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ICQRF, MIPAAF: bloccata importazione di zucchero dall’estero per adulterare il vino

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è conclusa una indagine internazionale coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord e realizzata dalla Guardia di Finanza di Caserta e dall’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi del Mipaaf (ICQRF) per fare luce sull’importazione di zucchero dalla Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia per adulterare il vino attraverso una rete di imprese e persone in Campania, Puglia, Sicilia e Veneto.

Sono 36 gli indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, falsità in registri e notificazioni, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio.

Sotto sequestro beni immobili, rapporti finanziari e partecipazioni societarie riconducibili agli indagati per oltre 12 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, le persone coinvolte avrebbero importato lo zucchero di provenienza estera e lo avrebbero poi veicolato a una società con sede a Sant’Antimo (Napoli) attraverso l’interposizione fittizia di imprese “cartiere” nazionali, formalmente attive ma di fatto non operative e risultate inadempienti agli obblighi fiscali.

Attraverso questo complesso sistema, sarebbero riusciti a commercializzare lo zucchero agli imprenditori vitivinicoli evadendo le imposte e a prezzi estremamente competitivi.

A loro volta, gli imprenditori avrebbero usato lo zucchero acquistato per la sofisticazione del vino, attraverso l’incremento della gradazione alcolometrica, nonché per la produzione di mosti, mosti concentrati e zuccheri liquidi d’uva.

“Grazie all’impegno e alla determinazione delle donne e degli uomini dell’ICQRF, che hanno lavorato in sinergia con le altre forze dell’Ordine coinvolte nell’operazione – commenta il Vice Ministro Andrea Olivero – riusciamo a reprimere le frodi e contrastare efficacemente la concorrenza sleale dimostrando la massima attenzione verso la tutela dei consumatori”.

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Analisi e Tendenze Vino

Vinitaly: la filiera del vino italiana compatta per identificare le migliori strategie di crescita

Verona – Anche quest’anno Vinitaly ha ospitato l’intera filiera italiana del vino nell’importante convegno “Investire nel vino: strategie, prospettive, opportunità” che ha visto la partecipazione del Presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni e del Vice Ministro delle politiche Agricole Alimentari e Forestali Andrea Olivero.

Il tavolo di lavoro, tenutosi nell’auditorium ‘Verdi’ del centro congressi PalaExpo e moderato dalla giornalista RAI Chiara Giallonardo, è stato aperto dal Presidente di Veronafiere Maurizio Danese e ha visto i vertici istituzionali del settore confrontarsi sulle strategie e le politiche da adottare per migliorare la competitività del comparto. Presenti: Massimiliano Giansanti – Presidente Confagricoltura; Dino Scanavino – Presidente Cia-Agricoltori Italiani; Ruenza Santandrea – Coordinatrice settore vitivinicolo Alleanza cooperative Agroalimentari; Ernesto Abbona – Presidente Unione Italiana Vini; Sandro Boscaini – Presidente Federvini; Riccardo Ricci Curbastro – Presidente Federdoc; Emilio Renato Defilippi – Vice Presidente Assoenologi.

Innovazione, competitività e promozione sui mercati esteri i temi centrali del convegno, durante il quale è stata ribadita la necessità sia di investire in tecnologie per lo sviluppo del settore, semplificandone le procedure, sia di valorizzare il vino italiano all’estero con strategie promozionali strutturate che valorizzino la cultura del made in Italy e del bere responsabile. L’accento è stato posto anche sulla necessità di continuare a lavorare uniti, in collaborazione con le Istituzioni, per contesti normativi efficienti e vicini alle esigenze produttive del comparto.

Ad aprire il dibattito Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura che ha sottolineato che “l’innovazione rappresenta un elemento fondamentale per competere nei mercati globali ed il vino è fra i settori che meglio hanno recepito l’urgenza di cogliere le continue sfide per soddisfare le esigenze dei consumatori. Innovazione e vitivinicoltura sono un connubio oramai imprescindibile. Le aziende del settore rispondono attivamente agli stimoli proposti dalle moderne tecnologie, ma occorre sostenere il loro lavoro con contesti normativi efficienti e le opportune semplificazioni amministrative.”

“Le misure di mercato che la politica agricola comune prevede per il settore vitivinicolo costituiscono spesso un fattore di successo per il vino Made in Italy. Ha aggiunto Dino Scanavino, Presidente Cia. Strumenti strategici per la competitività del comparto attraverso cui le imprese possono sostenere investimenti, promuovere all’estero i loro prodotti e valorizzare la componente sostenibile e paesaggistica del vino. Un’esperienza, quella dell’OCM vino, importante e vincente che va difesa e rafforzata nella prossima riforma della Pac anche attraverso interventi di sostegno all’innovazione lungo la filiera, senza trascurare la necessità di un’attenta ed efficace politica di semplificazione del settore”.

“Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un cambiamento nel modo di produrre vino – ha evidenziato la coordinatrice Vino dell’Alleanza cooperative Agroalimentari Ruenza Santandrea – con l’adozione di tecniche sempre più sostenibili per trovare un nuovo equilibrio tra produzione agricola e ambiente e provare a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Si contano numerose iniziative messe in campo da aziende vitivinicole in tutta Italia volte ad un minor utilizzo di acqua e fertilizzanti o a percorsi virtuosi per evitare scarti che vengono reimpiegati al termine del processo produttivo”.

“Ma tutti questi sforzi da soli non bastano, senza la ricerca, – ha continuato Santandrea – una ricerca scientifica diffusa e condivisa, che guardi agli interessi della viticoltura tutta e che sia in grado di trasferire in soluzioni concrete ed efficaci i propri risultati. Ostacolare o rifiutare la ricerca e il progresso scientifico, in nome di una tradizione intoccabile, può diventare una moda pericolosa ed è un rischio che non possiamo permetterci”.

A mettere l’accento sull’importanza di diffondere una corretta cultura del vino italiano all’estero Ernesto Abbona, Presidente Unione Italiana Vini. “Da sempre, il vino riveste un ruolo centrale nella storia del nostro Paese: questo ne descrive, attraverso le sue infinite declinazioni, le peculiarità del territorio e del paesaggio. Infatti, il vino e la “cultura” di cui lo stesso può godere rispecchiano il nostro Paese in maniera totale”.

“Come filiera – ha aggiunto il Presidente di UIV – abbiamo il dovere di un impegno proattivo sulle tematiche relative al consumo responsabile, l’obbligo di contrastare la demonizzazione del vino, dato che le singole iniziative nazionali potrebbero portare ad una escalation di nuovi leggi proibizionistiche e misure sanzionatorie in tutta Europa, e, in particolare, nei principali mercati ove sono destinate le nostre esportazioni, danneggiando l’immagine del nostro prodotto”.

“Concentriamo le nostre energie sul valore del nostro prodotto anche nei mercati internazionali, cogliamo tutte le opportunità per migliorare il sistema di promozione dei nostri vini, evitiamo gli errori del recente passato” – ha commentato Sandro Boscaini, Presidente Federvini. “Dobbiamo come produttori, tutti, fare uno sforzo importante per concentrare l’attenzione sul valore dei nostri territori, delle produzioni vitivinicole e dei nostri prodotti. Appare necessario avere tutti lo stesso programma e gli stessi obiettivi”.

L’invito a mantenersi compatti e a collaborare con le Istituzioni è arrivato anche dal Presidente Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro . “Promuovere e tutelare i nostri vini a Denominazione, che sono un patrimonio collettivo apprezzato in tutto il mondo, è fra i nostri principali compiti, ma abbiamo bisogno di strumenti idonei a supporto da parte delle Istituzioni per farli crescere sui principali mercati target e per proteggerli dalle usurpazioni e dalle contraffazioni che avvengono, proprio sui mercati più strategici”.

Un monito all’eccessiva burocrazia e un auspicio alla semplificazione delle procedure sono stati infine lanciati da Emilio Renato Defilippi, Vice Presidente Assoenologi. “Occorre attuare delle azioni di alleggerimento burocratico nell’ambito del lavoro dell’enologo, attese dall’intero settore anche alla luce del prezioso lavoro svolto nell’approvazione del Testo unico del vino”.

“Chiediamo – continua – un serio impegno nella semplificazione del settore. Dell’ambiente vitivinicolo – sottolinea Defilippi – abbiamo una visione di un settore da controllare, frutto di trascorsi negativi che la storia e l’evoluzione qualitativa dei nostri prodotti hanno oggettivamente superato, occorre quindi un cambio di prospettive dove la professionalità dei tecnici e l’etica imprenditoriale siano il reale riferimento fiduciario dei consumatori”.

“Chiediamo – conclude il Vice Presidente di Assoenologi – che ci venga riconosciuto anche a livello legislativo il ruolo di garante e di responsabile di produzione, al pari della fiducia che molti imprenditori ci riconoscono per la programmazione dei loro investimenti”.

Sono inoltre intervenuti nel dibattito i rappresentanti delle Istituzioni europee Joao Onofre, Capo unità vino, DG Agricoltura e Sviluppo Rurale, Commissione Europea; Felice Assenza, Direttore Generale Politiche Internazionali e Unione Europea – Mipaaf. e l’On. Paolo De Castro Vice Presidente Commissione Agricoltura – Parlamento Europeo, che hanno ribadito l’impegno a livello nazionale e comunitario per sostenere il settore nelle sue richieste.

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MIPAAF: il ministero a Vinitaly 2018 con eventi su ricerca ed innovazione nel campo del vino e dell’olio

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sarà presente anche quest’anno alla Fiera di Verona dove si svolgeranno in contemporanea, da domenica 15 a mercoledì 18 aprile 2018, Vinitaly – Salone internazionale del vino e dei distillati e Sol&Agrifood – Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità.

In programma, presso l’area espositiva del Mipaaf al piano terra del PalaExpo, all’interno della fiera, convegni, seminari di Agea, Ismea, Crea e presentazioni di ricerche, con la partecipazione anche del Vice Ministro Andrea Olivero, per promuovere il comparto vitivinicolo e olivicolo-oleario, valorizzare al meglio le produzioni di qualità e informare gli operatori sugli strumenti a disposizione in materia di semplificazione amministrativa e controlli.

Presente anche l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) che metterà gratuitamente a disposizione degli operatori della filiera vinicola il proprio personale per aiutare le aziende ad operare in modo corretto ed efficiente. I funzionari dell’ICQRF saranno a disposizione tutti i giorni dell’evento, dalle ore 10:00 alle 18:00.

IL PROGRAMMA

DOMENICA 15 APRILE

ore 15:00, Area Talk Show – “Doc delle Venezie, anno uno! Territorio e nuova brand identity del Pinot grigio, stile italiano” – a cura del Consorzio Tutela Vini DOC delle Venezie.

ore 15:00, Sala Conferenze – convegno “Il mercato del lavoro in viticultura, criticità e sviluppi, influenza della manodopera alla qualità del prodotto finale”

LUNEDÌ 16 APRILE

ore 12:30, Area Talk Show – “Olio extravergine di oliva: ci trovi gusto, guadagni benessere” – a cura di Ismea.

ore 15:00, Area Talk Show – “Internet of things e il mondo del vino” – a cura di Federdoc.

ore16:00, Area Talk Show – “Filiera 4.0 – La Blockchain a garanzia delle produzioni agroalimentari” – a cura di Agea.

ore 17:00, Area Talk Show- “Degustare la ricerca. Attraverso i vini prodotti dai centri CREA Viticoltura ed Enologia e con l’aiuto dei ricercatori sarà possibile scoprire la scienza nascosta in un calice”.

ore 10:30, Sala Conferenze – “Equalitas: la Certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola”.

ore 12:30, Sala Conferenze – “Le sfide della ricerca per la viticoltura che verrà” – a cura del CREA.

ore 15:30, Sala Conferenze – “Sistema di qualità nazionale produzione integrata (SQNPI): l’esperienza del Consorzio Vini del Trentino”.

MARTEDÌ 17 APRILE

ore 10:00, Area Talk Show – “Un sorso di innovazione. Dalle analisi sensoriali all’adozione di nuove tecniche in cantina, l’impegno della ricerca per mantenere il nettare di Bacco sempre più al passo con i tempi” – a cura del CREA.

ore 14:30, Area Talk Show – convegno “Wine & Landscape 2.0 – Architecture”.

ore 12:00, Sala Conferenze – “OCM vino: le risorse finanziarie investite nel settore vitivinicolo per accrescerne la competitività”.

ore 13:30, Sala Conferenze – “Buone pratiche di multifunzionalità agricola” – a cura di Ismea / Rete Rurale Nazionale.

ore 16:00 – Sala Conferenze – “Il settore del vino e dell’olio. Quale futuro nella PAC post 2020” – a cura del CREA / Rete Rurale Nazionale.

MERCOLEDÌ 18 APRILE

ore 10:00, Area Talk Show – Premiazione del concorso legato alla campagna “Olio Extra Vergine. La sua ricchezza, la nostra fortuna”.

ore 10:00, Sala Conferenze – “Apprendimento di…vino. Sulla scia del concorso enologico, ricercatori CREA e studenti a confronto sulla cultura e sulla scienza del vino.

ore 14:30, Sala Conferenze – Concorso enologico “Istituti Agrari d’Italia” – a cura del CREA.

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Analisi e Tendenze Vino

Terreni confiscati alla mafia: un protocollo per la “rinascita”

ROMA – Sono 13.141 i beni immobili confiscati e restituiti alla collettività, di cui il 29% sono terreni (3.800 beni).

E’ stato firmato oggi, al Palazzo dell’Agricoltura, il Protocollo d’intesa tra il Mipaaf, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA) e l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. (ANBSC).

Il protocollo, che rappresenta un ulteriore tassello del percorso di collaborazione intrapreso dal Ministero con l’ANBSC già dal 2015, intende facilitare una più efficiente gestione dei terreni e delle aziende agricole confiscate.

Incentivando la condivisione del patrimonio informativo, l’intesa ha una portata strategica poiché consente di conoscere, e di conseguenza valorizzare, il patrimonio fondiario che in questi anni è stato soggetto a sequestro e confisca proprio grazie allo scambio dei dati di cui ciascun soggetto dispone. ANSBC attualmente ha in gestione quasi 7.000 beni classificati come terreni.

Attraverso questo modello operativo è dunque possibile mettere a sistema più informazioni e restituire una fotografia reale dei territori, facendo emergere la vocazione dei terreni e gli strumenti più appropriati di valorizzazione, stante l’alto valore simbolico.

Grazie a questa collaborazione, inoltre, è possibile mettere in campo le azioni necessarie per prevenire eventuali frodi connesse a un utilizzo improprio dei fondi comunitari ricadenti sui terreni o sul patrimonio dell’azienda agricola oggetto di sequestro e confisca.

“L’intesa raggiunta oggi fa parte di un percorso di consapevole riappropriazione di beni della collettività, da riportare a valore della collettività – ha dichiarato il Vice Ministro Andrea Olivero -. Ricollocare un bene confiscato ha un notevole livello di complessità, basta solo pensare alla pluralità di soggetti necessari per una corretta gestione. Allo stesso tempo, dobbiamo sostenere e accrescere il riconoscimento del valore sociale ed economico del bene stesso dal momento della sua rinascita”.

“Per questo – continua Olivero – ritengo che la rete attivata oggi possa contribuire al rafforzamento dei principi etici e legali. Infine voglio sottolineare la stretta connessione tra i beni confiscati in agricoltura e l’agricoltura sociale come nuova forma di coalizione, di solidarietà e anche modello di welfare nelle aree rurali. È questo l’obiettivo che ho da sempre sostenuto nel mio mandato governativo, già con la promozione della Legge 141/2015 e con le attività dell’Osservatorio dell’Agricoltura Sociale”.

IL PROTOCOLLO NEL DETTAGLIO – LE AZIONI
– Aggiornamento del database di Agea con i dati delle confische dei terreni (per la sospensione e l’eventuale recupero delle erogazioni non dovute)
– Arricchimento della conoscenza da parte della ANBSC delle caratteristiche specifiche dei terreni confiscati e delle colture associate per la programmazione delle destinazioni
– Accesso al fascicolo aziendale da parte dell’Agenzia per la gestione delle imprese agricole confiscate
– Pubblicazione e divulgazione dei dati specifici dei terreni ai fini dell’incentivazione da parte degli enti territoriali (e altri aventi diritto) alle richieste di destinazione

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Forum Agricoltura di montagna: Cervim in prima linea

ROMA – L’agricoltura di montagna ha un ruolo fondamentale per la corretta gestione del paesaggio, la conservazione della biodiversità, il sostegno all’economia locale e il contrasto all’abbandono.

Di questo si è parlato al “Forum agricoltura di montagna. Prospettive e sfide per il 2020” che si è svolto a Roma e ha visto l’intervento del presidente Cervim, Roberto Gaudio.

Un tema affrontato nella prima sessione “Prodotti e filiere di montagna, diversificazione e reddito: opportunità per accrescere la competitività e la resilienza dei sistemi montani”.

All’evento hanno preso parte tra gli altri il Vice Ministro all’Agricoltura, Andrea Olivero, il Presidente della XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Luca Sani ed il Presidente nazionale dell’UNCEM, Enrico BorghiIl Forum ha rappresentato un’occasione di confronto e il luogo di condivisione delle proposte per la valorizzazione e lo sviluppo duraturo delle aree montane.

Oltre a presentare l’esperienza e le attività del Cervim – sottolinea Gaudio – è stata anche l’occasione per evidenziare, ancora una volta, come la viticoltura eroica rappresenti un valore aggiunto essenziale nellìeconomia di questi territori e come i legislatori, a tutti i livelli, debbano mettere in condizione i viticoltori di lavorare al meglio garantendo così una continuità operativa alle aziende presenti e favorendo l’insediamento di nuove giovani realtà”.

A Milano, il presidente Cervim ha poi preso parte ad un workshop all’interno dell’evento CIME. Nell’ambito di Italian Mountain Lab, una​ ​piattaforma​ ​diffusa​ ​e​ ​partecipata​ ​per​ ​la​ ​ricerca​ ​e​ ​lo sviluppo​ ​delle​ ​montagne​ ​italiane​ ​nel​ ​contesto​ ​europeo.

Gaudio è intervenuto all’incontro delle Reti​ ​nazionali​ ​per​ ​le​ ​montagne, “In​ ​movimento​ ​tra​ ​reti​ ​e​ ​​network​ ​nazionali​ ​per​ ​la​ ​ricerca​ ​e​ ​lo​ ​sviluppo​ ​della  montagna​ ​in​ ​Italia:​ ​valori,​ ​visione,​ ​​mission ,​ ​geografia,​ ​strategie​ ​e​ ​​community ​di riferimento”.

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Testo Unico, Uiv in convegno ad Alba: “Langhe, modello da imitare”

Si è tenuto in mattinata, ad Alba, il convegno dal titolo: “Le novità del Testo Unico del Vino”, organizzato dall’Unione Italiana Vini. E non poteva che riferirsi al Piemonte il presidente di Uiv, Ernesto Abbona, nell’indicare come modello le Langhe, dove “grazie ad un sistema di norme che vengono fatte scrupolosamente rispettare, la competizione è basata sul merito e, in ogni occasione, vince il migliore. Creando valore condiviso da tutta la filiera”.

La giornata è stata moderata da Valentina Sellaroli, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Torino, formatrice decentrata della Scuola Superiore della Magistratura, Struttura Territoriale di Torino, e dal professor Vito Rubino, aggregato di Diritto dell’Unione Europea, Università degli Studi del Piemonte Orientale e ha visto la partecipazione, tra i relatori, di Oreste Gerini, Direttore generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari dell’ICQRF.

“Il rapporto che lega il vino italiano al sistema legislativo – ha dichiarato Ernesto Abbona, presidente di Uiv – è molto articolato e per certi versi ambivalenteDa un lato tutela e garantisce, nella qualità e trasparenza del prodotto, sia il mondo produttivo sia il consumatore secondo un modello di certificazione e protezione delle indicazioni geografiche senza eguali”.

“Dall’altro invece – ha continuato Abbona – questo sistema di regolamenti che interviene nelle fasi produttive del vino, complica il nostro lavoro implicando un impegno notevole in termini di tempo e risorse economiche nell’affrontare questioni di carattere giuridico amministrativo non sempre chiare e trasparenti. Da qui ne deriva la necessità di semplificazione”.

Sempre secondo Abbona, “in Italia abbiamo un caso esemplare di semplificazione normativa che sta facendo scuola a livello internazionale: il Testo Unico, dove siamo riusciti in un grande sforzo corale a coniugare rigore, certificazione, trasparenza verso il consumatore con la semplicità nella gestione amministrativa delle imprese”.

IL MODELLO LANGA
“L’augurio – ha aggiunto Abbona (nella foto) – è quello di realizzare in tutta Italia la stessa situazione ideale che abbiamo voluto e saputo realizzare in Langa. E’ importante costruire un sistema di norme chiaro, preciso ma semplice da applicare, che faciliti un sistema di controlli efficace”.

“Il Testo Unico del vino – ha commentato Andrea Olivero, viceministro delle Politiche agricole alimentari e forestali – rappresenta la colonna vertebrale della legislazione vitivinicola del nostro Paese. È indicativo che il primo articolo sancisce il riconoscimento della vite e del vino come patrimonio culturale del Paese, un patrimonio da tutelare e valorizzare nella sostenibilità sociale, economica, produttiva ambientale e culturale”.

“È chiaro che tutelare questo patrimonio è un impegno quotidiano – ha precisato Olivero – che ci vede in prima linea nell’attività di contrasto alle frodi alimentari e al falso Made in Italy e oggi possiamo dire con orgoglio che anche sul web siamo arrivati a garantire livelli rilevanti di sicurezza e tutela dei nostri prodotti. Proprio in occasione del recente G7 di Bergamo abbiamo avuto un confronto sul tema del commercio online, sul grado di tutela e i meccanismi di salvaguardia delle nostro eccellenze consci che il web costituisce un importante canale di vendita ma che, al tempo stesso, può nascondere rischi non secondari di contraffazione”.

“Il prezioso impegno personale del viceministro Olivero nel portare avanti un testo giuridico che oggi pone il nostro Paese all’avanguardia internazionale”, ha dichiarato Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, nel ripercorrere il lungo lavoro tra filiera istituzioni e mondo politico che ha portato al Testo Unico.

“La filiera – ha aggiunto – ha mostrato grande senso di responsabilità nel cercare una linea comune che alla fine è stata vincente. Adesso la sfida si sposta sui decreti attuativi dove dobbiamo procedere con lo stesso metodo per vedere approvati entro la fine della legislatura i decreti che renderanno pienamente operativo il TU. In gioco ci sono temi cruciali tra cui la gestione dei controlli, il sistema di tracciabilità, l’organizzazione dei consorzi di tutela”.

IL SOSTEGNO ALLE IMPRESE
“Nel lavoro di assistenza alle imprese – ha concluso Paolo Castelletti – da oltre 10 anni l’Unione Italiana Vini ha costituito al proprio interno un “servizio giuridico” specializzato sulle tematiche del settore che rappresenta un unicum a livello nazionale, un’esperienza fino ad oggi insuperata in termini di credibilità e competenze tecniche, diventato anche punto di riferimento delle istituzioni”.

“In questa occasione, attraverso la quale vogliamo aprire un dialogo nuovo tra il comparto vitivinicolo e il vasto mondo giuridico italiano – ha annunciato Castelletti – desideriamo valorizzare la nostra lunga esperienza e stimolare un salto di qualità del nostro servizio giuridico. Da Centro di assistenza alle imprese a nuovo luogo e motore di dibattito e confronto culturale sui grandi temi della legislazione vitivinicola”. Dall’inizio dell’anno sono quattro i convegni sul Testo Unico e sui decreti attuativi organizzati da Unione italiana vini in Italia.

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Alba: Uiv in convengo sul Testo Unico

Un dibattito sul Testo Unico e i relativi decreti attuativi, in un convegno che farà il punto sui risultati ottenuti e gli obiettivi ancora da raggiungere.

Lo organizza Uiv, Unione Italiana Vini, ad Alba. Il tema della disciplina in materia di coltivazione della vite e di produzione e commercio del vino, infatti, continua a tenere banco all’interno del comparto vitivinicolo italiano, anche dopo la sua entrata in vigore lo scorso gennaio 2017 e sarà protagonista di un convegno di alto livello in grado di coinvolgere le massime cariche istituzionali ed esperti del settore.

Il Convegno, organizzato da Unione Italiana Vini, dal titolo “Le novità del Testo Unico del Vino”, si terrà venerdì 27 ottobre, a partire dalle ore 9.00 alle ore 15.30, presso l’Auditorium Centro Ricerche Ferrero (via Pietro Ferrero, 19) di Alba (CN).

La giornata di confronto sarà moderata da Valentina Sellaroli, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Torino, formatrice decentrata della Scuola Superiore della Magistratura, Struttura Territoriale di Torino, e dal prof Vito Rubino, aggregato di Diritto dell’Unione Europea, Università degli Studi del Piemonte Orientale.

L’incontro vedrà il benvenuto da parte del Presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona e un saluto del Vice Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Andrea Olivero, oltre alla partecipazione di esperti in ambito giuridico-normativo. L’incontro è accreditato dall’Ordine degli Avvocati, dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili e dall’Ordine dei Consulenti in Proprietà Industriale.

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Testo Unico, Castelletti (Uiv): “Serve confronto sano per decreti attuativi”

Continua a far discutere il Testo Unico del Vino, diventato legge a novembre 2016. Ultima occasione di dibattito al convegno “Il vino italiano tra aspettative e cambiamento. Un’analisi approfondita alla luce del Nuovo Testo Unico sul Vino”, promosso dall’Associazione Italiana Sommelier con il patrocinio del Mipaaf, tenutosi oggi a Roma nella Sala Cavour del Ministero della Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, alla presenza del Vice Ministro Andrea Olivero.

“Dalla sua entrata in vigore – ha commentato Paolo Castelletti (nella foto), Segretario Generale di UIV, Unione Italiana Vini –  il Testo Unico sta già dando buoni frutti e molte aziende ne stanno beneficiando. È chiaro che non si tratta di una mera raccolta normativa, ma di un testo organico che ha reso coerente la normativa di settore, in precedenza caratterizzata da diverse situazioni di contrapposizione e di difficile interpretazione, e ha introdotto importanti semplificazioni legislative, con l’obiettivo di rendere la vita meno complicata alle aziende, spesso troppo impegnate rispetto alla mera gestione della documentazione. Tutto ciò senza far venir meno l’efficacia del controllo”.

“Per rendere il Testo Unico pienamente operativo – ha proseguito Castelletti – serve ora la tempestiva emanazione dei decreti attuativi che andranno a normare nei dettagli temi fondamentali. Come è stato per l’approvazione del Testo, auspichiamo che la filiera si mantenga compatta anche in questa fase di confronto con il Ministero e continui lo stesso confronto sano, reale ed etico della fase iniziale, visto che i regolamenti attuativi rappresentano un percorso strategico tanto quanto la norma generale stessa”.

Sempre secondo Castelletti, “rispetto al percorso di approvazione, oltre al Ministero e alla filiera andrebbero coinvolte le due Camere del Parlamento e la Conferenza Stato Regioni, in una logica di condivisione che permetta di accelerare i tempi e dare così piena efficacia alla più importante disciplina del nostro settore”.

FOCUS
Il Testo Unico racchiude l’intera disciplina del comparto in 91 articoli e aspira a costituire un esempio di regolamentazione certa e completa a livello europeo, in termini di innovazione e semplificazione delle procedure e dei processi all’interno del settore. Proprio per questo il dibattito è ancora aperto.

Alla tavola rotonda, moderata dal Presidente dell’AIS Antonello Maietta, oltre al Vice Ministro Andrea Olivero, erano presenti: Oreste Gerini, Direttore Generale dell’ICQRF; Riccardo CotarellaPresidente di Assoenologi; Piero Mastroberardino, Presidente del Gruppo Vino di Federvini e dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi Marchi; Vito Intini, Presidente dell’ONAV e coordinatore della Consulta del Vino, e Antonio Rossi responsabile del servizio giuridico e normativo dell’Unione Italiana Vini, che ha evidenziato e illustrato i decreti contenuti nel Testo Unico, ponendo l’accento sulla “necessità di completare il quadro normativo con i decreti attuativi previsti della legge 238/2016 ai quali è strettamente collegata la reale applicazione delle nuove disposizioni”.

I PROSSIMI PASSI
“Nei prossimi mesi – ha spiegato Rossi – il Mipaaf dovrà emanare nuovi decreti attuativi o provvedere a modificare e integrare i decreti vigenti non più coerenti con la legge 238/2016. La mole di lavoro è notevole, ma la sfida è decisiva per dotare il settore di norme operative più snelle e rispondenti alla realtà del comparto
. Ci sono decreti che dovrebbero essere approvati nel giro di qualche mese. In particolare il Testo Unico ha disposto una semplificazione nei controllo dei vini a DOP con produzioni inferiori ai 10 mila ettolitri annui ed è necessario prevedere le relative modalità applicative, così come nelle procedure dei controlli si dovrà tener conto dei nuovi registri dematerializzati per ridurre gli adempimenti burocratici delle aziende”.

“Altro decreto urgente – ha concluso Rossi – è quello ai sui sistemi informatizzati di controllo, perché la legge 238 ha introdotto un sistema telematico di controllo e tracciabilità, alternativo al contrassegno di stato per i vini confezionati a Doc e Igt ed è urgente rendere operativa tale possibilità definendo le disposizioni attuative. Anche il decreto sullo schedario viticolo – conclude Rossi – dovrà essere rivisitato per avere un miglior rilevamento e gestione dei dati delle superfici vitate e per la messa a disposizione dei dati stessi”.

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Testo Unico e Dematerializzazione dei Registri di Cantina: tutti i “no” di Marilena Barbera e dei piccoli produttori (lettera)

Per Coldiretti “taglia del 50% il tempo dedicato alla burocrazia, con cento giornate di lavoro che oggi ogni impresa vitivinicola è costretta a effettuare per soddisfare le 4 mila pagine di normativa che regolamentano il settore”. Per il vice ministro all’Agricoltura Andrea Olivero “una legge corretta e completa”. Per Antonio Rallo, presidente di Unione italiana vini (Uiv), “un successo”, anche prima della stesura dei regolamenti attuativi”. Per Fivi, Federazione italiana vignaioli indipendenti, “c’è ancora molto da fare sulla rappresentatività all’interno dei Consorzi”.

Se non fosse chiaro, parliamo del Testo Unico sul Vino, che è legge da fine novembre 2016. L’entrata in vigore della “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino” è prevista per domani, 12 gennaio. Ma non mette d’accordo tutti.

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che ci ha inviato Marilena Barbera, produttrice siciliana titolare delle omonime Cantine Barbera di Menfi (nella foto sopra) provincia di Agrigento. Parole dure, che non lasciano spazio a equivoci, pronunciate a nome di “tanti piccoli produttori italiani” “pienamente insoddisfatti” dal Testo Unico sul Vino e dalla Dematerializzazione dei Registri vitivinicoli.

La dematerializzazione dei registri vitivinicoli è, in questi giorni, tema caldo per i produttori di vino italiani. In parole semplici, si tratta dell’introduzione di un sistema telematico di comunicazione di tutti i dati relativi alla produzione ed alla commercializzazione dei prodotti vitivinicoli (uva, mosto, vino e sottoprodotti) da parte di ogni produttore vinicolo che effettui produzione diretta o intervenga – come trasformatore o imbottigliatore – in qualunque fase del processo produttivo del vino.

Il sistema di trasmissione dei dati, che fa parte di un più ampio disegno di razionalizzazione del sistema italiano del vino, prevede dunque l’invio (con cadenza mensile) ad un sistema informatico nazionale chiamato SIAN di tutti i dati aziendali relativi alla produzione, agli acquisti, alle vendite ed a ogni movimento di prodotti vitivinicoli.

Un sistema che prevede, per il suo funzionamento, la totale informatizzazione di ogni processo produttivo e commerciale all’interno delle aziende agricole e vinicole italiane.

Molte sono state le critiche al sistema, sia da parte degli sviluppatori di sistemi informatici che da parte delle aziende che dal 1° gennaio 2017 dovranno obbligatoriamente sostituirlo ad altri sistemi di comunicazione utilizzati fino ad ora. Le critiche principali si appuntano sull’instabilità del sistema (e questo sono gli sviluppatori a dirlo) e sulla difficoltà di accesso a idonee reti telematiche (questo lo dice la FIVI – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) che consentano la trasmissione. Nulla, o poco più di nulla, hanno obiettato le Associazioni di Categoria, comprese quelle che avrebbero il compito di rappresentare le istanze che provengono dal mondo della produzione di vino, composto in prevalenza da piccoli produttori.Il settore del vino in Italia è costituito da poco meno di 48.000 aziende (fonte: Coldiretti: http://tinyurl.com/hkq24ke). Di queste, circa 45.000 sono di piccola dimensione, ossia hanno una produzione media annua inferiore a 1.000 ettolitri (133.000 bottiglie). Il sistema produttivo italiano è, infatti, molto frammentato e composto in prevalenza da aziende piccole e piccolissime: questo appare evidente se si guarda alla dimensione media delle superfici vitate aziendali, che oscillano fra i tre ettari del Friuli Venezia Giulia e i 0,3 ettari della Valle d’Aosta (fonte: I numeri del vino: http://tinyurl.com/hou7j33). Le aziende grandi e grandissime, quelle che producono più di 1000 ettolitri l’anno, sempre secondo Coldiretti, sono circa 2.500.

Il valore dell’intero sistema-vino in Italia si aggira intorno ai 10,5 miliardi di euro (dati 2014). Ma solo le 136 aziende più grandi (quelle che fatturano oltre 25 milioni di euro ciascuna) generano oltre il 59% del valore dell’intero settore vinicolo: il resto viene diviso in 48.000: grandi – ma non grandissime – aziende comprese (fonte: Mediobanca: http://tinyurl.com/jexkzkc).

Una grande o grandissima azienda vitivinicola è composta da molte persone, ciascuna delle quali ha ruoli differenti: c’è chi va in campagna e chi sta in cantina, c’è chi va a vendere il vino e chi coordina i venditori, c’è chi fa la promozione e chi sta in ufficio. In una grande azienda ci sono interi reparti dedicati solo all’amministrazione, alla contabilità, ai rapporti con le banche e gli Enti di controllo. Una piccola azienda, invece, è composta prevalentemente da lavoratori della terra e dai loro familiari e collaboratori, persone che fanno il mestiere del vignaiolo: persone che sanno come si pota una vite e riconoscono con un’occhiata i sintomi di una malattia, sanno quando è arrivato il tempo di raccogliere l’uva solo masticando un acino, sanno fare il travaso di una botte, sanno ascoltare e rispettare la terra. Una piccola azienda vitivinicola magari ha una segretaria che compila le fatture e forse un magazziniere che si occupa delle spedizioni, ma certamente non genera il volume di affari che le permetterebbe di organizzare un ufficio dedicato esclusivamente alla comunicazione dei propri dati ad una serie di enti diversi.

La struttura e l’organizzazione del lavoro tra una piccola azienda e una grande azienda è molto differente. Ed è per questo motivo che nel 1995 questa differenza è stata riconosciuta dalla legge, che con il D.Lgs. N. 504/95 art. 37 ha istituito la figura del “piccolo produttore di vino”, un soggetto giuridico distinto dai grandi produttori di vino: è piccolo produttore di vino colui che produce in media meno di 1.000 ettolitri di vino all’anno, con riferimento all’ultimo quinquennio. Questa norma ha avuto il merito di comprendere, valorizzare e difendere le specificità del lavoro dei piccoli vignaioli italiani, garantendo loro nel tempo alcune semplificazioni di tipo documentale. Ad esempio, sollevandoli dagli obblighi connessi all’istituzione di un deposito fiscale. Ad esempio, esimendoli dalla redazione del DAA telematico, assumendo il fatto che gli stessi dati vengano comunque trasmessi agli organi di controllo tramite altri sistemi informatici. Ad esempio, consentendo loro di tenere i registri di cantina in formato cartaceo.

Queste semplificazioni di tipo documentale hanno sempre e comunque garantito la possibilità di controllo e la trasparenza nella tracciabilità di tutte le operazioni – sia produttive che commerciali, in quanto fanno parte di un sistema che incrocia i dati della produzione tramite il fascicolo aziendale (che va aggiornato ogni anno e contiene la descrizione di ogni superficie coltivata e i dati dell’iscrizione di ogni vigneto al registro nazionale dei vigneti) e le dichiarazioni vitivinicole annuali relative sia alla produzione di uva e vino sia alle giacenze di prodotti vitivinicoli.

A queste comunicazioni si aggiungono quelle del sistema fiscale e doganale, e quelle che vanno trasmesse ai differenti organi di controllo: Camere di Commercio, Ufficio Repressione Frodi (ICQRF), Enti di controllo sulle Denominazioni di Origine (Valoritalia, IRVOS, etc), Enti di controllo sul biologico per coloro che hanno scelto di assoggettarsi. Una pletora di comunicazioni e una sovrabbondanza di burocrazia che il nuovo testo Unico sul vino e il decreto “Campolibero” hanno tentato di ridurre e semplificare, almeno nelle intenzioni.

Buone intenzioni, dunque. Che, a mio avviso, finiscono col generare una gravissima disparità di trattamento e una situazione di iniquità sostanziale perché equiparano le piccole e piccolissime aziende agricole alle grandi e grandissime senza tener in nessun conto le differenze di struttura, di organizzazione, di consistenza economica e patrimoniale, di solidità finanziaria.

Buone intenzioni di semplificazione che non semplificano affatto, ma aggiungono ulteriore complessità al lavoro quotidiano di 45.000 aziende agricole di piccola dimensione, generando da un lato una situazione di estrema difficoltà e di reale ingestibilità del sistema (che ricordo è obbligatorio e immediatamente applicabile dal 01/01/17), dall’altro contribuiscono non a diminuire e a semplificare le comunicazioni, ma a moltiplicarle ulteriormente.

Facciamo un paio di esempi facili, in cui il SIAN non sostituisce affatto, ma si aggiunge alle comunicazioni che già dovevano essere fatte in precedenza.

  • Ho imbottigliato 10 ettolitri di vino DOC dopo essere già stato autorizzato a farlo? Lo comunico al mio Ente di controllo e poi lo ricomunico al SIAN.
  • Ho spedito 300 bottiglie di vino in Francia? Lo comunico prima ai vigili con il documento MVV, poi all’Agenzia delle Entrate con l’Intrastat, poi all’Agenzia delle Dogane con raccomandata, poi di nuovo all’Agenzia delle Entrate con la dichiarazione IVA trimestrale e infine al SIAN. E poi, a fine anno, ovviamente, di nuovo all’Agenzia delle Entrate con la dichiarazione IVA

Cosa accadeva prima? In qualità di piccolo produttore dovevo inviare due (2) comunicazioni all’anno, una per la produzione e una per la giacenza. Da oggi dovrò inviare ALMENO dodici (12) comunicazioni mensili. Almeno, perché un piccolo produttore che svolge anche attività di trasformazione per conto di terzi le comunicazioni dovrà effettuarle quotidianamente, quindi da dodici potrebbero diventare quindici, venti o di più. Una pressione costante, un impegno quotidiano, una complessità gravata anche da potenziali rischi di errore che le grandi aziende risolvono con facilità dedicando un ufficio – fra i tanti – al sistema SIAN.

E i piccoli produttori?

Durante i mesi di relativa tranquillità apparirebbe pure gestibile, anche se ogni mese ti dovrai ricontrollare daccapo tutte le giacenze e tutte le bolle e tutti i rientri di merce per fare questa benedetta comunicazione mensile sul Registro Unico.

Quello che è impossibile è gestire questo sistema IN VENDEMMIA.

Chi non è vignaiolo non sempre capisce cos’è veramente la vendemmia. In vendemmia non si dorme, non si mangia, non si esce con gli amici, non si festeggiano i compleanni, non si va in viaggio di nozze, non ci si riposa il fine settimana, non si va alle fiere né alle cene e spesso nemmeno a consegnare il vino. In vendemmia si vendemmia. E basta.

In vendemmia ci si gioca il futuro dell’azienda. E non solo per l’anno prossimo, ma per molti anni a venire. In vendemmia si pensa a fare il vino, non a comunicare la sfecciatura. In vendemmia si cerca di capire quanti rimontaggi sono necessari per fare il vino più buono di sempre, non se il magazzino del confezionato che devi comunicare corrisponde allo scarico del numero di etichette che hai in giacenza. In vendemmia, chi non ha un bilico in cantina e non ha accesso ad una pesa pubblica nelle vicinanze, il carico dell’uva lo fa ad occhio. L’occhio che dopo tante vendemmie sa quanto tiene il rimorchio, o quanto pesano le cassette. L’occhio che poi si aggiusta sul riempimento delle vasche perché sono graduate, o sul numero delle botti perché il fornitore ti ha detto quanto vino possono contenere.

Io non ho mai avuto paura della vendemmia. E’ pesante, è difficile, è stressante, ma non mi ha mai fatto paura. Quest’anno non lo so. Sto iniziando ad avere paura adesso.

E mi fa paura questo mondo del vino nel quale l’esigenza di controllo sovrasta le umane capacità del vignaiolo di portare a termine un buon lavoro. Un mondo in cui si vogliono applicare le stesse regole a realtà economiche e produttive così differenti che il risultato è di generare ingiustizia e iniquità. Un mondo in cui si fa passare per semplificazione un evidente sovraccarico di adempimenti, molti dei quali sono mere duplicazioni di altri adempimenti. Un mondo in cui al piccolo vignaiolo non si riconosce più la specificità – e dunque la bellezza e l’importanza – del suo lavoro.

Io sono sicura che i vignaioli italiani non abbiano alcuna intenzione di commettere frodi o sofisticazioni, né alcuna volontà di sottrarsi a giusti ed equi sistemi di controllo. Perché, al netto del fatto che questa dematerializzazione ce l’abbiano venduta come un sistema che semplifica gli adempimenti, nella realtà il sistema nasce solo ed esclusivamente per esigenze – giuste e condivisibili esigenze – di controllo.

Come ha detto Stefano Vaccari, Capo Dipartimento dell’ICQRF, durante il suo intervento all’assemblea dell’Unione Italiana Vini del giugno scorso, si tratta di un “cambiamento epocale che porterà l’Italia ad essere il primo paese al mondo ad avere on-line la giacenza e la movimentazione del vino: un elemento di tracciabilità e di controllo delle produzioni che nessun altro sistema produttivo può vantare e che permetterà vantaggi evidenti anche sotto il profilo del contrasto alle frodi, sia per gli organi di controllo, che per gli operatori.” (fonte: Unione Italiana Vini: http://tinyurl.com/h78ct5p).

Non voglio nemmeno soffermarmi a pensare a cosa ne penserebbero i vignerons francesi di un sistema del genere: per molto meno sono scesi in piazza con i rimorchi carichi di letame. E quelli della California e della Nuova Zelanda o dell’Australia o del Cile sono ancora lì che ridono, grandi e piccoli.

Ed è quindi ingiusto e miope non considerare quale prezzo saranno obbligati a pagare i piccoli produttori di vino italiani (45.000 aziende sotto ai 1.000 ettolitri) per permettere che un sistema dominato economicamente da grandi e grandissime aziende non commetta né frodi né sofisticazioni. Ed è un problema politico che né le Associazioni di Categoria, né i partiti, né le istituzioni hanno accettato di sollevare, o di prendere in considerazione.

Perché, se si guarda a chi ha frodato, negli ultimi 50 anni, se si guarda a chi ha generato lo scandalo del metanolo, se si guarda a chi trasforma la “carta” del Nero d’Avola in carta di altre denominazioni più famose non sono i piccoli produttori. Sono i grandi imbottigliatori, sono alcune grandi cooperative, sono i grandi gruppi che hanno investimenti in tutta Italia e all’estero. Il prezzo che 45.000 piccoli produttori pagheranno per consentire a 2.500 aziende che rappresentano oltre i due terzi del valore complessivo del vino italiano di tutelare la rispettabilità del sistema del vino italiano è troppo alto.

Benvenuta semplificazione, dunque, ma non questa. Questa non è una semplificazione, è (come ho detto altrove) una mostruosità che non ci permette di fare il nostro lavoro: che è quello di fare il vino.

Marilena Barbera

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Unione italiana vini: “2016 positivo per il vino italiano”

Ripresa dei consumi nel mercato interno per il vino di qualità. Leggera crescita dell’export. Dematerializzazione dei registri e approvazione del Testo Unico della Vite e del Vino. Sono questi alcuni punti del bilancio estremamente positivo, “sia sul fronte organizzativo sia politico”, presentato ieri dal presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo, all’ultimo Consiglio Nazionale Uiv del 2016. 

Proprio sull’approvazione del Testo Unico si è espresso il vice ministro dell’Agricoltura, Andrea Olivero: “È nato per merito della collaborazione tra i soggetti della filiera produttiva – ha evidenziato – di cui Unione Italiana Vini è autorevole espressione. Grazie al suo operato, questo lavoro è stato possibile in un tempo relativamente breve. Uiv, in questi anni, non ha tutelato solo gli interessi dei propri associati ma ha portato avanti le istanze di tutto il mondo vitivinicolo italiano. Questo coraggio nell’interpretare e proporre un’idea virtuosa di ‘bene comune’, è stato indispensabile per formulare una legge corretta e completa. UIV rappresenta, in sintesi, un soggetto economico conscio della propria responsabilità nei confronti del comparto e un vero motore del vino italiano, di cui l’Italia ha veramente bisogno”.

“Con 60 nuovi soci e l’ingresso del Movimento Turismo del Vino in Unione Italiana Vini – ha commentato il presidente di UIV, Antonio Rallo – abbiamo toccato quest’anno un record di adesioni che premia il lavoro promosso da tutto il Consiglio Nazionale. Tra i grandi traguardi raggiunti nel 2016, è significativo il rafforzamento del nostro ruolo di rappresentanza nazionale ed europea: uno scenario positivo per la Confederazione, proiettata, grazie alle ultime novità introdotte dal Testo Unico, verso un programma concreto di modernizzazione del settore”.

Alla consueta serata degli auguri che ha anticipato l’ultimo Consiglio UIV dell’anno, hanno partecipato rappresentanti delle Istituzioni italiane e straniere, confermando l’amicizia e la stima nei confronti di Unione Italiana Vini, sempre più solido e apprezzato riferimento del mondo del vino a livello nazionale. Tra i presenti, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Il vino -ha commentato – è cultura e rappresenta una parte importante della nostra tradizione. In questi termini va approcciato e raccontato, per proporre un modello di consumo consapevole, rispettoso dei valori nobili che questo comparto, da sempre, esprime. Unione Italiana Vini si muove proprio in questa direzione e, da qui, nasce il sostegno che il Ministero della Salute sta dando ai progetti di educazione alla responsabilità nel consumo di vino fino ad ora proposti da UIV”.

Per quanto riguarda il dettaglio dei consumi interni, si registra che nella Gdo sono cresciuti per il vino di qualità (fino a 0,75 l) del 3,8% a valore e dell’1,7% a volume (Fonte dati IRI – novembre 2016). Anche il canale Horeca fa rilevare un incremento delle vendite del 7,5% a valore e del 7% a volume (proiezione fine anno su dati Osservatorio del Vino). Il dato dell’export relativo al periodo Gennaio – Settembre vede una crescita del 3,3% a valore e del 1,4% a volume, trainato dal Prosecco (dati Osservatorio del Vino). Se si mantenesse tale trend, il valore delle esportazioni a fine anno potrebbe superare la soglia dei 5,5 miliardi di euro.

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