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Vini al supermercato

Vigneti delle Dolomiti Igt 2017 Teroldego “Mas’Est”, Conti Bossi Fedrigotti Masi Agricola


(4 / 5) Dai “resident” della Valpolicella di Masi Agricola, un Teroldego al supermercato che non eccelle, soprattutto nel rapporto qualità prezzo. Sotto la lente di ingrandimento di Vinialsuper, la vendemmia 2017 del Teroldego Vigneti delle Dolomiti Igt 2017 “Mas’Est”, prodotto a Rovereto (TN) dalla Tenuta Conti Bossi Fedrigotti, di proprietà dei veneti di Masi.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il vino si presenta del tipico rosso rubino intenso. Al naso la percezione è di frutta matura, rossa e scura: si va dalle more al ribes e dalla prugna ai lamponi. Non mancano accenni minerali e alla macchia mediterranea. Ma il contorno è soprattutto di cioccolato e fondi di caffè.

Buona la corrispondenza gusto-olfattiva di questo Telodego, che tuttavia non risulta particolarmente espressivo al palato. Ingresso di bocca slanciato, verticale. Il frutto gioca su una percezione salina netta e il tannino, piuttosto levigato, accompagna il sorso verso la chiusura. Un vino che si abbina a primi e secondi a base di carne.

LA VINIFICAZIONE
Frutto di una vendemmia non certo memorabile, il Teroldego di Masi è ottenuto al 100% dalle omonime uve. Il portamento morbido è ottenuto grazie al leggero appassimento, tecnica millenaria che Masi ha portato dalla Valpolicella in Trentino.

Con un’estensione di 40 ettari di vigneto, l’azienda Conti Bossi Fedrigotti è tra le più ampie del Trentino. La produzione si basa sulle uve tipiche della regione, come Teroldego e Marzemino, e sui vitigni internazionali come Merlot, Cabernet, Chardonnay e Pinot Nero.

Prezzo pieno: 10,90 euro
Acquistabile presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Franciacorta Docg Saten Brut, Castel Faglia

(4 / 5)Da Esselunga, un buon Franciacorta Saten Brut. Lo produce l’azienda agricola Castel Faglia di Cazzago San Martino, in provincia di Brescia. Ottenuto esclusivamente da uve Chardonnay, reca sull’etichetta la scritta “Saten”, che indica la presenza di una bollicina non “aggressiva” (pressione in bottiglia inferiore ai 5 bar) e di una spuma “cremosa”. Nel calice, il Franciacorta Docg Saten Brut Castel Faglia si presenta d’un bel giallo paglierino con riflessi dorati. Il perlage è fine e persistente. Al naso, buona intensità e schiettezza. Flebili note di crosta di pane lasciano spazio a più concreti sentori fruttati, che richiamano soprattutto la pesca bianca e la scorza del lime. Quest’ultima risulta sempre più presente nel calice, col passare dei minuti. La ritroviamo anche al palato, assieme alla pesca bianca matura, in un contorno del tutto secco (Brut) e lievemente astringente, Buona freschezza, accostata da una leggera sapidità. Il perlage, come nelle attese, risulta delicato sul palato e si dissolve in bocca regalando una percezione setosa. Un Franciacorta Docg Saten Brut equilibrato, intenso e fine anche nel retro olfattivo, dove risulta sufficientemente persistente. Spumante da bere giovane questo Castel Faglia, pur prestandosi per caratteristiche a un minimo affinamento ulteriore in bottiglia (leggere sulla contro etichetta la data della sboccatura, in questo caso ottobre 2015). Perfetto come aperitivo, può accompagnare degnamente piatti di pesce o di carne bianca. Da provare con il pollo ruspante al limone. Temperatura di servizio rigorosa: dai 4 ai 6 gradi per assaporarlo al meglio.

LA VINIFICAZIONE
Il Franciacorta Docg Saten Brut Castel Faglia è ottenuto dalla vinificazione dello Chardonnay allevato sul territorio di Calino di Cazzago San Marino, nel cuore della Franciacorta, tra i Comuni di Borgonato ed Erbusco. Un terroir di origine morenica recente. La raccolta delle uve avviene a partire dalla seconda metà del mese di agosto. Gli acini, come vuole la tradizione spumantistica, vengono colti a maturazione non ancora ultimata. Una raccolta che, all’azienda agricola Castel Faglia avviene manualmente, in piccole cassette. Segue una pressatura soffice dello Chardonnay, una fermentazione primaria a temperatura controllata in acciaio e una seconda fermentazione (Metodo Classico) in bottiglia. Prima di essere commercializzato, il Franciacorta Docg Saten Brut Castel Faglia affina per ulteriori 24 mesi. L’azienda prende nome dal castello dell’antico proprietario Faglia, situato su una collina di origine morenica a 300 metri sul livello del mare, dalle cui pendici si distendono vigneti in parte a gradoni.

Prezzo: 12,85 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Calici di Stelle in Oltrepò Pavese: appuntamento a Santa Giuletta

L’Oltrepò Pavese e le Stelle. Del vino. Appuntamento imperdibile domenica 7 agosto per i winelovers lombardi a Santa Giuletta, in provincia di Pavia. Dalle ore 18, Tenuta La Tessèra (Casa Rossa, frazione Castello) ospiterà Calici di Stelle, manifestazione organizzata in ogni angolo del Belpaese da Città del vino e dal Movimento Turismo del Vino. Numerose le aziende agricole del territorio pavese che aderiscono all’iniziativa: dalla Cignoli Carlo a La Costanza, da La Travaglina a Lozza Roberto, senza dimenticare Montini, Sangiorgio, Terre Bentivoglio e Borgo Santuletta. Il programma prevede la degustazione guidata dei vini a cura del sommelier Luca Bergamin, che saprà certamente consigliare il vino migliore da gustare con le prelibatezze gastronomiche del territorio. I partecipanti saranno invitati a scattare fotografie dei loro momenti di convivialità per “La Stella di Federica”, concorso organizzato annualmente dall’associazione nazionale dei Comuni vitivinicoli d’Italia, Città del Vino. Per partecipare sarà sufficiente inviare gli scatti all’indirizzo email piscolla@cittadelvino.com. Le tre migliori foto saranno appunto premiate con tanto buon vino. Calici in mano e occhi puntati al cielo, per ammirare le stelle. Un appuntamento fortemente voluto dal sindaco di Santa Giuletta, Simona Dacarro, che ha potuto contare sulla locale Pro Loco Santa Julita, cui sarà affidata la ristorazione. Per maggiori info: Sergio (334.59.87.952) e Francesca (338.38.78.617).

Il sommelier Luca Bergamin
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Vini al supermercato

Il Salice Salentino Riserva 2012 Selvarossa e il miracolo della lievitazione del prezzo

(3 / 5)Un’operazione commerciale di proporzioni “globali”, nel mondo della critica del vino “che conta”. O che dovrebbe contare. Giustifichiamo così, noi modestissimi commentatori di vinialsupermercato.it, la lievitazione del prezzo che sta subendo, nei supermercati italiani, il Salice Salentino Dop Riserva Selvarossa di Cantine Due Palme. Il prezzo del vino rosso pugliese della società cooperativa agricola di Cellino San Marco (Brindisi), supervalutato da tutte le più prestigiose “guide” del vino del Belpaese, cresce assieme al consenso ottenuto da parte dei “big” della critica enologica. E in Esselunga, che lo distribuisce sugli scaffali della propria fitta rete di supermercati, passa da 13 a quasi 17 euro. Nel giro di tre mesi scarsi. Per carità, non stiamo parlando certo di un caso clamoroso. Selvarossa Riserva è un buon vino. Ma a dirla tutta: per quasi 17 euro, in Gdo, si può bere decisamente di meglio. Per sdrammatizzare, basti pensare a quanto sta combinando l’e-commerce Tannico.it. Che sul proprio sito di vendita di vini online mette in bella mostra i “Tre bicchieri” affibbiati a Selvarossa dal Gambero più famoso d’Italia (vedi immagine sotto). E, magicamente, “sconta” ai propri clienti un 35% sul prezzo pieno, che sale – però – a ben 23 euro. Portando Selvarossa a un prezzo finale, sconto incluso, di 14,90 euro: spese di spedizione escluse, of course. Chapeau. Eppure sarebbe forse questa la “dimensione prezzo” corretta, al netto delle super valutazioni, di questo rosso di Puglia della coop brindisina.

LA NOSTRA DEGUSTAZIONE
Per giudicare bisogna assaggiare, lo abbiamo sempre sostenuto. E allora ecco qui le nostre note degustative del Salice Salentino Dop Riserva Selvarossa Cantine Due Palme. Sotto la nostra lente di ingrandimento, la vendemmia 2012. Precisiamo innanzitutto che si tratta di un rosso riserva ottenuto per l’85% dalla varietà Negroamaro, completata da un 15% di Malvasia Nera. Nel calice, il vino si presenta d’un rosso rubino intenso, poco trasparente, profondo, con riflessi amaranto. Al naso un gran calore alcolico, che solo in parte si giustifica con i 14,5% di alcol in volume. Con l’ossigenazione emergono interessanti note fruttate di ciliegia (sotto spirito, più che in confettura) e decisi spunti terziari di vaniglia e liquirizia. Un vino che, al palato, si presenta caldo. Il tannino è avvolgente e il retrogusto richiama le note di frutta a bacca rossa (ciliegia) già avvertite al naso, che si arricchiscono di una nota amarognola tipica della carruba. Un vino che, tuttavia, pare “sfuggire” via veloce, senza lasciare una firma inconfondibile in bocca, tale da giustificarne il prezzo. E non si capisce neppure – ma sarà sicuramente un nostro limite – come possa evolvere ulteriormente negli anni questo tanto decantato Salice Salentino da 17 euro in Gdo.

Del resto, a Vinitaly 2016, lo scorso aprile, era stato lo stesso direttore commerciale di Cantine Due Palme, Giacomo Di Feo, ad annunciare chiaramente ai lettori di vinialsupermercato.it l’ormai imminente lievitazione dei prezzi di Selvarossa: “Stiamo riposizionando verso l’alto il prezzo del nostro vino top di gamma presente nei supermercati Esselunga – ammetteva Di Feo – a fronte di un prezzo iniziale di circa 13 euro. Una catena che ben lo espone non può che essere per noi un valore aggiunto”. Coerenza e onestà che meritano un riconoscimento, al di là delle grandi recensioni che negli ultimi mesi hanno favorito il processo di lievitazione di Selvarossa Due Palme in Gdo e, per certi versi, anche in Horeca. E con altrettanta coerenza e onestà, noi di vinialsupermercato.it vi consigliamo di provare un altro vino rosso di Puglia di Cantine Due Palme, dal rapporto prezzo-qualità davvero eccezionale: parliamo del Susumaniello Serre (9/11 euro in Esselunga o nei supermercati Il Gigante, i primi ad averlo in assortimento, anche nel nord Italia). Un vino, questo sì, di cui innamorarsi. Per davvero.

Prezzo pieno: 16,90
Acquistato presso: Esselunga

 

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Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 1 Lucrezia, Brut Millesimato Aneri

(3,5 / 5)Ottimo rapporto qualità prezzo per il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 1 Lucrezia della nota cantina Aneri. Non difficile, soprattutto dopo le feste natalizie appena trascorse, trovarlo in promozione nei supermercati che lo distribuiscono. Si tratta di un Brut Millesimato. Ovvero di uno spumante con un residuo zuccherino inferiore a 12 grammi per litro, dunque “Brut” ovvero “Secco”; prodotto con uve di una singola annata (vendemmia), detta anche “millesimo”: in questo caso, la 2014. All’esame visivo si presenta di una limpidezza brillante, trasparente, di un giallo paglierino intenso. La grana del perlage è mediamente fine e dà vita a un’effervescenza persistente, longeva. All’olfatto, il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 1 Lucrezia si rivela intenso, schietto, fine. Spumante complesso, regala al naso sentori di acacia, mela e fiori di campo.  Al palato è equilibrato, con sapidità e acidità ben bilanciate: fresco, secco, rotondo, di giusta alcolicità (11%), in quadro di buon corpo e struttura generale. Un Prosecco intenso, fine e persistente, che si fa apprezzare con piatti a base di pesce e crostacei, ma anche come semplice aperitivo. La vinificazione prevede, per le caratteristiche intrinseche dell’uva – dagli acini piccoli e dorati – la rifermentazione in grandi recipienti. Viene prodotto per Aneri di Legnago (Verona) dalla Ca.Va.-S.a.c. di Valdobbiadene con uve dell’azienda agricola Eden di Susegana, provincia di Treviso. Per la vendemmia 2014 sono stati conferiti 61.886 chilogrammi di uve, ottenendo una produzione di 43.320 litri di Valdobbiadene Docg, ovvero circa 64.400 bottiglie.

Prezzo pieno: 8-9 euro
Acquistato presso: Esselunga – Il Gigante

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degustati da noi vini#02 visite in cantina

Oltrepò Pavese, viaggio nel tempio del Bonarda fermo dell’Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli

La signora Luisa esce di casa con un golfino di lana sulle spalle. “Comincia a far davvero freddo”, constata facendosi ancora più piccola, nello stringersi il collo fin dentro le clavicole. In effetti, quella di sabato notte, 21 novembre, è stata la prima timida nevicata sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Una spruzzata che domenica pomeriggio imbianca ancora, qua e là, il circondario di San Damiano Al Colle. Regalando a questo paesino di 800 anime della provincia di Pavia posato delicatamente su una collina al confine con Piacenza, un’atmosfera ancora più magica. Col Sole negli occhi, la signora Luisa guarda a destra e a sinistra. Attraversa la strada. E citofona al figlio: “Ti cercano, scendi”. Luigi arriva dopo cinque minuti. Breve scambio di saluti e decidiamo di darci subito del tu, mentre entriamo nella cantina dell’Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli. Di cartelli che indicano l’attività di via Cascina Nuova 7, non ce ne sono sul tragitto. “E’ una nostra scelta – precisa Luigi Bagnoli – dal momento che non vogliamo che entri chiunque, specialmente durante l’estate, quando questa strada è molto battuta dai ciclisti. Chi viene qua, è perché già conosce i nostri vini”. Centro. Avete mai provato un Bonarda senza ‘spuma’, fermo? Un Bonarda da 14 gradi che, dell’originale, conserva la facilità di beva e la piacevolezza degli aromi, ma con tannini ben più evidenti e sentori che richiamano grandi vini passati in barrique? Ebbene, vinialsupermercato.it si trova all’Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli per questo.

BONARDA FERMO IL GIUBELLINO
Si chiama Giubellino ed è il Bonarda fermo da 14 gradi degustato quasi per caso a Mortara (PV), in occasione di un pranzo all’Agriturismo “La Gambarina” di Gianluca Gallina. Uno dei vini “top” della Bagnoli, che serve “per scelta solo l’alta ristorazione e i negozi di gastronomia di alto livello”. Giubellino, di fatto, è molto più di un Bonarda. “E’ il nome di una vigna particolarissima – spiega Luigi Bagnoli – che abbiamo acquistato e vitato negli anni Ottanta. A differenza dei due appezzamenti che la circondano, questa era in precedenza occupata solamente da alberi di ciliegio. Li abbiamo estirpati, lasciando nel terreno migliaia e migliaia di radici, che ancora oggi condizionano in modo unico i profumi elaborati dalla pianta di vite. Per questo Il Giubellino è un Bonarda irripetibile, sotto tutti i punti di vista, con un terreno che imprime un’impronta unica e inconfondibile in ogni annata prodotta”. La raccolta delle uve della vigna Giubellino è lasciata per ultima all’interno dei 21 ettari totali della Bagnoli, situati a un’altitudine che varia tra i 210 e i 260 metri slm. Viene spinta così al limite la maturazione sulla pianta, per consentire la successiva estrazione in cantina di aromi fruttati e, assieme, di un’eleganza impareggiabile, anche grazie a una lenta macerazione delle bucce a temperatura controllata e soprattutto a diversi délestage, al raggiungimento dei due terzi della fermentazione. Nel calice, questo Bonarda (annata 2012) scorre denso e regala note di frutti di bosco in un sottofondo di vaniglia e cannella. In bocca è corposo, grasso, di frutta di bosco che sembra d’assaporare in macedonia più che bere. In un concerto tannico evidente ma che si equilibra alla perfezione con l’armonia delle note speziate, di vaniglia e mentuccia. E’ l’accompagnamento perfetto per i piatti dicarne della tradizione Pavese, come i bolliti, ma anche per brasati, selvaggina, formaggi stagionati e carne rossa in generale. Ma se Giubellino è il re dei vini rossi dell’Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli, Luna Blu è certamente la sua regina bianca.

LUNA BLU
Si tratta di un Riesling Igt, che non sembra Riesling. Non scherziamo: in bocca e al naso ricorda più uno Chardonnay, o un Sauvignon. “La prima vendemmia di Luna Blu – dichiara fiero Luigi – è avvenuta nel 2003. Ogni anno, da allora, ci sorprendiamo per il risultato eccezionale che riusciamo a ottenere”. Il terreno vitato da cui nasce Luna Blu, guarda caso, è un’altra scommessa vinta da Luigi e da suo fratello Fausto con Madre Natura. Si tratta di una vigna in precedenza vitata a Barbera. “Una Barbera che dava risultati ormai abominevoli – spiega Luigi – che quindi abbiamo deciso di estirpare, piantando Riesling. Nel 2003 Luna Blu vantava 13,5 gradi. La produzione 2014 si è assestata sui 12”. E Luna Blu finisce spesso sold-out. La vinificazione avviene in bianco, con macerazione iniziale per alcune ore delle uve ancora integre, in ambiente inerte (azoto), in pressa a membrana. Il mosto ottenuto, dopo essere stato defecato e illimpidito tramite abbattimento termico, inizia a fermentare in autoclave. “Io utilizzo una tecnica poco usata in Italia – spiega Luigi Bagnoli – perché rischiosa. È quella della fermentazione a temperatura e pressione controllata. Questo consente di evitare la dispersione degli aromi primari e mi permette di arrivare a vino finito con un’intensità aromatica notevole. Poi si procede con i normali travasi, sempre in ambiente inertizzato per poi arrivare alla fase dell’imbottigliamento”. Un procedimento che permette di assaporare in questo Riesling aromi freschissimi anche a distanza di oltre un anno dall’imbottigliamento, come nell’annata 2013 da noi degustata. Dunque, re rosso e regina bianca. Non manca nulla alla Bagnoli. Neppure una storia da raccontare.

DAL VINO SFUSO AL CONSUMO D’ELITE
Fino alla fine degli anni Ottanta questo piccolo gioiello incastonato nell’Oltrepò Pavese soddisfaceva appena il sostentamento di Ugo Bagnoli, della moglie Luisa e dei due figli Luigi e Fausto. E se oggi il giro d’affari si assesta su cifre considerevoli (250 mila bottiglie l’anno), lo si deve alla disubbidienza ostinata dei due figli d’arte agli inviti di papà Ugo e mamma Luisa. “I nostri genitori – ammette Luigi Bagnoli – sognavano un futuro a Milano per noi. Volevano che ci laureassimo e che abbandonassimo questo duro lavoro, anche se sono sicuro che oggi, in cuor loro, sono contenti di quello che abbiamo costruito”. Luigi, 47 anni, ragioniere diplomato, e il fratello Fausto, 53 anni, laureato in Economia e Commercio, sul finire degli anni Ottanta si guardano in faccia e capiscono di avere “molto potenziale tra le mani, senza sapere bene come gestirlo”. Innanzitutto viene eliminata la stalla e raddoppiata la superficie vitata, grazie all’acquisizione di terreni e soprattutto alla riconversione in vite di alcuni appezzamenti già di proprietà. “Fiore all’occhiello – evidenzia Luigi Bagnoli – era e rimarrà sempre la vigna del Sabbione”. Un terreno a forma di cupola che sovrasta la cantina, oggi sviluppata su una superficie di 1200 metri quadrati, che può vantare grazie alla sua forma semisferica un’ottima esposizione solare, la massima ventilazione anche nei periodi inverali (non a caso “qui la neve si scioglie una settimana prima che nel resto dei terreni circostanti”) e una composizione chimica fortemente argillosa, perfetta per la coltivazione della vite e in particolare per l’ottenimento di un altro prodotto di punta della Bagnoli, il Barbera Il Sabbione Igt, anch’esso fermo come il Bonarda Il Giubellino.

“Oltre alla consapevolezza di avere terreni straordinari – commenta Luigi Bagnoli – io e mio fratello ci siamo resi conto sin da subito che per distinguerci nel panorama vitivinicolo dell’Oltrepò avevamo bisogno di introdurre innovazioni tecnologiche in cantina”. L’ossessione dei Bagnoli, come quella di tanti altri viticoltori, diventa ben presto quella dell’ossidazione. “A partire dalla fine degli anni Ottanta – spiega Luigi Bagnoli – abbiamo investito cifre considerevoli in macchinari di appurata qualità mondiale,  che ci hanno consentito di fare uno straordinario salto dalla vendita di vino sfuso praticata dai nostri genitori alla commercializzazione di vino esclusivamente mediante canali professionali di alto livello. Un salto necessario per contrastare la concorrenza spesso sleale di molti competitor, creandoci una platea di clienti di prim’ordine che non chiedono vino da bere, bensì vino di qualità, prodotto peraltro senza diserbanti in vigna”. Una scelta abbracciata in piena coscienza, che ha portato Luigi e il fratello Fausto a declinare addirittura l’invito di entrare nel mondo della grande distribuzione organizzata, avanzato da un noto colosso di supermercati italiani. Oggi l’azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli può contare in cantina su un 70 per cento di macchinari per la vinificazione prodotti in Germania. “Perché i tedeschi sappiamo tutti come sono”, sorride Luigi, “precisi e maniacali come posso apparire anch’io”.

E il macchinario per la pressatura delle uve dotato di puntamento laser di cui dispone la Bagnoli, sembra uscito da un film di fantascienza. Così come è avveniristico il sistema di pompaggio utilizzato per i travasi, sempre tedesco, utilizzato esclusivamente nel settore farmaceutico e chimico. “Viene solitamente utilizzata per il passaggio di sostanze altamente infiammabili – spiega Luigi Bagnoli-. Questa pompa, che assicura dunque la massima delicatezza nel passaggio del mosto durante i travasi, senza alterare minimamente la temperatura, è molto più delicata di quelle utilizzate convenzionalmente nell’industria vinicola e dimostra la nostra particolare attenzione nei confronti della qualità del prodotto finale“. Un prodotto, l’uva, che alla Bagnoli viene accarezzato e coccolato, più che lavorato, sino all’imbottigliamento e al consumo finale. Ed è grazie a questi investimenti che Luigi e il fratello Fausto riescono a portare avanti la cantina, avvalendosi della sola collaborazione di altri tre dipendenti, che si dedicano esclusivamente alle vigne. “Durante la fase di vendemmia – dichiara Luigi – saliamo a circa venti persone, cui chiedo la massima collaborazione ed elasticità, perché da noi non si lavora come dagli altri. Qui si raccoglie manualmente solo al giusto grado di maturazione delle uve, a scalare tra le vigne. Quest’anno, per esempio, quando attorno a me gli altri viticoltori avevano finito di raccogliere, io iniziavo. Ho rischiato molto, ma è obbligatorio rischiare quando il tuo pallino è solo ed esclusivamente il prodotto finale”. La vendemmia 2015, terminata il 13 ottobre, segnerà peraltro l’avvento di un nuovo prodotto.

LE BOLLICINE BAGNOLI
“Si tratta di uno spumante Brut da uve Pinot nero – annuncia Luigi – il cui tratto distintivo sarà l’utilizzo di uve eccezionali, che noi abbiamo deciso di raccogliere piuttosto mature rispetto ai canoni di produzione dello spumante, che richiedendo buona acidità e dunque uve non mature. Per questo spesso si assiste alla smodata introduzione di dosi di solfiti, liqueur de dosage e ‘sciroppi’ vari”. Le bollicine Bagnoli saranno ottenute attraverso il metodo Martinotti Charmat, in autoclave. Ma l’intraprendenza dei titolari li porterà presto a sperimentare, forse già per la vendemmia 2016, lo Champenoise, il metodo classico di rifermentazione in bottiglia, che consentirà di dare una maggiore impronta di unicità alla bottiglia, conferendogli inoltre maggiore longevità. “L’Oltrepò – sostiene Luigi Bagnoli – potrebbe diventare il vero territorio leader del panorama vitivinicolo nazionale, se solo fosse compatto e unito nel lavorare bene. Se ci mettessimo in testa tutti di puntare più sulla qualità che sulla quantità, riusciremmo a creare seri problemi anche a zone rinomate come il Piemonte e la Toscana”. Alla Bagnoli si sogna in grande, insomma. Anche con gli occhi degli altri.

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