Vendevano pesce congelato e privo di certificazioni, spacciandolo per fresco. I Reparti Carabinieri Tutela Agroalimentare (Rac) hanno sequestrato in Lombardia, Campania e Sicilia 184 chili di pesce e prodotti ittici per violazione delle norme e regolamenti in materia di tracciabilità degli alimenti.
Nell’ambito dell’operazione sono stati denunciati i titolari di due ristoranti per tentata frode in commercio. Nel menu erano presenti prodotti ittici indicati come “freschi”, che in realtà erano congelati. Sono state contestate sanzioni amministrative per diverse migliaia di euro.
Si tratta solo delle ultime operazioni del Rac, nell’ambito del rispetto della normativa a tutela della sicurezza agroalimentare nel settore ittico. Nel mirino, oltre ai ristoranti, anche altri esercizi commerciali e pescherie ubicati nelle province di Milano, Napoli e Messina.
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Nuovo record storico per il Made in Italy agroalimentare nel mondo con le esportazioni che fanno registrare un incremento del 3,3 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio estero nei primi sette mesi del 2018. Si tratta di un ottimo risultato proprio nell’anno del cibo italiano nel mondo che – sottolinea la Coldiretti – conferma le potenzialità del Made in Italy a tavola per la ripresa economica ed occupazionale del Paese.
Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari interessano i Paesi dell’Unione Europea dove il principale partner è la Germania dove l’export cresce del 4,9% mentre piu’ ridotto è l’aumento in Gran Bretagna (+2%) anche per gli effetti delle tensioni determinate dai negoziati sulla Brexit, l’andamento dei tassi di cambio, ma anche le nuove tendenze nazionalistiche.
Fuori dai confini dell’Unione a preoccupare – continua la Coldiretti – sono i rapporti con gli Stati Uniti, che sono di gran lunga il principale mercato dell’italian food fuori dai confini dall’Unione. Si registra infatti una frenata del tasso di crescita in Usa con le esportazioni agroalimentari Made in Italy che fanno registrare un aumento di appena l’1,2%.
In ripresa la Russia, con un aumento del 7,8% nonostante l’embargo nei confronti di una importante lista di prodotti agroalimentari, con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014, appena rinnovato sino alla fine del 2019.
“L’andamento sui mercati internazionali – dichiara il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della ‘agropirateria’ internazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale”.
A preoccupare è “la nuova stagione di accordi bilaterali inaugurata dall’Unione Europea che dal Ceta con il Canada al Giappone sta di fatto legittimando il falso Made in Italy”.
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In uno scenario di mercato poco favorevole agli scambi commerciali internazionali, l’agroalimentare italiano continua la sua corsa nelle esportazioni, mettendo a segno una crescita nei primi 5 mesi dell’anno pari al +3,5%, una tra le performance più alte se confrontate con i diretti competitor – solo la Francia cresce di più (+4%) – mentre la Germania non va oltre il +1%, la Spagna arretra dell’1%, Usa -8%.
Merito di dinamiche di crescita non solo nei mercati tradizionali (Ue e Nord America, dove i prodotti italiani “sovraperformano” la variazione media delle importazioni) ma anche in quelli “emergenti” dell’Est Europa. È il caso della Polonia, le cui importazioni di Food&Beverage dall’Italia sono aumentate negli ultimi cinque anni di oltre il 46%, un mercato che sarà oggetto di approfondimento – assieme agli impatti della Brexit – del Forum Agrifood Monitor 2018 che si terrà il prossimo 28 settembre a Bologna.
Tra inasprimento dei dazi, ritorno al protezionismo, accordi di libero scambio non ratificati e la Brexit alle porte, l’export agroalimentare dell’Italia in questo (quasi) primo giro di boa del 2018 continua a correre mettendo a segno un +3,5% rispetto all’anno precedente (gennaio-maggio 2018 su stesso periodo 2017 a valore).
“Non dobbiamo però farci ingannare, dato che al momento ci troviamo ancora in una fase di “minacce” e non di “ostacoli” nel senso che tutte le problematiche appena descritte prefigurano uno scenario futuro benché potenzialmente imminente.” ricorda Denis Pantini, Responsabile Area Agroalimentare di Nomisma. In effetti, andando ad analizzare la crescita dell’export italiano per singolo mercato di destinazione, si evince come in molti di quelli oggi sotto “osservazione” per i rischi sopra citati, le esportazioni agroalimentari del nostro paese stanno correndo più di quelle dei concorrenti.
Se negli Usa le importazioni totali di prodotti agroalimentari hanno fatto registrare (a valore) un calo del 4% nel periodo analizzato, quelle dal nostro paese sono invece cresciute del 4,5%. Trend analogo in Canada: a fronte di una riduzione dell’import agroalimentare complessivo del 6,8%, quello di prodotti italiani è aumentato del 4%.
Venendo in Europa si registra un incremento dell’import agroalimentare dall’Italia del 2,6% nel Regno Unito (rispetto ad un -2,4% a livello totale) mentre in Germania le importazioni dall’Italia sono cresciute del 5,8%.
Infine il Giappone, con il quale si è appena chiuso l’Accordo di Partenariato Economico (Jefta) dove anche in questo caso l’import agroalimentare dal nostro paese è cresciuto del +1,6% contro una riduzione complessiva del 5,3%.
In buona sostanza “un’Italia in netta controtendenza che “fa meglio del mercato”, per usare un termine tanto caro ai trader di Borsa, e che invita a valutare con attenzione i possibili impatti per il settore agroalimentare italiano che potrebbero derivare da una riduzione della spinta propulsiva che il commercio internazionale ha impresso alla crescita delle nostre imprese”, conclude Pantini.
Spinta propulsiva che, in una comparazione tra top exporter in questa prima parte dell’anno, sta ponendo l’Italia al di sopra di tutti, eccezion fatta per la Francia che ci supera per pochi decimali in termini di crescita nell’export. Merito anche dei buoni risultati registrati al di fuori dei mercati tradizionali dell’Europa Occidentale o del Nord America come nel caso del Messico (dove l’export agroalimentare italiano cresce del 23%), della Corea del Sud (+20%), della Romania (+13%) o della Polonia (+8%), dove negli ultimi cinque anni le importazioni di food&beverage dal nostro paese sono aumentate del 46%, grazie anche ad un consumatore locale che ha potuto godere di un maggior livello di benessere e che in prospettiva dovrebbe veder crescere ancora i propri redditi (+18% le previsioni di aumento del pil pro-capite in Polonia nel prossimo quinquennio).
Ed è proprio in relazione a queste performance e al ruolo fondamentale dell’export per la sostenibilità economica delle nostre imprese agroalimentari che la valutazione delle opportunità esistenti nonché dei possibili impatti derivanti dalle diverse minacce che si prospettano all’orizzonte dello scenario di mercato saranno i due temi di approfondimento che il Forum Agrifood Monitor 2018 affronterà il prossimo 28 settembre. Il Forum sarà occasione per esaminare i possibili effetti derivanti dalla Brexit sul sistema agroalimentare italiano e per analizzare il posizionamento, reputazione e percezione che il food&beverage (in particolare i salumi “made in Italy”) detiene presso il consumatore polacco.
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ROMA – Dalla collaborazione tra Birra Peroni e CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, nasce oggi a Roma Campus Peroni, una nuova realtà per la formazione e l’innovazione sui due pilastri della “qualità Peroni”: la coltivazione sostenibile dell’orzo distico da birra e il Malto 100% Italiano, ingrediente principale della birra nata nel 1846.
Un centro d’eccellenza per la promozione e la diffusione della cultura della qualità e della sostenibilità in ambito agricolo e cerealicolo.
Attraverso Campus Peroni, l’azienda birraria si pone un ambizioso obiettivo: “Coltivare la cultura della qualità fin dai banchi di studio e sviluppare ulteriori attività di formazione a favore dell’intera filiera”.
Un’oportunità in più anche per i 1.500 agricoltori della filiera Peroni, ad oggi al lavoro su circa 17 mila ettari di campi coltivati ad orzo tra Umbria, Lazio, Toscana, Molise, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Marche, Campania e Puglia.
Nell’ambito di Campus Peroni saranno anche loro, infatti, ad essere coinvolti nel Master di I livello in Agricoltura di Precisione istituito dall’Università di Teramo, in collaborazione con lo stesso CREA.
I DETTAGLI Il progetto è stato presentato oggi alla presenza del Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Alessandra Pesce. Sono intervenuti Salvatore Parlato, Presidente del CREA, Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne Birra Peroni e Chiara Di Pietro, Brand Manager Peroni Family.
Grazie al protocollo d’intesa firmato tra Birra Peroni e CREA vengono messe a sistema e implementate le iniziative di formazione e training che Birra Peroni sviluppa a sostegno della sua filiera agricola, con l’obiettivo di migliorare la qualità e le performance ambientali della produzione cerealicola.
“Il progetto presentato oggi ricalca nei suoi obiettivi il modello virtuoso di scambio tra ricerca, formazione e produzione”, ha dichiarato il Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Alessandra Pesce.
“È il modello che ci consente di guardare con fiducia all’agroalimentare del futuro – ha aggiunto Pesce – che, grazie a una stretta integrazione tra innovazione, trasferimento e nuove generazioni, è in grado di innalzare la competitività e la sostenibilità delle produzioni”.
“Questa iniziativa si pone come strumento per la valorizzazione dell’intera filiera nazionale, sostenendo il miglioramento qualitativo dell’orzo e del luppolo italiano, evitando la loro importazione e garantendo il massimo della trasparenza per i nostri consumatori, sempre più attenti alla provenienza delle materie prime e alla qualità del prodotto”, ha concluso il Sottosegretario.
I PARTNER: DALLE UNIVERSITA’ AGLI AGRICOLTORI Per quanto riguarda l’implementazione della cultura della qualità, hanno già aderito a Campus Peroni i Dipartimenti di Scienze Agrarie delle Università di Firenze, Università di Perugia, Università di Teramo e Università della Tuscia i cui studenti avranno la possibilità di seguire un percorso didattico che prevede momenti di lezione frontale, workshop e visite “sul campo”.
Con la partecipazione degli stessi agricoltori della filiera, che agiranno come veri e propri tutor, gli studenti potranno dunque apprendere tecniche e modelli della coltivazione dell’orzo distico da birra, del processo di maltazione e la gestione di una moderna azienda agricola.
Attraverso Campus Peroni, quindi, l’esperienza maturata dalla filiera agricola Peroni e nella produzione del Malto 100% Italiano diventa patrimonio condiviso anzitutto con le nuove generazioni, con le radici ben piantante nella storia e nella tradizione, ma in un’ottica di sviluppo futuro, ricerca e innovazione.
“L’iniziativa di oggi – ha dichiarato Salvatore Parlato, Presidente del CREA – rappresenta l’inizio di una proficua collaborazione con Birra Peroni, orientata alla valorizzazione delle produzioni italiane in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale”.
Si tratta di un nuovo importante tassello nell’ambito della ricerca sulla filiera della birra, che il CREA sta svolgendo già da qualche anno, che sarà arricchita dall’attività di formazione agli studenti universitari e dalla consulenza alle imprese.
“La filiera orzo birra – ha aggiunto Parlato – richiede l’uso di varietà di orzo appositamente selezionate e adatte alle condizioni pedoclimatiche italiane così come l’uso di tecnologie di precisione per la gestione e il monitoraggio delle colture, utilizzando anche sistemi di integrazione di dati diversi, compresi quelli meteorologici”.
Parlato ha ricordato poi che “il CREA è l’unico ente di ricerca in grado di fornire tutto il know-how necessario per la valorizzazione della filiera orzo-birra italiana”.
IL KNOW HOW PERONI “Da anni lavoriamo a stretto contatto con la rete degli agricoltori della nostra filiera che supportiamo anche attraverso attività di formazione finalizzate a migliorare la sostenibilità e la resa delle colture”, ha detto Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne Birra Peroni.
“Sotto questo profilo – ha aggiunto – abbiamo voluto mettere a condividere il nostro know how con alcune tra le più importanti università italiane con le quali vogliamo impegnarci, insieme al CREA, nella diffusione e promozione della cultura della qualità, un tassello fondamentale per la crescita e l’affermazione del Made in Italy”.
“La qualità Peroni – ha detto Chiara Di Pietro, Peroni Family Brand Manager – nasce e cresce durante quel percorso che lega la passione dei nostri agricoltori, che lavorano per produrre l’orzo che diventerà poi Malto 100% Italiano, all’esperienza dei mastri birrai che forgia le caratteristiche uniche della nostra birra”.
“Un prodotto pensato, fatto e amato in Italia – ha precisato Di Pietro – un simbolo di convivialità e dello stare insieme, ma anche di legame con i territori e con le persone che, giorno dopo giorno, danno il loro meglio per far arrivare sulle tavole degli italiani una birra che unisce le generazioni nel segno della qualità e dell’italianità”.
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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che, sulla base dei dati Istat sul commercio estero diffusi oggi, l’export agroalimentare nel mese di Febbraio è pari a 3,2 miliardi di euro con un incremento del 3% rispetto al febbraio dell’anno scorso.
Nei primi due mesi di questo anno si registra un incremento dell’11,4% rispetto al periodo Gennaio-Febbraio del 2017, arrivando a quota 6,3 miliardi. In particolare, aumentano le esportazioni verso la Francia (+5,6%) e Stati Uniti (+6%).
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NAPOLI – Era alcol non adatto al consumo umano quello che i carabinieri hanno rinvenuto nel silos di una distilleria della provincia di Napoli, nei giorni scorsi.
L’operazione ha consentito il sequestro di 786 mila litri. Una persona è stata denunciata all’autorità giudiziaria per frode in commercio di sostanze nocive.
L’immissione del prodotto nocivo sul mercato avrebbe permesso introiti pari a circa 12 milioni di euro.
Il blitz è stato compiuto dal Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Salerno e dal personale dell’Agenzia delle Dogane di Napoli 2, Salerno e Caserta.
L’intera distilleria è risultata priva della prevista Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) ed è stata sequestrata. Una decisione che fa slittare il valore corrente dell’intero provvedimento a 10 milioni di euro.
A seguito di successivo decreto, disposto della Procura della Repubblica di Napoli Nord, i militari eseguivano il sequestro preventivo di ulteriori 13 mila litri di prodotti ed infusi a base di alcool, contenenti sostanze nocive, per un valore commerciale pari a 250 mila euro.
“L’assidua attività cautelativa dell’Arma in sinergia con l’Agenzia delle Dogane – evidenziano i Carabinieri del Nucleo Tutela Agroalimentare – ha permesso di sventare l’immissione sul mercato di sostanze che avrebbero minato la sicurezza alimentare degli italiani e offuscato l’immagine degli operatori onesti del comparto”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
BOLOGNA – “Il futuro della vitivinicoltura dell’Emilia Romagna tra cambiamenti climatici e innovazione” è il titolo del seminario organizzato a Bologna da Regione Emilia Romagna ed Enoteca Regionale Emilia Romagna.
Appuntamento lunedì 12 febbraio alle ore 10 (Sala Poggioli, Terza Torre – Viale della Fiera, 8). Aprirà i lavori Pierluigi Sciolette, Presidente di Enoteca Regionale, con un intervento dal titolo “Il sistema vitivinicolo regionale”.
Seguiranno i contributi di Mauro Catena, consulente Enoteca Regionale “Base ampelografica e adattamento ambientale per una viticoltura competitiva e sostenibile”; Stefano Poni, Docente Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, su “Innovazione per la difesa e l’incremento di competitività della viticoltura regionale”.
Il convegno sul futuro della vitivinicoltura dell’Emilia Romagna proseguirà con gli interventi di Claudio Biondi, Presidente Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, e Giordano Zinzani, Presidente Consorzio Vini di Romagna, che parleranno di “Un’evoluzione coerente con esigenze di tutela della qualità e del reddito dei produttori”.
Roberta Chiarini, Dirigente Servizio Organizzazioni di Mercato e Sinergie di Filiera Regione Emilia-Romagna, parlerà invece di “Programmi e opportunità a sostegno del settore”.
Dopo il dibattito, le conclusioni saranno affidate a Simona Caselli, Assessore Agricoltura della Regione Emilia-Romagna. Modera il seminario Mario Montanari, Dirigente Servizio Innovazione, Qualità, Promozione e Internazionalizzazione del Sistema Agroalimentare Regione Emilia Romagna.
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ROMA – Centosettanta mila controlli nelle filiere agroalimentari italiane, per un valore complessivo di oltre 150 milioni di euro di sequestri e più di 10 mila sanzioni comminate.
In particolare, per le festività e per il capodanno sono state rafforzate le operazioni a tutela dei consumatori, con un più forte impegno sul territorio.
E’ il risultato delle operazioni degli organismi di controllo collegati al Mipaaf – Ispettorato repressione frodi (ICQRF), Carabinieri del Comando unità tutela forestale ambientale e agroalimentare e del Nuclei Antifrodi (NAC), e Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Cifre rese note dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che stila così il bilancio del 2017.
“Con questi numeri confermiamo la nostra leadership a livello europeo nel campo dei controlli della filiera agroalimentare – dichiara il Ministro Maurizio Martina – per una maggiore tutela del consumatore e delle imprese in regola. Quest’anno abbiamo registrato un incremento di oltre il 6% rispetto allo scorso anno, quando si era già segnato un record delle ispezioni. Ringrazio le donne e gli uomini impegnati anche in queste ore di festa a garantire qualità e sicurezza dei prodotti che arrivano sulle tavole degli italiani. Il nostro impegno va avanti”.
FOCUS CAPODANNO
I Carabinieri del Comando unità tutela forestale ambientale e agroalimentare e il Nucleo antifrodi sono in campo per le verifiche sui prodotti tipici delle festività e hanno sequestrato oltre 30 tonnellate di cibo e 45 mila omogeneizzati non in regola pronti ad essere commercializzati.
La Guardia Costiera con l’operazione “Dirty Market” ha effettuato controlli sull’intera filiera ittica, per contrastare l’arrivo, sulle tavole degli italiani, di prodotti “non sicuri”, “non garantiti” e quindi potenzialmente pericolosi. Sono impegnati 15 Comandi Regionali Marittimi e, nell’arco di un solo mese, sono stati effettuati 11.000 controlli lungo l’intera filiera commerciale. Ed effettuati sequestri per circa 1,4 milioni di euro.
L’Ispettorato repressione frodi del Ministero si conferma come una delle maggiori autorità antifrode in Europa, in particolare per l’attività di salvaguardia dei prodotti a indicazioni geografica. Prosegue anche in questi giorni l’innovativa attività di contrasto ai falsi prodotti agroalimentari Dop e Igp italiani sul web.
Lotta al finto parmesan o aceto balsamico, fino allo stop al prosecco in lattina effettuato poche settimane fa con 30 milioni di lattine pronte ad essere vendute via internet. Sono oltre duemila le operazioni sul web completato con successo dall’Icqrf con la rimozione dei prodotti falsi dagli scaffali dei maggiori player mondiali dell’e-commerce come eBay, Alibaba e Amazon.
SCHEDA ATTIVITÁ OPERATIVA – 2017
CONTROLLI
ICQRF 53.285
CARABINIERI COMANDO UNITA’ TUTELA FORESTALE AMBIENTALE E AGROALIMENTARE 7.646
CARABINIERI NAC 1.220
GUARDIA COSTIERA – CAPITANERIE DI PORTO 108.525
TOTALE 170.676
SANZIONI
ICQRF 3.665
CARABINIERI COMANDO UNITA’ TUTELA FORESTALE AMBIENTALE E AGROALIMENTARE 910
CARABINIERI NAC 304
GUARDIA COSTIERA – CAPITANERIE DI PORTO 5.326
TOTALE 10.205
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Duecento litri di vino da tavola messo in vendita come Doc e Docg e 41.048 ettolitri pronti a divenire Doc o Igt. E’ quanto hanno scoperto i Reparti Carabinieri Tutela Agroalimentare, che nelle ultime ore hanno setacciato 33 aziende vinicole, da Nord a Sud Italia.
Nelle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, i militari hanno sequestrato 200 litri di vino da tavola posto in vendita come prodotto Doc e Docg (tra questi Prosecco, Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo di Vittoria, Traminer) con apposizioni di false etichette. Una persona è stata denunciata per frode in commercio e contraffazione dei marchi di tutela.
Nelle provincie di Cuneo, Napoli, Pavia, Reggio Emilia, Salerno, Torino, Verona e Vicenza, i controlli dei Carabinieri del nucleo Tutela Agroalimentare hanno consentito il sequestro di vino da tavola per 41.048 ettolitri. Anche in questo caso sarebbe stato presto immesso in commercio come Doc o Igt. Su questo fronte, le indagini sono tuttora in corso e vige il massimo riserbo.
L’attività preventiva dell’Arma nel contesto agroalimentare, finalizzata a garantire l’immissione sul mercato di cibi sicuri e genuini, si è intensificata a ridosso delle festività natalizie. Solo nelle ultime due settimane sono state poste sotto sequestro oltre 4.128 tonnellate fra vino e prodotti alimentari, con sanzioni già emesse per oltre 20 mila euro.
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SALERNO – Il Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Salerno, a seguito di verifiche svolte a nella provincia di Napoli, a Casandrino ha sequestrato 11 tonnellate di riso e 3 quintali di pesce congelato per la mancanza di rintracciabilità sulla provenienza degli alimenti.
L’operazione, a presidio di beni essenziali di largo consumo, è stata condotta “per garantire che giungano sulle tavole dei cittadini, specie in procinto di un momento di tradizionale convivialità come il Natale, solo cibi sicuri”.
“La costante attività preventiva della specialità dell’Arma, finalizzata ad evitare la circolazione di alimenti potenzialmente dannosi per la salute – precisa l’Arma dei Carabinieri in una nota – in questa settimana ha portato al sequestro, solo in Campania, di oltre 23 tonnellate di prodotti alimentari”.
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ROMA – Con le sue 4.703 imprese attive, la cooperazione agroalimentare italiana garantisce occupazione a più di 91.500 addetti e genera un fatturato di quasi 35 miliardi di euro, pari al 23% del giro d’affari dell’alimentare italiano, ottenuto attraverso la lavorazione e trasformazione di una quota pari al 32% della materia prima agricola italiana, per un valore di 16,1 miliardi di euro.
Pur in presenza di un leggero calo dei soci produttori aderenti (-3%), la cooperazione registra una crescita sia del fatturato (+0,6%) che dell’occupazione (+0,9%). Buone anche le performance dell’export: complessivamente nel 2016 il sistema cooperativo italiano ha realizzato oltreconfine il 17% del proprio fatturato per un totale di circa 5 miliardi di euro, pari al 13% delle esportazioni agroalimentari italiane.
Questi i numeri principali emersi dall’Osservatorio della Cooperazione Agricola Italiana – Rapporto 2017 istituito presso il Mipaaf e sostenuto dall’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari (Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare) e Unicoop che è stato presentato oggi a Roma.
“Sono soddisfatto del quadro economico fotografato dal rapporto – commenta Giorgio Mercuri (nella foto sotto), presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – in particolare per il contributo importante che le cooperative stanno dando in termini di incremento delle vendite sui mercati internazionali. Il settore lattiero-caseario ha visto aumentare il proprio export del 20% in un solo anno, mentre le prime 25 cooperative vitivinicole hanno in media la metà del loro giro d’affari derivante proprio dall’export”.
Da evidenziare anche il ruolo strategico che la cooperazione agroalimentare gioca nella valorizzazione dei prodotti Made in Italy, tanto in Italia quanto sul mercato estero: le imprese cooperative, infatti, lavorano materia prima che per il 74% è di provenienza locale, per il 24% nazionale e solo per il 2% estera.
“Questo è possibile grazie al forte legame che le imprese cooperative hanno con la propria base sociale di agricoltori – spiega Ersilia Di Tullio, responsabile cooperazione della società Nomisma che ha curato lo sviluppo dello studio -. Oggi la quota prevalente degli approvvigionamenti di materia prima delle cooperative è costituita dai conferimenti dei propri soci, come evidenzia il grado di mutualità pari in media all’83%”.
Carne, ortofrutta, latte e vino si confermano i principali settori cooperativi grazie al forte legame con la base produttiva agricola. Le cooperative del settore delle carni fresche e trasformate esprimono la quota di fatturato più importante (8,9 miliardi di euro, pari al 26% del totale); segue il comparto dell’ortofrutta (8,7 miliardi, 25% del fatturato totale), quello del latte (6,6 miliardi, 19%), dei servizi (4,8 miliardi, 14%) e del vino (4,5 miliardi, 13%).
LA CRESCITA L’Osservatorio ha inoltre monitorato l’evoluzione nel corso degli ultimi dieci anni delle prime 25 cooperative per fatturato dei settori ortofrutticolo, lattiero-caseario e vitivinicolo, che ha evidenziato un consolidamento delle dimensioni medie aziendali e tendenze positive di tutti i principali indicatori di performance economico-finanziaria.
Spicca la crescita a tre cifre (+112%) del fatturato delle top25 nel vino e quella, sempre molto alta (+82%), registrata dalle cooperative dell’ortofrutta. In dieci anni sono cresciute anche le retribuzioni lorde, da un +42% nelle cooperative dell’ortofrutta al +126% nel comparto del vino.
Questa crescita non ha compromesso il forte legame con la base sociale, che si mantiene molto saldo anche in queste grandi cooperative, come dimostrano i valori di mutualità pari rispettivamente all’87% per le Top25 del latte ed all’85% per le Top25 dell’ortofrutta e del vino.
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Secondo stime Nomisma Agrifood Monitor, quest’anno l’export agroalimentare italiano oltrepasserà i 40 miliardi di euro, grazie ad una crescita superiore al 6% rispetto all’anno precedente.
A spingere il settore verso un nuovo record nelle vendite oltre frontiera sono soprattutto le esportazioni dei prodotti simbolo del “Made in Italy” alimentare, vale a dire vino, salumi e formaggi che dovrebbero chiudere l’anno con un aumento nell’export
compreso tra il 7 e il 9%.
Guardando invece ai mercati di destinazione sono soprattutto i paesi extra-Ue (seppure rappresentino ancora meno del 35% dell’export totale) ad evidenziare i tassi di crescita più elevati. Tra questi Russia e Cina, con variazioni negli acquisti di prodotti agroalimentari italiani a doppia cifra (oltre il 20%), benché il loro “peso” continui ad essere marginale sul totale dell’export (meno del 2%). In linea invece con la media di settore le esportazioni verso Nord America e paesi Ue (dati gennaio-luglio 2017).
“L’aumento dell’export unito ad un consolidamento della ripresa dei consumi alimentari sul mercato nazionale (+1,1% le vendite alimentari nei primi 9 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2016) prefigurano un 2017 all’insegna della crescita economica per le imprese della filiera agroalimentare” dichiara Denis Pantini, Responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma.
Una filiera che dalla produzione agricola alla distribuzione al dettaglio e ristorazione vale oltre 130 miliardi di euro di valore aggiunto (pari al 9% del Pil italiano), genera lavoro per oltre 3,2 milioni di occupati (il 13% del totale) e coinvolge 1,3 milioni di imprese (il 25% delle aziende attive iscritte nel Registro Imprese delle Camere di Commercio).
Ma la rilevanza strategica della filiera agroalimentare va oltre i valori assoluti e si esprime nella sua capacità di tenuta e salvaguardia socioeconomica anche in tempo di crisi.
“Dallo scoppio della recessione globale (2008) ad oggi” continua Pantini “il valore aggiunto della filiera agroalimentare italiana è cresciuto del 16%, contro un calo di oltre l’1% registrato dal settore manifatturiero e un recupero del 2% del totale economia, avvenuto in maniera significativa solamente a partire dal 2015″.
Non male per un settore fortemente frammentato dove le imprese alimentari con più di 50 addetti (quelle medio-grandi) rappresentano appena il 2% del totale, quando in altri paesi competitor – come la Germania – questa incidenza arriva al 10%. E questo spiega anche perché la propensione all’export della nostra industria alimentare sia pari al 23% contro il 33% della Germania, o visto da un’altra angolatura, perché le nostre esportazioni per quanto in crescita siano ancora molto inferiori a quelle francesi (59 miliardi di euro) o tedesche (73 miliardi).
La presenza di imprese più dimensionate unita a reti infrastrutturali più sviluppate nonché a produzioni alimentari maggiormente “market oriented” spiegano anche perché oltre il 60% dell’export italiano faccia riferimento ad appena 4 regioni: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, mentre al contrario tutto il Sud del Paese incida per meno del 20%.
Un differenziale che rischia di allargarsi ulteriormente anche in quest’anno di trend favorevole ai nostri prodotti, dato che nel primo semestre 2017 mentre le regioni del Nord Italia hanno messo a segno una crescita di oltre il 7% nelle vendite oltre frontiera, quelle del Mezzogiorno non sono riuscite a raggiungere il +2%.
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Una bottiglia su tre di spumante consumato in Gran Bretagna è italiano, principalmente Prosecco, bollicina preferita dagli inglesi davanti allo champagne. E’ quanto affermato da Coldiretti in riferimento agli effetti della Brexit per il “Made in Italy” nel settore agroalimentare.
Secondo Coldiretti, nei primi sette mesi del 2017, le esportazioni di spumante italiano hanno registrato un incremento del 12%, dopo che, già lo scorso anno, in assoluta controtendenza rispetto all’andamento statico generale era stato raggiunto il massimo storico di 366 milioni di euro.
Nello stesso periodo del 2017, secondo le elaborazioni dei dati Istat da parte di Coldiretti si è verificato un aumento complessivo delle esportazioni agroalimentari “Made in Italy” del 3%. La Gran Bretagna dunque, con 3,2 miliardi di import tra bevande e alimenti nel 2016 si conferma quarto partner dell’Italia e grande estimatrice della cucina italiana.10
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Da venerdì 1 settembre Riccardo Velasco (nella foto), fino ad oggi responsabile del Dipartimento genomica e biologia delle piante da frutto alla Fondazione Edmund Mach, assumerà l’incarico di direttore del Centro di viticoltura ed enologia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA).
Inoltre, nelle scorse settimane, il presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, è stato nominato dal ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, nel consiglio scientifico dello stesso ente di ricerca.
Nella seduta del 10 agosto Riccardo Velasco ha salutato il Consiglio di amministrazione della Fondazione Mach in vista del suo passaggio al centro di ricerca con sedi a Conegliano Veneto (TV), Asti, Gorizia e Turi (BA).
Il ricercatore aveva iniziato a lavorare a San Michele all’Adige nel 1999. Come responsabile del Dipartimento genomica ha coordinato, tra le altre cose, i progetti di sequenziamento della vite e del melo. “Ringrazio la Fondazione per le opportunità di crescita professionale che mi sono state fornite con questi e molti altri progetti. Insieme abbiamo costruito un percorso importante”, spiega Velasco.
“Gli ottimi rapporti con i colleghi e con la Fondazione stessa – continua – sono il punto di partenza per una forte sinergia che può essere incrementata soprattutto nel settore strategico della viti-enologia. Questo anche in funzione del nascente corso di laurea ospitato nel Centro Agricoltura Alimenti Ambienti (C3A) con il quale ho intenzione di mantenere stretti rapporti, anche di insegnamento”.
Il presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, auspica così una rinnovata collaborazione tra FEM e CREA.
Un rapporto che potrà giovare anche della recente nomina di Segrè, da parte del ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, come membro del primo consiglio scientifico dell’ente di ricerca.
“Ci tengo particolarmente a ringraziare il ministro per questo importante incarico in uno degli enti vigilati dal Mipaaf – commenta il presidente FEM, Andrea Segrè – sono sicuro che questa nomina non potrà che dare ulteriore slancio al rapporto tra le due istituzioni”.
Un auspicio condiviso anche dal presidente del CREA, Salvatore Parlato: “Il rilancio della ricerca che il CREA sta portando avanti – evidenzia – dipende anche dal coinvolgimento dei migliori protagonisti che si sono distinti nel settore agroalimentare. Con l’arrivo di Riccardo Velasco e il coinvolgimento di Andrea Segrè, si realizza un salto di qualità nell’attività di ricerca di questi due prestigiosi enti”.
IL CREA CREA è il più importante ente di ricerca italiano nell’agroalimentare, vigilato dal Mipaaf. Affronta con competenze multidisciplinari le grandi sfide del ventunesimo secolo legate alla sostenibilità dei sistemi produttivi agricoli, forestali e ittici, alla produzione di alimenti che soddisfino le esigenze nutrizionali di una popolazione mondiale in crescita, all’utilizzazione di biomasse e scarti per la produzione di materiali e di energia.
Alle dipendenze del CREA lavorano circa 1600 persone, di cui quasi 600 ricercatori e tecnologi e più che altrettanti tecnici. Il Centro di viticoltura ed enologia è uno dei 12 centri di ricerca del CREA, specializzato nella conservazione, caratterizzazione e valorizzazione del germoplasma delle varietà di uva da vino e da tavola, attraverso studi sul miglioramento genetico, fisiologia, genomica e metabolomica della vite.
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Saranno 115 i vignaioli aderenti alla Fivi che dal 9 al 12 aprile esporranno al Vinitaly, nell’area collettiva riservata all’associazione all’interno del padiglione 8. Mentre fervono i preparativi per l’appuntamento annuale di Verona, è a Roma che si gioca la partita più importante.
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ha di fatto espresso la sua “preoccupazione per l’ormai imminente termine del periodo sperimentale del registro telematico“. “Uno strumento utile – commenta la presidente Matilde Poggi – ma che al momento sta creando non pochi problemi, soprattutto ai piccoli produttori“.
Rappresentata dalla presidente Matilde Poggi nell’audizione del 29 marzo della Commissione Agricoltura della Camera, assieme a Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare), Coldiretti, UeCoop e Unci e delle associazioni Assoenologi, Asso-Odc, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini (UIV), la Fivi ha portato avanti le istanze dei vignaioli indipendenti e ha chiesto nuovamente l’esenzione dall’utilizzo del registro informatico per le aziende che producano meno di 300 ettolitri di vino all’anno.
Matilde Poggi chiede comunque che “il sistema vada a regime solo quando gli enti certificatori delle Doc saranno in linea con il Sian, affinché i vignaioli non siano obbligati a fare la medesima comunicazione due volte”. L’audizione è stata anche l’occasione per porre l’attenzione su un altro tema caro a Fivi: la richiesta di modifica dei criteri di rappresentatività all’interno dei Consorzi di tutela. “C’è stata una positiva apertura da parte di tutti – dichiara la presidente Poggi – sulla necessità di rivedere una legge che di fatto rende non scalabili le maggioranze dei Consorzi. Questo ci lascia ben sperare per il futuro”.
FIVI AL VINITALY 2017 Dalle stanze della “politiche” a quelle del vino, il passo è breve. Un banco informativo dell’associazione (stand B desk 1) sarà a disposizione dei visitatori in occasione del prossimo Vinitaly. Un luogo di aggiornamento “sulle ultime battaglie portate avanti dalla Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti”. Ma ci sarà spazio anche per le prossime iniziative, come il Mercato dei Vini di Roma (13-14 maggio 2017).
“Anche quest’anno – sottolinea Matilde Poggi– gli stand a nostra disposizione sono andati a ruba. Il successo dello spazio collettivo Fivi a Vinitaly è la testimonianza di come i vignaioli che vi aderiscono si sentano parte di una grande famiglia dove si sta bene e si lavora per obiettivi comuni. Il solo rammarico è che non abbiamo potuto esaudire tutte le richieste”. L’Area FIVI è al Padiglione 8, stand B8/B9, C8/C9, D8/D9, E8/E9.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Dai migliori sommelier ai migliori chef italiani, passando per i barman e per i produttori di eccellenze enogastronomiche. Si presenta così la seconda edizione di Food and Wine in Progress, il grande evento promosso dall’Unione regionale cuochi toscani (Urct), dall’Associazione italiana sommelier Toscana e da Cocktail in the world, che questo anno si svolgerà ancora alla Stazione Leopolda di Firenze domenica 27 e lunedì 28 novembre con tante novità. A partire dagli organizzatori: andranno infatti ad affiancare le tre associazioni appena citate, anche la Confcommercio e la Coldiretti Toscana, due realtà che raccolgono il resto delle eccellenze toscane del settore dell’enogastronomia.
GLI OBIETTIVI
Fortemente voluto da AIS Toscana ed Unione Regionale Cuochi Toscani dopo l’esperienza positiva del 2015 in occasione del congresso Fic, Food & Wine in Progress si candida ad essere nel 2016 un progetto di promozione ed aggregazione delle eccellenze toscane tout court, in cui i produttori attraverso momenti di presentazioni, parlano di produzioni agricole, di vino, di alimenti, di qualità e di innovazioni, come denota l’utilizzo del termine “in progress” nel titolo dell’evento a testimoniare una volontà reciproca di aprirsi all’innovazione e allo sviluppo di nuove idee. In due giorni sono attesi 5 mila visitatori che potranno incontrare oltre centinaia di cuochi, tra i quali anche chef rinomati, oltre 130 aziende vitivinicole in esposizione e altrettante legate ai settori del beverage e del food. Inoltre dibattiti, convegni e approfondimenti per avvicinare il consumatore al mondo dell’agroalimentare italiano con una formula mai sperimentata prima.
CUOCHI “IN PROGRESS” Ricco il programma promosso dall’Urct che si snoderanno nel grande palco dedicato ai cooking show, che a rotazione durante l’arco di tutta la giornata si alterneranno sul palco centrale, tra cui chef stellati ai quali verrà consegnato il premio di “Ambasciatore della Cucina Italiana”. Ad alternare questi momenti, alcuni interventi di operatori del settore, produttori, ristoratori, che si alterneranno nel corner degli speach, parlando per pochi minuti di come con la loro esperienza hanno apportato un miglioramento al settore dell’enogastronomia di questo paese. Nel programma è previsto anche un momento dedicato alla Nazionale italiana cuochi, la squadra della Fic che ogni anno trionfa nei più importanti campionati di cucina a livello internazionale.
L’Associazione Italiana Sommelier Toscana, che ad oggi conta 4 mila soci e centinaia di corsisti di cui circa il 40% donne, promuoverà all’interno di Food&Wine in Progress l’evento più significativo promosso durante l’anno, ”Eccellenza di Toscana” che prevede degustazioni guidate da Sommeliers Ais dei migliori vini delle 150 Aziende Vinicole Toscane facenti parte della Guida 2017 di Ais Toscana, a cui si aggiunge un ricco programma di incontri, come l’Ais Wine School per avvicinarsi al mondo dei sommelier, i tanti wine tour promossi durante la due giorni e i momenti di approfondimento e di degustazione sul futuro del vino toscano.
L’ESPOSIZIONE Nei due giorni di Leopolda saranno presenti anche molti prodotti di nicchia che rappresentano l’eccellenza della toscanità in Italia e nel mondo nel rispetto della piramide alimentare. Quest’area esclusiva sarà riservata ai consorzi IGP, DOP, ecc. e ad aziende medio/piccole che rappresentano la qualità sia nel prodotto che nell’intera filiera. Inoltre ci sarà un’esposizione di piccoli macchinari ed attrezzature tecnologiche moderne per operatori del settore Food&Wine. Lo spazio di Italian Barman Style ospiterà eventi ispirati all’abbinamento tra cocktail e cibo, Barman Show a cura di Cocktail in the World, dimostrazioni di preparazioni classiche e nuove tendenze a cura di Mixology, verrà altresì svolta attività di promozione del bere responsabile. Il programma dettagliato e tutte le informazioni per partecipare sono disponibili sul sito http://www.foodandwineinprogress.it/.
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Conto alla rovescia per Sol d’Oro Emisfero Sud, la sfida tra i migliori gli oli extravergine prodotti in primavera al di sotto dell’equatore in programma per la prima volta in Australia a Melbourne dal 5 al 9 settembre. La competizione itinerante organizzata da Veronafiere vede la partecipazione delle produzioni oleicole di Argentina, Cile, Perù, Brasile, Uruguay, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica. Ancora aperte le iscrizioni, massimo due campioni per azienda, fino al 31 agosto su www.solagrifood.com/en/exhibitors-area/sol-doro-competition. “Con questa iniziativa – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – ampliamo e consolidiamo la rete di eventi all’estero che copre oggi tutti i continenti. Dopo il successo delle prime due edizioni di Sol d’Oro Emisfero Sud in Cile e Sudafrica, quest’anno in Australia abbiamo trovato la collaborazione e la sponsorship del Governo di Victoria, che ha visto nel concorso, considerato il più importante al mondo, uno strumento per incentivare la crescita qualitativa della produzione locale di olio extravergine e per la sua promozione commerciale sui mercati internazionali”. LE SEDI Due le prestigiose sedi di questa edizione di Sol d’Oro, che ha il patrocinio del Consolato Italiano ed è organizzato con la collaborazione della Camera di Commercio Italiana a Melbourne: nella Sala conferenze del Coasit (Comitato Assistenza Italiani), dove vengono ospitati tutti i più importanti appuntamenti italiani nella città, si svolgeranno i lavori della commissione giudicante, mentre la conferenza stampa di proclamazione dei vincitori del Sol d’oro, d’argento, di bronzo delle tre categorie di olio extravergine in gara – fruttato leggero, medio e intenso – e il cocktail con la consegna dei premi si terranno all’Investment Centre Victoria, sede degli eventi ufficiali del Vic Gov. Proprio qui sono in programma anche la degustazione guidata degli oli vincitori, dedicata a giornalisti di settore e operatori specializzati del canale ho.re.ca., e tre seminari rivolti ai rappresentanti dell’industria oleicola australiana per approfondire le opportunità commerciali dell’olio australiano sui mercati internazionali. Tra questi, un focus sul Giappone, considerato uno dei più interessanti mercati per l’export di alta qualità, e uno sulla partecipazione a Sol&Agrifood, il Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità di Veronafiere (9 al 12 aprile 2017 – www.solagrifood.com), visitato nel 2016 da 56.000 visitatori professionali provenienti da 82 Paesi.
MARKETING PREMIANTE
Premio alla qualità, il Sol d’Oro diventa anche un importante strumento di marketing per le aziende premiate, grazie alle iniziative di promozione organizzate da Veronafiere sia durante Sol&Agrifood che nel mondo. Riservata agli oli vincitori di questa edizione di Sol d’Oro Emisfero Sud la partecipazione con uno stand dedicato all’Olive Oil Kansai 2016 International Exhibition di Osaka dal 18 al 20 ottobre prossimi, in virtù di un accordo tra Veronafiere e la Fiera di Osaka, che si è candidata ad ospitare il concorso nel 2017 in veste di Paese consumatore. Nato nel 2014 dallo sdoppiamento di Sol d’Oro, il più importante concorso mondiale dedicato agli oli extravergine di qualità, in una edizione per le produzioni dell’emisfero nord a febbraio a Verona e una itinerante per l’emisfero australe, Sol d’Oro Emisfero Sud si avvale quest’anno di una giuria composta dal capo panelist Marino Giorgetti e da otto panelist internazionali. Tra questi, tre del Paese ospitante: Richard Gawel, Claudia Guillaume e Glen Green.
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Nuovi scenari di mercato per vini e spumanti dell’Oltrepò Pavese, ma anche per la prima zona vitivinicola di Lombardia che rivendica “il proprio valore aggiunto, con 13500 ettari a vigneto e una produzione che rappresenta il 60% dell’intera regione”. Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese lancia “GoWine Italian Tour”, per portare all’attenzione di professionisti, esercenti e appassionati al mondo del vino delle grandi città italiane le migliori etichette del territorio pavese. Si partirà da Genova, Milano, Torino e Roma. Il primo evento della serie si svolgerà mercoledì 24 febbraio allo StarHotel President del capoluogo ligure. Sarà prevista un’apertura dei banchi d’assaggio ad accesso riservato agli operatori di settore, dopodiché le porte si apriranno a stampa e appassionati della rete GoWine. “Certi del fatto che alla nostra zona vitivinicola occorra rafforzare la rete vendita e la qualità percepita dei suoi vini e spumanti – spiega Emanuele Bottiroli, direttore del Consorzio Tutela vini Oltrepò pavese – abbiamo deciso di promuovere una serie di degustazioni soprattutto orientate al mondo del business”. In virtù di questa intesa, nel corso del 2016, il Consorzio darà alle aziende l’opportunità di essere protagoniste con i rispettivi marchi aziendali e le loro etichette in contesti importanti.
IL PROGRAMMA “Gli appuntamenti – spiega Bottiroli – saranno promossi e divulgati capillarmente per favorire un miglior posizionamento delle referenze Oltrepò Pavese nel canale hotel, ristoranti e catering, oltre che sugli scaffali delle principali enoteche. Inoltre l’obiettivo è quello di raccontare a professionisti, ‘winelovers’ e agli opinion leader italiani un territorio, la sua identità e la sua storia”. Il partner sarà l’associazione Go Wine, nata nel 2001 da un’idea semplice, che prende ispirazione da come è cambiata, e velocemente, l’immagine del vino. Vino non solo inteso come prodotto di qualità ed espressione della cultura agroalimentare di un Paese, ma come prodotto che “mobilita e che fa viaggiare”.
Go Wine guarda “al consumatore di qualità che ama viaggiare per il vino, per conoscere i luoghi della produzione e si propone di costruire un progetto che gradualmente possa coinvolgerlo e stimolarlo”. “Il socio Go Wine – precisa Bottiroli – è sempre un professionista o un appassionato altamente preparato che promuove e pratica il turismo del vino ed è consapevole del particolare rapporto che lega ogni vino al suo territorio, con quei caratteri di tipicità ed unicità che sono alla base delle motivazioni del turismo del vino”.
LA RIBALTA NAZIONALE Un Oltrepò che guarda dunque al futuro, cercando di levarsi di dosso l’etichetta di zona di produzione di vini di largo consumo. Un cammino lungo, che a Roma ha affondato nei giorni scorsi radici ben solide: il premio per il Miglior Spumante Metodo Charmat d’Italia nella guida “I Migliori vini italiani 2016” del noto critico, sommelier e giornalista Luca Maronise l’è aggiudicato di fatto il Pinot Nero Spumante Extra Dry dell’azienda Vanzini di San Damiano al Colle. L’ennesima conferma del buon operato di un’azienda che opera dal 1890 nel territorio dell’Oltrepò Pavese, che per l’ottavo anno consecutivo si aggiudica il prestigioso riconoscimento.
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