Oggetto del contendere è la dicitura “Nato in una Vigna”, formula che il noto conduttore televisivo Mediaset ha deciso di apporre sull’etichetta della propria linea di vini. Una leggerezza che potrebbe costare cara allo Zio Gerry.
Per poter commercializzare i propri vini, il volto noto della televisione italiana dovrebbe rietichettare tutte le bottiglie. Una doccia fredda che arriva a pochi giorni dalla presentazione ufficiale della linea, fissata per il prossimo 10 aprile a Verona, durante Vinitaly. Riflettori che si accendono dunque anche sui partner del conduttore in questo progetto, le Cantine Giorgi di Canneto Pavese.
“In realtà – spiega Fino – il problema non è la menzione ‘vigna’ in sé. Piuttosto l’utilizzo in etichetta della formula ‘nato-in-una-vigna’. L’Oltrepò Pavese, come Denominazione di Origine, non prevede l’uso della menzione vigna, che si può trovare invece nel Barolo, nel Chianti e in molti altri. Quando si usa la menzione vigna bisogna sottostare a regole molto strette: bisogna produrre meno, tutta l’uva atta alla produzione di quel vino deve provenire da un singolo vigneto, deve essere separata per tutto il tempo della vinificazione fino all’imbottigliamento dal resto del vino dell’azienda. E solo a queste condizioni, dopo aver registrato il toponimo della vigna, nei modi stabiliti dal disciplinare, il produttore può imbottigliare rivendicando il nome della sua vigna e appunto la parola ‘vigna’. Nessuno in Oltrepò Pavese può utilizzare questo termine”. Insomma: quello che i francesi chiamano “cru”.
“Peraltro – continua il professor Fino – tale dicitura induce il consumatore a confondersi rispetto al fatto che quel vino provenga da un singolo vigneto. Poiché questo è normalmente un attributo della qualità, è evidente che si fornisca un’informazione errata. Siamo di fronte a un duplice errore: il primo relativo al disciplinare della Doc Oltrepò pavese e il secondo relativo al conseguente advertising della linea di vini di Scotti”.
Secondo Fino, la sanzione nei confronti di Gerry Scotti sarebbe inevitabile. “Non siamo di fronte a un nome di fantasia o generico come quello della selezione ‘Grandi Vigne’ di Iper la Grande I – spiega il professor Fino -, che non si riferisce a una vigna di una denominazione. Ovvio che l’uva provenga dalle vigne! Dire ‘Grandi Vigne’ non vuol dire nulla. Dire ‘Nato in una Vigna’, con sotto una denominazione che non permette questo utilizzo, vuol dire generare un vero e proprio cortocircuito logico. Se per dare un nome di fantasia a un vino utilizzo parole che sono regolate non dalla legge dei marchi, e dunque dal diritto privato o industriale, bensì dal diritto pubblico. Non vale nemmeno il fatto che si tratti di un nome di fantasia: la legge non ammette ignoranza. Lasciare la macchina in divieto di sosta perché devo far salire un disabile o scendere a comprare le sigarette comporta la pari una sanzione”.
Altro problema riscontrato da Fino è quello dell’assenza dell’annata sui vini di Scotti, sulla scheda tecnica. “L’annata ce l’avranno sicuramente sulla bottiglia – commenta il docente di Pollenzo – ma sulle schede tecniche diffuse da vinialsupermercato.it ieri non è dichiarata. L’indicazione di un tenore alcolico preciso per ognuno dei tre vini della linea di Scotti è curiosa per vini presentati senza annata, per di più abbinato al nome ‘Nato in una Vigna’. Perché il vino che ‘nasce in una vigna’ ogni anno è diverso. Un altro motivo di confusione all’atto dell’eventuale acquisto da parte dei consumatori”. AGGIORNAMENTO – Qui la replica di Cantine Giorgi.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.