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La lezione di Jac

La lezione di Jac Cabernet Franc Querceto di Castellina 2021 toscana igt jacopo di battista
Jac
 come Jacopo (Di Battista). Diminutivo, non acronimo: chi si aspetta Just another cabernet, insomma, sbaglia due volte. Si chiama così l’ultimo vino della cantina Querceto di Castellina. Un Toscana Igt Cabernet Franc 2021 con cui l’azienda agricola bio di Castellina in Chianti (Siena) si proietta fuori dalla dimensione del Gallo Nero in cui ha già dimostrato di saper eccellere, con il Chianti Classico Gran Selezione “Sei” (vero capolavoro, di annata in annata).

Jac, sì. Tre lettere e una dedica personale, che Jacopo Di Battista si regala subito dopo il giro di boa dei 25 anni di Querceto. Come a voler provare d’essere maturo. D’essere cresciuto, esorcizzando quel nomignolo, Jac, che gli veniva affibbiato dagli amici, da ragazzino. D’esser pronto a spingersi oltre. Misurandosi con i grandissimi (toscani e non solo) che già interpretano il Cabernet Franc in purezza. Un vino, Jac, che è prima di tutto coraggioso e sfidante.

JAC CABERNET FRANC: IL NUOVO VINO DI QUERCETO DI CASTELLINA

Di fatto sbaglia, assai, chi cerca analogie. Jac non è come gli altri toscani. Non è come i Franc della Loira: non è né léger, né complexe. E non è neppure come i francesi di Bordeaux, il territorio “galeotto” che diede a Jacopo Di Battista, agli inizi degli anni Duemila, l’idea di produrre un Cabernet Franc in purezza a Castellina in Chianti, divenuta realtà oltre 20 anni dopo, reinnestando la varietà su 3 mila ceppi di un vigneto di oltre 10 anni. Cos’è, allora, Jac? Se stesso e basta. Un vino che ti sbatte in faccia la propria unicità, un secondo prima d’iniziare a farti pensare a qualsiasi paragone.

Illude, è vero, quel gran bel frutto che si presenta al naso, più sulla bacca rossa croccante, che nera. Illude pure quella bella speziatura candida, elegantissima, in sottofondo. Cosa sarà? Chi sarà il modello? Il palato non mente. Porta dritto in azienda, a Castellina in Chianti. Alla verticalità e alla tensione acida che contraddistingue tutti i vini di Querceto e la mano (leggera, dosatissima) dell’enologa Gioia Cresti, capace di restituire nel calice le specificità dei terreni al confine esatto con Radda.

L’ETICHETTA DI JAC

Jac è tutto tranne che qualcun altro. È un Cabernet Franc divisivo, che può piacere tanto quanto deludere nell’annata specifica (la 2021, prima annata ufficiale), proprio per quel suo essere carico d’aspettative tradite dall’impossibilità d’un assonanza. Jac è se stesso. Il via libera a una nuova frontiera per i vigneti “d’altitudine” del Chianti Classico, al di là del Sangiovese? Un Franc quasi “di montagna”, lontano dalle logiche e dai cliché sul vitigno. Quasi sottile, per quel tannino fitto che non sembra trovare il giusto contraltare nella polpa, al di là della spiccata gioventù attuale.

Eppure bello da bere, nel suo essere fresco e rusticamente raffinato. Ossimori che si riflettono persino sull’etichetta realizzata «dopo quasi un anno di ricerca» dallo studio milanese Aldo Segat & Partners. C’è chi ci vede un soffice grappolo d’uva; chi una sequenza d’acini (di Franc?) maturi. E chi, giustamente, la stilizzazione di un motore V8 cilindri, a sintetizzare la grande passione di Jacopo Di Battista per le auto e i motori. Cosa s’era detto? Tutto tranne che Just another cabernet, il buon Jac. Sin dall’etichetta.

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