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Taste Alto Piemonte 2023, ovvero l’altro Nebbiolo: i migliori assaggi, anche “in rosa”

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Un viaggio tra i vini dell’Alto Piemonte corrisponde ad un tour nelle profondità geologiche dell’antico supervulcano della Valsesia. Ogni collina, ogni zona, ogni Doc, ogni Docg sono caratterizzate da una diversità di terreni e di dislocazioni, di temperature e di consistenze della terra. Di colori e di microclima. Ad unire tutto è il vitigno Nebbiolo, che qui assume la denominazione di Spanna. Una varietà vinificata principalmente in purezza a Gattinara, Ghemme e Lessona. A Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Sizzano e Valli Ossolane viene corroborato da altri vitigni, come Vespolina e Uva Rara, in percentuale diversa.

Il colore, i profumi e i gusti dei vini sono oltremodo diversi, specifici in alcuni casi, ma al tempo stesso unici per molti tratti. Alla vista i vini non sono molto carichi, rispettando le caratteristiche cromatiche del Nebbiolo. Al naso però risultano generalmente intensi e penetranti, grazie all’affinamento in botte. Al palato, i Nebbioli dell’Alto Piemonte sono forti, sontuosi, appaganti, talvolta tannici, dimostrando la possibilità di affinamento nel tempo e di una evoluzione medio-lunga, verso canoni di eleganza e maggiore morbidezza.

Una terra vocata alla produzione di vini rossi, dunque. Partendo dal Nebbiolo e dagli altri vitigni, i produttori locali danno vita anche ad ottimi rosati e persino a spumanti Charmat. Non mancano i vini bianchi, prodotti per la maggior parte con il vitigno Erbaluce (noto in zona come Greco novarese), che qui esprime molte delle sue potenzialità. Un’occasione unica per degustare questo mosaico è Taste Alto Piemonte, andato in scena il 15, 16 e 17 aprile 2023 al Castello di Novara. Di seguito i migliori assaggi di winemag.it tra i vini delle quarantasei cantine che hanno aderito all’annuale rassegna del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte.

I MIGLIORI ASSAGGI A TASTE ALTO PIEMONTE 2023

Colline Novaresi Doc Nebbiolo 2020, Cantina la Smeralda

Nebbiolo al 100%. Al naso sembra poco intenso, nonostante i sei mesi trascorsi in barrique di rovere francese,  e il colore appare piuttosto scarico, ma al palato esplode in una serie  di gusti di rosa passita e viola, di cuoio e tabacco. Spettacolare. Chissà tra qualche anno…

Colline Novaresi Doc 2019 “La Moja”, Az. Agr. Grossini Alessio

Nebbiolo al 100%. Al naso sono molto evidenti le note di vaniglia e di frutta rossa. In  bocca esplode una sensazione di prugne rosse e ciliegie sotto spirito, è un vino forte e potente che stupisce e che è molto indicato con arrosti o con carni alla brace.

Coste della Sesia Doc Nebbiolo 2015 “Castellengo”, Centovigne – Castello di Castellengo 

Nebbiolo al 100%. Al naso è intenso e molto elegante, il calice sprigiona note floreali e balsamiche in maniera molto intensa. In bocca il vino conferma le premesse olfattive e si conferma vino elegante, con tannini delicati e senza peccati di giovinezza. Austero, signorile, affascinante, davvero molto piacevole.

Boca Doc 2013 Vigna Cristiana, Podere ai Valloni

Nebbiolo70%, Vespolina 20%, Uva Rara 10%.  Vino che al naso già lascia prevedere le sue qualità: intenso, con piacevoli note fruttate e di boisè, di cuoio e di vaniglia, compie 36 mesi in botte di rovere e 12 mesi in bottiglia e l’affinamento porta a realizzare un vino d’autore. Il gusto ricorda frutti rossi e di sottobosco, viola di campo e lampone,  ciliegie sotto spirito. Eccellente.

Bramaterra Doc 2019 Vigna Martinazzi, Antoniotti Odilio

Nebbiolo 70%, Croatina 20%, Vespolina 7%, Uva Rara 3%. E’ un vino che mantiene le premesse e le speranze che vengono riposte in  un prodotto proveniente da uno dei terreni più scoscesi dell’Alto Piemonte. Al naso è un vino fortemente balsamico e floreale, che penetra nel naso con la forza della sua giovinezza e del suo tannino nemmeno troppo tagliente. In bocca conferma le sue peculiarità  e le caratteristiche già espresse al naso, piacevole e decisamente pronto alla beva.

Fara Doc 2020 “Barton”, Boniperti Gilberto

Nebbiolo 70% Vespolina 30%. Questo giovane vino realizzato con Nebbiolo e Vespolina si caratterizza per la sua aromaticità e per l’impatto dei suoi profumi nell’analisi olfattiva. Merito dei 20 mesi trascorsi nella botte grande di Slavonia che ha affinato il tannino, mentre l’analisi del palato fa risaltare tutto il meglio, come le spezie e i sentori di frutti rossi: ciliegie, fragole e more su tutto.

Gattinara Docg 2017, Az. Agr. Vegis Stefano

Nebbiolo 100%. Questo vino si impone subito per il suo profumo intenso e piacevole, corroborante e ricco di sfumature di frutti rossi e vaniglia. In bocca riecheggiano note di mandorla, frutti rossi, viola e lamponi appena colti. Il tannino è delicato e morbido, in bocca scivola con facilità ed appare decisamente persistente, ha le sembianze, nemmeno troppo nascoste, di  un vino da meditazione. O forse lo è.

Ghemme Docg 2015 “Victor”, Cà Nova

Nebbiolo al 100%. Il Nebbiolo in purezza è forte e potente, e si rivela come una chicca da osservare e da pregustare solo con una analisi sensoriale attraverso il calice. Dal quale scaturiscono piacevoli profumi di frutti rossi, intensi e ricchi di sfumataure. La degustazione conferma le speranze riposte nell’analisi olfattiva. Il vino  ha un bouquet ricco ed elegante, tannino morbido, sapienti riferimenti al sottobosco e alle ciliegie sotto spirito. Decisamente intrigante.

Ghemme Riserva Docg 2018 Ronco Maso Riserva, Platinetti Guido

Nebbiolo al 100%. Il  calice dal quale scaturiscono effluvi molto intensi lascia ben sperare per la successiva degustazione. In effetti questo nebbiolo conferma gli auspici ben riposti, e si presenta  con gusti molto avvolgenti di liquirizia e di frutti rossi, confetture di more e gelso, con sfumature leggermente ferraginose.

Lessona Doc 2015, Az. Vitivinicola La Badina

Nebbiolo al 100%. Vino dalla consistenza   aromatica spiccata e piacevole, ricca di riferimenti ai fiori e alla frutta rossa, alla vaniglia e al cuoio, con note speziate che colpiscono nel profondo. È un Nebbiolo che piace, affascina, che in bocca fa scaturire la sua migliore dimensione di vino che ha trascorso quasi due anni in botti di rovere e il resto dell’affinamento in bottiglia. La conseguenza è un vino che piace, e che si beve bene con secondi piatti forti e succulenti, di carne sugosa,  proprio per la sua aromaticità e la sua maturazione.

Sizzano Doc 2015, Vigneti Valle Roncati

Nebbiolo 70%, Vespolina 20%, Uva Rara 10% prodotto da una delle aziende presenti nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2023 di winemag.it. Vino maturo, ricco di sensazioni piacevoli e note aromatiche speciali. Qui il Nebbiolo viene integrato con Vespolina e Uva Rara e il risultato si stabilizza verso una sensazione di aromaticità speziata piuttosto evidente. Frutto anche dell’invecchiamento di due anni in botti grandi di rovere francese. Al palato è ricco di belle sensazioni e molto piacevole, gustoso, in cui travalicano i profumi di viola, mammola speziata e frutti rossi.

Valli Ossolane Nebbiolo Superiore Doc 2019 Prunent, La Cantina di Tappia

Nebbiolo al 100%. Nonostante la giovane età questo Nebbiolo a 14,5% sorprende e si fa apprezzare per la sua maturità gustativa. Colore rubino, profumi di frutta rossa e di sottobosco, di boisé nemmeno troppo sfumati frutto di dodici mesi in barrique, questo Prunent (dal nome del clone di Nebbiolo) si distingue per la sua fragranza e per la sua innata capacità di piacere e di farsi ammirare da parte dei suoi stimatori.

TASTE ALTO PIEMONTE 2023: I MIGLIORI VINI ROSATI


Il Nebbiolo e i vitigni utilizzati per la realizzazione dei vini dell’Alto Piemonte ben si prestano per produrre vini rosati. E varie cantine offrono proposte interessanti. Vini molto piacevoli, sia al naso che in bocca. Qualche esempio.

Il Rosato di Ioppa si chiama “Rusin” – Lucca Ioppa ne aveva raccontato qui l’epopea a winemag.it, nel gennaio 2020 – ed è un Nebbiolo tradizionalmente vinificato in rosa, con un colore tenue, delicato, ma ricco di profumi fruttati. Ioppa è una  cantina secolare che ha recentemente sviluppato la sua zona ospitalità e ampliato la zona dedicata alle vasche d’acciaio. Siamo nel cuore del Ghemme, e Ioppa nella sua politica di espansione e rinnovo ha ricreato una gigantesca vasca riservata al rosato, capace di  contenere 1225 ettolitri. Segno che l’azienda punta molto su questa varietà di vino che è molto ricercato proprio per la sua piacevolezza e la sua capacità di accompagnare tutto –o quasi- il pasto.

Il rosato di Cogo, piccola cantina a Gattico-Veruno (Colline Novaresi) che fa coltivazione biologica, è Nebbiolo al 100% si chiama “Il Sornino” ed ha un colore rosa intenso, quasi rosso, di una potenza visiva davvero superiore alla media. Merito delle 12 ore che passa sulle bucce.  Il naso e il gusto confermano le aspettative: il vino, realmente stuzzica la curiosità e rivela una percezione di profumi e di gusto davvero inimitabile. E’ un vino giovane come Stefania, la sua curatrice, e fa scaturire un ricco bouquet di sensazioni che fa rimanere soddisfatti.

Nelle Colline Novaresi si staglia Il Roccolo di Mezzomerico, cantina che vinifica in bio. Oltre a produrre rossi di grande spessore propone “La chimera”, un freschissimo rosato. Un vino dai profumi di frutta fresca, ribes, mandorla, e violetta, mentre in bocca è ricco di piacevoli sensazioni. Sarà che “La Chimera” è espressamente dedicata al Monte Rosa, che dai vigneti si scorge in lontananza, ma nel calice è un certezza, più che un desiderio lontano. Della stessa cantina, splendido il Gilgamesh, passito di Nebbiolo, per accompagnare adeguatamente tutti i formaggi ed i biscotti della tradizione novarese.

In Val d’Ossola, a Domodossola, la cantina Edoardo Patrone cala il poker con due tipologie di rosati. Il primo è il Rosato “Testa Rϋsa”, vino fermo,  dal colore salmone intenso, e aromatizzato quanto basta per goderne della sua bellezza e della sua bontà. Ha sentori molto evidenti di pesca, albicocca, fiori bianchi e persino di frutti agrumati. Ottimo per accompagnare pesci di lago e formaggi. Il secondo è uno spumante extra dry “Basin”, un’ottima interpretazione di come il Nebbiolo possa trasformarsi in autoclave e diventare speciale. Il colore ricorda il salmone, e si gusta piacevolmente quando sprigiona in bocca sapori di fragole, e di frutti delicati. Perfetto come aperitivo.

I MIGLIORI VINI BIANCHI A TASTE ALTO PIEMONTE 2023

A farla da padrone tra i vini bianchi dell’Alto Piemonte è il vitigno Erbaluce, chiamato l’Innominata o più semplicemente Greco / Greco novarese. Ecco alcune cantine in cui trovare un ottimo bianco che può essere abbinato a pesce di lago o di mare, perfetto anche per gli aperitivi.

La Piemontina è una realtà recentissima, dalla sede si coglie in lontananza la bellezza austera del Monte Rosa e ha una splendida vista sui vigneti della cantina. La Piemontina  è situata a Ghemme, e produce alcuni interessanti prodotti fra cui un bianco delle colline novaresi che fa il paio con un ottimo metodo classico, entrambi con uvaggio Erbaluce che qui fa da padrone. Si tratta di  vini freschi, piacevoli, profumati,  che al palato raccontano una storia fatta di sole, aria fresca, venticello alpino e profumi proveniente dal verde delle colline.

Il bianco fermo della cantina La Smeralda di Eleonora Menaggia a Briona, Colline novaresi doc, è l’esempio che la qualità può essere raggiunta anche da piccole realtà che gestiscono tutta la filiera con un lavoro familiare. La produzione è limitatissima, solo 600 bottiglie, ma i profumi delicati e campestri, oltre al gusto sapido, minerale, e strutturato conquistano al primo sorso.

“Longitudine 8.10” è l’etichetta del bianco di Villa Guelpa. La cantina si colloca nel centro di Lessona, a pochi passi dall’arco alpino, ed è un complesso che abbina la lavorazione dell’uva all’ospitalità,  le visite alla cantina al relax. In un ambiente naturale e tranquillo. Il bianco è notevolissimo, piacevole, fresco, profumato, che dice molto della realtà in cui viene imbottigliato.

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Taste Alto Piemonte 2023: ecco le date per degustare i Nebbioli dell’Alto Piemonte


Sono ufficiali le date di Taste Alto Piemonte 2023, la più grande manifestazione dedicata ai vini dell’Alto Piemonte organizzata dal Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte. L’evento si terrà sabato 15, domenica 16 e lunedì 17 aprile 2023 al Castello di Novara, con un programma stilato per far conoscere a tutti i partecipanti le 10 denominazioni dell’areale piemontese compreso tra le province di Biella, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio-Ossola.

Oltre 50 le cantine che proporranno le ultime annate ai banchi d’assaggio. Previste anche cinque masterclass (i dettagli saranno forniti prossimamente dal Consorzio), oltre a una mostra fotografica intitolata “I Volti dell’Alto Piemonte”, un’enoteca in cui acquistare i vini preferiti. Spazio anche per alcuni food trucks, per “spezzare” tra un assaggio e l’altro.

I BIGLIETTI DI TASTE ALTO PIEMONTE 2023

Taste Alto Piemonte 2023 aprirà i battenti alle ore 11 di sabato 15 aprile per la stampa e gli operatori di settore. Dalle 15.00 alle 19.00 è prevista l’apertura de banchi di assaggio anche al pubblico. Domenica 16, dalle 10.00 alle 19.00, l’evento sarà aperto a pubblico, stampa e operatori di settore. Lunedì 17 aprile porte aperte sin dalle 9.30, fino alle 17 (ancora una volta per pubblico, stampa e operatori di settore).

Il biglietto di ingresso a Taste Alto Piemonte 2023 è fissato a 20,00 euro per il pubblico, con riduzione a 15 euro per soci Ais, Fisar, Fis, Onav, Aspi e Slow Food. Ingresso gratuito ai banchi d’assaggio per stampa ed operatori di settore, a cui sarà richiesto di esibire il biglietto da visita. Il costo delle masterclass è fissato a 20,00 euro. Ingresso gratuito all’evento per chi decide di acquistare almeno due masterclass. I biglietti saranno acquistabili sul sito web ufficiale di Taste Alto Piemonte, nella sezione shop.

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Barolo e Roero: tre cantine da non perdere a Grandi Langhe 2023


Tutto pronto per Grandi Langhe 2023, in programma alle Ogr Torino lunedì 30 e martedì 31 gennaio 2023. Oltre 240 cantine ai banchi di assaggio riservati ai professionisti del settore. Novità di questa edizione – la seconda consecutiva nella nuova, spaziosa location di Corso Castelfidardo, 22 – è la partecipazione del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte.

Accanto all’anteprima delle nuove annate delle Docg e Doc delle Langhe e del Roero, ecco dunque anche le Docg Gattinara e Ghemme, oltre alle Doc Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Lessona, Sizzano e Valli Ossolane. Un bel segnale di unità d’intenti dal Piemonte, utile soprattutto per la platea estera.

Buyer, enotecari, ristoratori e importatori italiani e internazionali sono ancora in tempo per iscriversi alla due giorni e assicurarsi un posto alla più importante degustazione dedicata alle denominazioni piemontesi.

TRE CANTINE DA NON PERDERE A GRANDI LANGHE 2023

Per aiutare ad orientarsi tra gli espositori (qui la cartina completa in formato Pdf) winemag.it suggerisce tre cantine da non perdere a Grandi Langhe 2023. Due nella zona di Barolo, una nel Roero. Si tratta di Viberti Giovanni (postazione D 232), Silvano Bolmida (postazione D 218) ed Occhetti Stefano (D 166).

  • VIBERTI GIOVANNI
    (via delle Viole, 30, fraz. Vergne Barolo – CN)

È il Cavalier Antonio Viberti, nel secondo ventennio del Novecento, a dare inizio alla storia della cantina Viberti Giovanni. Galeotto fu l’acquisto di un vigneto e dell’adiacente Locanda del Buon Padre, oggi location gourmet in cui potersi concedere le prelibatezze di Langa. A partire dal 1923, le sale sotterranee diventarono il “parco giochi” di Antonio Viberti. È proprio lì, nello scantinato di quel palazzo in frazione Vergne, che inizia a produrre il vino per gli ospiti della locanda. Oltre a Dolcetto e Barbera propone sin da subito anche il Nebbiolo, che nel 1927 dà vita al primo (antesignano) Barolo “Buon Padre”.

Oggi la cantina è alla terza generazione. Claudio Viberti, nipote di Antonio e figlio più giovane di Giovanni (il fondatore) e Maria, è impegnato nelle operazioni di vinificazione e di gestione della cantina e del ristorante. Una mente brillantissima. Negli anni ha saputo raccogliere il testimone del padre, dando peraltro vita a nuovi vini come la Barbera d’Alba Doc “La Gemella” e arricchendo il patrimonio aziendale con le uve Nebbiolo provenienti da una storica particella del cru Monvigliero di Verduno.

A partire dal 2012 si sono aggiunti all’assemblaggio del Barolo Buon Padre i Nebbioli provenienti da una vigna di Perno (Serralunga d’Alba) e dal cru Albarella (Barolo). Otto, ad oggi, i differenti cru a disposizione della cantina Viberti. Una famiglia che non ha smesso di pensare in grande, tra ristorazione e vino. All’apertura, nel 2018, della Locanda La Gemella in Piazza Eraldo Cabutto, si affiancherà la realizzazione di una nuova, ampia cantina con boutique Hotel e Spa.

  • SILVANO BOLMIDA
    (località Bussia 27/A, Monforte d’Alba – CN)

Schivo ma pronto a darti cuore come solo in Langa, Silvano Bolmida è un vignaiolo d’altri tempi, con gli scarponi per la vigna e la mente fine in cantina e in sala degustazione. Innovatore attento a non ferire la tradizione, per amore sincero per la propria terra più che per questioni di business, è riuscito a mettere assieme i pezzi (tutti da novanta) di una gamma di vini che unisce garbo ed eleganza a una seducente impronta territoriale, che privilegia l’espressione autentica dell’annata alla standardizzazione.

Il tutto partendo dalla precisione tecnica nell’esecuzione del minimo gesto, tanto in campo quanto tra le mura della nuova, maestosa cantina in località Bussia, a Monforte d’Alba. Sembra averla scelta apposta quella curva spremuta a novanta gradi sulla cui parte più “morbida” e “tonda” si erige la nuova struttura. Un modo per palesare, sin dal primo colpo d’occhio, quel metodo, quel rigore e al contempo quella generosità che, poi, sapranno esprimere ad ogni sorso i vini.

Le parole di un vignaiolo valgono più di qualsiasi altro discorso: «Abbiamo una grande fortuna – sostiene Silvano Bolmida -. Credo che a nostro modo siamo artisti anche noi, ma della vigna. Noi vigneron, abbiamo la possibilità di raccontare arte concreta, che è quella che sta nel bicchiere, che viene da questi suoli, che viene da questa terra che della nostra zona è l’eccellenza». Grandi Langhe 2023 sta lì apposta: cantina da non perdere.

  • OCCHETTI STEFANO
    (frazione Occhetti 64, Monteu Roero – CN)

È destinato a far parlare di sé, Stefano Occhetti. Del resto, uno che molla “tutto” e decide di dedicarsi anima e corpo al vino, ha già vinto la sua battaglia con la paura di diventare grande. Specie se “tutto” è pure “tanto”. Classe 1987, è una di quelle classiche persone nate (e cresciute) almeno due volte: diventa adulto a Occhetti, piccola frazione di Monteu Roero; ed è lì che rinasce, tornando a casa stanco d’aver indirizzato la prima vita su binari poco appaganti per un’anima di collina.

Le giornate da ingegnere con un Master in Business Administration al College des Ingenieurs, per conto di una multinazionale, sono più lunghe d’una vendemmia in Sicilia. Viaggia molto. In dieci anni prende casa a Roma, Parigi – fin qui nulla di particolare, vero? – e poi pure a Stavanger – nessun errore di battitura, Stavanger è una città di 130 mila abitanti della… Norvegia sudoccidentale -. Impara cosa significa stare lontano dagli affetti, in primis quello della moglie, Giulia, e del figlio, Ludovico, nato nel 2016. Due anni dopo dice basta. Molla (“tutto” / “tanto”) e inizia – da zero – la nuova vita da wannabe winemaker.

Prima vendemmia nel 2019, dall’ettaro e poco più di vigna in affitto a Occhetti (cru Sanche). Viticoltura eroica e pendenze da equilibrista non lo spaventano. Ecco le prime 4 mila bottiglie, mentre la famiglia si allarga con l’arrivo della secondogenita, Virginia. Per lei un nuovo lettino. Per il papà, il garage di casa diventa cantina. Nel 2020 la commercializzazione del primo Nebbiolo.

Si arriva così allo scorso anno, determinante per la cantina Occhetti Stefano. Nel team entrano la moglie Giulia, il padre Domenico (“Meco”) e l’enologo Roberto Nantiat (Gruppo Cordero Consulenze). Oggi una realtà che conta 3 ettari tra Sanche ed Occhetti e 12 mila bottiglie: Langhe Nebbiolo, Barbera d’Alba, Roero Docg Sanche e Roero Arneis Roero con vista sul Roero Docg Occhetti Riserva, in arrivo.


GRANDI LANGHE 2023 – INFORMAZIONI GENERALI

DOVE: Ogr Torin – Sala Fucine (Corso Castelfidardo 22, Torino)
QUANDO: 30 e 31 Gennaio, con orario 10-17
COME: L’ingresso è consentito previa prenotazione o invito. Sarà necessario stampare ed esibire il biglietto.
CHI: evento riservato a operatori professionali, buyer, enotecari, ristoratori, agenti commerciali, sommelier professionisti.

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Coldiretti, giugno mese nero per il meteo dei vigneti: 7 “eventi estremi” al giorno

Giugno mese nero per il meteo dei vigneti italiani. Secondo Coldiretti, fino ad ora la media è di 7 “eventi estremi” al giorno tra violenti nubifragi, grandine di grande dimensioni e bufere di vento. Più del doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+124%).

È quanto emerge da una elaborazione dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) in riferimento all’ultima ondata di maltempo con grandinate e bombe d’acqua da nord a sud del Paese.

In Piemonte in provincia di Novara una violenta bufera di grandine ha danneggiato fino all’80% dei vigneti mentre in provincia di Cuneo sono stati colpiti noccioleti e frutteti.

Anche la Lombardia è stata investita da una tempesta di ghiaccio a Nembro, nella Bergamasca, con cadute di alberi, mentre in Basilicata la bomba d’acqua sul Metapontino ha allagato campi di ortaggi e frutteti. Ma è allarme meteo in diverse regioni, dal Veneto al Lazio, dalla Liguria all’Emilia Romagna fino alla Puglia.

Nubifragi, allagamenti, frane e grandine hanno provocato molti danni nelle città e nelle campagne dove si contano perdite per milioni di euro. “Si tratta – secondo la Coldiretti – dell’ultima spallata del clima impazzito, in una maledetta primavera che è iniziata con il gelo che ha compromesso le fioriture ed è proseguita con il caldo torrido e la siccità per andare a concludersi con le tempeste da nord al sud del Paese”.

Grandine sui vigneti nelle Marche: Vittorini di Nico Speranza ha perso tutto (VIDEO)

Il risultato, precisa Coldiretti, sono pesanti danni alle coltivazioni con la perdita in molte aziende di un intero anno di lavoro, con il crollo dei raccolti nazionali, dalle pesche alle nettarine (-28%) fino alle albicocche (-58%), fino alle ciliegie.

Le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua si abbattono su un territorio reso fragile dal dissesto idrogeologico con 7275 i comuni italiani complessivamente a rischio per frane o alluvioni (il 91,3% del totale), con punte del 100% in Liguria.

“Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia – conclude la Coldiretti – dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione, che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.

Sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

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Taste Alto Piemonte sbarca a Napoli: degustazione e masterclass all’Hotel Excelsior

Per la prima volta, domenica 29 e lunedì 30 marzo 2020 i Nebbioli dell’Alto Piemonte sbarcheranno a Napoli con la partecipazione di oltre 20 aziende vitivinicole che proporranno le ultime annate delle denominazioni del territorio: Boca Doc, Bramaterra Doc, Colline Novaresi Doc, Coste della Sesia Doc, Fara Doc, Gattinara Docg, Ghemme Docg, Lessona Doc, Sizzano Doc e Valli Ossolane Doc.

Un appuntamento organizzato dal Consorzio di Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte con il sostegno della Regione Piemonte e la collaborazione di Ais Campania. Durante le giornate di domenica 29 e lunedì 30 marzo, i produttori vinicoli delle quattro province di Biella, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio-Ossola si ritroveranno nelle eleganti sale dell’Hotel Excelsior di Napoli per presentare i grandi vini dell’Alto Piemonte.

Attraverso un walk around tasting e alcune masterclass dedicate a temi di approfondimento, il pubblico degli addetti ai lavori e dei winelovers avrà la possibilità di incontrare e scoprire le eccellenze dell’Alto Piemonte, in un contatto diretto con produttori ed esperti.

I banchi d’assaggio saranno aperti al pubblico, a stampa e operatori di settore domenica 29 marzo dalle ore 11.00 alle ore 20:30 e lunedì 30 marzo dalle ore 10:30 alle ore 16:00. Le masterclass si terranno nella giornata di domenica e saranno curate da Tommaso Luongo, delegato Ais Napoli e Franco De Luca, coordinatore didattica Ais Campania, con il prezioso supporto di Mauro Carosso delegato Ais Torino, profondo conoscitore dei vini alto piemontesi.

Nello specifico, la prima masterclass “Le morene, i vini plasmati dal ghiaccio e le terre emerse”, dedicato alle denominazioni Ghemme, Fara, Sizzano, Colline Novaresi, Valli Ossolane, si terrà domenica dalle 12:30 alle 14:30; la seconda “I figli del fuoco, le sabbie plioceniche e le rocce vulcaniche” dedicato alle denominazioni Gattinara, Boca, Bramaterra, Lessona, Coste della Sesia, dalle 16:00 alle 18:00. Costo e modalità di accesso sul sito dell’evento.

 A causa delle ultime disposizioni ministeriali in merito al Coronavirus (Covid-19), la manifestazione TASTE ALTO PIEMONTE Napoli Edition, prevista per il 29 e 30 marzo 2020, è stata rinviata a data da definirsi

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Nebbiolo dell’Alto Piemonte? Sbanca il rosato. Il caso Ioppa: dalla truffa al boom

ROMAGNANO SESIA – Galeotta fu la truffa subita da un finto importatore di vino americano. “Ci ordinò il Nebbiolo rosato, ma non lo ritirò. La mia famiglia iniziò così a proporlo in altri stati, trovando clienti nel Nord Europa”. Luca Ioppa, nel 2008, non aveva ancora mosso i primi passi in cantina. Ma racconta quell’episodio, determinante per il successo di “Rusin“, il bel rosato di questa storica cantina piemontese, con la soddisfazione di chi si è tolto un sassolino dalla scarpa. O, meglio, un macigno.

Già, perché da allora la produzione di Nebbiolo rosato della cantina Ioppa di Romagnano Sesia (NO) è passata da 2 a 210 mila bottiglie. Non serve la calcolatrice per capire che si tratti un vero e proprio boom, avvenuto in soli dieci anni. Oggi risulta il vino più prodotto, nell’ambito delle 350 bottiglie complessive dell’azienda.

Numeri che fanno ancora più impressione se si considera che le Colline Novaresi – parte integrante del pregiato ecosistema enologico noto come “Alto Piemonte” – non sono certo note per la produzione di rosato, bensì per i rossi da uve Nebbiolo (appunto) e Vespolina.

“Rusin – spiega Luca Ioppa a WineMag.it – era una vino d’annata per il quale si cercava di correre, per finire le scorte. Grazie a quella truffa siamo esplosi in Norvegia, il nostro attuale mercato di riferimento per l’export, dove vendiamo più di 150 mila bottiglie. Oggi lo produciamo solo su prenotazione. Per il 2019 avevamo ordini per 240 mila bottiglie, che siamo riusciti a soddisfare solo in parte, arrivando appunto alla cifra record di 210 mila”.

Una vera e propria fortuna per l’Azienda Agricola Vitivinicola Ioppa F.lli Gianpiero e Giorgio, fondata nel 1852 da Michelangelo Ioppa e oggi alla settima generazione con Andrea, Marco e Luca.

“Per noi è ottimale poter produrre un rosato con questi numeri – spiega ancora Luca Ioppa – perché riusciamo a racchiudere più vigne di Nebbiolo. La collina verso Novara ha terreno collinare sabbioso. Sull’altopiano sono presenti argille. Unendo il frutto di vigneti con diversi terreni e microclimi, riusciamo a portare in bottiglia molta più complessità rispetto a quella che potrebbe garantire un singolo cru”.

La vendemmia della cantina Ioppa inizia appunto dalle uve destinate a “Rusin”. I grappoli vengono pressati per circa 3 ore, l’unico periodo di contatto con le bucce. Segue una flottazione con azoto, utile all’illimpidimento, prima della fermentazione in acciaio, a temperatura controllata per 40-45 giorni.

Il vino viene quindi messo in bottiglia tra la fine del mese di gennaio e l’inizio di febbraio, per essere stappato non prima di marzo o aprile. Un procedimento che esalta un Nebbiolo non “convenzionale” per il suo colore, eppure così rispettoso delle caratteristiche del grande vitigno a bacca rossa del Piemonte. Un “caso” in rosa, che fa felice Ioppa e tanti acquirenti nel Nord Europa.

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Il Nebbiolo dell’Alto Piemonte conquista i mercati. Grande banco d’assaggio a Novara


NOVARA –
E’ (quasi) tutto pronto al Castello di Novara per Taste Alto Piemonte 2019. Tre giorni di degustazione – da sabato 30 marzo a lunedì 1 aprile – che avranno come protagonista assoluto il Nebbiolo prodotto nelle province di Novara (Ghemme, Colline Novaresi, Boca, Fara, Sizzano), Verbano Cusio Ossola (Valli Ossolane), Vercelli e Biella (Gattinara, Coste della Sesia, Bramaterra, Lessona).

Tutto tranne che la serie B del grande vitigno piemontese. Le 10 Denominazioni, assieme, raggiungono 500 ettari vitati complessivi rivendicati. Anche in quest’area, così come nelle Langhe, è massima l’attenzione al contenimento delle rese. I dati più aggiornati parlano di circa 50 quintali per ettaro nel 2016, scesi a 45 nel 2017.

Un territorio che sta vivendo un momento magico per l’export. “Abbiamo molte realtà che esportano per più del 50% – commenta Lorella Zoppis, presidente del Consorzio di Tutela Nebbioli Alto Piemonte (nella foto) – per arrivare anche al 70-80%.  Oltre a operare in mercati storici quali Usa, Nord Europa, Canada, Germania, Svizzera e Inghilterra, molte aziende sono presenti in Belgio, Olanda, Francia, Russia e Asia”.

Buone anche le performance in Italia, dove i Nebbioli dell’Alto Piemonte stanno cercando di imporsi assieme a quelli delle Langhe e della Valtellina. “Credo di poter affermare che il futuro sia roseo su tutti i fronti – continua Zoppis – anche perché la qualità delle produzioni cresce in modo costante. Quasi tutte le aziende hanno un incremento annuale delle richieste, provenienti da mercati diversi, compreso quello locale”.

“Molti giovani si stano riavvicinando alla viticoltura ed avviano nuove produzioni – aggiunge la presidente del Consorzio di Tutela Nebbioli Alto Piemonte – e sta crescendo in modo esponenziale anche la richiesta enoturistica. Certo non siamo ancora minimamente paragonabili al movimento enoturistico presente in altre aree, ma raffrontando la situazione attuale con quella di pochi anni fa, direi che abbiamo fatto passi da gigante”.

FOCUS SULLA PRODUZIONE

La Denominazione di maggior peso dell’Alto Piemonte sono le Colline Novaresi (201,61 ettari) che nel 2017 hanno registrato una produzione di 819026,40 Kg di uva (670021 litri imbottigliati). Segue Gattinara con 89,86 ettari, (390176,90 Kg di uva per 378954 litri imbottigliati).

Terzo posto per le Coste della Sesia: 50,29 ettari, 109444,30 Kg di uva prodotti e 155016 litri imbottigliati. Ghemme ha una superficie rivendicata a Doc di 49,79 ettari: sempre nel 2017 sono stati prodotti 175058,00 Kg di uva e imbottigliati 128620 litri.

Al quinto posto, sempre in ordine di dimensioni, si piazza Bramaterra con 24,81 ettari, 46370,00 Kg di uva, 32160 litri imbottigliati. Sesto e settimo posto per Lessona e Boca: 16,74 ettari, 41760,00 Kg di uva, 19443 litri imbottigliati nella prima; 16,07 ettari, 50331,00 Kg di uva e 20213 litri imbottigliati nella seconda.

A seguire i tre areali più di nicchia per l’Alto Piemonte. Le Valli Ossolane (8,31 ettari, 33897,90 Kg di uva, 20000 litri imbottigliati), Fara (7,37 ettari, 36701,70 Kg di uva, 16822 litri imbottigliati) e Sizzano (6,47 ettari, 9427,50 Kg di uva, 4317 litri imbottigliati).

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“Io bevo così” 2019: i migliori assaggi


MILANO –
Se c’è una manifestazione di vini naturali che, negli anni, è cresciuta senza il clamore degli slogan e gli slogan del clamore, quella è “Io bevo così”. Andrea Pesce e Andrea Sala, imprenditori con la testa sulle spalle, ne hanno dato prova lo scorso lunedì all’hotel Excelsior Gallia di Milano, location prescelta per la sesta edizione della kermesse meneghina.

Buono il riscontro di pubblico, con 650 operatori intervenuti tra Horeca e stampa e 450 attività commerciali coinvolte. Buono anche il livello dei vini in degustazione, anche se i veri “lampi di luce” si contano sul palmo di una mano. E permane il punto di domanda dell’attendibilità del vino naturale nella ristorazione.

Una parte consistente dei vignaioli dimostra grande dimestichezza nelle pratiche in vigna e in cantina. Ma c’è anche una buona fetta di produttori che alza le mani ancor prima di versare il vino nel calice.

Frasi come “La bottiglia ha fatto un bel viaggio, si deve un po’ sistemare”, oppure “E’ stata un’annata difficile, se non volevamo intervenire sul vino ‘chimicamente’ questo è il massimo che potevamo ottenere”, non depongono certo in favore dell’auspicabile proliferazione dei vini naturali (quelli buoni, of course) sulle carte dei vini dei ristoranti.

I MIGLIORI ASSAGGI A IO BEVO COSI’ 2019

Spazio alle realtà meno conosciute nella nostra scaletta dei migliori assaggi di “Io bevo così 2019“. Doverose le menzioni ai friulani di Vignai da Duline e agli umbri di Raína: vignaioli che si confermano sempre ad altissimi livelli nel panorama dei vini naturali italiani.

IL PODIO
1) Refosco dal Peduncolo Rosso 2014 “Morus Nigra”, Vignai da Duline  (5 / 5)
Il vero Vino manifesto di Vignai da Duline, capace di racchiudere ed esemplificare la filosofia produttiva della cantina di San Giovanni al Natisone (UD). Ovvero: recupero e conservazione di vecchi cloni, sostenibilità, rispetto del terroir e della tipicità del vitigno, esaltate da un Refosco esemplare in termini di equilibrio organolettico.

2) Umbria Rosso Igt / Sagrantino di Montefalco Docg 2014 “Campo di Raína”, Raína  (5 / 5)
Doppia indicazione (Igt e Docg) per questo rosso potente dell’Umbria. Doppia perché la commissione tecnica della Docg ha pensato di bocciare (la prima volta) il campione di Francesco Mariani. Per poi ripensarci, riassaggiandolo. Il vino è dunque in commercio attualmente come Umbria Igt Rosso. Ma da febbraio sarà Docg.

3) Valtellina Superiore Docg 2008, Le Strie  (5 / 5)
Tre vini di altissimo livello nella gamma di questa piccola azienda agricola di San Gervasio di Teglio (SO). Su tutti il Valtellina Superiore Docg: bello per il frutto e per il naso finissimo, ma soprattutto perché il terreno dà la netta impressione di prevalere sul legno. Un rosso valtellinese che pare aver fatto un patto col Diavolo in termini di longevità. Del resto, l’Inferno è dalle parti di Sondrio. “Regalato” in cantina: 17 euro (13,40 all’Horeca).

LE SCOPERTE
1) Ghemme Docg 2011 “Il Motto”, La Torretta. Colpisce questo rosso dell’Alto Piemonte per la precisione del disegno, in un’annata calda come la 2011. Freschezza, tannino integrato ma ancora in evoluzione, splendida chiusura, lunga, balsamica, con ricordi fumé e di cioccolato. Prezzo incredibile: 13 euro all’Horeca, 20 euro in cantina.

2) Brandisio 2010, Oreste Tombolini. “B” come “Brandisio”, da mettere sul dizionario dei sinonimi sotto la voce “Primitivo”. Un esemplare di rara finezza il 2010 di Oreste Tombolini, fiero “vitivinicoltore per vocazione” di Grottaglie (TA). Una chicca: appena 1.500 bottiglie sulle 10 mila prodotte complessivamente nei 2 ettari di proprietà.

3) Colli del Limbara Bianco Igt 2017, “Fria”, Deperu Holler. Un Vermentino “old style“, che a un naso fruttato e minerale fa seguire un palato pieno, caldo e strutturato, succoso e al contempo verticale.

4) Igt Toscana Sangiovese 2013 “Il Bruno”, Le Verzure. Per vicinanza ai colli di Montalcino, un Brunello in miniatura, anche nel prezzo: 17,40 euro per questo rosso di Murlo (SI), davvero intrigante per la trama di frutti di bosco, spezie e il tannino di gran prospettiva.

5) Ravenna Igt Bianco 2017 “Sabbiagialla”, Cantina San Biagio Vecchio. Un rosso vestito da bianco questa Albana prodotta nella zona di Faenza (RA). Note di sambuco nette al naso, avvolgenti come la frutta. In bocca, tannino e freschezza. Vino “wow”.

6) Vino Bianco 2017 “Brezza”, Luca Fedele. C’è sostanza oltre al volto “social oriented” di Luca Fedele. Una bella linea quella del giovane produttore friulano di Corno di Rosazzo (UD). In particolare, nel mare magnum del Pinot Grigio, si distingue il suo “Brezza”. Un bianco pieno, carico, giocato su una sapiente permanenza sui lieviti. Certamente uno dei bianchi più gastronomici di “Io bevo così” 2019. Di Fedele, ottimo anche il Refosco 2016 “Clap Ros”.

7) Vino Bianco 2017 “Fùnambol”, Podere Sotto il Noce. Massimiliano “Max” Brondolo ha trovato l’amore e le vigne in Emilia, nella zona di Castelvetro (MO). Il bianco fermo “Fùnambol” 2017 è il suo biglietto da visita: un Trebbiano di Spagna femminile, che regala un naso e un palato di suadente aromaticità e gran persistenza. Ottimo anche “Franzes”, il fruttato blend di uve Lambrusco di questo vignaiolo determinato (a buona ragione) a imporsi sul mercato con una produzione di qualità.

QUALITA’ PREZZO

Senza dubbio il modo migliore per definire l’intera linea di Tenuta Lenzini, piccola realtà di Capannori, in provincia di Lucca. Ottimo rapporto qualità prezzo per il “vino base”, il Colline Lucchesi Doc “Casa e Chiesa” 2016: frutto, consistenza e gran pienezza per questo Merlot affinato in acciaio (10 euro).

Serviva un vino dell’estate nella gamma. Ecco come nasce “Casa e Chiesa B-Side” 2017, il rosato di Tenuta Lenzini: da bere col secchiello questo Merlot vinificato in rosa (12 euro). Poteva mancare il vino da dolce o da meditazione? Il Toscana Igt 2003 “Dolcemente Lenzini” è un’altra etichetta interessante: un Merlot passito che non stanca mai (29 euro).

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Vent’anni di Docg per il Ghemme: a Roma l’evento celebrativo

Trasferta capitolina fissata al 15 Febbraio prossimo per il Ghemme Docg. Nell’anno del ventesimo anniversario dal riconoscimento della Docg ottenuta nel 1997, la Camera di Commercio e l’Agenzia Turistica Locale di Novara, in collaborazione con la Presidenza del Comitato Nazionale Vini e il Consorzio Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte hanno organizzato un evento presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali di Roma per celebrare il vino piemontese citato da Fogazzaro in “Piccolo mondo antico” ed apprezzato anche dal conte Camillo Benso di Cavour.

Prodotto nei comuni di Ghemme e Romagnano Sesia in provincia di Novara con uvaggio nebbiolo minimo 85% e vespolina e uva rara in misura non superiore al 15%, il Ghemme Docg viene sottoposto ad un invecchiamento minimo di 34 mesi di cui almeno 18 in legno oltre ad un periodo ulteriore di affinamento in bottiglia di almeno sei mesi.

Il territorio dove viene prodotto il Ghemme, la zona dell’Alto Piemonte, fa ancora fatica ad emergere nel panorama vinicolo italiano e piemontese che vede le Langhe con Barolo e Barbaresco costantemente al centro dell’attenzione mediatica. Ciò nonostante, negli ultimi anni, grazie all’opera meticolosa di alcuni produttori si sta operando lentamente un’inversione di rotta. Le colline del Ghemme sono state citate recentemente anche dalla nota rivista Forbes che ha indicato questa zona tra le mete più sottovalutate del Piemonte. Un terroir unico, in grado di regalare nebbioli di qualità a prezzi accessibili, ma che deve migliorare dal punto di vista del marketing.

 

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