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Addio a Fausto De Andreis, il vignaiolo anarchico che vendeva anche all’Esselunga

Addio a Fausto De Andreis, il vignaiolo anarchico de Le Rocche del Gatto che vendeva anche all'Esselunga
Il mondo del vino italiano dice addio a Fausto De Andreis, morto all’età di 78 anni all’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, in provincia di Savona, lo scorso weekend. Conosciuto in Liguria e nel settore vinicolo in generale come una figura carismatica e anticonvenzionale, De Andreis lascia un vuoto incolmabile. Titolare ad Albenga
dell’azienda agricola Le Rocche del Gatto – nome scelto in onore della passione della moglie per i felini – è salito alla ribalta per il suo approccio anarchico e rivoluzionario al vino, in particolare nella produzione del Pigato, da lui chiamato provocatoriamente “Spigau“. I funerali si svolgeranno oggi, 1° aprile, alle ore 11, presso la Parrocchia di Santa Maria Maddalena a Cisano sul Neva, piccolo comune della provincia di Savona. All’ultimo saluto non mancheranno la moglie Caterina, le sorelle Lucilla e Rosa, i cognati Sergio e Giancarlo, oltre a nipoti, parenti e tanti amici.

FAUSTO DE ANDREIS, ADDIO AL VIGNAIOLO ANARCHICO DE LE ROCCHE DEL GATTO

La visione di Fausto De Andreis si opponeva fermamente ai dogmi e alle convenzioni del mercato, puntando su autenticità e originalità dei vini prodotti. Tutti di straordinaria longevità. Celebre una sua lettera aperta pubblicata da Winemag nel 2019, in cui contestava – con la consueta ironia e profondità, quasi filosofica – il concetto di “vino bianco d’annata”. Tra le sensatissime righe, una sfida aperta alla mentalità convenzionale del settore, in particolare a quella dei ristoratori, ossessionati dai vini bianchi giovani e freschi, da avere in carta ancora prima che abbiano finito di maturare in vasca, o in botte.

LE ROCCHE DEL GATTO: IL VINO DI FAUSTO DE ANDREIS (ANCHE) ALL’ESSELUNGA

Quello a Fausto De Andreis è l’addio a una voce libera e critica del vino italiano. Un vero “vignaiolo anarchico” che, con la sua vita senza troppe regole e la sua passione smisurata per la sperimentazione estrema in campo enologico, ha provato a cambiare il modo in cui il vino viene pensato. Vissuto. Il tutto, senza alcun preconcetto. Rinomata la presenza di un suo vino sugli scaffali dei supermercati Esselunga. Una scelta che gli è costata invidie locali e insulso vociare di tante malelingue, di cui non si è mai curato troppo, fedele – com’è sempre stato – alla propria galante distanza dall’apparenza e dal conformismo. Il posto di Fausto De Andreis è sempre stato quello dove pochi osano. E sempre lo sarà. Ciao, Fausto.

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Prosecco, Carpenè Malvolti: addio ad Etile Carpenè, aveva 80 anni


Lutto nel mondo del Prosecco per la morte di Etile Carpenè, avvenuta il 23 ottobre 2024 a Conegliano, all’età di 80 anni. Lascia la moglie Nicoletta, la figlia Rosanna e la nipote Etilia. A dare la notizia è la famiglia Carpenè, insieme ai dipendenti della Carpenè Malvolti, prima al mondo a produrre il vino spumante delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene.
Nell’ultimo periodo aveva lasciato la guida della Carpenè Malvolti alla figlia Rosanna, attuale Amministratore Delegato della Spa di famiglia, che porterà avanti l’operato del padre «con amore e passione».

La cerimonia di commemorazione si terrà sabato 26 ottobre alle ore 10 presso la Chiesa Parrocchiale dei Santi Martino e Rosa, via Francesco Fenzi 28, Conegliano (Treviso). Etile Carpenè ha dedicato la sua vita alla ricerca e alla cultura enologica, ispirando generazioni di studenti e professionisti con la sua passione e il suo impegno nel promuovere il rispetto per il territorio.

CHI ERA ETILE CARPENÈ

Etile Carpenè, quarta generazione della più longeva casa spumantistica italiana Carpenè Malvolti, si era diplomato al Liceo Scientifico di Rosenberg in Svizzera per poi frequentare un corso di specializzazione in Enologia all’Università̀ di Talence a Bordeaux. Proseguì il suo percorso accademico iscrivendosi all’Università̀ di Ferrara dove ottenne la Laurea in Chimica Pura. Dopo il percorso di studi iniziò l’attività nell’impresa di famiglia divenendone in seguito Amministratore delegato e Presidente. Fu in quel ruolo che emerse la sua vocazione a portare l’azienda sulla scena mondiale.

Espanse la produzione, amplificò e potenziò la distribuzione, riorganizzò e rinnovò la rete vendita sostenendo l’immagine della marca con campagne pubblicitarie in televisione e sulla stampa. Tra gli incarichi rivestiti da Etile Carpenè al di fuori del contesto aziendale, la Presidenza dell’Istituto Metodo Classico dal 1990 al 2001 nel 1992 ottenne la carica in Federvini, prima come Consigliere e poi come Vice Presidente Sindacato Vini Spumanti, nonché nello stesso anno fu nominato Consigliere nel Consorzio Tutela Prosecco, carica rinnovata per due mandati consecutivi. Era anche stato nominato Accademico emerito dell’Accademia della Vite e del Vino.

MORTO ETILE CARPENÈ: IL CORDOGLIO DEL CONSORZIO

«Apprendiamo con tristezza della scomparsa di Etile Carpenè. Ci lascia un uomo che ha rappresentato integralmente lo spirito della nostra denominazione, visionario e curioso, sempre impegnato a promuovere la qualità e l’autenticità del nostro prodotto. Il suo impegno, la sua passione e la sua visione continueranno a ispirarci e a guidarci nel nostro lavoro quotidiano». Così Franco Adami, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. «A nome dell’ente – aggiunge Adami – esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia Carpenè e a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e di lavorare con lui. In questo momento di dolore, onoriamo il suo ricordo continuando a lavorare per mantenere alta la bandiera del Conegliano Valdobbiadene Prosecco, come lui avrebbe voluto».

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Neil Empson, addio a pioniere esportazione vini italiani in Usa e Canada


Addio a uno dei pionieri dell’esportazione di vini italiani negli Usa e in Canada, Neil Empson. È morto all’età di 85 anni, sabato 14 settembre 2024. A darne notizia sono i famigliari del fondatore delle società Empson & CO, unite dall’emblematico claim Experience Italy in a wine glass. A raccogliere l’eredità di Neil
Trevanion Howard Empson saranno la figlia Tara Empson, Ceo di Empson Usa, e la moglie Maria Gemma, di origine italiana. «Mio padre – commenta Tara Empson – era la mia roccia e il mio mentore. Si è dedicato a mia madre, alla nostra famiglia, all’azienda e alle cantine che rappresentava. Mia madre e io sentiremo profondamente la sua mancanza». Fu proprio lui a coniare il termine “Super Tuscan”, riferendosi a uno dei vini del suo catalogo: Le Pergole Torte di Montevertine. Era il 1975.

Neil Empson, presidente e co-fondatore di Empson & Co. (1972), Empson Usa (1991) ed Empson Canada (2000), è stato un pioniere nell’esportazione di vini italiani pregiati negli Stati Uniti, in Canada e non solo. Un visionario, che è riuscito a rappresentare alcuni dei produttori più iconici del mondo del vino italiano nel corso della sua vita. Dando al Made in Italy enologico una posizione di rilievo sulla scena enologica mondiale.

LA CARRIERA DI NEIL EMPSON, IMPORTATORE VISIONARIO DI VINI ITALIANI

«Lui e Maria – evidenzia una nota Empson & CO – sono stati in prima linea nella rivoluzione della qualità, agli esordi dell’esportazione italiana. Hanno continuato a scoprire e a promuovere regioni poco conosciute, che oggi sono diventate punti di riferimento di quella stessa rivoluzione». Ben consci che la qualità non possa essere limitata da alcun confine nazionale, Neil Empson e la moglie Maria Gemma hanno orgogliosamente ampliato il catalogo a vini dell’Oregon, della California, della Nuova Zelanda e del Cile.

Neil Empson è nato il 16 marzo 1939 nel famoso distretto agricolo di Waikato, in Nuova Zelanda. I suoi antenati agricoltori hanno contribuito a formare la sua personalità e il suo modo di approcciarsi al lavoro, trasmettendogli un’eredità di rispetto per le persone e per la terra e una dedizione totale all’eccellenza. Era noto per la sua integrità, il suo carisma e le sue accattivanti capacità di raccontare storie, in grado di ispirare fiducia in qualsiasi situazione, con un entusiasmo contagioso e una buona dose di umorismo.

CHI ERA NEIL EMPSON: LA SUA STORIA

Nel 1969 ha incontrato – e si è innamorato – della donna divenuta sua moglie, l’italo-americana Maria Gemma. Insieme hanno costruito una vita, una famiglia e un’azienda, partendo da un minuscolo appartamento, con una sola camera da letto a Milano. E facendola crescere, fino a diventare il principale esportatore di vino italiano di qualità. Neil Trevanion Howard Empson amava molte cose: il rugby, le auto veloci, le corse, i viaggi, l’arte e molto altro ancora. Ma i suoi tre più grandi amori sono sempre stati la sua famiglia, il team Empson e le aziende vinicole a cui teneva molto.

Neil Empson lascia l’amata moglie e “socia in affari” da oltre 50 anni, Maria Gemma Empson, e i suoi tre figli, Tara Empson (proprietaria/amministratore delegato di Empson & Co, Empson USA e Empson Canada), Tracy Rudich (proprietaria/amministratore delegato di Vinntra Pty Ltd / Intimo), Paul Empson (proprietario/amministratore delegato di Paul Empson Photography), oltre alle sorelle e fratelli Heather, Margaret e Graham, australiani, e i nipoti.

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Addio a Piergiorgio Cielo, ideatore del vino Freschello


È morto Piergiorgio Cielo, ideatore del vino Freschello. Con un’abilità naturale nel commercio, si conquistò la fiducia tra le osterie del basso vicentino, collocando con successo il vino prodotto nella cantina di famiglia. A 20 anni, ritornò alla sua terra natale, determinato a far crescere l’azienda di famiglia.
Con l’aiuto dei suoi fratelli, Piergiorgio trasformò l’impresa in un successo nazionale, dando vita al vino Freschello, per oltre 15 anni il vino in bottiglia più venduto nella grande distribuzione italiana.

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Addio Piacenza: il Mercato Fivi 2023 si sposta a Bologna


«Spazi diversi, stessa filosofia». Così il presidente Fivi Lorenzo Cesconi annuncia la scossa del Mercato Fivi 2023, che si sposta a Bologna. Chiuso, dunque, il capitolo di Piacenza, fino a ieri giudicata location ideale per l’appuntamento più importante per la Federazione italiana vignaioli indipendenti. I vignaioli incontreranno a Bologna il loro pubblico, sempre più in crescita, dal 25 al 27 novembre 2023 per la 12ª edizione della rassegna tradizionalmente organizzata l’ultimo week-end di novembre.

 «Era inevitabile cominciare a immaginare soluzioni nuove e nuovi spazi – commenta Cesconi – mantenendo però la filosofia originale. Il Consiglio Direttivo della FIVI ha studiato a lungo, si è confrontato in modo aperto e ha infine scelto la nuova sede del Mercato all’unanimità, come nel migliore spirito della nostra associazione, fatta di Vignaioli per i Vignaioli».

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Addio a Gianfranco Lanci, l’ingegnere passato dai computer al vino con Gruppo Dosio


Piemonte e Langhe ancora in lutto.
Gianfranco Lanci , patron del Gruppo Dosio (Dosio-Coppo e Villa Giada, tra La Morr e Canelli) è scomparso ieri, 31 gennaio 2023, per complicazioni post operatorie alle vertebre. Nato a Torino il 26 settembre 1954, grande amante delle Langhe e delle colline del Monferrato che frequentava fin da bambino, Gianfranco Lanci lascia in eredità alla moglie e ai tre figli il suo progetto enologico.

Dopo gli studi presso il Politecnico di Torino, Lanci ha fatto la storia del personal computer degli ultimi 40 anni, approdando a Lenovo dopo un trascorso ad Acer. Di recente aveva affiancato alla sua eccezionale capacità di gestione del business la grande passione per il mondo vitivinicolo creando Gruppo Dosio, cantine dall’offerta differenziata.

Ad accomunare Dosio-Coppo e Villa Giada lo stesso «sentito impegno verso la ricerca costante della qualità in ogni dettaglio», come ricorda la famiglia. Il gruppo gestisce circa 80 ettari di vigneti di proprietà nei territori del Monferrato e delle Langhe. La produzione aggregata si aggira intorno alle 700 mila bottiglie l’anno.

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Addio a Luciano Sandrone custode di Cannubi Boschis, culla del Barolo

Langhe e mondo del vino italiano ed internazionale in lutto per la scomparsa di Luciano Sandrone, 76 anni. Un addio che lascia un vuoto incolmabile, perché ad andarsene oggi, giovedì 5 gennaio 2023, è il custode di Cannubi Boschis, «la vigna dove tutto ebbe inizio». La culla del Barolo. Già nel 1977, Cannubi Boschis fu la prima terra che accolse arte e passione di questo monumento del vino italiano.

Nel 1981, Luciano Sandrone incontra a Vinitaly il primo buyer dei suoi vini: un americano, che decide di acquistare tutta la produzione (circa 1.500 bottiglie). È l’inizio del mito. Negli anni Novanta, la figlia Barbara e il fratello Luca accompagnarono Luciano Sandrone nel viaggio esclusivo e in un’interpretazione ancora oggi unica delle Langhe. Tra i progetti più recenti, quello che segna una sorta di passaggio di consegne all’ultima generazione.

Si tratta di “Aleste“, Barolo «espressione di Cannubi Boschis e della famiglia». Un omaggio di Luciano Sandrone alle nuove generazioni, unione dei nomi di battesimo dei nipoti Alessia e Stefano. Un progetto che racchiude la storia, l’esperienza e il futuro. Nella culla del Barolo, dove tutto è iniziato, ed è destinato a proseguire.

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Nuova Zelanda, addio al Prosecco australiano entro 5 anni

Grazie a un accordo bilaterale negoziato dall’Unione europea, il Prosecco sarà ufficialmente riconosciuto in Nuova Zelanda come marchio e indicazione geografica protetta. L’ufficio marchi europeo ha infatti sottolineato l’«indiscussa reputazione della Doc Prosecco nel percepito del consumatore, ampiamente documentata da parte del Consorzio».

Abbastanza, continua l’ufficio dell’Ue, per «confermare che il Prosecco è diventato il più famoso vino spumante in Europa assieme con lo Champagne». «Alcuni mesi fa – commenta il presidente del Consorzio Doc Prosecco, Stefano Zanette – festeggiavamo la registrazione del marchio “Prosecco” in Cina. Oggi brindiamo al riconoscimento della IG Prosecco nell’ambito dell’accordo».

La protezione da parte della Nuova Zelanda – spiega Alessandra Zuccato, responsabile dell’attività di tutela del Consorzio – è particolarmente significativa.

Un Paese tanto distante da noi riconosce che siamo una denominazione di origine, inibendo, trascorsi cinque anni dall’entrata in vigore dell’accordo, la commercializzazione del “prosecco australiano” che vede proprio nella Nuova Zelanda la prima destinazione del suo export».

In Australia è piena estate: tempo di lanciare una nuova linea di Prosecco. No?

DOC PROSECCO, PIÙ CONTROLLI ANCHE ONLINE

Il Consorzio della Doc Prosecco ha inoltre «potenziato ulteriormente i controlli sul commercio online, vista la crescita esponenziale delle frodi in questo segmento di mercato».

I numeri, in tale contesto, sono da record: dal 2020 ad oggi sono più di 10 mila i controlli svolti e oltre 2.500 le inserzioni di vendita fatte cessare in quanto ritenute in contrasto con la normativa sull’uso corretto della Doc Prosecco.

«Il Consorzio – sottolinea il presidente Stefano Zanette – intende consolidare ulteriormente le azioni di tutela della denominazione, consapevole dell’assoluta centralità di questa attività nel panorama dei compiti affidati ai Consorzi che, per l’appunto, si qualificano come “di tutela».

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Sicilia del vino in lutto: addio a Lucio Tasca D’Almerita

Addio a Lucio Tasca d’Almerita, tra i primi in Sicilia a credere nel potenziale del territorio come produttore di qualità e di eccellenza e a contribuire profondamente alla conoscenza della viticoltura siciliana nel mondo.

Nato a Palermo nel 1940, Lucio Tasca nel 1961 fonda l’azienda Regaleali, che poi trasforma in Conte Tasca d’Almerita. La sua missione è sempre stata quella di promuovere e migliorare la produzione e lo sviluppo imprenditoriale della Sicilia e rafforzare la competitività della regione all’interno del mercato mondiale.

Agli inizi degli anni ’80 ha scelto di confrontarsi con le grandi varietà francesi producendo vini come Cabernet e Chardonnay, ma è grazie alla sua volontà di diffondere la conoscenza di varietà autoctone, come il Nero d’Avola, che la viticultura siciliana è stata riconosciuta nel mondo.

LA CARRIERA DI LUCIO TASCA D’ALMERITA

Ideatore e fondatore di Assovini Sicilia, il conte Tasca d’Almerita nel 1998 firma l’atto costitutivo dell’associazione, insieme a Diego Planeta e Giacomo Rallo. L’obiettivo è quello di riunire i produttori, grandi e piccoli, attraverso la condivisione degli stessi valori, e al tempo stesso far crescere tra le istituzioni la consapevolezza dell’importanza del mondo del vino.

Appresa la notizia della morte di Lucio Tasca d’Almerita, Assovini Sicilia, Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia e Fondazione SOStain Sicilia si uniscono nel ricordo di uno die padri del vino siciliano.

ADDIO A UN PROTAGONISTA DELLA VITICOLTURA SICILIANA

Assovini Sicilia è nata grazie alla visione di tre grandi uomini – rileva Laurent Bernard De La Gatinais, presidente di Assovini Sicilia – Lucio ne è stato l’ideatore. Se tutti noi, imprenditori e manager delle aziende siciliane, rappresentiamo con forza e prestigio la Sicilia vitivinicola nel mondo intero è perché abbiamo raccolto l’eredità e gli insegnamenti di grandi uomini e maestri come Lucio».

«Se ne va uno dei grandi protagonisti della viticoltura siciliana – commenta Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia – Lucio Tasca d’Almerita é stato senza dubbio tra i primi a credere nelle potenzialità dell’isola. Visionario, precursore, innovatore, ha dedicato tutto il suo impegno allo sviluppo della Sicilia del vino, anche attraverso il suo prezioso supporto alla nascita del Consorzio di tutela vini DOC Sicilia».

«Con la morte di Lucio Tasca se ne va un signore del vino, che a mio avviso – sottolinea Alessio Planeta, componente del consiglio direttivo della Fondazione SOStain – insieme a Giacomo Rallo e a nostro zio Diego, ciascuno con la sua visione e il suo stile personale, ha dato un impulso e una spinta decisivi al decollo del vino siciliano. Oggi siamo ciò che siamo anche grazie a Lucio Tasca, alla bella intesa che ha sempre avuto con i suoi due amici di sempre».

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Filippo Mazzetti, addio al decano dei distillatori piemontesi d’Altavilla

È scomparso Filippo Mazzetti, decano dei distillatori piemontesi. A darne notizia è la famiglia, titolare dell’Antica distilleria Altavilla di Laura Raimondo Mazzetti di Altavilla Monferrato (AL). Già fissata la data dell’ultimo saluto, fissato per domani, alle ore 10, nella chiesa del paese.

«Fili, è stato il tuo ultimo alambicco distillato due anni fa. Eri il decano dei distillatori piemontesi e hai contribuito a traghettare il grappino da prodotto di massa a distillato emozionale. Io e Ale continueremo nel solco da te tracciato». Questo il commento, anzi la promessa, affidata ai social da Fabrizio Mazzetti, dal 1992 nel cuore dell’organico della nota distilleria piemontese.

SEI GENERAZIONI IN DISTILLERIA

Avviata nel 1846 dall’avo Filippo Mazzetti, l’attività si è tramandata di padre in figlio sino ad oggi, attraverso 6 generazioni. Ogni anno all’Antica Distilleria di Altavilla confluiscono le migliori vinacce del Monferrato, che danno origine a grappe monovitigno.

Ottenute da vinacce fresche e distillate con alambicchi a vapore, le grappe vengono custodite per diversi anni in botti di rovere e in barrique di ciliegio, castagno, mandorlo e rovere francese. Non prima di un attento e scrupoloso scarto di teste e code.

L’obiettivo della distilleria fondata da Fabrizio Mazzetti è sempre stato la ricerca della «completa armonia di gusto e aroma, mantenendo intatte le note floreali e fruttate». Il risultato di un processo produttivo tramandato con passione e sapienza sino a Filippo Mazzetti, che guidava l’azienda insieme alla moglie Laura e ai figli Fabrizio e Alessandro.

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Addio ad Andrea Franchetti, titolare di Tenuta di Trinoro, Sancaba e Passopisciaro

«Mi piace fare vino. È un opera d’arte che cambia ogni anno». Resterà una delle frasi più celebri di Andrea Franchetti, titolare in Toscana di Tenuta di Trinoro e Sancaba, nonché della cantina Passopisciaro, sull’Etna, scomparso poche ore fa a Roma, per via di una malattia.

Situata al principio della Val d’Orcia, Tenuta di Trinoro è nota per i suoi ricchi e complessi vini rossi da invecchiamento a base di Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. I 200 ettari dell’azienda si trovano in una zona priva di tradizione vitivinicola, vicino a Sarteano, dove la Toscana si fonde con l’Umbria e il Lazio.

Andrea Franchetti ha acquistato la proprietà negli anni Ottanta e ha cominciato a impiantare qui i primi vigneti nei primi anni Novanta. Dieci anni dopo, nel 2000, l’imprenditore ha deciso di restaurare un antico baglio con cantina sulle pendici dell’Etna, in Sicilia.

La cantina si trova a circa mille metri di altezza sopra al piccolo paese di Passopisciaro nel comune di Castiglione di Sicilia, sul versante nord del vulcano. Il suo primo merito è stato di recuperare i vigneti terrazzati abbandonati da tempo e piantarne di nuovi.

CON FRANCHETTO LA NUOVA ERA DEI VINI DELL’ETNA

L’avvento di Andrea Franchetti sull’Etna segna un punto di svolta nello slancio dei vini del vulcano siciliano, oggi conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Non si tratta comunque dell’ultimo investimento.

Nel 2011 Carlo Franchetti acquista dei terreni nel Comune di San Casciano dei Bagni, dove trova un vigneto di Pinot nero piantato dal precedente proprietario. La prima vinificazione nel 2012, interamente casalinga, rivela subito un vino di grande carattere e potenzialità.

L’anno successivo Andrea Franchetti inizia a supervisionare la produzione, spostandola proprio a Tenuta di Trinoro, sotto il cappello della nuova avventura commerciale denominata Vini Franchetti Srl.

Numerosi nelle ultime ore i ricordi commossi dell’imprenditore scomparso a Roma. Tra i più commossi Alberto Aiello Graci, collega di Franchetto sull’Etna. «Oggi piango per la morte di un grande uomo, di un amico», scrive.

«Per me era e resterà sempre un mito – continua Graci – cultore di una bellezza alta, senza fronzoli. Generoso. Uomo magnetico, poetico, passionale. Sono stato fortunato ad averlo conosciuto, l’Etna del vino senza di lui non sarà più la stessa».

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Addio barrique? Ecco Clayver, gres porcellanato per vinificazione e affinamento del vino

È entrato in funzione in questi giorni nella sede di Vado Ligure, in provincia di Savona, il nuovo impianto per la produzione di Clayver, l’innovativo contenitore di forma sferica in gres porcellanato per la vinificazione e l’affinamento del vino. Le dimensioni del forno per la cottura della ceramica e organizzazione del processo produttivo permetteranno una produzione quattro volte superiore a quella attuale. Giunto sul mercato nel 2014 dopo una lunga fase di studio e sperimentazione, Clayver si sta diffondendo rapidamente tra le aziende vitivinicole. Ad oggi viene utilizzato da 105 produttori, tra Italia ed estero. Nei primi mesi del 2016 gli ordinativi hanno segnato un +50% rispetto all’anno precedente, rendendo necessaria una nuova rete distributiva in grado di rispondere alle numerose richieste arrivate da Stati Uniti, Canada, Australia e Sud Africa. Il fattore chiave del successo di Clayver è da ricercare nel materiale con cui è costruito, un particolare gres lavorato secondo un procedimento ideato e messo a punto dall’azienda savonese. Il materiale che ne deriva risulta essere molto più performante della terracotta, resistente agli urti e impermeabile, senza i problemi di assorbimento e di perdita di prodotto tipici dell’argilla. Un materiale dotato di una microporosità che permette uno scambio gassoso con l’esterno, molto più ridotto rispetto al legno, ma che consente comunque un’evoluzione nel vino, con il vantaggio di non avere nessuna cessione di sostanze aromatiche. “Clayver è stata una scommessa che da amanti del vino abbiamo voluto lanciare – spiega Luca Risso (nella foto sotto), responsabile ricerca e sviluppo di Clayver – e che sentiamo già di aver vinto solo per il fatto che chi ha comprato i nostri contenitori ora ce ne chiede altri. All’assaggio i vini vinificati in Clayver rispetto a quelli che hanno fatto passaggio in barrique, per esempio, si distinguono perché i profumi e i sapori emergono in modo più netto, liberi dagli aromi tipici del legno. Il vino sembra tirar fuori una diversa personalità. Per noi non poteva esserci miglior risposta, ora ci stiamo strutturando per far fronte a una crescente richiesta da parte del mercato”.

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