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Nuovo Comitato scientifico per la Fondazione Edmund Mach

Daniele Del Rio dell’Università degli Studi di Parma con funzioni di presidente, Franco Cotana dell’Università degli Studi di Perugia e Alessandra Gentile dell’Università degli Studi di Catania sono i componenti del nuovo Comitato scientifico della Fondazione Edmund Mach.

Nominati dal consiglio di amministrazione nella seduta del 25 gennaio scorso e scelti tra esperti di riconosciuta esperienza nei settori in cui opera la Fondazione, proprio in questi giorni è arrivata l’autorizzazione alla nomina da parte delle rispettive amministrazioni di appartenenza.

I tre componenti che dureranno in carica per 5 anni, sono dunque subentrati a Giulia De Lorenzo, Vincenzo Fogliano e Filippo Giorgi, alla scadenza naturale del loro mandato. Il comitato scientifico è un organo tecnico di consulenza a supporto del Consiglio di amministrazione e dei centri operativi.

Svolge funzioni di impulso, indirizzo e di consulenza, esprime parere obbligatorio sui piani pluriennali delle attività relativi alla ricerca, alla sperimentazione, all’istruzione ed al trasferimento tecnologico e presenta annualmente, in sede di approvazione della relazione annuale sull’attività svolta, un rapporto sui risultati dell’attività di valutazione della ricerca e della didattica.

DANIELE DEL RIO
Daniele Del Rio è Presidente della Scuola di Studi Superiori in Alimenti e Nutrizione e professore di Nutrizione Umana all’Università di Parma. Editor in Chief dell’International Journal of Food Sciences and Nutrition, Visiting Professor alla School of Biomedical Sciences dell’Università dell’Ulster e membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Parma Unesco Creative City of Gastronomy.

È autore di numerose pubblicazioni scientifiche, merito – sottolinea lo stesso Del Rio – soprattutto del gruppo di giovani e brillanti ricercatori che lavorano con lui, ed è, dal 2017, un orgoglioso Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per meriti legati alla ricerca scientifica.

FRANCO COTANA
Franco Cotana è professore ordinario di Fisica Tecnica Industriale presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Perugia fondatore del Centro nazionale di ricerca sulle biomasse. Al Mur ha partecipato al gruppo di consulenza per il nuovo piano nazionale della ricerca 2021-2027 e al G.d.L. per l’elaborazione delle Linee Guida sulla Siri Idrogeno.

Al Mipaaf è stato membro del comitato per la riorganizzazione dell’ente Cra, coordinatore del progetto nazionale Pnbb2 finalizzato all’elaborazione ed aggiornamento del “Documento propedeutico al Piano Nazionale dei Biocarburanti e delle Biomasse ad uso energetico” e membro della Commissione Biomasse.

ALESSANDRA GENTILE
Alessandra Gentile è professore ordinario di “Arboricoltura generale e coltivazioni arboree” presso l’Università di Catania e ha svolto numerosi incarichi accademici, come vicepreside della Facoltà di Agraria, direttore del Dipartimento di Ortofloroarboricoltura e Tecnologie agroalimentari e Prorettore vicario dell’Università degli Studi di Catania.

Responsabile di progetti scientifici nazionali e internazionali, è organizzatore e membro del comitato scientifico di numerosi convegni di interesse nazionale e internazionale. È membro dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Italiana di Agricoltura e di numerose società scientifiche. Ha numerose collaborazioni con enti di ricerca internazionali ed attualmente è professore presso l’Hunan Agriculture University (Cina) nell’ambito della Shennong Scholar.

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“Risparmio di 1.100 euro per ettaro con le viti resistenti”. 21 milioni di euro in tre anni per il progetto cloni

“È impossibile definire un risparmio uniforme dall’utilizzo di viti resistenti, ma se prendiamo la zona del Nord-Est dell’Italia, abbiamo valutato un risparmio di 1.100 euro per ettaro per anno. Significa che un’azienda di 30 ettari in 10 anni avrebbe una riduzione dei costi di 330.000 euro”. Usa la matematica Eugenio Sartori, direttore generale dei Vivai Cooperativi Rauscedo, per rafforzare la richiesta di accelerare sulle “Opportunità da scoprire per le varietà di vite da vino resistenti”, titolo del convegno e della tavola rotonda organizzato a Veronafiere dall’Informatore Agrario, in collaborazione con Vinitaly, Crea ed Ersa. La ricerca genetica applicata alla vite si pone l’obiettivo di creare piante più resistenti a fitopatologie, alla siccità, alle malattie, ma anche per avere una maggiore sostenibilità ambientale e, come si è visto, economica. Sostenibilità che è stato il filo conduttore di Enolitech, Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura, l’Enologia e delle Tecnologie Olivicole ed Olearie, andato in scena a Veronafiere, in contemporanea alla 50ª edizione di Vinitaly. “Ci troviamo di fronte a normative diverse tra diversi paesi – prosegue Eugenio Sartori -. A livello europeo abbiamo ottenuto l’approvazione dalla Germania e dalla Repubblica Ceca per vini da tavola Igt, mentre in Friuli Venezia Giulia, dopo test durati 10 anni, siamo ancora fermi. La legislazione dovrebbe essere al passo con il mercato, altrimenti rischiamo di perdere terreno prezioso”. Resta da risolvere – non solo per la registrazione delle nuove varietà (o cloni) – il nodo della legislazione anche per la mera fase della ricerca, i cui ambiti non sempre sono regolati dalle normative, lasciando dei vuoti entro i quali diventa complicato orientarsi.

Dal ministero delle Politiche agricole dovrebbero a breve dare indicazioni sul piano di investimenti per un progetto triennale di ricerca sulle viti resistenti, attingendo dal fondo di 21 milioni di euro finalizzati anche alle biotecnologie, come anticipato a margine dell’incontro dalla professoressa Alessandra Gentile, commissario delegato del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria. Fra i centri più attivi sul fronte scientifico, l’Università di Udine, che “dal 1998 – ricorda il professor Raffaele Terstolin – ha registrato, in seguito alla ricerca, 10 varietà, metà a bacca bianca e metà a bacca rossa: da Sauvignon a Cabernet Sauvignon a Merlot a Tocai friulano”. Il mondo della produzione è favorevole all’innovazione. Lo riconosce Christian Scrinzi, direttore di produzione del Giv (Gruppo italiano vini) che sul tema riconosce come ci sia “richiesta di prodotti biologici e biodinamici” e che “le viti resistenti si inseriscano proprio in questo filone sempre più richiesto dai consumatori”. Per il professor Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura dell’Università di Milano, “finora le varietà di vigneti resistenti hanno finora incontrato la resistenza dei viticoltori dell’Europa meridionale, perché si tratta di viti che sopportano il freddo, elemento visto come una possibilità per sfondare nei paesi nordici. Credo che, quando nel 2017 la Francia registrerà nuovi vitigni resistenti, allora forse i produttori prenderanno in maggiore considerazione l’opportunità offerta dalla ricerca”.

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