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Vini al supermercato

Is Argiolas Vermentino di Sardegna Doc – Argiolas

(5 / 5) È una di quelle bottiglie che conservi per le grandi occasioni. O, per lo meno, una di quelle che decidi di stappare solo dopo esserti assicurato – più e più volte – che il pranzo o la cena in questione, beh…ne siano “degni”. Parliamo di Is Argiolas, uno dei più pregiati Vermentino di Sardegna acquistabili al supermercato. E questa volta, la ‘fatica’ è toccata a un amico che capitava per vacanza dalle parti di Cagliari. Bottiglia commissionata ad hoc e consumata in occasione di una cena di pesce fresco, dall’aeroporto al secondo. Tutto perfetto, insomma. Così come perfetto è Is Argiolas, Vermentino di Sardegna che la casa vitivinicola di Serdiana (CA) cresce con cura nelle proprie tenute di Selegas, piccolo borgo di appena 1.500 anime situato nell’area del Trexenta. I terreni di conformazione calcarea e argillosi sono ben esposta alla luce del sole, anche durante l’inverno, che risulta mite e con precipitazioni sporadiche, a fronte di un’estate al limite del torrido, ma ventilata. È il terroir perfetto per un vitigno semi aromatico. Ma il segreto di Is Argiolas Vermentino di Sardegna sta nella selezione delle uve, durante la fase di raccolta che avviene alle prime luci del giorno. Le migliori vengono pressate delicatamente e raffreddate a 10-12 gradi, con successiva decantazione naturale. Questo Vermentino in purezza viene poi lasciato a contatto con lieviti rigorosamente autoctoni, per consentire una fermentazione che avviene a una temperatura controllata di 16 gradi dai 25 ai 30 giorni. Segue poi un’altra delicata fase di ‘riposo’ sulle ‘lies’, le frecce fini degli lieviti che hanno terminato la loro fase di fermentazione e che, in questa fase, contribuiscono a irrobustire l’olfatto del prodotto finale, conferendo aromaticità. Ed è proprio l’olfatto, robusto, complesso, ampio e armoNico una delle note che rendono Is Argiolas Vermentino di Sardegna un vino davvero unico nel panorama enologico dello stesso Vermentino. Si avverte il profumo intenso di fiori, di erba appena colta, di frutta (pesca) e di mare. Al palato Is Argiolas è fresco e allo stesso tempo caldo; delicato, eppure robusto; fine, eppure spesso dei suoi 14,5 gradi, che contribuiscono a rendere la bevuta una vera e propria esperienza sensoriale, a tutto tondo. Un vino che merita un posto di riguardo tra i grandissimi bianchi della grande distribuzione organizzata italiana, che non a caso è inserito da Argiolas nella propria linea denominata “Prestigio”, a differenza di un altro (seppur ottimo) Vermentino di Sardegna, il Costamolino Argiolas di cui già vinialsupermercato.it ha trattato negli scorsi mesi e inserito nella linea base, denominata “Tradizione”.

Prezzo pieno: 9 euro
Acquistato presso: Auchan

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Vini al supermercato

Chiaretto Doc, Valtenesi Civielle

(3,5 / 5) E’ la curiosità di degustare un altro prodotto bresciano, dopo l’ottima esperienza con il Lugana Valtenesi, che mi ha spinto all’acquisto di un altro vino della stessa cantina: il Chiaretto Valtenesi (Civielle – Cantine della Valtenesi e del Lugana, Moniga del Garda). Si tratta dunque questa volta di un rosato, che come il Lugana sa catturare l’attenzione sugli scaffali del supermercato per il suo colore: un rosso tenue eppure luminoso, che ricorda quello di un petalo di rosa. L’annata che prendiamo in considerazione è la 2014. Il Chiaretto Doc Valtenesi è ottenuto dal blend di Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera, uvaggi che nella zona del Lago di Garda hanno trovato terreno fertile dove sviluppare caratteristiche uniche rispetto al resto del panorama enologico nazionale, grazie alla conformazione morenica delle colline su cui crescono i vigneti e a un miocroclima ideale. Risulta così al naso un bouquet primaverile ed equilibrato, con punte vinose (tutt’altro che fastidiose o insistenti) certamente conferite dall’utlizzo del Barbera. Interessanti le note di fragola, chiaramente percepibili sia al naso sia, successivamente, al palato. Evidenti anche le note profumate di piccoli frutti a bacca rossa. Al palato, il Chiaretto Valtenesi è ancora più complesso e riserva la sorpresa di un finale carico, lungo, reso ancora più caratteristico dai sentori di lime e bucce d’uva, oltre che dall’apporto immancabile e distinto del Sangiovese.

Perfetto l’abbinamento con piatti di pesce di lago e di mare, verdure, antipasti e carni bianche: piatti leggeri, insomma, estivi. Non a caso, dunque, il Chiaretto fu uno dei primi vini a ottenere in Italia la Denominazione di Origine Controllata, già nel luglio 1967. Un vino che affonda le sue radici nel territorio lacustre della provincia di Brescia, la cui tecnica di vinificazione fu messa nero su bianco già nell’Ottocento dal senatore veneziano Pompeo Molmenti, residente a Moniga del Garda. E’ la cosiddetta tecnica della ‘levata di cappello’, che consiste nel separare – a poche ore dalla soffice pigiatura delle uve – il mosto dalle bucce. Si tratta di un’operazione molto complessa e che richiede grande esperienza da parte dei vinificatori locali, in quanto la scelta del momento esatto per dividere mosto e bucce determina la corretta colorazione del vino e la tenuta stessa del colore del miglior Chiaretto, una volta imbottigliato. Tecnica che conoscono bene gli 80 soci della Valtenesi, che tengono alta anche nella grande distribuzione italiana, la bandiera dei vini di qualità.

Prezzo pieno: 6,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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La Cala Vermentino di Sardegna Doc , Sella e Mosca

(3 / 5) La Cala deriva il proprio nome della celebre insenatura della costa nord di Alghero, caratterizzata dalla presenza di particolari rocce viola continuamente erose dalle onde marine”. Presentazione ad hoc quella sull’etichetta di La Cala Vermentino di Sardegna Doc, della nota cantina Sella e Mosca di Alghero, Sassari. Vino dai profumi e dai sapori contrastanti, ma perfettamente bilanciati, che è stato in grado di aggiudicarsi premi e riconoscimenti internazionali per l’annata 2013 (medaglia di bronzo al Decanter World Wine Awards), un altro bronzo all’International Wine Challenge e per il Gambero Rosso per l’annata 2011, nonché giuidizi più che soddisfacenti (86/100, Robert Parker) dal The Wine Advocate per le annate 2010 e 2011. Quella che oggi finisce sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è l’annata 2014, la più ‘fresca’ – dunque – reperibile sugli scaffali dei supermercati italiani. Di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, il Vermentino di Sardegna Doc La Cala è contrastante al naso: si avvertono sentori minerali, amabilmente affiancati ai sentori floreali e aromatici del vitigno in questione. Al palato, questo Vermentino rivela sapori salini, mitigati in un’altalena di sensazioni fruttate: si avverte la pesca, l’albicocca, il limone. Il finale è lungo e piacevolmente morbido. L’abbinamento perfetto è con i secondi di pesce della tradizione sarda, così come con molluschi, ostriche e primi piatti impreziositi da conchigliacei e crostacei.

Sella e Mosca ottiene questo vino dalle proprie tenute site sul versante Nord Est di Alghero, su terreni ti tipo alluvionale. Le uve vengono raccolte nell’arco dei primi 15 giorni del mese di settembre, per essere macerate a freddo (mantenendo così l’aromaticità tipica del vitigno di origine spagnola, che ben si è adattato ormai al clima sardo). Il mosto così ottenuto da lieve spremitura viene lasciato a ‘riposare’ e fermentare, costantemente a bassa temperatura controllata. Il Vermentino Doc La Cala fa parte della linea “Radici sarde” di Sella e Mosca, azienda fondata nel 1899 da due avventurieri piemontesi che procedettero a una ciclopica bonifica di terreni della zona de I PIani. Ad oggi, questa storica azienda sarda può vantare 541 ettari di vigneti.

Prezzo pieno: 4,50 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Serché Barbera del Monferrato Superiore 2012 – Cantina produttori del Monferrato

(4,5 / 5) Abituati al Barbera come vino frizzante, il Barbera del Monferrato Superiore Serché Docg della Cantina produttori del Monferrato saprà sorprendervi e deliziarvi. E non solo perché si tratta di una versione ‘ferma’ di Barbera, ovvero non frizzante. Ma sopratutto perché questa bottiglia, praticamente introvabile nel mondo della grande distribuzione italiana, va certamente annoverata tra le migliori con un prezzo inferiore ai 10 euro. Insomma: provatela. Di colore rosso granato, Serché evidenzia sin da subito le caratteristiche di un vino piemontese di gran carattere. Al naso è profondo, con sentori di frutti di bosco a bacca nera, impreziositi da note di spezie (pepe nero) e legno, grazie l’affinamento in barrique. In solo aggettivo per riassumere le sensazioni olfattiva: etereo. All’assaggio, Serché è asciutto, ampio. Vino di gran corpo, di grande struttura ed equilibrio tra le note fruttate e quelle più ‘asciutte’, di spezie e legno. Sorprendente per lunghezza, è in grado di esaltare magnificamente piatti di carne rossa al sangue o di selvaggina. Tutte caratteristiche che si ritrovano nei grandi Barbera Superiore del Piemonte.

Si tratta di una Denominazione di origine controllata e garantita della zona collinare piemontese che si estende tra  le province di Alessandria e Asti. Terreni argillosi, ricchi di limo, sabbia e calcare che regalano appunto vini unici. La raccolta delle uve avviene in maniera manuale. La vinificazione prevede una fase di macerazione di otto giorni, con mescolamento automatizzato e stabilizzazione naturale a freddo. Segue poi una fase di affinamento di almeno 6 mesi in piccole barrique di rovere, prima dell’affinamento in bottiglia. Serché è senza dubbio il vino rosso di punta nei supermercati della Cantina  Produttori del Monferrato, azienda cooperativa sociale nata nel 1950 a Rosignano del Monferrato, in provincia di Alessandria, dall’unione di alcune cantine della zona. Non a caso fu una delle prime, nel 1975, a dotarsi in Piemonte di un impianto di termovinificazione per l’ottenimento di vini più fini e a minore contenuto di alcool metilico. Ad oggi risultano iscritti 1.070 soci, in grado di conferire qualcosa come 2 milioni e 800 mila quintali di uve atte alla vinificazione.

Prezzo pieno: 7,39 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Pinot Bianco Friuli Grave Doc 2014, Forchir

(4 / 5) Vino di punta in Germania, fiore all’occhiello nel nostro Alto Adige, il Pinot Bianco è un vino dalla storia controversa. Solo di recente, infatti, si è scoperto che non deriva da una “mutazione” del Pinot Grigio, bensì dal suo “fratello rosso”: il Pinot Nero. E oggi, sotto la lente d’ingrandimento di vinialsupermercato.it, finisce in particolare il Pinot Bianco Fiuli Grave Doc di una grande azienda friulana: la Forchir di Pordenone, che lo produce e imbottiglia – per l’esattezza, come da disciplinare – a San Giorgio della Richinvelda. Le rese molto basse per ettaro di questo uvaggio sui terreni alluvionali, calcarei o dolomitici della zona, ne costituiscono il segreto del successo qualitativo rispetto ad altri territori in cui storicamente il Pinot Bianco è stato esportato. Il Pinot Bianco Friuli Grave Doc di Forchir si presenta nel calice di un colore giallo paglierino intenso, sgargiante. Al naso fa presagire note minerali, che poi spiccheranno all’assaggio, conferendogli una certa eleganza. A tali note minerali si accostano sentori di frutta: pesca, albicocca mela e mandorla, che regala un finale lungo, deciso, quasi tostato. La vinificazione avviene per maceratura a freddo delle bucce, con pressatura soffice e macerazione a temperatura controllata. Segue poi la fase di affinamento, in apposite vasche di acciaio. Si tratta di un vino che fino a una ventina di anni fa veniva accostato, almeno in Italia, allo Chardonnay, tanto da essere chiamato “Pinot-Chardonnay”. In realtà, anni di esperienza dei viticoltori italiani hanno reso ormai questo uvaggio ben differente. Forse non nobile come i Pinot bianchi alsaziani, ma comunque una buona bevuta da accompagnare a un antipasto o a minestre, oppure a piatti di pesce anche ben elaborati.

Prezzo pieno: 6,20 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Viognier Terre Siciliane Igt 2013 – Barone di Montalto

(4 / 5) Di nuovo una grande soddisfazione dai bianchi di Sicilia acquistabili al supermercato. Oggi, sotto la lente di vinialsupermercato.it, c’è il Viognier Terre siciliane Igt di Barone di Montalto, annata 2013. Un vino che si presenta sugli scaffali in una veste accattivante: bottiglia trasparente, elegante, che lascia brillare d’un giallo sgargiante, quasi d’oro, il prezioso contenuto. “Prezioso” soprattutto per la qualità, perché il prezzo è più che abbordabile (soprattutto se si riesce a reperire questo prodotto in promozione). Veniamo alle specifiche. Il Viognier Terre Siciliane Igt Barone di Montalto si presenta nel calice del colore sopra descritto. Al naso è molto caratteristico: si fanno avanti pesca, albicocca, banana, miele e fiori bianchi. Un bouquet particolare, che cattura l’attenzione per aromaticità. Al palato dominano indiscutibilmente le note fruttate: ecco di nuovo la pesca, molto persistente, accanto a sentori di albicocca. Le note di limone e agrumi, percepibili nel finale, sono precedute da sentori esotici di banana e melone, che rendono quasi scontato l’accostamento di questa bottiglia ad altre con uvaggio Chardonnay. L’abbinamento perfetto è quello con il pesce crudo: provatelo con il sushi, o con altre pietanze crude della tradizione giapponese. Ottimo anche con l’etnico cinese, per la vicinanza alle note dolciastre e agrumate di alcune salse. Da provare anche come aperitivo o accostato a formaggi (di capra, per esempio) di media stagionatura.

Questa bottiglia rappresenta pressoché un “unicum” nel panorama delle ‘enoteche’ della grande distribuzione organizzata. Merito dell’uvaggio utilizzato: quel Viognier così raramente reperibile al supermercato. La Barone di Montalto Spa lo ottiene dalle proprie vigne situate nella Valle del Belice, più esattamente nella cantina di Santa Ninfa, in provincia di Trapani. Si tratta di un vitigno francese, originariamente diffuso solamente nella valle del Rodano, che ha conosciuto un grande successo sin dalla metà degli anni Novanta, cominciando a essere coltivato anche in altri Paesi. Per caratteristiche climatiche e morfologiche, la Sicilia si presta a ottime produzioni. Eppure, una ricerca condotta negli Usa ha dimostrato una forte somiglianza genetica del Viognier con un vitigno tipico del Piemonte: la Freisa, a sua volta parente del Nebbiolo (da cui nascono grandi vini come il Barolo e il Barbaresco).  Così come nella tradizione originaria, il Viognier Barone di Montalto viene lavorato in una prima fase a freddo, per mantenerne le caratteristiche organolettiche e aromatiche. Le uve vengono pressate e lasciate a contatto con le bucce per 12 ore alla temperatura di 4 gradi, per poi passare alla macerazione in botti di acciaio, a una temperatura che non supera i 14 gradi. L’affinamento dura circa 3 mesi, con rimescolamenti (batonnage) di cadenza settimanale.

Prezzo pieno: 6,65 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Pinot nero vinificato in bianco vivace Oltrepo’ Pavese Doc – La vinicola Broni

(3 / 5) Il Pinot nero vinificato in bianco de La Vinicola Broni è un vino bianco di grande tradizione nella zona di produzione di questa Denominazione di Origine controllata: l’Oltrepò Pavese. Si fa apprezzare per la sua leggerezza e versatilità, che lo rende adatto come aperitivo ma anche come accompagnamento a tutto pasto: dai primi piatti leggeri, passando da primi di pesce o di carni di pollo e maiale, sino al contorno e infine al dolce. Un vino, dunque, che non offre particolare attrattiva olfattiva né gustativa, ma che spicca per capacità di adattamento e freschezza. Nel calice si presenta di un colore giallo paglierino con lievi riflessi verdognoli, velati da leggere bollicine. Il naso è piuttosto piatto, anche se si avvertono le note floreali caratteristiche del vigneto. All’assaggio, il Pinot nero vinificato in bianco de La Vincola Broni si presenta sapido, con note fruttate di albicocca e pesca e un retrogusto agrumato piuttosto persistente. Il finale è morbido, lievemente ammandorlato. La temperatura di servizio adatta è di 8 gradi, fino a un massimo di 10 gradi. La vinificazione in bianco si ottiene separando le bucce dal pestato, durante la fase di pressaggio. Il mosto viene poi lasciato a riposare a una temperatura controllata di 5-6 gradi. Va bevuto giovane, per apprezzarne meglio l’aromaticità e la freschezza.

La Vinicola Broni è la più antica azienda di produzione vinicola del territorio Oltrepadano. Fondata a Broni, piccolo Comune di 10 mila anime in provincia di Pavia, nel 1948 dal padre dell’attuale amministratore delegato, Roberto Calì, la Vinicola Broni si trova nel centro vitivinicolo dell’Oltrepò, zona collinare 50 chilometri a sud da Milano, a ridosso della Pianura Padana al confine fra l’Emilia ed il Piemonte. “Una grandissima tradizione enologica unita ad un’équipe di esperti enologi e cantinieri della zona – si legge sul sito Internet aziendale – fanno di quest’azienda un equilibrato mix di moderna tecnologia e grande tradizione, da cui nascono tre linee di vini, per noi sinonimo di passione ed armonia. Passione che sfocia anche nell’ambito sportivo quando nel 1958 La Vinicola Broni porta al Giro d’Italia con il capitano Aldo Moser ed il direttore sportivo Cosante Girardengo la squadra Calì-Broni Girardengo”. Un’armonia esaltata anche dalla produzione di vini spumanti e vini barriccati, premiati nei concorsi enologici Spumanti d’Italia della Valdobbiadene (Veneto) e Talento d’oro dell’Oltrepò Pavese (Lombardia). Oggi l’azienda dispone di uno stabilimento di 10 mila metri quadrati a Broni e di una cantina di pigiatura a Santa Maria della Versa, con una produzione di circa un milione e mezzo di bottiglie a Denominazione di Origine controllata all’anno.

Prezzo: 5 euro

Acquistato presso: Carrefour

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Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Dop – Falesco

(3,5 / 5) Avete presente i messaggi arrotolati in una bottiglia e lasciati da qualcuno in balia del mare, fino ad essere scoperti e letti su una spiaggia, magari dall’altra parte del mondo e a distanza di diversi anni? Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Falesco è un po’ anche questo. Una bottiglia che racchiude una storia. In stato liquido, sì. Ma pur sempre una storia. Una di quelle che ti portano indietro negli anni. Al tempo dei re e dei cavalieri, dei papi e dei loro servitori. Correva l’anno 1111 quando il vescovo Johannes Defuk, al seguito dell’esercito di Enrico V di Franconia, percorreva la strada che dall’Europa centrale portava a Roma, dove il condottiero tedesco doveva incontrare papa Pasquale II, per essere incoronato imperatore del Sacro Romano Impero. Il vescovo, grande appassionato di vini, desideroso di scoprire nuovi sapori, aveva incaricato il suo coppiere – un funzionario di alto rango – di precederlo sulla via per Roma, degustando per lui il vino nelle varie osterie.
Qualora il vino fosse stato buono, il coppiere avrebbe dovuto scrivere fuori dalla locanda la parola “Est!”, ovvero “c’è!”. Se il vino fosse stato ancora più buono, la formula sarebbe stata “Est! Est!!”. Il servitore riempì le porte delle locande con le due formule, ma solo a Montefiascone – alle porte di Roma – scrisse quello che il vescovo sperava di trovare: “Est! Est!! Est!!!”. Ovvero: qui “c’è vino eccellente!”. Narra la leggenda che il vescovo, condividendo il parere del coppiere, volle trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Montefiascone, dove morì – si narra – in seguito a un coma etilico. E a Montefiascone fu seppellito, nella chiesa di San Flaviano. Sulla lapide si legge l’incisione: “Per il troppo Est! Qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”. Leggende a parte, il “Falesco”, così come viene rinominato Est! Est!! Est!!!, è un prodotto che merita la fama guadagnata grazie a questa leggenda, al di là del marketing correlato. Si tratta di una denominazione di origine protetta di Viterbo e provincia, nell’alta Tuscia, nei Comuni di Comuni di Montefiascone, Bolsena, San Lorenzo Nuovo, Grotte di Castro e Gradoli.
 
E grazie al sapiente mixaggio di uve Trebbiano (50%), Malvasia (20%) e Roscetto (20%), cresciute a un’altezza di 300 metri sul livello del mare. Sotto la lente di vinialsupermercato.it, l’annata 2014. Di colore giallo paglierino brillante, Est! Est!! Est!!! di Montefiascone si presenta al naso molto vinoso, con richiami fortemente e piacevolmente aromatici. All’assaggio emergono note fruttate ben equilibrate, che si sposano con l’ottima acidità  e sapidità. Fondamentale, in questo senso, l’apporto aromatico-esotico dell’uvaggio Roscetto, che ammorbidisce e ingentilisce il palato assieme alla Malvasia. Un vino da servire una temperatura non superiore ai 12 gradi, che può fungere da eccellente aperitivo ma che è in grado di accompagnare egregiamente anche piatti di verdure cotte e pesce.
 
Entrando più nello specifico, Est! Est!! Est!!! di Montefiascone si ottiene da viti con un’età media di 18 anni. La fermentazione avviene in botti di acciaio Inox, a una temperatura di 18 gradi, con l’aggiunta di lieviti indigeni. Viene saltato il passaggio della fermentazione malolattica, in favore del successivo affinamento in bottiglia. Falesco è il marchio della famiglia Cotarella, fondato negli anni Sessanta, “quando Antonio e Domenico Cotarella – si evince sul sito aziendale – viticoltori in Monterubiaglio, hanno realizzato la prima cantina per la produzione in proprio di vino. I fratelli Renzo e Riccardo Cotarella, entrambi enologi cresciuti in una terra di lunghe tradizioni vinicole, spinti dalla passione del padre Domenico, hanno poi fondato nel 1979 l’attuale Falesco, trasformando quella che era una piccola azienda familiare in un’impresa di successo da lasciare alle generazioni successive”. “Gli investimenti effettuati da allora – continua la nota di Falesco – sono stati indubbiamente di grande entità, ma oggi, a distanza di oltre trent’anni, possono considerarsi ampiamente ripagati, soprattutto in termini affettivi. Nell’azienda di famiglia, infatti, lavorano attualmente le figlie Dominga, Marta ed Enrica, riversandovi lo stesso entusiasmo e coinvolgimento dei loro padri. La quarta generazione di nipoti, poi, lascia intravedere un futuro altrettanto importante per il marchio”.
 
Prezzo pieno: 4,79 euro
Acquistato presso: Esselunga
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Negroamaro Salento Rosato 2014 – Tenute Al Bano Carrisi

(2,5 / 5) Attira sugli scaffali del supermercato il rosato sgargiante, quasi luminoso, del Negroamaro Rosato del Salento Igp Tenute Al Bano Carrisi. Il noto cantante produce vini nella sua tenuta in contrada Bosco Curtipetrizzi, a Cellino San Marco, in provincia di Brindisi. E vale la pena di provarlo, dopo aver già testato il Negroamaro e il Primitivo del Salento che riscossero molto successo (in termini di vendite) in un supermercato alle porte di Milano. Il risultato non è esattamente lo stesso. Il Negramaro Rosato del Salento Igp Tenute Al Bano Carrisi delude. Troppo acido nel finale. E tale acidità è tutto quel che resta in ‘ricordo’ dell’assaggio. Ma andiamo con ordine. Nel calice, questo rosato si presenta come detto di un colore accattivante. Luminoso. Al naso, le note predominanti sono quelle esotiche del melone e della banana. Si avvertono anche piacevolmente e con un po’ di sorpresa la fragola e il lampone. All’assaggio, il Negramaro Rosato di Carrisi si presenta subito astringente. Le note citriche hanno la meglio sul resto dei sentori, sbilanciando il palato verso un finale troppo acido. Difficile accostare questa bottiglia a piatti di pesce poco elaborati o dalle ‘carni’ troppo delicate: ne risentirebbero, così come certi molluschi e crostacei pregiati. Meglio quindi l’abbinamento con fritti di pesce o pesci alla griglia. “Quando ero bambino Don Carmelo, mio padre, mi portò alla vigna e mi insegnò a liberarla dalle erbacce. ‘Se dai alla terra, la terra ti dà’, mi diceva. Così – spiega il cantante sul sito Internet delle Tenute Carrisi – ho capito che prima ancora del vino, dalla vigna ti veniva un sorso di saggezza. Ho dedicato al ‘Mio Vecchio Saggio’ questo vino che mi aiuta a riscoprire il calore degli affetti ed il colore degli anni”.

Prezzo pieno: 5,59 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Valpolicella Ripasso Classico Superiore Doc, Cantina Valpolicella Negrar

(4 / 5) Una bella sorpresa trovare sugli scaffali del supermercato un Valpolicella Ripasso Classico Superiore Doc in promozione. In particolare quello di Cantina Valpolicella Negrar. Molto più di una bottiglia e molto più di una Doc.

Una vera e propria istituzione in Veneto e tra tutti gli amanti del buon vino. Anche perché, per dar vita al Ripasso, occorrono tecniche specifiche di vinificazione che nobilitano il senso della ‘bevuta’. E si inseriscono direttamente nel solco della grande tradizione e cultura del “far vino” in Italia.

LA DEGUSTAZIONE
Il Valpolicella Ripasso Classico Superiore di Cantina Valpolicella Negrar (Comune di 17 mila anime alle porte di Verona) è un vino rosso che nel calice si presenta di un colore rosso rubino intenso, tendente al viola scuro. L’annata in questione, in particolare, è la 2013, che registra 13,5 % vol.

Già versandolo si esaltano le note di mora, amarena, ciliegia matura e barrique, in un finale tutto speziato tendente al pepe nero. Note speziate che prevalgono all’assaggio nei primi istanti, scaldando piacevolmente il palato e lasciando poi spazio note fruttate di amarena, tabacco e vaniglia.

La sensazione è quella di una morbidezza intensa, anche se parrebbe un ossimoro. Nel finale, lungo, di nuovo le note speziate, assieme a tutto il carattere della barrique francese, in cui le uve sono maturate per almeno dodici mesi. L’abbinamento più consigliato è quello con le carni rosse e con la selvaggina.

Ma questa bottiglia saprà sorprendervi anche accostata a primi piatti saporiti o a secondi di carne bianca ben speziata. Provatela, per esempio, con delle cosce di pollo al curry e curcuma: le note speziate della carne faranno da contraltare alle note speziate del vino, ammorbidendosi grazie ai tannini gentili e avvolgenti. Vale però la pena di spendere altre parole per la grande tradizione veneta del Ripasso.

Come suggerisce il nome stesso di questa Doc, il Valpolicella base (ottenuto secondo disciplinare dalle qualità Corvina, Corvinone, Rondinella e in percentuali inferiori di Forselina, Negrara e Oseleta) viene riversato nei tini dove precedentemente sono state pigiate le uve per l’Amarone, a loro volta precedentemente lasciate appassire al sole, subendo così una delicata fase di rifermentazione.

Circa venti i giorni in cui le vinacce riposano in questa prestigiosa culla. Un procedimento, quello del “ripasso”, che ha del magico. Un’alchimia pari a quella di una storia d’amore, nata da un incontro. Da una scintilla. E il vino così ottenuto viene in seguito affinato in botte. Il Ripasso si trasforma così in una vino maturo, affascinante e coinvolgente. Un vino con una storia da raccontare.

Prezzo pieno: 7,69 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc – Conte Carlo Giorgi di Vistarino 1674

(4 / 5) Eleganza e carattere. Non è facile trovare al supermercato delle bottiglie di Bonarda che alzino l’asticella della qualità. C’è quello troppo frizzante, che perde di concretezza e sostanza. Oppure quello tutto schiuma, che si rivela poi inconsistente all’assaggio. Per gli amanti del buon vino (e in generale della buona tavola) vale dunque la pena spendere qualche euro in più. E accaparrarsi, magari in promozione, una bottiglia di Bonarda Doc Conte Carlo Giorgi di Vistarino 1674.

L’omonima azienda che lo produce, in frazione Scorzoletta a Pietra de’ Giorgi, in provincia di Pavia, aderisce al Consorzio di Tutela Vini dell’Oltrepò pavese. Una garanzia pressoché assoluta del rispetto dell’identità di questo rosso vivace, simbolo dei vini della Lombardia e della stessa regione del Nord Italia. Il Bonarda Doc Conte Carlo Giorgi di Vistarino si presenta nel calice di un colore rosso porpora: profondo, scuro, cupo, violaceo. Sembra già di assaporarne le note di frutti di bosco mentre la schiuma, voluminosa e generosa, si lascia sopraffare dall’ossigeno, evaporando in pochi secondi.

I profumi sono quelli caratteristici del Bonarda, con note intense (appunto) di viola, mora e marasca. Ma è al palato che questo Bonarda stacca la concorrenza, almeno nella grande distribuzione organizzata. Buon corpo e struttura, eppure grande leggerezza; le note di frutti di bosco sono persistenti, eppure piacevoli e delicate. L’abbinamento, scontato, è con i piatti della tradizione pavese: antipasti di salumi e formaggi di buona stagionatura, primi con sughi anche elaborati di carne, risotto alla Lomellina (con fegatini) e risotto ai funghi, nonché a piatti come il cotechino, il salame cotto e le carni rosse, cassoeula e bolliti.

“L’origine del nome Bonarda – come spiega lo stesso Consorzio di Tutela Vini dell’Oltrepò pavese – è incerta. Secondo alcuni autori, il nome deriverebbe dal patronimico longobardo Bono con l’aggiunta di ‘hard’, che in longobardo significava ‘coraggioso e forte’. La ricostruzione si basa sul fatto che i Longobardi ebbero come capitale Pavia, con estensione del loro dominio anche in Oltrepò. Il vino Oltrepò Bonarda si ottiene da uva Croatina, la cui etimologia deriverebbe da ‘croatta’, ‘cravatta’, e starebbe a indicare che il vino ottenuto da Croatina si beveva nei giorni di festa, quando appunto veniva indossata la cravatta”. Una storia insita anche nella famiglia che produce il Bonarda finito quest’oggi sotto la lente di vinialsupermercato.it.

“Da Augusto Carlo Giorgi di Vistarino, che per primo, alla fine dell’Ottocento, avviò in Oltrepò la coltivazione del Pinot Nero, ai successori Ottaviano e Carlo, sino ad arrivare alla più recente generazione rappresentata oggi da Ottavia Giorgi di Vistarino – evidenzia l’azienda produttrice – continua a rimanere identica la volontà di perseguire la qualità attraverso la creazione di vini autentici ed eleganti, fedele espressione del territorio da cui hanno origine”. La proprietà si estende per oltre 826 ettari di cui 200 vitati, tutti iscritti all’Albo della Doc Oltrepò Pavese e coltivati a Pinot Nero, Riesling Renano, Pinot Grigio, Moscato, Croatina e Barbera.

Prezzo pieno: 6,50
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Chardonnay California 2012, Turning Leaf Vineyards

(3,5 / 5) “Refresh” è la parola d’ordine per la Turning Leaf Vineyards. Ed è questo quello che ci si può aspettare maggiormente dallo Chardonnay californiano oggi sotto la nostra lente di ingrandimento.

Lo Chardonnay California Turning Leaf, annata 2012, è una piacevole risposta alla calura estiva. Freschezza allo stato puro. La casa vinicola del gruppo E. & J. Gallo Winery, con sede a Modesto, cittadina di poco più di 200 mila abitanti capoluogo della contea di Stanislaus, California, lo sa bene e punta tutto sul lato “forte” dei propri vini. Leggeri, di facile beva. Estivi, in una sola parola.

LA DEGUSTAZIONE
Lo Chardonnay in questione, annata 2012, è avido al naso. Si fatica a intuire qualche nota esotica di banana e pesca, che poi si esprimono meglio all’assaggio. Piacevole, delicato, fruttato. Quasi convincente.

Un vino da accompagnare a piatti altrettanto freschi, come un buon prosciutto e melone, un’insalata, un antipasto a base di verdura. Perché no: anche a un take away di cucina giapponese. Astenersi se le portate in tavola sono di pesce, soprattutto se il piatto è complesso.

Le note fruttate dello Chardonnay californiano Turning Leaf sono fatte solamente per dissetare e accompagnare portate poco impegnative. In America, e in particolare in California, lo Chardonnay la fa da padrone tra i bianchi. Secondo dati piuttosto recenti, sono oltre 95 mila gli acri coltivati con questo uvaggio nel solo Stato dove opera la Turning Leaf Vineyards.

Prezzo pieno: 6 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Colomba Platino terre siciliane Igt, Duca di Salaparuta

(5 / 5) C’è un motivo se un vino viene prodotto ininterrottamente dal 1959. Nel caso del Colomba Platino di Duca di Salaparuta, la ragione non è da ricercare solamente nel vitigno utilizzato: l’Insolia, il più antico della Sicilia. La freschezza e l’unicità di questa bottiglia nel panorama della grande distribuzione organizzata italiana, oltre all’ottimo rapporto qualità-prezzo, rende questo vino una scommessa da poter giocare a occhi chiusi, quando si è alla ricerca di un abbinamento perfetto (e di classe) a portate di pesce, crostacei, frutti di mare. Di colore giallo paglierino, si presenta al naso molto ben strutturato ed elegante, con decisi sentori di agrumi. Un vino che si conferma molto fruttato anche all’assaggio: di nuovo limoni, arance e una punta di nocciola nel finale.

Lungo, deciso, fresco e persistente. Piacevolmente astringente. Elegante, insomma, come già detto. In particolare, si tratta di una indicazione geografica tipica ottenuta nella splendida zona della provincia di Agrigento, tra Ribera e Cattolica, dove si alternano macchie di vegetazione selvatica, campi di frumento, uliveti e terreni di un bianco calcareo, dove affondano le loro radici le terrazze di vigneti Insolia, degradanti verso il mare. La vendemmia avviene in maniera manuale nel mese di settembre. Le uve vengono pressate molto delicatamente e in seguito fatte fermentare a 16-17 gradi, per circa 15 giorni. Per poi subire un lungo contatto con i lieviti, prima della maturazione a temperatura controllata sino a primavera, per favorire l’illimpidimento naturale.

Altri due mesi in bottiglia e il Colomba Platino di Duca di Salaparuta è pronto per essere consumato, non più “vecchio” di due anni (la bottiglia degustata è dell’annata 2013). Il Gruppo Duca di Salaparuta riunisce tre brand storici che rappresentano la Sicilia e l’Italia nel mondo: Corvo e Duca di Salaparuta, nati nel 1824, e Florio nato nel 1833. Acquisite dalla Ilva Saronno Holding e riunite in un’unica realtà, le due Aziende storiche costituiscono il primo gruppo vitivinicolo privato dell’isola che si prefigge lo scopo di “raccontare la storia e la terra attraverso luoghi suggestivi come le Tenute e le storiche Cantine”.

Prezzo pieno: 7,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Patrimonio 2011 Salento Igp – Taurosso

(5 / 5) Patrimonio, ovvero uno dei più fulgidi esempi di come si possa bere “bene”, scegliendo un vino tra gli scaffali di un supermercato italiano. Stiamo parlando di una bottiglia che di per sé sfiora il costo di dieci euro. E dalla quale, quindi, si può (si deve) pretendere molto. Un’aspettativa pienamente realizzata da questo rosso Negroamaro 2011 a indicazione geografica protetta della casa vinicola Taurosso Srl, con sede in provincia di Lecce, a Campi Salentina, ma imbottigliato a Manduria, in provincia di Taranto. Una zona che offre ampie garanzie, che tuttavia non sempre bastano ad assicurare buone bevute. Il segreto di Patrimonio 2011 Selento Igp Taurosso è nel calore che emana. Un calore innanzitutto profumato.

Di amarena, piccoli frutti rossi e spezie come il pepe nero e l’harissa. Un calore che si conferma anche all’assaggio: inizialmente vellutato, morbido, ma pronto a rivelarsi ben presto corposo e strutturato, per via della lunga macerazione a cui vengono sottoposte le uve Negroamaro in fase di maturazione del vino. Inutile sottolineare come si un tratti uno di quei classici vini rossi di struttura, adatti ad accompagnare carni rosse, anche al sangue, carni alla griglia e alla brace, nonché formaggi a pasta dura molto saporiti.

Patrimonio ha tra l’altro ottenuto nel 2012 il Gold Award al China Wine Awards Best Value 2012, che potremmo definire la versione “cinese” dell’italianissimo Vinitaly, con produttori provenienti da ogni parte del globo. Nonché la Berlin Gold Medal al Berliner Wein Trophy 2012. Un successo riconosciuto anche a un altro vino di Taurosso: quel Pilu Niuru che può essere considerato il fratello minore di Patrimonio. Per quanto riguarda le specifiche tecniche, la zona di produzione, come già evidenziato, è quella dell’entroterra del Salento. L’età media della vite è tra i 20 e i 40 anni, con una produzione di 7 tonnellate per ettaro. La tecnica di produzione è basata su una pigiatura soffice e una lunga macerazione della durata di dieci giorni, a cui segue una lenta fase di fermentazione.

Prezzo pieno: 9,35 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Shiraz Yellow Tail – Casella Wines Yenda, Australia

(3 / 5) Origini molto dibattute per il vitigno Syrah (Shiraz). Chi sostiene sia stato introdotto in Europa dall’Iran (dove ancora oggi esiste una metropoli di oltre un milione di abitanti, nella regione di Fars), e chi è più propenso a credere si tratti di un cultivar autoctono siculo, in particolare della provincia di Siracusa, che è andato perduto per poi essere reintrodotto nell’isola, con piante provenienti dalla Francia.

Il fatto è che per un italiano, che apprezza la cultura culinaria del proprio Paese, ritrovare sulla tavola un Syrah come quello di Yellow Tail può risultare di difficile “comprensione”. In particolare il Shiraz è australiano.

LA DEGUSTAZIONE
Al naso colpisce per le prepotenti note di frutti di bosco, prima ancora che per le spezie (pepe nero), a mio avviso troppo “lontane” e poco persistenti, perché sommerse da altre note che richiamano l’amarena.

Le note speziate si avvertono in maniera netta, invece, all’assaggio, reso da queste lungo e persistente, con richiami alla liquirizia dolce, molto gradevoli. Ne risulta un vino troppo “dolce” per essere abbinato ai piatti della tradizione italiana. Per non parlare dell’abbinamento consigliato sull’etichetta posteriore della bottiglia: una bistecca. Rischioso provarci.

Prezzo: 6 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Chianti Leccioni 2013 DOCG – Marchesi de’ Frescobaldi

(4 / 5) Andiamo dritti al punto focale: tra le (troppe) bottiglie di Chianti presenti nella grande distribuzione organizzata, questa non vi deluderà. Sembra paradossale, ma trovare ormai una bottiglia di buon Chianti al supermercato è diventata un’impresa. Non è uno scherzo. Troppe, ormai, le varietà reperibili sugli scaffali, spesso a prezzi ‘gonfiati’ rispetto all’effettiva qualità della bottiglia. In particolare, questo Chianti 2013 Leccioni di Frescobaldi fa parte di una confezione doppia, contenente anche un Vin Santo della stessa casa toscana. Si tratta di una denominazione di origine controllata e garantita. Un Chianti di colore rosso rubino sgargiante, dal profumo intenso, con sentori di viola mammola.

Un vino seducente, sin da quando lo si stappa. Morbido, vellutato. Lungo e persistente. Perfetto accompagnamento di piatti della tradizione toscana (affettati, formaggi), ma anche di carne alla griglia e – più banalmente – pizza al salame. Deve il suo nome ai “Lecci”, le tipiche piante mediterranee della famiglia delle Fagaceae, che adornano le ville della zona del Chianti, assieme ai cipressi, nelle vicinanze delle vigne.

Per la produzione del Chianti Leccioni viene utilizzato prevalentemente Sangiovese (non vengono specificati altri uvaggi). Le uve subiscono un processo di macerazione di nove giorni, per poi passare alla fermentazione alcolica, seguita da quella malolattica. L’affinamento avviene in contenitori in acciaio Inox e infine in bottiglia, per due mesi.

La lunga storia della famiglia Frescobaldi inizia intorno all’Anno Mille col fiorire dell’attività bancaria della Firenze medioevale. In breve i Frescobaldi diventano protagonisti assoluti della vita politica ed economica e si guadagnano il titolo di tesorieri della Corona inglese. Iscrivono il loro nome nella storia di Firenze, commissionando grandi opere pubbliche e architettoniche come il ponte Santa Trinita sul fiume Arno e la basilica di Santo Spirito, affidata a Filippo Brunelleschi.

Tra i rappresentanti più illustri della famiglia, Dino Frescobaldi fu poeta del Dolce Stil Novo, noto anche per aver recuperato e restituito all’amico Dante Alighieri in esilio, i primi canti della Divina Commedia, permettendogli di continuare l’opera. Gerolamo Frescobaldi, musicista e compositore, è tutt’oggi considerato uno dei più importanti esponenti della musica Barocca. L’inizio della produzione vitivinicola è documentata agli inizi del 1300, nella storica Tenuta di Castiglioni in Val di Pesa, a sud-ovest di Firenze. Fin dall’inizio i vini Frescobaldi sono noti per qualità e tipicità tanto che agli inizi del 1400 grandi artisti del Rinascimento come Donatello e Michelozzo Michelozzi ne erano illustri estimatori. Un secolo più tardi i loro vini venivano serviti sulle tavole della Corte inglese di Enrico VIII e della Corte Papale.

Prezzo: 6 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Cirò bianco DOC – Caparra e Siciliani

(3,5 / 5) Per la sua facilità di beva, potrebbe essere eletto senza troppi rivali “vino d’estate”. Il fatto è che il Cirò bianco a denominazione di origine controllata di Caparra e Siciliani sa essere anche qualche cosa di più. Soprattutto se, pescandone una bottiglia dagli scaffali del supermercato, non ti accorgi che nel carrello è finito un ‘esemplare’ dell’annata 2012. Una volta in tavola non resta che assaggiare: prima di giudicare con troppa superficialità, basandosi solamente sul fatto che a maggio 2015, quella bottiglia, potrebbe risultare ormai “datata”. Breve inciso sull’argomento: è buona consuetudine, per la maggior parte dei vini bianchi, scegliere bottiglie con annate che non superino i due anni dalla data di acquisto. Ed è proprio per questo che nei supermercati vengono sovente applicati forti sconti sulle annate meno recenti, a cavallo della consegna – da parte dei fornitori – degli stock della nuova vendemmia.

Il Cirò 2012 di Caparra e Sicliani – imbottigliato a Cirò Marina, in provincia di Crotone, in Calabria – deve invece aver conquistato ‘carattere’, invecchiando un altro anno prima di essere stappato. Nel calice, il colore è quello classico: giallo paglierino, piuttosto intenso. Al naso risulta molto vinoso. Una caratteristica che non tutti apprezzano, specie in un bianco del genere, da 11,5 gradi, a cui si chiederebbe maggiore delicatezza. Ma i gusti son gusti: ed è proprio questa spiccata ‘vinosità’ che ha reso gustosa la bottiglia. Tale caratteristica si è infatti ripresentata al momento dell’assaggio. Note agrumate, con predominanza del limone. Buona lunghezza. Un prodotto di assodata qualità, nonostante il modico prezzo, che si abbina alla perfezione con antipasti e primi a base di pesce, servito rigorosamente fresco, alla temperatura di 8 gradi. (leggi anche la recensione del Cirò bianco 2013 DOP Calabria – Senatore).

Produttori di vino sin dal XIX secolo, le famiglie Caparra e Siciliani hanno una solida tradizione agraria e vitivinicola in particolare. Nel 1963, facendo tesoro comune di queste esperienze, nasce l’azienda che attualmente opera esclusivamente nella zona del “Cirò” e del “Cirò Classico”, lavorando le uve provenienti dai vigneti di  proprietà dei soci, estesi per circa 213 ettari. La Caparra & Siciliani ha uno stabilimento vinicolo moderno, tecnologicamente organizzato e della capacità complessiva di 31 mila ettolitri., divisi in 110 vasi vinari, distribuiti su tre piani, oltre a 150 barriques di rovere “Allier”. La cantina ha prestato fin dalla nascita particolare cura all’imbottigliamento ed il prodotto da imbottigliare, come evidenzia la stessa azienda, “viene selezionato dopo un accurato esame condotto con autentica passione vitivinicola, profonda competenza e coscienza professionale”. Tutto il sistema è infatti curato da uno dei maggiori enologi italiani: Fabrizio Ciufoli.
Prezzo: 4,90 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Pinot nero Trentino Doc 2012, LaVis

(2,5 / 5) Non il migliore tra i Pinot nero presenti nella grande distribuzione, quello della cantina LaVis presenta comunque alcuni tratti che lo rendono decisamente un buon vino. Tannini delicati, corpo medio, eppure grande ampiezza di sapori e sfumature che vanno dai più comuni frutti rossi (lampone) al pepe, menta, zenzero e prugna, avvolti in dodici gradi e mezzo che si avvertono a malapena. Mentre in bocca sembra di assaporare seta.

Prezzo pieno: 7,29 euro
Acquistato presso: Il Gigante

(2,5 / 5) Non il migliore tra i Pinot nero presenti nella grande distribuzione, quello della cantina LaVis presenta comunque alcuni tratti che lo rendono decisamente un buon vino. Tannini delicati, corpo medio, eppure grande ampiezza di sapori e sfumature che vanno dai più comuni frutti rossi (lampone) al pepe, menta, zenzero e prugna, avvolti in dodici gradi e mezzo che si avvertono a malapena. Mentre in bocca sembra di assaporare seta.

Prezzo pieno: 7,29 euro
Acquistato presso: Il Gigante

(2,5 / 5) Non il migliore tra i Pinot nero presenti nella grande distribuzione, quello della cantina LaVis presenta comunque alcuni tratti che lo rendono decisamente un buon vino. Tannini delicati, corpo medio, eppure grande ampiezza di sapori e sfumature che vanno dai più comuni frutti rossi (lampone) al pepe, menta, zenzero e prugna, avvolti in dodici gradi e mezzo che si avvertono a malapena. Mentre in bocca sembra di assaporare seta.

Prezzo pieno: 7,29 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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