Come gestire la siccità e lo stress idrico in viticoltura in Sicilia? Innovazione, portainnesti, gestione del suolo, utilizzo di sostanze organiche per mantenere il più possibile l’umidità del suolo: sono queste le soluzioni delle cantine siciliane aderenti ad Assovini Sicilia, utili a governare solo alcune delle piaghe dei tempi moderni, dal punto di vista meteorologico e climatico. A precisarlo, a pochi giorni dall’inizio della vendemmia 2024 in Sicilia, sono alcuni agronomi ed enologi che operano sull’isola continente, protagonisti di una raccolta delle uve che dura oltre 100 giorni.
«I portainnesti – spiega Tonino Guzzo – devono garantire non solo la resistenza alle condizioni estreme ma anche una qualità eccellente. In Sicilia occorre applicare i principi dell’agricoltura in maniera scientifica e fare ricorso, moderatamente, all’ irrigazione di sostegno». Alcuni viticoltori, dall’inizio del germogliamento, durante la primavera, visto il contesto pedoclimatico siciliano, eliminano le erbe infestanti al fine di ridurre la competizione idrica con il vigneto. Poi in autunno, si favorisce l’inerbimento.
EMILIANO FALSINI LANCIA L’ALLARME: «SERVE UN PIANO IDRICO IN SICILIA»
«Per riparare le viti dagli stress ambientali, ovvero da siccità e ondate di calore – aggiunge l’agronomo Filippo Buttafuoco – utilizziamo dei prodotti innovativi naturali, detti corroboranti. Si tratta della zeolite e caolino, che applicate sull’apparato fogliare riparano dai raggi solari ed evitano le scottature, creando ambiente ostile per insetti nocivi quali la cicalina e la tignola. In tutti i nostri vigneti l’acqua viene dosata e misurata tramite impianti di irrigazione goccia a goccia».
A lanciare l’allarme sul tema della siccità e dello stress idrico della viticoltura in Sicilia è però l’enologo Emiliano Falsini. «Purtroppo – dichiara – la mancanza di acqua deve essere principalmente contrastata con un piano idrico importante che metta al centro la regimazione delle acque, la costruzione di invasi fruibili dagli agricoltori, un piano di rimboschimento per evitare i fenomeni di desertificazione e lotta serrata agli incendi dolosi. Il problema deve essere affrontato nel giusto modo perché nei prossimi anni rischia non solo di condizionare la viticoltura ma purtroppo anche l’economia di intere regioni».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Mario Falcetti lascia Quadra Franciacorta e la notizia è di quelle che fanno rumore. Grazie a un lavoro scrupoloso avviato sin dal suo ingresso in azienda, nel 2008, il direttore generale ed enologo della cantina di Cologne (Brescia) è riuscito a diventare in pochi anni il simbolo, anzi il sinonimo stesso, di Quadra Franciacorta. In un’intervista esclusiva rilasciata a winemag.it, Mario Falcetti chiarisce di aver rassegnato le proprie dimissioni dal consiglio di amministrazione all’inizio del mese di aprile. I primi dissidi con la dirigenza della cantina, fondata nel 2003 dall’imprenditore del settore dell’energia rinnovabile Ugo Ghezzi, risalirebbero tuttavia a oltre un anno fa. Nulla, sino ad oggi, lasciava presagire un tale epilogo.
«Ci sono cose a cui mi sono riavvicinato molto nell’ultimo periodo, come la ricerca e la sperimentazione nel territorio franciacortino – commenta Mario Falcetti a winemag.it – che rimarranno primari nel mio futuro. La mia strada si divide definitivamente da quella di Quadra per differenti vedute sul futuro, ma non voglio e non posso perdere di vista il fatto che sono un agronomo ed un enologo ed è questo che continuerò a fare in futuro, molto probabilmente nel ruolo di consulente».
MARIO FALCETTI: «CHIUDO CON QUADRA, NON CON LA FRANCIACORTA»
La rottura di Falcetti con Quadra non significa infatti una rottura con la Franciacorta. «Tutt’altro – continua Mario Falcetti – anche perché sono in una fase della mia vita professionale in cui la qualità di quello che faccio sarà privilegiata rispetto alla quantità. Per esempio continua ad affascinarmi il lavoro avviato con il Consorzio Franciacorta sull’Erbamat, nel ruolo di coordinatore del Gruppo Sperimentazione e Ricerca». Ma non è escluso un ruolo di Falcetti anche all’estero, per esempio in Champagne o in Provenza, territori con i quali è sempre rimasto in contatto, nell’arco di tutta la carriera. «In ogni caso voglio tenere la Franciacorta baricentrica», annuncia l’ormai ex direttore generale di Quadra, sempre in esclusiva a winemag.it.
La decisione di troncare dopo 15 anni con l’azienda della famiglia Ghezzi, per divergenze di vedute sul futuro “piano industriale” della cantina, è stata annunciata da Mario Falcetti attraverso una «nota» diramata da un ufficio stampa specializzato nel settore del vino, poco prima delle ore 16 odierne. Tra le righe del comunicato, l’ex dirigente si dichiara «pronto a un nuovo capitolo della vita professionale, dopo aver contribuito al consolidamento dei primi dieci anni di Contadi Castaldi e dopo altri quindici di direzione aziendale e tecnica in Quadra: un lungo tempo, questo, che ha dato all’azienda un’identità riconosciuta sul panorama nazionale».
MARIO FALCETTI “L’ERETIQ”: «IO, DA SEMPRE CONTROCORRENTE»
«Da sempre una visione controcorrente – si legge ancora nella nota diramata alla stampa – immaginando prima e creando poi, vini del tutto innovativi, il Satèn, l’Eretiq e il Vegan, solo per citarne alcuni, diventati un paradigma stilistico autorevole e un riferimento per il comparto». Mario Falcetti ha alle spalle una più che trentennale esperienza agronomica ed enologica in aree vinicole italiane e straniere, partendo dal Trentino-Alto Adige (il suo primo incarico presso l’istituto Tecnico di San Michele all’Adige), passando per Toscana, Sicilia e Puglia per approdare, infine, in provincia di Brescia. Da un biennio nel CdA del Consorzio Franciacorta, ha assunto la delega alla Ricerca & Sviluppo, coordinando quindi l’operatività del comparto tecnico.
Falcetti definisce il suo approccio «scientifico di matrice “francese”», tanto da averlo portato «a stimolare la nascita del Rapporto di Attività (sempre con il supporto dell’Ufficio R&D e del Comitato Tecnico stesso), l’annuario che raccoglie e sintetizza i lavori di monitoraggio e di ricerca svolti in ambito consortile, con il contributo di diversi atenei». Altre importanti innovazioni alle quali l’ex direttore generale ed enologo di Quadra ha prestato il suo contributo, sempre in seno al Consorzio Franciacorta, «vedranno presso la luce».
«ESSERE PRODUTTORI SOLO IN CHIAVE BUSINESS NON BASTA PIÙ»
Negli ultimi anni, Mario Falcetti ha intensificato le relazioni con diverse realtà transalpine, in primis la Champagne, apportando a più riprese il proprio contributo come relatore. In questo contesto, ha contribuito a portare in Franciacorta, o meglio a Brescia, la seconda edizione dello Sparkling Wine Forum, un partecipato e dinamico incontro di carattere tecnico-scientifico per il settore spumantistico.
«Il nostro settore sta cambiando rapidamente – conclude Mario Falcetti – e sta ridefinendo i propri paradigmi valoriali. Essere produttori solo in chiave business non credo possa più bastare. Occorre una visione strategica di lungo periodo, implementare ricerca, innovazione, valori di sostenibilità etica ed ambientale. La mia mente, per come si muove, non può certo accontentarsi di “gestire” una navigazione di conserva. Meglio sempre il mare aperto, le onde alte, inseguendo un nuovo, bellissimo approdo».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Comune di Entracque, circa 800 abitanti in provincia di Cuneo, in Piemonte, ha dato vita insieme a Réva Winery, azienda vitivinicola delle Langhe, al primo vigneto della Valle Gesso, a 1042 metri sul livello del mare. Nascerà così il primo Riesling di Montagna della zona, per l’esattezza in località Tetti Violino, nella comunità montana delle Alpi del Maree del Parco delle Alpi Marittime. Le prime bottiglie dovrebbero essere pronte nel 2027. «Si tratta di una piccola produzione, più o meno duemila bottiglie, con vino affinato in buona parte in anfore», spiega Daniele Scaglia, general manager del Gruppo Réva che, a Monforte d’Alba, gestisce oltre 35 ettari di proprietà a conduzione biologica, su sei diversi terroir delle Langhe del Barolo e dell’Alta Langa.
«Abbiamo scelto il Riesling – continua Scaglia – perché, dopo diverse analisi, crediamo che la varietà d’uva e il terreno siano perfetti l’uno per l’altra. Avremmo potuto semplificarci la vita piantando una varietà più resistente, come fanno in altre valli, ma questo non ci darebbe modo di lavorare su un prodotto di qualità come vogliamo che sia questo vino». Per il Riesling di Montagna di Entraque, la cantina ha messo a disposizione l’agronomo Roberto Abbate e l’enologo Beppe Caviola. Il progetto nasce dalle preoccupazioni di Miroslav Lekes, proprietario di Réva Winery originario di Brno, in Repubblica Cieca, sui cambiamenti climatici, oltre che dal suo desiderio di produrre un Riesling di declinazione tedesca.
IL RIESLING DELLA COMUNITÀ MONTANA
A condividere il progetto Gian Pietro Pepino, sindaco di Entracque, luogo in cui nessuno, prima, aveva mai pensato di fare vino. Le temperature in aumento spingono a pensare a nuove soluzioni e a sfide diverse. Iniziano così la ricerca e le analisi dei terreni e il progetto prende forma. Con il sostegno ufficiale del Comune di Entracque, il 18 luglio 2023 sono state piantumate 2.300 piante di Riesling. Il terreno argilloso è perfetto per la coltivazione della vite e ha una colorazione rossastra, caratteristica che indica la presenza di ferro e sedimenti rocciosi da erosione, graditi dal Riesling. Altro importante fattore è la temperatura, che in estate va dai 14-16° ai 28-30°, capace di fornire la giusta concentrazione di zuccheri in ogni acino e un notevole sviluppo degli aromi.
Il progetto prevede un vino portavoce dei tempi odierni e delle sue mode: ecco perché è in corso lo studio sull’affinamento di questo Riesling di Montagna in anfore e piccole botti. «Siamo fiduciosi sui risultati, ma lo siamo ancora di più per il grande potenziale di un progetto che sta dando una seconda occasione a terre ormai in disuso da anni, creando un nuovo potenziale prodotto tipico. Una nuova proposta per i visitatori di Entracque e delle zone limitrofe e una nuova possibilità di lavoro per i giovani e i meno giovani. In poche parole stiamo creando un nuovo futuro per la nostra comunità». Non a caso, l’intera produzione sarà realizzata nel territorio di Entracque, coinvolgendo piccole realtà locali «per fare sì che diventi un progetto capace di rappresentare l’intera comunità e, in prospettiva, un’alternativa per i territori montani».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Da un lato l’idea di valorizzare una grande uva a bacca bianca, nella terra del rosso Sagrantino. Dall’altro la modifica al disciplinare, che consente l’utilizzo del Trebbiano Spoletino fino al 100%, per la produzione del Montefalco Bianco. Nasce così “Aria di Casa” 2018, l’ultimo arrivato di Tenuta Alzatura, cantina umbra della Famiglia (toscana) Cecchi.
L’etichetta farà il suo esordio ufficiale sul mercato ad aprile, in concomitanza con Vinitaly 2020. Ieri la presentazione a WineMag.it, in occasione del fitto calendario di eventi connessi ad Anteprima Sagrantino 2016, evento organizzato annualmente dal Consorzio Tutela Vini di Montefalco (24-25 febbraio).
“La famiglia Cecchi – spiega Alessandro Mariani, Agronomo di Tenuta Alzatura (nella foto, sotto) – ha pensato di investire a Montefalco nel 2000, in virtù dell’amore per questo territorio e per il suo grande vino, il Sagrantino. La recente modifica del disciplinare ci ha permesso di legare il nome di Montefalco a un’altra grandissima uva: il Trebbiano Spoletino, che condivide col Sagrantino le ottime doti di lungo affinamento nel tempo”.
Ecco spiegato perché il Montefalco Bianco di Tenuta Alzatura si chiama “Aria di Casa”. Da un lato Cecchi semplifica la comunicazione dello Spoletino, specie all’estero; dall’altro lancia la sfida agli altri produttori locali, proponendo l’idea di un alter ego “bianco” del Sagrantino di Montefalco. Ottenuto da un’uva autoctona di elevato profilo.
Un progetto destinato a crescere nei prossimi anni. Per la prima annata (2018), Alzatura ha prodotto solo 3 mila bottiglie, in vendita in cantina a circa 11 euro. La vendemmia 2019 darà 9 mila bottiglie. L’idea è di aggiungerne almeno altre mille per la vendemmia 2020, sul totale di circa 40 mila bottiglie della Tenuta umbra.
Raccolto in cassette dai vigneti in località San Marco, il Trebbiano Spoletino che dà vita al Montefalco Bianco 2018 “Aria di Casa” viene sottoposto a tavolo di cernita in seguito alla diraspatura.
Secondo i dettami degli enologi Miria Bracali ed Attilio Pagli, segue la pressatura soffice delle uve, il travaso in acciaio e l’inoculo dei lieviti selezionati per la fermentazione. Il vino atto a divenire “Aria di Casa” permane quindi in tonneau per circa 10 mesi, con bâtonnage settimanali, per i primi tre mesi circa.
Il nettare viene dunque imbottigliato, tra i mesi di aprile e maggio. Nel calice, il Montefalco Bianco 2018 di Tenuta Alzatura di presenta di un bel giallo paglierino luminoso. Al naso fiori di campo e richiami esotici, di frutta a polpa bianca e gialla. Non mancano ricordi di nocciola, derivanti dal legno.
È in ingresso di bocca che il Trebbiano Spoletino della Famiglia Cecchi sfodera tutta la sua tipicità. Un bianco di gran verticalità – determinata da salinità e freschezza – che chiude su ritorni cremosi, di nocciola, dettati ancora una volta dall’affinamento in legno.
Un vino che ha bisogno di qualche mese per iniziare a trovare la forma migliore, ma che mostra già le ottime prospettive di affinamento nel tempo (5 anni). Proprio nel solco dei migliori Trebbiano Spoletino.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
PREPOTTO – Tredici cantine, 8 annate, 25 etichette. Questi i numeri della degustazione alla cieca organizzata nel weekend dall’Associazione Produttori Schioppetino di Prepotto, che al Castello di Albana ha celebrato il vitigno autoctono friulano, con quella che in gergo tecnico viene definita “verticale orizzontale”.
Un tasting introdotto da Liliana Savioli, coordinatrice regionale della guida Vinibuoni d’Italia e dal wine consultant Paolo Ianna. I vini (vendemmie dalla 2008 alla 2016, esclusa la 2014) hanno rivelato le ottime capacità dello Schioppettino di Prepotto di resistere ad alti livelli nel tempo, soprattutto entro i 5-6 anni dalla vinificazione.
Caratteristiche che rendono grande e unico questo vino, prodotto in una (micro) sottozona di 30 ettari della Doc Friuli Colli Orientali. Un autoctono disponibile in quantità limitate, che ha tutte le carte in regola per entrare nel gotha dell’enologia nazionale e nelle mire dei buyer internazionali più attenti.
Lo Schioppettino di Prepotto sa risultare fresco e beverino, ma anche strutturato e intrigante, coi richiami speziati che lo contraddistinguono nei profumi e nel sapore. Dà il meglio di sé vinificato in purezza e senza un eccessivo affinamento in legno, che tende ad annullare l’unicità varietale e le particolarità del terroir della Valle dello Judrio, costituito da marne che prendono il nome locale di ponka.
Un vitigno ostico e, per certi versi, ancora da scoprire. Fino a ieri, di fatto, non si conoscevano i “genitori” dello Schiopettino di Prepotto. E’ l’agronomo Carlo Petrussi (nella foto) a rivelare la recente scoperta a Campeglio di Faedis, nei pressi di Cividale del Friuli, di un legame genetico tra questa varietà e l’antico vitigno Vulpea, originario della Pannonia.
“Dalle analisi compiute assieme all’Associazione Produttori – spiega Petrussi – abbiamo inoltre scoperto l’esistenza di 13 biotipi di Schioppettino di Prepotto. Il nostro compito sarà quello di ‘mixarli’, per dare vita a una singola barbatella che sintetizzi le caratteristiche dei diversi biotipi del vitigno. Questo significa mettere assieme la storia”.
Una storia, quella dello Schioppettino di Prepotto, che assomiglia tanto a quella del Friuli e dei suoi abitanti. Una terra spesso dimenticata, perché al confine tra l’Occidente e l’Oriente d’Europa. Così come è stato dimenticato per anni lo Schioppettino di Prepotto, recuperato da pochi ma validi (e tenaci) produttori, che incarnano l’immaginario tipo del “friulano”: gente a volte dura, ma dal cuore grande.
Un popolo a cui la storia ha chiesto più volte di rimboccarsi le maniche. Quello che serve anche oggi – e che puntualmente sta avvenendo, anche se con fatica – per sollevare le sorti di un vitigno e di una regione che ha bisogno di gioielli di collina e di terroir, da affiancare alle produzioni intensive di pianura, monopolio degli imbottigliatori.
SCHIOPPETTINO DI PREPOTTO: I PUNTEGGI
Schioppettino di Prepotto 2016, Grillo Iole: 88/100
Buon apporto di frutto al naso, tendente al maturo ma più che mai composto. Il legno si avverte in termini di tostatura: si integrerà meglio col passare del tempo. In bocca corrispondente, forse un po’ troppo scorrevole se non per il tannino che ne rallenta lo “scivolamento”.
Colpisce per la gran freschezza e per il pregevole allungo su spezia e sale. In definitiva, un vino piacevole ma non piacione: non riesce a tutti. Grillo Iole, alias Anna Muzzolini: 9 ettari complessivi in località Albana, su marne rosse. Diciotto giorni di macerazione, affinamento di 18 mesi.
Schioppettino di Prepotto 2016, Vigna Lenuzza: 87/100
Spezia e macchia mediterranea sul frutto, al primo naso. In bocca corrispondente, piuttosto lineare. Salino in chiusura, oltre che fruttato. Legno non invasivo. Vigna Lenuzza, produzione certificata bio: blend di tre differenti appezzamenti di Schioppettino di Prepotto. Venti giorni di macerazione, 2 anni di legno grande, americano.
Schioppettino di Prepotto 2016, Marinig Valerio: 84/100
Primo naso su sentori erbacei netti. Corrispondente al palato, che mostra un frutto carente in termini di maturazione. Chiusura su tannino e, nuovamente, richiami verdi. Vino giovane, cui manca però un po’ di polpa a sorreggere le durezze. L’azienda è Marinig Valerio: siamo in centro a Prepotto, su terreni di ponka gialla. Otto giorni di macerazione. Affinamento per 22 mesi in tonneau, seguiti da 12 mesi in bottiglia.
Schioppettino di Prepotto 2016, Pizzulin: 86/100
Prime note di arancia sanguinella, ad affiancare il frutto di bosco. Accenni di zenzero, su una mora selvatica netta. In bocca buona corrispondenza. Quel che manca è un po’ di struttura. Tannino in chiusura, levigato.
Vino piuttosto semplice, pensato per una pronta beva. Pizzulin si trova in centro a Prepotto: 24 mesi in tonneau misti (nuovi e usati), più 6 mesi di bottiglia, prima della commercializzazione.
Schioppettino di Prepotto 2016, Ronco dei Pini: 86/100
Primo naso di vaniglia, cui fa eco il frutto e la macchia mediterranea. In bocca corrispondente, con buon apporto salino. Bella chiusura lunga, tra spezia, frutto e sale. Vino giovane ma già godibile. Venti giorni di fermentazione per le uve di questa etichetta, cui fanno seguito 18 mesi in barrique.
Schioppettino di Prepotto 2016, Stanig: 86/100
Bella speziatura, bel frutto e sottofondo terroso. Piuttosto semplice e lineare al palato. Allungo su frutto e leggero sale, nonché su una nota piccante e fresca. Con i due fratelli Stanig siamo ad Albana, su marne rosse. Venti giorni di macerazione, 18 mesi affinamento in legni usati.
Schioppettino di Prepotto 2016, Vigna Petrussa: 85/100
Tra i vini più verticali della degustazione. Parte salina in grandissima evidenza, sul frutto. Il tannino, tuttavia, è levigato: timido ma presente, in fase di completa integrazione. Vigna Petrussa ha il volto di Hilde Petrussa, prima presidentessa dell’Associazione produttori Schioppettino di Prepotto. La cantina è nella frazione di Albana. Lunga macerazione e affinamento di 24 mesi per quest’etichetta.
Schioppettino di Prepotto 2016, Vie d’Alt: 82/100
Nota erbacea netta al naso, a sovrastare il frutto. In bocca il vino è slegato, pur mostrando tutte le componenti tipiche del vitigno: da attendere e riassaggiare. Vie d’Alt, 18 ettari complessivi nei pressi di Albana (2 di Schioppettino). Il titolare è Bruno Venica, coadiuvato dalle tre figlie.
Schioppettino di Prepotto 2016, Colli di Poianis: 83/100
Troppo legno, su un naso nemmeno troppo pulito. In bocca tannino, spezia e sale, su un frutto che si rivela più preciso es espressivo che al naso. Colli di Poianis, vicino Croaretto. Primi filari piantati nel 1991.
Schioppettino di Prepotto 2015, Antico Broilo: 89/100
Tra i vini più completi in degustazione. C’è il frutto, c’è la spezia, c’è la mineralità. C’è il tannino, giovane e in fase di integrazione. Davvero una bella etichetta questa di Antico Broilo, che lavora da sempre in “agricoltura ecocompatibile” (bio certificato da qualche mese).
Nessun controllo della temperatura e lieviti indigeni per la fermentazione. Affinamento di 23 mesi in barrique usate (dal secondo al quarto passaggio). Sei ettari complessivi, di cui 2 a Schioppettino di Prepotto. Avanti così.
Schioppettino di Prepotto 2015, La Buse dal Lof: 86/100
Legno piuttosto ingombrante al naso, connotato da ricordi di caramellina mou che si ritrovano anche al palato. Qui un tannino vivo accompagna frutto e spezia. Vino giovane, ma con ottime prospettive di migliorare in vetro.
La Buse Dal Lof., ovvero “la tana del lupo”. Qui, secondo le storie di paese, viveva il misantropo Toni Lof, ovvero Tony il Lupo. Trentacinque ettari di proprietà, di cui 25 a vigneto (4 di Schioppettino). Affinamento di 18 mesi in barrique (secondo e terzo passaggio) e giro in tonneau, prima della commercializzazione.
Schioppettino di Prepotto 2015, RoncSoreli: 91/100
Naso particolarmente intenso, spinto su da una spezia intrigante, tattile. Nota netta affumicata, che ricorda la brace. In bocca è serioso, elegantissimo il tannino, austero quanto basta per non sembrare scorbutico. Frutto croccante, molto preciso. Vino da attendere ancora, ma di grandissima prospettiva.
Con Roncsoreli siamo a Sud della Denominazione, nella parte più fredda. Flavio Schiratti alleva 42 ettari, acquistati nel 2008. Viti impiantate dal 2002 al 2004, su 3 porzioni di collina. Cinque gli ettari di Schioppettino di Prepotto.
Schioppettino di Prepotto 2015, Vigna Traverso: 89/100
Mora selvatica netta al naso, oltre a richiami floreali. Tra i “nasi” più semplici e lineari in quanto a frutto. In bocca tutta la riconoscibilità del vitigno, con la sua spezia che ricorda tanto il pepe verde. Allungo su frutto e sale leggero. Vigna Traverso. A nord dopo paese. Macerazione di dieci giorni, 12 mesi barrique.
Giancarlo Traverso è arrivato qui nel 1998, spinto dal suo amore per i vini del Friuli. Oggi è il figlio Stefano a condurre l’azienda. Sei ettari iniziali, ora circa 20. L’idea era quella di estirpare lo Schioppettino. Negli ultimi 6, 7 anni è diventato invece il vino di punta. Quando si dice la Provvidenza.
Schioppettino di Prepotto 2013, Colli di Poianis: 86/100
Legno netto, vaniglia e fondi di caffè. Anche al palato sentori dettati dall’affinamento, in questo caso però affiancati da un bel frutto, preciso, che accompagna il sorso fino alla chiusura. Manca lo sprint, l’emozione.
Schioppettino di Prepotto 2013, Vie d’Alt: 83/100
Vino piuttosto scomposto, sia al naso che al palato. Il campione in degustazione non ha retto a dovere la prova del tempo.
Schioppettino di Prepotto 2012, Ronco dei Pini: 84/100
Naso pulito, tipico. Scivola via velocissimo, però, al palato. Ha tutto, ma è cortissimo, semplice, in fase scollinante.
Schioppettino di Prepotto 2011, Vigna Petrussa: 85/100
Altro campione in cui il vitigno è in primo piano, ma il vino è in fase calante. C’è la spezia, c’è il frutto. Manca la struttura.
Schioppettino di Prepotto 2011, Marinig Valerio: 89/100
Naso intrigante e complesso. In bocca conserva un’ottima freschezza e salinità. Lunghissimo il retro olfattivo, su spezia e frutto. Campione che unisce la grande riconoscibilità del vitigno alla capacità di superare la prova del tempo.
Schioppettino di Prepotto 2011, Stanig: 90/100
Speziatura in gran evidenza, con richiami di macchia mediterranea (origano più che rosmarino) ed erba appena sfalciata. In bocca gran eleganza e bevibilità.
Merito della succosità del frutto, ma anche della dolcezza dei tannini. Al contempo, il nettare conserva un gran freschezza al palato. Bel gioco tra frutto e sale, in una chiusura lunghissima.
Schioppettino di Prepotto Riserva 2010, Antico Broilo: 86/100
Spezia e legno, al naso. Anche qui erba sfalciata e frutto di bosco. Alcol un po’ troppo in evidenza al palato: di conseguenza, il nettare paga in termini di freschezza. La cantina è migliorata nettamente negli anni successivi.
Schioppettino di Prepotto 2010, Pizzulin: 86/100
Vino servito in Magnum. Il nettare è vivo, fresco, speziatura chiara, riconoscibile. Tannino vivo, ma poca polpa.
Schioppettino di Prepotto 2010, Vigna Lenuzza: 84/100
Naso e bocca stanchi, non pulitissimi.
Schioppettino di Prepotto 2009, Grillo Iole: 85/100
Naso stanco. Rimedia un palato più vivo, fresco e salino.
Schioppettino di Prepotto 2009, Vigna Traverso: 83/100
Siamo all’inizio della storia di questa famiglia venuta dal Veneto. La cantina ha fatto un salto di qualità impressionante negli ultimi anni, considerando questo assaggio.
Schioppettino di Prepotto Riserva 2008 RoncSoreli: 88/100
Vino che dimostra qual è l’azienda del territorio di Prepotto che è capace di offrire garanzie assolute, in termini di continuità e abilità nel “maneggiare” lo Schioppettino. Frutto presente al naso e al palato, corrispondente e vivo.
Al palato, in particolare, sfodera una buona salinità che chiama il sorso successivo. Colpisce la precisione e pulizia del frutto, oltre all’uso sapiente del legno. Chapeau.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
CAMPOBASSO – Italia, Paese di poeti, navigatori. E santi degustatori. Pare infatti che il “conflitto d’interessi” sia l’ultimo dei problemi di chi giudica il vino nel Bel Paese. Almeno è l’impressione che dà Slow Wine, la costola enologica di Slow Food, movimento fondato da Carlo Petrini. Quello che succede in Molise fa il solletico al caso del Veneto portato alla ribalta da WineMag, lo scorso lunedì.
Pierluigi Cocchini, attuale responsabile regionale Slow Wine Abruzzo e Molise, è anche uno dei due fondatori della cantina Vinica di Contrada Costa Bianca 4, a Ripalimosani (CB).
Una realtà vicina al mondo della produzione “sostenibile e naturale”, che per accreditarsi sul mercato sottopone alle Guide il giudizio dei propri vini.
Risultato? La Guida Slow Wine 2017 assegna la menzione di “vino quotidiano” alla Tintilia del Molise “Lame del Sorbo” 2013.
Secondo quanto risulta dal sito web della cantina, si tratta dell’unico riconoscimento nazionale ottenuto. Un vino che Pierluigi Cocchini, da agronomo e wine maker di Vinica, avrà visto nascere, crescere. E premiare con la “Chiocciola” del “vino quotidiano”.
Peraltro, il referente Slow Wine Abruzzo e Molise risulta anche dipendente ARSIA Molise, ex Ente Regionale di Sviluppo Agricolo per il Molise, nella sezione di Termoli (CB), dove attualmente rivestirebbe la qualifica di “Funzionario (area quadri) e specializzato nei settori vitivinicolo, frutticolo, marketing delle produzioni agroalimentari e microfiliere produttive”. Di nuovo in alto le Chiocciole: cin, cin!
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Come sarà la vendemmia di Pinot Nero in Oltrepò Pavese? La risposta sta nelle foglie. Lo assicura l’agronomo ed enologo di fama nazionale Giulio Vecchio, in occasione di un sopralluogo tra i vigneti lombardi. Buone, anzi buonissime notizie quelle che arrivano dalle terre di uno dei Metodo Classico migliori d’Italia. La vendemmia 2016, per il Pinot Noir, sarà da ricordare. Per qualità.
“Quest’anno – spiega Vecchio – il Pinot Nero ha avito delle condizioni di maturazione vantaggiosissime. Non si sono mai superati, se non per qualche ora, i 35 gradi di temperatura durante la fase di maturazione. Questo ha consentito alle foglie di svilupparsi in modo ideale, accumulando zuccheri e mantenendo sopratutto l’acidità, che è uno dei fattori fondamentali per la realizzazione di un Metodo Classico di qualità, soprattutto nell’ottica di una sua preservazione nel tempo”.
Il meteo, del resto, è stato clemente in provincia di Pavia. “Si sono registrate grandi piovosità a ridosso dell’arco alpino – evidenzia ancora Giulio Vecchio – ma la zona appenninica, che riguarda maggiormente l’Oltrepò Pavese, è stata risparmiata. Grazie anche alle temperature medio basse, le piante oggi registrano una maturazione perfetta e foglie perfettamente verdi. Una condizione che difficilmente si realizza. Foglia verde significa una fabbrica che sta lavorando a pieno ritmo per garantire tutti gli elementi di qualità nel nostro grappolo di Pinot Nero”.
IL CONSORZIO: “QUALITA’ ASSICURATA”
La vendemmia, insomma, entra nel vivo in Oltrepò Pavese: 13.500 ettari a vigneto, patria del Pinot nero Metodo Classico italiano dal 1865 e primo terroir viticolo di Lombardia. Sono impegnate 1700 aziende e un totale di circa 8 mila addetti tra imprenditori agricoli, agronomi, enologi, consulenti, operatori addetti alla raccolta e dipendenti delle cantine. Oltre al Pinot Nero, sulle colline oltrepadane si allevano Croatina, Barbera, Riesling e Moscato.
Il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti, enologo della scuola di Alba, conferma le previsioni di Giulio Vecchio. E preannuncia che sarà “una campagna vendemmiale qualitativa, con rese in linea o leggermente inferiori sul 2015”.
“Abbiamo iniziato la raccolta delle basi spumante – annuncia Rossetti – per l’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg. L’annata è contraddistinta da un’eccezionale salubrità delle uve e un andamento climatico nel complesso positivo. Dai primi campionamenti si prevede, sulla carta e sulla base delle analisi, un’annata molto buona. Le uve denotano buone acidità e buon grado zuccherino. In merito alle rese una prima stima lascia supporre quantità in linea con quelle dello scorso anno o in leggero calo”.
In sintesi per le uve da Metodo Classico il quadro del Consorzio è positivo per l’Oltrepò Pavese. “Si prevede una vendemmia eccellente per nostre basi spumante”, riassume Rossetti. In merito alle uve bianche, il presidente chiarisce: “Gli ultimi giorni si sono contraddistinti per un’escursione termica tra giorno e notte particolarmente accentuata, foriera di una differenziazione degli aromi delle uve bianche che ci daranno vini particolarmente profumati”. L’ultima vendemmia in Oltrepò sarà quella delle uve rosse.
“Qui è prematuro fare delle previsioni su base scientifica – spiega Rossetti – ma al momento i grappoli si presentano sani e hanno beneficiato di un andamento climatico favorevole. Sarà un anno particolarmente importante per le uve Croatina, da cui in particolare nascono ogni anno 20 milioni di bottiglie di Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC. Per le altre uve rosse siamo in attesa dei primi dati che ci diranno cosa ci dovremo aspettare ma si parte anche qui da ottime premesse”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept”, you consent to the use of ALL the cookies.
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACQUISTA LA GUIDA e/o SOSTIENI il nostro progetto editoriale
La redazione provvederà a inviarti il Pdf all’indirizzo email indicato entro 48 ore dalla ricezione del pagamento