal lavoro.

Altro “Vin Léger” che sintetizza suolo, varietale e savoir-faire del vigneron in maniera ineccepibile. Naso-bocca su ottima intensità del frutto rosso. Beva sorretta da una spina dorsale minerale elegantissima, che chiama il sorso successivo, assieme alla vibrante freschezza. Giovane e di prospettiva.

Forse non è un caso se questa etichetta riesce più di altre a rendere l’idea del “Vin complexe” ottenuto da Cabernet Franc, nell’ambito della denominazione. A produrlo è la presidente del consorzio locale, Amélie Neau. Parte della massa trascorre 18 mesi in legno.

Una scelta che regala al vino un volume importante, unitamente alle note di frutta rossa più matura del resto dei campioni. Profilo del sorso ricco e pieno, senza rinunciare all’agilità di beva. Vino che può ancora affinare, perfetto per abbinamenti importanti.

Les Poyeux richiama il nome della località in cui le viti di Cabernet Franc affondano le radici tra Tuffeau, argilla e sabbia. Un terreno dalla composizione più “calda” rispetto ad altri della zona, tanto da dare accenti particolari e distinguibili al nettare prodotto da Céline Sanzay, ben oltre la trama tannica elegante e distesa.

Netti accenti floreali, di violetta, sul frutto pienamente maturo, oltre a tinte d’agrume rosso, si aggiungono al corredo classico dei Franc di Saumur-Champigny. Il risultato è un vino che premia ancora una volta la beva, pur risultando più stratificato e opulento di altri. Alto gradiente di gastronomicità, per un etichetta con tanta vita davanti.

Solo cemento per il Cabernet Franc di Loïc Terquem, che risponde ai complimenti senza falsa modestia: «È la prova che si possono fare grandi vini sulla sabbia». Nulla di più vero. Quello di “Encore” è il naso più intenso, ricco e materico tra i Franc dell’Aoc.

Ricordi di prugna e amarena sul frutto rosso grondante di succo anche al palato, in cui una freschezza elettrica riequilibra il sorso e rende la beva irresistibile. Precisione e finezza abbinate ad intensità e potenza, qui in maniera magistrale.

CHAMPTOCEAUX, L’ULTIMA FRONTIERA DEL MUSCADET DI NANTES

Dalle certezze dei Franc di Saumur-Champigny, ai desiderata dei produttori al confine tra le sottoregioni di Angers e Nantes, il passo è breve a Val de Loire Millésime 2022. L’idea dei vignaioli di Champtoceaux è infatti quella di dar vita a un nuovo Cru Communaux (Cru comunale), che porti il nome della località e valorizzi le specificità locali del Melon de Bourgogne.

Champtoceaux sarebbe l’unico tra i Crus Communaux a trovarsi nell’areale del Muscadet Coteaux de la Loire. Un modo per distinguere l’espressione locale del vitigno, allevato da 14 produttori, da quelle del Muscadet Sèvre et Maine e del Muscadet Côtes de Grandlieu.

«In Coteaux de la Loire – spiega a winemag.it Benoit Landron di Domaine Landron Chartier – non ci sono vigne ovunque. Le piante sono collocate solo nei posti migliori, sulla base dell’analisi del terreno. Riteniamo che Champtoceaux meriti il riconoscimento di Cru Communaux per la presenza di parcelle che già vinifichiamo separatamente, in grado di dare caratteristiche uniche al Melon».

«Il procedimento – continua Landron – è già avviato e giungerà a compimento nei prossimi 2, 3 anni. Il governo francese ci ha autorizzato a mettere già sull’etichetta il nome Champtoceaux, per aiutare i consumatori a familiarizzare con l’espressione particolare del Melon de Bourgogne da suoli ricchi di micascisti, gneiss, leptinite e anfibolite».

 

In questa zona il microclima è favorevole per la vite, grazie alle sferzanti correnti fresche provenienti dall’Oceano Atlantico, anche d’estate. «Abbiamo selezionato solo alcuni appezzamenti di terreno – commenta ancora Benoit Landron – definendoli Cru Champtoceaux. Come i cru vicini di Clisson, Gorges, Château Thébaud e così via, la nostra zona ospita dei terroir superbi».

Ciò implica una selezione rigorosa delle parcelle, un lungo invecchiamento sui lieviti di almeno due anni e uve di qualità impeccabile. I vini di Champtoceaux sono morbidi, setosi.

Da giovani profumano di frutta fresca, agrumi, pesca e fiori d’arancio. Con l’età, sviluppano note di spezie ed erbe come timo, salvia e liquirizia. Delicate note amaricanti e una leggera sapidità completano un quadro di equilibrio fresco ed elegante».

Da provare, su tutti, l’Aop Coteaux de la Loire Muscadet 2018 Champtoceaux di Domaine des Génaudières (nella foto, sopra) Il Melon de Bourgogne della cantina di Le Cellier, nota anche come Athimon et Ses Enfants, sfodera un naso d’agrume e pesca, frutta a polpa gialla e bianca.

Al palato estremo equilibrio tra pienezza del frutto e freschezza, sinonimo di una perfetta epoca di raccolta delle uve, precoce ma non prematura. Aiutano, certamente, i 24 mesi trascorsi sui lieviti, ben oltre il “disciplinare” degli Champtoceaux. Uno dei quei vini capaci di rappresentare alla perfezione chi lo produce, nello specifico la vigneron independant Anne Athimon.

IN COTEAUX DU LAYON SI PUNTA SULL’ANJOU BLANC: CHENIN SECCO IN 5 CRU

Più che un vero e proprio trend di Val de Loire Millésime 2022, una conferma: ad Anjou e, in particolare in Coteaux du Layon, zona rinomata per la produzione di vini dolci che può contare sul 1er Cru Chaume (100 ettari, 30 produttori) e sul Grand Cru Quarts de Chaume (30 ettari, 18 produttori), è ormai data per assodata la produzione di vini secchi da Chenin.

Patrick Baudouin, patriarca dei vigneron del distretto di Anjou, è tra i più strenui sostenitori del binomio dolce-secco. Ritiene, infatti, che le due tipologie possano, anzi debbano, convivere. «Così facendo – risponde Baudouin alla domanda di winemag.it – si innalza la qualità dei vini dolci. Prodotti, a maggior ragione della coesistenza con i vini secchi, solo nelle annate davvero favorevoli».

Sono quasi 20 anni che ad Anjou (e in Coteaux du Layon) ci si interroga su quale debba essere lo stile dei vini bianchi secchi da Chenin. Al di là delle tecniche di vinificazione (malolattica sì, malolattica no? Acciaio o legno? Quale?), i produttori hanno convenuto sulla necessità di identificare 5 Cru dell’Anjou Blanc: Ronceray, Ardenay, Pierre Bise, Bonnes Blanches e Saint Aubin.

I vini da cru, già etichettati come tali ma non ancora approvati dall’Institut National de l’Origine et de la qualité (Inao) – come Champtoceaux per il Muscadet Coteaux de la Loire – occupano una quota rilevante del vigneto dell’Anjou Blanc: ben 100 ettari sui circa 800 complessivi. Ecco i migliori della degustazione di winemag.it a Val de Loire Millésime 2022.

Vanessa Cherruau (nella foto, sopra) è uno dei volti nuovi della denominazione, ma ha già le idee chiare. Ha scelto la biodinamica per far esprimere al meglio le proprie vigne e regalare vini di terroir. Espressione sincera del vitigno, dell’annata e del suolo di Ronceray (il cru più promettente, almeno dagli assaggi effettuati, tra quelli in fase di approvazione), dal nome della locale abbazia, sulla collina di Quarts de Chaume.

Non fa eccezione Zerzilles, il cui nome richiama l’appezzamento condiviso con Patrick Baudoin, Domaine de la Bergerie e Cédric Bourrez. Scisto e arenaria per un bianco tesissimo, dal finale minerale. Da non perdere anche l’Aoc Anjou Ronceray 2020Grande pièce di Chateau de Plaisance, altro manifesto dei nuovi cru allo Chenin.

Scisto degradato su suolo argillo gessoso per questo bianco di grande dinamicità. Colpisce per l’espressione abbondante, generosa del frutto esotico, riequilibrata da una splendida spalla acida. Ottima anche la persistenza, che ne esalta la gastronomicità. Ottimo rapporto qualità prezzo.

Un “vino naturale”, per definizione degli stessi produttori, ottenuto dalla vigna più vecchia a disposizione del Domaine (60-100 anni), a Bellevigne en Layon. Eddy e Mileine Oosterlinck – Bracke, di origini belghe, riescono a mettere in bottiglia uno Chenin che rompe la barriera del tempo.

Pare uscito dagli anni Novanta, per l’utilizzo di un 50% di legno nuovo e per l’importante concentrazione del frutto. Ma al contempo vibra della freschezza elettrica che ha reso celebre il vitigno nel mondo. Vino con le spalle larghe, come quelle di Eddy. Una chicca: solo 1.310 bottiglie.

Convince per la purezza delle note fruttate lo Chenin di Domaine de la Tuffière. Alle note d’agrumi perfettamente maturi (pompelmo, arancia) che marcano il profilo fresco e teso del sorso, si accostano ricordi di mela e pesca bianca.

A far da sottofondo, una mineralità stuzzicante. Dopo un ingresso sulle durezze, centro bocca e chiusura si distendono in un allungo setoso, pieno, che esalta ancor più la perfetta maturità delle uve. Gioventù da vendere: le note vanigliate leggere andranno a uniformarsi ulteriormente al corredo.

Non può mancare tra i migliori Anjou Blanc quello del pioniere Patrick Baudouin (nella foto, sopra). Un vino che definisce e conferma il carattere unico del terroir di Roncery. Esaltandolo all’ennesima potenza. Freschezza affilata e pienezza del frutto di dividono il palco di questo Chenin.

A legare il sorso, dall’ingresso alla chiusura, quella nota minerale, pietrosa, dettata dalla ricca presenza di scisto nel suolo. C’è un fil-rouge netto che lega questo vino all’Aoc Anjou 2020 “Zerzilles” di Chateau de Plaisance. Una sorta di passaggio di consegne in atto tra generazioni diverse, da Patrick Baudouin alla giovane enologa Vanessa Cherruau. Il futuro dell’Anjou Blanc è luminoso.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Se ami Pinot nero devi assaggiare il Diolinoir, incrocio creato in Svizzera

Il Valais Aoc Diolinoir 2014 des Promesses di Kreuzritter Kellerei, letteralmente Cantina dei Crociati, è molto più di una semplice etichetta di vino rosso svizzero. È il modo col quale tutti gli amanti del Pinot Nero internazionale possono avvicinarsi al raro vitigno Diolinoir, incrocio creato in Svizzera con la varietà Robin Noir.

Nel 1970, l’istituto di ricerca Agroscope di Pully, nel canton Vaud, è riuscito a intensificare il colore del Pinot Nero, incrociandolo per l’appunto con il Robin Noir. Il vitigno, originario del nord dell’Isère, in Francia, è stato scoperto nel 1870 ed è a sua volta un incrocio – questa volta naturale – tra il Tressot della Borgogna e la Mondeuse blanche, rarissima varietà della Savoia (Savoie Aoc).

Il Diolinoir è noto anche col nome di Rouge de Diolly. Solo 102 gli ettari complessivi nel Valais. Una regione in cui a dominare è proprio il Pinot Noir, con 1.420 ettari sui 4.800 totali. I viticoltori locali, oltre ad utilizzarlo negli assemblaggi, lo apprezzano per la sua resistenza alla botrite.

LA DEGUSTAZIONE

Il Valais Aoc Diolinoir des Promesses di Kreuzritter Kellerei, prodotto in un’annata tutt’altro che semplice nel Vallese, come la 2014, si presenta nel calice di un rosso rubino con accenni granati. Il naso è intenso e generoso, giocato principalmente su preziose note di frutti rossi.

In grande spolvero i frutti di bosco come i lamponi e le fragoline, tipiche del Pinot Nero, su un letto di ciliegie perfettamente mature. Leggero apporto di spezie, che donano verve a un quadro succoso, molto invitante. Molto ben integrato il legno, che aggiunge complessità con leggeri accenni tostati.

L’ingresso al palato è tutto appannaggio del frutto, in un gioco sinuoso tra succosità e croccantezze. Centro bocca fresco e salino, prima di un allungo altrettanto fresco, ancora una volta connotato da un’elegantissima speziatura. Ottima la persistenza, che rende il Diolinoir di Kreuzritter Kellerei ancora più adatto a piatti di carne e selvaggina.

Interessante la storia di questa cantina famigliare, situata a Salgesch e ormai ben avviata al cambio generazionale, con la guida passata nelle mani dell’enologo Jonas Cina (nella foto).

Il nome “Cantina dei Crociati” non è casuale. La famiglia si impegna infatti a rispettare “le migliori virtù dei cavalieri” come “amore, fedeltà alla tradizione e al lavoro dei padri, impegno per l’ambiente in difesa della linfa vitale della vigna e promozione della cultura del vino”.

Categorie
news news ed eventi

L’Anteprima del Chiaretto diventa internazionale

Torna L’Anteprima del Chiaretto. Domenica 8 e lunedì 9 marzo la Dogana Veneta di Lazise (Verona) ospiterà la dodicesima edizione. In degustazione ci sarà l’annata 2019 del Chiaretto di Bardolino, il vino rosato ottenuto da uve Corvina che nasce sulla sponda veronese del lago di Garda, insieme con il Valtènesi, il rosato della riva lombarda, a base prevalentemente di Groppello.

Quest’anno, inoltre, L’Anteprima del Chiaretto diventa internazionale. Per la prima volta in assoluto ospiterà i vini della nuova annata dell’AOC francese Tavel. Definito da Honoré De Balzac “il re dei rosé” il Tavel è una denominazione situata nella Valle del Rodano che prima fra tutte, a partire dagli anni ‘30 del Novecento, ha previsto esclusivamente vini rosé all’interno del proprio disciplinare.

“Ad accomunare i produttori gardesani e quelli francesi di Tavel – dice il presidente del Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino, Franco Cristoforetti – è l’origine storica dei rispettivi vini rosa, che risale in entrambi i casi all’epoca romana”.

La manifestazione è organizzata dal Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino in collaborazione con il Consorzio Valtènesi e il Comune di Lazise.

Il banco d’assaggio sarà aperto al pubblico dalle 10 alle 18 la domenica e dalle 14 alle 18 il lunedì. Insieme con i vini della nuova annata 2019, ai tavoli dei produttori saranno disponibili anche il Chiaretto di annate precedenti e il Chiaretto Spumante. In tutto i vini in degustazione saranno più di cento.

Categorie
Vini al supermercato

Sauternes 2011 Grande Réserve, Chateau Haut Monteils

(4,5 / 5) Si avvicina al massimo dei voti – pardon, dei “cestelli della spesa” – il Sauternes 2011 Grande Réserve di Chateau Haut Monteils, passito francese in vendita nei supermercati Carrefour Italia. Già perché “passito”, in Francia, è sinonimo di Sauternes.

Un vino unico, ottenuto grazie a particolari condizioni microclimatiche e all’azione di una muffa “buona”, la Botrytis Cinerea. Dei dettagli parleremo tra poco, quando approfondiremo la tecnica di vinificazione di questa etichetta. Facciamo prima parlare il calice.

LA DEGUSTAZIONE
Un bell’oro sgargiante, limpido, luminoso, colora il vetro che si riempie del Sauternes 2011 Grande Réserve di Chateau Haut Monteils. Al naso è più complesso che intenso. La nota principale è quella della frutta a polpa gialla matura, sotto sciroppo: pesca, albicocca. La vena dolce, mielosa, è quella attesa.

Buona la finezza dei sentori che, man mano, emergono dal calice. Primi fra tutti quelli che portano la mente alla terra bagnata, al muschio e al sottobosco, appena dopo la pioggia. Ma anche alla maggiorana.

Percezioni che “rinfrescano” il naso, in piacevole contrasto con quelle “calde” del miele millefiori e dei frutti maturi. Un corredo, quest’ultimo, reso ancora più ricco dai richiami ai datteri freschi e al burro d’arachidi e di nocciole.

E anche se non manca una certa pungenza, riconducibile a spezie come lo zafferano, sono i ricordi di idrocarburo a rendere ancora più tipico questo Sauternes Grande Reserve 2011. Della componente Sauvignon del blend percepiamo chiaramente il caratteristico “bosso” e il floreale di ginestra.

Al palato, il nettare entra con meno incisività rispetto al previsto. Il calore è contenuto e l’intensità dei sentori (oltre alla loro natura, a metà tra la frutta matura e il balsamico) risulta corrispondente al naso: non certo esplosiva. Nel retro olfattivo, ricordi di camomilla in infusione e richiami erbacei freschi, di angelica.

Un Sauternes garbato, in definitiva, questo Grande Réserve di Chateau Haut Monteils, che di corrispondente ha anche il prezzo, commisurato al suo valore. Pochi euro per un prodotto “d’ingresso” in un mondo infinitamente complesso, soprattutto per i portafogli dei più.

Consigliamo di abbinare questo Sauternes a dei bocconcini di pane e gorgonzola, a formaggi erbonati oppure a dolci come le crostate di frutta, anche se a fine pasto non stanca da solo. Perfetto con foie gras, pollame, carni bianche, pesce in salsa e Roquefort.

LA VINIFICAZIONE
Come tutti i Sauternes, anche il Grande Réserve 2011 è ottenuto da uve Sémillon, Sauvignon e Muscadelle. La tecnica di vinificazione prevede un parziale affinamento delle uve in barrique. Uve che vengono pressate mediante l’utilizzo di una pressa pneumatica. Il succo ottenuto viene raffreddato, al fine di conservare gli aromi e facilitare la sedimentazione, senza l’apporto di solfiti.

Una parte del raccolto viene vinificata in tini di acciaio a temperatura controllata. Un’altra parte affina minimo 24 mesi in vasche di cemento. La terza ed ultima, proveniente dalle vigne migliori, è interamente vinificata in botte.

Ancora più importante sono le condizioni di arrivo delle uve in cantina. La raccolta, fatta esclusivamente a mano, inizia di solito a metà settembre e può concludersi a novembre.

A seconda della stagione sono necessari da 3 a 6 tentativi per selezionare solo le uve migliori, colpite dalla Botrytis Cinerea, la cosiddetta “muffa nobile”.

Giornate soleggiate e notti umide favoriscono il proliferare di questo fungo, che attaccando la buccia contribuisce ad “asciugare” gli acini e a concentrare gli zuccheri. La Botrytis, tuttavia, non si sviluppa in maniera omogenea su tutto il grappolo.

Per questo sono necessari diversi passaggi di raccolta. Alla fine della vendemmia, ogni vite produce da 1 a un massimo di 3 bicchieri di vino. Solo cinque Comuni della zona Sud di Bordeaux possono fregiarsi dell’Aoc: Sauternes, per l’appunto, Fargues-de-Langon, Bommes, Preignac (dove si trova Chateau Haut Monteils) e Barsac.

Prezzo: 12,99 euro
Acquistato presso: Carrefour

Categorie
Vini al supermercato

Verticale di Chateauneuf du Pape da Auchan: quando il supermercato regala emozioni

(4,5 / 5) Continuate pure a chiamare “enologia di serie B” quella dei supermercati. Fatto sta che l’ignoranza in materia vinicola della maggior parte degli addetti delle catene della grande distribuzione organizzata è capace di regalare vere e proprie emozioni.

Una prova? La presenza di bottiglie di Chateauneuf du Pape di annate differenti sullo scaffale dei punti vendita Auchan. Avete capito bene: proprio Auchan offre l’inconsapevole ebrezza di una “verticale” del rosso Aoc tra i più rappresentativi della Francia, ottenuto nella zona meridionale della Valle del Rodano da uve Grenache, Syrah, Mourvèdre e Cinsault.

La catena francese, che in Italia tratta col giusto riguardo la viticoltura transalpina, con un’accurata “Selezione” di vini d’Oltralpe dallo sgargiante rapporto qualità prezzo, si perde in un bicchier d’acqua: quello della corretta rotazione delle vendemmie sullo scaffale. Regalando a vinialsuper la possibilità di raccontare un’emozionante “mini verticale”.

Prima un paio di precisazioni, per i meno esperti. Vi è mai capitato di “scavare” sul fondo degli scaffali dei supermercati alla ricerca di scadenze meno ravvicinate alla data nella quale avverrebbe l’acquisto? Certamente sì.

Lo fate con lo yogurt, con l’insalata. Ma anche con le brioche. Ecco il punto: i vini sullo scaffale dei supermercati andrebbero trattati dagli addetti alla stregua dei cornetti della Mulino Bianco.

La regola è semplice: first in, first out. Il pacco di crostatine all’albicocca con scadenza più ravvicinata alla data di potenziale acquisto deve essere esposto davanti a quelle con scadenza meno prossima. Così dovrebbe accadere al vino: la vendemmia 2015 davanti alla 2016, in modo da terminare le scorte di bottiglie più “vecchie” prima di iniziare a vendere quelle “nuove”. Ahinoi, così non accade.

Le “rotazioni” della merce, ovvero la velocità con quale si svuota lo scaffale, sono (o dovrebbero essere) tali da non rendere sempre necessario il “giro delle scadenze”: i banchi si svuotano indipendentemente dalla scadenza della merce esposta, se gli ordini sono tarati in base alle rotazioni. Esattamente quello che non è successo nel caso dello Chateauneuf du Pape della Selezione Auchan.

IL CASO
Due le vendemmie presenti a banco: la 2009, esposta sul fondo dello scaffale, tra la polvere; e la 2014, facilmente reperibile sopra all’etichetta prezzo e acquistabile senza alcuno sforzo. Un errore madornale che, ripetuto in larga scala, costringe le catene a ridurre i margini di guadagno sulle singole referenze.

Considerando che la maggior parte dei vini presenti sullo scaffale dei supermercati sono di pronta beva, ovvero consumabili al top della forma nel giro di un uno o due anni dalla data di vendemmia indicata in etichetta, immaginate a che prezzo (scontato) dovrebbero essere venduti i vini di annate vicine all’aceto.

Col rischio, peraltro, di far percepire male al consumatore non solo il brand posto in sottocosto, ma l’intera Denominazione di appartenenza. Fortunatamente non è il caso dello Chateauneuf du Pape della Selezione Auchan, che si conferma vino dal grande potenziale evolutivo in bottiglia. Anche al supermercato.

LA DEGUSTAZIONE
La vendemmia 2014 (13,5%) si presenta nel calice di colore rosso rubino. Lascia perplesso, di primo acchito, la percezione olfattiva di un potenziale spunto acetico.

Un’acescenza in fase primordiale che, con l’ossigenazione, si dilegua in maniera definitiva. Il vino si apre su note di confettura di frutti rossi, su sottofondo terziario.

Non mancano una mineralità salina e una componente vegetale di macchia mediterranea, definibile nel sentore di rosmarino. L’affinamento in legno regala invece sentori altalenanti tra il cuoio e la balsamicità dolce del miele d’acacia.

L’ingresso in bocca del Chateauneuf du Pape 2014 della Selezione Auchan è caldo, sempre giocato sui frutti rossi, in un crescendo di struttura e mineralità. Il tannino è vivo ma equilibrato, soffice: ricorda il cacao bagnato. Anche l’alcolicità è equilibrata e non infastidisce la beva. Bel vino, che lascia tuttavia qualche dubbio sul potenziale evolutivo.


La vendemmia 2009 (14%) tinge il calice, come atteso, di un rosso granato impenetrabile. Il naso è appannaggio della balsamicità: terziari conferiti dall’affinamento in legno, vegetale spinto tra la macchia mediterranea (di nuovo rosmarino) e la resina di pino. Mirtilli sotto spirito, pepe nero a zaffate.

Al palato stupisce per l’acidità ancora viva. Lo Chateauneuf du Pape 2009 della Selezione Auchan mantiene un gran corpo e un piacevole calore. Lungo nel retro olfattivo, su note di frutti rossi. All’apice della curva evolutiva, regala belle emozioni a tavola, soprattutto per chi ha la pazienza di attendere le sfumature del calice. Da consumare entro la fine dell’anno, per non perdere il bel ricordo di un grande vino francese.

Prezzo: 13,90 euro
Acquistato presso: Auchan

Categorie
Vini al supermercato

L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut, Sieur d’Arques

(4,5 / 5) Capita spesso di leggere, prima di stendere la recensione di un vino, le impressioni della casa produttrice riportate sulla controetichetta. A tal proposito il vino in questione, come tanti reperibili sugli scaffali dei supermercati Lidl, non regala un ventaglio dignitoso di informazioni. Ma da una più attenta analisi sul web, il sito tedesco della catena di (ex) discount, suggerisce un accostamento de L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut (sboccatura gennaio 2016) agli antipasti.

Umili, almeno per una volta, i tedeschi. In realtà, questo Metodo Classico acquistabile per meno di 6 euro da Lidl, supera alla grande la nostra prova del calice. Candidandosi “sul campo” ad abbinamenti ben più strutturati d’un semplice entrée. E, non ultimo, a una menzione particolare tra le bottiglie “qualità-prezzo” acquistabili nel panorama italiano della Gdo.

Una spuma corposa, bianca, lascia presto spazio al giallo paglierino di uno spumante che rivela – già alla vista – buone caratteristiche. Il perlage, ovvero la “bollicina”, è fine e l’effervescenza è persistente. Al naso, L’Impertinente Crémant de Limoux Brut si presenta spavaldo: una carica intensa di sentori che richiamano, assieme, l’esotico e l’agrumato. Il leitmotiv è quello della crosta di pane e del burro, tipico dei lieviti. Poi cocco per la parte esotica; pompelmo e scorza di arancia e limone per la parte “acre”, unita a sentori (più vaghi) che ricordano il sidro di mele.

L’impronta minerale all’olfatto non manca, ma sarà ancora più evidente al palato. E’ qui che L’Impertinente da il meglio di sé. Giustificando il nome. Di fatto, eleganza mista a carattere: ecco spiegata l’accattivante etichetta. La “bolla” di questo Brut francese è di quelle che si fanno sentire, ma senza infastidire. A sorprendere è soprattutto la struttura di uno spumante che rischia davvero di essere preso sottogamba, per il prezzo al pubblico. E non è un discorso legato all’alcolicità, che si limita ai canonici 12,5%. Acidità viva, rotondità al limite della “poca morbidezza” e uno spunto minerale di rilievo spostano la lancetta verso durezze che raccontano un’equilibrio non canonico, quasi da ossimoro. L’equilibrio dell’impertinenza, per l’appunto.

Di nuovo le note fruttate d’agrume, che s’uniscono stavolta a una chiusura tutt’altro che facile, capace di riportare alla mente tra le più austere delle nocciole. Il finale è lungo, persistente. Debitamente e coerentemente impertinente. Detto ciò, quanto all’abbinamento: beh, fatene un po’ ciò che vi pare, a una temperatura di servizio tra i 6 e gli 8 gradi. Purché non si tratti d’un banale aperitivo, che finirebbe sovrastato. D’impertinenza.

LA VINIFICAZIONE
Poco nulla è dato a sapersi sulle specifiche relative alla vinificazione de L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut. Quello che sappiamo per certo è che la base di questo spumante Metodo Classico francese è costituita da uve Chardonnay, con la possibile aggiunta – a completamento della cuvée – di Mauzac (nota a livello locale col nome di Blanquette) e Chenin Blanc, così come previsto dal rigido disciplinare della denominazione Crémant Aoc (Appellation d’origine contrôlée), diffusa nella zona sudovest della Francia, ai piedi dei Pirenei, nota appunto col nome di Limoux.

La produzione di Cremant è tuttavia consentita anche in Alsazia, Loira, Jura, Die Bordeaux e Borgogna. Non si tratta ovviamente di Champagne, ma le caratteristiche del clima e del terreno consentono la produzione ottimali di ottimi vini bianchi.

Interessante, oltre al prodotto L’Impertinente, anche il produttore. Si tratta di La Cave Sieur d’Arques, bella realtà con base nel Limoux che commercia vini di tutte le fasce prezzo, arrivando a punte di eccellenza riconosciute dalle maggiori guide nazionali francesi.

Sieur d’Arques si trova a 25 km dal borgo medioevale di Carcassonne ed è un player importante nel mondo del vino della Linguadoca-Rossiglione, dove è considerata una dei pionieri. La Cave des Vignerons di Sieur d’Arques ha sviluppato sin dagli 80 gli attuali 2800 ettari di vigneto, tutti appartenenti all’AOC.

Prezzo: 5,99 euro
Acquistato presso: Lidl

Categorie
Vini al supermercato

Gewurztraminer Vin D’Alsace Aoc, Pierre Chanau

Partiamo da un punto fermo: Pierre Chanau non esiste. O, meglio: non è il nome del vigneron francese che produce il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée che vi sarà capitato di scorgere sugli scaffali di una catena francese di ipermercati. Rewind. Fate mente locale. Dov’eravate? Ve lo diciamo noi: da Auchan. “Chanau”, di fatto, non è altro che l’anagramma di “Auchan”. Si diverte (anche) così la famiglia Mulliez, che detiene il marchio della grande “A”, a sua volta parte della costellazione Adeo. Il vino bianco che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it rientra infatti tra quelli de “La Sélection”, “La Selezione” di vini realizzata da Auchan per i suoi clienti. In particolare, la vendemmia è la 2012. “Espressione del terroir e del sovoir-faire del produttore – si legge sul collarino apposto alla bottiglia – abbiamo degustato e selezionato per voi questo vino dall’eccellente rapporto qualità-prezzo”. Sveliamo l’ultimo ‘segreto’, prima di passare all’analisi gusto olfattiva: se Pierre Chanau non esiste, allora chi produce questo Gewurztraminer alsaziano? Vi spieghiamo anche questo. E’ la Wolfberger di Eguisheim, caratteristico borgo di 1.600 anime del dipartimento dell’Alto Reno, nel centro-sud della pregiata area vitivinicola francese. Cinquantotto milioni di euro il fatturato annuo del colosso Wolfberger, scelto non a caso da Auchan, anche per la sua consolidata esperienza nel mondo del vino, nel quale opera dal 1902.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée Pierre Chanau si presenta di un bel giallo dorato, ancora più intenso di quanto potessimo aspettarci. Al naso, gli evoluti sentori di albicocca sciroppata ricordano quelli di certi pregiati Viognier francesi e dei migliori passiti italiani (non prendeteci per “pazzi” se ci sbilanciamo in una citazione altisonante del Ben Ryé Donnafugata).

Sono questi a emergere maggiormente, in un corredo olfattivo ricco, intenso e complesso, che spazia dalla frutta esotica (ananas, mango maturo e gli immancabili litchi), alla scorza d’arancia. Completano il quadro fini sentori di spezie come pepe rosa e chiodi di garofano. Un olfatto più che soddisfacente, che preannuncia un palato sorprendente.

Di fatto, a sostegno della pregevole pulizia delle note fruttate fresche già avvertite al naso (in perfetta corrispondenza gusto-olfattiva) interviene una sostenuta mineralità, già in ingresso. Il Gewurztraminer Vin D’Alsace Appelation Alsace Contròlée Pierre Chanau si apre poi deciso ma soave sulla frutta matura. Chiude infine minerale, rivelando una decisa sapidità. Come direbbero in Francia: chapeau. Perfetto accompagnamento per pietanze piccanti, questo Gewurztraminer della Selezione Auchan può essere accostato con facilità alla cucina etnica indiana o thai. Provatelo, per esempio, con un pollo al curry. O con un formaggio saporito e speziato.

Prezzo: 5,59 euro
Acquistato presso: Auchan

Exit mobile version