Categorie
Approfondimenti

A Cantina Tramin la Notte degli Aromi

Sabato 12 agosto, dalle 18 alle 24, Cantina Tramin propone la “Notte degli Aromi”: una grande festa dei sapori sotto il cielo di Termeno, in provincia di Bolzano.

La Casa del Gewürztraminer aprirà le proprie porte per offrire una proposta di specialità gastronomiche e una selezione di vini abbinati ad ogni piatto con un ristorante all’aperto che proporrà un menu speciale preparato con prodotti di mare e di montagna.

A ciascun piatto sarà abbinato un vino di Cantina Tramin: Moriz Pinot Bianco 2016 con insalata di pesce di mare con funghi, mela e chips di polenta; Blauburgunder Pinot Nero 2016 con tartare di vitello, mela Kanzi e pane integrale; Selida Gewürztraminer 2016 con gnocchetti di patate con gamberi, verdura e salsa piccante; Schiava Freisinger 2016 con ravioli di farro ripieni all’anatra su funghi misti; Pepi Sauvignon 2016 con salmone Alaska su crema di piselli, olio alla menta e patate croccanti; Cuvée Cabernet-Merlot Rungg 2015 con medaglione di cervo con nocciole, crema di sedano e frutti di bosco e per finire Roen Gewürztraminer vendemmia tardiva 2015 con Strudel di mela, mousse alla panna agra, cioccolato e uva secca al rum.

Ad accompagnare la serata musica Jazz/Soul con Jenni Williams & The Experince, dal tramonto a mezzanotte. Il costo di partecipazione è di 9,50 euro a piatto, compreso l’abbinamento con il vino degustato; 6 euro senza vino. Sarà inoltre possibile degustare tutti i vini della cantina al costo del singolo calice.

Categorie
Food Lifestyle & Travel

RICETTA Frittelle con fiori di zucchina

Iniziamo con una ricetta semplicissima. Stamattina ho raccolto dal mio orticello tanti fiori di zucchina ed ho pensato di preparare delle frittelle (tanto care alla mia prole!).

Ho usato poco più di una dozzina di fiori puliti, lavati e messi a scolare a testa in giù. Ho preparato la pastella con 400 gr di farina, 25 cl di acqua, un pizzico di sale, un uovo, 50 gr di grana e 50 gr di pecorino romano, un pizzichino di pepe nero e un cucchiaino di lievito di birra disidratato.

Dopodiché ho aggiunto i fiori tagliuzzati, lasciando lievitare per un’ oretta circa. Consiglio di scegliere una padella bella alta e di utlizzare olio di arachidi per la frittura.

Una volta caldo l’ olio, aiutandomi con due cucchiai, ho versato la pastella, rigirando di tanto in tanto le frittelle. Quelle pronte le ho adagiate su un foglio di carta per fritti e poi… Buon appetito!

Abbinamento vino consigliato: Valdobbiadene Superiore Docg Prosecco Giustino B, Ruggeri (Iper La grande i)

Categorie
news ed eventi

Gerry Scotti vignaiolo: nuova sfida all’Antitrust a Caduta Libera (video)

Più che alla verdura, alla frutta. A meno di due mesi dall’esposto dell’Associazione nazionale Consumatori all’Antitrust per la “pubblicità occulta di prodotti commerciali sui social network” da parte di alcuni vip – tra cui Belen, Fedez, Anna Tatangelo, Melissa Satta – Gerry Scotti sembra voler sfidare in tv l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Nel mirino l’ultima puntata di Caduta Libera, il quiz di Canale 5 condotto dal popolare presentatore Mediaset di Miradolo Terme (Pv). Come successo in un altro caso denunciato da vinialsuper, Scotti ha utilizzato una domanda a tema enologico per fare riferimento alla sua linea di vini, in commercio in alcuni supermercati dallo scorso mese di aprile.

IL CASO
“Verdura a cui può essere difficile trovare il giusto vino da abbinare”. Otto lettere. La concorrente ci mette poco a rispondere: “Carciofo”. Gerry ancora meno a cogliere l’ennesima palla al balzo: “Io l’ho trovato il vino ideale per il carciofo. E’ un bel rosato che si fa in provincia di Pavia”.

ll pubblico rumoreggia. Qualcuno si lascia scappare una sonora risata, svelando di aver ben capito il riferimento. A questo punto lo Zio Gerry alza le mani: “No – si affretta a precisare – non sto pubblicizzando nulla. Ho detto che è un bel rosato”. Per poi rincarare la dose, inequivocabilmente: “Ha un nome di una vigna. E non posso aggiungere altro”.

LA BEFFA
Duplice la beffa dello scatenato conduttore pavese. Il riferimento non sarebbe solo al suo rosato da Pinot Nero “Pumgranin”, ma anche all’utilizzo in etichetta della parola “vigna”, contestato da Michele Antonio Fino, professore associato di Fondamenti del Diritto Europeo dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in un’intervista esclusiva rilasciata a vinialsuper, lo scorso 6 aprile.

“La pubblicità occulta – dichiara Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, a proposito dei casi di Fedez, Belen, Tatangelo e Satta – ha il potere di influenzare inconsapevolmente i consumatori nella scelta di un prodotto o nel giudizio su un brand. A maggior ragione è efficace se fatta da personaggi famosi, i cosiddetti influencer“.

Categorie
Vini al supermercato

Vermentino di Sardegna Doc 2016 Aragosta, Cantina Santa Maria La Palma

(2 / 5) Non ce ne vogliano il Decanter, l’International Wine Challenge, il Gambero Rosso e l’associazione italiana sommelier (Ais), che tra il 2003 e il 2014 hanno premiato il Vermentino di Sardegna Doc Aragosta della Cantina Santa Maria La Palma con medaglie, “bicchieri” e “grappoli”.

Il vino simbolo della cantina di Alghero, pur presentandosi sugli scaffali di gran parte dei supermercati italiani a prezzi più che allettanti, non andrebbe certo segnalato nel “gotha” dei grandi vini della Sardegna. Un vino bianco che non risponde certo alle esigenze di chi cerca qualcosa più del prezzo, acquistando vino al supermercato.

LA DEGUSTAZIONE
La vendemmia sotto la lente di vinialsuper è la 2016, l’ultima in commercio. Il Vermentino di Sardegna Doc Aragosta di Cantina Santa Maria La Palma si presenta nel calice di colore giallo paglierino, con riflessi verdolini. Al naso, l’aromaticità tipica del vitigno è solo apparente. Analizzando con attenzione l’olfatto, paiono evidenti i sentori “rinoplastici” di mela golden, pesca, frutti esotici (ananas, mango) e fiori di glicine.

Al palato il corpo è leggero. La percezione “amarognola” tipica della chiusura di gran parte dei Vermentini di Sardegna sovrasta, fin dall’ingresso in bocca, le attese note fruttate. Una nota tanto evidente da coprire anche la mineralità, altro tratto distintivo del vitigno sardo. Un peccato. La persistenza è tutta giocata, monocorde, sul contrasto tra la suddetta nota amarognola, la frutta e la soluzione salina. Facile la beva, per chi non ha pretese di gusto tipico e d’abbinamento. Unica raccomandazione una temperatura di servizio non superiore ai 12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Il nome “Aragosta”, scelto dalla Cantina Santa Maria La Palma per il suo Vermentino “base”, si deve all’abbinamento per antonomasia di questo vino bianco ad Alghero: quello con l’aragosta alla catalana. Ricetta e vino “popolare”: un binomio che funziona, proprio per il prezzo allettante di questo nettare, colonna portante del fatturato di una cantina che vinifica 700 ettari complessivi di terreni dei circa 600 soci della cooperativa. La mancanza di notizie sulla tecnica di vinificazione di Aragosta, suggerisce una lavorazione tradizionale degli acini di Vermentino, raccolti senza una particolare selezione nei vigneti algheresi della nota cantina sarda.

Prezzo: 4,50 euro
Acquistato presso: Auchan / Carrefour / Coop / Esselunga

Categorie
vini#1

Curtefranca Doc Bianco 2010 Uccellanda, Bellavista

Ci avviciniamo oggi a uno dei must della Doc bresciana Curtefranca, prodotto da una grande cantina che del suo vino bianco fermo ha fatto una bandiera, assieme alle bollicine. Parliamo del Curtefranca Doc Bianco Uccellanda di Bellavista. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento è la 2010.

Un vino che si presenta giallo oro, limpidissimo, scorrevole. Archi strettissimi che scendono sulla parete del calice, opponendo un minimo di resistenza.

Al naso tanta complessità: frutti esotici predominanti, con litchi più evidenti di banana e ananas. Poi l’Uccellanda 2010 di Bellavista vira su note di mandorla e miele, che ne denotano la perfetta evoluzione in bottiglia.

Estremamente elegante la bevuta. Sapidità e morbidezza ben si sposano. Un 2010 vigoroso, fragrante, ma soprattutto ancora giovanissimo, che fa presagire una potenzialità ulteriore di invecchiamento.

La componente alcolica è molto percettibile e regala alla beva del vino calore e pienezza. Al palato anche leggere note di agrumi, che precedono una chiusura lunga, su sentori di frutta secca, mandorle e nocciole. In cucina, l’abbinamento è con primi e secondi piatti (anche piuttosto elaborati) a base di carne bianca, pesce e crostacei.

LA VINIFICAZIONE
Il Curtefranca Doc Bianco Uccellanda Bellavista è prodotto in purezza da uve Chardonnay provenienti dal vigneto Uccellanda, situato nella frazione Nigoline del Comune di Corte Franca, a una quota altimetrica media di 300 metri sul livello del mare. I filari sono disposti parallelamente alle curve di livello, in numero variabile a seconda della profondità delle terrazze. L’esposizione del vigneto è totalmente a Sud-Est.

La raccolta avviene a perfetta maturazione dopo un’attentissima selezione in pianta. Dopo la pigiatura, il mosto è sottoposto a una leggera macerazione con le bucce. La fermentazione avviene in pièces da 228 litri. L’Uccellanda termina la sua evoluzione in contenitori in acciaio inox, dove riceve il freddo dell’inverno. Nella seconda primavera dalla vendemmia, il vino viene imbottigliato. Prima della commercializzazione l’Uccellanda affina per almeno altri 6 mesi in bottiglia.

Categorie
Vini al supermercato

Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014, Sartori

(4 / 5) E’ uno dei prodotti di punta della casa vinicola Sartori, nel mondo della Grande distribuzione organizzata. Il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo, spesso soggetto a promozioni nelle varie catene di supermercati, è un ottimo prodotto di avvicinamento ai grandi vini della Valpolicella, area nota soprattutto per la produzione dell’Amarone.

Di fatto, il Ripasso è un “cugino” del grande vino del Veneto, portabandiera del Made in Italy nel mondo. Il nome “Ripasso” è dovuto alla particolare tecnica di produzione, che prevede un periodo di macerazione del vino a contatto con le vinacce fermentate di uve atte alla produzione di Amarone (o di Recioto).

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014 Sartori si presenta di un rosso rubino tendente al granato, impenetrabile. Al naso richiami inconfondibili e tipici di frutti di bosco, tra cui dominano quelli a bacca rossa (ribes e lamponi), senza tuttavia coprire i sentori di mora. Anche i terziari sono evidenti all’olfatto: a tre anni dalla vendemmia, ricordano soprattutto il tabacco, ma anche lo stecco di liquirizia. Con l’ossigenazione, il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo Sartori guadagna un pregevole spunto di rosmarino.

L’ingresso al palato è caldo, corrispondente all’olfatto nei richiami ai frutti rossi di bosco. Bocca che poi vira sulla sapidità, che assieme a una equilibrata acidità contribuisce a regalare una beva seriosa ma tutto sommato facile, su piatti di media elaborazione a base di carne e selvaggina. Più che sufficiente la persistenza nel retro olfattivo, dove si assiste al ritorno piuttosto prepotente dei frutti di bosco, questa volta in veste più simile alla confettura.

LA VINIFICAZIONE
Il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014 Sartori è prodotto con uve Corvina (55%), Corvinone (25%), Rondinella (15%) e Croatina (5%), allevate nella zona collinare attorno alla città di Verona. Le radici affondano in terreni di tipo argilloso-calcareo.

In seguito alla selezione delle uve nel vigneto, viene eseguita una delicata pigia-diraspatura e fermentazione a temperatura controllata, per 8-10 giorni. La fase che caratterizza il prodotto, come anticipato, è quella del successivo “ripasso” del vino sulle vinacce dell’Amarone. Un’operazione condotta nel mese di febbraio.

Una seconda fermentazione che favorisce sia l’estrazione dei tannini, sia la longevità, sia l’estrazione degli aromi tipici dell’Amarone. Dopo la fermentazione malolattica inizia l’affinamento di circa 12-18 mesi, che prevede anche un passaggio in botti di medie e grandi dimensioni. Dopo l’imbottigliamento il vino riposa per almeno 6 mesi in bottiglia.

Prezzo: 7,49
Acquistato presso: Esselunga

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Signorvino e Domori: i segreti dell’abbinamento cioccolato vino

Chiedigli con cosa l’abbina. C’è un momento preciso in cui il “goloso” si trasforma in gourmand: quando nella testa gli balena il pensiero d’abbinare a quella tavoletta di cioccolato un buon vino. Questione di gusto. Ma anche di sensibilità. E di tecnica.

Occasione imperdibile per tutti i buongustai la degustazione organizzata mercoledì 10 aprile presso Il Centro di Arese (MI) da Signorvino e Domori. Cinque varietà del miglior produttore di cioccolato al mondo, abbinate a tre primizie dell’enologia italiana.

Apurimac (dark chocolate 70%), Sur del Lago (fine cacao 70%), Morogoro (fine cacao 70%) e Criollo (80 e 90%), a fare da contraltare al Barolo Chinato di G.D. Vajra, al Marsala Superiore Riserva 10 anni “Oro” di Marco De Bartoli e al Brandy italiano di Villa Zarri. Che si cercasse concordanza o contrapposizione, poco importa. Il risultato della degustazione condotta per Domori da Giulia Agnolin (marketing) e Beatrice Gaboardi (store manager Arese) e per Signorvino dal wine specialist Matteo Sala e dallo store manager Alessandro Mazzoleni, è stata pura emozione.

LA DEGUSTAZIONE
Si parte con Sur del Lago, cacao 70% proveniente dalla patria del cioccolato Domori, il Venezuela. Un fondente con richiami di mandorla, caffè e un sottofondo nemmeno troppo soffuso di tabacco. Con il Barolo Chinato di G.D. Vajra l’abbinamento funziona, eccome. Tutto si gioca sulle morbidezze. Con il chinato che prova a fare il furbo, sfoderando nel retro olfattivo una spezia piccante che non intacca la piacevolezza dell’abbinamento.

Tocca poi ad Apurimac, dark chocolate 70% originario del Perù. Un cacao Trinitario dall’acidità più spiccata rispetto a quella di Sur del Lago. I richiami di note floreali fresche, spuma di latte e toffee sono una sorpresa. L’abbinamento con il Barolo Chinato Vajra è solo apparentemente in contrasto: la grande freschezza che contraddistingue tutta la produzione della cantina di Via della Viole fa il pari con l’acidità del cioccolato, rinvigorendone con le erbe addizionate al nobile vino Docg piemontese la struttura fresca. Chapeau.


Tocca ora a Morogoro, altro 70% cacao fine proveniente però dalla Tanzania. L’abbinamento con il Marsala Superiore Riserva 10 anni “Oro” di Marco De Bartoli esalta la tostatura del cioccolato e i suoi richiami al legno. Una persistenza aromatica intensa infinita, frutto dell’incontro tra la nocciola tostata che contraddistingue Morogoro Domori e il contributo dei 10 anni di affinamento in fusti di rovere e castagno del Marsala De Bartoli.

Il secondo cioccolato abbinato all’affascinante semi-secco siciliano è il Criollo 80% (Venezuela). La percezione zuccherina è inferiore rispetto a Morogoro. Più evidente la pastosità al palato. Un test più arduo, dunque, per il Marsala. L’abbinamento, in questo caso, si gioca tutto sul filo dell’alcolicità. Il poderoso ma elegante Criollo riesce così a svelare la vena “secca” della base Grillo del Marsala De Bartoli. E’ un trionfo per le papille gustative.


Si passa dunque al Brandy italiano di Villa Zarri, ottenuto dalla casa emiliana su una base di uve Trebbiano. Giulia Agnolin pesca dal mazzo un Criollo 90%, che trae inganno per il colore chiaro, che ricorda tutto tranne un fondente “così fondente”. Un cacao delicato e prezioso, che lascia la bocca pulita. Rotondo. Il Brandy sfoderato dal wine specialist Matteo Sala gioca sullo spunto tannico del cioccolato, che non manca. E, al contempo, ne esalta l’aromaticità.

Tutto bellissimo. Eppure mai quanto la chicca finale. Domori, infatti, ha nel suo paniere anche le fave di cioccolato. Un abbinamento emozionale quello con il Brandy italiano Villa Zarri, che gioca tutto sulla vena vegetale della fava e del Trebbiano. Un modo perfetto per concludere una degustazione da favola.

Categorie
Vini al supermercato

Metodo Classico Trentodoc Brut Allini, Lidl

(2,5 / 5) Torniamo a parlare della cantina Lidl, questa volta addentrandoci nel mondo degli spumanti con il Metodo Classico Trentodoc Allini. Di limpidezza cristallina, si presenta di un giallo intenso con riflessi dorati. La grana del perlage è mediamente fine e persistente: le “catenelle” di bollicine scorrono in maniera piuttosto ordinata dal basso verso l’alto.

Al naso, il Trentodoc Allini è intenso e tutto sommato schietto: le note preponderanti richiamano il lievito e la classica crosta di pane. Non mancano sentori di agrumi e un accenno di mineralità. Una qualità, quella olfattiva, che definiremmo mediamente fine, per una complessità sottile.

Le premesse di uno spumante “nella media”, aderente alla fascia prezzo in cui è stato collocato dagli attenti selezionatori Lidl, vengono confermate anche al palato. In bocca, di fatto, il Trentodoc Allini – Brut ottenuto da sole uve Chardonnay – conferma le note fruttate, prima di una mineralità piacevole e una chiusura ammandorlata. Il corpo è di buona struttura, l’alcolicità calda. Buona anche l’acidità, capace di rinfrescare il sorso. A disturbare la beva è piuttosto l’anidride carbonica: troppo aggressiva, al punto da disturbare l’intero pasto.

Al secondo calice, la sensazione sarà quella d’aver bevuto mezza bottiglia d’acqua gassata. Un difetto che, forse, andrà ad attenuarsi nel tempo, col permanere di questo Trentodoc in bottiglia. Uno spumante questo Allini, al netto della sensazione appena descritta, da stappare in occasione di un aperitivo. O da abbinare a tutto pasto a piatti non troppo strutturati della cucina italiana e internazionale, ad eccezione – ovviamente – del dolce.

Prezzo: 6,99 euro
Acquistato presso: Lidl

Categorie
vini#1

Trentodoc Pas Dosé 2008 Alperegis, Rotari

E’ una delle eccellenti “bollicine” del parco vitivinicolo italiano, sempre più garanzia di qualità tra i vari produttori. Parliamo del Trento Doc 2008 Alperegis di Rotari. All’esame visivo il vino, di coloro giallo oro carico, presenta un perlage costituito da filamenti ben distinti e ordinati, persistenti, e una spuma spessa e compatta. Al naso ecco il tipico sentore di crosta di pane, di buona eleganza, impreziosito da note mielose e mandorlate, nonché da frutti maturi che virano sull’esotico.

Uno spumante, questo Trento Doc di Rotari, che riserva un forte impatto gessoso in entrata della beva. Nonostante gli anni trascorsi conserva una buona freschezza, conferita da note di agrumi e boisé che si mescolano a una percezione aromatica che ricorda il caramello. Al palato anche note di frutta sciroppata, prima di una chiusura pulita e asciutta. Una beva infinita, dalla quale è difficile staccarsi. Perfetto come aperitivo “gourmet”, si abbina alla perfezione ai crudi di pesce.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Chardonnay vengono raccolte nella piana Rotaliana a un stadio di maturazione più avanzato rispetto a quelle destinate alla produzione di altri spumanti. Ciò consente di ottenere dei vini base con acidità più controllata, ma ancora fragranti in termini di freschezza aromatica. La fermentazione malolattica totale del vino base riduce ulteriormente l’acidità a vantaggio della morbidezza e della pienezza gustativa. Il Trento Doc 2008 Alperegis Rotai è stato affinato 60 mesi sui lieviti. Scelta importante nella produzione di questo spumante è quella del lievito, privilegiando alcuni ceppi che apportano rotondità al gusto grazie alla cessione di mannoproteine.

Categorie
Vini al supermercato

Trento Doc Brut Le Premier 2013, Cesarini Sforza

(5 / 5) Ecco un’etichetta di spumante che, secondo la classifica di vinialsuper del 2016, risulta tra le migliori in vendita al supermercato. Parliamo del Metodo Classico Trento Doc Brut Le Premier 2013 Cesarini Sforza, una delle migliori “bollicine” nel rapporto qualità-prezzo reperibili in Gdo.

Nel calice lo spumante si presenta vivo e brillante, di un color giallo paglierino con riflessi verdognoli. Spuma compatta e “catenelle” che evidenziano un perlage molto fine, ben ordinato nella salita. Il naso è elegante: sentori che risaltano la freschezza tipica della mela verde, in un bouquet di fiori bianchi. A un’analisi più attenta, ecco anche una leggera nota di miele. Al palato è immediatamente percepibile una buona sapidità. La freschezza data dall’acidità ben si sposa con la briosità del perlage.

Le sensazioni iniziali di frutta fresca ben si accostano a un finale mandorlato. Superlativo come spumante a tutto pasto, non disdegna l’accostamento a piatti a base di pesce, fritto o grigliato, o a primi piatti con sughi di pesce in bianco. Per i più curiosi, un invito: dimenticate una bottiglia di questo Brut Cesarini Sforza in cantina e assaporatene l’evoluzione tra qualche anno. Saprà stupirvi.

LA VINIFICAZIONE
Le Premier nasce dalle uve Chardonnay coltivate nei vigneti vocati del Trentino, in quell’area geograficamente delimitata che definisce la Denominazione di origine controllata Trento. Esposizione ed altimetria (Sud, Sud-est; 450 – 700 sul livello del mare) sono più che favorevoli all’uvaggio. La composizione è franco argillosa, con terreni profondi, ricchi di scheletro (pietre) sciolti fluvio-glaciali da disfacimento di rocce porfiriche, poco strutturati, sabbiosi.

La forma di allevamento delle uve Chardonnay è la Guyot, a pergola semplice trentina, con una densità di impianto di 4 mila ceppi per ettaro. La raccolta avviene in maniera manuale nella prima decade di settembre. Segue una pressatura soffice delle uve intere, una decantazione statica dei mosti e una fermentazione a temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox. L’affinamento perdura per 6 mesi circa.

L’azienda Cesarini Sforza nasce nel 1974 grazie alla volontà di alcuni Imprenditori del settore vitivinicolo trentino tra cui spiccano il Conte Lamberto Cesarini Sforza, che diede il nome all’azienda, e Giuseppe Andreaus personaggio di rilievo nella produzione di spumante metodo classico. La Cesarini Sforza dedica il suo marchio, l’Aquila, a due delle più nobili e celebri famiglie d’Italia, i Cesarini e gli Sforza, che nel corso dei secoli si sono unificate in una sola casata, nel cui stemma campeggia incontrastato il rapace.

Prezzo: 11,39 euro
Acquistato presso: Esselunga

Categorie
vini#1

La Grola Veronese Igt 2001, Allegrini: quando il tempo si ferma in una bottiglia

Il vino è un mondo estremamente vario. Si passa da etichette giovani, che esprimono freschezza e vivacità, a prodotti più “datati”, che regalano morbidezza e calore. Quando troviamo però bottiglie che dovevano essere bevute giovani, riscoperte dopo anni e date ormai per “spacciate”, che una volta aperte e decantate si mostrano eccellenti e complesse… Beh, il nostro amore per il mondo del vino si rinnova e rinvigorisce. E’ il caso de La Grola Veronese Igt 2001 della nota casa vinicola veneta Allegrini.

LA DEGUSTAZIONE
Il vino, di color rosso granata con qualche riflesso mattone, presenta una leggera torbidezza, ma data l’età ormai avanzata gli concediamo questo piccolo difetto. Conserva comunque una buona scorrevolezza e una buona concentrazione di glicerolo.

Il naso si presenta ancora pulito e senza odori strani. Qualche componente volatile fastidiosa è sparita dopo 2 ore di passaggio in decanter. Sentori delicati di vaniglia si mescolano a note balsamiche e frutti rossi, nel complesso empireumatico, un vino non semplice, con mille sfaccettature che si mescolano, dal cuoio al pepe nero.

Al gusto si presenta ancora vivo. E dopo ben 15 anni, un vino da bere nei primi 3-4 anni dalla vendemmia che si presenta in questa “forma”, fa capire che l’azienda ha ben lavorato. Troviamo un corpo non troppo spinto, che conserva una bevuta delicata e scorrevole. Compaiono ribes e mela, con note balsamiche addomesticate da una certa sapidità. Il che conferma la freschezza di questo vino. Turando le somme: un’esperienza gustativa complessa da giudicare e raccontare, proprio per la rarità dell’occasione. Ma è questa la benzina che alimenta la nostra ricerca.

LA VINIFICAZIONE
Il Podere “La Grola” rappresenta, secondo l’antica leggenda che vuole l’uva Corvina nata proprio su questa stupenda collina, il luogo eletto “a fare vino” e, da sempre, il vigneto simbolo della Valpolicella Classica. Siamo esattamente a Sant’Ambrogio di Valpolicella, Verona. E questo prodotto di Allegrini è ottenuto appunto da Corvina e Corvinone (80%), Oseleta 10% e Syrah 10%. Il terreno è prevalentemente argilloso e calcareo, ricco di scheletro e povero di sostanza organica. La raccolta manuale delle uve viene effettuata nella seconda metà di settembre.

Segue una pigiatura soffice con diraspatura delle uve. La fermentazione avviene in acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri periodici. La Grola viene dunque sottoposto a fermentazione malolattica, naturalmente svolta nel mese di ottobre in barrique. La maturazione si compie in barrique di rovere francese di secondo passaggio per 16 mesi, con ulteriore affinamento in bottiglia per 10 mesi, prima della commercializzazione.

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Le Grenier, Saint Vincent: molto più di un ristorante Michelin

E’ un po’ come pensare di gestire una cristalleria in mezzo alla savana. O un orto, al centro del deserto. Ci vuole coraggio. E un pizzico di sana follia. Ingredienti che non mancano a Le Grenier, il ristorante di piazza Monte Zerbion 1 a Saint Vincent, borgo della provincia di Aosta noto per il Casino e per le terme. Una perla, nel mare di una ristorazione che – tutto attorno – pare stuzzicare la curiosità dei turisti (italiani o stranieri che siano) appiattendo la qualità, verso il basso.

Materie di prima scelta e creatività si fondono in piatti che sanno parlare, nello stesso boccone, tanto di tradizione quanto di avanguardia. E il merito è tutto della padrona di casa, Sara Berti. Una ristoratrice che è riuscita a coniugare, col medesimo equilibrio riscontrabile in ogni piatto, l’amore per la propria terra all’intelligente curiosità verso il mondo che la circonda. Già. Pranzare o cenare a Le Grenier è come affacciarsi a una terrazza sulla Valle D’Aosta. Ma con in mano un binocolo, capace di toccarne l’orizzonte.

Tradizione e avanguardia. Nei profumi, nei sapori, nei colori. Nel gusto. Un trionfo. Totale. La cui misura sta tutta nel paradosso di quel “Punto Snai” che gli hanno aperto accanto, ormai da qualche anno. La cristalleria e la savana. L’orto rigoglioso e il deserto. Magie della politica delle liberalizzazioni, che hanno aperto le porte al non-senso di un’Italia che sa farsi male da sola. Peggior nemica di se stessa. Un killer spietato. Delle proprie eccellenze.

Basta varcare la soglia per assaporare il gusto di questo antico granaio (“grenier“, per l’appunto), prima ancora di veder servito l’invitante entrée di cinque porzioni, pura arte culinaria in miniatura. Un camino colora e profuma l’aria nella sala principale, assieme alla luce calda e romantica dei candelabri. Macarons accostati a una crema di acciughe e cestini di pasta fillo con crema di zucca e bottarga preparano il palato al viaggio. I primi punti, di un’infinita schiera, segnati sul tabellone dello chef.

La scelta, nei gradini successivi, è resa ardua dalla presenza di piatti che sanno davvero incuriosire. Ognuno a suo modo. Anche perché presentati magistralmente, al tavolo, da Sara Berti. Una dovizia di particolari che trasuda amore. E racconta, al contempo, quanto sia meditato ogni pizzico d’ingrediente che compone l’intero menu. Che sia di terra o di mare, l’antipasto conferma le attese. Non sfugge neppure un dettaglio, tanto all’occhio quanto al palato.

IL MENU
“L’uovo nell’uovo”, con fonduta di Fontina (rigorosamente d’alpeggio) e, a piacere, del tartufo Bianco d’Alba, è un tripudio. Le lumache di Cherasco al Lard Pistà, battuta di Lardo, non è da meno e fa il paio con l’Astice profumato all’origano, impreziosito da “piccoli legumi e cappuccino di corallo”. Il tocco magico dello chef anche nei ravioli di patate con Toma fresca di capra, trota affumicata e asparagi: un piatto tanto delicato quanto esplosivo, per l’aromaticità che sa esprimere.

Tra i secondi, segnaliamo agnello e anatra. Per il primo il taglio corrisponde a un gustoso carré, impreziosito da hummus, datteri e zuccherini alla rosa, serviti a parte. La Purple  Duck, anatra Mulard spesso riscontrabile in arrosto, viene invece proposta – così come l’agnello – appena scottata, rosso sangue, per l’appunto. “Un tratto distintivo del nostro ristorante – spiega Sara Berti – è infatti quello di condurre al tavolo carni poco cotte”. Anche in questo caso, a parte, due creme: cipolla e cavolo rosso.

Per dessert, eccezionale i contrasti sensoriali dello zabaione all’assenzio con gelato. Il tutto – dall’antipasto ai secondi – corroborato da uno straordinario Cervaro della Sala 2009, blend di Chardonnay e Grechetto di casa Marchesi Antinori che si dimostra più che all’altezza di ogni portata.

Completa l’esperienza un delizioso liquore di Pino Mugo, “bevanda spiritosa” prodotta e imbottigliata da Vertosan nella vicina Châtillon (AO). Soluzione idroalcolica (35% vol), zucchero, infuso di pigne verdi e aromi naturali il segreto di questa “pozione magica”, capace di catapultare olfatto e palato in un bosco, con i suoi intensi e persistenti sentori aromatici e balsamici. Una “chicca”, fortemente voluta sulla carta de Le Grenier da Sara Berti.

LA RISTORAZIONE IN VAL D’AOSTA
“Abbiamo passato tempi bui – ammette sincera l’imprenditrice – ma alla fine ne siamo usciti a testa alta, perché la nostra filosofia, basata sulla qualità assoluta nella ricerca non solo della materia prima, ma anche del suo perfetto calibro ed equilibrio nel piatto, assieme agli altri ingredienti, ha finito per pagare, alla lunga. Oggi contiamo soprattutto sulla presenza di turisti stranieri, provenienti in gran parte dalla Svizzera. Si tratta di una clientela molto preparata, che vive il territorio dove soggiorna a 360 gradi”.

“Non è difficile creare in questo modo un’economia allargata -continua – che parte proprio dal ristorante, costituita da interazioni tra le varie realtà del territorio. Spesso, infatti, i turisti stranieri ci chiedono dove poter acquistare direttamente i prodotti degustati a Le Grenier. E da quel che ci risulta tornano a casa con le auto stracolme di prodotti tipici valdostani”. Quello di Sara Berti, insomma, è molto più di un ristorante Guida Michelin. E’ la casa di una filosofia. Imprenditoriale. E di vita.

Categorie
vini#1

Cervaro della Sala 2003 e tartufo: abbinamento di gusto!

Da una parte il Cervaro della Sala 2003, prodotto di punta di Castello della Sala, l’azienda vitivinicola umbra di proprietà dei Marchesi Antinori, viticoltori da 26 generazioni, con tenute in ogni angolo del globo, tra Italia, Ungheria, Sud America e Nuova Zelanda. Dall’altra un profumato e gustoso tartufo bianco d’Alba, a condire con il burro delle pappardelle all’uovo. Sarà un matrimonio felice? Prima di scoprirlo, occorre degustare il vino.

Nel calice si presenta giallo dorato di buonissima intensità e vivacità, che indica una perfetta conservazione. Il naso è dotato di ottima intensità, complessità e finezza, con un caleidoscopio di sensazioni che spaziano dalle note mature di mango, banana, clementina e susina bianca, di fiori d’acacia appassiti e rosa gialla, di vaniglia, cannella e pepe bianco, alle quali seguono riconoscimenti di cioccolato bianco e tabacco biondo, su sfondo di erbe aromatiche.

In bocca il carattere grasso dello Chardonnay, con la sua morbidezza e il tenore alcolico perfetto, è ben bilanciato dalla freschezza e sapidità donate dal Grechetto e dal terreno. Il risultato è un vino dal grande equilibrio e che invita a continui riassaggi. Ottima la persistenza con finale coerente con la complessità olfattiva.
Vino eccellente, impreziosito dalla possibilità di invecchiare ancora per qualche anno.

Le uve utilizzate da Marchesi Antinori in occasione della vendemmia 2003 del Cervaro della Sala furono Chardonnay per l’80% Grechetto per il 20%, coltivate nei pressi di Sala, distante appena 18 km da Orvieto, su terreni ricchi di fossili, a una altitudine tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare. Le due varietà di uve, vinificate in maniera distinta, subiscono una macerazione sulle bucce di 8 ore a 10 gradi. Dopo la fermentazione, passano 5 mesi in barrique di rovere francese a contatto con i propri lieviti, dove svolgono la fermentazione malolattica. L’annata 2003 fu tra le più calde degli anni 2000, facendo maturare perfettamente le uve, ma senza compromettere la fondamentale acidità. Ed ora la prova dell’abbinamento…

Il piatto con il tartufo bianco è ben sostenuto dalla struttura del vino e la grassezza data dal burro e dall’uovo dall’uovo delle pappardelle è contrastata ottimamente dall’acidità e dalla sapidità del vino. Lo Chardonnay passato in legno si conferma un compagno perfetto per il pregiato tubero bianco e il Grechetto dona vivacità al tutto, facendo terminare la gustosissima ricetta nel piatto e il vino nel calice in un men che non so dica. Il matrimonio si rivela assolutamente felice e a da ripetere nella prossima stagione dei tartufi.

Categorie
vini#1

Vespaiolo Doc Breganze 2015 Sulla Rotta del Bacalà, Beato Bartolomeo

Creata sul finire degli anni ’60 e con quasi 400 ettari vitati, la Denominazione di Origine controllata Breganze è situata nei pressi del Monte Grappa, in provincia di Vicenza. L’uva autoctona per eccellenza è la Vespaiola, famosa per essere la base del Torcolato, il vino passito simbolo di questa denominazione. Questa uva viene anche vinificata secca o spumante, con risultati di buona piacevolezza.

La cantina sociale Beato Bartolomeo da Breganze propone la selezione Vespaiolo D.O.C. Breganze “Sulla Rotta del Bacalà”, omaggio al nobile veneziano Pietro Querini, che nel 1431 naufragò nei mari del Nord Europa e venne salvato dagli abitanti di un’isola norvegese, dove scoprì il merluzzo essiccato, il Bacalà appunto.

La versione 2015 si mostra giallo paglierino di buona vivacità e media intensità. I sentori sono molto freschi, croccanti, con note di pere Williams e mele Golden, tiglio e biancospino, erba appena tagliata e accenni di frutta tropicale. In bocca spicca immediatamente un’acidità importante, tipica del vitigno, supportata da notevole sapidità. Corretta la struttura e la persistenza. Non impegnativo e di buona beva. Vino adatto a chi ama queste sensazioni gustative forti. In alternativa si può far affinare per un anno. Per intanto degustiamolo ad una temperatura di massimo 10°C e abbiniamolo a un Bacalà alla Vicentina, come vuole la tradizione.

LA VINIFICAZIONE
Questo Vespaiolo è prodotto nelle località di Costa di Breganze e Fara, su terreni vulcanici esposti a sud. Le uve sono conferite da 15 soci, dopo un’ attenta selezione. Prima della vinificazione, la Vespaiola subisce una prefermentazione a freddo, pratica diffusa per i vini bianchi, che permette di ottenere colori, profumi, aromi e struttura più intensi.

L’affinamento si prolunga per circa 5 mesi in acciaio con i propri lieviti. Successivamente il vino viene filtrato e imbottigliato, con una produzione di circa 7800 bottiglie. La Cantina Sociale Beato Bartolomeo da Breganze nasce nel 1950 e oggi conta 700 soci conferitori e con una produzione media annua di oltre 2 milioni di bottiglie.

Categorie
news ed eventi

Friuli, Cantine Aperte a San Martino: il programma

Degustazioni guidate dai produttori, abbinamenti cibo-vino, laboratori artigianali, pranzi e cene con il vignaiolo, piatti speciali. E’ ricco il programma del grande evento Cantine Aperte a San Martino, programmato per sabato 12 e domenica 13 novembre dal Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia. Oltre alle visite e alle degustazioni, vi aspettano numerosi eventi collaterali organizzati nelle cantine tra cui la degustazione vino novello, su prenotazione, da Principi di Porcia (Porcia), la mostra fotografica “Bassano Chiaro Scuro” di Bassiano Zonta da Ferrin Paolo (Camino al Tagliamento), la degustazione di Ramandolo in abbinamento ai Ramandolini da Dario Coos (Nimis), la visita guidata al castello e alle gallerie Grande Guerra da Castello di Rubbia (San Michele del Carso), la visita al frantoio per vedere la molitura delle olive da Parovel (San Dorligo della Valle) e molto altro ancora per regalarvi una due giorni ricca di esperienze affascinanti.

I DETTAGLI
Nelle due giornate dell’evento le cantine apriranno le loro porte dalle 10 alle 18 (le visite del sabato sono su prenotazione, salvo diversamente indicato; quelle della domenica possono essere libere o su prenotazione). Molte aziende organizzano anche cene e pranzi A Tavola con il vignaiolo, in cui l’enogastronomia viene declinata in menù caratteristici da degustare direttamente nelle cantine, negli agriturismi e nei ristoranti della regione. Inoltre, grazie alla collaborazione con le Strade del Vino e Sapori FVG, potrete arricchire ulteriormente le vostre degustazioni con due interessanti proposte: assaporare il Piatto Cantine Aperte a San Martino, ovvero piatti speciali per gli enoturisti proposti nelle strutture aderenti, e conoscere artigiani di prodotti tipici locali che vi accoglieranno per vivere memorabili visite (Acetaia Midolini a Manzano) e imperdibili laboratori del gusto (La Gubana della Nonna ad Azzida).

Per vivere pienamente tutte le migliori esperienze legate al vino in Friuli Venezia Giulia, in occasione di Cantine Aperte a San Martino potrete entrare a far parte di questo magico mondo e beneficiare di vantaggi esclusivi, ricevere la rinnovata newsletter periodica del Movimento su argomenti relativi alla cultura del mondo del vino e del territorio, conoscere in anteprima le novità e gli eventi da non perdere e molto altro ancora! Vi basterà fornire alcuni dati alla cantina domenica 13 novembre e potrete godere subito un primo assaggio dei vantaggi riservati: uno sconto del 10% sull’acquisto dei vini in degustazione.

DOVE ALLOGGIARE
Cantine Aperte a San Martino segna, inoltre, l’inizio di un’importante collaborazione, rivolta ai turisti da fuori regione, con un partner d’eccezione: Gallerini Hotels. Durante gli eventi organizzati dal Movimento Turismo del Vino FVG, tutti coloro che contatteranno gli hotel del gruppo riceveranno un’interessante proposta a loro dedicata. Dal momento che le strutture ricettive si trovano in diversi territori regionali, sfruttando quest’opportunità, il turista potrà non solo visitare le nostre cantine ma anche conoscere le bellezze artistiche, cultuali e paesaggistiche della nostra regione. I menù “A Tavola con il Vignaiolo”, l’elenco dei Piatti Cantine Aperte a San Martino, le esperienze proposte e tante altre informazioni per vivere al meglio Cantine Aperte a San Martino sono disponibili su www.cantineaperte.info.

Categorie
Vini al supermercato

Pinot Nero Sudtirol Alto Adige Doc 2013, Cantina Cortaccia

(5 / 5) Etichetta impegnativa per il pubblico non ‘germanofono’, quella del Blauburgunder Kurtatsch. Per chi mastica solo italiano, aiutano le scritte Pinot Nero (Blau burgunder, appunto) e Cortaccia (Kurtatsch), la cantina produttrice.

Disquisizioni linguistiche e di marketing del vino a parte, quel che conta è il contenuto. E il Blauburgunder Pinot Nero 2013 della cantina Kurtatsch, vale proprio la pena d’essere acquistato e stappato.

Si aggira tra gli 8 e i 9 euro, di fatto, il prezzo di questo prezioso nettare della Doc Sudtirol Alto Adige, sugli scaffali dei supermercati. E questo è il momento perfetto per assaporarne l’evoluzione in bottiglia, a tre anni dalla vendemmia e dall’immissione in vetro.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Pinot Nero Cortaccia 2013 si presenta del tipico rosso rubino. Meno trasparente, tuttavia, rispetto ad altri vini ottenuti dallo stesso vitigno. Al naso i richiami sono quelli attesi: sottobosco, piccoli frutti a bacca rossa e nera. Sentori intensi, fini, decisi ma delicati.

Un naso, dunque, che disegna un palato capace di confermare le attese: le note fruttate si mescolano a una sensazione di velluto che rende piacevole la beva. Alla delicatezza della frutta fa spazio un’acidità piacevole, rinfrescante. E una sapidità percettibile, ma dosata e pacata.

Una volta deglutito, il Pinot Nero 2013 di cantina Cortaccia si rivela lungo, su note  che si fanno vagamente speziate, ad accompagnare i frutti di bosco. Buon vino da meditazione, accompagna al meglio ricchi primi piatti e secondi di carne rossa, alla griglia o arrosto, oltre alla selvaggina e ai formaggi stagionati. La temperatura di servizio deve aggirarsi fra i 16 e i 17 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Tra i prodotto di punta della linea “Selection” di Cantina Cortaccia, questo Pinot Nero è ottenuto al 100% dalle omonime uve originarie dalle Borgogna francese, che da oltre un secolo hanno trovato una seconda, accogliente casa nei terreni del Sudtirolo.

In particolare, la zona produttiva si trova nel comune di Montagna, in località Gleno, provincia di Bolzano: uno splendido paesino situato a 500 metri sul livello del mare, ai piedi del Monte Cislon, il cui paesaggio è dominato da vigne e folti boschi. Il terreno è misto sabbioso e argilloso, caratteristiche che in bottiglia si traducono nel giusto compromesso tra una pronta bevibilità del prodotto e una complessità non banale.

La vinificazione del Pinot Nero Cortaccia prevede una fermentazione a temperatura controllata in vasche aperte e un successivo affinamento in legno grande, meno invasivo delle piccole barrique. Cantina Cortaccia conta oggi 190 soci, che coltivano 190 ettari di terreni, dislocati tra i 220 e i 900 metri di altitudine.

Prezzo: 8,90 euro
Acquistato presso: Il Gigante

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Sagrantino ed erbe aromatiche: l’abbinamento gourmand by Lungarotti

Sagrantino ed erbe campagnole spontanee. E’ l’inedito abbinamento gourmand proposto da Lungarotti per Enologica, l’evento del Consorzio di Tutela Vini di Montefalco in programma dal 16 al 18 settembre nel borgo medievale umbro, che quest’anno ha ottenuto la ‘Spiga Verde’, il riconoscimento di eccellenza rurale sostenibile.

E proprio i temi della sostenibilità e della biodiversità saranno al centro delle iniziative in programma nella cantina Lungarotti a Turrita di Montefalco, circondata da 20 ettari di vigneto a regime biologico. Si parte il 16 settembre con l’apertura della mostra di erbe campagnole spontanee di stagione che, nelle due giornate successive (sabato 17 e domenica 18, alle 11.00 e alle 16.00), saranno il fulcro di due focus condotti da Luciano Loschi dell’Accademia umbra erbe campagnole spontanee, per conoscerne le proprietà salutari e l’uso in cucina.

Dalla teoria alla pratica, con un menù a base di erbe abbinato al Sagrantino o in alternativa al Montefalco Rosso della cantina umbra. In degustazione crostini con pesto di erbe campagnole spontanee, insalatina di farro con Portulaca (una pianta erbacea ricca di omega 3), pomodorini e verdure bio e Fojata ripiena di amaranto e pimpinella (17 e 18 settembre, su prenotazione euro 8,00).

Per info e prenotazioni:
Lungarotti – Cantina Turrita di Montefalco
montefalco@lungarotti.it – Tel. 0742.378868 o 349.8689562
Loc. Turrita, via del Boschetto 1, 06036 Montefalco (Pg)
www.lungarotti.it

Categorie
Vini al supermercato

Chenin Blanc Cape Spring Western Cape 2014, Gcf Groupe

Ebbene sì. In Sudafrica si produce vino. Abbastanza da arrivare anche sugli scaffali dei supermercati italiani. E’ da quelli di Iper Coop che preleviamo lo Chenin Blanc Cape Spring Western Cape 2014. Importato in Europa dal colosso francese Les Grands Chais de France (Gcf Groupe) di Petersbach, Alsazia, questo vino bianco sudafricano viene prodotto nella più grande regione vinicola del Sud Africa: Western Cape, sede della più lunga “strada del vino” del mondo, con i suoi 850 chilometri che corrono da Cape Town (Città del Capo, la capitale) a Port Elizabeth. Un vino del quale – diciamocelo – non avremmo certo sentito la mancanza, in Italia. Ma la “moda” è questa. E le più attente catene della Gdo italiana come Iper Coop si vedono ormai costrette ad annoverare sui propri scaffali anche vini di scarsa personalità provenienti dalle zone emergenti (o recentemente consolidate a livello planetare), pur di ampliare la gamma, internazionalizzandola.

Tant’è. Nel calice, questo Chenin Blanc, vitigno originario della zona della Loira, in Francia, si presenta di un giallo paglierino scarico. Al naso note di pera bianca in un contorno di frutta esotica, che spazia dal melone all’ananas. Corrispondente al palato, si rivela vino fresco, anche se di ordinaria acidità. La buona morbidezza ne fa il vino perfetto per l’aperitivo (12%). Ostico l’abbinamento con pietanze più complesse della cucina italiana, soprattutto considerando che al prezzo di questo Chenin Blanc sudafricano è possibile acquistare, nella stessa catena, dignitosissimi vini bianchi italiani più adatti a portate di pesce o carne bianca. In definitiva possiamo definire lo Chenin Blanc Cape Spring Western Cape 2014 quale bottiglia ordinaria. Certamente non in grado di esprimere le potenzialità delle straordinarie terre del vino del Sud Africa, settimo Paese produttore di vino nel mondo, con una tradizione vinicola di oltre tre secoli.

Prezzo: 5,90 euro
Acquistato presso: Iper Coop

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Tartare di manzo


Una ricetta veloce e semplice da preparare, per gli amanti della carne cruda. Ecco come “condirla” e rendere il piatto speciale, in poche mosse.

Quantità per: 2 persone
Realizzazione: facilissima
Vino in abbinamento: Sforzato 2010, Nino Negri

TI SERVE

  • 300 g di tartare di manzo feschissima
  • Olio evo 5 cucchiai
  • Sale verde delle Hawaii q.b.
  • Pepe rosa q.b.
  • Pepe rosso del sichuan
  • Foglioline di menta q.b.
  • Scorza di 1 limone bio

PREPARAZIONE

  1. In una ciotola trasferisci la tartare e unisci tutti gli ingredienti. Qui le quantità sono molto soggettive, ti consiglio di iniziare con poco condimento e se ti sembra poco saporito aggiungine altro. Mescola tutto e lascia riposare mezzora nel frigo.
  2. Con un coppapasta a forma di cuore (per i più romantici come me!), o uno classico rotondo dai la forma alla tua tartare e porta in tavola.
Categorie
Vini al supermercato

Catarratto Terre Siciliane Igt 2015, Fazio

(3,5 / 5) Il classico vino dell’estate, made in Sicilia. Non impegnativo, ma capace comunque di soddisfare chi ci si accosta. E’ il Catarratto Terre Siciliane Igt 2015 Fazio, casa vinicola in Erice.

Nome particolare per questo vitigno a bacca bianca originario della provincia di Trapani, che ricorda quanto sia “abbondante” la produttività delle singole viti. Un’abbondanza benevola, dal momento che gli acini sono ricchi di acidi ferulici, dalle note proprietà antiossidanti.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Catarratto Terre Siciliane Igt Fazio si presenta di un giallo paglierino non particolarmente carico, ma dai riflessi di colore verdolino. Al naso i tipici sentori di fiori bianchi e frutta fresca, che spazia dalla pesca all’esotico.

Al palato il meglio di questo prodotto: la buona intensità e finezza delle note fruttate già riscontrate al naso, si esprime nel quadro di un’acidità spiccata, che conferisce grande e piacevole freschezza alla beva, assieme a una buona sapidità. Un vino d’estate, appunto.

Corretto consumarlo come aperitivo, anche se il Catarratto Fazio ambisce (giustamente) ad accompagnare piatti di pesce e crostacei, con cui certo non sfigura. L’ennesimo prodotto dall’ottimo rapporto qualità prezzo che possiamo reperire sugli scaffali dei supermercati italiani.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione delle uve è quella occidentale della Sicilia, nel territorio collinare a Nord della provincia di Trapani. I vigneti crescono a un’altezza compresa tra i 400 e i 450 metri sul livello del mare. Dopo la raccolta e la diraspatura, le uve vengono sottoposte a una macerazione a freddo, con le bucce a contatto con il mosto.

Segue una pressatura soffice degli acini e una fermentazione a temperatura controllata, compresa tra i 14 e i 16 gradi. Prima della commercializzazione, il Catarratto Terre Siciliane Igt affina in vetro per 4 mesi circa. Fazio è ormai una realtà ben consolidata nel mondo della grande distribuzione organizzata italiana.

Tra i prodotti top di gamma, molti hanno ricevuto riconoscimenti, anche a livello internazionale. Premi che si sommano al merito d’aver contribuito in maniera determinante al riconoscimento della Doc Erice in Sicilia. Contesto nel quale Fazio opera ormai da quattro generazioni.

Prezzo: 6,49 euro
Acquistato presso: Il Gigante

Categorie
Vini al supermercato

Cabernet Friuli Colli Orientali Doc 2013, Volpe Pasini

(5 / 5)Ottimo Cabernet per qualità prezzo da Esselunga. Parliamo del Cabernet Friuli Colli Orientali Doc Volpe Pasini, imbottigliato all’origine dall’omonima società agricola di Emilio Rotolo e Figli di Torreano, Udine. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2013, mentre l’ultima vendemmia in commercio è la 2015. Una degustazione dalla quale il Cabernet Volpe Pasini esce a pieni voti, dimostrando le sue buone potenzialità, anche in termini di ulteriore affinamento negli anni, in bottiglia. Nel calice, il vino si presenta di un rosso rubino intenso, poco trasparente. Intenso al naso, sprigiona sentori densi di sottobosco (ribes) e spezie, che con l’ossigenazione si arricchiscono di spunti erbacei tipici del Cabernet Franc (si tratta infatti di un blend tra Cabernet Sauvignon e Franc). Così come tipico è il richiamo (flebile) al peperone giallo. Al palato, il Cabernet Volpe Pasini si rivela caldo (13,5% gradi di alcol in volume, per nulla fastidiosi), pieno, di una rotondità di velluto. Tannino vivo, ma tutt’altro che allappante. E un’acidità ancora evidente, caratteristica che ha consentito la buona riuscita dell’affinamento in vetro di questo nettare friulano. Vino persistente anche nel retro olfattivo, chiude sulle note vegetali. L’abbinamento perfetto? Quello con le carni, specie se di selvaggina. A una temperatura di servizio di 18-20 gradi, quella dei grandi vini rossi.

LA VINIFICAZIONE
Come anticipato, le uve che compongono il blend sono per l’85% quelle Cabernet Sauvignon e per il restante 15% Cabernet Franc. Dopo la raccolta, nei vigneti di proprietà della società agricola Volpe Pasini, tutti situati nel Comune di Togliano, si passa a una vinificazione tradizionale in rosso. Particolare attenzione viene data alla fase di macerazione, che si protrae a lungo per conferire intensità al colore del futuro vino e consentire, al contempo, il rilascio di tutte le sostanze che consentiranno al vino di durare a lungo nel tempo (oltre i 5 anni). La fermentazione avviene avviene in vasche di acciaio. Il vino affina per alcuni mesi in bottiglia, prima della commercializzazione. Volpe Pasini è una delle più antiche cantine del Nord Est italia, oggi proiettata sui mercati esteri, che concorrono per il 50% al bilancio aziendale.

Prezzo: 7,49
Acquistato presso: Esselunga

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Orecchiette con pesto di zucchine e gamberi

Un classico della tradizione culinaria italiana rivisitato ‘In Cucina con Fede’. Ecco come preparare le orecchiette con pesto di zucchine e gamberi in poche, semplici, mosse. Segui le mie istruzioni: sarà un gioco da ragazzi!

Quantità per
: 4 persone
Realizzazione: facile
Vino in abbinamento: Pigato Riviera Ligure di Ponente Doc

TI SERVE

  • 500 gr di orecchiette
  • 3 zucchine
  • 24 gamberi freschi
  • Olio evo
  • Sale rosa dell’Himalaya
  • Pepe bianco

PREPARAZIONE

  1. Fai bollire l’acqua per la pasta e nel frattempo, con un robot da cucina, trita le zucchine con olio, sale e pepe; deve avere una consistenza densa. Tieni da parte.
  2. In una padella fai scaldare un po’ d’olio e aggiungi i gamberi. Se sono freschi ci vorranno pochi minuti x la cottura. Ti rendi conto che sono pronti perché si “arricciano” e si scuriscono.
  3. Scola le orecchiette e falle saltare nella padella dei gamberi.
  4. A fuoco spento versa il pesto di zucchine e amalgama il tutto.
Categorie
Food Lifestyle & Travel

Tagliatelle limone, burro e menta


Un ingrediente ‘grasso’ come la panna, con la leggerezza delle magiche e fresche foglie di menta. E’ questo il segreto delle tagliatelle limone, burro e menta ‘In cucina con Fede’. Ecco come prepararle.

Quantità per: 4 persone
Realizzazione: facilissima
Vino in abbinamento: Kerner Valle Isarco Doc “Gaudium”

TI SERVE

  • 250 gr di tagliatelle all’uovo
  • 4 foglie di menta fresca
  • La scorza di 2 limoni bio
  • 150 ml di panna da cucina
  • Pepe bianco degli uccelli
  • 50 gr di burro
  • 1 foglia di menta per decorare

PREPARAZIONE

1. Fai bollire l’acqua per la pasta in una casseruola e mettici sopra una padella. In questo modo si scalda senza essere a contatto con la fiamma. Un po’ come se cuocessimo a bagnomaria.
2. Metti il burro nella padella. Una volta sciolto, aromatizzalo grattugiando la scorza dei limoni, spezzettando le foglie di menta (tranne una che userai per guarnire il piatto) e aggiungendo a piacere il pepe bianco degli uccelli (è considerato il più pregiato dei pepi). Puoi togliere la padella da sopra la casseruola.
3. Elimina le foglie di menta dalla padella: ormai hanno svolto la loro funzione!
4. Fai cuocere la pasta, scolala e buttala nella padella con il burro. Aggiungi la panna e mescola. Spegni il fuoco e ultima il piatto con la foglia di menta.

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Pancake alle fragole

Ecco i Pancake con purea di fragole “In Cucina con Fede”, per una colazione fresca e golosa. Ma anche per una merenda diversa dal solito, da gustare in compagnia dei vostri ospiti!

Quantità per: circa 20 pancake in base a quanto li farai grossi
Realizzazione: facile
In abbinamento: perché non un centrifugato di fragole e lamponi?

TI SERVE

  • 1 uovo
  • 450 ml di latte fresco
  • 50 gr di burro
  • 2 cucchiai di zucchero
  • Il succo di mezzo limone
  • 260 gr di farina (00 o di riso)
  • 1 bustina di lievito
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 250 gr di fragole
  • Qualche lampone per guarnire
  • Zucchero a velo

PREPARAZIONE

  1. In una ciotola rompi l’uovo, aggiungi il latte, il burro fuso (ma lascialo raffreddare) e il succo del limone. Con una frusta o una planetaria mescola il tutto.
  2. Ora unisci gli ingredienti secchi: lo zucchero, la farina, il lievito e il bicarbonato e continua a mescolare.
  3. Fai scaldare una padella per crepes (è larga almeno 20 cm e piatta) a fuoco medio/basso. Io uso una padella antiaderente così non necessita di essere unta con il burro.
  4. Comincia a cuocere i pancake: con un mestolo (o un dosatore) prendi un po’ d’impasto e mettilo al centro della padella. Quando cominceranno a formarsi delle bolle significa che il lievito sta facendo il suo dovere e il pancake si sta gonfiando quindi lo può girare dall’altra parte.
  5. Continua così finché non termini l’impasto. A me piacciono i contorni irregolari, ma se vuoi dare una forma perfettamente tonda al pancake o una forma di cuore etc. puoi acquistare le formine in silicone.
  6. Mentre i pancake raffreddano con un frullatore a immersione riduci in purea le fragole. A piacere puoi aggiungere dello zucchero e filtrare i semini.
  7. Puoi comporre il dolce: un pancake, purea di fragole, lamponi e sopra lo zucchero a velo.
Categorie
Food Lifestyle & Travel

Risotto cozze e stracciatella

Un altro classico rivisitato “In cucina con Fede”. Questa volta si tratta del riso con le cozze, cucinato tradizionalmente con le patate. Al loro posto, ecco un altro ingrediente delizioso della nostra splendida Italia: la stracciatella fresca. Una ricetta abbastanza facile da realizzare, che è possibile rendere ancora più appetitosa con il giusto vino in abbinamento.

Quantità per: 4 persone
Realizzazione: abbastanza facile
Vino in abbinamento: Locorotondo Dop, Soave Classico Doc

TI SERVE

  • 20 cucchiai di riso Carnaroli
  • 1 kg di cozze (già lavate dal pescivendolo)
  • Qualche foglia di lattuga
  • 100 gr di stracciatella
  • 1 scalogno
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • Olio evo
  • 3 foglie di alloro
  • Sale e pepe bianco
  • Circa 300 ml di brodo vegetale

PREPARAZIONE

  1. Metti le cozze in una casseruola alta. Lascia cuocere lentamente i mitili, a fuoco bassissimo e con il coperchio, finché non si aprono. Una volta pronte le cozze, conserva l’acqua fuoriuscita naturalmente. Conserva anche qualcuno dei gusci, i più belli: li userai come decorazione del piatto.
  2. Tosta il riso in una casseruola con lo scalogno tritato, l’olio e l’alloro. Sfuma con il liquido delle cozze, aggiungi il brodo, il sale e il pepe e lascia cuocere.
  3. Nel frattempo spadella le foglie della lattuga tagliate a strisce con olio e sale, per 3 minuti. Aggiungile al risotto e continua la cottura.
  4. Una volta pronto il riso spegni il fuoco, manteca con la stracciatella, versa le cozze e guarnisci con i gusci.
Categorie
Vini al supermercato

Chianti Classico Docg Pèppoli 2013, Marchesi Antinori

E’ la persistenza il valore aggiunto del Chianti Classico Docg Pèppoli Marchesi Antinori. Il buon nome della casa vinicola fiorentina costituisce di per sé garanzia di qualità assoluta. E il Chianti Classico Pèppoli è, di fatto, il risultato della ricerca di un prodotto di facile consumazione. Tutt’altro che banale, ma allo stesso tempo (volutamente) non complesso. Un Chianti che sembra voler condurre con una certa fretta al proprio finale, lungo e persistente: non perché ‘consapevole’ d’aver poco da raccontare nel mezzo. Piuttosto per giungere presto al meglio di sé. Sfoderando presto il proprio asso nella manica. Un ospite timido e discreto, pur delizioso e raffinato. Per il quale aggiungere – volentieri – un calice a tavola. La trama del Chianti Classico Pèppoli Antinori inizia a raccontarsi da sola già all’esame visivo. Il colore rosso rubino vivo, intenso, suggerisce la grande centralità delle note fruttate, ricercate e volutamente ‘spinte’, sia al naso sia al palato. Il Sangiovese (90%) sussurra le classiche note di viola che avvolgono i frutti rossi. Merlot e Syrah aggiungono suadenza e nerbo, suggerendo tinte terziarie speziate delicate e vaniglia. Fondamentale in questo senso l’apporto dell’affinamento in barriques. Il Chianti Classico Pèppoli Antinori accompagna trasversalmente, dai primi ai secondi, la cucina di media complessità. Qualche suggerimento? Un ragù saporito, una bistecca alla fiorentina, un formaggio come il Bitto della Valtellina. Da provare anche con le empanadas argentine.

LA VINIFICAZIONE
Questo Chianti Classico di casa Antinori è ottenuto, come anticipato, da uve Sangiovese, Syrah e Merlot. Le varietà vengono vinificate separatamente. Il Sangiovese svolge la macerazione in acciaio per circa 10 giorni,  mentre Merlot e Syrah necessitano di più tempo. L’obiettivo è quello di “ottenere tannini soffici e preservare le note fruttate”. La fermentazione malolattica, utile alla trasformazione del ‘duro’ acido malico nel ‘morbido’ acido lattico, avviene prima dell’inverno per tutte e tre le varietà. All’inizio del 2014, il Chianti Classico Docg Pèppoli 2013 Antinori è stato assemblato e immesso in legno grande, dove è rimasto a riposare per circa un anno. L’ulteriore maturazione è avvenuta in botti di rovere di Slavonia, mentre un 10% è stato affidato a piccole barriques. L’imbottigliamento è avvenuto nella primavera 2015. L’annata 2013 è stata caratterizzata da frequenti precipitazioni durante i mesi invernali e temperature sotto la media durante i mesi primaverili. Il germogliamento della vite è avvenuto in ritardo di 10-15 giorni rispetto alla media. Il caldo, sopraggiunto intorno alla metà di luglio, ha accelerato i processi di maturazione delle uve, che sono proseguiti con regolarità durante l’estate. Le alte temperature e le ottime escursioni termiche de mese di settembre hanno permesso di arrivare a una corretta maturazione delle uve. Pèppoli è stato introdotto nel 1988 da Marchesi Antinori, in seguito alla prima vendemmia 1985.

Prezzo: 18,49 euro
Acquistato presso: Iper la grande I, Finiper

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Vellutata di carote e latte di cocco

Leggermente fuori stagione, ma ve la proponiamo comunque, con l’auspicio che l’estate e i primi (veri) caldi arrivino presto. “In cucina con Fede” vi conduce oggi in una ricetta davvero alla portata di tutti: la vellutata di carote e latte di cocco. Un tocco esotico, dunque, che contribuirà a rendere unico e particolare un piatto abbastanza classico.

Quantità per: 4 persone
Realizzazione: molto facile
Vino in abbinamentoSudtirol Alto Adige Gewurztraminer Doc Cornaianum, Girlan

Ti serve:

  • 150 ml di latte di cocco
  • 10 gr di burro
  • 500 ml di brodo vegetale
  • 1 cipolla
  • 500 gr di carote
  • Sale nero delle Hawaii
  • Pepe nero
  • Chips di alghe

PREPARAZIONE

1. Sciogli il burro in una casseruola e fai rosolare la cipolla tagliata finemente.

2. Pela e lava le carote, tagliale a rondelle (o a cubetti, a seconda delle tue preferenze) e aggiungile nella casseruola. Mescola qualche minuto, versa il brodo vegetale, sale e pepe. Lascia cuocere per mezzora circa.

3. Se le carote sono morbide, frullale direttamente nella casseruola con un frullatore a immersione e aggiungi il latte di cocco.

4. Una volta impiattata la vellutata di carote, puoi decorarla con delle chips di alghe e qualche “spaghetto” di carota fritto realizzato con un tempera verdure.

Categorie
Vini al supermercato

Arnolfo di Cambio Sangiovese Toscana Igt 2009, Fattoria Il Palagio

(4,5 / 5) Figlio di Cambio e Perfetta, lo scultore e architetto Arnolfo di Cambio è senza dubbio una delle figure centrali dell’arte Medioevale.

A lui è dedicato l’omonimo Arnolfo di Cambio Sangiovese Toscana Igt della società agricola Fattoria Il Palagio, proprietà dei marchesi Tortoli Matteucci acquistata nel 1979 dalla nota famiglia del vino italiano Zonin, che la converte dall’indirizzo cerealicolo e olivicolo originale all’attuale viticolo e olivicolo.

Ci troviamo appunto in località Il Palagio a Castel San Gimignano, in provincia di Siena. Un vino con una storia da raccontare, insomma, questo Sangiovese in purezza che “scomoda” un nome altisonante della scuola cistercense. E un vino che, date le premesse, non delude affatto le attese. Anzi.

LA DEGUSTAZIONE
La vendemmia 2009, quella finita sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, sorprende oltre le attese. Nel calice il Sangiovese Toscana Igt Arnolfo di Cambio si presenta di un rosso rubino tendente al granato. Scorre mediamente denso, colorando il vetro d’una tinta poco trasparente.

Al naso risulta di un balsamico intrigante. Tra le note di frutti rossi e quelle floreali di viola mammola si fa largo una speziatura decisa di liquirizia dolce, che domina la scena e mitiga sentori più duri, di cuoio. L’ossigenazione del prezioso nettare nel calice regala di lì a poco l’incedere, timido e delicato, del baccello di vaniglia.

Un lampo di femminile gentilezza, prima di un assaggio che risulta di primo acchito antitetico. In bocca, il Sangiovese Toscana Igt Arnolfo di Cambio entra – di fatto – piuttosto austero. Per aprirsi, poi, alle note fruttate (piccole bacche rosse) e speziate (liquirizia dolce), già avvertite al naso.

Il tannino, elegante e suadente, accompagna un sorso di facilità non comune tra vini di tale alcolicità (13,5%) ed evoluzione (vendemmia 2009, ricordiamolo). Così come non risulta comune quel rincorrersi, quasi giocoso, tra un’acidità ancora viva e una spiccata sapidità, figlie di uno dei territori italiani maggiormente vocati alla viticoltura. Intenso e fine anche una volta deglutito, l’Arnolfo di Cambio Sangiovese Toscana Igt della Fattoria Il Palagio è un vino di assoluto livello, da degustare anche in compagnia di un buon libro.

A tavola, l’abbinamento perfetto è quello con le portate “importanti” a base di carne, dalla selvaggina alle grigliate consistenti, pur non disdegnando i formaggi di media stagionatura. La temperatura di servizio? Tra i 16 e i 18 gradi, per apprezzarlo appieno, a sorsi pazienti e rispettosi.

LA VINIFICAZIONE
Il territorio da cui prende vita il Sangiovese Toscana Igt Arnolfo di Cambio è quello di Castel San Gimignano, Siena: più esattamente dal Poggio di Tollena. Il mosto di uve Sangiovese (in purezza) è ricavato da vendemmia manuale, che avviene nella prima decade del mese di ottobre.

Viene posto in fermentini verticali, dove ha luogo la fermentazione alcolica che si protrae per circa 10 giorni, alla temperatura di 28 gradi. Successivamente avviene la fermentazione malolattica, il processo che consente la trasformazione dell’acido malico in acido lattico. Il vino, dunque, viene posto in botti di rovere. Resta a maturare per i successivi 18 mesi.

Un ulteriore affinamento in bottiglia, per un periodo di circa 4 mesi, anticipa la commercializzazione. Fattoria Il Palagio, oggi proprietà di Gaetano Zonin, domina un tipico poggio toscano nella Val d’Elsa senese, nel comune di Colle di Val d’Elsa e per una piccola parte nel comune di San Gimignano. Le vigne, situate a un’altitudine di 350 metri sul livello del mare, hanno un’estensione di oltre cento ettari, di cui 95 coltivati a vite e 16 ad olivo.

Prezzo: 13,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

Categorie
Vini al supermercato

Alghero Doc Le Arenarie 2014, Sella e Mosca

(4 / 5)Sauvignon alla “sarda”. Ecco cos’è, in estrema sintesi, l’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca. E se a qualcuno suona strano, basti pensare che questa varietà autoctona francese è presente tra i vigneti sperimentali della casa vinicola sassarese da quasi vent’anni. Nel calice il vino si presenta di un giallo paglierino carico, quasi tendente al dorato, pur conservando riflessi verdolini. Leggermente velato. Al naso, se stappato alla corretta temperatura di servizio, si rivela intenso e continuo nelle percezioni tipiche del Sauvignon, dalla frutta fresca (pera, pesca) e tropicale (ananas) sino ai più complessi sentori minerali e vegetali. Ma è anche in grado di sorprendere, con richiami al cedro e alla macchia mediterranea che si rivelano in seguito a una moderata ossigenazione nel calice, disegnano distintamente rosmarino, peperone e foglia di pomodoro. Un naso elegante e ricco, che conduce la mente in un viaggio tra i paradisi marittimi della Sardegna. Merito dei richiami salmastri che ritroviamo anche al palato. In bocca, di fatto, acidità e sapidità sembrano sfidarsi ad armi pari in un confronto che – in definitiva – non vede né vincitori né vinti. Una beva resa “facile” da queste caratteristiche, ma tutt’altro che banale: ben rotonda e avvolgente. Le note vegetali di peperone dolce tornano a presentarsi prima di un finale leggermente astringente e “citrico”. Tutte caratteristiche che fanno dell’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca il compagno perfetto per accompagnare piatti a base di pesce, molluschi e crostacei. A una temperatura ideale di servizio di 12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Il Sauvignon in purezza è una delle varietà previste per la produzione di vini appartenenti alla Doc Alghero. Le uve, raccolte nelle ore più fresche della giornata, vengono macerate a freddo nelle cantine Sella e Mosca per circa 12 ore, dopo una soffice pigiatura. Il mosto ottenuto da leggera spremitura con presse pneumatiche viene illimpidito per decantazione a freddo e la fermentazione a bassa temperatura controllata, che non supera mai i 15 gradi, dura oltre due settimane. L’Alghero Doc Le Arenarie Sella e Mosca fa parte della linea “Cuore Mediterraneo” della cantina della provincia di Sassari, parzialmente reperibile sugli scaffali della grande distribuzione organizzata italiana, dove la cantina è molto attiva.

Prezzo: 8,89 euro
Acquistato presso: Esselunga

Categorie
Vini al supermercato

Rosso Riserva Colli Euganei Doc 2010, Vignalta

Ottimo vino, soprattutto nel rapporto qualità prezzo, il Rosso Riserva Colli Euganei Doc della Società Agricola Vignalta di Arquà Petrarca, Padova. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, la vendemmia 2010. Nel calice si presenta di un rosso intenso con riflessi granati. Buona consistenza e intensità. Al naso questo rosso del Veneto si rivela vino molto intenso. Nonostante due anni in botte, conserva una certa freschezza e vinosità. Eppure riesce a essere molto armonico ed elegante, grazie a note marcate di sottobosco e bacche mature. Il Merlot, vitigno predominante, utilizzato nel blend con il Cabernet Sauvignon, conferisce all’olfatto il giusto spunto vegetale e speziato. Al palato, il Rosso Riserva Colli Euganei Doc Vignalta 2010 conferma le attese: buona struttura, vino avvolgente caldo. Il terreno si fa sentire prepotentemente: il suolo vulcanico dà la giusta mineralità, la botte lo rende rotondo, ma comunque conserva una certa ripetibilità nella bevuta. Un rosso importante, anche nell’alcolicità (14%) che tuttavia non stanca, né risulta pesante. La tannicità ben si lega comunque a una freschezza inaspettata e sorprendente per un vino Riserva. I ritorni di confettura di frutta e peperone verde, oltre alla buona persistenza, sono i tratti distintivi del quadro retro olfattivo. Un rosso che può addentrarsi sicuramente in un medio lungo invecchiamento. Questo importante rosso veneto si abbina a portate di carne, sia bianche sia rosse, servito a una temperatura ideale di 18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
L’area di produzione del Rosso Riserva 2010 Vignalta è quella dei Colli Euganei, tra Arquà Petrarca, Baone, Cinto Euganeo e Teolo. Prende vita da vigneti di età media compresa tra i 13 e i 21 anni, con esposizione Sud Sud-Ovest. Il suolo è ricco di calcare e argilla calcarea, con sabbia di lava disgregata. La tecnica d’impianto è quella del cordone speronato e Sylvaz, con una densità di 2000-4000 piante e una resa di 70 quintali per ettaro. Come anticipato, le varietà che compongono il blend sono il Merlot per il 60% e il Cabernet Sauvignon per il 40%. La vinificazione prevede 14 giorni di fermentazione e macerazione in serbatoi d’acciaio con lieviti selezionati. Vengono dunque effettuati quattro rimontaggi al giorno, mentre la temperatura non si discosta dai 27 gradi. L’affinamento del Rosso Colli Euganei Vignalta ha luogo in botte di rovere (Allier e Slavonia) da 500 litri, per 24 mesi. Terminato questo periodo, il vino non subisce alcuna stabilizzazione. La filtrazione grossolana e gli ulteriori 6 mesi di affinamento in bottiglia, anticipano la commercializzazione. Ogni anno, ne vengono prodotte in media 100 mila bottiglie da 750 ml, ma la cantina produttrice lo rende disponibile anche nei formati da 0.375 e da 1.5 litri.

Acquistato presso: Alìper Ipermercati
Prezzo: 12.90 euro

Exit mobile version