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Aldi lancia Zerozecco: un po’ “Prosecco” e un po’ “alcohol free sparkling”


Zerozecco“: un po’ “Prosecco” (pardon, ProZecco) e un po’ “alcohol free sparkling white“. Non passa inosservata la novità nell’assortimento dei vini di Aldi. Il nome di fantasia scelto dall’insegna tedesca rinforza il concetto di “ingresso in gamba tesa” del discount nel mondo dei vini e spumanti “No-low alcohol”, in Italia. “Zerozecco” costa meno di un terzo dello spumante senz’alcol in vendita nei supermercati Esselunga, ovvero il “Virgola Zero” Alcohol Free Sparkling del brand Dr. Fischer, salito nel 2024 a 11,50 euro rispetto ai 10,90 euro con cui aveva fatto il suo esordio sugli scaffali del retailer milanese, nell’estate 2022.

ZEROZECCO RICHIAMA LA DOC PROSECCO?

La mossa di Aldi è significativa sotto diversi aspetti. In primis colpisce per il sostanziale “sprezzo” nei confronti della Doc veneto-friulana, il Prosecco per l’appunto, richiamato in maniera piuttosto netta dal nome di fantasia “Zerozecco”, così come avviene nel mondo con altri prodotti da catalogare nel mare magnum del cosiddetto italian sounding. Va detto che, ad oggi, non risultano azioni legali o diffide del Consorzio a tutela della denominazione nei confronti dell’utilizzo di un simile nome di fantasia, come dimostra il cospicuo stock della referenza in diversi punti vendita Aldi.

Lo scaffale è ben rifornito e l’etichetta è presente a banco nella zona riservata ai vini più “pregiati” dell’assortimento, adagiati in eleganti cassette di legno. Nulla, insomma, fa pensare a un’avvenuto o pronosticabile ritiro preventivo del prodotto, dettato dal potenziale nervosismo del “Sistema Prosecco” nei confronti dell’insegna tedesca, messo nero su bianco per vie legali. In sintesi, tutto tace dalle parte di Treviso. E Aldi vende la sua etichetta.

IL PREZZO DI ZEROZECCO, ALCOHOL FREE SPARKLING WHITE DI ALDI

Altro elemento che salta all’occhio è il prezzo di sell-out di “Zerozecco”, decisamente aggressivo se si pensa che 3,49 euro è il prezzo pieno ma, all’inizio di aprile 2024, l’alcohol free sparkling white in questione era a volantino ad appena 2 euro (42% di sconto). Un posizionamento ben diverso da quello dello spumante senz’alcol proposto da Dr. Fischer Group in Esselunga (vino su cui c’è lo zampino del produttore altoatesino Martin Foradori – Hofstätter), prodotto con uve Riesling della Mosella. Si cominciano dunque a intravedere le prime schermaglie di una guerra al ribasso sulla categoria dei dealcolati, per lo meno nella grande distribuzione organizzata.

Come si orienteranno le altre insegne? Lo vedremo. Interessante, poi, anche il confronto dell’etichetta nutrizionale dei due “spumanti senz’alcol”. Zerozecco sparkling white è più “calorico” di “Virgola Zero” alcohol free sparkling: 25 kcal contro 19 kcal per 100 ml. L’etichetta di Aldi contiene di fatto più zucchero di quella di Esselunga: 5,7 grammi contro 4. Dettagli tecnici confermati anche dall’assaggio della nuova referenza, prodotta in esclusiva per il discount multinazionale tedesco da Peter Herres Wein und Sektkellerei GmbH (nota anche come Herres Sekt – House of Sparkling) a Trier. Notato nulla? La zona di produzione è, ancora una volta, la Mosella.

L’ASSAGGIO DI ZEROZECCO: COM’È IL NUOVO SPUMANTE SENZ’ALCOL DI ALDI?

(3 / 5) Partiamo dalla definizione. Come precisa Aldi, “Zerozecco” è un «vino spumante analcolico ottenuto da vino dealcolizzato». Tra gli “ingredienti”, il vino dealcolato figura con una percentuale del 70%, ma non viene precisata la varietà di uva utilizzata dal produttore. Lo abbiamo provato per il lettori di Vinialsuper, assegnando un punteggio di 3 “cestelli della spesa” sui 5 a disposizione. Grana del “perlage” – ovvero grandezza della “bollicina” – piuttosto fine, ma davvero poco persistente alla vista. Naso dolce, aromatico, molto fruttato. “Zerozecco” ricorda, per certi versi, alcune espressioni di spumante ottenuto con uve Moscato in Piemonte o in Oltrepò pavese.

Più in sottofondo, ecco una vena erbacea: memorie di fieno e salvia si uniscono armoniosamente ai fiori di sambuco. Bollicina piuttosto integrata al palato, non disturbante e capace di dare verve a un sorso tendenzialmente morbido, su ritorni di frutta molto matura come albicocca, pesca e frutta esotica a polpa gialla, più che bianca. In definitiva, Zerozecco è uno sparkling white alcohol free piuttosto equilibrato e godibile. Da consumare in occasione dell’aperitivo, con una temperatura di servizio compresa tra gli 8 e i 10° centigradi. Conservazione di circa un anno e mezzo, sulla base della “data di scadenza” che va apposta per legge sull’etichetta del prodotto, regolarmente presente (nel caso della bottiglia degustata, 09/2025).

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Chilocalorie (kcal) sull’etichetta del vino: dibattito aperto

Le chilocalorie (Kcal) sull’etichetta del vino e degli alcolici, oltre a nuove possibili indicazioni nutrizionali, sono uno dei temi caldi del 2021 per i prodotti agroalimentari. Non solo nell’Unione europea, ma in giro per il mondo.

Di fatto, a indicare sulla bottiglia livelli calorici del vino italiano c’è già l’insegna britannica Tesco, presente con i suoi supermercati e ipermercati nel Regno Unito e in Paesi come Irlanda, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, nonché in Asia.

Tra i produttori italiani coinvolti ci sono “big” come Cavit e Fratelli Martini, che realizzano anche alcuni vini della linea a marchio privato “Tesco Finest“, avviata con successo circa 20 anni fa dal colosso britannico del retail.

Si apprende così che il Pinot Grigio Vigneti delle Dolomiti Igt 2019 Blush (12,5 % alcol in vol.) registra “Typical values per 100 ml Energy 284 kJ / 69 Kcal”, e “355 kJ / 86 Kcal” per un calice da 125 ml glass.

Le stesse del Prosecco Doc Vino Spumante Brut “Dino” (11 % alcol in vol.): “Typical values per 100 ml: Energy 285 kJ / 69 Kcal; per 125 ml glass: Energy 356 kJ / 86 Kcal”, si legge sulla retro etichetta.

Prodotti simili recano le medesime indicazioni. Il Côtes de Provence Rosé 2018 (12,5 % alcol in vol.), per esempio, ha “typical values per 100 ml Energy 286 kJ / 69 Kcal; per 125 ml glass: Energy 357 kJ / 86  Kcal”.

Si sale, invece, con il Riesling Mosel Steillage 2018 (12,5 % alcol in vol.): “Typical values per 100 ml: Energy 292 kJ / 70 kcal; per 125 ml glass: Energy 357 kJ / 86  Kcal”. A incidere su questi risultati sono due fattori: la percentuale d’alcol in volume (circa 7 calorie per grammo) e il residuo zuccherino (circa 4).

Un argomento affrontato in Italia senza remore dalla Famiglia Cecchi, che sul proprio sito web fornisce la formula esatta per il calcolo delle calorie del vino: «Considerando che un bicchiere di vino ha una capienza di 150 ml, se vogliamo calcolare le calorie che assumiamo bevendo un vino di 13°, avremo: 0,15 x 13 x 7,9 x 7 = 107 calorie».

Ma poi avverte: «Adesso che sapete calcolare le calorie nel vino, dimenticatevi tutto! Non ha senso farsi del male mentre si beve una buona bottiglia di vino con gli amici». Molto più pragmatica di Cecchi e già prontissima a cavalcare l’onda “no kcal” del vino è La Gioiosa, azienda di Crocetta del Montello, in provincia di Treviso.

La cantina veneta vende negli Uk una versione “light” – oltre che vegan – del Prosecco Doc: 11% d’alcol in volume e un contenuto e tenore inferiore alle 63 chilocalorie per un calice da 100 ml. Il tutto ben indicato in etichetta, sotto al logo della cantina e alla Denominazione di origine controllata, la cui scritta è più piccola della “K” di “kcal” (evidenziata in grassetto).

Dal canto suo Tesco, come molte insegne della Grande distribuzione internazionale, è invece piuttosto vaga e approssimativa nel fornire informazioni sulle proprie logiche di prodotto e di marketing.

«Le bottiglie di vino importate nel Regno Unito e presenti sui nostri scaffali – riferisce l’ufficio stampa britannico a WineMag.it dopo parecchie insistenze – riportano l’etichettatura valevole negli Uk. In Tesco, la salute dei nostri clienti è estremamente importante: vogliamo aiutarli a compiere scelte consapevoli su cibo e bevande che consumano».

Una ricerca ha suggerito che molte persone nel Regno Unito non sono consapevoli del contenuto calorico dell’alcol, tuttavia si stima che rappresenti quasi il 10% delle calorie consumate da coloro che bevono alcolici».

La scelta di adottare l’etichettatura energetica su vino e alcolici è dunque dell’insegna. «Lo abbiamo fatto in linea con il nostro obiettivo di aiutare i clienti a fare le scelte giuste», continua Tesco. A compiere le analisi su chilocalorie e chilojoule sono i produttori, ad eccezione dei vini della marca privata “Finest”, per i quali provvede lo stesso retailer.

Un esempio seguito anche da discount come Aldi, che anzi hanno rincarato la dose. Nel 2017, infatti la catena presente dal 2018 in Italia ha lanciato “Featherweight“, letteralmente “Peso piuma”.

Si tratta di una linea di “vini” dal basso tenore alcolico (5,5%) e calorico (la media è di 50 chilocalorie a bicchiere, circa la metà dei vini tradizionali) per il mercato britannico e irlandese: Sauvignon Blanc, Pinot Grigio, Zinfandel bianco e Merlot. Il prezzo? 4,49 euro.

Intanto, associazioni come Coldiretti invitano a non abbassare la guardia sul fronte dei risvolti sull’agroalimentare. «Circa l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine, Dop e Igp, è messo a rischio dalla proposta di nuovi sistemi di etichettatura», denuncia il presidente Ettore Prandini.

Etichettature come la nutriscore francese, così come quella a semaforo adottata in Gran Bretagna influenzano il consumatore, attraverso con un bel verde, a scegliere prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari».

Non si parla di vino, ma dal formaggio alle chilocalorie del calice il passo è più breve di quello che potrebbe sembrare. «Tra le proposte in discussione – ammonisce Prandini – ci sono sistemi fuorvianti, discriminatori e incompleti, che finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole. per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta».

Insomma, avanti di questo passo, l’Europa rischia di mettere sempre più in tavola prodotti di gomma, spacciati per salutari. E brindare a Coca Cola e Sprite, invece di Champagne e Franciacorta. Dal vetro alla plastica. Cin, cin.

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Vini al supermercato

Vini in offerta sui volantini del supermercato: il 2021 parte fiacco

Per dirla con Pam: “L’anno finisce, il risparmio no”. E allora ecco l’ultima edizione del 2020 della rubrica sui vini in vendita al supermercato, presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne Gdo.

Si tratta delle prime promozioni relative a gennaio 2021, in attesa che tutte le insegne aggiornino il proprio volantino (le promo valide fino al 31 dicembre 2020 sono state analizzate qui).

Anche per il settore del vino italiano finisce un anno contrassegnato dalle misure anti Covid-19 e ne inizia un altro, all’insegna di nuove sfide. Riuscirà la Grande distribuzione ad elevare ulteriormente la qualità media dei vini presenti a scaffale, nel 2021?

La strada, di certo, non è quella che inizia a tracciare Tigros, con il primo volantino dell’anno nuovo, intitolato non a caso “Capodanno”: tre pagine zeppe di vini di bassa qualità, poco rappresentativi dei territori di appartenenza e a prezzi stracciati. Si può fare di più.

Alti e bassi da Iper, la Grande i, che affianca buone proposte a vini senza pretese di “gusto”. Non male le offerte enologiche di Carrefour Express, mentre discount come Aldi, Eurospin (linea Integralmente prodotto), Penny Market e Lidl confermano di badare più al prezzo che alla qualità, nella corsia dei vini.


Volantino Aldi fino al 3 gennaio 2021, “50 prodotti scontati fino al 50%”
Cabernet Sauvignon Igt: 1,49 euro (1 / 5)
Blanc de Blancs Spumante: 2,49 euro (1 / 5)
Chardonnay Villa Gatti: 1,39 euro (1,5 / 5)

Zinfandel: 5,99 euro (2 / 5)
Prosecco Doc Giotti (magnum): 9,99 euro (2 / 5)
Pino Chardonnay Brut: 1,49 euro (1 / 5)


Volantino Carrefour Express fino al 6 gennaio 2021, “Benvenuto Anno Nuovo”
Spumante Muller Thurgau, Cavit: 3,29 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva, Cantine Spinelli: 2,99 euro (5 / 5)
Spumante Prosecco Doc Coste Alte: 4,79 euro (3,5 / 5)

Prosecco Docg Valdo: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Rosé Extra Dry Catturich, Catturich Ducco: 6,39 euro (3,5 / 5)
Prosecco di Valdobbiadene Docg, Carpenè Malvolti: 6,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg, Piccini: 3,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Conad fino all’11 gennaio 2021, “Buon Risparmio – La convenienza del nuovo anno”
Prosecco Valdobbiadene Docg, Maschio: 4,90 euro (3,5 / 5)
Gutturnio Doc, Cantina Valtidone: 2,68 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Giacobazzi: 2,59 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Igt Li Raci: 3,29 euro (3 / 5)
Merlot Igt Maggi: 9,90 (confezione da 6) (0,5 / 5)


Volantino Eurospin fino al 6 gennaio 2021
Lambrusco Doc Secco / Amabile Integralmente prodotto: 1,50 euro (1,5 / 5)
Negroamaro / Chardonnay / Rosato Salento Igp Integralmente prodotto: 1,50 euro (1,5 / 5)
Pignoletto Doc Reno Frizzante, Integralmente prodotto: 2,00 euro (1,5 / 5)

Prosecco Doc Treviso Millesimato Extra Dry Integralmente prodotto: 2,49 euro (1,5 / 5)
Spumante Dolce Gran Dessert: 0,99 euro (0,5 / 5)
Vino Spumante Extra Dry Blanc de Blancs: 1,99 euro (1,5 / 5)


Volantino Iper La grande i fino al 6 gennaio 2021, “Grande affare”
Chianti Docg / Traminer aromatico Trevenezie: 2,49 euro (3 / 5)
Sangue di Giuda / Barbera / Riesling dell’Oltrepò pavese Crobara, Cantine Pirovano: 2,29 euro (2 / 5)
Barbera / Bonarda / Riesling dell’Oltrepò pavese, Villa Radiosa Vini: 1,99 euro (1,5 / 5)

Ribolla Gialla / Sauvignon / Pinot Grigio, Marco Felluga: 9,90 euro (4 / 5)
Lugana Doc Campo Tosini: 4,85 euro (4,5 / 5)
Muller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt, Santa Margherita: 4,49 euro (4 / 5)

Grechetto Pietra Rosa / Assisi Rosso Doc Tignoso, Migliosi: 4,49 euro (5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc / Pecorino / Passerina, Spinelli: 1,99 euro (5 / 5)
Chianti Colli Senesi Docg, Chianti Geografico: 2,99 euro (3,5 / 5)

Vino bianco / rosso Sicilia Doc La Segreta, Planeta: 5,49 euro (5 / 5)
Valpolicella Ripasso Superiore Doc La Sorte: 4,99 euro (3,5 / 5)
Barbera Piemonte Doc Appassimento, San Silvestro: 5,39 euro (3,5 / 5)

Lambrusco dell’Emilia Igt secco / amabile, Modavin: 1,79 euro (2 / 5)
Gutturnio frizzante Cantagallo, Cantina Valtidone: 3,99 euro (4 / 5)
Brachetto d’Acqui Docg Vanitoso, Toso: 3,99 euro (3,5 / 5)

Champagne Brut Demonge: 16,90 euro (4,5 / 5)
Franciacorta Brut Cuvèe Bianca, Remouage di Baiguini Remo: 12,90 euro (4 / 5)
Trento Doc Metodo classico Brut Rosè Le Premier, Cesarini Sforza: 8,99 euro (5 / 5)
Prosecco Doc Rosè Brut / Extra Dry Doc, Gasparetto: 3,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Blanc de Blancs / Rosè Extra Dry Babulle, Losito e Guarini: 1,99 euro (1 / 5)
Asolo Prosecco Superiore Docg / Extra Dry La Gioiosa: 4,99 euro (3 / 5)
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Valdo: 4,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Extra Dry, Villa degli Olmi: 3,29 euro (3 / 5)

Spumante Ribolla Gialla Terre Nardin: 5,49 euro (1+1) (3 / 5)
Spumante Moscato Sprintoso, Toso: 2,99 euro (3 / 5)
Spumante Dolce / Brut, Gancia: 2,49 euro (2,5 / 5)


Volantino Lidl fino al 3 gennaio 2021, “Buone feste”
Asti Docg Millesimato Allini: 2,69 euro euro (2,5 / 5)
Chardonnay Terre Siciliane Igp: 1,39 euro (2,5 / 5)
Merlot del Veneto Igp: 1,19 euro (2 / 5)
Prosecco Dop Spumante Extra Dry: 1,59 euro (3 / 5)


Volantino Pam dal 30 dicembre al 13 gennaio 2021, “L’anno finisce, il risparmio no”
Bonarda Oltrepò pavese Doc Il Feudo, Losito e Guarini (Pavia): 1,79 euro (0,5 / 5)
Chianti Docg Gold, Sensi (Pistoia): 2,19 euro (3 / 5)
Prosecco Superiore Docg Valdobbiadene (Treviso): 3,99 euro (3,5 / 5)


Volantino Penny Market fino al 6 gennaio, “Buon 2021”
Spumante Prosecco Extra Dry Doc: 2,49 euro (3 / 5)
Rosso Veneto Igt Appassimento: 2,99 euro (3 / 5)

Syrah Doc Ripensato, Palazzo Pisano: 3,19 euro (3,5 / 5)
Nebbiolo delle Langhe Doc (6 bottiglie): 3,33 euro a bottiglia (2,5 / 5)
Spumante Cuvèe Royale: 3,99 euro (2,5 / 5)


Volantino Tigros fino al 12 gennaio, “Capodanno”
Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg / Prosecco Doc Rosé, Valdo: 4,39 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot Noir LeBollè / Rosato LeBollè, Losito e Guarini: 2,99 euro (2,5 / 5)
Prosecco Treviso Doc, Casato del Leone: 2,99 euro (3 / 5)

Spumante Asti Docg, Martini: 3,99 euro (4 / 5)
Prosecchini, Zonin: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg, Caval: 4,99 euro (3,5 / 5)

Spumante Perlage Brut, Cantina Valtidone: 6,99 euro (5 / 5)
Spumante Franciacorta, Solive: 11,90 euro (5 / 5)
Cartizze Valdobbiadene Superiore Docg, La Gioiosa: 9,90 euro (3,5 / 5)

Chianti Docg Rubentino, Le Chiantigiane: 2,99 euro (3 / 5)
Vini Frizzanti Igt Rosa dei Filari: 2 pezzi 3 euro (1,5 / 5)
Vini Terre Siciliane Shedar: 1,65 euro (1,5 / 5)

Montepulciano d’Abruzzo Doc Setanera: 1,69 euro [1,5]
Lambrusco Emilia Igt, Cavicchioli: 1,99 euro (3 / 5)
Lambrusco Grasparossa Doc Baluardo: 2,69 euro (5 / 5)

Ortrugo / Gutturnio Colli piacentini Doc Castelli del Duca, Medici Ermete: 2,69 euro (5 / 5)
Cortese Alto Monferrato Doc / Chiaretto Monferrato Doc, Barbera d’Asti, Francesco Capetta: 2,90 euro (3 / 5)

Vini Oltrepò pavese Doc Il Roccolo Bonarda / Barbera, Natale Verga (1,5 litri): 2,90 euro (0,5 / 5)
Vini Doc Sardegna Vermentino / Cannonau / Monica, Cantina Dolianova: 2,99 euro (3,5 / 5)

Vini Doc Trentino Muller Thurgau / Lagrein rosato / Teroldego Rotaliano, Mezzacorona: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vini Doc e Docg Vignaioli Morellino di Scansano (Toscana): 4,90 euro (4,5 / 5)

Vini Doc Falanghina / Fiano / Greco di Tufo, Borgo San Michele (Campania): 4,90 euro (4 / 5)
Vini Doc Sauvignon / Pinot Grigio / Friulano, Tenimenti Civa (Friuli Venezia Giulia): 4,99 euro (4,5 / 5)

Vino Bianco Igt Turà Gruppo italiano vini (Giv): 6,90 euro (2,5 / 5)
Vini Doc Alto Adige Riesling / Sauvignon / Pinot Nero / Lagrein “Erste Neue”, Cantina Kaltern: 6,90 euro (4,5 / 5)

Vini Cantine San Giorgio (Puglia): 6,99 euro (4,5 / 5)
Vini linea Notte Rossa (Puglia): 1,99 euro (5 / 5)
Vini Puglia Igt Pietre del Sole, Losito e Guarini: 2,29 euro (2,5 / 5)

Vini Cantina Pedres (Sardegna): 9,90 euro (4 / 5)
Vini linea Versi Divini (Piemonte): 20% sconto (2,5 / 5)
Vini Igt Cielo e Terra Spa (Veneto): 2 pezzi 4 euro (2,5 / 5)

Igt Pavia / Oltrepò pavese Doc Le Cascine, Losito e Guarini: 2 pezzi 4 euro (1,5 / 5)
Vini da tavola Ronco (5 litri): 5,90 euro (2,5 / 5)
Lugana / Valpolicella Ripasso / Bardolino classico, Sartori Vini: 20& (4 / 5)

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Vini al supermercato

Vino Rosé d’Italia La Primavera in rosa Grande Alberone, Provinco per Aldi

(2,5 / 5) Non sono molti i vini in vendita al supermercato che possono contare sulla “spinta” dei social network e di un sito dedicato. Tra questi c’è la linea “Grande Alberone“, presente su Instagram e Facebook. Un progetto a breve termine, dal momento che l’ultimo post risale al 30 aprile 2019, su entrambi i canali. I vini della linea, in primis il Rosé d’Italia “La primavera in rosa” Grande Alberone, restano però sugli scaffali internazionali del retailer Aldi.

“Grande Alberone” identifica un vero e proprio “marchio”, col quale Italian Wine Brands (Gruppo Iwb Spa) tramite una delle sue due controllate, Provinco Italia Spa di Rovereto (l’altra è Giordano Vini Spa), rende reperibili diverse referenze sui banchi della multinazionale tedesca ALbrecht-DIscount.

LA DEGUSTAZIONE
“La primavera in rosa” Grande Alberone si presenta di un bellissimo colore rosa salmone. Il primo naso risulta floreale, fruttato. Ricorda la rosa e il lampone, ma in maniera ancora più marcata la frutta esotica: in particolare il melone, tra la buccia (parte verde) e la parte giallo-arancio, più matura.

Non mancano i ricordi d’agrumi ma, appena il vino si scalda leggermente, ecco emergere toni marcatamente “verdi”, tipici dell’uva raccolta in una fase di pre-maturazione: una vena che disturba l’iniziale piacevolezza olfattiva.

Il palato de “La Primavera in rosa” segue a ruota il naso, dapprima sinuoso e suadente, poi disturbato da una certa ruvidità e acidità disequilibrata. Lo stesso vale per il retrolfattivo, ovvero per le percezioni distinguibili tra un sorso e l’altro, che peccano in grazia ed equilibrio.

LA VINIFICAZIONE
“La primavera in Rosa” Grande Alberone è un “Vino Rosé d’Italia”, ovvero un rosato generico (da tavola) le cui uve non devono essere dichiarate sulla base di un disciplinare di produzione, come invece occorre fare per i vini a denominazione o indicazione geografica. Le uve sono comunque di provenienza italiana.

Secondo la tecnica di vinificazione, i grappoli vengono pigia-diraspati e subiscono una leggera macerazione, sino ad ottenere la tonalità di “rosa” desiderata. Una volta diviso dalle bucce, il mosto viene fatto fermentare a una temperatura controllata di circa 16-18°, al fine di estrarre la maggior quantità di profumi.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistabile presso: Aldi

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Il Moscato d’Asti e lo strano “caso” del nuovo ambassador Alessandro Borghese

EDITORIALE – Con un mail firmata il 7 aprile dal presidente Romano Dogliotti, il Consorzio per la tutela dell’Asti Docg minacciava WineMag.it – e, in particolare, il sottoscritto, in qualità di direttore responsabile ed editore – di ritenere la testata “direttamente responsabile, unitamente alle fonti, ove esistenti”, degli eventuali “danni” arrecati all’ente per l’articolo dal titolo “Chef Borghese e promozione del Moscato: 4,5 milioni di euro che ‘pesano’ su Covid-19″, reperibile a questo link.

“Il nostro Consorzio – scriveva Dogliotti – sta conducendo trattative, volte ad individuare un ‘testimonial’ della denominazione, coperte da riservatezza, per cui ben comprenderete che la divulgazione, non autorizzata, di qualsivoglia nominativo si traduce in possibili danni per il nostro ente e per quanti da tempo si stanno impegnando nella progettualità promozionale e di gestione della denominazione, sia in termini di immagine che di correttezza contrattuale“.

Qualche considerazione è d’obbligo, nella giornata in cui il Consorzio per la Tutela dell’Asti ha, in sostanza, smentito se stesso. Abbiamo ricevuto di fatto, qualche minuto fa, la comunicazione ufficiale che Alessandro Borghese “è diventato l’ambassador per tutte le attività di promozione e valorizzazione della denominazione”.

Incredibile, dunque, come in tempo record (appena 17 giorni da quella mail in cui si chiedeva a WineMag.it di smentire la notizia pubblicata e peraltro ai tempi del Covid-19, con tutti i limiti relativi alla comunicazione e agli spostamenti) il Consorzio guidato da Romano Dogliotti abbia proposto a Borghese il ruolo di ambasciatore del Moscato d’Asti e abbia ottenuto, dal noto personaggio televisivo, l’avallo alla promozione della Denominazione.

Se così fosse, si tratta di un record nel record, anche per il trasformismo col quale Borghese passa dalla Birra Leffe ai discount Aldi, per proseguire l’attività di camaleontico testimonial del Moscato piemontese. Chapeau!

Nello specifico, l’articolo di WineMag.it trattava un tema ben più profondo e sensibile, sul quale il Consorzio di tutela – nonostante l’invito del sottoscritto – si è scordato di soffermarsi e di rispondere.

L’articolo finito nel mirino di Dogliotti (e del suo staff, agguerriti avvocati compresi) si riferiva al lancio di una petizione online promossa dall’Associazione Aroma di un Territorio, presieduta dal giovane vignaiolo Simone Cerruti di Castiglione Tinella (CN).

Al momento sono 162 le firme raccolte su Change.org. “L’Associazione Aroma di un Territorio, a nome dei suoi soci e nell’ interesse di TUTTE le aziende agricole di Moscato d’Asti e Asti Docg, su tutta l’area di produzione – si legge sulla petizione – chiede al Consorzio di Tutela dell’ Asti e del Moscato d’ Asti docg la sospensione immediata, per l’anno in corso e per il 2021 delle trattenute destinate alla promozione, attualmente fissate nell’ importo di 250 euro/ha circa, che dovranno poi essere ridiscusse a scadenza del termine”.

“Tale importo, per le aziende agricole impegnate nella coltivazione di Moscato, in considerazione del periodo di crisi attuale e soprattutto di quello venturo, aggrava la situazione di incertezza economica che certamente si presenterà in termini di reddito”.

“L’Associazione ritiene pertanto doverosa la sospensione richiesta, al fine di garantire la sopravvivenza delle aziende che si preparano ad affrontare un periodo di grandi sacrifici, tali da rendere indispensabili tutte le risorse disponibili”, si legge infine sulla petizione dell’Associazione Aroma di un Territorio.

Molto più di una sterile polemica, quella lanciata da WineMag.it, non crede presidente Dogliotti? In ogni caso auguro al Moscato (di qualità) tutto il bene del mondo. Ricordando però che, stavolta, saranno consumatori (e lettori) a “confermare o ribaltare il giudizio“. Cin, cin!

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Chef Borghese e promozione del Moscato: 4,5 milioni di euro che “pesano” su Covid-19

Duecentocinquanta euro a ettaro per le aziende agricole, ovvero i produttori d’uva. Il resto, ce lo mette l’industria. Un esborso troppo gravoso per raggiungere la cifra di 4,5 milioni di euro per la promozione del Moscato d’Asti e dell’Asti Docg, ritenuta necessaria dal Consorzio di Tutela. Le difficoltà del settore, legate all’emergenza Covid-19, rischiano di minare l’ambizioso progetto dell’ente guidato da Romano Dogliotti, che avrebbe pensato allo chef Alessandro Borghese come testimonial.

Un volto noto della tv – non solo per i programmi che conduce, ma anche per la pubblicità di Birra Leffe e dei discount Aldi – da affiancare a un’imponente campagna di affissioni e cartellonistica nell’area di produzione delle due denominazioni.

Oggi, una petizione su Change.org chiede al Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg “la sospensione immediata, per l’anno in corso e per il 2021, delle trattenute destinate alla promozione, attualmente fissate in circa 250 euro a ettaro, che dovranno poi essere ridiscusse a scadenza del termine”.

A firmare la richiesta, “a nome dei suoi soci e nell’interesse di tutte le aziende agricole del Moscato d’Asti e dell’Asti Docg, su tutta l’area di produzione”, è l’Associazione Aroma di un Territorio, presieduta dal giovane vignaiolo Simone Cerruti di Castiglione Tinella (CN).

“Tale importo, per le aziende agricole impegnate nella coltivazione di Moscato, in considerazione del periodo di crisi attuale e soprattutto di quello venturo, aggrava la situazione di incertezza economica che certamente si presenterà in termini di reddito”, si legge sulla petizione online, che ha raggiunto le 150 firme in quattro giorni.

E ancora: “L’Associazione Aroma di un Territorio ritiene pertanto doverosa la sospensione richiesta, al fine di garantire la sopravvivenza delle aziende che si preparano ad affrontare un periodo di grandi sacrifici, tali da rendere indispensabili tutte le risorse disponibili”.

La petizione, indirizzata anche all’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Marco Protopapa, giunge in uno dei momenti più delicati della storia del Moscato d’Asti e dell’Asti Docg. Non solo a causa di Covid-19, ma anche per la concomitanza delle elezioni che vedranno protagonista il Consorzio di Tutela, nel 2020.

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Italian Wine Brands compra Raphael Dal Bo ed entra a Valdobbiadene con Provinco

Italian Wine Brands S.p.A. (IWB), public company del segmento AIM di Borsa Italiana S.p.A., uno dei principali player attivi nella produzione, distribuzione e vendita di vini italiani a marchio proprio sui mercati internazionali – importante il suo ruolo nell’assortimento dei discount Aldi, in Italia – annuncia l’acquisto del 100% della società svizzera Raphael Dal Bo AG, che controlla Raphael Dal Bo S.r.l. di Valdobbiadene (congiuntamente “RDB”), avvenuto in data odierna tramite la propria controllata al 100% Provinco Italia S.p.A.

Raphael Dal Bo mantiene la carica di Amministratore Delegato di RDB, con l’obiettivo definito di sviluppare ulteriormente la presenza del gruppo in Svizzera e centro Europa e, contemporaneamente, entra oggi a far parte del Consiglio di Amministrazione di Provinco Italia S.p.A., consolidata del gruppo IWB che annovera marchi proprietari particolarmente apprezzati sul mercato internazionale ed orientati al canale delle catene di distribuzione organizzata (tra i principali: Ronco di Sassi, Grande Alberone, Oroperla, Old World).

L’operazione non si qualifica come operazione rilevante ai sensi del Regolamento Emittenti e non coinvolge parti correlate. Alessandro Mutinelli, Presidente e AD di IWB, dichiara: “Con l’acquisizione di Raphael Dal Bo diamo continuità e consistenza alla nostra missione di aggregatore di aziende nel settore del vino, rafforzando l’attenzione su brand, quote di mercato e segmenti a più alto potenziale di crescita, come quello biologico”.

“Raphael Dal Bo – continua Mutinelli – apporterà al gruppo IWB tutto questo e molte competenze tecniche e commerciali consentendoci di ampliare ulteriormente la gamma di brand proprietari riconosciuti e amati dal mercato. Da subito accresceremo il portafoglio prodotti dei marchi acquisiti in totale sinergia, realizzando i nuovi vini nelle nostre cantine, che si andranno specializzando sempre più in produzioni di alto valore aggiunto, e ne allargheremo la distribuzione a nuovi paesi dove IWB già opera”.

L’acquisizione da parte di Provinco delle azioni RDB, detenute al 90% dal signor Raphael Dal Bo e al 10% dal signor Giuseppe Geronazzo, è avvenuta sulla base di un valore d’azienda (Enterprise Value) pari a un massimo di circa CHF 13,4 milioni, corrispondente a un multiplo di valutazione dell’Ebitda sostanzialmente in linea con quello che IWB tratta attualmente sul mercato.

Ai fini della determinazione del prezzo delle azioni (Equity Value), si è aggiunta al valore d’azienda di cui sopra la cassa attiva presente in RDB al closing, pari a circa a CHF 1,0 milione.

Secondo gli accordi contrattuali, in data odierna, Provinco Italia S.p.A. ha corrisposto ai venditori un ammontare di CHF 12,4 milioni pari all’86% circa del prezzo di vendita complessivo convenuto tra le parti e il Signor Raphael Dal Bo ha acquistato da IWB n. 210.289 azioni proprie per complessivi CHF 2,9 milioni, divenendo azionista di IWB con una quota del 2,84%.

Le azioni IWB acquistate dal Signor Raphael Dal Bo sono soggette a un lock up period di 36 mesi dalla data odierna e determinano una forte fidelizzazione e allineamento di interessi del nuovo azionista con il mercato.

Il restante 14% circa del prezzo complessivo, pari a massimi CHF 2,0 milioni, sarà liquidato entro il 31 marzo 2021 sulla base del riscontro della continuità dei risultati 2020 di RDB. Tale importo sarà liquidato a fronte del contestuale impegno del signor Raphael Dal Bo ad acquistare da IWB azioni proprie in portafoglio per un ammontare pari al 30% del prezzo da quest’ultimo ricevuto.

Anche tali azioni saranno soggette a un lock up period di 36 mesi dalla data di acquisto. Raphael Dal Bo AG, con sede a Riedikon (Zurigo) e filiale a Valdobbiadene (TV), vanta una posizione rilevante in Svizzera nel segmento dei vini spumanti e frizzanti biologici, con i marchi di proprietà “Raphael Dal Bo”, “La vita è bella” e “Raffaello”.

La società dispone di un’ampia gamma di prodotti caratterizzati da un’elevatissima riconoscibilità dei brand e posizionamento nei segmenti di mercato a più alto valore aggiunto (cd. “affordable premium”). I prodotti sono distribuiti da un’importante base di clienti internazionali, costituita sia da primarie catene della grande distribuzione organizzata che da importanti catene di negozi specializzati.

Nel 2019 RDB ha realizzato vendite consolidate per complessivi CHF 10,7 milioni (+10,4% rispetto alle vendite consolidate del 2018). Grazie a quest’acquisizione Italian Wine Brands si afferma come uno degli esportatori di riferimento sul mercato Svizzero, quarto mercato mondiale per i vini italiani con un valore complessivo nel 2019 pari a Euro 350 milioni.

IWB è una public company nata con la mission imprenditoriale di “aggregare società nel mondo del vino, settore altamente frammentato in Italia”: nella stessa sono già confluite Provinco Italia S.p.A., che opera con marchi propri nel canale wholesale, Giordano Vini S.p.A. e Svinando S.r.l., entrambe attive nel canale direct selling e on line.

Grazie all’acquisizione di RDB, da oggi IWB annovera un nuovo, brillante player dai solidi presidi di mercato ed amplia numero e qualità dei brand proprietari in portafoglio nel settore degli organic sparkling wines.

Tra le immediate sinergie di ricavo generate dall’operazione, Raphael Dal Bo AG potrà sicuramente giovare della distribuzione ai propri clienti di nuove referenze di vini fermi biologici, realizzati in particolare in Puglia e in Piemonte, dove IWB possiede le proprie cantine di produzione, così come IWB proporrà i prodotti bio RDB sui mercati internazionali presidiati tramite il proprio network commerciale.

Quanto alle sinergie di costo, “verranno esplorate possibilità di riduzione dei prezzi di acquisto della materia prima, legate ai maggiori volumi di acquisto realizzati a livello di gruppo”. A seguito dell’acquisizione, i risultati economico-finanziari di RDB si andranno integralmente a consolidare con quelli di IWB.

In particolare, per il 2019, il fatturato aggregato pro-forma viene stimato indicativamente in circa 168 milioni di euro (dato aggregato non sottoposto a revisione contabile). I risultati consolidati 2019 del gruppo IWB verranno comunicati a valle del Consiglio di Amministrazione della stessa, che si terrà il prossimo 18 marzo 2020, come da calendario finanziario.

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Luca Maroni, 92 punti al Fragolino di Aldi (bevanda aromatizzata a base di vino)


Esultino “le nari”, squillino i tromboni, se sul tavolo del Natale hai il Fragolino di Maroni. Il noto critico ha valutato con 92 punti la bevanda aromatizzata a base di vino in vendita nei discount Aldi. Non è uno scherzo.

Novantadue punti a una “bevanda” in vendita sugli scaffali dell’hard discount tedesco a 1,59 euro. Il Fragolino in questione fa bella mostra di sé sul catalogo delle Feste di Aldi, col “maroniano” bollino d’oro a invogliarne l’acquisto. Game. Set. Match.

La descrizione di Maroni non lascia spazio a interpretazioni: “Uno stupendo aroma di Fragola (maiuscolo rafforzativo, ndr) inonda senza mai risultare esagerato le nari. Merito della fragranza e dell’intensità olfattiva dell’uva di base, che brioso e vivido rendono un sì meraviglioso profumo”.

Pura poesia. Peccato che l’aroma tipico del “Fragolino”, ovvero la fragola – come suggerisce il nome stesso della bevanda – è dato dall’aggiunta di specifici aromi al mosto di uve sottoposte a “frizzantatura” in autoclave! Gli aromi “primari” o “secondari”, per intenderci, sono un’altra cosa.

Ma noi di WineMag vogliamo stare al gioco. E nei prossimi giorni, se vi va – ma solo se vi va, e in quel caso fatecelo sapere – inizieremo a recensire Coca Cola, gazzosa e aranciata in vendita nei discount. Bevanda per bevanda, tanto vale andare sul sicuro.

IL “FRAGOLINO” E’ ILLEGALE
Già, perché in realtà la vendita di “Fragolino”, inteso come vino ottenuto dalla vinificazione di “uva americana”, è vietata in Italia e in Europa sin dagli anni Trenta. Da un lato per preservare le varietà autoctone europee. Dall’altro per via dei tenori elevati di metanolo dati dalla vinificazione dell’uva americana, nota anche come “uva fragola”.

Ecco perché il “Fragolino” in vendita nella maggior parte dei supermercati italiani non è quello “originale” (lo si può trovare per esempio in Austria). Si tratta piuttosto di un “surrogato” del vino. Una vera e propria bevanda, che deve il suo sapore all’aggiunta di aromi alla fragola.

E allora oggi, 25 dicembre 2018, brindiamo tutti col Fragolino da 92 punti Luca Maroni, in vendita nei discount Aldi. In alto i calici, in attesa di poter consultare la prima edizione dell’Annuario dei migliori Succhi italiani.

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Vini al supermercato

Il vino di Aldi: doppietta Italian Wine Brands – Luca Maroni. La degustazione

Un grande imbottigliatore di vino, Provinco. E un analista sensoriale, Luca Maroni. Questo il binomio con cui Aldi mira a sfondare sul mercato italiano del vino al supermercato.

La multinazionale tedesca ALbrecht DIscount (abbreviato Aldi) ha costruito la propria “cantina” attorno al catalogo di quello che è uno dei maggiori player della Gdo internazionale.

Provinco Italia Spa, ex agglomerato di Cooperative sociali, oggi azienda privata con sede a Rovereto (TN). Un colosso in grado di mettere in bottiglia tutto il Made in Italy vinicolo italiano. Dal Trento Doc al Grillo di Sicilia.

Dal 2015 parte della prima società del Bel Paese quotata in borsa: Iwb (Italian Wine Brands), nata dalla business combination tra Provinco Italia Spa e Giordano Vini, mediante la Spac (Special Purpose Acquisition Company) Ipo Challenger.

“Si tratta di una selezione accurata di prodotti – assicura Aldi – e, proprio per dimostrare la particolare attenzione che riserviamo al vino, collaboriamo con l’analista sensoriale Luca Maroni per la degustazione dei nostri vini, l’assegnazione di un punteggio e la realizzazione della nostra brochure”.

Italian Wine Brands, da sola, vende oltre 48 milioni di bottiglie l’anno, con una quota di export che si assesta sul 75%. Numeri che ne fanno la terza pedina in Italia, escludendo le Cooperative (settimo con le coop).

Impianti di vinificazione, affinamento e imbottigliamento di Iwb si trovano nelle Langhe, in Piemonte. Una seconda cantina è “strategicamente localizzata in Puglia”, a Torricella, in provincia di Taranto.

Ulteriore particolarità: Iwb non possiede vigneti, ma solo le strutture e i macchinari utili per la vinificazione (nella vicina isola di Malta opera così Delicata Winery).

Un “pacchetto” pressoché completo quello che Iwb ha offerto ad Aldi per lo sbarco in Italia, che suona piuttosto rétro in un periodo in cui la Grande distribuzione sta investendo in private label, valorizzando piccoli e medi produttori e cantine sociali, al posto degli imbottigliatori (vedi Iper, la Grande i con “Grandi Vigne” o Coop con “Fior Fiore”).

Va tuttavia considerato che Aldi è un Discount. E quel che emerge dalla nostra degustazione di 20 vini prelevati dal nuovissimo punto vendita di Castellanza, in provincia di Varese, è la sostanziale ricerca di un “every day low price” ulteriormente stressato dal cluster di riferimento.

Curiosa anche la posizione di Luca Maroni nello sbarco di Aldi in Italia. Provinco Italia Spa, di fatto, risulta “secondo miglior produttore italiano” nella Guida 2013 dell’analista sensoriale. Quasi scontato il suggerimento ai tedeschi, forti anche della fama di Provinco sul suo primo mercato di riferimento: la Germania.

LA DEGUSTAZIONE
Tutta un’altra storia quella scritta dalla nostra degustazione. La media dei punteggi da noi assegnati ai vini di Aldi si aggira attorno ai 3/5. Tradotto: sufficienza risicatissima.

Solo tre i vini a cui assegniamo 4 “cestelli” su 5. Si tratta di due etichette della linea “Casteltorre” (proprietà di Schenk Italian Wineries, altra vecchia conoscenza di Maroni che la recensisce a pieni voti nell’assortimento Md Discount): il Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico 2017 (in etichetta Schenk appare come “Cantina del Bacco”) e il Chianti Classico Docg 2016.

Convince anche il Maremma Rosso Toscana Doc “Poggio al Sale”, imbottigliato a Castellina in Chianti da Tenute Piccini Spa: altri 4 “cestelli” della spesa su 5, nella nostra speciale scala di valutazione.

Per il resto è un valzer di 3 e 3,5: vini che, da Nord a Sud Italia, raggiungono una sufficienza supportata soprattutto da un prezzo pieno all’osso, alla portata di tutti i portafogli.

Tra i peggiori assaggi il Metodo Classico Trento Doc (1/5) e il Bonarda dell’Oltrepò pavese (1,5/5).

Deludenti – soprattutto in termini di tipicità – due dei vini più costosi dell’assortimento Aldi Italia: il Barolo Docg 2013 “Giacondi” e, ancor più, l’Amarone della Valpolicella Docg 2015 “San Zenone” (voto 3/5).

Per i più curiosi, ecco l’elenco completo e le valutazioni dei vini di Aldi

1) Prosecco Doc Extra Dry Millesimato 2017, Villa degli Olmi spa: 3,99 euro (2 / 5)

2) Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg “Giotti”, Casa Vinicola Bosco Malera srl (C.V.B.M. Salgareda): 4,49 euro (3 / 5)

3) Franciacorta Brut Docg “Duca Diseo”, Cantina Chiara Ziliani: 7,99 euro (3 / 5)

4) Metodo Classico Trento Doc Brut “Pentagono”, Provinco Italia: 6,99 euro (1 / 5)

5) Grillo Doc Sicilia 2017 “Terre di Lava”, Provinco: 1,89 euro (3,5 / 5)

6) Soave Doc Classico 2017 “Villa Alberti”, Cantina Sociale Cooperativa di Soave (Ci.Esse): 1,89 euro (3,5 / 5)

7) Lugana Doc 2017, Cantina Delibori Walter (CDW Bardolino): 5,99 euro (3,5 / 5)

8) Gavi Docg 2017 “Franco Serra”, Tenute Neirano Spa (Te.Ne Cusano Milanino – Giacomo Sperone): 4,49 euro (3,5 / 5)

9) Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico 2017, Cantina del Bacco (Schenk): 1,99 euro (4 / 5)

10) Trevenezie Igt Traminer Aromatico 2017, Provinco: 4,99 euro (3 / 5)

11) Cerasuolo d’Abruzzo Dop 2017, Cantina di Ortona (Ci.Vi.): 1,99 euro (3 / 5)

12) Lambrusco di Modena Doc Secco “Terra Grande”, Provinco: 1,69 euro (2,5 / 5)

13) Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc 2017, Provinco: 2,19 euro (1,5 / 5)

14) Nero d’Avola Doc Sicilia 2017 “Terre di Lava”, Provinco: 1,89 euro (3 / 5)

15) Primitivo di Manduria Doc 2016 “Sasso al Vento”, Provinco: 3,99 euro (2,5 / 5)

16) Puglia Igt Aglianico  2016, “Sasso al Vento”, Provinco: 3,49 euro (3 / 5)

17) Maremma Toscana Doc Rosso 2014 “Poggio al Sale”, Tenute Piccini: 4,99 euro (4 / 5)

18) Chianti Classico Docg “Il Castellare”, Schenk Italian Wineries: 3,99 euro (4 / 5)

19) Barolo Docg 2013 “Giacondi Autentico Italiano”, Mgm Mondo del Vino Forlì (MCQ Srl): 9,99 euro (3 / 5)

20) Amarone della Valpolicella Docg 2015 “San Zenone”, Provinco: 13,99 euro (3 / 5)

degustazione effettuata da Davide Bortone, Viviana Borriello, Giacomo Merlotti

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Analisi e Tendenze Vino

Alimentare, allarme Coldiretti: “Food in mano a pochi colossi”

Non sono mai stati così pochi i padroni del cibo con il potere concentrato nelle mani di un pugno multinazionali che controllano la filiera alimentare mondiale, dalle sementi ai pesticidi, dalla trasformazione industriale alla distribuzione commerciale”.

E’ l’allarme lanciato da una analisi della Coldiretti sul rapporto Ipes-Food presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione dopo la rivoluzionaria acquisizione di Whole Foods Market da parte da parte di Amazon alla quale Google ha risposto con un’alleanza con WalMart, leader mondiale della distribuzione alimentare, mentre sul mercato delle sementi e dei pesticidi sono in corso tre megafusioni Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta.

Il miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali, sottolinea la Coldiretti, “sono stretti in una tenaglia da pochi grandi gruppi multinazionali che dettano le regole di mercato nella vendita dei mezzi tecnici necessari alla coltivazione e all’allevamento nelle aziende agricole, a partire dalle sementi, ma anche nell’acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentare”.

La perdita di potere contrattuale – continua la Coldiretti – si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la stessa sovranità alimentare dei vari Paesi.

Non a caso la Fao ha lanciato l’allarme per la crescente uniformità delle colture mondiali che ha portato nell’ultimo secolo ad una perdita del 75 per cento della biodiversità vegetale e ha stimato il rischio dal qui al 2050 della perdita di un terzo delle specie oggi rimaste.

A monte della produzione agricola al termine delle tre mega fusioni in atto tra Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta (alle quali si aggiunge la pianificata fusione con Sinochem nel 2018), tre sole società – sottolinea la Coldiretti – potrebbero controllare più del 70% dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura e più del 60% delle sementi a livello globale.

Una situazione senza precedenti che ha fatto scattare le preoccupazioni della stessa Commissione Europea che ha deciso di aprire un’indagine approfondita sull’operazione per verificare se la fusione tra Buyer e Monsanto “limiti la concorrenza nei settori delle sementi e degli agrofarmaci”.

A valle della produzione agricola all’incirca il 90 % del mercato globale dei cereali e’ controllato da soli quattro gruppi mondiali, vale a dire ADM-Archer Daniels Midland (USA), Bunge (USA), Cargill (USA), Louis Dreyfus Commodities (Francia) mentre nella trasformazione alimentare per cibo e bevande si stima che le 10 più grandi aziende di cibo e bevande possiedano il 37,5 % della quota di mercato mondiale delle prime 100.

Nella distribuzione organizzata i 10 più grandi rivenditori di generi alimentari coprono il 29,3% delle vendite mondiali, che ammontavano in totale a 7,5 mila miliardi di euro, con il primo gruppo Walmart che fattura da solo 262,5 miliardi di dollari.

Di recente Amazon è sbarcata in questo mondo con l’acquisizione di Whole Foods e, considerando la sua capacità di intercettare i bisogni dei consumatori e di analizzare la domanda, ci si attende che possa entrare nella TOP 10 della distribuzione nell’arco di un decennio.

Il risultato è che per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti, “meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale che assorbe la parte preponderante del valore”.

Il prezzo di un prodotto aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola “per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera anche se la situazione – sottolinea la Coldiretti – varia da prodotto a prodotto con le situazioni peggiori che si registrano per i prodotti alimentari trasformati”.

“Stiamo vivendo – ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione. In Italia per pagare un caffè al bar, l’agricoltore tipo – continua Moncalvo – dovrebbe mettere sul bancone 5 chili di grano o 3 chili di risone o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova”.

“Una ingiustizia da sanare – conclude il presidente Coldiretti – rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti anche con interventi per limitare lo strapotere contrattuale dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare come ha annunciato lo stesso Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan”.

I SIGNORI DEL CIBO IN PILLOLE
Sementi e pesticidi – Dopo le fusioni di Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta, tre aziende potrebbero controllare più del 70% dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura e più del 60% delle sementi a livello globale.

Commercio cereali – Il 90 % del mercato globale dei cereali e’ controllato da soli quattro gruppi mondiali, ADM-Archer Daniels Midland (USA), Bunge (USA), Cargill (USA), Louis Dreyfus Commodities (Francia).

Industria alimentare – Le 10 più grandi aziende di cibo e bevande possiedono il 37,5 % della quota di mercato mondiale delle prime 100.

Distribuzione organizzata – Nella distribuzione organizzata i 10 più grandi rivenditori di generi alimentari coprono il 29,3% delle vendite mondiali.

DISTRIBUZIONE COMMERCIALE

Azienda

Vendite (in miliardi di dollari)

1.      Walmart (USA)

262,5

2.      Schwarz group (Germania)

(comprende Lidl, Kaufland)

82,2

3.      Kroger (USA)

78,6

4.      Aldi (Germania)

69,2

5.      Costco (USA)

66,4

6.      Carrefour

47,3

7.      Tesko (UK)

43,9

8.      Seven & I Co. Ltd (Giappone)

36,8

 

TOP TEN aziende Food & Beverage

Quota di mercato di cibo e bevande

Anhauser – Busrsh in Bev. + SabMiller

15,2%

Nestlè

14,6%

PepsiCo

13,5%

JBS

10,6%

Coca Cola

9,3%

ADM

8,7%

Tyson

7,6%

Mondelez

6,9 %

Cargill

6,8%

Mars

6,7%

 

 

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