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Moltelvini sostiene il Fai con il programma di membership Corporate Golden Donor


TREVISO –
Per continuare l’ambizioso progetto di tutela e salvaguardia del territorio, già intrapreso con il “Vigneto ritrovato“, Montelvini, ha deciso di sostenere il Fai – Fondo Ambiente Italiano. La storica cantina di Venegazzù ha infatti aderito al programma di membership aziendale Corporate Golden Donor.

“Siamo sempre attenti al tema della bellezza intesa nel senso più ampio del termine – afferma Alberto Serena, Amministratore Delegato di Montelvini – per questo abbiamo scelto di sostenere il FAI per continuare a ‘proteggere’ e valorizzare il vastissimo patrimonio paesaggistico e culturale del nostro paese”.

“Lo facciamo attraverso quello che siamo – continua Serena – ovvero una cantina che produce vini di territorio, che meglio interpretano l’anima dei nostri luoghi. Da qui la nostra vicinanza al FAI per sostenere  progetti che creano valore, sono inclusivi e diffondono cultura”.

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Vigneto ritrovato nel centro di Asolo: piantate barbatelle antico clone di Glera


ASOLO –
Da vigneto abbandonato a “Vigneto ritrovato” il passo è breve, ad Asolo. Montelvini, l’azienda dell’ex presidente del Consorzio Tutela Vini Asolo Montello, Armando Serena, ha inaugurato nel weekend la fase conclusiva del progetto “Vigneto ritrovato”.

Si tratta di un terreno di 3 mila metri di proprietà della famiglia Contarini, che ad Asolo fece edificare nel 1558 quella che oggi è conosciuta come “Villa degli Armeni”. È su Villa Contarini e sul celebre giardino all’italiana di Villa De Mattia di Asolo che si affaccia il “Vigneto ritrovato”, dimenticato per oltre 60 anni.

TRE ANNI DI STUDI

Il recupero è stato avviato nel 2017, nel segno di tre parole care a Montelvini: “Ricerca, biodiversità e territorio”. Già censito dalle mappe napoleoniche, il “Vigneto ritrovato” ha restituito alla luce settanta viti, di cui solo una decina in perfetto stato fitosanitario.

Le analisi del Crea-Ve (Centro di Ricerca per la Viticoltura e l’Enologia) hanno consentito di individuare un clone di Glera tipico dell’area, praticamente scomparso negli anni perché poco produttivo.

Grazie al pool di agronomi ed enologi è stato preparato il terreno per mettere a dimora le barbatelle e dare il via alla propagazione. L’uva darà vita a una vera e propria etichetta del “cru”, in commercio dal 2023.

Nello specifico, il clone è l’Isv Va8, “selezione di Glera di origine asolana – evidenziano i tecnici – che presenta caratteristiche qualitative interessanti e tipicamente rappresentative del territorio”. Sono state rinvenute inoltre piante di Friulano (ex Tocai) e Verdea, tipica dell’Oltrepò pavese e del Milanese (San Colombano).

“Quello del Vigneto Ritrovato è un progetto che ha richiesto tempo, risorse e dedizione”, sottolinea Alberto Serena, che ha dato il via al progetto fresco dell’incarico da amministratore delegato di Montelvini, come successore del padre Armando.

“Ogni scelta e ogni azione è stata calibrata con attenzione, mantenendo il delicato equilibrio tra paesaggio, enologia, storia e territorio”. Il vino di Asolo, del resto, era noto già ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia per la sua qualità. I vini provenienti dalla cittadina erano i più pagati e ricercati dell’area di Treviso.

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