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VinNatur NYC: collettiva del vino naturale italiano a New York

VinNatur NYC collettiva del vino naturale italiano a New York
Due giorni di assaggi, incontri e momenti di riflessione sul vino naturale. Domenica 12 e lunedì 13 gennaio 2025 il Rule of Thirds di Brooklyn di New York ospiterà VinNatur NYCprimo evento collettivo ufficiale negli Stati Uniti. L’Associazione presieduta da Angiolino Maule riunisce vignaioli da tutto il mondo con l’intento di «difendere l’integrità del proprio territorio, rispettandone la storia e la cultura e traendo ispirazione da una forte etica ecologica». Dal 2016, VinNatur si è dotata di un protocollo di produzione che delinea le attività ammesse in vigneto e in cantina. A New York è previsto u
n ricco calendario di degustazioni e approfondimenti su qualità, varietà e pratiche produttive dei vini naturali, che arricchirà i banchi d’assaggio di oltre 200 etichette.

«Questo appuntamento – afferma Angiolino Maule – è sicuramente una grande opportunità per i nostri soci per raggiungere un pubblico sempre più attento e appassionato. New York, con la sua energia e apertura, è il contesto ideale per raccontare la nostra filosofia e costruire legami significativi. Inoltre assistiamo a come nella Grande Mela stia crescendo il numero di enoteche e wine bar che includono vini naturali in mescita e sugli scaffali”. Un trend che si contrappone al rallentamento del consumo di bevande alcoliche negli Stati Uniti e che conferma l’interesse crescente per prodotti autentici, sostenibili e di qualità.

VINNATUR A NEW YORK CON 44 PRODUTTORI

Alla manifestazione saranno presenti 44 produttori che proporranno in assaggio i loro vini ma ci sarà posto anche per una selezione di etichette di altri 24 soci VinNatur servite da esperti sommelier. L’evento sarà aperto al pubblico e agli operatori domenica 12 gennaio dalle 14 alle 18, mentre lunedì 13 gennaio, dalle 10 alle 17, sarà riservato esclusivamente ai professionisti del settore, tra cui buyer, distributori, giornalisti e titolari di ristoranti e wine bar. I biglietti per l’evento e le masterclass, a posti limitati, sono disponibili su Eventbrite.


VinNatur NYC

​Quando: domenica 12 e lunedì 13 gennaio 2025
Dove: Rule of Thirds Restaurant, Brooklyn, New York City
Orario di apertura al pubblico: domenica dalle 14 alle 18, lunedì dalle 10 alle 17
Ingresso: biglietti acquistabili online dal mese di novembre

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Vi.Na.Ri, Vignaioli Naturali Riuniti a Milano: no alla fusione tra VinNatur e Vi.Te


Uniti nella buona e nella cattiva sorte, «per evitare l’autodistruzione». Ma ognuno a casa propria, dopo 48 ore di convivenza sotto il tetto di Studio Novanta, in via Mecenate 88/A, a Milano. Vi.Na.Ri, acronimo di Vignaioli Naturali Riuniti, evento andato in scena nel capoluogo lombardo il 12 e 13 febbraio, poteva essere la prova generale di una fusione tra le due associazioni VinNatur e Vi.Te – Vignaioli e Territori.

Invece, come confermato a winemag.it dai presidenti Angiolino MauleGabriele Da Prato, nonché dagli altri referenti delle due compagini Camillo Donati e Sasa Radikon, ognuno correrà per la sua strada, a partire da quest’oggi. Pur condividendo gli obiettivi.

Le premesse per l’annuncio di un matrimonio ufficiale c’erano tutte, anche durante le prime battute della conferenza stampa di presentazione di Vi.Na.Ri, in cui i 4 vignaioli si sono presentati insieme, celebrando l’unione di intenti che ha portato all’organizzazione del primo evento comune a inizio 2023.

LA «LOTTA AGLI ABUSIVI DEI VINI NATURALI»

«Siamo qui per arrivare un giorno a legiferare il vino naturale – sono state le prime parole di Maule – e mandare a casa gli “abusivi” che smettono di fare biologico o biodinamico buttandosi sul naturale per fare quel cavolo che vogliono, sapendo che non ci sono controlli. Basterebbe un’analisi dei pesticidi a uno di questi per sputtanare 20 anni di movimento dei vini naturali. È un momento storico in cui bisogna cercare di stare uniti e costruire il futuro».

VinNatur e Vi.Te, di fatto, rappresentano da sole solo una parte del variopinto panorama delle associazioni che riuniscono in Italia i produttori di cosiddetti vini naturali. Tra le realtà più importanti c’è il Consorzio Viniveri, che attraverso il presidente Paolo Vodopivec conferma a winemag.it di aver ricevuto la proposta di unire le forze a Milano, rispedendola al mittente. Le motivazioni? «Troppo complicate per essere spiegate al telefono». Tant’è.

«Ci abbiamo provato, anche intensamente – ha spiegato Sasa Radikon – a coinvolgere quelli che mancano. Ci divide la volontà. Loro, forse non hanno la stessa visione che noi abbiamo. Questo è un evento storico perché siamo riusciti a farlo. All’interno di un’associazione le teste sono molto diverse e riuscire ad organizzare un evento simile non è assolutamente semplice».

VIGNAIOLI NATURALI RIUNITI, RADIKON: «CI ABBIAMO PROVATO INTENSAMENTE»

Dobbiamo dire la verità: dal primo istante in cui abbiamo cominciato a parlare, nel periodo della pandemia – ha aggiunto il vignaiolo di Oslavia – ci siamo trovati in una condizione idilliaca (con VinNatur, ndr). Tra noi è stato molto semplice.

Sono sicuro che il futuro potrebbe essere quello di unirsi, ma è ancora presto. Al momento siamo due associazioni distinte, ognuno con concetti leggermente diversi e ci siamo riuniti per un bene comune e per il rispetto nei confronti di chi ci chiede una maggiore unità d’intenti».

Intanto, tra i beni comuni dalle due associazioni sono da annoverare 800 euro per ogni singolo produttore che ha aderito all’iniziativa meneghina Vi.Na.Ri, (in totale 150 cantine), in cambio di una postazione (tavolo e una sedia) all’evento di via Mecenate 88/A. Cifra a cui vanno sommati i 25 euro di ingresso a testa per il pubblico (ticket che saliva a 35 euro senza pre-registrazione) e i 40 euro del carnet valido per l’ingresso di due giorni.

Il lato veniale della favola infinita dei “vini naturali” che, a detta del presidente di VinNatur Angiolino Maule, «emozionano sempre e creano conversazione a tavola, a differenza dello Champagne». Vini dai quali «non si può più tornare indietro, una volta provati». Insomma, un atto di fede. Amen.

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Cos’è il vino naturale? A Milano Vi.Na.Ri, un evento per capirlo

Cos’è il vino naturale? Arriva a Milano un evento storico che vede per la prima volta due associazioni unite nell’organizzazione di una manifestazione dedicata al vino naturaleVi.Na.Ri. è la due giorni ideata e organizzata da Vi.Te. e VinNatur, aperta a chiunque ami il mondo del vino naturale, in cui tutte le aziende aderenti rispettano gli stessi requisiti qualitativi e di produzione.

La prima edizione della rassegna, in programma domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023, avrà protagonisti più di 150 produttori in un’unica grande location a pochi passi dall’aeroporto di Linate. Sarà proprio Studio Novanta lo spazio collettore in cui i vignaioli italiani ed esteri potranno presentare i loro prodotti e la loro filosofia enologica e agronomica.

Vi.Na.Ri. nasce a inizio agosto 2020 quando si incontrano Angiolino Maule e Gabriele Da Prato, rispettivamente presidenti di VinNatur e Vi.Te., per gettare le basi di un percorso condiviso.

«È evidente il bisogno di fare chiarezza nel movimento del vino naturale – dichiarano i due presidenti – e si è reso possibile unendo le forze e collaborando per dare maggiore autorevolezza al vignaiolo e al suo messaggio. Da qui un evento congiunto, fuori dagli schemi abituali, che possa trasmettere la voglia dei vignaioli di raccontare e spiegare i territori, le vigne e i vini».

L’obiettivo di Vi.Na.Ri., come spiegano gli organizzatori, «è incentivare nel movimento del “naturale” una fase di profondo rinnovamento, dove le diversità diventano un punto di forza e si trasformano in conoscenze condivise e in nuovi spunti di collaborazione».

«Questo processo di cambiamento sarà rivolto soprattutto ai vignaioli naturali – spiegano le due associazioni Vinnatur e Vi.Te. – perché è fondamentale concentrarsi sulla persona e sul suo lavoro, sulle sue idee e sulle sue scelte: gli unici elementi che possono rendere un prodotto unico e irripetibile. Una strada comune che mette in relazione oltre 300 aziende vitivinicole, che con un’unica voce potranno affermare con chiarezza e determinazione la cultura del vino naturale».


INFO IN BREVE | Vi.Na.Ri. Milano 2023

Data: Domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023
Orari di apertura: dalle 10.00 per gli operatori, dalle 13.00 apertura al pubblico
Luogo: Studio Novanta, Via Mecenate, 88/a, 20138 Milano, MI
Ingresso: garantito con il versamento di un contributo associativo di 25,00 euro, disponibile dal 15 ottobre su eventbrite

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Valentina vende meno vino “per colpa degli invidiosi”, mica di papà caporale presunto

EDITORIALE – Valentina Passalacqua vende meno vino “per colpa di concorrenti e invidiosi“, mica per la maxi inchiesta sul caporalato che ha coinvolto suo papà Settimio nel Gargano, in Puglia. È quanto di più scioccante si legge nell’intervista di Repubblica dal titolo: «Valentina Passalacqua: ‘Adesso parlo io: diffamata da concorrenti e invidiosi’».

Qualcosa di più simile a un “redazionale” commissionato dai legali della vignaiola pugliese a scopo “redentivo”, che a un articolo degno di un quotidiano nazionale. Del resto, la pubblicazione è utile a capire meglio perché la vignaiola si sia nascosta sino ad oggi dietro ai social, evitando di rispondere a WineMag.it che la cerca sin dalle prime ore dallo scoppio dell’uragano sulle 5 aziende famigliari, a inizio luglio 2020.

Se le responsabilità del padre dovranno essere chiarite dagli inquirenti nelle sedi più opportune, l’intervista di Repubblica consente insindacabilmente alla “Diva” del vino naturale pugliese Valentina Passalacqua di sciorinare sentenze inappellabili. Ovvero senza contraddittorio.

Giudizi camaleontici, tutti utili alla causa innocentista. Da un lato la lagna sulla decisione degli importatori americani di smettere di distribuire i suoi vini negli Usa (nell’ordine Zev Rovine Selections, Jenny & François SelectionsDry Farm Wines) giustificata dagli “attacchi social” e non da una reazione etica e deontologica all’inchiesta in corso:

L’eco mediatica, alimentata sia in Italia che in America da una campagna diffamatoria sui social, ha convinto alcuni importatori a sospendere le importazioni, in attesa di chiarire i collegamenti tra la mia azienda e quella di mio padre Settimio Passalacqua, accusato di caporalato a luglio di quest’anno”, commenta Valentina a Repubblica.

Dall’altro, la minaccia nemmeno troppo velata a chi intende ancora occuparsi del “caso”, facendo sapere (sempre grazie a Repubblica) che qualcuno è già stato querelato per aver “sporcato la nostra immagine in un momento per noi fortunato”: “Adesso stiamo affrontando chi ci attacca con fermezza, tramite i nostri legali”.

Sono stata accusata da Glou Glou Magazine, rivista della società di importazione Super Glou LLC, attraverso un articolo pubblicato sul loro sito web. Il movente economico dietro la campagna mediatica diffamatoria da loro promossa è evidente: tentano di sbarazzarsi di un concorrente. Fa notizia e fa comodo, soprattutto ai nostri competitor, una produttrice di vini naturali che sfrutta i dipendenti”.

Frasi che Repubblica non verifica e riporta alla lettera, senza porre ulteriori domande. “L’affermazione che Glou Glou Magazine fosse motivata da un conflitto di interessi da parte della sua consociata Super Glou – spiega a WineMag.it la fondatrice del Magazine americano, Jennifer Green – è palesemente assurda”.

Super Glou è microscopico rispetto a tutti i maggiori importatori di Valentina Passalacqua nel mercato americano (Zev Rovine Selections, Jenny & François, Dry Farm Wines), con solo quattordici produttori e appena due anni di attività alle spalle”.

“Motivato dalla dichiarazione di Zev Rovine del 24 luglio – continua Green – Glou Glou Magazine ha iniziato a scrivere sul caso, il 26 luglio. Zev Rovine Selections, Jenny & François, Dry Farm Wines e tutti gli importatori e distributori internazionali di Valentina Passalacqua operano indipendentemente da Glou Glou / Super Glou. Sono liberi di esprimere i propri giudizi”.

“Invece di cercare di mettere a tacere i media con la paura e le tattiche intimidatorie simili a quelle di Trump, Valentina Passalacqua dovrebbe concentrarsi su un proprio percorso etico”, conclude la fondatrice di Glou Glou Magazine, nella sua intervista rilasciata a WineMag.it.

Ma Repubblica presta il fianco anche su un altro fronte: “Il primo articolo di Glou Glou Magazine è coinciso con la perdita di mia madre e non avevo la lucidità per combattere tutto questo”, racconta la vignaiola al quotidiano.

Come confermato dal post Facebook della sorella di Valentina Passalacqua, Giuliana Passalacqua, la scomparsa di Grana Grazia in Passalacqua, moglie di Settimio, è avvenuta il 3 agosto a San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia. L’articolo (o meglio il posti su Instagram) di Glou Glou Magazine è uscito il 26 luglio: ben 9 giorni prima.

Non basta. Nel “monologo repubblicano”, Passalacqua si affida a un leitmotiv ormai abusato nel mondo del vino italiano: quello della donna che deve a tutti i costi sgomitare per farsi largo tra gli uomini, usurpatori in lungo e in largo, senza se e senza ma, della femminea meritocrazia:

Si è supposto che mio padre fosse anche l’amministratore di fatto della mia società: per molti è difficile pensare che una donna possa gestire una realtà imprenditoriale di successo, soprattutto qui nel profondo sud”.

L’affermazione di Passalacqua, più che a “concorrenti e invidiosi”, pare rivolta in questo caso agli inquirenti, accusati di maschilismo e sessismo per aver inserito tra le società colpite dall’indagine sul caporalato anche la “Valentina Passalacqua Srl”, che di fatto è intestata alla sola figlia di Settimio.

A smentirla ci sarebbe pure un video di La7 del 2015 in cui la vignaiola, che all’epoca preferiva forse farsi chiamare “imprenditrice agricola”, presenta le aziende di famiglia districandosi abilmente tra centinaia di ettari di uve, ortaggi e seminativi (vedi sopra, dal minuto 5.36).

Potrebbe allora essere vero anche il contrario, ovvero che il padre abbia usato Valentina e il suo “buon nome” per curare i propri affari, facendosi “scudo” con una donna? Ipotesi infondata e superficiale, al momento, almeno quanto il j’accuse della produttrice nei confronti delle forze dell’ordine e del Tribunale foggiano.

Non sorprende, a questo punto, vedere i vini di Valentina Passalacqua al supermercato, per l’esattezza alla Coop. Forse un modo, per la produttrice che vanta un “approccio biodinamico-olistico alla viticoltura”, per mostrare la propria formula di “imprenditoria femminile all’avanguardia nel territorio”. Oppure la via più breve per raggiungere l’obiettivo di “democratizzazione del vino naturale“, altro concetto repubblicano espresso appunto su Repubblica.

Domanda: saranno contenti di ciò il distributore italiano Les Caves de Pyrene, che continua a mantenere viva la collaborazione con l’azienda pugliese, o VinNatur, l’associazione fondata da Angiolino Maule a Gambellara, in Veneto, che raccoglie 131 vignaioli naturali con una media di 9 ettari di proprietà, tra cui proprio Passalacqua (che ne ha 80 di ettari)? Ai posteri l’ardua sentenza. Del resto, tra compagni, giusto darsi una mano. Se serve, pure due.

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La Grande distribuzione come “arma” del vino italiano, contro dazi e virus: perché no?

EDITORIALE – Nel periodo più buio e incerto per il vino italiano dell’ultimo decennio, o giù di lì, i produttori del Bel paese – piaccia o no – hanno sotto gli occhi due assi che potrebbero giocare a loro favore anche in futuro contro dazi (che siano di Trump, Johnson o Putin, poco importa) e Coronavirus vari: sono l’e-commerce, ovvero la vendita di vino online – e la Grande distribuzione organizzata (Gdo), vale a dire il variegato mondo delle insegne di supermercati.

Se sul fronte dell’e-commerce le cose sembrano andare a gonfie vele, con tre quarti delle cantine italiane che sembrano aver scoperto solo oggi le miracolose “proprietà” terapeutiche di Google (per il business, s’intende) più difficile è immaginare una “manovra d’avvicinamento” a quella che – anche per demeriti propri – appare da sempre come il grande “nemico” dei produttori “di filiera”: la Gdo, per l’appunto.

Secondo il parere di Unione italiana vini (Uiv), e in particolare del segretario generale Sergio Castelletti, qualora gli Usa avessero applicati dazi al 100% sul vino italiano a gennaio, “per gli altri Paesi sarebbe impossibile assorbire il surplus” del Made in Italy enologico, derivante dalla mancata esportazione.

Quali armi hanno, dunque, i produttori italiani, per non ritrovarsi col cerino (anzi, il pallet) in mano, di fronte al prossimo flusso mestruale della politica internazionale o, peggio, di Madre (virus) Natura?

L’idea potrebbe essere quella di indire a livello ministeriale – ovviamente a emergenza Coronavirus superata – un tavolo di lavoro serio e propositivo, che abbia come finalità la convergenza d’intenti dei maggiori protagonisti della Grande distribuzione italiana e delle sigle di rappresentanza dei produttori di vino italiano, da Uiv alla Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti), per citarne solo un paio.

Passando anche (perché no?) da un confronto con quelle associazioni di produttori di “vino artigianale” (o “vino naturale“, che dir si voglia) che, negli anni, hanno dimostrato apertura verso disciplinari di produzione che regolamentino l’artigianalità ben al di là del fanatismo, del cornoletame e delle “puzze” spacciate per terroir.

Il riferimento è a VinNatur di Angiolino Maule, protagonista tra l’altro di un progetto che, a Gambellara (VI), avvicina la produzione artigianale a quella di massa della cooperativa Vitevis, nel segno della fertilità del suolo e della biodioversità.

Del resto è ormai assodato, in Italia, l’interesse nei confronti dei vini naturali. Una nicchia (si parla di meno del 3% dei consumi totali) che la Grande distribuzione potrebbe sdoganare, dopo “bio” e “senza solfiti aggiunti“.

Dal canto suo, con tutti questi nuovi attori in gioco, la Gdo dovrebbe scendere a patti con chi, sino ad ora, non è riuscito a riconoscersi nelle politiche del segmento, specie sul fronte del pricing, dell’approvvigionamento e, non ultimo, della gestione dello stock allo scaffale.

Un’idea per accontentare tutti potrebbe essere quella di dedicare un vero e proprio spazio “enoteca” nei punti vendita, diverso dalla “corsia vini”: la convergenza attuale tra due concetti tra loro agli antipodi, spesso genera risultati imbarazzanti, fermandosi alla sola analisi delle referenze in assortimento.

Uno spazio, insomma, riservato alle produzioni di maggiore qualità, a cui conferire valore ben al di là della scelta dei materiali della scaffalatura: il legno al posto dell’alluminio non basta più.

In quest’area ben circoscritta, con politiche di “listing” non centralizzate dalla sede dell’insegna, ma lasciate alla sensibilità del responsabile – in modo da valorizzare, tra le altre cose, i vitigni autoctoni della zona in cui si trova il singolo punto vendita – potrebbero operare professionisti del settore, in grado di consigliare i clienti negli acquisti. Proprio come in enoteca.

Che vantaggi avrebbe la grande distribuzione? Facile: lo scontrino medio, alla voce “bevande alcoliche”, schizzerebbe alle stelle. E Gdo e Horeca smetterebbero (forse) di farsi la guerra, con una fetta di pane ciascuno. Sotto lo stesso tetto.

Un segnale ben chiaro della necessità di una maggiore collaborazione tra la filiera agricola – e dunque vitivinicola – e la Grande distribuzione si è palesata proprio in queste settimane di emergenza Coronavirus.

Come rivela Coldiretti, tra le imprese risparmiate dai Decreti anti Covid-19 in Italia, circa il 50% lavora per garantire le forniture alimentari alla popolazione. In soldoni, si tratta di oltre un milione di realtà, divise tra 740 mila aziende agricole, 70 mila industrie alimentari e 230 mila punti vendita tra ipermercati (911) supermercati (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081) e altri negozi (138 mila).

La filiera alimentare continua ad operare con 3,6 milioni di persone, con un valore dai campi agli scaffali pari a 538 miliardi di euro. Ovvero il 25% del Pil. Un sistema, il nostro, che poggia sull’agricoltura nazionale e si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto.

Merito dei primati produttivi che spaziano dal grano duro per la pasta al riso, dal vino ai prodotti ortofrutticoli, ma anche per la leadership nei prodotti di qualità come salumi e formaggi.

Per affrontare l’emergenza Coronavirus e “costruire il futuro” – parole di Coldiretti – è nata proprio in questi giorni, non a caso, “l’alleanza salva spesa Made in Italy” con agricoltori, industrie alimentari e distribuzione commerciale impegnate a “garantire regolarità delle forniture alimentari agli italiani e combattere qualsiasi forma di speculazione sul cibo, dai campi alle tavole”.

Un progetto promosso da Coldiretti e Filiera Italia, insieme ai maggiori gruppi e insegne della distribuzione organizzata: Conad, Coop, Auchan, Bennet, Cadoro, Carrefour, Decò, Despar, Esselunga, Famila, Iper, Italmark, Metro, Gabrielli, Tigre, Oasi, Pam, Panorama, Penny Market , Prix, Selex, Superconti, Unes e Vegè. A quando un grande, rivoluzionario, “Patto sul vino di qualità“, vero simbolo e portabandiera del Made in Italy?

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Gambellara, è rivoluzione: alleanza VinNatur ViteVis per la viticoltura sostenibile

GAMBELLARA – Artigiani del vino e grandi cooperative assieme per un progetto triennale dedicato alla viticoltura sostenibile. È quanto accade a Gambellara, dove il Consorzio Tutela Vini ha avviato lo studio sperimentale T.I.Ge.S.Vi – Tecniche innovative di gestione del suolo in vigneto e loro influenza sulla biodiversità e sulla fertilità. Obiettivo: fornire ai viticoltori indicazioni su come coltivare al meglio i vigneti per migliorare il territorio e la vita delle piante.

La ricerca, che coinvolgerà anche il Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, verrà condotta nel periodo tra il 2019 e il 2021. Capofila del progetto sarà la cantina La Biancara di Angiolino Maule (nella foto, sopra) patron di VinNatur.

Nel gruppo di lavoro anche la stessa associazione che promuove i vini naturali, assieme alla cooperativa Cantine Vitevis, IreCoop Veneto e il Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente. La presentazione del progetto sarà l’oggetto del convegno in programma lunedì 9 dicembre 2019 a Montecchio Maggiore (VI).

Negli ultimi decenni – spiega Silvano Nicolato, presidente del Consorzio Tutela Vini Gambellara – stiamo assistendo ad una forte riduzione delle risorse naturali negli ecosistemi agricoli, ma anche alla richiesta di un approccio sempre più sostenibile da parte dei consumatori”.

“La Doc Gambellara – conclude Nicolato – ha da sempre una forte propensione ad un pensiero alternativo nella viticoltura, tanto da essere l’avamposto del vino naturale con l’Associazione VinNatur. Per questo siamo felici di far parte di questa sperimentazione triennale che ci vedrà in prima fila per migliorare la salubrità del nostro territorio”.

“Ci auguriamo che questo studio – spiega Angiolino Maule, presidente VinNatur e titolare de La Biancara – sia il primo passo di un proficuo percorso con i produttori del Consorzio, per sensibilizzare maggiormente le aziende verso il tema della sostenibilità e avvicinarle ad una viticoltura sempre più attenta all’ambiente”.

Accanto a Giovanni Ponchia, direttore del Consorzio e moderatore del convegno in programma in provincia di Vicenza, interverranno Silvano Nicolato e lo stesso Angiolino Maule. Con loro ci saranno Lorenzo Tonina di Studio Giannone che introdurrà il progetto, la sua strutturazione e i risultati attesi.

Luca Pizzoli di Cantine Vitevis tratterà il tema della coltivazione ecosostenibile, importante per aiutare l’apparato radicale della vite. Stefano Zaninotti di Vitenova presenterà le misurazioni chimico-fisiche della fertilità biologica del terreno e l’utilizzo di tali analisi a livello agronomico. La partecipazione al convegno è gratuita e aperta a tutti.

L’avvio del progetto a Gambellara può essere considerato il secondo tassello di una “rivoluzione naturale” in corso in tutta Italia, con i “vignaioli artigiani” sempre più coinvolti e interessati a partecipare alla vita dei Consorzi, abbandonando gli estremismi. Lo dimostra, in Toscana, l’elezione di Stefano Amerighi alla presidenza del Consorzio Vini Cortona, avvenuta a maggio 2019.

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“Vino naturale certificato”: Centinaio divide le associazioni di produttori

ROMA – “Certificare il vino naturale“. Volentieri ma come, se i produttori sono divisi sugli strumenti da adottare? In un’intervista esclusiva rilasciata martedì a WineMag.it, il ministro alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio ha aperto le porte del Ministero “per valutare l’opportunità di regolamentare il settore del vino naturale” attraverso “ampie consultazioni con tutti i soggetti coinvolti”.

Di fatto, però, è solo Angiolino Maule, patron di Vinnatur, ad accogliere in toto le dichiarazioni del ministro. Il Consorzio ViniVeri, attraverso il presidente Giampiero Bea, ha indirizzato una lettera al Capo Segreteria del ministero alle Politiche Agricole, Stefania Bellusci, per fissare un incontro a Roma con Centinaio.

L’obiettivo di Bea, così come quello dei Van (Vignaioli Artigiani Naturali, tra le associazioni più radicali del segmento) è parlare di etichettatura più che di certificazione. La richiesta al ministro sarà quella di poter indicare sulle etichette la dicitura “vino naturale”.

LE REAZIONI
“Sono d’accordo col ministro Centinaio – commenta il fondatore di Vinnatur, Angiolino Maule – serve una regolamentazione. È ora di smettere di certificarsi solo a parole: un produttore non può sentirsi superiore a chi fa vino biologico o biodinamico solo perché fa vino naturale”.

Il concetto di naturale oggi è basato, non solo in Italia ma anche all’estero, solo su chiacchiere ed è vergognoso che dopo tutti questi anni ancora non si sia arrivati a dare delle regole generali e a rispettarle”, rincara la dose Maule.

“Noi di VinNatur ci battiamo fin dalla nostra nascita affinché queste regole, che noi nel nostro piccolo abbiamo cercato di darci, diventino obbligatorie per tutti. Chi fa vino naturale non deve aver paura di un Disciplinare o di sottoporsi ad analisi o a piani di controllo per certificarsi”, conclude il patron di VinNatur.

Giampiero Bea (Consorzio ViniVeri) punta tutto sull’etichetta. “Non abbiamo bisogno di nuovi organismi di controllo che passino il loro tempo a spulciare le carte dei produttori, come avviene per il biologico. Piuttosto ci venga concessa l’opportunità di dichiararci diversi, sin dall’etichetta”.

Per ‘diversi’ non intendo migliori – continua Bea – perché tutti i vini che sono in commercio sono evidentemente legittimi. Il vignaiolo naturale si trova però di fronte al ridicolo ostacolo di non poter comunicare sull’etichetta del vino la propria diversità.

Il primo garante del vino naturale è il suo produttore: se sgarra viene punito dagli organismi competenti, come gli altri. Associazioni come la nostra, del resto, verificano da tempo l’ottemperanza delle regole stabilite dallo statuto, con controlli a campione nei vigneti dei soci”.

“L’apertura espressa dal ministro – conclude Bea – illumina la strada e porta a dare fiducia alla classe politica italiana. Nell’intervista a voi rilasciata, l’onorevole Centinaio ha dimostrato grande lucidità e serenità di giudizio. E’ caduto il muro di Berlino: cadrà anche il muro che fa ombra sui vini naturali”.

Più duri i Vignaioli Artigiani Naturali (Van). “Non vogliamo altra burocrazia – commentano in una nota inviata alla redazione di WineMag.it – o altri controlli esclusivamente sulle carte ad opera di Organismi certificatori. Chiediamo che si abbia il coraggio di percorrere una strada diversa, affidandosi alla Certificazione Partecipata. Una autocertificazione che coinvolga le associazioni dei consumatori e le amministrazioni locali”.

“Auspichiamo quindi un incontro fra i rappresentanti delle associazioni del Vino Naturale per arrivare ad una posizione condivisa, forte, univoca, prima che l’industria si impossessi dell’ennesimo vocabolo, svilendone il significato”.

IL RISCHIO MARKETING
Un riferimento esplicito ad aziende di tipo “industriale” come Pasqua Vigneti e Cantine, che ha appena presentato a Milano il suo primo “vino naturale” (qui la notizia).

Un progetto chiaramente orientato al marketing (l’azienda veneta, infatti, opera ampiamente in Gdo e in discount come Lidl) che suona come un campanello d’allarme per quei produttori che si riconoscono nei principi e nella filosofia del “vino naturale”, anche al di là dell’etichetta.

“Una eventuale regolamentazione – continuano i Van – non può prescindere da protocolli condivisi dai membri delle varie associazioni del vino naturale con un minimo comune denominatore che distingua il vignaiolo vero dalle varie subdole forme industriali e speculative”.

Sempre secondo i Vignaioli Artigiani Naturali, “l’attenzione va posta sulla figura del produttore e dei suoi metodi di coltivazione e trasformazione e non solo sull’oggetto finale ‘vino’. Il vino naturale deve rimanere un prodotto artigianale, che nasce all’interno di una azienda agricola, legato alla terra e a chi la lavora”.

Se si vuole regolamentare il settore dei vini naturali, la prima cosa che si deve chiedere, e ottenere, è l’obbligo di riportare in etichetta tutto ciò che è stato utilizzato nel processo di coltivazione e vinificazione. Quella che abbiamo sempre chiamato ‘Etichetta trasparente‘.

Vorremmo infatti la possibilità di riportare in etichetta la dicitura ‘vini naturali’, gli ingredienti e le pratiche in vigna e in cantina limitatamente ai vini naturali, con l’obbligo di indicare il valore della solforosa totale all’imbottigliamento”.

I Van indicano al ministro Gian Marco Centinaio anche altri “punti imprescindibili“: “Agricoltura biologica o biodinamica, fermentazioni spontanee, nessun additivo o coadiuvante, nessun trattamento chimico o fisico estremo tale da modificare la materia originale ed il risultato finale, ed infine dosi ridottissime di Anidride solforosa”.

IL MINISTERO E I SOLFITI

E proprio a proposito di solfiti spunta ora dagli archivi del Consorzio ViniVeri una lettera del 31 marzo 2017 firmata da Stefano Vaccari, Capo dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agro-alimentari.

Il referente del Ministero alle Politiche Agricole, nel rispondere a una missiva di Giampiero Bea (nella foto), indica al Consorzio Viniveri la formula da utilizzare sull’etichetta dei vini naturali in merito al contenuto di solfiti. Una vera e propria svolta, rimasta tuttavia sino ad oggi nei cassetti dell’associazione.

Tenuto conto delle disposizioni dell’Unione europea in materia d’indicazione dell’anidride solforosa nell’etichettatura dei vini – scrive l’organismo ministeriale – si è dell’avviso che possano essere utilizzate le seguenti diciture, purché siano posizionate consecutivamente, senza alcuna interruzione:

“contiene … mg/l di solfiti totali”“senza aggiunta di altre sostanze ammesse per uso enologico”; “dall’uva alla bottiglia senza aggiunta di altre sostanze ammesse per uso enologico”

a condizione che nessuna altra sostanza per uso enologico espressamente ammessa, diversa dall’anidride solforosa, dal bisolfito di potassio o dal metabisolfito di potassio, sia stata aggiunta o residui nel vino etichettato con tale dicitura”.

A due anni di distanza, Giampiero Bea si prepara ad affrontare il tema con i soci di Viniveri. “In occasione dell’assemblea di Cerea, prevista nell’ambito del prossimo salone del Vino secondo Natura del 5, 6 e 7 aprile, proporrò la modifica dello Statuto del Consorzio introducendo questa possibilità di etichettatura tra le nostre Regole”.

E a Cerea, secondo indiscrezioni, potrebbe intervenire anche il ministro Gian Marco Centinaio, per una visita di cortesia tra i vignaioli del Consorzio Viniveri. Se son brindisi, tintinneranno.

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Vino naturale, il ministro Centinaio a WineMag: “Il settore va regolamentato”


ROMA –
“Al fine di valutare l’opportunità di regolamentare il settore del vino naturale è necessario avviare ampie consultazioni con tutti i soggetti coinvolti”. Così il ministro Gian Marco Centinaio in un’intervista esclusiva rilasciata a WineMag.it.

E’ la prima volta che un ministro alle Politiche Agricole tende la mano a un settore molto attivo in Italia, pur rappresentando meno del 3% della produzione. Solo in Veneto, saranno ben due gli eventi collaterali in programma a ridosso di Vinitaly 2019: ViniVeri – Vini Secondo Natura (5-6-7 aprile a Cerea) e VinNatur Tasting (6-7-8 aprile a Gambellara).

Una svolta storica, dunque. “Tra gli organismi che è necessario interpellare – continua Gian Marco Centinaio – sono compresi i produttori. L’obiettivo è valutare l’impatto del vino naturale ‘certificato’ sul mercato nazionale ed internazionale”.

“La qualifica di vino naturale – sottolinea Centinaio – si basa ad oggi su una disciplina di carattere volontario. E’ attualmente assente un sistema di certificazione e controllo conforme alla normativa sui controlli ufficiali”.

Eppure non mancano gli esempi di autoregolamentazione, in Italia come all’estero. Su tutti il disciplinare di VinNatur, Associazione culturale fondata nel 2006 da Angiolino Maule, che oggi conta oltre 170 cantine.

Allo stesso modo il Consorzio ViniVeri pone paletti ben precisi per l’adesione al circuito, che riguardano le scelte dei produttori, sia in vigna che in cantina. Non sono ammessi per esempio diserbi e insetticidi chimici. E’ vietata la vendemmia meccanica, così come l’uso di lieviti selezionati commerciali.

Come già successo per altri settori – commenta il ministro Centinaio – alcune realtà del mercato evolvono spesso in modo indipendente rispetto alla regolamentazione. Tali realtà forniscono lo stimolo al legislatore per ratificare e regolamentare un fenomeno già esistente nella realtà economica e imprenditoriale”.

Per questo, la volontà del ministro e del suo staff è quello di “studiare ed approfondire le realtà esistenti con la più ampia consultazione dei soggetti interessati, al fine di individuare le soluzioni migliori a tutela del consumatore e dei produttori”.

Nell’intervista esclusiva a WineMag.it, il ministro commenta anche la necessità di regolamentare il settore della sommellerie in Italia. Si tratta della scia del polverone sollevato dalla testimonianza di un sommelier della catena Esselunga, raccolta dall’altra testata giornalistica del nostro network, vinialsupermercato.it (qui l’articolo e qui la replica dei presidenti Ais, Fisar e Aspi).

“Rispetto alla questione posta dalle associazioni della sommellerie italiana – assicura il ministro Gian Marco Centinaio – valuteremo la possibilità di avviare un’ampia consultazione con tutte le associazioni dei sommelier finalizzata all’individuazione di requisiti univoci di formazione e aggiornamento degli stessi, consapevoli del fatto che in materia di formazione le Regioni costituiscono l’autorità a cui è delegato tale aspetto”.

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Approfondimenti

A VinNatur Roma spazio a cibo e vino di qualità

ROMA – Un’idea di cucina in linea con lo spirito di VinNatur, rispettosa dell’ambiente, genuina e territoriale: sarà questa la proposta degli espositori di food dedicata al pubblico di VinNatur Roma, in programma il 23 e 24 febbraio 2019 alle Officine Farneto.

I visitatori potranno alternare le degustazioni di vino con assaggi di specialità piemontesi e laziali. Dai classici agnolotti piemontesi, zuppe con verdure rigorosamente di stagione e una selezione di prodotti caseari alle fragranti ciriole, pane di piccole dimensioni tipico della tradizione laziale e in particolare romana oggi difficile da trovare, da farcire scegliendo tra una nutrita varietà di ingredienti.

VinNatur, il programma
I vignaioli protagonisti di VinNatur Roma saranno 92, provenienti da diverse regioni d’Italia, Francia e Slovenia. I vini saranno più di 400, frutto di una filiera che riduce al minimo gli interventi chimici e di manipolazione dell’uomo sia in vigna che in cantina.

Porte aperte al pubblico sabato 23 dalle 14.00 alle 20.00 e domenica 24 dalle 12.00 alle 19.00. un’occasione unica per appassionati e curiosi di confrontarsi a tu per tu con i produttori di vino naturale, esplorando un mondo in continua ricerca e sviluppo che desidera offrire sempre maggiori garanzie di qualità e sicurezza al cliente finale ed anche per acquistare le bottiglie direttamente agli stand.

Convegni e degustazioni guidate
Oltre al banco d’assaggio permanente, in programma due momenti di approfondimento: alle 16.00 di sabato in Sala conferenze si svolgerà un convegno sul tema “Sostenibilità ambientale, alla base della viticoltura del futuro” moderato dal wine writer Giampaolo Giacobbo. I relatori saranno Ruggero Mazzilli, agronomo specializzato in viticoltura, Patrizia Gentilini, oncologo ed ematologo membro di Isde Italia, e Angiolino Maule, Presidente dell’associazione VinNatur.

Gli argomenti trattati riguarderanno la riduzione dell’impatto sull’ambiente, la limitazione o eliminazione dell’impiego del rame e dello zolfo in viticoltura e molto altro.

Domenica alle 14.00 il giornalista e scrittore Sandro Sangiorgi condurrà una degustazione guidata di “vini inconsueti” per un pubblico ristretto.

VinNatur – Associazione Viticoltori Naturali
L’associazione VinNatur nata nel 2006 riunisce piccoli produttori di vino naturale da tutto il mondo che intendono difendere l’integrità del proprio territorio. Scopo dell’associazione è unire le forze di questi vignaioli per dare ad ognuno maggior forza, consapevolezza e visibilità condividendo esperienze, studi e ricerche.

Scopo dell’associazione è anche quello di promuovere la ricerca scientifica e divulgare la conoscenza di tecniche naturali e innovative. Negli anni sono nati diversi progetti di ricerca tra le aziende associate e alcune Università e Centri per la Sperimentazione.

Alla nascita le aziende aderenti a VinNatur erano 65. Oggi sono 190, per un totale di 1500 ettari di vigna che producono 6 milioni e 500 mila bottiglie di vino naturale, di cui circa 5 milioni in Italia. Per associarsi i viticoltori devono accettare di sottoporre i propri vini all’analisi dei pesticidi residui, per poter garantire la genuinità dei vini.

Vinnatur Tasting è l’evento che permette all’Associazione VinNatur di vivere e di ampliare nel tempo i propri traguardi.

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Approfondimenti

Vinnatur Roma: i “vini inconsueti” svelati da Sandro Sangiorgi

ROMA – Una masterclass su “vini rari”, “particolari”, “esperimenti di cantina” e nuovi nati. Domenica 24 febbraio alle ore 14 nell’ambito di VinNatur Roma Sandro Sangiorgi (nella foto), critico enologico e giornalista, condurrà i presenti in un percorso di scoperta e valorizzazione di “vini inconsueti“, inediti o mai usciti dai portoni delle cantine.

Saranno tutti vini di produttori che partecipano alla manifestazione dedicata ai vini naturali e che verranno svelati soltanto durante la degustazione. Un momento di approfondimento per interrogarsi su un mondo in continua evoluzione.

La degustazione Vini Inconsueti è acquistabile in prevendita su Eventbrite (bit.ly/2RIWygY). Sul sito dell’Associazione VinNatur è invece ancora possibile prenotare un posto per il convegno di sabato 23 febbraio alle ore 16.00 dal titolo Sostenibilità ambientale, alla base della viticoltura del futuro.

“La conoscenza del vino è un percorso di percezione e partecipazione – spiega Sandro Sangiorgi – essere aperti al contatto e alla possibilità di nuove esperienze è meno scontato di quanto appaia, serve una disposizione dell’animo e del corpo alla quale non siamo più così abituati. Proviamoci insieme, esplorando vini inconsueti e capaci di provocare la nostra memoria”.

Fin dalla sua nascita VinNatur collabora con Università e Centri per la Sperimentazione per dar vita a progetti di ricerca nelle vigne nelle quali coinvolge direttamente le aziende associate. Ma il lavoro per avanzare e migliorare nella produzione prosegue anche in cantina.

“Nella crescita personale – sottolinea Angiolino Maule, presidente di VinNatur – ogni vignaiolo trova un valido aiuto dal confronto diretto con gli altri produttori che hanno scelto di seguire lo stesso percorso. Per questo motivo negli eventi che organizziamo o ai quali partecipiamo cerchiamo di dare sempre spazio a momenti di condivisione, utili per noi ma anche per il consumatore che sceglie di bere naturale”.

Per questo stesso motivo è nata l’idea di VinNatur Workshop, un laboratorio dove alle batterie di degustazione si alternano momenti di approfondimento e discussione tra enologi, biologi, giornalisti e produttori che, dopo l’ottimo riscontro della prima edizione, verrà riproposto anche quest’anno.


Info in breve | VINNATUR ROMA 2019
Data: sabato 23 e domenica 24 febbraio 2019
Orari di apertura: sabato dalle 14.00 alle 20.00, domenica dalle 12.00 alle 19.00
Orari approfondimenti: sabato ore 16.00 convegno Sostenibilità ambientale, alla base della viticoltura del futuro; domenica ore 14.00 masterclass Ivini inconsueti
Luogo: Area Eventi Officine Farneto, Via dei Monti della Farnesina,77- ROMA
Ingresso: solo banco d’assaggio € 15 al giorno come contributo associativo comprensivo di guida della manifestazione e calice da degustazione, ingresso e degustazione € 30 (prevendita non prevista, acquisto direttamente all’ingresso dell’evento).
I minorenni non pagano e non possono effettuare degustazioni.
Cani: non sono ammessi
Info e prenotazioni: www.vinnatur.org/events/vinnatur-roma-2019

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Gli Editoriali news

Adesso il vino naturale è “un incanto come Venezia”. Ma solo perché “ogni tanto puzza”


EDITORIALE –
“Incipit dell’anno: i vini naturali sono un po’ come Venezia: a volte puzzano un po’, ma sono sempre un incanto“. La sparata è comparsa sui social, a fine 2018. Non su uno dei gruppi di intransigenti e ultras del “vino naturale“, bensì sulla pagina di Arké, la distribuzione “green” della famiglia Maule. La stessa che organizza “Villa Favorita” (oggi VinNatur Tasting), con il patron Angiolino Maule.

Seguono, come spesso accade sui social, i relativi hashtag: #vininaturali #naturalwine #venezia #arché #arke #maulismo #puzza #stinking” e la traduzione in inglese: la ciliegina sulla torta dell’epic fail.

Domande spontanee, non me ne vogliano i promotori del post: le cantine distribuite da Arké producono vini che “a volte puzzano”? Il “vino naturale” deve “puzzare“? Il bello del vino naturale è la “puzza”?

Sembra incredibile leggere tali affermazioni se si pensa al ruolo di grande rilevanza e credibilità di Angiolino Maule nel segmento “di nicchia” dei vini naturali. Tutto tranne che un estremista o un amante dei vini con i difetti, almeno per come ho avuto modo di conoscerlo in questi anni.

Tanto è vero che VinNatur si è dotata di un protocollo produttivo ristrettissimo. Un vero e proprio Disciplinare. Con tanto di enti certificatori e ispezioni (a sorpresa) in cantina. Qualcuno, di fatto, ci ha già rimesso “le penne”.

I difetti nascondono il vero terroir e la vera espressività del vino, non dobbiamo mai dimenticarlo. Io e molti altri che hanno l’umiltà delle proprie azioni abbiamo sempre ammesso i nostri errori.

Per primi ce ne scusiamo e ci impegniamo ad affrontarli e capire come non ripeterli. Quando presento i miei vini sono il primo a dire “buono, però ora che lo assaggio, lo avrei fatto diversamente e forse migliore!” Angiolino Maule, intervista del 27/01/2018

VIGNAIOLI IN OSTAGGIO
Che le responsabilità dei figli non debbano ricadere sui padri è vero quanto il contrario: Arké è “gestita” da Francesco Maule, figlio di Angiolino, e sua moglie Erica Portinari. Ma il collegamento tra la distribuzione di famiglia e la kermesse VinNatur è intellettualmente doveroso.

La verità è che ogni giorno, in Italia, un vignaiolo si sveglia e prende 3 pastiglie di Malox a colazione, a causa degli ultras del vino naturale. Ma non può dirlo ufficialmente, perché è (anche) in loro ostaggio. Come se non bastassero la burocrazia, i costi di gestione e le avversità di un clima pazzo.

Il modo di comunicare il “vino naturale”, a fronte di una sempre maggiore necessità di regolamentazione del termine, va cambiato. Parliamo di vino buono e basta. E basta con tutte queste menate della “puzza”. Neppure le fogne e le stalle puzzano più, grazie ad alcuni accorgimenti all’avanguardia (vedi sotto). Figurarsi se debba puzzare il vino.

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Gli Editoriali news

Degustatore Slow Wine stipendiato da una distribuzione di vino naturale

EDITORIALE – Momento Marzullo, ma neanche troppo. Seduti comodi, per favore. Domanda: se foste vignaioli, affidereste il giudizio dei vostri vini a una Guida che annovera, tra i degustatori, gente stipendiata da una distribuzione di vino?

Ecco, lo dicevo. Più che una domanda “marzulliana”, questa è a tutti gli effetti una domanda retorica. Eppure, così accade. In Veneto.

La distribuzione di “vini naturali” Arké, fondata dalla famiglia Maule e gestita da Francesco – figlio dell’Angiolino patron di VinNatur – e dalla moglie Erica Portinari, ha annunciato in pompa magna l’ingresso “in pianta stabile” di Gianpaolo Giacobbo. Un “amico”.

Peccato si tratti di uno dei referenti del Veneto di Slow Wine, piattaforma enologica di Slow Food, il movimento nazionale fondato da Carlo Petrini. Al di là della correttezza e della professionalità di Giacobbo, che forse solo il Padre Eterno potrà e dovrà giudicare, pare evidente il conflitto d’interessi tra i due ruoli. Un po’ come se il commercialista, in pausa pranzo, facesse il finanziere.

Una vicenda su cui qualcuno, in Veneto, chiacchiera ormai da anni. Il rapporto di collaborazione tra il degustatore di Slow Wine e la distribuzione Arké non è infatti nato ieri. Eppure tutti tacciono e hanno taciuto, almeno ufficialmente. Produttori, stampa, amici, colleghi.

E’ quella che mi piace definire omertà del pezzo di terra.

In Italia (e circoscrivo geograficamente perché vivo qui, mangio e bevo qui) parlano e denunciano solo due categorie: quelli che non hanno niente da perdere (ma proprio niente) e quelli che, più semplicemente, hanno una Coscienza (questi ultimi sono tutto tranne che eroi: fanno solo il giusto, sempre).

Chi ha un “pezzo di terra” da difendere, seppur piccolo e ormai quasi sterile, non apre bocca in Italia per paura di perdere quel poco che si è guadagnato.

Non importa come, l’importante è conservarlo. Anche col silenzio.

Chi ha una Coscienza (e una Coscienza dovrebbero averla tutti quelli che scrivono, giudicano, editano, organizzano eventi e influenzano in maniera varia i consumi dei lettori, anche potenziali) invece parla (e scrive) senza temere conseguenze: ovviamente se ha qualcosa di sensato da dire, o da scrivere.

E allora perché la stampa, in Italia, raramente denuncia? La risposta è semplice. E voglio restare nel campo della dell’enogastronomia, per non allargare troppo il cerchio. In Italia, di giornalismo e di vino, non si campa.

LA STAMPA ENOGASTRONOMICA IN ITALIA
Molti giornalisti enogastronomici vengono pagati (quando vengono pagati) pochi euro ad articolo. Pagamenti che tardano ad arrivare, contratti a tempo determinato che saltano (“Sotto al prossimo, chi è il numero 744? Prego, questa è la sua scrivania da stagista”), giornali che chiudono, portali offline, sono all’ordine del giorno.

La penna di chi scrive di vino e di cibo, in italia, rischia di rimanere spesso senza inchiostro, in un vorticoso e beffardo gioco del destino che porta il writer di turno a scrivere di beni che non può neppure lontanamente permettersi.

La vita stessa della testata che state leggendo è a rischio e fa i conti ogni fine mese con la cinica matematica dettata dall’illogicità del sistema dell’informazione. Non a caso abbiamo aperto un form per le donazioni dei lettori: gli unici che potrebbero premiare la nostra quotidiana guerra per un’informazione libera e indipendente (sapete quanti ci vorrebbero “chiusi” domani mattina? Da oggi qualcuno in più!).

PER CHI NON LO SAPESSE
Giornalisti e winewriter
(nella categoria rientrano ormai anche le graziose donzelle che necessitano di due sedute dall’estetista prima dello scatto alla bottiglia, o della partenza della #wineporn diretta su Instagram) vengono invitati a dei tour dai Consorzi e dalle cantine.

Vitto e alloggio pagato, per scrivere di questa o quella Denominazione. Di questo o di quel produttore. Mettetevi nei panni degli invitati: dareste mai problemi ai padroni di casa? E a chi vi invita? Ecco, appunto: fareste di testa vostra, in caso di necessità, solo se foste molto dotati (della Coscienza di cui sopra, s’intende). E vi assicuriamo che non finisce sempre così.

Eppure è vero anche il contrario: dall’altra parte della barricata, nel Paese del Bengodi della critica enogastronomica italiana, esistono tuttora personaggi alla moda che girano per cantine col Suv e il rimborso spese, pure per la moglie (cosa che avviene pure le compagne di certi fighissimi wine & food influencer).

Beati quelli con lo specchio del bagno di casa sporco
sin dalla mattina, quando se la lavano. La faccia.

Tutta questa spataffiata sull’omertà e sul “pezzo di terra” mica per fare caciara. Piuttosto per dire che, in fondo, pure il buon degustatore di Slow Wine Veneto deve arrivare a fine mese. E per questo non lo biasimiamo. Siamo tutti sulla stessa barca. Ma l’etica, beh. Quella è un’altra cosa. E non siamo noi a insegnarla. In alto le Chiocciole. Cin, cin.

 

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Io bevo così: 15 domande agli organizzatori su vini naturali, ristoranti e comunicazione


MILANO –
Entrano solo operatori Horeca e giornalisti. Porte chiuse al pubblico – forse (anche) per “tagliare fuori” le note frange di ultras del vino naturale – e arrivare dritti al punto: promuovere alla ristorazione di qualità le “piccole realtà vitivinicole artigiane e contadine”, spesso incapaci di muoversi in maniera efficace a livello commerciale.

Io bevo così, in programma lunedì 14 gennaio 2019 all’hotel Excelsior Gallia di Milano, è l’evento più garbato (e chic) del “vino naturale” in Italia, paragonabile solo a Vinnatur di Angiolino Maule. Lo organizzano per il sesto anno consecutivo Andrea Pesce e Andrea Sala, imprenditori sensibili al movimento dei vini “non convenzionali”.

Pesce ha trasformato la salumeria di famiglia in caffetteria ed enoteca, dando vita a Vini e più. Sala ha fondato la distribuzione That’s Wine, che propone a ristoranti, enoteche e bar una selezione di vini naturali.

Come è nata l’idea di “Io bevo così”?

L’idea nasce nel 2014 quando abbiamo sentito l’esigenza di portare nel nostro territorio (in particolare Lecco-Como e la Brianza) un evento che promuovesse piccole realtà artigiane e contadine legate alla propria terra e che producessero vini senza l’utilizzo di sostanze chimiche, dando così un’interpretazione quanto più fedele del territorio e dell’annata senza ricorrere a compromessi o scorciatoie.

I nostri rispettivi lavori (all’inizio eravamo in 3) sono stati un motore non indifferente per poter partire con questa idea che all’inizio ci sembrava tanto folle quanto brillante. Da allora le cose sono cambiate e sempre migliorate sino ad arrivare a oggi.

L’affluenza è cresciuta negli anni?

“Io bevo così” era inizialmente organizzato in provincia di Lecco e a Milano. Siamo passati dai 120 espositori e 1100 partecipanti del 2014 ai 1700 partecipanti e 97 produttori del 2017. A Milano, 300 persone e 30 produttori nel 2015, fino alle 400 persone (massima capienza della location) con 40 produttori del 2017. Nel 2018 un unico evento a Milano dedicato agli operatori e alla stampa di settore, all’Excelsior Hotel Gallia: 400 attività commerciali (600 persone), 100 testate giornalistiche, 90 produttori.

Ma cos’è il “vino naturale”? E’ corretto chiamarlo così?

È difficile poter dare una definizione unica e ufficiale di “vino naturale” fino a che non ci sarà un disciplinare registrato come per il biologico o il biodinamico. Quello che è il nostro pensiero e i punti di riferimento sui quali ci basiamo per la selezione delle aziende sono: l’assenza di utilizzo di pesticidi, diserbanti, prodotti sistemici, ecc in vigna (quindi vigne come minimo a regime bio o biodinamico), le fermentazioni spontanee senza utilizzo di lieviti in cantina, il non utilizzo di coadiuvanti enologici (enzimi, tannini, batteri ecc), le basse quantità di solforosa e le filtrazioni (se presenti) non sterili.

Vino naturale: c’è qualcosa da migliorare nella comunicazione al giorno d’oggi? I social sembrano popolati da ultras e intransigenti, più che da conoscitori della materia

Non crediamo esista un “modo migliore di comunicarlo”, ma il modo che più si addice alla persona che lo comunica: ognuno di noi, che si tratti di distributori, titolari di wine bar o ristoranti, enotecari, pubblico privato, blogger, appassionati, sceglie una linea di comportamento, come nel lavoro così nella vita e ognuno si prende le responsabilità di quello che dice e di quello che fa.

Ci stiamo rendendo conto che ultimamente sorgono continue polemiche sui social e su alcuni gruppi specifici e di questo ce ne dispiace molto. Dovremmo essere tutti un grande gruppo che aiuta questo piccolo, ma grande ed effervescente movimento. Non crediamo che sia utile a nessuno (ai produttori in primis) farsi coinvolgere in questo genere di battibecchi. E’ uno stile che non ci appartiene.

Vino naturale e ristorazione: quali sono i vantaggi?

Sicuramente la maggiore versatilità di questi vini sugli abbinamenti con i piatti e la possibilità di stupire il proprio ospite (sia neofita che già conoscitore). Senza dimenticare la maggiore digeribilità e “leggerezza” nella beva: caratteristiche che permettono al commensale di poter cambiare più vini durante una cena e di alzarsi il mattino dopo senza i classici mal di testa o bruciore di stomaco, che vengono nella maggior parte delle volte collegate a ciò che si mangia e non a ciò che si beve.

Vino naturale in carta: non se ne trovano, se non in pochissimi ristoranti. Come promuovere l’interesse della ristorazione e dei clienti verso questo segmento?

Certamente a tavola, ma anche e soprattutto con iniziative come la nostra, che ci permettiamo di dire UNICA nel suo genere: perché mettiamo in una giornata dedicata la ristorazione e la comunicazione di settore di fronte alle aziende che a loro volta sono pronte a farsi conoscere. Sarà poi compito della ristorazione e degli uomini che la compongono comunicare al cliente finale questa filosofia, guidarlo e aiutarlo a capire.

Vino naturale in carta: pensiate sia meglio mostrarlo assieme agli altri, oppure in una sezione propria, “indipendente” dal resto della lista?

Riteniamo che creare una sezione a parte in una carta vini sia un po’ ghettizzare. Sarebbe come dire “noi lo facciamo diverso e stiamo in una sezione a parte”. Qui dunque ritorna il ruolo fondamentale del front man di sala o del wine bar che deve conoscere a fondo la propria proposta e capire le esigenze de cliente. Invece troviamo un’idea più giusta indicare a fianco delle referenza in lista (con un simbolo o altro) se si tratta di un vino naturale (vero, artigiano).

Vino naturale a Milano: quali sono i locali consigliati?

Ci sono numerosi locali che hanno dedicato una buona parte, se non la totalità delle proprie referenze al “naturale”. Se dobbiamo citarne alcuni possiamo dire Vinoir, Vinello, Surlì, Bicerin, Champagne Socialist, Forno Collettivo (ce ne sarebbero molti altri) e per i ristoranti ci piace citare Mu Dim Sum, alta cucina cinese con una carta vini davvero interessante, e il “neonato” ristorante di Eugenio Boer, Bu:r, il cui sommelier, Yoel, ha fatto scelte ben precise e mirate.

Io bevo così: e gli altri, perché dovrebbero “così”?

Per ritrovare il gusto del vino, dello stupirsi ogni volta che si stappa una bottiglia perchè è importante quanto quello che mangiamo.

Un hotel 5 stelle a ospitare l’edizione 2019. E’ la risposta naturilista “enofighetta” a LiveWine e La Terra Trema, o qualcosa di diverso? Tradotto: si entra solo in giacca e cravatta e con la “r” moscia?

Non è nostra intenzione fare la “guerra” a nessuno: dal 2015 vi è sempre stata un’anteprima milanese a gennaio dedicata ai soli operatori che vedeva la partecipazione di circa 40 aziende: rappresentava il preludio alla due giorni di maggio che si svolgeva in provincia di Lecco e che ospitava oltre 100 espositori.

Dal 2018 abbiamo deciso di spostarci con un unico grande evento a Milano dedicato ai soli operatori. La scelta della location è molto semplice: riteniamo sia la migliore per spazi, logistica, posizione e servizi per quello che è il nostro intento.

La decisione di aprire solo agli operatori non è una scelta fighetta che implica giacca e cravatta o “r” moscia: ci sono moltissime belle fiere in Italia dedicate al vino naturale (tra cui il Live Wine) e che sono aperte al pubblico. Parlando spesso con i produttori ci siamo resi conto che sono stanchi di dover girare l’Italia (con tutto ciò che comporta anche  a livello di spese).

Da noi possono fare tutto in un giorno, con poche bottiglie, arrivando comodamente in treno o in macchina e senza dovere obbligatoriamente stare fuori due giorni. E soprattutto hanno la possibilità di fare contatti con l’operatore finale: che è il loro principale scopo.

A volte con la presenza del privato si crea troppa confusione e l’operatore che ha generalmente poco tempo non riesce ad assaggiare i vini nelle giuste condizioni. Tutti gli operatori a Io Bevo Così entrano su invito senza alcuna spesa: se ci pensate per noi è anche anti-economico non aprire al pubblico. Ma siamo fermamente convinti che questa sia la direzione giusta.

Bere “naturale” fa figo? Quanta “moda” c’è nel fenomeno?

Da quello che vediamo recentemente non crediamo che faccia figo bere naturale, ma più farsi vedere a stappare bottiglioni di blasone con sciabole, telefonini, forchette e chi ne ha più ne metta. Sembrano quel genere di cose a fare tendenza.

Vino naturale e “puzzette”. Il vino naturale puzza?

Ecco il domandone che ci aspettavamo: argomento davvero troppo complesso, perché per alcune persone quelle che sono puzze insostenibili sono invece per altri massima espressione di territorio o di stile o di altro. Certamente alcune imperfezioni nel vino a volte sono le cose che rendono quel vino ancor più accattivante.

Facciamo questa riflessione: perché se un formaggio artigianale ha profumi “particolari”, magari di stalla o di fieno, allora è riconosciuto come autentico/artigianale/senza trucchi e perché con un vino che presenta magari dei profumi di cantina non si è altrettanto clementi?

Tre etichette che avete bevuto a Natale e/o berrete a Capodanno

Se ci dobbiamo limitare a sole 3 etichette: il Metodo classico Revolution Pas Operé 2012 di Cà del Vènt (il vero e unico che non ci fa sfigurare di fronte ai grandi francesi), lo Chardonnay di Borgogna L’Ecart 2005 da vigne centenarie di Gilles e Catherine Vergè e il Buchepale 2016 di Jason Ligas (Ktima Ligas) da uve autoctone Xinomavro di montagna coltivate in permacultura nel nord della Grecia.

Il futuro del vino naturale: su cosa devono puntare i produttori?

Crediamo che i produttori debbano puntare in primis a una totale trasparenza nei confronti dei propri clienti e consumatori finali. Insomma, a nostro avviso vi è la necessità che i produttori facciano gruppo e che spingano tutti insieme e con forza per arrivare a una certificazione ufficiale e unica di “vino naturale”, basata su seri principi. Vinnatur ci sta provando da tempo, incrociamo le dita. Ultimamente assistiamo alla comparsa dei “produttori naturali dell’ultimo momento” su cui nutriamo molti dubbi.

Chi beve naturale può bere e apprezzare anche i vini convenzionali

Bella domanda. Nel mio caso (Andrea Sala) il percorso è stato quello di partire dai convenzionali e iniziare circa 10 anni fa a bere vini naturali. Una strada senza ritorno. Io credo che il vino vada assaggiato senza preconcetti e facendo parlare il bicchiere. Ritengo ci siano moltissimi vini convenzionali molto buoni e che hanno fatto la storia, ma non mi emozionano più. Diciamo che apprezzare un vino è una cosa. Emozionarsi quando lo si beve è un’altra.

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Vino naturale tra filosofia e scienza. VinNatur sceglie cinque enti certificatori

Cinque enti certificatori affiancheranno VinNatur nel tortuoso processo verso un disciplinare condiviso con circa 200 produttori di “vino naturale”. Questa la novità comunicata in esclusiva a vinialsuper durante Villa Favorita 2018, andata in scena a Sarego (VI) lo scorso weekend (qui i migliori assaggi).

Angiolino Maule (nella foto), fondatore di VinNatur, spiega i dettagli: “Nell’ottica di non essere ricordato come un giustiziere, bensì come un formatore, ho deciso di farmi affiancare da CCPB, Valoritalia, Suolo e Salute, QCertificazioni e Icea nella verifica dei criteri di ammissione e permanenza in VinNatur dei nostri associati”.

“Se dal punto di vista burocratico sono gli ispettori che stanno formando me – continua Maule – in un’ottica pratica sono io che formo loro. Quello che voglio fare capire ai produttori è che non vogliamo ‘far fuori’ nessuno attraverso controlli che riguardano soprattutto i livelli di pesticidi nel vino, bensì avere un quadro generale di come si sta evolvendo l’associazione. E decidere se è il caso di allargare o stringere la cinghia”.

A detta di Maule, le cose stanno andando per il verso giusto. Un esempio? “Viste le numerose richieste di deroghe ricevute lo scorso anno – risponde il fondatore VinNatur – ho proposto all’assemblea generale di venerdì 13 aprile un piccolo aumento della quantità di solforosa ammessa per i vini a lungo affinamento in botte e la possibilità di effettuare filtrazioni”.

“Con mia grande soddisfazione le due deroghe sono state bocciate al termine di una discussione accesa ma molto proficua: la solforosa resta a 30 mg e le filtrazioni vietate. Ciò significa che stiamo lavorando bene sulle teste e sulla mentalità dei produttori VinNatur, che da un anno all’altro stanno capendo sempre più il senso di questa associazione”.

La decisione di allargare a cinque il numero di enti certificatori (erano due lo scorso anno) è dovuta proprio ai risultati dei primi test, che hanno interessato un campione di 10 aziende aderenti al circuito vinnaturista.

“Ebbene – ammette Maule – abbiamo generato il caos! Ma ce lo aspettavamo, perché con questo tipo di controlli abbiamo avvicinato due mondi che non si erano mai parlati prima: il produttore con un’ideologia diversa da quella dell’industria e l’ispettore che non sa di cosa stia parlando l’altro. La formazione degli ispettori è necessaria proprio per ridurre ulteriormente questo gap”.

SCIENZA O FILOSOFIA?
La scienza torna dunque utile ai produttori di vino naturale. “Puoi fare filosofia quanto vuoi – chiosa Angiolino Maule commentando il nostro articolo sulle dichiarazioni di Josko Gravner – ma poi devi studiare enologia! Non ci si può improvvisare produttori soltanto con la filosofia. Il gusto di un alimento è dato dal rapporto tra suolo, sole,  insetti e uomo. Non possiamo imbrigliare tutta questa complessità dietro a un’ideologia. Il filosofo non fa il vino: è una cosa troppo complessa, che va conosciuta per essere rispettata a fondo”.

Uno dei segreti del successo crescente di VinNatur è proprio il coinvolgimento delle Università. “Aver coinvolto il mondo scientifico, mettendolo a disposizione dei contadini – spiega Maule – ci ha concesso un bel salto avanti. Il mondo dei personaggi anni Ottanta con la barba lunga, i capelli unti e il maglione a uncinetto è finito. Il nuovo interprete del naturale è colui che si è rimboccato le maniche e ha fatto il salto in avanti nella conoscenza scientifica: l’unica che ti consente di lavorare con consapevolezza”.

Maule non la manda a dire a chi critica il disciplinare VinNatur: “Siete fifoni. Possiamo dare assistenza sia in vigna sia in cantina. E dare lo spazio di crescere moltissimo, con vini equilibrati e una viticoltura molto più degna di chiamarsi naturale”.

Un esempio? “Dico solo che in Finlandia è uscito un bando per un vino che, tra le sue caratteristiche, deve avere ‘il bollino VinNatur’. Dare una garanzia maggiore agli ispettori e ai buyer è uno dei nostri obiettivi. Facendo le cose per bene rischiamo, come succede, di sentirci dire che siamo dei tosti, dei duri. Ma questa è la strada per crescere nel rispetto dei nostri principi”.

IL GIUSTO COSTO DI UN VINO NATURALE
I controlli sui vini promossi dall’associazione VinNatur, assieme al crescente successo del vino bio e naturale (specie tra i Millennials) comporterà un aumento del costo delle bottiglie di vino naturale? Maule assicura di no. E non usa giri di parole.

“Il prezzo corretto di una bottiglia di vino – dichiara – è di massimo 5 euro. Tutto quello che si fa pagare di più è il prestigio e la ricerca. E’ la richiesta che fa salire il prezzo, indipendentemente dalla zona d’origine: Barolo o Montalcino non fa differenza”.

Un costo, 5 euro a bottiglia, che Maule calcola così. “Facciamo finta che sono imprenditore. Compro 3 ettari e non voglio sporcarmi le mani. Li faccio lavorare da un operaio, che 3 ettari, anche da solo, sapendo lavorare, se li mangia! Mettiamo che si producano 10 mila bottiglie per ettaro, come molti Champagne”.

“Il nostro campo di 3 ettari produrrà 30 mila bottiglie in totale. Il guadagno, supponendo che il costo della bottiglia sia di 5 euro, si assesterà sui 150 mila euro. Con 30 mila euro pago l’operaio. Con altri 20 mila, per sparare alto, pago l’ammortamento dei trattori e dei macchinari. Poi aggiungo qualsiasi altro costo. Altri 20 mila per l’imbottigliamento? Perfetto. Non arriverò mai a 150 mila euro con le spese, portando comunque a casa un gran bel guadagno!”.

“Si può anche fare il calcolo per 10 euro. Con 5 mila bottiglie prodotte per ettaro, perché voglio fare qualità. Noi a Biancara facciamo per esempio 35-40 hl a ettaro, sicché il prezzo del nostro vino è di 6-7 euro. Il ‘Pico’, molto richiesto, lo vendiamo a 11 euro, perché ne produciamo solo solo 10 mila bottiglie. Come fa uno ad arrivare a prezzi superiori? E’ la richiesta che lo spiega. Ma il prezzo di partenza è sempre 5 euro”.

Per Maule, “produrre vino naturale non costa più del convenzionale”: “Il produttore che fa trattamenti sistemici indebolisce la pianta di anno in anno. L’anno dopo aumentano i costi. Ma sto parlando di costi che ha il convenzionale e noi no. Prima della vendemmia si porta in cantina i lieviti, gli enzimi: spende, credo, una fortuna su questo. Noi spendiamo la stessa cifra, ma in manodopera”.

AMICI NEMICI
Frasi, quelle di Maule, che lasciano il segno in un dibattuto sempre aperto e acceso. Anche all’interno dello stesso mondo dei vini naturali, che si è letteralmente spartito il weekend pre Vinitaly, spremendo energie in una costellazione di eventi collaterali, antagonisti tra loro.

Anche su questo argomento, il fondatore di VinNatur non le manda a dire. “Io ho fondato ViniVeri. E nel loro statuto c’è scritto ‘Associazione che produce cultura e la regala’. Non è certo facendo un convegno che fai cultura (quello con ospite Josko Gravner, ndr). La cultura la fai lavorando sul campo, lavorando in modo scientifico. Osservando i problemi e cercando di risolverli, lavorando in prevenzione”.

“VinNatur – aggiunge Maule – fa questo. Fa da 11 anni l’analisi dei pesticidi. Martedì sono stato invitato a Vinitaly a parlare davanti a 40 giornalisti stranieri: mi hanno obbligato a ospitare alcuni produttori del ViVit. Ho risposto ci sto, ma li seguo io i produttori, perché non voglio sedermi al tavolo di uno che è stato cacciato da qua ed è entrato in altre associazioni”.

“La prima scrematura in atto – conclude Maule – è quella che deriva dal disciplinare. Salire sulle scale di un palazzo costa fatica, ma il panorama che vedi, più vai in alto, più diventa bello. Ovviamente quelli che stanno al piano terra ti invidiano… Ma io ho faticato per arrivare qui. Ecco cosa sta succedendo al nostro mondo. Altro che negatività!”.

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Villa Favorita 2018: i migliori assaggi VinNatur(isti)

Qualche conferma e tante etichette nuove da segnalare tra i migliori assaggi dell’edizione numero 15 di Villa Favorita. L’evento organizzato dall’Associazione VinNatur si conferma un must per gli amanti dei “vini naturali”.

Quattromila ingressi totali nella storica dimora del XVIII Secolo, a Sarego. Cifra che eguaglia quella dello scorso anno, con il pubblico concentrato soprattutto nella giornata di sabato 14 aprile. Segno “più”, invece, sul numero di operatori del settore, italiani ed esteri.

Tra i fenomeni dell’edizione 2018 di Villa Favorita – VinNatur si evidenzia il crescente numero di “rifermentati” ai banchi d’assaggio, ottenuti da uve a bacca bianca e rossa. Pochi, tuttavia, quelli che riescono a lasciare davvero il segno.

Un trend che sembra la risposta più immediata dei vignaioli naturali al “Fenomeno Prosecco”. Un po’ come la produzione di Charmat tra i produttori convenzionali, in tutta Italia.

Curioso anche il “comportamento” di certi rossi tipicamente da lungo affinamento (vedi Barolo, Brunello e Aglianico) presentati in vesti fresche, quasi giovanili, capaci comunque di non snaturare la tipicità: che sia un sintomo della crescente proiezione sui mercati esteri (più maturi di quello italiano) dei vignaioli naturali del Belpaese?

Mode a parte, l’edizione 2018 di Villa Favorita conferma il successo tra i Millennials, le nuove generazioni. Un trend dovuto alla crescente qualità riscontrabile di anno in anno tra le etichette in degustazione.

I MIGLIORI ASSAGGI
Metodo Classico Brut Nature Vsq Durello “Corte Roncolato”, Cristiana Meggiolaro. Vendemmia 2014 per questo Mc da uve Durella che segna uno stacco assoluto nei confronti degli altri sparkling veneti in degustazione a Villa la Favorita.

Riuscire a unire lame di lime a una grande ampiezza al palato è un connubio che riesce a pochi. Il sottofondo minerale, salino, fa il resto. Davvero un ottimo spumante quello della piccola cantina di Roncà (Verona).

Metodo Classico Vsq Dosaggio Zero “Esperidi”, Mario Gatta. Ci spostiamo poco più a ovest, in Franciacorta. Qui, più esattamente a Gussago (BS), Mario Gatta produce “Esperidi”.

Un Mc da uve Chardonnay e Pinot Nero, con due terzi dell’uvaggio principe della Franciacorta e un terzo di “Noir”: entrambi provenienti dei vigneti di proprietà della famiglia Gatta, situati a 400 metri d’altezza.

Siamo sul versante orientale franciacortino, su terreni di calcare e argilla. La vendemmia è la 2009, in bottiglia dal 2010 (sboccatura 09/2016).

Uno spumante vibrante, capace di unire in un sorso eleganza e potenza. Naso accattivante, arrotondato da frutta e fiori, e bocca tagliente, su note d’agrumi. Ottima la persistenza.

Oltrepò pavese Docg Metodo Classico Brut Rosè, Pietro Torti. Un Pinot Nero in purezza, versione rosè: in una parola, “Cruasé”. Bel frutto pulito al naso, che evidenzia il gran lavoro sulla selezione dei grappoli da parte del produttore di Montecalvo Versiggia (PV).

I profumi spaziano dal floreale alla liquirizia dolce, con predominanza tipica delle note di piccoli frutti di bosco. In bocca, il Cruasé di Pietro Torti evidenzia una bella beva verticale.

L’ossatura minerale accompagna note fruttate mai stucchevoli. Uno spumante che, entro la fine dell’anno, giungerà all’apice della sua curva di maturazione positiva.

Vino bianco frizzante “Shan Pan”, Cascina Zerbetta. Nome di fantasia pretenzioso, certo. Ma chi lo ha voluto – per questo rifermentato da uve Sauvignon blanc allevate nella zona di Quargnento, Alessandria – sapeva di non farsi prendere a canzonate.

Un bianco frizzante che si eleva dalla media (piatta) dei tanti rifermentati-fungo spuntati sul prato di VinNatur. Ha un senso d’esistere non solo nella facilità di beva, ma anche nell’intensità seria con cui si propone al naso (vegetale, piccante) e al palato (frutto succoso).

Roba da farti immaginare freschi sorsi su una playa qualsiasi, sotto il sole cocente, d’estate. Senza spostarti – in realtà – di un metro da Sarego. Bravi!

VINI BIANCHI
Vigneti delle Dolomiti Igt Nosiola 2016, Azienda Agricola Salvetta. Questo non è un vino, ma un concentrato di Nosiola. Discostante rispetto ad altre decine d’assaggi.

Pochi riescono a ottenere vini con queste caratteristiche dal grande vitigno autoctono trentino, troppo spesso presentato in versioni eccessivamente fruttate, utili a controbilanciarne la spalla acida.

La Nosiola Salvetta, invece, è da ricordare. Diretta, vera, potente, con un filo di tannino che si allunga nel retro olfattivo. Palato corrispondente al naso.

Dunque frutta esotica, agrumi ed erbe di montagna che conferiscono una freschezza balsamica, unite a una certa mineralità. Tutto bellissimo.

Salento Igp Verdeca 2017, Tenuta Macchiarola. Altro territorio, altro vitigno fortemente screditato dalle produzioni massive e dalla moda dei bianchi leggeri, fruttati, beverini. Questa volta atterriamo in Puglia, più esattamente a Lizzano, in provincia di Taranto.

Non che manchino queste caratteristiche alla splendida Verdeca di Domenico Mangione, in bottiglia da pochissimo. Un macerato fresco e speziato al naso, che riesce a coniugare con elegante potenza note vegetali e note fruttate esotiche tendenti al maturo.

In bocca il vino sfodera un sentore netto di radice di liquirizia, apprezzabilissimo. Uno di quei vini da portarsi in casa adesso, per valutarne l’evoluzione di mese in mese.

Veneto Igt Bianco “Rugoli” 2016, Davide Spillare. Il discepolo di Angiolino Maule, come abbiamo già scritto, si avvicina sempre più al maestro.

E quest’anno si riconferma tra i nostri migliori assaggi con “Rugoli”, bianco ottenuto dalla fermentazione spontanea di Garganega (30% in macerazione sulle bucce e successivo affinamento in legno).

Rugoli, a questo punto da annoverare tra i tre migliori bianchi “non convenzionali” del Veneto, assieme alla Garganega 2016 “Bianco Pri” di Sauro Maule, altro vino eccezionale pienezza gusto olfattiva, ottenuto da vecchie vigne.

VINI ROSSI
Provincia di Pavia Igt 2010 “Ghiro d’Inverno”, Azienda Agricola Martilde. Fa sorridere pensare che questo “Ghiro”, potenzialmente, potrebbe essere un Bonarda. Un 100% Croatina che sottolinea forse l’unico errore compiuto nella recente revisione dei disciplinari in Oltrepò Pavese (si potrà chiamare “Bonarda” solo il vino “mosso”, stralciata la versione “ferma”).

Ma chi vive di titoli e di nomi, spesso, è privo di contenuti. E la questione, a casa di Antonella Tacci, a Rovescala (PV), può contare, sì. Ma solo fino a un certo punto. Perché questa Croatina, diciamola tutta, è un vero spasso.

Una 2010 che fa sognare di prospettive lontane, col suo tannino ancora vivo e il suo frutto intenso, tipico, tutto pavese. Una Croatina che parla ad alta voce. Di concentrazione, di succo, di vita. Di vigne vecchie. Di identità. E di attaccamento alla tradizione. “Fanculo” alle denominazioni, con un etichetta così nel portafoglio.

Toscana Igt 2015 “La Ghiandaia”, Podere Erica. Sangiovese (70%) e Canaiolo (30%) per un rosso di Toscana a cui non manca proprio nulla. Un vino in perfetto equilibrio oggi, ma che domani (con quel tannino e con quella fresca acidità) può solo migliorare.

Un rosso da primi succulenti e secondi a base di carne che sembrano materializzarsi in degustazione. Impegnativo al punto giusto, con i suoi sentori puliti di frutti e spezie.

Rosso Emilia Igt 2015 “Rio Rocca Berzemèin”, Il Farneto. Siamo nella Piana di Farneto, in provincia di Reggio Emilia, ai piedi dell’Appennino Tosco-Emiliano. Rio Rocca Marzemino croccante, vivo, in evoluzione.

Una bellissima espressione del vitigno, che in questa versione (macerazione di 8 giorni sulle bucce) si presenta profumato e corposo, virile in bocca, su note caratteristiche di frutta di bosco e spezie.

Lungo, molto persistente il finale, piacevolmente equilibrato. Tratti di concentrazione e gran pulizia che lo elevano ai migliori Marzemino prodotti fuori dall’Emilia.

Barolo Docg 2014 “Castellaro”, Barale Fratelli. Ecco quello che pare un Barolo “new style“. Tradotto: pronto subito, o quasi.

Le potenzialità di ulteriore positivo invecchiamento sono evidenti, ma questo Nebbiolo è più che mai pronto e già armonico.

ll sorso è carico, pieno: ricorda il frutto di sottobosco maturo, senza sforare nella confettura. Note minerali e un tannino perfettamente integrato completano il quadro del Barolo perfetto, per chi non sa aspettare.

Brunello di Montalcino Docg 2012, Casa Raia. Un altro vino che sorprende, per la sua prontezza. Un Brunello che sembra il risultato perfetto del compromesso fra terra e cielo.

Se è evidente, da un lato, la componente terrosa, dall’altro il Sangiovese sfodera un frutto succoso, tutto giocato su sentori di mirtilli e more di rovo.

Dal calice, con un po’ di ossigenazione, si esalano note eteree, di fumo e caffè tostato che rendono il nettare ancora più affascinante. Pronto oggi, ma con ampi margini di miglioramento nell’arco dei prossimi 5-8 anni.

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Approfondimenti

VinNatur 2018: 158 produttori a Villa Favorita dal 14 al 16 aprile

Tutto pronto per la quindicesima edizione di Villa Favorita, l’evento organizzato da VinNatur, associazione produttori naturali, in programma dal 14 al 16 aprile 2018 a Sarego (VI).

158 produttori provenienti da tutta Italia, ma anche da Austria, Francia, Germania, Slovenia e Spagna, porteranno i loro vini prodotti nel pieno rispetto del territorio, della vite e dei cicli naturali.

La novità logistica più importante di questa edizione è l’ampliamento dell’area dedicata alla ristorazione. Ci saranno le pizze de La Zangola, i formaggi e salumi de La Casara, i prodotti della Fattoria Valli Unite, le specialità di Tagliati per il gusto e i piatti dei ristoranti Basil & Co. e de Il Callianino. Il tutto accompagnato dalle birre artigianali di Morgana birra col fondo e del Birrificio Hof Ten Dormaal.

“Villa Favorita non è un semplice banco d’assaggio – afferma Angiolino Maule, presidente di VinNatur – ma è un vero momento di festa. Qui il visitatore può conoscere e confrontarsi direttamente con i produttori, assaggiando i vini in un’atmosfera rilassata. Villa Favorita è il luogo ideale per fare questo, con il suo meraviglioso parco che ospita l’area dedicata alla ristorazione e dove ascoltare anche della buona musica. In questo senso quest’anno abbiamo deciso di ampliare le proposte culinarie, differenziandole ulteriormente, così che ognuno possa trovare quella che più gli aggrada. L’immagine stessa della locandina di questa edizione – conclude Maule – opera di Francesca Ballarini di Jesi e vincitrice del concorso Immagina la tua Villa Favorita che rappresenta Madre Natura richiama alla mente il parco, vero cuore pulsante della manifestazione”.

Villa Favorita sarà aperta dalle 10 alle 18 e il costo del biglietto d’ingresso è di 25 euro al giorno, acquistabile solo all’ingresso dell’evento. Per chi arriva in treno è prevista una navetta dalla stazione di Montebello Vicentino (VI) fino a villa La Favorita e ritorno.

Info in breve | VILLA FAVORITA 2018
Data: dal 14 al 16 aprile 2018
Orari di apertura: dalle 10 alle 18
Luogo: Villa da Porto detta “La Favorita”, via Della Favorita – Monticello di Fara, Sarego (Vicenza)
Ingresso: € 25 al giorno (acquistabile solamente all’ingresso dell’evento) comprensivi di guida della manifestazione e calice da degustazione.
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.
Parcheggio: riservato ai visitatori del salone
Per chi arriva in treno: è prevista una navetta dalla stazione di Montebello Vicentino
Area sosta Camper: Camping Park La Fracanzana, Via Fracanzana 3, 36054 Montebello Vic.no (2,1km da Villa Favorita)
Cani: sono ammessi cani di piccola taglia

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Vino naturale: 160 produttori a VinNatur Villa Favorita 2018

VICENZA – Scalda i calici la quindicesima edizione di Villa Favorita. L’appuntamento, per gli amanti dei vini naturali, è da sabato 14 a lunedì 16 aprile a Villa Da Porto detta “La Favorita” a Monticello di Fara di Sarego, in provincia di Vicenza.

Saranno presenti 160 aziende aderenti a Vinnatur, associazione di viticoltori naturali, provenienti non solo dall’Italia ma anche da Francia, Spagna, Portogallo, Austria, Germania e Slovenia. Per l’esattezza, dieci adesioni in meno rispetto all’edizione 2017.

Si tratta, comunque, di una delle più importanti manifestazioni di vini naturali in Italia per numero di aziende partecipanti, un evento unico nel suo genere perché permette di approfondire la conoscenza dei vini naturali, incontrando e conoscendo i produttori stessi, dai quali sarà possibile anche acquistare i vini in degustazione.

“Dopo l’ultima bella esperienza a Genova in gennaio – dichiara Angiolino Maule, presidente di Vinnatur, qui intervistato in esclusiva da vinialsuper – dove c’è stata un’ottima risposta di pubblico, sia di professionisti sia di amanti del vino, ci prepariamo ora all’evento per noi più significativo, per numero di edizioni e per aziende partecipanti”.

“In questi anni – continua Maule – Villa Favorita è stata testimone della crescita della nostra associazione, segnata da importanti traguardi come l’approvazione del Disciplinare nel luglio 2016, ma anche della presa di coscienza di molti consumatori che si sono avvicinati a noi magari solo per curiosità, ma che hanno imparato in questi anni a conoscere e ad apprezzare il nostro lavoro”.

COS’E’ VINNATUR?
L’associazione VinNatur riunisce viticoltori europei che hanno il comune obiettivo di condividere le tecniche e le esperienze per produrre vino in maniera naturale, sia in vigna che in cantina, e di divulgare la cultura del terroir.

“Nel 2017 – prosegue Maule – siamo arrivati ad avere 190 aziende iscritte all’associazione, per un totale di 1500 ettari di vigna coltivati in modo naturale che producono 6 milioni e 500 mila bottiglie di vino naturale, di cui circa 5 milioni in Italia. Se pensiamo che alla nascita le aziende aderenti erano solo 65 possiamo solo essere fieri del lavoro svolto finora”.

Durante la manifestazione all’interno della villa e nell’area attrezzata nel parco circostante si potranno gustare diverse specialità gastronomiche provenienti da varie parti d’Italia con un’offerta ampliata rispetto all’anno scorso.


Info in breve | VILLA FAVORITA 2018
Data: dal 14 al 16 aprile 2018
Orari di apertura: dalle 10 alle 18
Luogo: Villa da Porto detta “La Favorita”, via Della Favorita – Monticello di Fara, Sarego (Vicenza)
Ingresso: € 25 al giorno (acquistabile solamente all’ingresso dell’evento) comprensivi di guida della manifestazione e calice da degustazione.
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.
Parcheggio: riservato ai visitatori del salone
Per chi arriva in treno: è prevista una navetta dalla stazione di Montebello Vicentino
Area sosta Camper: Camping Park La Fracanzana, Via Fracanzana 3, 36054 Montebello Vic.no (2,1km da Villa Favorita)
Cani: sono ammessi cani di piccola taglia
Info: www.vinnatur.org

L’ELENCO DEI PRODUTTORI A VINNATUR VILLA FAVORITA 2018

Germania Weingut Schmitt
Spagna Priorat Gratavinum
Francia Alsazia Domaine Geschickt
Bordeaux Chateau Pascaud Villefranche
Champagne Champagne Tarlant
Herault Mas Zenitude
Languedoc Domaine de Courbissac
Rhône Eric Texier
Roussillon Domaine Vinci
Italia Abruzzo Ausonia
Fiore Podere San Biagio
Marina Palusci az. Agr.
Rabasco
Tenuta Terraviva
Alto Adige Radoar az. Agr
Reyter
Weingut In Der Eben
Basilicata Musto Carmelitano az. Agr.
Calabria Casale Cinque Camini
Campania Giovanni Iannucci
Il Cancelliere
Masseria Starnali
Podere Veneri Vecchio
Emilia Romagna Cà de noci Az. Agr.
Cà dei Quattro Archi
Casè soc. agricola
Cinque Campi Az. Agr.
Donati Camillo Az. Agr.
Il Farneto soc. agr
Il Maiolo Az. Agr.
Lusenti Az. Agr.
Quarticello Az. Agr.
Storchi Az. Agr.
Podere Cervarola
Friuli Terpin Franco
Lazio Cantina Ribelà
Mario Macciocca Az. Agr.
Podere Orto
Riccardi Reale soc. agr.
Lombardia Cà del Vent
Fattoria Mondo Antico Soc. Agr.
Martilde Az. Agr.
Piccolo Bacco dei Quaroni
Tenuta Belvedere
Vercesi del Castellazo Az. Agr.
Castello di Stefanago Soc. Agr.
Pietro Torti Az. Agr.
Mario Gatta
Marche Il Gelso Moro
Molise Vi.Ni.Ca
Piemonte Andrea Scovero
Borgatta Az. Agr.
Carussin di Bruna Ferro
Cascina ‘Tavijn Az. Agr.
Cascina Roera
Lo Zerbone Az. Agr.
Rocco di Carpeneto
Valli Unite Soc. Coop. Agr.
Barale f.li
Cascina Zerbetta
Forti del Vento
La Morella Az. Agr.
Puglia Cantina Supersanum
Natalino Del Prete
Valentina Passalacqua
Pantun
Tenuta Macchiarola
Sardegna Meigamma soc. agr.
Sicilia BISCARIS Az. Vinicola
Bruno Ferrara Sardo
Etnella Soc. Agr. Presa
Gueli az. Agr
Il Mortellito
Lamoresca di Rizzo Filippo
Marabino
Marco De Bartoli & C SRL
Valdibella C.A.
Vini Scirto
Toscana Casa Raia Az. Agr.
Casale Az. Agr.
Incontri az. Agr.
Pacina Az. Agr.
Podere Casaccia
Podere della Bruciata
Podere Giocoli
Santa10
Tunia Soc. Agr.
Carlo Tanganelli
Castello Poggiarello
La Ginestra
La Torre alle Tolfe sas
Santa Maria Soc. Agr.
Sequerciani
Terre del Ving
Pian del Pino Az. Agr.
Podere Erica
Podere Anima Mundi
La Ranchelle
Tenuta Canto alla Moraia
Trentino Giuliano Micheletti Az. Agr.
Salvetta az. Agr.
Furlani
Umbria Cantina Marco Merli
Carlo Tabarrini, Cantina Margò
Collecapretta
Fattoria Mani di Luna
Fongoli Soc. Agr.
La Piccola Cantina dei Rossi
Piccolo Podere del Ceppaiolo
Tiberi az. Agr.
Vigneti Campanino
Vini Conestabile della Staffa
Veneto Alla Costiera
Ca’ Lustra Az. Agr.
Casa Belfi
Corte Sant’Alda
Davide Spillare Az. Agr.
Elvira Soc. Agr.
Filippi
Il Cavallino di Maule Sauro
Il Moralizzatore
La Biancara Soc. Agr
Marco Sambin Az. Agr.
Masiero Soc. Agr.
Pialli az agr.
Piccinin Daniele Az. Agr.
Portinari Daniele
Tessère
Vigne San Lorenzo – Tamie
VINI DI LUCE di Alessandro Filippi
Del Rebene
Meggiolaro Vini
Santa Colomba
Siemàn
Tenuta Dalle Ore
Il CEO
Davide Vignato
Az. Agr. Stana di Rebuli Renzo
Terre di Pietra
Nevio Scala
Monte Brècale
Slovenia Brda Kmetija Štekar
Carso Rencel
Sežana Stemberger vini
Trenta Ducal az. agr.
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I vini naturali esistono. Parola di Angiolino Maule

Millenovecentottantotto, duemiladiciotto. Trent’anni di sacrifici e battaglie. Trent’anni di strade in salita, costellate da pozzanghere e buche grosse come crateri. Di quelle capaci di trasformarti da solista a capo del coro. Oppure da sognatore a fallito.

Chi dice che i vini naturali non esistono, forse, semplicemente, non hai mai incontrato in vita sua Angiolino Maule. Uno capace di metamorfosi kafkiane. Pazzo scatenato e ignorante (per molti) negli anni Novanta. Oggi, definitivamente, un pioniere.

Un “estremista”, fino a ieri. Poi diventato un “equilibrato del naturale” (parole sue). Eppure Maule non è cambiato mai. Qualche capello bianco in più, certo. Qualche ruga sul volto, dovuta ai troppi vaffanculi sottaciuti da un carattere pacato e meditativo, più che agli anni sul groppone. Roba rara da trovare tra i veneti.

Mentre l’Italia lo prendeva per scemo, Angiolino Maule e la moglie Rosamaria, sul finire degli anni Novanta, cominciavano a raccogliere i primi successi della loro azienda agricola: La Biancara di Montebello Vicentino.

Oggi Maule è presidente di VinNatur, l’Associazione Vini Naturali da lui fondata nel 2006, che dal luglio 2016 ha stilato un vero e proprio disciplinare per i propri associati (scaricabile integralmente qui).

Non sono troll le migliaia di visitatori che ogni anno, tra Genova e Vicenza, affollano gli stand degli oltre 170 produttori di vini naturali (italiani ma non solo, alcuni dei quali mappati da Decanter) che si riconoscono nei principi dell’associazione. E non è un troll neppure Angiolino Maule, che concede a vinialsuper questa intervista in esclusiva.

Che cos’è il vino naturale?
E’ il vino prodotto senza utilizzo di prodotti di sintesi, né in vigna né in cantina. E con il minor impatto possibile sull’ecosistema

Quali sono gli strumenti a garanzia del consumatore, circa l’effettiva “naturalità” del vino? Quali strumenti ha messo in campo, in questo senso, VinNatur?
VinNatur da 10 anni effettua analisi a tutti gli associati su residui di pesticidi e solforosa totale all’interno dei vini. I produttori che hanno vini con residui e con livelli di anidride solforosa superiori ai 50 mg/l vengono allontanati dall’associazione in un percorso di due anni al massimo.

Ora abbiamo sviluppato anche un disciplinare interno e ci stiamo attrezzando per farlo rispettare in ogni sua parte, tramite controlli alle aziende associate che saranno eseguiti da enti certificatori esterni. Per quanto riguarda altri vini naturali non sono a conoscenza delle eventuali garanzie.

Quante bottiglie produce all’anno il “vigneto naturale” italiano? Su quanti ettari?
Proprio per il fatto che non esiste una normativa è difficile stabilirlo. VinNatur in Italia “produce” nel suo insieme circa 5 milioni di bottiglie suddivise su 150 produttori, che in media posseggono 10 ettari vitati.

In Italia, lei è un precursore dei vini naturali: come ha visto evolversi il mercato, in Italia e all’estero?
Per quanto riguarda la mia azienda, fino al 2010 lavoravo prevalentemente all’estero, dove tutt’ora ci sono ottime prospettive anche per aziende piccole o sconosciute. Oggi vedo anche in Italia una bella evoluzione.

Si è passati dal parlarne tanto con pochi consumi, al parlarne e fare economia. Vedo sempre più ristoranti di alto livello proporre vini naturali anche non blasonati e questo mi rende felice.

Esistono vini naturali del tutto privi di quelli che, in una degustazione professionale, sarebbero considerati difetti? Direi proprio di si!

In percentuale, quanti vini naturali “difettati” riscontra ogni 10 assaggi? E in passato?
Potrei dire 1 su 10, mentre in passato erano sicuramente di più.

Spesso la critica che viene mossa ai produttori di vini naturali è che facciano passare per “pregi” i difetti del vino: cosa risponde?
Purtroppo ci sono ancora colleghi che la pensano così e quindi la critica è più che giusta. I difetti nascondono il vero terroir e la vera espressività del vino, non dobbiamo mai dimenticarlo. Io e molti altri che hanno l’umiltà delle proprie azioni abbiamo sempre ammesso i nostri errori.

Per primi ce ne scusiamo e ci impegniamo ad affrontarli e capire come non ripeterli. Quando presento i miei vini sono il primo a dire “buono, però ora che lo assaggio, lo avrei fatto diversamente e forse migliore!”.

I vini naturali attirano sempre più l’interesse del pubblico, ma sembrano destinati a restare comunque un fenomeno di nicchia, per pochi eletti: perché? Pensa che qualcuno sbagli a comunicarli? Qual è, secondo lei, il modo migliore per avvicinare al mondo dei naturali chi non li conosce?
Non credo rimarranno fenomeni di nicchia. Già il Bio sta arrivando alle grandi cooperative vinicole più intraprendenti. Il “naturale” si sta allargando lentamente ma ritengo sia meglio così! Dobbiamo presentarci con umiltà, dicendo quello che facciamo, senza denigrare l’altro.

Sottolineare le differenze tra naturali e convenzionali come ha fatto di recente Live Wine è positivo, oppure ostacola il graduale avvicinamento dei due “mondi”?
L’idea del confronto tra diversi approcci non è nuova, è un’idea già utilizzata in passato da altri. Ad una prima vista è fuorviante e per questo non mi è mai piaciuta particolarmente.

Lei beve vini “convenzionali” / “biologici”?
Raramente bevo convenzionali e non mi voglio esprimere. Troppi “biologici / tradizionali” che mi capita di bere hanno un gusto per me simile al convenzionale, quindi senza personalità. Credo sia un vero peccato.

Gli additivi presenti nel “vino convenzionale/biologico/biodinamico” possono essere considerati pericolosi per la salute?
Ad eccezione di solforosa in eccesso e pesticidi (soprattutto se ci sono più principi attivi) gli altri non sono pericolosi.

Qual è il prezzo di un vino naturale?
Dipende dalla qualità. Ci sono vini naturali entry level da 10 euro, ma anche top di gamma da 100 euro in enoteca.

Cosa risponde a chi, provocatoriamente, sostiene che i vini naturali “non esistono”?
Siamo costantemente “sotto l’attacco” di esperti ed enologi che sostengono l’inesistenza del vino naturale e l’inadeguatezza di questa definizione. Siamo anche circondati da altri enologi e studiosi che ci danno una mano o che ci osservano con curiosità e voglia di confronto. Per questo vado avanti per la mia strada senza guardare ad inutili polemiche. Ormai è una parola di uso comune, se ne faranno una ragione spero.

Qualche anticipazione sulla prossima edizione di VinNatur a Villa Favorita
Verrà dato più spazio agli importatori e ai giornalisti dall’estero che vogliono scoprire le nuove aziende associate. Sarà inoltre strutturata un’area food più efficiente e con produttori di alto livello.

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A casa di Davide Spillare: il discepolo di Maule è diventato grande

Un’accoglienza genuina e spontanea quella di Davide Spillare, giovane classe ’87. Un vignaiolo vero, che t’accoglie dalla campagna, con le mani (pulite) di terra. Mentre s’avvicina, il panorama si apre alle sue spalle: vista mozzafiato dall’azienda agricola fondata 10 anni fa, frutto di una tradizione di famiglia.

Siamo a Gambellara, in provincia di Vicenza. A sinistra si ergono i Colli Berici, a destra si distende la Valchiampo e la Valpolicella. A Davide si deve la virata radicale dell’azienda, trasformata in una delle più fulgide realtà italiane della viticoltura biodinamica. Una svolta abissale: il bisnonno Cristiano, infatti, conferiva le uve alla cantina sociale del posto.

I vigneti di pianura, a 180 metri sul livello del mare, si nutrono di terreni argillosi, molto ricchi. Quelli in collina mangiano tufo, detto “togo” nel dialetto locale: forte componente rocciosa e vulcanica, che dà vita a vini con una spiccata mineralità. Le rese si aggirano sugli 80 quintali per ettaro in pianura e 30-40 quintali per ettaro in collina.

Dopo la scuola di Agraria, Davide Spillare si cimenta nel mondo del vino grazie agli insegnamenti del maestro Angiolino Maule, oggi patron di VinNatur, e parte per il suo viaggio sperimentale ricco di soddisfazioni, ma anche  di alcune delusioni. Ad oggi può vantare rapporti commerciali ed esportazioni in Canada, Giappone, Danimarca, Svezia, USA, Londra e Parigi.

La sua filosofia segue i canoni dell’agricoltura biodinamica del ‘900, basata sulle teorie di Rudolf Steiner. “Una dottrina che dev’essere comunque rivisitata – spiega Spillare – poiché la terra di oggi non è la terra di cent’anni fa”. Davide lavora la terra in modo “non convenzionale”, ossia “naturale”. Evitando l’uso dei diserbanti chimici e limitandosi a trattamenti con rame e zolfo in basse concentrazioni, solo fino alla fioritura, per combattere il temuto oidio.

LA DEGUSTAZIONE
La degustazione avviene in una piccola cantina, tra le barrique in legno di rovere usate, disposte sul perimetro. Al centro una botte su cui poggeranno i calici. Il primo vino è uno spumante, “L1“, dedicato alla vertebra fratturata durante un incidente in vigna su un trattore, dove Davide rischiò la vita.

“L1” è ottenuto al 95% da uva Garganega e al 5% da Durella, che conferisce acidità. Dopo la prima fermentazione, il mosto è posto in bottiglia a rifermentare per un anno. I lieviti sono ovviamente indigeni. La beva è semplice e scorrevole: un vino fresco, adatto a un aperitivo.

Si prosegue con un bianco fermo, “Crestan“, dal nome del bisnonno: Garganega in purezza da uve di pianura, pressatura diretta e fermentazione in acciaio, 11.31% vol. Nel calice si presenta di colore dorato, al naso intenso, con un bouquet che spazia da note speziate a note floreali. Al palato corrispondente, sulla linea di una semplicità non banale.

Il terzo calice è di “Rugoli” 2016, nome ispirato dalla strada del Rugolo: Garganega proveniente da collina, di cui il 70% effettua una fermentazione in acciaio e pressatura diretta.

Il restante 30% esegue una macerazione per 5 giorni a contatto con le bucce e affinamento in legno per circa 10 mesi (12.8% vol).

Al naso si presenta più complesso del precedente, mantenendo però una buona spalla acida e una spiccata mineralità.

Si prosegue con “Vecchie Vigne“, in onore della vigna più vecchia su cui può contare Davide Spillare: 60 anni di età. Macerazione di 5 giorni e poi un breve passaggio in legno. Affinamento in bottiglia per un anno. Naso complesso, sentori di caramello, note leggermente tostate.

Il “Rugoli 2007” è una chicca dell’azienda: al naso si percepisce intenso e complesso con sentori di castagna e uva passa, Pieno e avvolgente al palato. Una piacevole sorpresa.

Il rosso dell’azienda si chiama “Rosso Giaroni“, ottenuto da uve Merlot in purezza. Al naso si avvertono sentori erbacei e legnosi, al palato risulta fresco e sapido, ben equilibrato.

Concludiamo la degustazione didattica con la ciliegina sulla torta, il “Racrei”: deriva dall’anagramma di “Creari”, comune di Vicenza. Vino dolce, Garganega in purezza, 4 mesi di appassimento.

Tra un calice e l’altro, una riflessione di Davide Spillare  sintetizza lo spirito della sua cantina: “La terra mi è stata prestata e io la dovrò restituire integra o migliore”. Il manifesto di un’azienda agricola divenuta uno dei punti di riferimento del panorama dei vini naturali italiani.

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VinNatur Genova: i vini naturali all’ombra della Lanterna

VinNatur, Associazione Viticoltori Naturali, organizza per domenica 21 e lunedì 22 gennaio 2018, dalle 11 alle 19, la seconda edizione di VinNatur Genova, ospitata nei locali del Palazzo della Borsa, nella centrale Piazza de Ferrari.

Un banco d’assaggio dove 70 vignaioli aderenti all’associazione presenteranno i loro vini e racconteranno il loro modo di intendere la viticoltura.

Un’occasione per scoprire vini prodotti con metodi di lavoro che prevedono il minor numero possibile di interventi in vigna e in cantina, ed esclude l’utilizzo di additivi chimici e di manipolazioni da parte dell’uomo.

“Genova per noi è un appuntamento molto importante – osserva il presidente dell’Associazione Angiolino Maule – una piazza amica che ci riserva sempre grandi soddisfazioni. Da quest’anno l’appuntamento diventerà biennale e si alternerà con quello di Roma. Resterà invece annuale la manifestazione di Villa Favorita”.

Accanto ai vini troverà posto anche una selezione di produttori di gastronomia ligure che proporranno le loro specialità. Si potranno infatti assaggiare bruschettine, formaggi, insaccati, pani e focacce o gustare veri e propri piatti tipici liguri.

Sabato 20 gennaio sarà invece dedicato all’anteprima della manifestazione. I vini dei produttori di VinNatur saranno infatti protagonisti di cene e abbinamenti in diversi locali del centro storico di Genova. La manifestazione ha il patrocinio della Camera di Commercio della città di Genova.

L’associazione VinNatur, nata nel 2006, riunisce piccoli produttori di vino naturale da tutto il mondo che intendono difendere l’integrità del proprio territorio. Scopo dell’Associazione è unire questi vignaioli per dar loro maggior forza, consapevolezza e visibilità condividendo esperienze, studi e ricerche.

Scopo dell’associazione è anche quello di promuovere la ricerca scientifica e divulgare la conoscenza di tecniche naturali e innovative.

Negli anni sono nati diversi progetti di ricerca tra le aziende associate e alcune Università e Centri per la Sperimentazione. Per associarsi i viticoltori devono accettare di sottoporre i propri vini all’analisi dei pesticidi residui, per poter garantire la genuinità dei vini.

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VinNatur Revolution: disciplinare e controlli anti pesticidi

Partono nel mese di agosto i primi controlli in vigna nelle aziende aderenti a VinNatur, come naturale conseguenza dell’approvazione del disciplinare dell’estate scorsa. I controlli saranno eseguiti da due diversi enti, CCPB e Valoritalia, che manderanno i loro ispettori inizialmente in dieci aziende campione.

Nata nel 2006 con 65 aziende aderenti, oggi il circuito VinNatur raccoglie 178 realtà del vino “naturale”. Il progetto di certificazione partirà dalla vigna, per proseguire in cantina subito dopo la vendemmia, in modo da seguire tutte le fasi della produzione.

Gli ispettori, per escludere la presenza di pesticidi, procederanno analizzando il terreno e le foglie delle vigne, ma anche le attrezzature e i prodotti utilizzati dai vignaioli. I tecnici avranno inoltre il compito di sottoporre ai produttori una serie di domande mirate a comprendere quanto e come il disciplinare venga da loro attuato.

IL PERCORSO
“Sta iniziando un periodo importante per la nostra associazione – racconta Angiolino Maule, presidente di VinNatur – sarà un anno di rodaggio, il nostro test sul futuro, per capire se stiamo andando nella direzione giusta. Questi controlli sono autofinanziati dall’Associazione e hanno una doppia funzione”.

“Ci permettono di controllare che i nostri soci stiano lavorando nel modo giusto – precisa Maule – applicando le regole del disciplinare, ma allo stesso tempo anche di scoprire se ci siano punti critici che per qualche ragione ci sono sfuggiti in fase di redazione o qualche aspetto che sia stato trascurato. L’anno prossimo saremo quindi in grado di estendere i controlli a tutti i soci”.

Dopo questa prima fase di applicazione del disciplinare, durante il prossimo inverno VinNatur organizzerà una serie di incontri di formazione per gli aderenti all’Associazione dove verranno spiegate alcune semplici tecniche che consentono ad ogni vignaiolo di capire lo stato di salute del proprio terreno, come ad esempio la prova della vanga. Un modo per rendere sempre più consapevoli i produttori sulle conseguenze del loro lavoro sul terreno e sulla vigna.

Il Disciplinare di VinNatur, approvato la scorsa estate, è il primo documento di questo tipo a livello mondiale. Si tratta di una serie di regole che gli aderenti all’Associazione devono rispettare in vigna e in cantina per continuare ad essere soci. Questo è il primo anno di applicazione.

CHI E’ VINNATUR
L’associazione VinNatur riunisce piccoli produttori di vino naturale da tutto il mondo che intendono “difendere l’integrità del proprio territorio”. Scopo dell’Associazione è “unire le forze di questi vignaioli per dare ad ognuno maggior forza, consapevolezza e visibilità condividendo esperienze, studi e ricerche”. Altro obiettivo è quello di “promuovere la ricerca scientifica e divulgare la conoscenza di tecniche naturali e innovative”.

Negli anni sono nati diversi progetti di ricerca tra le aziende associate e alcune Università e Centri per la Sperimentazione. Per associarsi i viticoltori devono accettare di sottoporre i propri vini all’analisi dei pesticidi residui, per poter garantire la genuinità dei vini. Villa Favorita è l’evento che permette all’Associazione VinNatur di vivere e di ampliare nel tempo i propri traguardi.

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Villa Favorita 2017, ecco i migliori vini bio. Nel 2018 il disciplinare VinNatur

Rifermentazioni indesiderate in bottiglia, acidità volatili altissime, difetti derivanti da macerazioni forzate, ossidazioni incontrollate. Please: reset. E’ tutto quanto ormai relegato al passato. Se il vino biologico galoppa (e in salita) tra le scelte dei consumatori moderni, il merito è di chi sperimenta, innova. Ammoderna e comunica bene la “nicchia”. Nella settimana che incorona il Veneto capitale del vino italiano, con tre eventi di assoluto valore in programma tra le province di Verona e Vicenza tra il 7 e il 12 aprile, una fetta da assoluta protagonista spetta – di fatto – all’edizione numero quattordici di Villa Favorita – Vinnatur 2017.

Qualità media altissima tra i vini dei 170 produttori provenienti da Italia, Austria, Francia, Germania, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Spagna. E una promessa che sa di vittoria per Angiolino Maule: dotare i vignaioli associati a Vinnatur di un vero e proprio disciplinare di produzione. “L’obiettivo iniziale di mettere assieme diverse culture, in modo tale che ognuno si arricchisse di quella dell’altro – spiega il presidente Vinnatur – è stato ampiamente raggiunto già nei primi anni 2000. A quel punto abbiamo capito di essere ormai all’interno del piccolo grande ‘orticello’ del cosiddetto ‘vino bio’. Ora non ci resta che lavorare a un disciplinare, sostenuto da un vero e proprio piano di controlli. Partiremo con una quindicina di aziende pilota, per vedere i punti deboli e quelli forti. Entro il 2018 intendiamo offrire ai consumatori la tracciabilità di tutte le aziende del circuito Vinnatur, dal germogliamento della vite alla messa in bottiglia”.

Si parla di un totale di 1800 ettari, in grado di garantire una produzione di circa 3,5 milioni di bottiglie. Pezzi unici, diversi di vendemmia in vendemmia. Perché il nemico numero uno di chi lavora nel “bio” è la standardizzazione. E tra gli alleati di Vinnatur, anche l’Università. Come quella di Verona, che con le 52 micro vinificazioni condotte per tre anni sui “campioni” della “banda Maule”, ha consentito di studiare da vicino i meccanismi che, oggi, consentono ai vignaioli di produrre vini naturali equilibrati, longevi. E soprattutto privi di difetti. Passi da gigante, insomma, a poco più di dieci anni dalla prima ricerca sulla fertilità biologica dei suoli, condotta nel 2006.

I MIGLIORI VINI DEGUSTATI
E allora citiamoli, uno per uno, i migliori vini degustati all’edizione 2017 di Villa Favita – Vinnatur 2017. La palma assoluta va a Podere Sequerciani di Gavorrano, Toscana grossetana. Divino il Vermentino, di cui vengono prodotte circa mille bottiglie l’anno. Affinamento in acciaio e giare di terracotta, con un piccola percentuale affidata invece alla barrique. Di colore giallo oro, offre una complessità aromatica memorabile, sia al naso sia al palato. Da provare anche due rossi di questa cantina della Maremma, specializzata nella coltura (e nella cultura) dei vitigni autoctoni: il Foglia Tonda, uva simile al Sangiovese, che affina per il 70% in giare di terracotta e il Pugnitello, che ricorda vagamente un Montepulciano, affinato invece per la maggior parte in barrique.

Sul podio anche l’Azienda Agricola Davide Spillare di Gambellara (VI), con il suo Bianco Rugoli 2015. Si tratta di un Veneto Igt da 12,5%, ottenuto dalla fermentazione spontanea di uve Garganega e Trebbiano. Un naso difficile da dimenticare e un palato rigoglioso, pieno, ampiamente soddisfacente di sorso in sorso. Un vero e proprio outsider, Davide Spillare, nella terra del Prosecco di massa. “Cerco di ottenere vini che valorizzino al meglio l’autenticità del territorio in cui sono cresciuto”, sostiene il giovane viticoltore cresciuto sull’esempio del pioniere del movimento Vinnatur, Angiolino Maule.

Indimenticabile anche il Sauvignon 2010 di Franco Terpin, azienda agricola friulana di San Floriano Del Collio, al confine con la Slovenia. Al naso incenso, lavanda, timo, verbena, sentori che sembrano librarsi nell’aria, attorno al calice, tanto delicati quanto netti e schietti. Una bocca quasi densa, per quanto corposa e ricca. Un Sauvignon che del Sauvignon “classico” ha ben poche rimembranze, se non per le tenui note erbacee che conferiscono morbidezza alla beva.

Bene, benissimo, anche l’intera produzione di Etnella Società Agricola Presa di San Gregorio di Catania. Siamo in Sicilia, alle pendici del vulcano Etna. Un’azienda condotta magistralmente da Davide Bentivegna, ex impiegato Siemens col pallino della viticoltura naturale. Uno con cui staresti a parlare per ore, davanti a un bicchiere di vino. Notti Stellate è il primo vino prodotto dalla sua cantina, nel 2010. Vigne di 70 anni, con una resa di 25 quintali per ettaro. Dodici giorni sulle bucce per le uve Nerello Mascalese e affinamento in tonneaux da 125.

Un vino di grandissima prospettiva (per la vendemmia 2015 segnare sull’agenda: ‘da riaprire fra 3 anni’) che già oggi si fa apprezzare per la pulizia delle note fruttate, piene, sia al naso sia al palato e la preziosa mineralità, prima soffusa e poi ben presente, soprattutto nel retro olfattivo. Stupendo anche Petrosa, altro rosso, da uve Nerello Cappuccio e Nerello Mascalese cresciute a 800 metri di altezza, su piante di 120 anni. Un signor vino dell’Etna.

Spicca, tra i produttori di spumanti italiani, Cà del Vent di Campiani di Cellatica, Brescia. Il VSQ 2014 Brut Rosè 2010 (sboccatura 2014), ottenuto da uve Cabernet Sauvignon e Sauvignon, regala un naso salino e di grafite, cui risponde un palato tra l’erbaceo e lo speziato: una “bollicina” unica nel suo genere, nel panorama di una Franciacorta che, ultimamente, tende alla standardizzazione.

IL RESTO DELLA PENISOLA
Tra gli altri italiani, memorabili anche il Pecorino Doc 2015 Machaon di Ausonia di Atri, Teramo: fermentazione spontanea delle uve Pecorino d’Abruzzo, naso tra l’erbaceo dei fiori secchi e l’etereo dell’arnica e dell’anice, ben calibrati su note agrumate, nonché palato meravigliosamente giocato tra il balsamico e il minerale, su note predominanti d’arnica e di candido verde dalla straordinaria persistenza; il “base” di Musto Carmelitano, Maschito (PZ), Basilicata, vendemmia 2014, è uno dei vini qualità prezzo migliori in assoluto degustati a Villa Favorita – Vinnatur 2017 (9,50 euro), ottenuto in purezza da uve Aglianico.

Menzione anche per la Falanghina Maresa Roccamonfina 2015 di Masseria Starnali, Galluccio, provincia di Caserta: semplice nella sua schiettezza ma tutt’altro che banale, un vino quotidiano per palati fini; risalendo la penisola, uno spazio di diritto spetta all’Emilia Romagna con l’Ortrugo Doc Ciano dell’Azienda agricola Lusenti di Ziano Piacentino, Piacenza: chi conosce e apprezza questo vitigno per la facilità di beva rimarrà colpito dalla pienezza delle note fruttate e da una bocca un po’ ruffiana (viene aggiunto mosto dolce prima dell’imbottigliamento), ma ben calibrata.

Chiude il quadro idilliaco di Villa Favorita – Vinnatur 2017 l’Oltrepò pavese, con l’intera linea Gaggiarone dell’Azienda agricola Alziati Annibale di Scazzolino di Rovescala, Pavia: Riserva, Vigne Vecchie e Dintorni sono tutti Bonarda Doc ottenuti da uve Croatina, capaci di far scordare per un momento il concetto di vino “brioso e quotidiano” legato al rosso oltrepadano più comune, addentrandosi nel mondo dei vini importanti e da lungo affinamento.

Il Gaggiarone Riserva 2005  conserva un tannino aggressivo e ci si chiede tra quanti anni (e se) potrà ammansirsi, mentre la vedemmia 2015 sarà da ricordare per la piacevolezza delle note di frutti rossi, prima che l’onnipresente tannino esca dalla tana, a sgagnarti le gengive; splendido anche il Riesling Vigneto del Pozzo 2012 di Piccolo Bacco dei Quaroni, azienda di Montù Beccaria (PV) che regala un bianco degno dei parenti d’Oltralpe (tedeschi e francesi): interessante valutare nei prossimi anni l’ulteriore evoluzione di un naso tutto idrocarburo, fiori e spezie, cui fa eco un palato di consistenza finemente minerale.

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Vino naturale: la carica dei 170 a Villa Favorita con VinNatur

Centosettanta vignaioli da nove differenti Paesi del mondo. La sontuosa Villa da Porto detta “la Favorita”, a Sarego, in provincia di Vicenza, si appresta a diventare per tre giorni la capitale dei vini naturali. L’appuntamento è con VinNatur, che dall’8 al 10 aprile mette in scena la 14a edizione di “Villa Favorita”. Un grande banco d’assaggio di vini “prodotti nel pieno rispetto del territorio e dei cicli naturali”. L’occasione per assaggiare i vini, ma anche per conoscere direttamente i vignaioli e capire meglio le motivazioni e i valori che li hanno condotti a scegliere la viticoltura naturale.

“Essere soci VinNatur – spiega Angiolino Maule (nella foto sotto), presidente di VinNatur, associazione culturale con sede a Gambellara – significa produrre vini di qualità, secondo metodi naturali legati al territorio, senza forzature tecnologiche ma con un approccio scientifico. Questo comporta prendere ogni giorno decisioni coraggiose per procedere lungo una strada non facile. ma questa è la strada in cui crediamo. Il nostro obiettivo è quello di comunicare, con chiarezza e trasparenza, il nostro operato a chiunque acquisterà o berrà una bottiglia di vino naturale. Per questo ci siamo dotati di un disciplinare di produzione”.

NON SOLO VINO
Villa Favorita sarà anche l’occasione per assaggiare la selezione di sakè naturali della Yoigokochi Sake Importers, gli unici in Europa a importare sake junmaishu, prodotti a partire da solo riso, senza l’aggiunta di alcol o zucchero. All’interno della villa e in un’area attrezzata nel parco circostante si potranno gustare diverse eccellenze gastronomiche da varie regioni italiane. Si potrà assaggiare il Culatello di Fausto Brozzi da Colorno (Pr), i formaggi e i salumi de La Casara di Roncà (Vr) o l’olio d’oliva di Monti Lo Finocciu di Sorso (Ss).

Per i più golosi ci saranno le specialità veg di Basil&Co di Vicenza o le pizze de La Zangola di Cornedo Vicentino, la gastronomia e le selezioni di salumi di Tagliati per il gusto di Colà di Lazise (Vr) o i piatti preparati dallo chef Cosimo Bicchierri, del ristorante biologico Erbecedario di Badia Calavena (VR).

Per chiudere in dolcezza il cioccolato di Passion Cocoa di Rho (Mi). E per gli amanti delle birre, la produzione artigianale del birrificio Morgana. Il tutto accompagnato dalle esibizioni di gruppi musicali come il Ruggero Robin Quartet e il Timeless Trio. In linea con i valori di rispetto della natura e dell’uomo è la scelta dell’associazione di devolvere anche quest’anno parte del ricavato della manifestazione all’associazione Progetto Alepé di Suor Tiziana Maule, impegnata nell’assistenza medica e sociale degli abitanti della città di Alépé, in Costa d’Avorio.

INFO IN BREVE VILLA FAVORITA 2017
Data: dall’8 al 10 aprile 2017
Orari di apertura: dalle 10 alle 18
Luogo: Villa da Porto detta “La Favorita”, via Della Favorita – fraz. Monticello di Fara, Comune di Sarego (Vicenza)
Ingresso: 25 euro al giorno (acquistabile solamente all’ingresso dell’evento) comprensivi di guida della Manifestazione e calice da degustazione. I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.
Parcheggio: riservato ai visitatori del salone
Per chi arriva in treno: è prevista una navetta dalla stazione di Montebello Vicentino
Area sosta Camper: Camping Park La Fracanzana, Via Fracanzana 3, 36054 Montebello Vic.no (2,1km da Villa Favorita)
Cani: sono ammessi cani di piccola taglia

ELENCO VIGNAIOLI PRESENTI
Austria, South Styria: Ploder- Rosemberg. Francia, Alsazia: Domaine Geschickt; Beaujolais: Nicolas Dubost; Bordeaux: Chateau Pascaud Villefranche; Bourgogne: Domaine des Rouge Queues; Champagne: Champagne Christophe Lefevre, Champagne Tarlant, Domaine Laherte Frères; Herault: Mas Zenitude; Jura: Tournelle, Domaine Buronfosse, Domaine Labet; Languedoc: Domaine de Courbissac; Loire: Nathalie Gaubicher; Rhône: Eric Texier, Domaine de l’Amandier; Roussillon: Domaine Vinci. Germania, Rheinhessen: Weingut Schmitt.

Italia, Abruzzo: Ausonia, Fiore Podere San Biagio azienda agricola, Feudo D’Ugni, Marina Palusci Az. Aricola, Rabasco, Tenuta Terraviva; Alto Adige: Radoar az. Agr., Reyter, Weingut Ebnerhof; Basilicata: Musto Carmelitano az. Agr. Campania: Giovanni Iannucci, Il Cancelliere Azienda Vitivinicola, Masseria Starnali, Podere Veneri, Vecchio; Emilia Romagna: Cà de noci Az. Agr., Cà dei Quattro Archi, Cinque Campi Az. Agr., Donati Camillo Az. Agr., Il Farneto soc. agr., il Maiolo Az. Agr., Lusenti Az. Agr., Tenuta Mara.

Friuli: Terpin Franco, Lazio: Cantina Ribelà, Mario Maciocca, Podere Orto, Riccardi Reale soc. agr.; Lombardia: – Alziati Annibale Az. Agr., Bisi Az. Agr., Cà del Vent, Casa Caterina Az. Agr., Castello di Stefanago Soc. Agr., Fattoria Mondo Antico Soc. Agr., Martilde Az. Agr., Piccolo Bacco dei Quaroni, Pietro Torti Az. Agr., Tenuta Belvedere, Vercesi del Castellazo Az. Agr.

Marche: Il Gelso Moro; Piemonte: Andrea Scovero, Barale f.lli, Borgatta Az. Agr., Carussin di Bruna Ferro, Cascina ‘Tavijn Az. Agr., Cascina Roera, Cascina Zerbetta, Corte Solidale, Coutandin Daniele, Forti del Vento, Giulia Gonella, La Morella Az. Agr., Lo Zerbone Az. Agr., Roagna Az. I Paglieri, Rocco di Carpeneto, Rugrà – Luigia Zucchi, Valli Unite Soc. Coop. Agr; Puglia: Cantina Supersanum, Natalino Del Prete, Pantun, Tenuta Macchiarola; Sardegna: Meigamma soc. agr.; Sicilia: Biscaris Az. Vinicola, Bosco Falconeria, Bruno Ferrara Sardo, Etnella Soc. Agr. Presa, Gueli az. Agr, Il Mortellito, Lamoresca di Rizzo Filippo, Marabino, Marco De Bartoli & C SRL, Valdibella C.A.

Toscana: Carlo Tanganelli, Casa Raia Az. Agr., Casale Az. Agr., Fattoria Poggiarello, Incontri az. Agr., La Ginestra, La Torre alle Tolfe sas, Pacina Az. Agr., Pian del Pino Az. Agr., Podere Casaccia, Podere della Bruciata, Podere Giocoli, Podere Gualandi, Santa10, Taverna Pane e Vino, Tenuta Montiani Soc. Agr., Tunia Soc. Agr., Podere Borgaruccio, Podere Casanova, San Bartolomeo, Santa Maria Soc. Agr., Sequerciani;

Trentino: Salvetta az. Agr., Furlani. Umbria: Cantina Marco Merli, Carlo Tabarrini, Cantina Margò, Collecapretta, Fattoria Mani di Luna, Fongoli Soc. Agr., La Piccola Cantina dei Rossi, Vini Contestabile della Staffa, Piccolo Podere del Ceppaiolo, Roberto Lepri, Tiberi az. Agr., Vigneti Campanino. Veneto: Alla Costiera, Ca’ Lustra Az. Agr., Casa Belfi, Corte Sant’Alda, Davide Spillare Az. Agr., Del Rebene, Elvira Soc. Agr., Filippi, Il Cavallino di Maule, Sauro Az. Agr., Il Moralizzatore, La Biancara Soc. Agr., Marco Sambin Az. Agr., Masiero Soc. Agr., Meggiolaro Vini, Monteforche, Pialli az agr., Piccinin Daniele Az. Agr., Portinari Daniele, Santa Colomba, Sièman, Tenuta Dalle Ore, Tessère, Vignale di Cecilia, Vigne San Lorenzo – Tamie, Vini di Luce.

Portogallo, Bairrada: Filipa Pato, Muxagat, Vale da Capucha. Repubblica Ceca, Czech republic: Dva duby. Slovacchia, Nové Zámky: Strekov Organic Wine. Slovenia, Brda: Kmetija Štekar, Nando Azienda. Carso: Rencel; Istria: Klabjan; Sežana: Stemberger vini; Trenta: Ducal az. Agr. Spagna, Asturias: Dominio del Urogallo (nella foto sopra); Catalunya: Finca Parera; Murcia Bodega: Viña Enebro, Rafa Bernabé, Clos Lentiscus.

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VinNatur 2017: a Villa Favorita parola d’ordine “sperimentazione”

Sarà un’edizione caratterizzata da una sempre maggiore consapevolezza della gestione del vigneto quella di Villa Favorita 2017. Qui da sabato 8 a lunedì 10 aprile 170 soci dell’associazione VinNatur si daranno appuntamento per la quattordicesima edizione della manifestazione dedicata ai vini naturali.

Sta andando avanti ormai da tre anni infatti una ricerca approfondita sulla fertilità microbiologica in vigneto, fondamentale per giudicare lo stato di salute e la capacità delle vigne di portare alla produzione uva sana e ricca di profumi e sapori. Il progetto è coordinato dall’agronomo Stefano Zaninotti (Vitenova Vine Wellness), che si avvale della collaborazione della dottoressa Irene Franco Fernandez, del botanico Cristiano Francescato e dell’entomologa Costanza Uboni.

Dopo tre anni di rilievi il team di ricerca di Vitenova è stato in grado di mettere a punto un modello matematico (che utilizza reti neurali) in grado di valutare la fertilità biologica che un suolo dovrebbe avere a partire da cinque semplici parametri: pH, sostanza organica, azoto totale, sodio e argilla. Il modello, in fase di perfezionamento, consentirà di individuare lo stato di salute del terreno e quindi di permettere al vignaiolo di prendere le decisioni sulla gestione del suolo in maniera maggiormente consapevole.

“Il lavoro del dott. Zaninotti – dichiara il presidente di VinNatur Angiolino Maule (nella foto) – è molto prezioso e ci permetterà di produrre sempre meglio, nel rispetto della natura, valorizzando al contempo il territorio”.

Vini sempre più sani e più buoni quindi quelli che saranno presenti nella Villa di Monticello di Fara, con qualche chicca da non perdere. Come i Sake di Yoigokochi Sake Importers, l’unico importatore in Europa che commercializza solo i sake della tipologia junmaishu, cioè derivati al 100% dal riso, senza l’aggiunta di alcool o zucchero.

VINNATUR: IL FOCUS
L’associazione VinNatur, nata nel 2006, riunisce piccoli produttori di vino naturale da tutto il mondo che intendono difendere l’integrità del proprio territorio. Scopo dell’Associazione è unire le forze di questi vignaioli per dare ad ognuno maggior forza, consapevolezza e visibilità condividendo esperienze, studi e ricerche. Scopo dell’associazione è anche quello di promuovere la ricerca scientifica e divulgare la conoscenza di tecniche naturali e innovative.

Negli anni sono nati diversi progetti di ricerca tra le aziende associate e alcune Università e Centri per la Sperimentazione. Alla nascita le aziende aderenti a VinNatur erano 65. Oggi sono 187. Per associarsi i viticoltori devono accettare di sottoporre i propri vini all’analisi dei pesticidi residui, per poter garantire la genuinità dei vini. Villa Favorita è l’evento che permette all’Associazione VinNatur di vivere e di ampliare nel tempo i propri traguardi (www.vinnatur.org).

Info in breve | VILLA FAVORITA 2017
Data: dall’8 al 10 aprile 2017
Orari di apertura: dalle 10 alle 18
Luogo: Villa da Porto detta “La Favorita”, via Della Favorita – Monticello di Fara, Sarego (Vicenza)
Ingresso: € 25 al giorno (acquistabile solamente all’ingresso dell’evento) comprensivi di guida della manifestazione e calice da degustazione.
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni.
Parcheggio: riservato ai visitatori del salone
Per chi arriva in treno: è prevista una navetta dalla stazione di Montebello Vicentino
Area sosta Camper: Camping Park La Fracanzana, Via Fracanzana 3, 36054 Montebello Vic.no (2,1km da Villa Favorita). Sono ammessi cani di piccola taglia

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Gravner tra i protagonisti del primo trailer sugli Orange Wines

Development of an Orange Taste è il titolo scelto per il documentario sugli orange wines presentato, in anteprima nazionale, al Ristorante La Montecchia di Selvazzano (Padova). Trenta minuti, firmati da Laura Michelon e Mike Hopkins e prodotti da Bottled Films, per raccontare come nascono i vini bianchi sottoposti a macerazione sulle bucce.
Documentario che arriva in Italia dopo la première a Londra dello scorso 19 aprile e che vede il produttore di Oslavia Joško Gravner fra i protagonisti del progetto.Development of an Orange Taste prende in esame la storia degli orange wines in Italia, partendo proprio da quando, nel 1997, Gravner inizia a lavorare su un nuovo modo di fare vino, producendo un vino bianco lasciato a fermentare assieme alle bucce per un lungo periodo di tempo.
Una scelta che nel 2001 evolve nella vinificazione in anfora. Dopo un viaggio in Georgia Joško sceglie la modalità classica del Caucaso, quella della zona dei Kakheti, che prevede grandi anfore in terracotta interrate. È un ritorno al passato, ma soprattutto un forte balzo nel futuro, tant’è che molti da quel giorno lo seguono nella sua idea di riportare il vino al suo significato originario.
Come Angiolino Maule e Daniele Piccin, assieme a Gravner nel film, legati a Joško da una sorta di filo rosso che attraversa le regioni e le generazioni. La proiezione si è svolta giovedì 9 giugno alla Montecchia di Selvazzano Dentro (PD) e per l’occasione Massimiliano Alajmo ha creato un menu abbinato ai vini dei tre produttori.
Il trailer è visibile nel sito di Bottled Films. Il film sarà disponibile sullo stesso sito dal 16 giugno al costo di 5 €. Può essere acquistato con sottotitoli in inglese o in italiano.
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