Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Ansonica Doc Costa dell’Argentario 2021 Eroica barrique, Santa Lucia (14%).
Fiore: 8.5 Frutto: 9 Spezie, erbe: 9.5 Freschezza: 8 Tannino: 3 Sapidità: 8 Percezione alcolica: 6 Armonia complessiva: 9 Facilità di beva: 7 A tavola: 9 Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni
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Dev’essere uno a cui piacciono le sfide, Philippe Austruy. Quando nel 2012 ha comprato Chateau Malescasse, nell’Haut Médoc, sapeva di dover riposizionare sul mercato un brand fatto a pezzi dai négociant di Bordeaux, in un gioco al ribasso che ne aveva seppellito gli antichi fasti, fin dentro le radici. Si racconta che, forte dell’esperienza sul campo maturata dal 2001 con l’acquisto de La Commanderie de Peyrassol, in Provenza, il magnate francese dell’Healthcare abbia riacquistato tutti i lotti, indietro sino all’annata 2000. Riaccendendo il motore inceppato di uno degli Chateau di maggiore tradizione nella zona.
Quinta do Corte, nel Douro, arricchisce il prestigioso portafoglio di aziende vinicole nel 2013: viticoltura eroica, terrazze da vertigini e un microclima che scoraggia, in tempi di cambiamenti climatici. In quest’ottica, Tenuta Casenuove, poteva sembrare la location perfetta per il più che meritato buen retiro di un’uomo d’affari che, nel 2015, iniziava a intravedere le 70 candeline. Ma neppure per idea. Austruy, figlio di medici e patron di brand come Medifutur, Medipep e Générale de Santé nel campo della Salute, ha ribaltato come un calzino la sua nuova creatura, nel cuore del Chianti Classico.
DAL CHIANTI CLASSICO DI TENUTA CASENUOVE ALL’ANSONICA DELL’ISOLA DEL GIGLIO
Oggi, Tenuta Casenuove è a sua immagine e somiglianza: una cantina con spazi per ristorazione e ospitalità votata al bello, all’arte, al benessere e – come di conseguenza – al vino d’eccellenza. L’etichetta da non perdere è la Gran Selezione 2018. Ma la crescita qualitativa e il cambio di mano riscontrato tra le annate 2019 e 2020 del Chianti Classico e 2018 e 2019 del Chianti Classico Riserva 2018 e 2019 consigliano di inserire Casenuove tra i “crack” della Toscana da bere. Senza dimenticare i meriti di un team giovane e dinamico che vede ai “violini” gli enologi Cosimo Casini e Maria Sole Zoli, e alla direzione l’esperto e appassionato Alessandro Fonseca.
Il prossimo capitolo? È già in parte scritto, sull’Isola del Giglio. Da lì provengono le uve dell’Igt Toscana Bianco Ansonica 2019 “Scoglio Nero”. Ottocentotrentadue bottiglie numerate che segnano l’ingresso di Philippe Austruy nella dimensione dei grandi vini bianchi italiani da suolo vulcanico – anche se in realtà si tratta di un elegantissimo macerato – con quella che ha voluto rinominare Tenuta Isola nel Giglio. Uve che, per ora, vengono vinificate a Panzano, all’ombra del Gallo Nero, in “Galatea” Clayver da 4 ettolitri. Domani, non si sa (sull’isola stessa?). Ogni nuova sfida, in fondo, è già una mezza promessa.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
MONREALE – Riduzione del numero di vitigni ammessi alla coltivazione – che passano da 12 a 4 – e introduzione di nuove tipologie di vini, tra cui gli spumanti Metodo classico e Martinotti (Charmat). Cambia così la Doc Monreale.
Oggi il presidente del Consorzio di tutela, Mario Di Lorenzo, incontrerà la stampa italiana e internazionale nella cittadina patrimonio Unesco, per formalizzare le modifiche al Disciplinare di produzione in occasione di Sicilia en Primeur 2019.
Con lui una delegazione di 8 aziende su un totale di dodici che producono i vini Doc Monreale, che proporranno in degustazione le loro etichette. La vera novità è l’esclusione del Nero d’Avola dalla base ampelografica della Denominazione, in modo da convogliare tutta la produzione del vitigno nella Doc Sicilia.
Un ulteriore segno di attenzione della governance isolana nei confronti di una varietà scelta, assieme al Grillo, per rappresentare la Sicilia in Italia e nel mondo. Dalla vendemmia 2017, infatti, i due vitigni non possono più essere imbottigliati come Igt Terre Siciliane, ma solo come Doc.
LE VARIETÀ AMMESSE
Ma il Nero d’Avola non è l’unica varietà esclusa. Restano fuori dalla Doc Monreale anche Grillo, Chardonnay, Pinot bianco, Nerello Mascalese, Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. Sarà infatti ammesso solo l’utilizzo di Catarratto e Ansonica (Inzolia) per le varietà a bacca bianca e Nero d’Avola e Perricone per quelle a bacca rossa.
Il nuovo corso della Denominazione punta dunque tutto sui vitigni autoctoni. L’unica eccezione è il Syrah, anche se il vitigno di origine francese può essere ormai considerato completamente adattato al microclima del continente Sicilia.
La revisione interessa anche le tipologie di vini che potranno essere imbottigliati come Doc Monreale. Sarà infatti introdotta la versione spumante, sia nella versione Metodo classico – quello che prevede la seconda fermentazione in bottiglia, come nel caso della Franciacorta e dello Champagne – che nella versione Charmat, tipica del Prosecco – singola fermentazione in autoclave -.
Una scelta che risponde all’incremento esponenziale di “bollicine Made in Sicily”, come dimostrano i dati forniti a WineMag.it dall’Irvo, l’Istituto regionale del Vino e dell’Olio di Sicilia. Attualmente le aziende che producono spumanti sull’isola sono una cinquantina per circa 90 etichette, di cui 22 spumanti Rosè e 67 spumanti bianchi.
LA CORSA AGLI SPUMANTI
Secondo il censimento dell’Irvo, nel 2011 le cantine siciliane che producevano vini spumanti erano solo una ventina, per circa 30 etichette. Alcune cantine che operano all’interno della Doc Monreale hanno già avviato da tempo le prime sperimentazioni.
E’ il caso di Alessandro di Camporeale, che presenterà a breve sul mercato il primo Metodo Classico da uve Catarratto. Sarà un Dosaggio Zero o un Extra Brut, vendemmia 2016. Dai primi assaggi effettuati a Sicilia en Primeur l’etichetta – al momento 24 mesi sui lieviti – si preannuncia promettente, soprattutto in termini di longevità. Quattromilacinquecento le bottiglie complessive.
La possibilità di produrre spumanti aumenterà la potenza di fuoco sul mercato della Doc Monreale, al momento ferma alla cifra non certo esorbitante di 50 mila bottiglie. Confermata inoltre la versione rosè.
In questo quadro il Perricone, varietà ostica sia dal punto di vista agronomico che enologico, potrà fungere da vera e propria chicca della Denominazione siciliana. Un autoctono capace di rispondere alla crescente richiesta di varietà locali dei consumatori più attenti.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(4 / 5) Tra gli scaffali del supermercato, ecco una bottiglia che racchiude i profumi e gli aromi del più antico vitigno della Sicilia: l’Insolia, altrimenti conosciuto come Inzolia o Ansonica. In particolare, sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it c’è Insolia 2013 Sicilia Doc, cantina Baglio di Pianetto. Di colore giallo paglierino carico, profuma intensamente di frutta matura (pera) ed esotica, oltre a presentare un’elegante speziatura (noce moscata) e note floreali di ginestra e mandorlo. Al palato si presenta minerale, sapido, con sentori che richiamano nuovamente la frutta matura, questa volta agrumati (arancia). Buono il corpo e l’equilibrio, per un finale che si scopre tuttavia meno persistente di quanto ci si potesse aspettare. L’abbinamento consigliato è quello ai primi piatti a base di verdura, al pesce, ai crostacei e alla carne bianca. Insolia Y Baglio di Pianetto nasce da vitigni a cordone speronato coltivati a un’altezza di 650 metri sul livello del mare, nei vitigni situati nella provincia di Palermo, a Santa Cristina Gela. La vendemmia si protrae dall’inizio alla fine del mese di settembre, con raccolta manuale delle uve in vigna. La resa per ettaro viene ridotta durante la maturazione (vendemmia verde). Dopo la raccolta, le uve Insolia vengono diraspate e sottoposte a macerazione a freddo (criomacerazione), per assicurare la conservazione ottimale degli aromi. La pressatura avviene poi in maniera delicata e, nuovamente a temperatura controllata, avviene la fermentazione per aggiunta di lieviti selezionati. Segue poi una maturazione in acciaio per quattro mesi, prima dell’imbottigliamento, nel mese di febbraio.
Prezzo pieno: 8,58 euro
Acquistato presso: Il Gigante
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