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Notte Rossa: il miglior Primitivo di Manduria Riserva al supermercato


Notte Rossa miglior Primitivo Manduria Riserva supermercato 
(5 / 5) Alzi la mano chi conosce l’esistenza del Primitivo di Manduria Riserva. Nel solco dei migliori vini italiani, anche il Primitivo di Manduria ha una versione “Riserva”. A incarnare perfettamente questa punta di diamante della denominazione pugliese è Notte Rossa, il miglior Primitivo di Manduria Riserva al supermercato. Prima di descrivere questo vino e consigliare gli abbinamenti perfetti, cerchiamo di comprendere l’unicità di questo prodotto e cosa lo differenzia dal Primitivo di Manduria non Riserva. Primitivo di Manduria Notte Rossa.

PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA: CHE DIFFERENZA C’È CON LA VERSIONE “BASE”?

Il Primitivo di Manduria è un vino a Denominazione di Origine Protetta (Dop) prodotto principalmente nelle province di Taranto e Brindisi, in Puglia. Il disciplinare di produzione stabilisce che questo vino deve essere ottenuto da uve del vitigno Primitivo per almeno l’85%. Con la possibilità di aggiungere fino al 15% di uve da vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione nelle due province. Una delle varianti previste dal disciplinare è il Primitivo di Manduria Riserva, che si distingue dalla versione “base” per alcuni specifici requisiti. Nello specifico: tempistiche di affinamento superiori, immissione in commercio posticipata e alcol in volume. Ancora più nel dettaglio:

  • AFFINAMENTO
    Il Primitivo di Manduria Riserva deve essere sottoposto a un periodo di affinamento di almeno 24 mesi, di cui almeno 9 mesi in botti di legno, a partire dal 1° novembre dell’anno di raccolta delle uve.
  • IMMISSIONE IN COMMERCIO
    Può essere commercializzato solo dopo due anni dal 31 marzo successivo alla vendemmia.
  • ALCOL
    Deve avere un titolo alcolometrico volumico totale minimo di 14% vol., leggermente superiore al 13,5% richiesto per la versione “base”.

Queste differenze con il Primitivo di Manduria “base” conferiscono al Primitivo di Manduria Riserva una maggiore complessità e struttura. Rendendolo particolarmente adatto a un ulteriore invecchiamento e a un abbinamento con piatti più elaborati. Non a caso, nel 2025, il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa in commercio nei migliori supermercati italiani è il 2019.

PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA NOTTE ROSSA: LA DEGUSTAZIONE

Si tratta, non a caso, dell’etichetta di punta di Notte Rossa. Un vino di alta gamma, dal rapporto qualità prezzo straordinario. Con l’ulteriore plus di essere facilmente reperibile al supermercato. Nel calice, il vino si presenta del consueto colore purpureo, impenetrabile alla vista. Al naso è prezioso, caldo ed avvolgente. Ricorda molto la confettura di prugne e ciliegie. Una componente fruttata che accoglie note di cioccolato, tabacco, vaniglia e cannella, oltre a un leggero tocco di chiodo di garofano. Al palato, in perfetta linea con quanto lasciava immaginare l’olfatto, il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa si conferma pieno e morbido, con tannini finissimi sui ritorni di confettura. Notte Rossa miglior Primitivo Manduria Riserva supermercato

Ottima la persistenza: il sapore del vino rimane a lungo al palato, sfoderando ancora una volta note di cacao, torrefazione (caffè) e vaniglia. Ma un commento speciale merita il tenore alcolico. Chi si spaventa di fronte a un’etichetta che indica 14,5% gradi in volume, può ricredersi all’assaggio di questo vino. La componente alcolica risulta perfettamente integrata e l’alcol non si percepisce come tale, ma in un tutt’uno con il resto dei sentori, in un quadro di equilibrio. Il finale stesso del Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa chiama il sorso successivo, grazie a una buona freschezza e a una leggera sapidità.

GLI ABBINAMENTI SALATI DEL PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA

1. Primi piatti ricchi e saporiti

Il Primitivo di Manduria Riserva si sposa perfettamente con piatti strutturati e ricchi di gusto. Alcuni primi piatti ideali includono:

  • Pasta al ragù di cinghiale: l’intensità aromatica del vino si bilancia con la sapidità della carne.
  • Orecchiette al sugo di braciole: un classico della tradizione pugliese che si armonizza con le note speziate del Primitivo.
  • Lasagna al forno: la struttura del vino sostiene la cremosità della besciamella e la ricchezza del ragù.

2. Carni rosse e selvaggina

La tannicità e il corpo pieno del Primitivo di Manduria Riserva lo rendono il compagno ideale per piatti a base di carni rosse, selvaggina e preparazioni elaborate, come:

  • Tagliata di manzo con riduzione di Primitivo: l’abbinamento per eccellenza, che unisce armoniosamente vino e carne.
  • Agnello al forno con erbe aromatiche: le note speziate del vino si fondono perfettamente con il sapore intenso della carne.
  • Brasato al Primitivo: una preparazione in cui il vino si utilizza anche nella cottura, creando un connubio di sapori perfetto.

3. Formaggi stagionati Notte Rossa miglior Primitivo Manduria Riserva supermercato 

Il Primitivo di Manduria Riserva è ottimo anche con formaggi a lunga stagionatura, che ne esaltano la complessità aromatica. Alcuni esempi includono:

  • Pecorino stagionato: l’intensità del formaggio trova equilibrio nella morbidezza del vino.
  • Parmigiano Reggiano 36 mesi: le note di frutta secca e spezie si armonizzano con il Primitivo.
  • Caciocavallo podolico: il suo gusto deciso viene esaltato dalla persistenza del vino.

NOTTE ROSSA MIGLIOR PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA: ANCHE CON I DOLCI

1. Dessert a base di cioccolato

Grazie alle sue note di cacao e frutti rossi, il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa si abbina magnificamente con dolci a base di cioccolato fondente. Qualche esempio? Eccone tre:

  • Torta al cioccolato fondente e peperoncino: la leggera piccantezza esalta la complessità del vino.
  • Mousse di cioccolato e frutti di bosco: il mix di acidità e dolcezza si bilancia alla perfezione con il Primitivo.
  • Brownies con noci e cioccolato extra dark: la ricchezza del dessert si fonde con la struttura del vino.

2. Dolci tipici pugliesi

Per un abbinamento territoriale, il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa si può gustare con:

  • Pasticciotto leccese: il contrasto tra la dolcezza della crema e le note speziate del vino crea un connubio intrigante.
  • Cartellate al vincotto: la dolcezza del vincotto trova un perfetto equilibrio con le note calde e avvolgenti del Primitivo.
  • Mostaccioli pugliesi: biscotti speziati con mandorle e cacao che si sposano perfettamente con la morbidezza del vino. http://catalogoviti.politicheagricole.it/scheda_denom.php?t=dsc&q=2236
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Verdeca, Fiano, Chardonnay, Vermentino: i bianchi di Notte Rossa e come sceglierli

Vini bianchi per l’estate e non solo? Nei migliori supermercati, da nord a sud, ecco Verdeca, Fiano, Chardonnay, Vermentino di Notte Rossa, cantina che da anni, ormai, porta con continuità sulle tavole degli italiani i sapori e i profumi del Salento. Ma come scegliere l’etichetta giusta per i propri gusti nell’ampia gamma di vini bianchi Notte Rossa? La premessa è che Verdeca, Fiano, Chardonnay e Vermentino sono tutti vini dal modesto contenuto di alcol (12,5% vol.), molto freschi sapidi, dunque facili da bere. Caratteristiche che li rendono perfetti per la stagione più calda dell’anno, ma anche per pranzi leggeri a base di piatti di mare o per accompagnare spuntini salati, tutto l’anno. Un’ottima alternativa agli spumanti Notte Rossa, sempre più scelti dagli amanti delle bollicine.

Scegli Verdeca Puglia Igp 2023 Notte Notte Rossa se… 

Lavorata per valorizzare al meglio la delicatezza delle note floreali e la sua mineralità, la Verdeca Notte Rossa è ideale con la cucina di mare. Si abbina perfettamente a frutti di mare, crostacei e pesci accompagnati da salse leggere. Naso molto intenso, floreale fresco, agrumato, frutta esotica come ananas, melone, papaya, tocco di erbe della macchia mediterranea in sottofondo. Al palato un’ottima corrispondenza, con una sorprendente freschezza e una buona mineralità a sostenere i ritorni di frutta già avvertita al naso, che si ripresentano con altrettanta intensità. Convince in particolare la vena agrumata, che rende il sorso fresco e teso. Chiusura altrettanto fresca, leggermente sapida, certamente fruttata.

Scegli il Fiano Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

Un vino ideale per la cucina di mare: antipasti misti, crostacei crudi, primi piatti con sughi rosa di pesce. Il Fiano Salento Notte Rossa rivela un naso in cui prevalgono gli agrumi e le note di frutta esotica matura. Più in sottofondo ricordi di erbe della macchia mediterranea, che rendono intrigante il quadro e invitano all’assaggio. Sorso disteso sul frutto esotico a polpa gialla e chiusura sapida, agrumata che invoglia a farne un altro speso. Vino di gran beva, che non stanca mai.

Scegli il Chardonnay Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

È l’ideale per accompagnare antipasti leggeri di terra (carne bianca) e di mare, ma anche primi e secondi di pesce. Da provare anche con i formaggi a pasta semidura lieve­mente stagionati. Lo Chardonnay Salento Notte Rossa presenta il naso tipico del vitigno, su ricordi di frutta a polpa bianca e gialla perfettamente matura. Un quadro elegante in cui nessuna nota prevale sulle altre, tra ricordi di mela, pesca e un accenno di melone. Sorso pieno e goloso, connotato da una incantevole morbidezza. Finale leggermente sapido, sempre appannaggio della frutta gialla. Chiusura di sipario su richiami di banana matura.

Scegli il Vermentino Salento Igp 2023 Notte Rossa se…

Ami la cucina di mare, dagli antipasti ai primi piatti con salse leggere e ai secondi di pesce? Allora il vino da scegliere al supermercato è il Vermentino Salento Notte Rossa. Ha il naso più esotico del “gruppo”, con ricordi di frutta tropicale come ananas e melone, oltre a pesca gialla e fico d’india, che ben si amalgamano alle venature aromatiche mediterranee, di rosmarino e salvia. Sorso che abbina in maniera esemplare acidità e morbidezza, prima di una chiusura sapida e asciutta, che invoglia al prossimo sorso e al prossimo boccone, per godere ancora dell’abbinamento.


Notte Rossa
S.S. 7 ter Km 16
74028 Sava (TA)

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

Le 30 migliori Barbera d’Asti, Alba, Monferrato e Nizza a Rosso Barbera 2023

Tutti la conoscono, tantissimi la amano, pochi lo dicono. La Barbera del Piemonte è quel vino tra le cui sicure sfumature rifugiarsi, nel bene o nel male della sua acidità appuntita e dei suoi eccessi d’alcol e legno. Un vino che ha poco di veramente “nuovo” da raccontare al grande pubblico, se non qualche coraggiosa e ben riuscita vinificazione alternativa, per esempio in anfora. Ed è forse proprio per questo che piace (a tutti, o quasi) ed è un vino di successo, ambasciatore del Made in Italy enologico (soprattutto piemontese) nel mondo. La Barbera è una certezza. Uguale a se stessa, ormai da tempo. Ecco le 30 migliori Barbera d’Asti, d’Alba, Monferrato e Nizza a Rosso Barbera 2023.

  1. Barbera d’Asti Docg 2022 Cascina Vigna, Az. Agr. Gozzelino Stefano
  2. Barbera d’Asti Docg 2018 Ricordi, Sant’Anna dei Bricchetti
  3. Barbera d’Asti Docg 2020 Romea, Az. Agr. Gozzelino Emiliano
  4. Barbera d’Asti Docg 2019 Bruna, Costa dei Tigli
  5. Barbera d’Asti Docg Pianoalto 2021 Libera, Bava
  6. Barbera d’Asti Docg 2022 San Bastian, Poderi Rosso Giovanni
  7. Barbera d’Asti Docg 2022 Pian Scorrone, Tenuta Il Falchetto
  8. Barbera d’Asti Docg 2022 La Maestra, Dacasto Duilio
  9. Barbera d’Asti Docg 2020 Margà, Vini Domanda
  10. Barbera d’Asti Docg 2021 Robiross, Prediomagno
  11. Barbera d’Asti Docg 2021 Desolina, Vinicola Arno
  12. Barbera d’Asti Docg 2022 Robiano, Az. Agr. Gatto Pierfrancesco
  13. Barbera d’Asti Docg 2022 P-Cit, La Montagnetta di Capello Domenico
  14. Barbera d’Asti Docg 2020 Rebarba, Cantine Post dal Vin
  15. Barbera d’Asti Docg 2020 Tanguera, Vada Azienda agricola di Guido Vada
  16. Barbera del Monferrato Docg Superiore 2019 Le Cave, Castello di Uviglie
  17. Barbera d’Alba Doc 2021 San Cristoforo, Marsaglia
  18. Barbera d’Alba Doc 2021 Anna, Pasquale Pelissero
  19. Barbera d’Alba Doc Superiore 2021 I Patriarchi, Francone
  20. Barbera d’Alba Doc Superiore 202o Bricco Capre, Mario Rivetti – Cascina Serre
  21. Barbera d’Alba Doc 2021 Castellinaldo, Marchisio Tonino
  22. Barbera d’Asti Docg Superiore 2019 Beneficio, Az. Vitivinicola Cascina Sciorio
  23. Barbera d’Asti Docg Superiore 2020 Litina, Cascina Castlet
  24. Nizza Docg 2020 Le Nicchie, La Gironda
  25. Nizza Docg 2020 Vialta, Az. Agr. Serra Domenico
  26. Nizza Docg 2017 Augusta, Isolabella della Croce
  27. Nizza Docg 2020 Viti Vecchie, Gianni Doglia
  28. Nizza Docg 2021 Moncucco, Dacasto Duilio
  29. Nizza Docg Riserva 2019 Quattrofilari, Beppe Marino
  30. Nizza Docg Riserva 2016, Garesio
LE MIGLIORI BARBERA DEL PIEMONTE A ROSSO BARBERA 2023

L’occasione per l’assaggio di circa 160 vini sugli oltre 300 in degustazione è stata appunto Rosso Barbera 2023, la più importante rassegna sul vitigno organizzata dal Comune di Costigliole d’Asti in collaborazione con il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, l’Associazione Produttori “Noi di Costigliole” e i sommelier Ais Asti, in scena dal 3 al 6 novembre al Castello di Costigliole d’Asti. Location per nulla casuale: si tratta del Comune più vitato del Piemonte a livello di denominazione e con più di 220 aziende dedite alla vinificazione del Barbera.

Tra i migliori assaggi figurano vini molto diversi tra loro, a conferma della grande versatilità del vitigno sulla base del microclima e delle caratteristiche del suolo. Colpisce l’uniformità dei vini proprio sulla base del territorio di provenienza, ancor più che per la tecnica di vinificazione. Il Barbera ama acciaio e cemento, regalando nettari dal frutto croccante, solo in apparenza semplici e degustabili anche col pesce. La musica cambia nelle versioni vinificate in legno, più corpose e strutturate ma sempre in grado di mostrare un ottimo equilibrio tra eleganza e potenza, almeno tra le etichette che figurano tra i migliori assaggi a Rosso Barbera 2023.

L’ALCOL DEL BARBERA NEL 2023: OCCHIO ALLA TEMPERATURA DI SERVIZIO

Un capitolo a parte è quello dell’alcol del Barbera, che merita un approfondimento. Nell’epoca in cui il consumo di vini rossi strutturati ha subito una battuta d’arresto a beneficio di spumanti, vini bianchi e vini rossi freschi, connotati dall’agilità di beva, il ruolo del marketing territoriale diventa sempre più centrale in territori contraddistinti dalla produzione di vini dall’alta percentuale alcolica. Su tutti, in Italia, la Valpolicella sta facendo di questo tema una bandiera della propria comunicazione nazionale e internazionale, sia nel confronto con la stampa sia sul fronte dei consumatori.

Ottima, dunque, la scelta di suddividere i 300 (e più) vini Barbera in degustazione sulla base della tecnica di vinificazione, oltre che della provenienza geografica e della denominazione. Ottimo anche il servizio dei sommelier Ais Asti, partner preziosissimi e fondamentali dell’evento più importante dedicato al vitigno principe del Piemonte. Ottima, infine, la presenza di vini da diversi territori del mondo, oltre che dalla vicina Lombardia (Oltrepò pavese). Ma nel 2023 si può (e si deve) fare di più, almeno a Rosso Barbera, per evitare di assaggiare vini da 15, 16 o 17 gradi a “temperatura ambiente”, incidendo sul loro profilo ancor più di quanto stiano facendo i cambiamenti climatici.

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Enoturismo

Rottensteiner principe di abbinamenti d’alta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio

Se ogni principessa ha il suo principe, Sissi ha trovato Rottensteiner. Almeno per un pranzo, d’alta cucina. Lo scorso weekend, al noto ristorante di Merano è andato in scena l’abbinamento gourmet tra i vini della Tenuta di Bolzano, fondata nel 1950 da Hans Rottensteiner, e i piatti dello chef Andrea Fenoglio. Un matrimonio andato ben oltre i canoni classici del riuscitissimo wine pairing. A “sfidarsi”, tra il calice e le forchette, ecco diverse annate di Pinot Bianco, Schiava, Lagrein, Santa Maddalena e Gewürztraminer. Tutti vini con un comune denominatore: il porfido. La roccia rossa di origine vulcanica che caratterizza gran parte del suolo dei vigneti di Rottensteiner si tramuta in vini dal netto profilo sapido-minerale, tesi e al contempo profondi. Certamente longevi.

Il porfido è una caratteristica intrinseca allo stesso cognome che identifica la Tenuta: dal tedesco “Rot” significa “Rosso” e “Steine” vuol dire “Pietre”. Ma l’occasione è di quelle che spostano l’attenzione dal particolare al generale. Il pranzo dimostra l’estrema versatilità dei vini dell’Alto Adige nell’abbinamento con ingredienti e piatti della tradizione italiana – come trota salmonata, vitello tonnato, guancia di vitello, pollo e Strudel di mele – rivisitati con richiami orientaleggianti (wasabi, Dashi, Katsuobushi) e intriganti connotazioni fumé (tuberi e radici affumicate). Non certo una prova semplice quella a cui si sono sottoposti i vini di Rottensteiner. Un po’ come studenti volontari per l’interrogazione del lunedì, che risultano promossi a pieni voti. Sia da soli che nel pairing.

I VINI DI ROTTENSTEINER ALLA PROVA DELL’ALTA CUCINA

Ad aprire le danze ecco un classico del ristorante Sissi: la “Pizza liquida“, abbinata a una bollicina. Manca uno spumante nella gamma di Toni, Hannes, Judith ed Evi Rottensteiner, dunque la scelta ricade su una certezza assoluta per il Metodo classico dell’Alto Adige: Arunda. Un messaggio chiaro, quello della famiglia di produttori altoatesini, in accordo con lo chef Andrea Fenoglio: la produzione vinicola dell’Alto Adige è giunta a punte di qualità tali da poter consentire l’esordio a tavola con uno Champenoise locale, al posto uno Champagne o di qualsiasi altro Metodo classico italiano; proseguendo poi con bianchi e rossi, per finire con un passito. Tutto “Made in Bolzano“.

Con l’antipasto del Sissi “Avanti con il Vitello Tonnato” la sfida inizia a entrare nel vivo. Nel calice ci sono due annate del Pinot Bianco “Carnol”, la 2022 e la 2012. Neppure a dirlo, è la vendemmia con qualche anno sulle spalle a convincere di più nell’abbinamento. Il colore è ancora splendido, d’un giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Rintocchi leggeri di idrocarburo aprono il naso insieme a note mentolate e di erbe come timo e verbena.

Ma è al palato che si gioca la partita perfetta per il piatto, grazie a una componente glicerica che ne sostiene il sapore deciso e sapido, legandosi alla consistenza cremosa data dalla parziale lavorazione del vino in barrique. Carnol 2022 è giovane e di gran prospettiva. Freschezza, agrumi, balsamicità e una gran sapidità lo rendono già bevibilissimo, consigliando però di tenere da parte qualche bottiglia in attesa di una sicura, positiva terziarizzazione degli aromi.

ROTTENSTEINER DAL PRIMO AL DOLCE: GLI ABBINAMENTI GOURMET DEL SISSI

Il primo del Sissi, Trota salmonata con Dashi e Katsoubushi, è il piatto della svolta. L’abbinamento Rottensteiner-Fenoglio giunge a livelli di piacevolezza estremi, grazie all’Alto Adige Schiava Doc Vigna Kristplonerhof 2022. Tendenza umami e wasabi si legano alla spezia dosata della Schiava, con i suoi tannini sottili e la sua slanciata sapidità. Ma quel che sorprende è la perfetta concordanza tra la croccantezza e la pulizia estrema delle note fruttate del vitigno e i sapori delicati del pesce, ben diffuso in fiumi, torrenti e laghi altoatesini. Fondamentale nella buona riuscita del pairing è la temperatura di servizio della Schiava, leggermente fresca.

Fascino assoluto anche con i “Tuberi e Radici affumicate” dello chef del ristorante Sissi, a sposarsi con due annate (2022 e 2016) dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof. Il pairing funziona alla perfezione con entrambi i vini, ma sono la maggiore densità e peso specifico della straordinaria annata 2016 ad avere la meglio al traguardo, al fulmicotone, controbilanciando divinamente il carattere sapido e fumé del piatto.

Più didattici, ma comunque ottimamente riusciti, gli abbinamenti dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof Select 2022 con il “Pollo di Vigna, Maionese allo zafferano, Salsa alla liquirizia e peperone crusco” (qui il Paradiso è assicurato anche dal contrasto tattile tra le consistenze cremose e croccanti con quella “liquida” del nettare targato Rottensteiner) e dell’Alto Adige Lagrein Gries Riserva Doc Select 2021 e 2010 con la Guancetta di Vitello al Lagrein proposta da Andrea Fenoglio (ottimo il pairing con entrambe le vendemmie). Indiscutibili, infine, lo Strudel di Mele moderno e i “Dolci a caso” accostati a uno dei vini simbolo di Rottensteiner, l’Alto Adige Gewürztraminer Passito Doc Cresta 2020. E vissero tutti, felici e contenti.

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Gli Editoriali news news ed eventi

Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, va con tutto e si beve freddo»


EDITORIALE –
Tutto avrei immaginato nella vita tranne che di dover vestire, un bel giorno di settembre, i panni (indegni) dell’avvocato di Oscar Farinetti. E infatti me ne guardo bene, pur limitandomi a constatare (amaramente) che il tam-tam – più social che mediatico – generato dall’ennesimo caso tristemente derubricabile nella categoria “clickbait” (“acchiappaclic”, in italiano), imponga una ricostruzione fedele dei fatti. Di quelle che riportino la palla quantomeno al centro del dibattito, se non dalla parte del malcapitato protagonista.
Già perché, contrariamente a quanto si legge e si condivide su “Feisbuk” e “Insta”, Farinetti non ha mai detto che «il Barolo» è «un vino dolce, che va con tutto e che si beve freddo». Il patron di Eataly, non ha neppure detto mai che, tout-court, «il Barolo» va «servito freddo, dodici gradi al massimo».

Piaccia o meno, nel video (pubblicato integralmente sotto) girato da quella che si autodefinisce “Italian Wine Evangelist“, Stevie Kim, Farinetti parlava (esclusivamente) di uno dei suoi Barolo. Ovvero di quello di Fontanafredda, azienda piemontese che l’imprenditore di Alba ha acquistato nel 2008, insieme al socio Luca Baffigo. Capisco benissimo che faccia sorridere – e coi sorrisi faccia magari fare pure “clic” a manetta – sostenere con toni scandalistici che Farinetti abbia pubblicamente “dissacrato” il Re dei vini piemontesi, quello a cui lui dovrebbe essere più “devoto”. Ma la verità risiede da tutt’altra parte. Come appare evidente nel video, l’imprenditore, prima di iniziare a parlare in un inglese scricchiolante, mostra agli spettatori l’etichetta del Barolo Docg del Comune di Serralunga d’Alba 2020, targato appunto Fontanafredda. Incalzato da una divertita Stevie Kim, Farinetti inizia a descriverlo come «il vino del futuro».

GRANDI VINI COME IL BAROLO “PRONTI PRIMA” RISPETTO AL PASSATO

Ed è proprio questa affermazione iniziale che va capita e analizzata, per comprendere tutto il resto del discorso e non cadere nel qualunquismo. «È un 2020 – continua l’imprenditore, tenendo in mano la bottiglia del suo Barolo – e lo berremo il prossimo anno. Ma se bevi il 2019 o il 2018 è lo stesso. La caratteristica di questo vino è che è semplice, è molto semplice». «Può sembrar difficile crederci – ammette Oscar Farinetti, col tono del “venditore” più che del degustatore professionale – ma questo è un vino semplice. È “dolce”. È possibile berlo con tutto, dalle verdure al pesce, alla carne. Ma quello che è importante è che venga servito freddo, come i vini bianchi, a 10-12 gradi massimo, molto freddo quindi».

Questo è molto, molto importante. È un vino dalla beva molto facile, perché questo Barolo – precisa il patron di Fontanafredda, continuando a mostrare l’etichetta agli spettatori l’etichetta del suo Serralunga d’Alba 2020 – è “meno”. È il futuro, perché il futuro è il “meno”».

Farinetti prosegue poi nel descrivere la stilistica del suo Barolo (non certo quello dell’intera denominazione, come qualcuno prova a far credere), ribadendo il concetto per lui fondamentale: «Non c’è bisogno di attendere un anniversario per berlo, o la prossima celebrazione. È fatto per essere bevuto ora. È molto facile (da bere, ndr)». Perché, allora, scandalizzarsi? Perché mettere in bocca a Farinetti parole che non ha mai detto? Perché far passare il patron di Eataly per uno sprovveduto che non conosce le caratteristiche della denominazione principale della sua regione, una delle più prestigiose del suo Paese e del mondo? Ah, già: i click!

BAROLO, AMARONE E SAGRANTINO SEMPRE PIÙ «EASY»

Maledetti loro e maledetto chi non gira il mondo, l’Italia e neppure le stesse Langhe, dimostrando di non conoscere il numero spropositato di denominazioni che stanno producendo, negli ultimi anni, «in sottrazione» (Farinetti, nel suo inglese tanto trasandato, direbbe «Easy», «Minus»), semplificando per certi versi l’apporto tannico in favore di versioni più “pronte”, bevibili, golose e accessibili in tempi relativamente brevi rispetto all’anno della vendemmia, senza dover più aspettare anni (ovvero gli «anniversari o celebrazioni» citate dal patron di Eataly nel video).

Lui, che il mondo lo gira e i vini li assaggia – oltre a conoscerne i trend internazionali, tra i quali la crisi dei vini rossi potenti, alcolici e “impegnativi”, in favore dei vini bianchi “freschi” e degli spumanti, nonché le difficoltà di trovare vini rossi serviti alla corretta temperatura, che non è quella «dell’ambiente»! – invece lo sa bene. E prova a rimediare, almeno con una parte della gamma di Fontanafredda. Succede in Langa, col Barolo, così come in Valpolicella, con l’Amarone e il Superiore. O in Umbria, col Sagrantino di Montefalco. Lo fanno i grandi, i grossi, i piccoli e i medi produttori: sarà poi il consumatore a scegliere. E non potrà che farlo sempre meglio, in un futuro con più giornalismo, cronaca e informazione responsabile. In fondo, è meglio un Barolo freddo di una bugia a fin di click. Prosit.

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Servito fresco in abbinamento al pesce: red carpet a Venezia per il Valpolicella Superiore


Valpolicella Superiore
: liberi di degustarlo così, senza dover attendere il suo invecchiamento, servito fresco, in abbinamento al pesce e a piatti di mare come tartare di ricciola, capesante, bigoli allo scoglio, risotto con le vongole e filetto di branzino alla griglia, con erbe aromatiche. Una proposta innovativa che è stata al centro di “Venezia Superiore“, la due giorni organizzata in Laguna dal Consorzio Tutela Vini Valpolicella, interamente dedicata (e intitolata) al rosso del territorio veronese.
«Vogliamo valorizzare e ampliare il consumo di Valpolicella Superiore – sintetizza il presidente Christian Marchesini – aprendo frontiere e rompendo schemi ancora presenti, per cambiare lo stile di intendere gli abbinamenti col pesce e con gli aperitivi di un vino che rappresenta poco più del 7 % della produzione».

Un percorso che l’ente di Verona ha avviato in primis con l’Amarone, dedicando una (riuscitissima) masterclass all’abbinamento con la cucina marittima internazionale, in occasione di Amarone Opera prima 2022. Ora tocca al Superiore. Un vino decantato anche da Ernest Hemingway, che si rifugiava a Locanda Cipriani, sull’Isola di Torcello, sorseggiando un calice di Valpolicella Superiore. A distanza di svariati decenni, il Consorzio ha pensato di ambientare in questo luogo magico, incastonato nell’azzurro della Laguna di Venezia, ad un’ora di motoscafo da Piazza San Marco, il nuovo capitolo del vino più rappresentativo del territorio, con una produzione di 4,8 milioni di bottiglie (sui 18,1 milioni complessivi di Valpolicella Doc, dato ufficiale riferito agli imbottigliamenti 2022) a partire dai tre vitigni principali della denominazione: Corvina, Corvinone e Rondinella.

VALPOLICELLA SUPERIORE E PESCE: L’ABBINAMENTO FUNZIONA

Ecco dunque servite capesante scottate alla griglia, bigoli di grano tenero allo scoglio, filetto di branzino alla griglia alle erbe aromatiche con verdure ai ferri e torta “Casanova” allo zabaione. In accompagnamento una wine list che includeva vini giovanissimi (vendemmia 2021) e altri di annate meno recenti, per concludere con un 2013 ancora in forma smagliante. Tutti i Valpolicella Superiore in passerella sul red carpet veneziano sono stati serviti a temperatura di 13-16 gradi, freschi e conservati in glacette refrigeranti. Pairing che hanno soddisfatto tutti, ma proprio tutti. Tanto da chiedersi se, effettivamente, gli abbinamenti classici del Valpolicella Superiore siano diventati ormai desueti.

La due giorni del Consorzio Vini Valpolicella a Venezia è proseguita a Hostaria in Certosa – Alajmo, sull’isola di Certosa. Qui è andato in scena un altro abbinamento da favola: tartare di ricciola con salsa tartara e insalata di gallinelle con Valpolicella Superiore 2021 e 2020. La finezza e la piacevolezza dei vini proposti è stata pari alla delicatezza del piatto presentato dallo chef Silvio Giavedoni e servito dal giovane team coordinato da Michele Pozzani. Che dire poi del risotto alle vongole con pomodoro, basilico e limone, a cui sono stati abbinati altri Valpolicella Superiore in grado di regalare sensazioni magiche al meglio in bocca. Il gusto tipico dello scartosso de pesse, con fiori di zucchina e salsa romesco sembrava disegnato per l’uvaggio veronese, declinato in una ricchissima wine list in cui il vino più datato risaliva al 2016.

TUTTI I PERCHÈ DEL VALPOLICELLA SUPERIORE

Spazio anche a momenti specificatamente tecnici in Laguna, nel corso di Venezia Superiore. Come sottolineato nel corso della masterclass condotta da J.C. Viens, la Valpolicella si estende in provincia di Verona, su un territorio collinare che supera i 450-500 metri  di altitudine. Da un punto di vista climatico, la zona risulta condizionata da diversi elementi, come la vicinanza al mare, al Lago di Garda e alla montagna. I vigneti sono costantemente baciati dal sole e accarezzati da correnti di aria fresca, con le escursioni termiche che giocano un altro ruolo fondamentale. Le uve allevate in Valpolicella e utilizzate per Valpolicella, Ripasso, Amarone e Recioto sono Corvina, Corvinone e Rondinella e in misura minore Molinara, Oseleta e Croatina.

Il Valpolicella Superiore viene prodotto con uve scelte nei vigneti migliori, talvolta con leggeri appassimenti che portano il vino ad alcolicità e strutture più sostenute. Vini che devono invecchiare almeno un anno. Alla vista, il vino si presenta generalmente di un colore rosso rubino, anche intenso. Al naso ha sentori di ciliegia, mandorla amara, rosa canina e spezie. Al palato sprigiona tutta la sua armonicità. È vellutato, elegante, equilibrato, fresco e piacevolmente tannico, senza eccessi. Il Valpolicella Superiore è un vino identitario, che sa esprimere la peculiarità del territorio, che rappresenta con la sua intensità e i suoi profumi in calice. Non manca una certa poliedricità delle interpretazioni.

Al di là dei tratti comuni, spostandosi da una cantina all’altra possono variare freschezza e corpo, con la presenza o meno di Oseleta o Molinara a fianco di Corvina e Corvinone, modificando gusto e profumi. Un ruolo determinante è anche quello dell’epoca della vendemmia, che qualcuno posticipa alla seconda metà di ottobre, nonché la scelta dell’affinamento – in tonneau o in botti grandi – e la sua durata. Ma la grande sfida del futuro del Valpolicella Superiore sono i cambiamenti climatici, con le temperature in costante aumento in Veneto, dal 1971. Una problematica che non sfugge al Consorzio, costantemente in osservazione insieme ai suoi viticoltori.

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Vini al supermercato

Chardonnay Salento Igp Notte Rossa, Terre di Sava

Nuova varietà di uva, stesso “timbro”, all’insegna della tipicità e dell’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato. Terre di Sava propone ormai da qualche mese sugli scaffali dei supermercati lo Chardonnay Salento Igp Notte Rossa, tra le new entry del nuovo corso della cantina della provincia di Taranto.

Le uve Chardonnay, selezionate tra le migliori vigne locali, danno vita a un bianco fresco e minerale, dal carattere tipicamente salentino e dal palato che ricorda la frutta esotica.

L’affinamento in rovere francese rende lo Chardonnay Salento Igp della linea Notte Rossa un vino morbido ed elegante, ideale per accompagnare antipasti leggeri di terra e di mare, ma anche primi e secondi di pesce. Un bianco da provare anche con i formaggi a pasta semidura lieve­mente stagionati.

Prezzo: 7 euro

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Enoturismo

L’Amarone per tutti i palati: quattro abbinamenti con la cucina internazionale

Quattro “stili” di Amarone, a illuminare la strada della nuova comunicazione del Re dei vini della Valpolicella: un vino capace di mettere d’accordo tutti, a tavola. Amarone Opera Prima si è aperta in mattinata con quattro abbinamenti stravaganti ma piuttosto centrati con piatti della cucina Mitteleuropea, del Sud Est Asiatico, del Nord Europa e di Usa e Canada.

Grandi protagonisti della masterclass condotta da Davide Scapin sono stati i piatti dello chef Nicola Portinari, bistellato del ristorante La Peca di Lonigo (VI).

«L’obiettivo – commenta il presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, Christian Marchesini – è stato centrato pienamente. La versatilità dell’Amarone negli abbinamenti ci ha stupito e aiuta a capire che riusciamo a soddisfare tutti i palati. L’Amarone si lega sempre più all’alta ristorazione. Ed è questa la direzione in cui l’Amarone vuole andare nel prossimo futuro. Posso sbilanciarmi e dire che il futuro è positivo ed estremamente roseo».

L’AMARONE E I PIATTI DELLO CHEF NICOLA PORTINARI (LA PECA)

  • Nord Europa: capesante atlantiche arrosto, succo di crostacei, asparagi fermentati e carpaccio di cervo marinato. Per l’abbinamento si sceglie un Amarone di stile “fresco”, servito a una temperatura più bassa rispetto a quella canonica. Il “gioco” dell’abbinamento funziona su tutti i fronti, anche se l’asparago genera una leggera stonatura nel retro olfattivo.

  • Sud Est Asiatico: anguilla in forno di braci, anguria e angostura. Quello con l’Amarone di stile “Reciotato”, ovvero dalla tendenza dolce che ricorda il Recioto, è l’abbinamento più convincente della prima masteclass di Amarone Opera Prima. L’appassimento è protagonista del naso e del sorso, in cui si aggiunge la componente del residuo.Uno stile prevalente fino agli anni Novanta, in cui appassimenti marcati e residuo zucchero residuo percettibile la facevano da padroni. Elemento fondamentale del pairing è la presenza, nel piatto, dell’anguria disidratata, che si sposa con le note dolci del vino. L’angostura stuzzica invece la speziatura dolce, tanto quanto la laccatura dell’anguilla. Piatto capolavoro e abbinamento a dir poco delizioso.

  • Mitteleuropa: ravioli di bretzel, cavolo capuccio, cren, senape, succo di stinco concentrato. Il terzo abbinamento è con un Amarone definito “Austero”, anche se sarebbe meglio chiamarlo “Elegante”. Protagoniste le scelte del vigneron nell’affinamento e nella perfezione della materia prima vinificata. Poco spazio per note estrattive e concentrazione, decisamente in secondo piano.Oltre alle consuete note primarie delle uve dell’Amarone, ecco dunque richiami agrumati rossi che conferiscono tensione ed eleganza alla beva. L’abbinamento convince in progressione, dato che in ingresso è il piatto a vincere sul calice. Dal centro bocca, invece, il nettare si lega bene a un piatto che si racconta (anche) su tendenze umami. Pairing intrigante, intellettuale. Non certo per tutti.

  • Usa e Canada: cheek cherry pie. Quarto ed ultimo abbinamento con un Amarone di stile “potente”, chiaro sin dal naso. Il tortino presenta una farcitura di guancia di manzo, arricchita da ciliegie cotte, a richiamare il marcatore dei primari della Corvina. C’è del residuo zuccherino nel vino, inferiore comunque a quello dell’Amarone “Reciotato” precedente. Aiuta, nella riuscita dell’abbinamento, la presenza di cacao, che si lega alle note fruttate scure dell’Amarone. Pairing impegnativo, ma goloso.
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Vini al supermercato

I migliori abbinamenti del Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa

A caccia dei migliori abbinamenti del Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa? Ecco una breve guida che aiuterà ad esaltare questo vino rosato, tra i migliori in vendita al supermercato in Italia, non ultimo nel rapporto qualità prezzo.

Per trovare il migliore abbinamento cibo-vino, occorre analizzare il nettare sotto ogni aspetto. A cominciare dal naso, il Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa presenta delicati ricordi di fiori di rosa. Per la parte fruttata, ecco ciliegia, lampone e piccoli frutti di bosco, oltre a freschi ricordi di erbe mediterranee.

Ancora più importante l’analisi del sapore, che si rivela in perfetta corrispondenza con quanto già avvertito all’olfatto. Riecco la frutta rossa, così come la generosa freschezza e quel tocco di sapidità che non guasta. Tutte caratteristiche da tenere in considerazione per trovare i migliori abbinamenti del Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa.

Un po’ come tutti i vini della gamma, anche questo mostra una gran versatilità. Si può dunque scegliere come accompagnamento a tutto pasto. Partendo dagli antipasti, appaga il palato con i salumi e stuzzichini.

Si presta bene, poi, con primi piatti come la pasta al sugo, specie se la varietà di pomodoro scelta per la passata ha tendenza dolce. Ancor meglio, però, con brodetti e zuppe di pesce, ancora una volta con un tocco di salsa saporita.

Benissimo con secondi leggeri, anche di carne (di manzo, per esempio): da provare con la “pizzaiola”. Per chiudere, un’assiette di formaggi mediamente stagionati è tra gli abbinamenti del Negroamaro Rosato Salento Igp Notte Rossa più stimolanti.

Non è da sottovalutare l’origine pugliese di questo vino rosato, che proviene dunque da una delle regioni a maggiore vocazione in Italia e nel mondo per la produzione dei vini rosati. Un motivo in più per pensare di degustarlo anche da solo, come rinfrescante abbinamento al fine lavoro (specie d’estate) o a un rilassante aperitivo con gli amici.

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Negroamaro Salento Igp Notte Rossa: gli abbinamenti (anche inconsueti) in cucina

Non sai a cosa abbinare il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa? Ecco i migliori abbinamenti in cucina di questo vino rosso prodotto in Puglia, tra i più noti e apprezzati anche all’estero, assieme al Primitivo di Manduria.

L’ottimo rapporto qualità prezzo del Negroamaro Salento targato Notte Rossa lo rende tra i vini più scelti al supermercato, in Italia. Una scintilla che scatta anche a tavola, dove questo rosso caratteristico trova un ampio ventaglio di possibilità d’abbinamento.

Il colore rosso scuro, impenetrabile e tendente al viola, mostra il carattere “tosto” del nettare, sin dalla vista. Al naso catturano l’attenzione i ricordi di fiori come la rosa e la viola, in un cesto di frutti di bosco impreziositi da freschi ricordi di rosmarino e timo.

Un’armonia che si ripresenta anche al palato: la giusta corposità esalata le note fruttate, prima di una chiusura appagante e asciutta, leggermente sapida. Caratteristiche che rendono il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa un vino rosso perfetto negli abbinamenti a tutto pasto.

La grande versatilità consente di accompagnare bene salumi saporiti, tanto quanto primi a base di ricchi ragù di carne o legumi. Da provare, per esempio, con le lasagne al forno, oppure con la pasta ai fagioli. Proseguendo con i secondi, ecco che questo Negroamaro salentino dà il meglio di sé.

È eccellente con le carni in generale, ma è davvero speciale nell’abbinamento con le grigliate. Anche particolarmente saporite, come quelle d’agnello. Il consiglio, per i veri amanti degli abbinamenti cibo-vino, è quello di giocare con le temperature di servizio.

Un po’ più fresco del solito, il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa potrà davvero sorprendervi in accompagnamento a una ricca macedonia di fragole, lamponi, more e frutti di bosco. Un tocco di cioccolata fusa, versato prima di abbandonarsi a questo fine pasto inconsueto, darà ancora più emozione.

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Vermentino Salento Igp Notte Rossa: i migliori abbinamenti

Caratteristico, versatile e buono anche da solo, al termine di una lunga giornata di lavoro. Ma quali sono i migliori abbinamenti del Vermentino Salento Igp Notte Rossa?

L’ammaliante bouquet, delicato sui frutti bianchi e fresco e teso sulle note agrumate, avvolte in ricordi di erbe della macchia mediterranea, suggerisce antipasti e piatti di pesce delicati. Un matrimonio perfetto anche al palato, che conferma quanto avvertito al naso.

La vinificazione in solo acciaio rende leggiadro il sorso, caratterizzato dalla stessa freschezza e sapidità. Perché dunque non cominciare con un piatto di salumi, in particolare di prosciutto crudo? Le note fruttate di pesca bianca e mela e il carattere marino del Vermentino Salento Igp Notte Rossa faranno da ottimo contraltare.

Si può poi proseguire con un’insalata di polpo con patate, condito con una citronette al prezzemolo che esalterà i tratti agrumati del vino. Per chi abbia ancora fame, la versatilità del Vermentino salentino firmato Notte Rossa consente di spaziare tra piatti di pesce come l’orata al sale, o crostacei come gamberi e scampi. Anche in questo caso, un tocco fresco di limone non guasterà l’abbinamento.

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Bascià Notte Rossa: quali sono i migliori abbinamenti?

Avrà catturato l’attenzione di molti, nella corsia dei vini del supermercato, l’elegante e caratteristica etichetta di Bascià Notte Rossa. Ma quali sono i migliori abbinamenti di questo vino rosso Igp prodotto con uve del Salento?

La presenza di Primitivo e Negroamaro suggerisce innanzitutto un abbinamento territoriale. La rivisitazione pugliese della carne alla pizzaiola è un’idea intrigante. Da lì alle “Bombette pugliesi” il passo è breve: l’abbinamento con Bascià Notte Rossa ha tutte le carte in regola per valorizzare i tipici involtini di vitello ripieni di caciocavallo.

Allargando il campo al di fuori dalla regione Puglia, Bascià è un rosso che si presta in generale agli abbinamenti con i piatti di carne. Grandi soddisfazioni, per esempio, con le costolette d’agnello, contornate da patate al forno. La buona struttura e freschezza di questo vino del Salento targato Notte Rossa consente di goderselo anche a tutto pasto.

Si può partire con un antipasto di salumi saporiti (perfetto, per tornare in Puglia, il Capocollo), per proseguire con un primo di pasta riccamente condita con ragù. Per chiudere poi con un secondo di carne e dei formaggi stagionati.

Importante tenere conto della temperatura di servizio, per esaltare ancor più gli abbinamenti. Quella perfetta per Bascià è di 16-18 gradi. È in vendita a 12,90 euro presso Spazio Conad, Iper La Grande i, Rossetto, Oasi, Despar, Alì, Aliper, Carrefour Sud, Sì Supermercati, Conad Adriatico, Coop e Ipercoop.

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Spirits

Cerri Merry e Cerri Merry Dry, gli aperitivi all’Aglianico di Tenuta Cavalier Pepe

Non solo vino a Tenuta Cavalier Pepe, a dimostrare la versatilità ancora poco raccontata dell’Irpinia. La cantina di Sant’Angelo all’Esca (Avellino) produce anche L’Aperitivo del Cavaliere, linea che comprende Cerri Merry e Cerri Dry. L’idea è quella di offrire un’alternativa alla consueta idea di food pairing, attraverso due etichette che raccontano il volto più innovativo di Tenuta Cavalier Pepe.

CERRI MERRY, TENUTA CAVALIER PEPE

Cerri Merry è un aperitivo che prende vita da uve Aglianico, raccolte al momento della loro completa maturazione. Una volta diraspate, vengono macerate a freddo, ottimizzando l’estrazione di aromi fruttati e colore.

Anche la fermentazione avviene a bassa temperatura, per preservare gli aromi primari dell’Aglianico. Dopo un periodo di maturazione del vino base per almeno un anno, inizia la preparazione del Cerri Merry. La ricetta è un segreto di Tenuta Cavalier Pepe, ma il calice chiarisce – sin dal naso – l’utilizzo di succo e infuso di amarena, alcol e zucchero.

La forza di questa etichetta risiede nella versatilità deli abbinamenti. Come suggerisce la stessa cantina Cavalier Pepe, accompagna bene secondi con carne d’anatra. Ma Cerri Merry può essere utilizzato anche per brasare altri tipi di carne.

Può anche chiudere un pranzo o una cena, accompagnando il dessert. Le note di amarena si sposano con la torta al cioccolato, con una piadina grondante di Nutella, oppure con preparazioni ricche di crema e frutta fresca. D’estate, può essere versato sul gelato.

Non ultimo: è perfetto anche da solo, in abbinamento a un buon libro. O a fine pasto, lontano dalla tavola, servito fresco o a temperatura ambiente, per esempio con dei croccanti biscotti.

CERRI MERRY DRY, TENUTA CAVALIER PEPE

È un segreto custodito nelle segrete di Tenuta Cavalier Pepe anche la ricetta di famiglia del Cerri Merry Dry. Un preparato a base di uve Aglianico dell’Irpinia, da gustare liscio o ghiacciato, come aperitivo. In miscela è un ottimo ingrediente per creare cocktail.

La cantina propone così il “Cerri Royal“, che si ottiene aggiungendo in una coppa di spumante o Champagne 15 ml di Cerri Merry Dry. In alternativa ecco “Cerri Breeze“: mescolare 1 parte di Cerri Merry Dry con 3 parti di spumante e 3 di tonica.

Infine “Cerri Max“: nello shaker agitare 1 parte di Cerri Merry Dry, una di passito, 2 di tonica e 3 di spumante. Versare infine nel bicchiere il ghiaccio e decorare con amarene, per gustare sorsi di un’Irpinia decisamente inconsueta.

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I migliori abbinamenti del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa

Tra i vini del sud Italia più adatti ad occasioni importanti c’è il Primitivo di Manduria Dop Riserva di Notte Rossa. I migliori abbinamenti spaziano dalle carni arrosto o grigliate, dal vitello all’agnello. Ma si presta perfettamente ad accompagnare formaggi stagionati a pasta dura (da provare con il pecorino) e i piatti della cucina di terra.

Morbidezza e carattere del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa fanno da contraltare a pietanze saporite come la parmigiana di melanzane, il timballo e la pasta al forno, ben condita.

Tra i primi, è da prediligere in accompagnamento con zuppe di legumi in cui annegano generosi morsi di pancetta. Più banalmente, sposa alla perfezione la pasta con sughi e ragù di carne.

MIGLIORI ABBINAMENTI PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA

I migliori abbinamenti cibo-vino del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa fa dunque i conti con le caratteristiche che rendono questo vino del Salento unico nel suo genere e riconoscibile tra molti.

In primis è da tenere in considerazione la struttura importante di questo vino, che necessita appunto di piatti saporiti, molto conditi e importanti. Un’etichetta, dunque, innamorata delle grandi occasioni, delle ricorrenze, dei pranzi e delle cene all’italiana, che caratterizzano per esempio festività come il Natale o la Pasqua.

Il carattere suadente del sorso si abbina alle spalle larghe del Primitivo di Manduria. Tanto da renderlo un vino dalla grande bevibilità: uno di quelli che non stanca mai, con un calice che tira l’altro.

NOTTE ROSSA: GRANDE VERSATILITÀ NELL’ABBINAMENTO

Un altro elemento da considerare per i migliori abbinamenti è il profilo aromatico, caratterizzato da note di confettura di prugne e ciliegie, la cui esuberanza è ingentilita da eleganti e fresche nuances di spezie scure, pepate. Naso e bocca risultano perfettamente allineate, in un quadro di perfetta corrispondenza gusto olfattiva.

Il tannino che caratterizza molti vini rossi è morbidissimo nel calice del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa. Ad arrotondarlo è il sapiente affinamento in legno, che si riconosce anche dai ricordi di vaniglia, torrefazione e cacao, in chiusura.

A contribuire al profilo di questo vino rosso del Salento è anche la raccolta parziale di uve leggermente appassite in pianta e allevate con il tradizionale sistema ad alberello. Un altro dettaglio che rende il sorso tipico e perfetto per un gran numero di abbinamenti.

Prezzo: 14,90 euro
Acquistabile presso: Carrefour, Conad, A&O, Coop, Famila

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Abbinamenti Primitivo Rosato Salento Igp Notte Rossa: mai provato con la zuppa di pesce?

A tre anni dalla presentazione della nuova veste, il Primitivo Rosato del Salento Igp Notte Rossa si conferma uno dei migliori vini rosati in vendita al supermercato. Non solo nel rapporto qualità prezzo. Un nettare versatile, capace di convincere tutti anche a tavola, sul fronte degli abbinamenti. A partire da quelli più “audaci” (solo a prima vista).

Già perché il il Primitivo Rosato del Salento Igp Notte Rossa è uno di quei “rosé” capaci di convincere anche i più scettici che, col pesce, non bisogna per forza abbinare un vino bianco. Provare per credere.

ABBINAMENTI PRIMITIVO ROSATO DEL SALENTO: LA ZUPPA DI PESCE

Senza muoversi dai confini della Puglia, non sfigurerebbe per esempio con un buon Ciambotto. È la tipica zuppa realizzata nel Sud Italia con ingredienti di facile reperimento al supermercato.

Il riferimento è a molluschi come seppie e cozze, crostacei come le cicale di mare. Passando per pesci “poveri” come le triglie, economiche ma buonissime (validissimi anche pagelli, gallinelle e piccoli scorfani).

Zuppe di pesce da poter condire, senza timori, con abbondante olio extravergine d’oliva, nonché pomodorini, prezzemolo, aglio, una spruzzata di pepe e un tocco di peperoncino.

LA VERSATILITÀ NELL’ABBINAMENTO DEL PRIMITIVO ROSATO

Il Primitivo Rosato del Salento Igp Notte Rossa reggerà il confronto con la zuppa di pesce e donerà al piatto un indiscutibile valore aggiunto. D’altro canto, le note eleganti di piccoli frutti rossi e la mineralità di questo rosé pugliese ben si abbinano a tutto pasto.

Una garanzia con gli antipasti all’italiana (salumi e formaggi formaggi giovani, poco stagionati), così come con primi a base di pasta e secondi di carni bianche. Un rosato ottimo anche da solo, specie dopo una lunga giornata di lavoro: da sorseggiare pensando allo splendido mare del Salento.

Prezzo pieno: 6,90 euro
Acquistabile presso: Tigros, Basko, Famila, Sigma, Coop

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Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa: i migliori abbinamenti

Il Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa è uno dei vini del Sud Italia che regala i migliori abbinamenti con le carni e, più in generale, con la la cucina di terra. Questo vino pugliese, dall’ottimo rapporto qualità prezzo al supermercato, dà grandi soddisfazioni con la pasta con ragù di carne, timballi e paste al forno molto condite.

Sempre in tema di abbinamenti, il Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa risulta perfetto con zuppe di legumi con pancetta, carni d’agnello, salsicce e arrosti.

Un vino tipico del Salento che offre grandi soddisfazioni anche con formaggi a pasta dura stagionati, come il Grana padano. Un nettare da assaporare anche da solo, a fine pasto. Oppure da godere assieme a un buon libro.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Primitivo di Manduria Notte Rossa si presenta con un mantello di colore rubino profondo, impenetrabile, dai bordi e dai riflessi violacei brillanti. Naso di ciliegia matura netta, molto precisa, per nulla sgarbata o di una dolcezza stancante.

Richiami di gelso selvatico, di quelli che si trovano ancora nella campagna pugliese e che è bello trovare carichi di frutti scuri e succosi, d’estate. Tra le morbidezze dosate del naso anche la prugna essiccata e il fico rosso maturo.

Non mancano richiami erbacei delicati che ricordano il fieno e alcune piante della macchia mediterranea, come il rosmarino. Completano il quadro dei vorticosi sbuffi fumè e di cacao. L‘assaggio fa seguito alle ottime impressioni del naso.

Il Primitivo di Manduria Notte Rossa rivela percezioni fruttate mature che, pur nella loro “polposità”, sono composte e in perfetto equilibrio con il resto delle componenti. Ottima, in definitiva, la corrispondenza gusto-olfattiva.

Così come pregevole è la chiusura giustamente salina, che invita al sorso successivo, senza mai stancare. Un rosso potente ma educato e di gran bevibilità, anche grazie all’ottima integrazione organolettica dei 14% vol. di alcol, che in altri vini risultano più evidenti e stordenti.

Impossibile rinunciare però all’abbinamento con piatti robusti, carni d’agnello, cacciagione con salse elaborate, formaggi a pasta dura, a una temperatura di servizio compresa tra i 16 e i 18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Uve del vitigno Primitivo in purezza per “Notte Rossa”. Le piante affondano le radici nel Salento, la zona d’elezione della cantina, con una densità d’impianto di 5 mila viti per ettaro.

Siamo a 100 metri sul livello del mare, in un microclima connotato da temperature medie alte e da indici di piovosità particolarmente bassi. I terreni sono a grana medio-argillosa, con profondità abbondantemente sotto il metro.

Le uve, in particolare, vengono vendemmiate nella seconda settimana di settembre dai terreni di proprietà dei soci della cooperativa pugliese. La vinificazione prevede una macerazione di circa 10 giorni a temperatura controllata, con fermentazione alcolica e utilizzo di lieviti selezionati.

L’affinamento avviene in piccole barriques di legni francesi e americani, per una durata complessiva di 5-6 mesi, a discrezione dell’enologo. Il vino viene immesso sul mercato dopo diverse settimane di ulteriore stabilizzazione in bottiglia.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistabile presso: Tigros, Iperal, A&O, Famila, Basko, Sigma, Despar, Coop.fi, Coop, Ipercoop, Auchan, Italmark, Tosano, Rossetto, Migros, Poli, Conad, Iperconad, Oasi, Tigre, Supermercati Si, Decò, Pellicano, Futura, Ipefutura, Simply, Esselunga

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Igt Terre Siciliane Syrah Rosé 2020, Settesoli

Il volto “rosa” di Cantine Settesoli è il Terre Siciliane Syrah Rosé 2020. Un rosato con cui la cooperativa di Menfi esalta il volto più fresco di un’uva internazionale a bacca rossa molto diffusa in Sicilia. Reperibile in svariate catene di supermercati, brilla per l’ottimo rapporto qualità prezzo. Figura peraltro tra i Migliori vini al supermercato 2022 di Vinialsuper.

LA DEGUSTAZIONE

Nel calice, il Terre Siciliane Syrah Rosé 2020 di Cantine Settesoli si presenta di un rosa tenute, luminoso. Al naso piacevoli sentori di ciliegia matura e piccoli frutti rossi di bosco. Un quadro fragrante e delicato, anche grazie ai ricordi di fiori di gelso.

La corrispondenza gusto olfattiva è perfetta. Il sorso, accompagnato da una vibrante freschezza, è tutto giocato sui ritorni fruttati di ciliegia, ribes e lampone. Accenno salino prima del finale asciutto e altrettanto fresco.

Il Syrah Rosé 2020 di Settesoli accompagna alla perfezione i piatti della cucina italiana, a tutto pasto. Offre grandi soddisfazioni con zuppe di pesce, formaggi erborinati e pizza.

L’ABBINAMENTO SICILIANO CON LA SCIVATA

L’abbinamento territoriale suggerito da Cantine Settesoli è con la sciavata. Si tratta di un piatto povero povero che le donne siciliane preparavano in attesa del ritorno a casa degli uomini, dai campi.

Una via di mezzo tra pizza e focaccia, arricchita da ingredienti come acciughe, cipolle e formaggio caciocavallo. Grazie alle sue caratteristiche, il Syrah Rosé 2020 di Cantine Settesoli è apprezzato anche all’estero. È presente in ben 30 Paesi, tra cui Svizzera, Germania, Stati Uniti e Giappone.

Prezzo: 5,50 euro
Reperibile presso: tutte le maggiori insegne, tranne Esselunga

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degustati da noi vini#02

Loazzolo Doc 2007 vendemmia tardiva Solìo, Isolabella della croce

Uve Moscato bianco in purezza per una dolce chicca dal Piemonte: il Loazzolo Doc 2007 vendemmia tardiva Solìo della cantina Isolabella della Croce. Un vino dolce speciale, che nasce da vigneti di 70 anni di età media, nel piccolo comune alle porte della provincia di Asti.

LA DEGUSTAZIONE

Naso elegantissimo per il Loazzolo Doc 2007 Solìo. Un nettare giocato più sulla complessità che sull’esuberanza di poche note, segno di un “vendemmia tardivafuori dal comune. Si spazia dalle note floreali fresche a quelle secche, dal miele alla cera d’api, dalla frutta sciroppata (albicocca, pesca, ananas) alla frutta esotica matura (papaya, frutto della passione, banana).

E, ancora, dagli sbuffi di calde spezie come la cannella e noce moscata, ai ricordi freschi di mentuccia, anice e finocchietto selvatico, sino a vaghe folate di idrocarburi. Ingresso di bocca non da meno, nel gioco di spade tra un’acidità tutt’altro che seduta e arrendevole (14 anni e non sentirli per il Loazzolo Doc Solìo 2007 ), una vena minerale stuzzicante e i ritorni di quanto avvertito già al naso.

L’ABBINAMENTO

Note ben scandite in uno spartito stratificato, in cui ogni nota gioca la sua parte, nel concerto che definisce il Loazzolo Doc 2007 Solìo di Isolabella della Croce. Chiude fresco, teso, su una vena leggerissima d’amaro che rende ancora più speciale e concreto un sorso senza la minima sbavatura. Lunga persistenza a chiudere un capolavoro, con una lunga vita ancora davanti.

Sul fronte dell’abbinamento, il Loazzolo Doc Solìo si presta ad accompagnare formaggi erborinato leggeri e salami stagionati. Perfetto anche da solo, in compagnia di un libro o di una serie tv, dopo una lunga giornata di lavoro. Del resto, c’è sempre tempo per una carezza liquida.

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Montefalco e i suoi “Abbinamenti”: la festa del vino e della gastronomia è in Umbria

L’Umbria si prepara ad Abbinamenti evento dedicato ai vini del territorio di Montefalco e Spoleto, tra gastronomia d’eccellenza, musica dal vivo, appuntamenti con l’arte, cultura del buon vivere, degustazioni, laboratori ed iniziative in cantina al calar del sole, dal 18 al 20 settembre a Montefalco (PG).

Il borgo famoso come “Ringhiera dell’Umbria” ospiterà un banco con oltre 20 cantine al Chiostro Sant’Agostino. Sicurezza e rispetto delle misure anti Covid-19 garantite, grazie all’accesso in fasce orarie della durata massima di un’ora e mezza, contingentato e su prenotazione disponibile dal 1° settembre sul sito web del Consorzio vini Montefalco.

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degustati da noi vini#02

Vino rosso fortificato “Merlino 16/02”, Pojer e Sandri

Merlino 16/02 è un vino rosso fortificato, nato dall’esperienza enologica di Pojer e Sandri. Viene prodotto sulla collina di Faedo (TN) da uve Lagrein parzialmente fermentate e successivamente addizionate di brandy, a sua volta ottenuto da Mario Pojer e Fiorentino Sandri da due varietà di uva locali del Trentino: la Schiava e il Lagarino. È il primo vino di questa tipologia prodotto in Italia, nel solco dei noti “vini fortificati”, come il Porto.

LA DEGUSTAZIONE
Merlino 16/02 si presenta al calice con un intenso color violaceo impenetrabile, che suggerisce una grande struttura. Il profilo aromatico è fedele alle caratteristiche del vitigno Lagrein, giocando su note di ciliegia sotto spirito, ribes e frutti di bosco, per poi proseguire su aromi vanigliati e di cioccolato.

L’ingresso in bocca è caldo, avvolgente, morbido, di grande struttura e con un’ottima corrispondenza. La componente alcolica è presente (19%), ma ben integrata e mai disturbante. Il finale è lunghissimo.

Pur avendo un residuo zuccherino abbastanza elevato (100-120 gr/l), il sorso di Merlino 16/02 non risulta stucchevole. Invoglia, anzi, al successivo e diverte nell’abbinamento. È un vino ideale come accompagnamento a dolci a base di cioccolato, ma anche “da meditazione”, in compagnia di un buon libro.

LA VINIFICAZIONE
Uve 100% Lagrein coltivate a pergoletta trentina aperta, con 6500 viti per ettaro. Una volta raccolte, vengono diraspate e lasciate in macerazione prefermentativa a freddo, con l’obiettivo di aumentare l’estrazione aromatica.

La fermentazione viene svolta parzialmente (4-5 gradi alcol svolti) e interrotta con l’aggiunta del brandy firmato da Pojer e Sandri. La gradazione alcolica è portata a quasi 20 gradi. Avviene dunque l’inattivazione di lieviti e batteri e gli zuccheri residui risultano così infermentiscibili.

L’affinamento del vino fortificato “Merlino 16/02” viene condotto negli stessi fusti utilizzati per il brandy. L’imbottigliamento in bordolese antica viene eseguito dopo 8-10 mesi, ad illimpidimento raggiunto.

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Vini al supermercato

Valpolicella Ripasso Doc Classico Superiore 2018, Cantina di Negrar


(4,5 / 5) Siamo in provincia di Verona, in uno dei cinque comuni di produzione della Valpolicella Classica: Negrar. Luogo che dà il nome anche alla cantina oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Volto noto, peraltro, in Gdo.

Nel calice, il Valpolicella Ripasso Classico Superiore Doc di Cantina di Negrar, vendemmia 2018.  Vino che si riconferma estremamente valido e che ben testimonia una tradizione vinicola quasi unica nel suo genere (affine solo al governo all’uso toscano).

LA DEGUSTAZIONE
Rosso rubino intenso con archetti fitti, al naso sprigiona sentori di marasca e prugna oltre a una speziatura dolce che fa presagire una bevuta morbida. Combinazione di note che rallegra e scalda immediatamente il palato.

La dolcezza del sorso, pieno e vellutato non è però invadente o stucchevole. Anche la nota alcolica è ben integrata e il corpo risulta snello, con un fruttato meno spinto verso la confettura.

Considerato “fratello minore dell’Amarone (e del Recioto) che in qualche modo gli passa gli “abiti” usati (ma ancora buoni) il Ripasso Doc Classico Superiore di Cantina di Negrar non soffre di sindrome d’inferiorità. Tutt’altro.

Da servire a 16-18 gradi, si abbina a brasati anche di carne di cavallo, selvaggina, carni alla griglia o come ingrediente  di un buon risotto. Ma accompagna egregiamente anche aperitivi di salumi e formaggi di media stagionatura.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con un blend composto al 70% Corvina, 15% Corvinone e 15% Rondinella allevate in località Roselle, nel cuore della Valpolicella Classica. La vendemmia, manuale con selezione dei grappoli,  avviene ad Ottobre. La fermentazione si svolge in legno, acciaio e bottiglia.

La tecnica del “ripasso” prevede che il Valpolicella venga versato (ri-passato) sulle vinacce dell’Amarone o del Recioto ancora ricche di zuccheri per avviare una seconda rifermentazione. Operazione che andrà ad esaltare profumi e rotondità del Ripasso di Negrar.

Cantina di Negrar nasce come cooperativa anonima nel 1933. Sei anni dopo produce un vino nato quasi per caso che battezza “Amarone Extra“. Utilizza questo nome esclusivamente fino al 1968 anno in cui nasce la denominazione dell’Amarone e che segna, per la cantina, l’inizio di un percorso in continua crescita.

Prezzo: 7,48 euro
Acquistato presso: Bennet

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degustati da noi vini#02

Cannonau di Sardegna Doc 2015 Mamuthone, Giuseppe Sedilesu

Circa 70 mila bottiglie per quello che, di anno in anno, si conferma uno vini più espressivi della Sardegna e d’Italia. È il Cannonau di Sardegna Doc 2015 Mamuthone di Giuseppe Sedilesu. Il vero simbolo della cantina di Mamoiada, borgo di 2.500 abitanti della provincia di Nuoro. Siamo nella zona centro orientale dell’isola, nella Barbagia di Ollolai.

LA DEGUSTAZIONE
A cinque anni dalla vendemmia, Mamuthone 2015 si presenta nel calice di un rosso rubino luminoso, mediamente trasparente. Al naso è intenso. All’esplosione di frutti di bosco e arancia sanguinella fanno eco accenni di brace, macchia mediterranea e una percezione iodica, minerale.

In bocca è splendido, pieno, tra il frutto e un tannino di grande eleganza e finezza, condito da una freschezza dinamica, che accompagna il sorso verso la chiusura. Riecco i richiami salini, impreziositi da un accenno di spezia nera. Alcol presente, ma perfettamente integrato e per nulla disturbante. Semplicemente un grande vino.

Il sorso asciutto, nonostante i ritorni di frutta perfettamente matura, fa di questo Cannonau di Mamoiada il compagno perfetto per tutti i piatti a base di cacciagione. Più in generale, per le carni rosse e i formaggi stagionati. Bassissimi i livelli di solforosa, che si assesta fra i 30 e i 50 mg/l.

LA VINIFICAZIONE
Le uve di Mamuthone provengono da viti ad alberello, con rese medie bassissime: appena 50 quintali per ettaro. Le uve vengono vendemmiate dalla famiglia Sedilesu nel mese di ottobre. La fermentazione viene condotta con lieviti indigeni, già presenti sulle uve.

Il Cannonau, pressato in maniera soffice al fine di preservare tutti gli aromi ed evitare l’estrazione di componenti amare, macera per il 12-15 giorni. La maturazione si prolunga per i successivi 12 mesi, in botti da 40 ettolitri.

Il vino non viene sottoposto ad alcuna filtrazione all’imbottigliamento. Prima della commercializzazione, Mamuthone affina per tre mesi in vetro, iniziando il suo lungo periodo di maturazione in bottiglia.

Il nome del vino non è stato scelto a caso, così come l’etichetta. I Mamuthones, così come gli Issohadores, sono le maschere tipiche del carnevale di Mamoiada. Quello di Giuseppe Sedilesu è una dedica tradizioni della terra che ospita la cantina, da oltre trent’anni.

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Vini al supermercato

Metà novembre al super: tutti alla Coop per i “Sapori d’autunno”

Protagonista della prima metà di novembre del vino in promozione al supermercato è Coop, con il suo volantino “Sapori d’Autunno” valido fino a mercoledì 6. Le offerte riguardano anche le grandi superfici di Ipercoop. Vini e prodotti enogastronomici la fanno da padrone, con tanti consigli di abbinamento.

Sulle prime pagine spazio prioritario ai prodotti della linea Fior Fiore, progetto di “marca privata” per cui sono state scelte alcune tra le cantine cooperative più affidabili di ogni territorio vitivinicolo. Tanti i “cestelli” di qualità, che si tingono sia di rosso che di bianco.

Pam Panorama propone una festa del vino in miniatura: nulla di eclatante. Altrove, l’essenziale. Nonostante siano stati immessi sul mercato dal 30 ottobre, non c’è molto spazio per i vini novelli. Solo Tigros li evidenzia. Auchan preferisce invece sottolineare che “Il Natale si avvicina“, con proposte di vini e distillati. Buona spesa!


Auchan fino al 14 novembre
Spumante Valdobbiadene Conegliano Docg Marca Oro, Valdo: 4,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Valdobbiadene Conegliano Superiore Docg Rive di Col San Martino, Val d’Oca: 6,59 euro (4 / 5)

Spumante Ribolla Gialla Fantinel: 4,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Igt/ Syrah/Catarratto Barone Bernaj, Madaudo: 2,39 euro (3,5 / 5)
Negroamaro/Primitivo/Fiano del Salento Notte Rossa: 3,84 euro (5 / 5)


Bennet fino al 13 novembre
Corvina Kay, Sartori: 2,98 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Amabile, Grasparossa , Secco Righi: 2,49 euro (3,5 / 5)
Trentino Doc Lagrein Dunkel, Cavit: 3,98 euro (4 / 5)


Carrefour fino all’11 novembre
Gutturnio Calera, Vicobarone: 3,79 euro (3,5 / 5)
Lambrusco di Sorbara o Grasparossa, Chiarli: 2,45 euro (3,5 / 5)



Carrefour Express fino al 12 Novembre
Morellino di Scansano Docg La Mora, Cecchi: 4,99 euro (4 / 5)


Conad fino all’11 novembre
Nero d’Avola/Syrah, Settesoli: 3,19 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Tenimenti Dogali: 4,99 euro usr 3.5]


Coop fino al 6 novembre – Volantino valido anche in Ipercoop
Oltrepò Pavese Doc Bonarda “C’era una volta”, Guarini: 2,79 euro (3,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Riesling Frizzante, Canneto: 2,49 euro (3,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Bianco Tenute Tonalini: 7,59 euro (4 / 5)

Rosso di Valtellina Doc Nera: 4,29 euro (4,5 / 5)
Valtellina Superiore Docg Casa La Gatta: 9,90 euro (5 / 5)
Spumante Franciacorta Docg Gran Cuvée Alma Bellavista: 24,90 euro (5 / 5)
Pigato Riviera Ligure di Ponente Donne della Torre: 5,99 euro (3,5 / 5)

Dogliani Docg, Clavesana: 3,69 euro (5 / 5)
Amarone Valpolicella Docg, Bertani: 21,50 euro (5 / 5)
Lugana Doc Le Fornaci Tommasi: 8,69 euro (4,5 / 5)
Valpolicella Ripasso Superiore Bolla: 6,59 euro (4 / 5)

Pinot Bianco J.Hofstatter: 8,90 euro (5 / 5)
Ribolla Gialla/Friulano/Refosco Doc Colli Orientali del Friuli Tenimenti Civa: 5,99 euro (4 / 5)
Alto Adige Doc Wilhem Walch SauvignonKrain: 8,90 euro (4,5 / 5)
Gewurztraminer Cantina Produttori di Bolzano: 7,99 euro (4,5 / 5)

Schioppettino/Friulano/Ribolla Doc Villa Furlan Faris: 4,89 euro (4 / 5)
Pignoletto Villa Cialdini Cleto Chiarli: 2,49 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Igt Verdi Cantine Ceci: 3,99 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg Cantina del Morellino: 4,89 euro (4 / 5)

Rosso di Montalcino Doc, Banfi: 8,59 euro (5 / 5)
Lacrima di Morro d’Alba CasalFarneto: 5,49 euro (4 / 5)
Est!Est!Est! Montefiascone Bigi: 2,49 euro (4 / 5)
Chianti Docg, Cecchi: 3,59 euro (4 / 5)

Nobile di Montepulciano Docg Fattoria del Cerro: 7,99 euro (4,5 / 5)
Rubizzo Igt Rocca delle Macìe: 4,19 euro (5 / 5)
Falanghina Sannio Feudi San Gregorio: 6,99 euro (5 / 5)

Greco di Tufo Docg Mastroberardino: 8,90 euro (5 / 5)
Spumante Grillo Igt Capovero: 2,89 euro (3,5 / 5)
Sicilia Bianco Doc Anthilia Donna Fugata: 6,99 euro (5 / 5)
Negroamaro di Terre d’Otranto Dop Notte Rossa: 2,99 euro (5 / 5)

Sicilia Doc Plumbago Planeta: 8,90 euro (5 / 5) (miglior Nero d’Avola al supermercato per Vinialsuper)
Negroamaro Rosato Igt, Tenute Rubino : 5,59 euro (4 / 5)
Cannonau di Sardegna Santa Maria La Palma: 3,99 euro (3,5 / 5)


Crai fino al 9 novembre
Chianti Docg Piccini: 2,99 euro (4,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Fontanafredda: 4,89 euro (4,5 / 5)
Ortrugo Doc, Vicobarone: 2,99 euro (3,5 / 5)


Esselunga, fino al 13 novembre
Primitivo Salento, Tormaresca: 3,49 euro (3,5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Vignaioli Pertinace: 5,47 euro (5 / 5)
Teroldego Rotaliano, Cavit: 3,49 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau Terresomme, Lavis: 3,12 euro (4 / 5)
Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg, Bolla: 4,20 euro (3,5 / 5)


Famila, fino al 13 novembre
Valpolicella Ripasso, Sartori: 7,90 euro (3,5 / 5)
Soave Classico, Sartori: 2,99 euro (3,5 / 5)
Vino Nebbiolo d’Alba, Barone Stabilini: 4,90 euro (3,5 / 5)


Il Gigante, fino al 6 novembre
Lambrusco Vecchia Modena, Chiarli: 2,98 euro (3,5 / 5)
Barbera / Dolcetto / Grignolino, Giacosa: 4,89 euro (4 / 5)

Da evitare: Vini linea “Le Cascine”, Losito & Guarini



Iperal fino al 5 novembre
Chianti Docg Roccialta, Azienda Uggiano: 3,49 euro (3,5 / 5)
Vini Linea Rue di Piane: 2,09 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Santa Margherita: 5,79 euro (5 / 5)


Pam fino al 13 Novembre
Valpolicella Ripasso Doc La Sogara, Cottini Vini: 5,99 (3,5 / 5)
Soave Doc La Sogara, Cottini Vini: 2,99 euro (3,5 / 5)
Asolo Prosecco Gasparetto, Rive della Chiesa: 3,99 euro (3,5 / 5)

Lugana Doc Bolla: 4,99 euro (4 / 5)
Chianti Classico Riserva, Fattoria Montecchio: 7,99 euro (4 / 5)
Greco di Tufo Cantina di Tufo: 4,99 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Sella e Mosca: 3,79 euro (3,5 / 5)

Cannonau di Sardegna Cantina Dorgali: 4,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Vecchia Modena Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)
Igt Terre Siciliane, Fazio Wines: 3,99 euro (3,5 / 5)


Penny Market (volantino nazionale) fino al 6 novembre
Vino Novello Toscano: 2,49 euro (3,5 / 5)
Vino Novello Rossello Bio: 2,99 euro (3,5 / 5)


Tigros fino al 14 novembre
Vini Settesoli: 3,39 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Chiarli: 2,59 euro (3,5 / 5)
Nobile di Montepulciano Docg Riserva Vecchia Cantina: 6,90 eure (3,5 / 5)
Vini Fratelli Pasqua sconto 30%: (3,5 / 5)

Vini da evitare: Vini linea Il Feudo


Unes, fino al 12 novembre
Rosso Conero Antichi Poderi del Conte, Conte Leopardi Dittajuti: 3,29 euro (3,5 / 5)

Vini da evitare: Linea “Le Cascine”, Losito & Guarini

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Ecco De Buris 2009, l’Amarone Riserva di Tommasi che danza col Tempo


Gli mancano solo le lancette. Ma si può leggere come un orologio “De Buris 2009, l’ultimo ambizioso progetto d’arte e di vino della famiglia Tommasi. Linguaggi universali che si fondono con il concetto di Tempo, vero lusso dei giorni nostri. Per gli esseri umani, così come per il prodotto della vite. Un elemento vivo. Che nasce. Cresce. E “muore”. Di vita ne ha ancora tanta davanti l’Amarone della Valpolicella Classico Doc Riserva 2009 “De Buris”, presentato durante la cena di gala di mercoledì 16 ottobre, al Mudec di Milano.

Solo 6.739 bottiglie e 248 magnum, frutto del vigneto “La Groletta“, situato nel comune di Sant’Ambrogio di Valpolicella. Duecentocinquanta metri di altitudine e rese molto basse per le uve che, dopo essere maturate, sono tornate ben presto a fare i conti con le lancette, appassendo per centodieci giorni esatti. Un lasso che, nel calice, si tramuta in complessità assoluta.

LA DEGUSTAZIONE (punteggio 95/100)

L’arte si fa largo nel tempo e il tempo si riflette sul vino, sin dal colore dell’Amarone Riserva 2009 “De Buris” di Tommasi. Un nettare di un rosso rubino intenso, con riflessi tendenti al granato. Il vortice delle lancette si tramuta anche in profumo complesso. Intenso e suadente.

A dieci anni dalla vendemmia, dal calice si libera una danza di terziari, che ammanta con saggezza un fiore di viola e di rosa bagnata. Fumo di sigaretta, tabacco, liquirizia. Ma anche rabarbaro ed erbe amare. Tutti lì a divertirsi, su una giostra di piccoli frutti di bosco e ricordi d’agrume. Come l’arancia sanguinella.

Sbuffi speziati tentano di cambiare ritmo alla musicalità dei vortici. Note che tendono sempre a un dolce compostissimo, accompagnato da leggeri rintocchi di cera d’api. In bocca, tanta grazia si tramuta in un’esplosione di freschezza. Il frutto, già percepito al naso in tutta la sua perfetta maturità, rotola su un pavimento bianco, elegante. Di sale.

La frutta si fa confettura, nera e rossa come la mora e la ciliegia. Ma la percezione zuccherina è bilanciata dalla mineralità, che finisce per prevalere e diventa elemento fondante da considerare per il perfetto abbinamento di “De Buris” 2009.

Tutti caratteri che sottolineano la precisa fase di un vino che sta ancora crescendo, ma che è già grande. Un Amarone arrivato in tempo, per iniziare a farsi stringere nell’abbraccio di un calice che gli starà sempre più a pennello. Nel segno – non ultimo – di una facilità di beva eccezionale.

Non sapremo mai se l’aveva immaginato così sin dall’inizio, l’enologo Giancarlo Tommasi, proiettando nel futuro ogni singolo chicco d’uva di Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta raccolto nel vigneto La Groletta.

IL PROGETTO CULTURALE

Di certo, “De Buris” è il racconto del passaggio generazionale della famiglia Tommasi, suggellato da un’arte che diventa strumento di celebrazione del terroir, inteso come “nudo artistico”. Tanto sono arrivati a rappresentare nelle loro illustrazioni i quattro artisti chiamati in causa dalla storica casa vinicola della Valpolicella.

Andrea Mongia, Giacomo Bagnara, Antonio Sortino e Alice Piaggio hanno rappresentato “il Tempo, il Luogo e il Patrimonio” racchiuso in ognuna delle quattro Stagioni, pensate come diverse occasioni di consumo del vino nei luoghi da cui prende vita “De Buris”.

Antonio Sortino ha raffigurato la Primavera 2009 nel vigneto di De Buris. Lo sviluppo delle gemme è proseguito velocemente nei primi mesi caldi, dando avvio a una fioritura anticipata rispetto alla media.

Ad Alice Poggio l’Estate 2009, stagione contraddistinta dal bel tempo iniziale, dalle precipitazioni di luglio e dal caldo torrido di agosto. Prima della normalizzazione di settembre, il mese della vendemmia.

Andrea Mongia ha raccontato l’Inverno 2009 a Villa De Buris (nella foto sotto), le cui radici affondano nell’epoca romana. E l’inverno, per l’Amarone, significa appassimento: le uve, una volta pigiate, hanno reso il 40% in vino.

A Giacomo Bagnara il compito di raffigurare lo scorrere del tempo, in un’illustrazione che si fa vortice irrefrenabile di forme morbide e dure. Come le sfide che riserva la vita, mentre scorrono inesorabili le lancette.

“L’intera stagione 2009 – commenta Giancarlo Tommasi – resterà scolpita nella memoria della nostra famiglia e del nostro territorio, la Valpolicella. Se ci guardiamo alle spalle, vediamo dieci anni di attenzioni costanti e ossessive, che ci hanno condotto da quella vendemmia al recentissimo avvio della commercializzazione”.

“Dieci anni in cui ci siamo presi, di anno in anno, tutto il tempo per capire le uve e il vino –  conclude l’enologo di famiglia – per fare le scelte giuste e aggiungere alla grandezza dell’Amarone bevibilità ed eleganza”.

Neppure il tempo di cambiarsi la camicia che per “De Buris” 2009 inizia il tour internazionale, o meglio il “De Buris Grand Tour“. Tra le mete prescelte dalla famiglia Tommasi ci sono gli Stati Uniti e il Nord America, dove sono in programma masterclass nelle più importanti città. Le Stagioni più belle, del resto, sono quelle ancora da vivere.

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Malanotte sì: alla scoperta della Docg del Piave, con l’Unno 2010 di Antonio Facchin

Cosa ci fa un Unno a cavallo, sulla “cavalchina” di Borgo Malanotte? A guardar bene, non potrebbe esserci immagine migliore per descrivere il carattere irruento del Raboso Piave, vitigno con cui è possibile produrre – unito al Raboso Veronese – la prima Docg a bacca rossa della provincia di Treviso. Si tratta della Malanotte Docg, nota anche come Piave Malanotte Docg. Quell’Unno, sull’etichetta del vino simbolo della cantina Antonio Facchin, è nientemeno che il re Attila.

Il valoroso e temibile “Flagello di Dio”, secondo la leggenda, attraversò la pianura del Piave passando per Tezze di Piave, frazione del piccolo borgo di Vazzola (TV). È qui che si erge Borgo Malanotte, un vero e proprio museo a cielo aperto che deve il nome alla famiglia trentina di mercanti di lana “Malanotti” o “Malenotti”, che ci visse nel Seicento.

L’epoca d’oro, segnata dalle sfarzose (e discusse) feste notturne orchestrate dall’ultima abitante, Camilla, è finita. Oggi Borgo Malanotte è diventato il cuore geografico dell’omonima Docg, fortemente voluta da un manipolo di vignaioli intenzionati a valorizzare al massimo la straordinarietà del Raboso.

Poche regole ma chiare per la Denominazione di origine controllata e garantita divenuta realtà nel 2010, sotto il “cappello” del Consorzio Vini Venezia. Due vitigni, il Raboso del Piave o il Raboso Veronese; appassimento delle uve in pianta o sui graticci, per un minimo del 15% e un massimo del 30%, in modo da distendere tannini e struttura degna dell’Unno Attila.

Infine, commercializzazione possibile solo a partire da 3 anni dalla vendemmia, dopo 12 mesi di sosta in legno grande o barrique e 4 mesi di bottiglia. Il resto lo fa lo stile del vignaiolo o della cantina produttrice.

“Malanotte del Piave – spiega Stefano Quaggio (nella foto sotto) direttore del Consorzio Vini Venezia – è una delle due Docg tutelate dal Consorzio Vini Venezia, assieme al Lison Docg. Si tratta di un e vero e proprio prodotto di nicchia. Lo scorso anno sono state imbottigliate circa 40 mila bottiglie di Malanotte”.

Il trend è positivo per questa piccola Docg veneta. “Abbiamo notato che di anno in anno cresce l’interesse dei produttori nei confronti di questa tipologia, che per tutte le cantine rappresenta il top di gamma. A dare una spinta decisiva alle vendite è l’estero. Non a caso, il prossimo anno il Consorzio Vini Venezia sarà presente al VinExpo di Hong Kong: il mercato cinese si sta rivelando una piazza importante per i nostri produttori”.

I prezzi del Malanotte del Piave Docg risultano interessanti per i buyer internazionali, soprattutto se si considera la tipologia: si spazia dai 16 ai 30 euro medi a scaffale, per un vino rosso che subisce un affinamento minimo di 3 anni in cantina. L’obiettivo è quello di crescere ancora, in valore.

La superficie vitata è invece ben circoscritta dall’areale della Doc Piave. “La cosa interessante – evidenzia ancora Quaggio – è che ogni anno i produttori cambiano, decidendo se produrlo o meno. Ad oggi non sono mai stati più di venti all’anno. Chi crede nel Raboso del Piave e nella sua massima espressione, generalmente produce Malanotte”.

Rispetto al Raboso Doc, la Docg presenta regole di produzione ben più rigide. Non solo sul fronte della vinificazione e dell’affinamento minimo in cantina, ma anche su quello delle rese. Non si possono superare i 120 quintali per ettaro.

“Non è semplice contenere il Raboso – sottolinea ancora il direttore del Consorzio Vini Venezia – dal momento che è un vitigno molto produttivo. Basti pensare che i grappoli maturi pesano circa 1 chilogrammo ciascuno ed è un attimo riempire una cassetta”.

Vignaioli come Antonio Facchin (Antonio Facchin & Figli), Antonio Bonotto (Bonotto Delle Tezze) e Marino Cecchetto (Ca’ di Rajo), desiderosi di produrre un Raboso del Piave di qualità superiore, hanno avviato in zona la pratica dell’appassimento, divenuta nel 2010 uno dei punti cardine del rigido disciplinare della Docg Malanotte.

L’UNNO 2010 DI ANTONIO FACCHIN: LA DEGUSTAZIONE (95/100 WineMag.it)

Tra le etichette più rappresentative della Docg c’è senza dubbio l’Unno 2010 di Antonio Facchin, degustato da WineMag.it in occasione di Feel Venice 2019. La rassegna enogastronomica, andata in scena a Venezia il 5 ottobre, ha visto protagoniste le cinque Denominazioni del vino “veneziano”.

Doc Venezia, dunque, accanto a Doc Piave, Doc Lison-Pramaggiore, Lison Docg e, appunto, Malanotte del Piave Docg. Tra diversi assaggi di annate più recenti e ancora condizionate dal legno, l’Unno 2010 di Antonio Franchin è quello che garantisce, al momento, il migliore compromesso tra terziari e tipicità del Raboso.

Nel calice, il vino si presenta di un rosso rubino pieno, mediamente trasparente, luminoso. Buona la densità. Naso intenso, in cui l’Unno si esprime su note di lamponi e ribes che fanno da contraltare a una speziatura elegantissima.

Il quadro, complesso, si allarga a note di corteccia, resina e aghi di pino. Ma anche a tracce di macchia mediterranea (rosmarino) e fumo. In bocca, splendido sottofondo salino su cui si dipana una trama di frutta rossa croccante.

Un vino che diventa da mordere in centro bocca, dove l’Unno 2010 si fa succoso e irresistibile nella beva. Chiusura asciutta, di gran pulizia, su un tannino presente ma non disturbante. Capitolo a parte per l’alcol: i 15% vol. risultano incredibilmente integrati, rendendo la bottiglia “pericolosa” come una torta per un bambino goloso.

Quanto alla vinificazione, la raccolta delle uve avviene a mano, tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, dai filari allevati a Capovolto e Bellussi (nota anche come “Bellussera“, nella foto sopra).

La macerazione sulle bucce avviene secondo i procedimenti più innovativi. Seguono svinatura e diversi travasi. Il 30% delle uve viene sottoposto ad appassimento naturale sui graticci e viene pigiato solo a fine gennaio.

L’affinamento minimo è di 24 mesi in acciaio e di 36 mesi in botte grande, per l’80% Rovere Allier (quercus sessilis) e per il 20% di Slavonia. Prima della commercializzazione, l’Unno affina per 12 mesi in bottiglia.

A TAVOLA CON L’UNNO E IL “PICCANTINO” TOMASONI

Per l’abbinamento dell’Unno 2010 di Antonio Facchin, doveroso ricorrere al territorio, ma con una proposta accattivante. Quella che offre il Caseificio Tomasoni col suo “Piccantino“, al di là del logico pairing con le carni carni rosse e la cacciagione.

Si tratta della “forma” eletta “Miglior formaggio aromatizzato e stagionato” nel 2014, in occasione della prima edizione della selezione casearia “Erbe de Casari“.

Come è facile dedurre dal nome, si tratta di un formaggio semi stagionato da tavola a pasta compatta, impreziosito da pezzetti di peperoncino che donano gusto e regalano un contrasto gradevole col latte vaccino e caprino.

Il Piccantino è perfetto per chi ama sapori decisi e piccanti, in abbinamento al Malanotte Docg di Antonio Facchin anche a fine pasto. Due realtà che camminano a braccetto nell’area del Piave, per attaccamento al territorio.

Il caseificio artigianale Tomasoni, infatti, ha una storia lunga oltre 60 anni nella produzione di formaggi freschi, stracchini, ricotte e robiole con latte vaccino, di capra e bufala. Fondato da Primo Tomasoni nel 1955, oggi l’azienda è diretta dai figli, Moreno, Nicoletta e Paola, nonché dalla nipote Eva.

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Enoturismo

Abbinamento panettone vino: la guida “al femminile” de Le Donne del Vino


MILANO –
Non poteva che nascere qualcosa di “dolce” dal progetto di collaborazione tra Le Donne del Vino e l’Antica Pasticceria Muzzi. Per esempio una guida all’abbinamento perfetto tra panettone e vino.

L’opuscolo, stampato in 20 mila copie e inserito nei dolci da ricorrenza della casa umbra, è stato presentato in mattinata a Milano, nella sala congressi di Eataly Smeraldo.

“Un’operazione – ha spiegato Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’associazione nazionale Donne del Vino – che fa bene non solo al panettone ma anche a tutto il mondo del vino italiano, perché invita a prendere sul serio il vino e a gustarlo appieno. Libri come questo sono parte di un’educazione al bere consapevole”.

“Ci confermiamo un’azienda in costante crescita nel segmento premium – ha commentato Andrea Muzzi, Ceo di IdB Group, che detiene il marchio Antica Pasticceria Muzzi – con una visione votata alle aspettative del cliente. La collaborazione con Le Donne del Vino guarda infatti ai gourmand, che intendono gustare le nostre specialità in abbinamento alle etichette della migliore tradizione enologica italiana”.

“Da questa partnership – ha aggiunto Martino Beggio, responsabile Marketing e Comunicazione di IdB Group – impareremo molto sul fronte dell’approccio al prodotto: anche i dolci lievitati da ricorrenza possono essere degustati sulla base di una ragionata analisi sensoriale. Una prassi ormai consolidata nel mondo del vino, che ben si addice all’artigianalità della nostra produzionei”.

A curare gli abbinamenti Cinzia Mattioli, Camilla Giuggi e Antonietta Mazzeo, sommelier Ais e “Donne del Vino”. In tutto una sessantina di abbinamenti panettone e pandoro vino, che vanno dal Fiori d’Arancio Colli Euganei Spumante, ottimo con il pandoro classico, al Gewurztraminer Passito Doc, perfetto con il Panettone albicocche e cioccolato.

E ancora dal Moscato d’Asti abbinato al panettone curcuma e zenzero, all’Erbaluce di Caluso Passito per il panettone glassato alle nocciole Igp. Fino a chicche come i Campi Flegrei Falanghina Passito Doc e l’Aglianico Passito. Presente anche una Altbier, tipologia “scura” ad alta fermentazione perfetta per il panettone alla birra dell’Antica Pasticceria Muzzi.

Una linea, quella dei panettoni “spiritosi”, che occupa la fascia top di gamma di IdB – Industria dolciaria Borsari, leader nel segmento dei lievitati da ricorrenza premium.

L’incremento a doppia cifra del fatturato a cavallo delle campagne Natale 2018 e Pasqua 2019 (+ 11,43%, con un aggregato di 47,2 milioni di euro) è dovuto anche ai panettoni “aromatizzati”, che assieme racchiudono il 7-8% della produzione complessiva.

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degustati da noi vini#02

Toscana Igt 2017 “Le Difese”, Tenuta San Guido


È una sorta di preludio al celebre Sassicaia, il Toscana Igt 2017 “Le Difese” di Tenuta San Guido. Un entry level che evidenzia le grandi attitudini bordolesi del territorio di Bolgheri, in una veste adatta a molti palati.

Ottenuto da un 70% Cabernet Sauvignon e un 30 % Sangiovese, “Le Difese” – in vendita anche al supermercato, nelle vetrine “chiuse a chiave” dei punti vendita più forniti e all’avanguardia – convince per l’ottimo rapporto qualità prezzo.

LA DEGUSTAZIONE
Alla vista si presenta di un rubino luminoso, trasparente. Naso di buona intensità e finezza, che si evolve bene con l’ossigenazione, senza snaturarsi. Frutti rossi come il ribes, ma anche neri come la mora selvatica.

Il sottofondo rivela un utilizzo non invasivo del legno, suggerito da richiami leggeri di vaniglia. Vi si elevano ricordi di macchia mediterranea, come rosmarino e alloro. Non mancano richiami floreali alla viola e alla rosa, accenni alla liquirizia nera e leggeri sbuffi pepati.

Ingresso di bocca su una buona struttura, costruita da un’ossatura fresca e sapida che accompagna il sorso sino a una chiusura asciutta, di buona persistenza anche se non di grandissima complessità. Il centro bocca è dominato dalla frutta. Questo il momento in cui calice trova la perfetta corrispondenza gusto olfattiva.

Tannini fini e distesi, anche se non del tutto addomesticati, rendono il sorso setoso, senza rinunciare a un minimo di “graffio”, che torna utile nel pairing. Perfetto l’abbinamento con i piatti a base di carne, meglio se alla griglia. “Le Difese” 2017 non disdegna la selvaggina o i formaggi saporiti, specie se ben stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto per la prima volta nel 2002, “Le Difese” 2017 di Tenuta San Guido è figlio di un’annata giudicata “molto particolare” dagli agronomi ed enologi di Bolgheri. Una delle più siccitose, dopo la 2003.

A mitigarla, le brezze marine diurne, alternate alle brezze di terra notturne, che hanno dato refrigerio ai vigneti, evitando alle piante di andare in “stress”. L’andamento climatico ha influito negativamente sulle rese, mediamente più basse del 20% rispetto ad un’annata normale, ma non sulla qualità dei mosti.

In particolare, i terreni su cui insistono i vigneti destinati a “Le Difese” registrano una forte presenza di zone calcaree, ricche di galestro e di sassi, solo parzialmente argillosi. Si trovano a un’altitudine compresa fra i 100 e i 300 metri sul mare, con esposizione a Sud / Sud-Ovest.

Il sistema di allevamento è il cordone speronato, con una densità d’impianto che varia da 5.500 a 6.250 ceppi per ettaro. La vinificazione prevede innanzitutto una attenta selezione dei grappoli, tramite tavolo di cernita.

Pressatura e diraspatura soffice delle uve anticipano la fermentazione in tini di acciaio inox, a temperatura controllata (29-30°C) senza aggiunta di lieviti selezionati. Segue una macerazione sulle bucce per 10-13 giorni per il Cabernet Sauvignon e per circa 13-15 giorni per il Sangiovese.

Fondamentali le successive fasi di rimontaggio e deléstage, volti ad ammorbidire i tannini. Anche la fermentazione malolattica viene svolta in acciaio. Una volta terminata, il vino atto a divenire “Le Difese” affinata per circa 8 mesi in barrique di rovere.

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Igt Terre Siciliane 2011 “Tancredi”, Donnafugata


L‘Igt Terre Siciliane “Tancredi” viene prodotto da Donnafugata dal 1990 ed è certamente uno dei vini che hanno contribuito all’affermazione della Sicilia come “continente” di qualità per la produzione vitivinicola. Sotto la lente di ingrandimento di WineMag.it la vendemmia 2011 di questo blend composto prevalentemente da Cabernet Sauvignon e Nero d’Avola.

Completano l’uvaggio altre varietà la cui produzione è autorizzata in Sicilia, come l’internazionale Tannat, originaria della Francia dei Pirenei (Madiran Aoc) ma agli onori delle cronache soprattutto per alcune etichette dell’Uruguay, dove è il vitigno a bacca rossa più coltivato.

LA DEGUSTAZIONE
Colore rosso impenetrabile per Tancredi 2011, come da aspettative. Naso che inizialmente è dominato da note terziarie, oltre a sentori erbacei tipici del Cabernet. Si apre poi sul pepe e sull’arancia rossa del Nero d’Avola, contribuendo a rendere il quadro olfattivo fruttato ed elegante.

Il legno rimane sempre presente in sottofondo, evidenziando una tostatura capace di regalare ricordi fumé. Vino da aspettare nel calice, “Tancredi” 2011 di Donnafugata evolve grazie all’ossigenazione sulla macchia mediterranea, ma anche sul frutto (prugna, lampone) e sulla liquirizia.

Un rosso che, nella sua complessità, sfodera richiami balsamici di mentuccia, di tabacco dolce, di polvere di cacao. L’ingresso al palato è piuttosto verticale, con frutto e freschezza (descrittori corrispondenti al naso) che riequilibrano la vena sapida, piuttosto netta e molto ben integrata.

Molto elegante la beva, con ritorni di cacao e liquirizia in un finale minerale, lungo, complesso e scalare, rinvigorito da sbuffi speziati. Vino di grande gastronomicità, “Tancredi” 2011 di Donnafugata è compagno perfetto delle carni, dagli arrosti ai brasati. La vendemmia in questione evidenzia un tannino in fase distensiva, che fa presagire almeno altri quattro o cinque anni ad alti livelli.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti collinari atti alla produzione del blend di Tancredi si trovano nella Sicilia occidentale, per l’esattezza presso la Tenuta Contessa Entellina (PA) e nei territori limitrofi. L’altitudine varia da 200 a 600 metri sul livello del mare.

Si tratta di suoli franco-argillosi con buona presenza di calcare, ricchi in elementi nutritivi come potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco. La raccolta delle uve avviene manualmente in cassette, con attenta selezione delle uve in vigna (resa variabile tra i 50 e i 60 quintali per ettaro).

La vinificazione precede la fermentazione in acciaio, con macerazione sulle bucce per quattordici giorni a una temperatura compresa tra i 26 e i 30 gradi. Tancredi 2011 ha affinato 14 mesi in barrique di rovere francese  e 30 mesi in bottiglia, prima di essere messo in commercio.

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Enoturismo

Vedo la Fisar in fondo al tunnel

EDITORIALE – C’è un barlume di Fisar in fondo al tunnel dell’enofighettismo incravattato italiano. Con la firma della “Carta dei Vini” in abbinamento alle Vellutate Bonduelle, la Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori accende la luce sul segreto di Pulcinella del vino italiano: la grande distribuzione.

Secondo i dati Nielsen di maggio 2018, il vino degli ipermercati, supermercati e discount vale 2,35 miliardi di euro. Sono 7,5 i milioni di ettolitri prodotti per la Gdo e 790 milioni i pezzi venduti tra vino e spumante, nei formati disponibili. Un giro d’affari del 71% a valore e del 59% a volume. Con i discount che rappresentano il secondo mercato a volume con il 28% (16% a valore).

Eppure, per molte cantine, parlare di Grande distribuzione è ancora un tabù. Molte di queste winery strafighe chiudono i bilanci in positivo grazie al canale moderno. Ma non si dica. Non si faccia troppa pubblicità alla linea destinata ai supermercati, perché “stiamo tentando di riposizionarci sull’alta gamma, con l’Horeca”.

Frasi di cui si riempie la bocca il 90% dei commerciali delle cantine italiane, che da una parte strizzano l’occhio al canale tradizionale e dall’altra attendono di stringere le mani del prossimo buyer Gdo. Magari proprio in qualche nuovo centro commerciale di Milano, Roma o Palermo.

E ALLORA VIVA LA FISAR
Ecco spiegata – cifre e indiscrezioni alla mano – la portata epocale dell’operazione che vede coinvolta la sommellerie Fisar e il marchio di minestroni fondato in Francia nel 1853, da Louis Lesaffre e Louis Bonduelle. E’ chiaro che – per una volta – non si parla di caviale, grandi chef, o ristoranti stellati.

Nel concreto, sugli scaffali delle maggiori catene della grande distribuzione di tutta Italia, sono a disposizione da inizio ottobre “I Piccoli Piaceri Bonduelle“. Si tratta di 3 speciali vellutate al gusto di Zucca & Salsa Sambal, Carote, Patate Dolci & Zenzero e Peperoni & Peperoncino, accompagnati da una carta dei vini digitale.

Fisar ha studiato tre abbinamenti per tipologia, “per offrire diverse esperienze gustative e guidare i consumatori, anche quelli meno esperti, nella scoperta delle eccellenze enoiche nazionali e dell’arte dell’abbinamento vino-cibo”. Chapeau.

Finalmente – e non solo per ragioni di “conti” – l’aristocratico mondo dei sommelier china la testa e guarda al volgo, alla gente comune. Quella che fa la spesa al supermercato al fine settimana, o la notte ai Carrefour aperti 24 ore, perché di giorno lavora.

Una dimensione popolare che manca a molti giovani freschi di diploma, pronti a buttare sui social le foto delle “bocce” da 70 euro acquistate nell’enoteca convenzionata. Il primo passo, quello di Fisar con Bonduelle, verso un cambio di rotta che deve riguardare anche i docenti della sommellerie nazionale, troppo spesso pronti a suggerire agli studenti dei “riferimenti” territoriali pressoché precompilati, al posto di spingerli a scoprire i territori, sporcandosi le scarpe in vigna e in cantina.

“Il progetto firmato con Bonduelle – dichiara Graziella Cescon, presidente nazionale Fisar – è una grande opportunità per far avvicinare un pubblico sempre più ampio al meraviglioso mondo del vino, in particolare quello italiano”.

“Guidare il consumatore alla scoperta di abbinamenti inediti tra un prodotto di grande consumo come le vellutate e le migliori produzioni vinicole – conclude Cescon – contribuisce sicuramente allo sviluppo di un cultura enogastronomica consapevole e alla portata di tutti e non solo dei winelover più esperti”.

E allora avanti tutta, con questo e con il prossimo “governo” della Federazione, prossimo al rinnovo elettorale. Viva la Fisar. E viva i minestroni caldi, da versare a cucchiaiate su critiche fredde come il rigor mortis degli anti progressisti e dei “negazionisti”.

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Enoturismo

Gelato (macarons) e Champagne? A Milano Cerdini & Quenardel

MILANO – Gelato, macarons “salati”, cioccolatini e Champagne. A Milano si può, da Cerdini & Quenardel. Il nuovo concept store è stato inaugurato giovedì sera in via Cusani 10, a due passi dal Castello Sforzesco in zona Cairoli. Un format che conferma il ruolo di capitale del gusto del capoluogo lombardo, dopo la spinta all’internazionalizzazione e all’innovazione nel food favorita da Expo 2015.

Il piccolo negozio, ricavato su due piani perpendicolari alla strada, è risultato dell’incontro di due famiglie golose. Un appuntamento neppure troppo casuale, degno della Divina Commedia, nato a metà della strada del “peccato”.

La famiglia Cerdini, originaria della Toscana e fuggita in Francia a cavallo delle due Guerre Mondiali, tramanda da quattro generazioni il proprio savoir-faire nell’arte del gelato, della pasticceria e della cioccolateria. Un marchio ormai riconosciuto anche Oltralpe, che oggi punta a un ritorno alle origini italiane.

I Quenardel sono invece produttori di Champagne dal 1906. La maison ha base a Ludes, Premier Cru della Grande Montagne de Reims e opera in regime “sostenibile”. Venti ettari di vecchie vigne, di cui 18 in produzione. Meno di duecentomila bottiglie l’anno, distribuite principalmente in Inghilterra, Belgio e Germania, ma anche in diversi ristoranti stellati italiani.

L’anello di congiunzione tra i due modelli di business è Matteo Corbetta, esperto di gestione alberghiera, ristorazione e bar. Nove mesi di gestazione e di studio del mercato italiano, prima del taglio del nastro avvenuto in settimana a Milano. Una destinazione multietnica e multiculturale, che ha convinto più delle altre papabili Capri, Courmayeur e Cortina, ritenute meno “pronte” per una tale provocazione.

L’ABBINAMENTO E IL FORMAT
“L’idea – spiega Alexandre Quenardel – è frutto della pluridecennale amicizia delle nostre famiglie. I Cerdini erano abituati a produrre e consumare a livello domestico gelati e sorbetti a base di Champagne e macarons salati, con farciture di pomodoro, di olive o di foie gras per citarne solo alcuni, da abbinare alle nostre etichette Quenardel. Col tempo ci siamo accordi che poteva funzionare e che avremmo potuto proporre questo modello anche al pubblico”.

L’abbinamento gelato e Champagne può sembrare azzardato. A renderlo sempre meno difficoltoso sarà l’utilizzo di percentuali sempre maggiori di Champagne, che oggi si assestano sul 25-30%. “I gelati – anticipa Alexandre Quenardel – dovranno rispecchiare sempre di più la tipologia di Champagne utilizzato: Brut, Blanc del Blancs e Rosé”. I gelati allo Champagne in realtà saranno 8, su una gamma di 20.

“La sfida nella sfida – precisa Quenardel – sarà quella di riuscire a ottenere un gelato che sappia di Champagne, oltre che di frutta, dall’ingresso in bocca sino al retrolfattivo”. Più facile, sin da oggi, l’abbinamento con i macarons salati, ottenuti tramite una sapiente aggiunta di sale nell’impasto della meringa. Non resta che assaggiare.

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