A S’Abba ‘e S’Alinu, il mare sembra destinato a rovesciarsi sulle montagne, da un momento all’altro. Quella linea blu sottile all’orizzonte sovrasta le cime e toglie il fiato, dall’omonimo vigneto di Antichi Poderi di Jerzu. Muovendosi verso gli 800 metri d’altitudine, pare d’essere immersi in una Jacuzzi. Con l’acqua salata pronta a riempirla in un baleno, scivolando dentro dai bordi. Giochi di prospettiva che abbracciano una terra dove tutto ha un nome. E dove ogni nome ha un perché. Come S’Abba ‘e S’Alinu: “S’Abba” è l’acqua di sorgente; “S’Alinu” è l’ontano, una pianta che cresce lungo i torrenti di cui ha sempre più sete questa terra.
Il sole di mezzogiorno – caldo, anche ad ottobre – accende le schegge di scisto ai piedi delle piante di Cannonau, tanto da farle somigliare a una distesa di cocci di vetro. Luccichii a intermittenza capaci di mescolare luoghi e memorie. Quello che potrebbe sembrare un angolo d’Alta Rioja, è invece il teatro dei più ambiziosi progetti della cooperativa di 408 soci distribuiti in una decina di comuni dell’Ogliastra, la costa e l’entroterra più selvaggio della Sardegna. Sette milioni di euro di fatturato e una ridistribuzione degli utili che, anche in tempi difficili per il mercato del vino, garantisce la sopravvivenza della viticoltura in aree a serio rischio di abbandono.
BACCU IS BAUS, BACCU S’ALINU E CINQUESSE: I CANNONAU DI PUNTA
«Grazie alla zonazione dei vigneti dei nostri soci – spiega con gli occhi persi all’orizzonte Franco Usai, direttore commerciale della 74enne cantina di via Umberto I – sono nati in passato vini come Marghia, Chuerra e Josto Miglior, dedicato al nostro fondatore. Da oltre cinque anni, il concetto delle macrozone si è evoluto. Siamo andati ancora più a fondo nell’analisi delle parcelle dei nostri Sardegna Doc Cannonau, individuando ulteriori eccellenze all’interno di ogni singola zona, come qui a S’Abba ‘e S’Alinu». Ecco dunque gli ultimi vini da “macro cru”. Ovvero Baccu Is Baus, Baccu S’Alinu e Cinquesse, la cui etichetta omaggia la nota artista sarda Maria Lai. «Il concetto di terroir – continua Usai – non è solo legato al suolo, ma anche alle competenze e all’interazione dell’uomo con la natura».
«Provo ogni volta delle emozioni nell’osservare colori e luci che si susseguono a perdita d’occhio, dal mare fino alla montagna, racchiudendo il senso del nostro territorio. In 15 minuti si può partire dalla spiaggia e arrivare alle sommità di un monte, incontrando sul tragitto i piccoli appezzamenti dei nostri soci». Un percorso che si traduce in una solida gamma di vini, territoriali e autentici. E in crescita qualitativa, di annata in annata, anche grazie alla consulenza dell’enologo Franco Bernabei. L’uso sempre più frequente del cemento e del legno grande, insieme al progressivo abbandono della barrique o a un suo utilizzo meno marcante, sta rendendo i vini di punta Baccu Is Baus, Baccu S’Alinu e Cinquesse vere e proprie gemme della Sardegna enoica.
ANTICHI PODERI DI JERZU: CANNONAU CERTEZZA, VERMENTINO FRONTIERA
Quello di Antichi Poderi di Jerzu è un puzzle bucolico che ha superato scossoni e burrasche tipiche di una terra da sempre sulla difensiva; mai abbastanza unita nel presentare all’Italia (figurarsi all’estero) le proprie eccellenze assolute. La cooperativa nuorese si è messa alle spalle il drastico calo delle superfici vitate della Sardegna degli anni Ottanta. Oggi è un autentico baluardo della grande tradizione vinicola sarda e del Cannonau, che guarda al Vermentino come nuova frontiera.
«I nuovi trend di consumo e la crisi generalizzata dei vini rossi – sottolinea il presidente Marcello Usala – non ci hanno toccato più di tanto. Il nostro Cannonau tiene, ma è importante pensare al Vermentino come a un’opportunità, in un’epoca in cui i vini bianchi vengono sempre più prediletti dai consumatori». Difficile, però, convincere i soci, in questa fetta di Sardegna legata a doppio filo al Cannonau. Le resistenze, certo, non mancano. Ma le azioni del management di Antichi Poderi di Jerzu sta dando i suoi frutti, coinvolgendo i viticoltori con ottime remunerazioni delle migliori uve a bacca bianca. Al punto che, al Vermentino, la cooperativa dedica ben tre etichette riservate all’Horeca.
La punta di diamante è Filare, ottenuto da una sapiente vinificazione in tonneau di rovere francese: un “SuperVermentino” che si regge sulla spina dorsale acido-sapida, lasciando al legno il ruolo di stratificare il sorso, ancora più gastronomico (tutt’altro che sbagliato osare nell’abbinamento con le carni bianche o la cucina orientale, speziata) e mostrando a tutti quanto Jerzu possa essere (anche) terra di ottimi vini bianchi. Alle sue spalle nella gamma Lucean le Stelle, volto agrumato, teso e sapido del Vermentino della Linea Il Fondatore. Un vino che chiama l’estate e, in cucina, i frutti di mare e i piatti di pesce. C’è poi Telavè (linea Selezione), che cattura l’attenzione col suo naso aromatico e convince con la freschezza di un sorso che invoglia la beva.
PODERI DI JEZU: PRIME PROVE SU UN (SORPRENDENTE) METODO CLASSICO
Se il terzetto del Vermentino è destinato a crescere in volume, un altro progetto potrebbe vedere la luce nei prossimi anni. Antichi Poderi di Jerzu sta infatti sperimentando, ormai da un quinquennio, sul Metodo classico. L’idea di inserire uno spumante nella gamma di vini della cooperativa stuzzica la presidenza e la direzione commerciale. Ma l’ipotesi di riversare sul mercato l’ennesimo spumante charmat generico, da un territorio che non vanta grandi tradizioni spumantistiche, non convince. Da qui la ferma decisione di virare su uno Champenoise, con affinamento sui lieviti medio-lungo. Guardando al Trento Doc denominazione italiana modello.
Il team enologico guidato da Franco Bernabei è andato tuttavia ben oltre, proponendo ad Antichi Poderi di Jerzu – al posto dello scontato Vermentino – due varietà di uva non certo avvezze alla Sardegna: Riesling italico e Petit Manseng. Il primo è diffusissimo in Oltrepò pavese, dove è vinificato con il Metodo classico dalla cantina Calatroni – l’etichetta è “Inganno 572”, Vsq Brut – con ottimi risultati. «Qui da noi matura benissimo», assicura il duo Usai-Usala.
Il secondo, più aromatico, è stato da poco ammesso alla coltivazione sull’isola e trova in Toscana un antesignano, ne “L’Eccezione” Brut Nature di Podere La Regola (ottenuto in realtà da una cuvée del “parente” del Petit Manseng, il Gros Manseng, con lo Chardonnay). Un’opportunità in più, il futuro Metodo classico di Antichi Poderi di Jerzu, per crescere all’estero rispetto all’attuale quota del 17%. Rafforzando un marchio che ha tutte le carte in regola per essere già considerato simbolo dell’isola, grazie a Cannonau e Vermentino.
Jerzu Antichi Poderi
Via Umberto I, 1
08044 Jerzu (Nuoro)
Tel. +39 0782 70028
Email info@jerzuantichipoderi.it
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.