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Trentino, ore contate per la cimice asiatica: dai laboratori Mach arriva la vespa samurai

Sono una ventina i siti al momento individuati in Trentino in cui verranno effettuati i lanci della vespa samurai utili a contrastare la diffusione della cimice asiatica marmorata. Il gruppo di lavoro della Fondazione Edmund Mach, in collaborazione con il Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (UniTrento-Fem), ha però in programma di raddoppiare le prime immissioni dell’antagonista, che avranno inizio dalla metà di giugno.

I punti sono stati distribuiti in tutte le zone a maggior presenza della cimice asiatica, cercando di garantire rilasci in Val di Non, Piana Rotaliana, Val di Cembra, Val d’Adige, Valsugana, Vallagarina, Alto Garda e Valle Laghi.

All’inizio del mese di aprile, nell’ambito dello specifico progetto per la lotta biologica Swat, finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, l’allevamento del Trissolcus japonicus specializzato nel parassitizzare le uova di cimice sulla base del primo prezioso nucleo di microvespe da moltiplicare arrivato dal Crea.

Nonostante l’emergenza Covid-19 ricercatori e tecnici sono, dunque, in piena attività, soprattutto dopo il via libera ai rilasci della Conferenza Stato-Regioni, e assicurano che la vespina, che si riproduce a spese del suo ospite deponendo le proprie uova all’interno delle uova della cimice asiatica, è assolutamente innocua per l’uomo e per gli altri organismi.

In particolare, saranno rilasciate 100 femmine di vespa samurai T. japonicus, in ambienti semi-naturali caratterizzati da presenza di colture agrarie (frutteti), margini boschivi e a ridotto input chimico che permetteranno alla specie di insediarsi nel territorio.

A seconda della disponibilità di ovature di cimice è intenzione del gruppo di lavoro Fem incrementare il numero di siti. I lanci verranno effettuati in concomitanza con il picco della deposizione delle uova da parte della cimice asiatica (giugno-luglio) in modo da massimizzare il successo dell’operazione. La tempistica precisa verrà stabilita in base ai dati del monitoraggio.

In parallelo sta procedendo l’allevamento della cimice: ad oggi grazie al piano di raccolta che ha coinvolto i cittadini sono stati raccolti oltre 17 mila esemplari che hanno già prodotto oltre 1200 ovature. Ma la raccolta non si è fermata, anzi l’obiettivo è raggiungere quota 30 mila.

L’assessore provinciale all’agricoltura, Giulia Zanotelli, esprime grande soddisfazione per questo ulteriore traguardo che sarà raggiunto a breve con i lanci della vespa samurai.

“Si tratta del frutto di un percorso che ha visto Provincia, Fondazione Mach e mondo agricolo lavorare fianco a fianco – evidenzia Zanotelli – arrivando anche all’istituzione negli scorsi mesi del Piano provinciale di contrasto alla cimice i cui contenuti sono già stati in larga parte attuati”.

“Ringraziamo la Fondazione Mach del grande lavoro svolto, sottolineando che la stessa sta lavorando tra le altre cose anche sulla lotta biologica alla Drosophila suzukii. Sul tema più generale delle fitopatie l’Assessorato non è mai stato fermo in questi due anni e continuerà a portare avanti con i soggetti preposti progetti e dialogo”, conclude l’assessore provinciale.

Sulla spinta dell’emergenza cimice asiatica, è stata recentemente promulgata una nuova normativa nazionale (Gazzetta Ufficiale 05/09/19, del D.P.R. 5 luglio 2019 n. 102). La nuova legge, dopo anni di chiusura totale, regola l’immissione sul territorio di specie e popolazioni non autoctone ed i criteri per tali immissioni ai fini di lotta biologica sono contenuti in un successivo decreto attuativo pubblicato nel mese di aprile 2020.

Il Crea di Firenze, come capofila nazionale del tavolo di lavoro sulla lotta biologica alla cimice asiatica, ha prodotto uno specifico studio di valutazione del rischio al fine di richiedere la definitiva autorizzazione al rilascio della microvespa samurai.

Lo studio è stato quindi consegnato alle regioni, che nei giorni scorsi hanno sottoposto la richiesta formale al Ministero dell’Ambiente.  Si tratta delle province di Trento e Bolzano, e delle regioni Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto.

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Mele Valtellina, allarme Coldiretti: raccolto dimezzato a causa della cimice asiatica


SONDRIO –
Raccolta delle mele a rischio in Valtellina. Lo annuncia Coldiretti Lombardia, secondo cui la cimice asiatica sta assaltando i meli, con danni fino al 50% della produzione. Una stima che arriva proprio oggi, terzo sciopero mondiale per il clima, sulla base delle segnalazioni degli agricoltori della provincia di Sondrio che devono fare i conti per la prima volta con questi insetti pericolosi.

Il loro moltiplicarsi è dovuto proprio ai cambiamenti climatici. La cimice asiatica sta investendo campagne e città, causando danni in Italia stimati per ora in circa 250 milioni di euro alle produzioni di mele, pere, kiwi, ma anche pesche, ciliegie, albicocche e piante da vivai.

“In Valtellina non era mai accaduto in passato”, conferma Bruno Delle Coste, produttore e Presidente della Cooperativa Melavì alla quale conferiscono più di 300 aziende agricole del territorio.

Le cimici – continua – stanno attaccando le piante a macchia di leopardo: in un frutteto può succedere che si trovino sugli alberi centrali, non ci siano su quelli vicini e ricompaiano su altri a decine di metri di distanza. I frutti vengono bucati e non possono essere più utilizzati”.

Gli agricoltori della Valtellina stanno completando la raccolta delle mele rosse e si apprestano a iniziare con quelle bianche. “Gli insetti – precisa Delle Coste – sono comparsi prima nella zona di Ponte in Valtellina, poi poco alla volta hanno risalito tutta la valle, seguendo la fase di maturazione dei frutti in base all’altitudine”.

LE CONTROMISURE

“La cimice asiatica sta provocando disastri alle coltivazioni di tutto il Nord. Abbiamo chiesto al ministro Bellanova l’istituzione di un fondo nazionale straordinario come fatto da parte del governo precedente per la xylella in Puglia”.

È quanto propone Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi al termine dell’incontro di ieri a Roma tra gli assessori all’Agricoltura delle Regioni italiane e il ministro Teresa Bellanova.

Gli assessori all’Agricoltura di Lombardia, Veneto e Provincia Autonoma di Trento, in particolare modo, hanno presentato una proposta unitaria: istituire un fondo straordinario per affrontare il tema della cimice asiatica.

“Oltre alle misure legate all’introduzione di antagonisti naturali, la cui efficacia sarà misurata nel medio lungo periodo – sottolinea Rolfi – servono infatti riposte a stretto giro per sostenere le filiere colpite, l’ortofrutta in particolare, per indennizzare gli agricoltori, per potenziare la comunicazione istituzionale e per finanziare l’acquisto di difese meccaniche e la ricerca in tale ambito”.

“La cimice asiatica sarà la xylella del Nord se il problema non sarà affrontato per tempo. Chiediamo dunque al governo la stessa attenzione e il medesimo impegno”, ammonisce Rolfi.

La cimice marmorata asiatica arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta.

La situazione è drammatica soprattutto al Nord, dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, dall’Emilia Romagna al Piemonte. In Lombardia, spiega la Coldiretti regionale, la cimice è ha attaccato anche le coltivazioni di soia e mais nel Milanese e nel Bresciano e di frutta nella provincia di Mantova.

Per fermare l’invasione della cimice asiatica si attende il via libera del ministero dell’Ambiente che, sentiti il ministero delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali e il ministero della Salute, deve emanare le linee guida per il via libera alla vespa samurai, nemica naturale della cimice, dopo l’entrata in vigore del D.P.R. del 5 luglio 2019 n. 102 che introduce le norme necessarie a prevedere i criteri per l’immissione sul territorio di specie e di popolazioni non autoctone, fortemente sollecitato dalla Coldiretti ai tavoli istituzionali.

“Regione Lombardia – conclude la Coldiretti – ha già dato la disponibilità ad avviare la sperimentazione in materia. Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale, anche con l’avvio di una apposita task force”.

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