Nel calice vincono le tradizionali bollicine (Prosecco e spumanti continuano la loro crescita ininterrotta). Per la birra è un vero boom (7 milioni di ettolitri nei primi 6 mesi del 2019). E spunta la nuova moda delle acque aromatizzate (negli ultimi 12 mesi le vendite a valore registrano un +164,7%) a fronte di un calo delle bibite gassate. Un altro segno inequivocabile della tendenza salutista in corso.
È quanto emerso oggi a Milano, sul fronte del beverage, in occasione della presentazione del Rapporto Coop 2019, che fotografa l’Italia dei consumi. Più in generale, negli acquisti al supermercato vince l’instant food (+9,3% in un anno) e tra le nuove tendenze approdate giocoforza anche nella grande distribuzione si ritaglia uno spazio preponderante l’offerta di sushi.
Il 42% degli italiani è un assiduo acquirente. Non è un caso quindi che, mentre si riduce per la prima volta la spesa per smartphone (-1,6% da gennaio a luglio 2019), esploda il fenomeno delle instant pot, le pentole elettriche (+72,8% le vendite nei primi 7 mesi dell’anno), che promettono successi culinari istantanei.
In questa rivoluzione gastronomica perdiamo di vista anche il concetto di “portata”. Al primo e secondo piatto della tradizione privilegiamo gli snack (dolci o salati, poco importa, crescono entrambi a doppia cifra), ma anche frutta e verdura meglio se già confezionate, le barrette sostitutive dei pasti e tutto ciò che può rappresentare un piatto pronto.
Il carrello degli italiani si riempia di fibre e proteine (nel 2018 su Google alla parola proteina sono associate 64 milioni di ricerche) a scapito di grassi e carboidrati. Il 2019 segna dunque, dopo anni di riduzione dei consumi il grande ritorno della carne (+3,5% le vendite nel 2019), soprattutto italiana.
L’italianità è infatti l’altro tema chiave se si fotografano le ultime tendenze in fatto di cibo e arriva a contare di più persino rispetto al sapore e al prezzo. Il 78% dei consumatori è rassicurato dall’origine 100% italiana e questi prodotti crescono del +4,8% in un anno (2018 su 2017). Sicurezza è la parola vincente anche a tavola.
Interessanti, ancora più in generale, le conseguenze dei cambiamenti climatici che, entro il 2100, finiranno per favorire i Paesi del Nord Europa, a discapito di quelli del Sud. L’Italia si presenta “vulnerabile” agli effetti del climate change, al quinto posto in questa speciale classifica, dopo Albania, Macedonia, Romania e Bosnia.
Clamoroso, sempre in questo campo che coinvolge direttamente centinaia di migliaia di agricoltori, il dato sull’utilizzo dei fondi europei relativi ai danni del meteo. L’Italia è il primo Paese per fondi ricevuti (19 miliardi) ma l’ultimo per utilizzo (5,3 miliardi).
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