FOTONOTIZIA – Nel 2021 il rosato Valtènesi ha superato la soglia dei 2 milioni di bottiglie, con un aumento del 17%. Il bilancio arriva a pochi giorni dall’uscita sul mercato della nuova annata, il Valtènesi 2021, prevista per il 14 febbraio.
«Le prospettive per il nuovo anno e per il Valtènesi 2021 sono altrettanto positive – riferisce il Consorzio presieduto da Alessandro Luzzago – e puntano a confermare un trend di crescita che negli ultimi 8 anni è marciato a ritmi medi del +10%».
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Caffe Vergnano compie 140 anni quattro generazioni in una tazzina di italianita
Una piccola drogheria voluta e sognata da Domenico Vergnano, dove la passione per la miscela si fa ben presto culto. E soprattutto impresa. Inizia così a Chieri, nel 1882, la storia di Caffè Vergnano, uno dei brand italiani più conosciuti nel mondo. Nel 2022, l’azienda che oggi ha sede a Santeno (TO) compie 140 anni dalla fondazione e brinda ai propri successi.
Il 2021, nonostante le difficoltà affrontate, si è chiuso infatti con un fatturato totale di 92 milioni di euro, che ha quasi pareggiato i risultati del 2019. L’export ha chiuso a 22,4 milioni di euro, il retail a 37,6milioni. Bene anche il comparto Horeca a 29,4milioni e il vending a 2,6 milioni di euro. Numeri che hanno anticipano (e giustificano) un anno, il 2022, di festeggiamenti.
«Siamo “vecchi” – commenta Carolina Vergnano, Ceo di Caffè Vergnano – ma non ci siamo mai sentiti più giovani. Abbiamo tante idee, energia positiva, ottimi partner ad affiancarci. Ma soprattutto tanti amici che ogni giorno dimostrano amore per la nostra famiglia ed il nostro marchio».
Sarà un anno da celebrare e ricordare perché tante cose succederanno e tutte saranno ispirate dai valori in cui crediamo da 140 anni. Da quei sentimenti che arricchiscono i nostri sogni e li fanno diventare realtà. Il nostro sguardo è e sarà sempre rivolto al futuro perché il domani è ancora tutto da costruire assieme».
DALLA PRIMA FACTORY DI CAFFÈ IN KENIA ALL’EXPORT IN 90 PAESI
L’anno di svolta di Caffè Vernano è il 1930. Enrico Vergnano, figlio di Domenico, decide di acquisire la prima factory di caffè in Kenya. Nel 1970, a quasi cento anni di distanza, Carlo e Franco Vergnano, nipoti di Domenico, cresciuti nella drogheria di Chieri, prendono le redini dell’azienda. Portando Caffè Vergnano verso gli albori di una nuova era.
Nel 1986 l’acquisizione di Casa del Caffè a Torino segna il consolidamento imprenditoriale nel mondo dell’Horeca. Si arriva così al 1996, anno in cui i confini di Caffè Vergnano si allargano verso il mercato estero, grazie a un processo di internazionalizzazione e sviluppo che permetterà al brand di affermarsi in 90 Paesi.
È proprio con l’ingresso nel business della quarta generazione, composta da Carolina, Enrico e Pietro Vergnano, che «la voglia di mantenere e consolidare i valori familiari in ottica di sviluppo, soprattutto affermandosi in mercati emergenti e in forte crescita», diventa centrale per il successo dell’azienda.
«Parole come sostenibilità ambientale e sociale sono da sempre la cifra distintiva di Caffè Vergnano – spiega l’attuale management – e si traducono in tutte le azioni quotidiane, grandi e piccole, intraprese dal brand».
L’ACCADEMIA VERGNANO E L’ACCORDO CON COCA-COLA HBC
Un riferimento diretto alle capsule compostabili compatibili, ai processi di riciclo e di riduzione degli sprechi e al recupero dei rifiuti. In ambito etico, Women in Coffee è sicuramente il progetto che meglio racconta l’impegno di Caffè Vergnano.
Nato nel 2018 per sostenere piccole realtà di donne coltivatrici di caffè, è oggi in continua evoluzione. Ed ambisce a «supportare iniziative concrete che parlano di empowerment, inclusione e rispetto al femminile».
Altro valore chiave del brand è la cultura, intesa come «processo di crescita e miglioramento continuo». Per questo è nata l’Accademia Vergnano, istituita nell’antica casa di famiglia a Chieri. Qui vengono organizzati corsi teorici e pratici per i baristi che vogliono imparare tutti i segreti del mondo del caffè e approfondire le loro competenze.
Il 2021, anno difficile, segnato dalla pandemia, porta con sé la partnership strategica con Coca-Cola Hbc per la distribuzione esclusiva dei prodotti di Caffè Vergnano nei territori della società svizzera che opera nel settore alimentare, quotata sia alla Borsa di Londra che alla Borsa di Atene e presente in 28 Paesi con i propri stabilimenti. Esclusa dall’accordo la sola Italia, casa madre di Caffè Vergnano.
140 ANNI DI CAFFÈ VERGNANO: IN ARRIVO LA LIMITED EDITION
«L’accordo rappresenta un’importante opportunità di crescita internazionale e di sviluppo del business export – spiega l’azienda – attraverso un rafforzamento della propria presenza, oltre i confini italiani». Un risultato ambizioso in un contesto ancora delicato ed incerto, condizionato dalla pandemia.
«Il nuovo anno – anticipa la quarta generazione Vergnano – sarà un intero anno di celebrazioni, eventi, sorprese e regali per i nostri consumatori. Ci sarà una limited edition di prodotti iconici dell’azienda che, per l’occasione, si vestiranno d’oro. Oltre ad una reinterpretazione del coccio in terracotta toscana, storico regalo di Natale».
Caffè Vergnano compirà inoltre un viaggio lungo l’Italia, durante il quale porterà il vero espresso italiano vicino ad amici, partner e consumatori. Una storia lunga 140 anni, con tante pagine ancora da scrivere.
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Italiani pazzi per le aste di vino e Champagne. E si guadagna fino a 60 mila euro anno Domaine de la Romanee Conti Romanee Conti Grand Cru del 2006
La bottiglia di whisky Macallan del 1949 battuta per 71 mila euro è seconda solo una rara collana colombiana, con smeraldo e diamanti, finita nelle mani di nuovi proprietari per 100 mila euro. Il podio degli oggetti più esclusivi venduti su Catawiki nel 2021 racconta bene, del resto, la passione degli italiani per le aste di vino e Champagne. Categorie cresciute del 45% e del 60% rispetto al 2020.
Il secondo anno di pandemia fa segnare tre nuovi record per l’industria delle aste online. Nel 2021 sono stati spesi più di 500 milioni di euro. Oltre un milione di persone ha fatto un’offerta per gli oltre 3,5 milioni di oggetti andati all’asta su Catawiki.
Sono questi alcuni dati che emergono dal Catawiki Report 2021, analisi realizzata dalla piattaforma di aste online leader in Europa. Un successo testimoniato anche dall’apprezzamento dei consumatori appartenenti alla “Generazione Z”. Giovani che, da nativi digitali e appassionati di tecnologia, si sono avvicinati al mondo delle aste online. Con un tasso di crescita del 21% rispetto allo scorso anno.
GLI ITALIANI E LE ASTE: BOOM DELLO CHAMPAGNE
Il volume degli acquisti dei consumatori italiani nel 2021 ha superato i 100 milioni di euro, con una spesa media di circa 1.000 euro, facendo dell’Italia il mercato principale di Catawiki.
Con oltre 50mila bottiglie vendute e una crescita del settore di quasi il 45% rispetto all’anno precedente, il vino si posiziona in pole position tra le categorie più amate dagli italiani.
Basti pensare che proprio in Italia è stata venduta la bottiglia più costosa messa all’asta a livello globale. Si tratta di una Domaine de la Romanée-Conti Romanée Conti Grand Cru del 2006 battuta per 15.500 euro. Ma è la categoria dello Champagne quella che ha fatto registrare una vera e propria impennata, in termini di oggetti venduti: il 60% rispetto all’anno precedente.
QUANTO SI GUADAGNA VENDENDO ALL’ASTA?
I venditori italiani nel 2021 hanno messo all’asta oltre 600 mila oggetti, per un valore complessivo di quasi 102 milioni di euro. Sono stati acquistati in gran parte da acquirenti italiani (34%) seguiti da francesi (oltre 14%) e olandesi (quasi 12%).
La platea dei venditori tricolore è composta essenzialmente da “amatori”, che rappresentano la grande maggioranza del totale e riescono a guadagnare oltre 3 mila euro l’anno con oggetti da collezione o preziose rarità trovate in cantina o in soffitta.
La rimanente minoranza è composta da professionisti che vendono circa un terzo degli oggetti totali (oltre 223 mila). E, grazie alla possibilità di approcciare in sicurezza un numero sempre più ampio di compratori internazionali, riescono a guadagnare una media di circa 60 mila euro l’anno.
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Oltre il Prosecco Rose 2021 anno doro per la Doc con 6275 milioni di bottiglie stefano zanette presidente consorzio
Anno d’oro, il 2021, per il Prosecco Doc che raggiunge quota 627,5 milioni di bottiglie. Un dato che va ben oltre la sbornia del successo della nuova tipologia Prosecco Rosé, che ha “gonfiato” i dati relativi al 2020.
La versione rosata delle bollicine venete Doc pesa comunque sul bilancio finale dello scorso anno, con 71,5 milioni di bottiglie. «Ma il dato più interessante – chiosa il Consorzio di Treviso – è probabilmente quello relativo alla valorizzazione della singola bottiglia, che all’export, in USD (dollari, ndr), ha superato il 4%».
PROSECCO DOC, ZANETTE: «DIECI ANNI ENTUSIASMANTI»
«Dopo dieci anni entusiasmanti – spiega il presidente Stefano Zanette – il nostro obiettivo è quello di consolidare il successo della Denominazione. Il che significa progettare il futuro dell’intera filiera, con uno sguardo attento ai consumatori, al territorio e alle sue comunità. Coinvolgendo attivamente, nella sua realizzazione, l’intero sistema produttivo e non solo».
Centrale il tema della promozione, che passerà sempre più da una parola chiave: coinvolgimento. «Si tratta di un lavoro di tessitura – spiega il direttore generale del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, Luca Giavi – l’impegno appare non banale. Oserei dire di traduzione in un linguaggio adatto al grande pubblico, di un corredo valoriale che appartiene al territorio e nel quale la comunità veneta così come quella del Friuli Venezia Giulia vorremmo si riconoscessero sempre più profondamente».
PAROLA D’ORDINE «COINVOLGIMENTO»
Valori umani universali come leggerezza, immediatezza, cordialità, convivialità, accoglienza, qualità che facilmente i consumatori di tutto il mondo riconoscono alle nostre produzioni», precisa Giavi.
Fondamentale la risposta del mercato, che sta dando ragione al management consortile. L’export del Prosecco Doc vola. Tanto da aver fatto registrare, nei primi tre trimestri del 2021 – complice certamente la pandemia – un + 30% di quota.
«Il lavoro da fare è ancora tanto – ammette il presidente Zanette – a breve presenteremo quella che potremmo definire l’Agenda 2030 della Doc Prosecco. Questo è il grande, imprescindibile lavoro che ci attende per coinvolgere attivamente l’intero sistema produttivo verso una crescita realmente condivisa. Con uno sguardo attento ai consumatori, al territorio e alle sue comunità».
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Asti spumante e Moscato D Asti Docg 102 milioni di bottiglie nel 2021 calice
Un 2021 da ricordare quello dell’Asti Docg, che nonostante le difficoltà della situazione globale, chiude l’anno con numeri importanti che fanno ben sperare per il futuro. Oltre 102 milioni di bottiglie prodotte, con un incremento dell’11% rispetto al 2020.
La crescita a doppia a cifra ha riguardato sia le bollicine aromatiche piemontesi Moscato d’Asti (+ 10%) che l’Asti Spumante (+ 12%). «La chiusura dell’anno – commenta Lorenzo Barbero, presidente del Consorzio per la tutela dell’Asti Docg – è stata molto positiva per entrambe le tipologie della nostra Denominazione».
Questi numeri testimoniano la bontà del lavoro svolto insieme ai produttori del territorio e alle aziende consorziate e ci spronano a fare sempre meglio».
Tra le novità di questo inizio anno c’è anche l’approvazione in via definitiva da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, della richiesta di modifica del Disciplinare della Docg dei vini Asti, come proposta dai consorziati.
Tra le modifiche apportate, la più “visibile” è sicuramente quella che fa diventare il logo del Consorzio il marchio collettivo della Denominazione. L’immagine di San Secondo, Santo Patrono della città di Asti e figura centrale del marchio consortile, apparirà quindi anche sulle fascette Docg che, per legge, devono essere applicate sulle bottiglie di Asti Spumante e Moscato d’Asti.
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Italiani secondo il Rapporto Coop 2021 Speranza ripresa cambiamento timore gdo al banco di prova nel 2022
Due indagini condotte nel mese di dicembre 2021 dall’Ufficio studi Coop e i suoi partner rivelano le parole d’ordine del 2022 dei consumatori italiani: «Speranza, ripresa, cambiamento, timore». La prima indagine, “2022, Coming Soon – Consumer“, ha coinvolto un campione di mille individui, rappresentativo della popolazione 18-65 anni. La seconda, “2022 Coming Soon – Manager“, si è rivolta alla community di italiani.coop: 800 opinion leader e market maker, fruitori delle passate edizioni del Rapporto Coop.
Tra questi sono stati selezionati 440 soggetti con profilo manageriale/executive (imprenditori, amministratori delegati e direttori, liberi professionisti) «in grado di anticipare più di altri le tendenze future del Paese». La metafora utilizzata da Coop per descrivere gli italiani al cospetto del nuovo anno è quella di un popolo «in bilico sul bordo del trampolino». Pronto «al grande salto verso il nuovo futuro a cui la pandemia sembra aver dato inizio». Ma, allo stesso tempo, ancora trattenuto «dalle incognite del momento».
Da qui la nuvola di parole d’ordine da accostare ai prossimi 12 mesi. Le stesse dell’anno appena trascorso: in primis “speranza” (la indica il 32% del campione consumer); a seguire “ripresa” (16%) e “cambiamento” (15%). Ma nel 2022 è soprattutto il “timore” a crescere. Risulta più che raddoppiato, passando dal 3% al 7% rispetto allo scorso anno.
A vivere più di tutti la contraddizione del momento è la cosiddetta “Gen Z“. I nati fra il 1997 e il 2012 si trovano infatti in quel segmento del campione in cui la parola timore (9%) va per la maggiore. Allo stesso tempo, tra questi giovanissimi risiede la percentuale più evidente di chi spera nel cambiamento (19%). A preoccupare maggiormente i manager intervistati (47%) è invece l’instabilità politica (con gli effetti sui possibili ritardi del Pnrr) e la crescita dei prezzi, stimata dal panel al 2,9%.
LA WISH LIST DEGLI ITALIANI PER IL 2022
Nell’attesa della fine della pandemia, la wish list stilata dagli italiani per il 2022 include tra le urgenze il prendersi cura di sè (57%), cercare un nuovo equilibrio tra lavoro e vita privata (56%). E uscire dalla pandemia con l’ambizione di rivedere le proprie priorità (55%). Magari costruendosi una nuova vita (21%). C’è anche chi guarda oltre. Il 29% del campione – quindi quasi un italiano su 3 – pensa nel 2022 di cambiare lavoro. Immaginando questa decisione come il giusto viatico per il suo nuovo futuro.
Nuovi valori, insomma. Nuove attitudini. Ormai abituati a rimandare il ritorno alla normalità, gli italiani traducono la loro voglia di cambiamento e di nuovi valori negli aspetti al momento davvero modificabili proprie vite. Dopo Cop26 e i vari disastri ambientali del 2021, il climate change è considerato dagli italiani un problema più grave di quanto non pensi l’opinione pubblica (78%).
Gli Stati di tutto il mondo devono porvi rimedio con la massima urgenza (82%). Nell’attesa, il 97% si dice disposto a cambiare almeno alcune delle proprie abitudini. Tutti, però, sono ancora alla ricerca di concrete soluzioni pratiche per rendere più sostenibile la vita quotidiana.
Sempre secondo le indagini dell’Ufficio studi Coop, gli italiani sono disposti ad acquistare lampadine a basso consumo (pensa di farlo l’80% del campione). Non solo. Eviterebbero gli sprechi alimentari (61%) masolo il 18% rinuncerebbe alla lavastoviglie. Il 15% sceglierebbe l’usato e appena il 14% ridurrebbe l’uso della lavatrice.
SPERANZA NELLE PROMESSE DELLA TECNOLOGIA
Più propensi a guardare al loro nuovo futuro piuttosto che al loro difficile presente, gli italiani guardano con fiducia alle nuove promesse del progresso tecnologico. Così quasi 9 italiani su 10 si vedono nello spazio entro il 2050 e 6 su 10, se potessero, manderebbero già oggi cartoline dalla luna.
Entro il 2030 la realtà virtuale farà parte della quotidianità per il 57% degli intervistati. Nello stesso periodo, per 4 italiani su 10 la carne sintetica sarà consuetudine sulle nostre tavole. E sulle nostre strade circoleranno auto a guida autonoma per un intervistato su tre (37%). Per gli esperti, invece, nei prossimi 10 anni saranno le nuove fonti energetiche (58%) e poi big data (38%) e biotecnologie (35%) a determinare i maggiori impatti economici e sociali.
A pagare invece le incertezze della pandemia e dell’economia è soprattutto il tempo libero. Diffidenti sulla reale disponibilità economica futura e sulle restrizioni che saranno imposte, gli italiani nel 2022 tagliano su ristoranti e bar (il saldo tra chi ci andrà di più e chi lo farà di meno è -13%). A rimetterci anche concerti e spettacoli (-12%), cinema (-10%), teatri e musei (-9%). Preferite le soluzioni fruibili da casa (film, e-commerce, smart working). La digital life sembra essere già realtà.
RAPPORTO COOP 2021: LO SPETTRO DELL’INFLAZIONE SUL 2022
A impensierire maggiormente è il possibile rincaro dei prezzi.Se infatti tra i market maker e gli opinion leader della community di italiani.coop intervistati a dicembre prevale un certo ottimismo sull’andamento generale dell’economia e sulla situazione pandemica, sono invece proprio i consumi delle famiglie e il mercato del lavoro a preoccupare.
Per 6 manager su 10 i consumi seguiranno il Pil ma a distanza, ostaggio di una inflazione stimata dai nostri esperti al +2,9%. Una crescita che si protrarrà per tutto il 2022 secondo il 63% dei nostri esperti, da contrastare con una riduzione del cuneo fiscale (secondo il 71% dei manager) o una indicizzazione dei salari al costo della vita (47%), ma anche con una riduzione selettiva dell’Iva (47%) magari sui beni sostenibili.
In previsione dell’aumento dei prezzi, una famiglia su 2 pensa di non cambiare il livello di spesa nel prossimo anno rispetto al prepandemia (49%). Ma se il 22% del campione spera di superarlo quasi un italiano su 3 (29%) purtroppo sa che non riuscirà a raggiungerlo. Peraltro, proprio l’inflazione relega il budget delle famiglie nei confini delle spese obbligate (utenze e salute, soprattutto) e costringe tanti italiani a lasciare nel cassetto dei sogni i prodotti tecnologici, le serate con gli amici, i viaggi e le vacanze.
GLI ITALIANI A TAVOLA NEL 2022: TIMORI PER LA SPESA ALIMENTARE
L’epicentro della prossima crescita dei prezzi riguarda non solo le utenze domestiche, ma soprattutto il ben più importante capitolo della spesa alimentare. I manager della filiera stimano un incremento medio dei prezzi alimentari superiore ai 3,5 punti percentuali. Con una ondata inflattiva che, per il 63% del campione, riguarderà sicuramente tutto il 2022.
Tra caccia alle promozioni, ricerca dipunti vendita e canali più convenienti e riduzione degli sprechi, molti italiani fronteggeranno il carovita con un diffuso downgrading del carrello. Succede soprattutto al Sud e nella lower class, segnando peraltro una nuova ancora più consistente divaricazione dei consumi rispetto ai ceti più abbienti.
Ad essere ancora una volta premiato in tavola il cibo del territorio (100% italiano e locale), mentre si consolida il trend verso una alimentazione biologica e salutista. Ma per i manager della filiera (il 61% degli intervistati) il 2022 sarà soprattutto l’anno della marca del distributore, considerata la soluzione per permettere acquisti con il migliore rapporto tra qualità e prezzo.
«2022 VERO BANCO DI PROVA DELLA GDO»
Se nel 2020 l’irrompere della pandemia aveva fatto impennare le vendite Gdo (+4,8% sul 2019), il 2021 si chiude pareggiando i livelli di vendita dello scorso anno (con invece un decremento di circa mezzo punto percentuale se si esclude l’egrocery e si considera la sola rete fisica). Un risultato conseguito anche grazie al buon andamento della stagione natalizia.
La recrudescenza della pandemia e il timore della variabile Omicron hanno infatti tenuto molti italiani tra le mura domestiche Facendo segnare un incremento delle vendite della Gdo di circa 3 punti percentuali nelle ultime due settimane dell’anno.
Ma sarà il 2022 il vero banco di prova della Grade distribuzione organizzata italiana. Per gli esperti intervistati, i prezzi all’acquisto, la digitalizzazione dei canali e i nuovi comportamenti di acquisto (per prodotti e formati) rappresentano gli elementi centrali dello scenario 2022. Con una attenzione crescente ai temi della sostenibilità etica, sociale e ambientale.
«Sugli andamenti del 2022 – recita il Rapporto Coop 2021 – peseranno certamente la dinamica inflattiva ed i suoi effetti sul potere d’acquisto e i consumi delle famiglie. Ma evidentemente anche gli andamenti epidemici contribuiscono a rendere ardua una previsione puntuale».
L’Ufficio Studi Coop con il supporto d’analisi di Nielsen stima comunque «un andamento delle vendite totali Gdo di poco inferiore all’1,5% a valore». Si tratterà di un «effetto congiunto di una probabile riduzione dei volumi, di un più ampio incremento dei prezzi e delle scelte di ricomposizione degli acquisti effettuate dai consumatori».
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Lugana un anno da incorniciare 49 di vendite nel 2021
Il 2021 lascerà il segno negli annali del Consorzio Tutela Lugana, soprattutto per i risultati in Italia. I vini della denominazione registrano trend di export pari al 70%. Ma quest’anno hanno segnato un +49% a livello di vendite nel Bel paese (fonte Coldiretti).
Gli imbottigliamenti, secondo i dati di novembre 2021, hanno già superato i 26 milioni di bottiglie (24.584.933 di bottiglie nel 2020). Il Consorzio prevede di raggiungere i 27 milioni entro fine anno, segnando un +12%.
Anche il prezzo medio delle uve e dello sfuso riflette il momento d’oro e il reale valore economico della Denominazione Lugana. L’uva sale del 29% e il vino del 69%, nel confronto delle medie 2020-2021 elaborate dalla Camera di Commercio di Brescia e di Verona.
La Lugana non perde comunque il suo appeal nel mondo. Gli Usa restano in testa, seguiti dal Giappone. Ma sul fronte internazionale si aprono anche altri orizzonti, con l’imminente sbarco in Svizzera e Regno Unito.
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Piccini 1882 fatturato a 100 milioni di euro nel 2021 Al centro le persone
Piccini 1882 guarda al 2022 con fiducia. L’azienda guidata da Mario Piccini, tra le più attive nell’Horeca e in Grande distribuzione, chiude il 2021 forte della crescita del fatturato e dei volumi. La calcolatrice dice 100 milioni di euro, raggiunti per il 32% in Italia e per il 68% fuori all’estero.
Sono state proprio le vendite fuori dai confini nazionali a trainare la crescita, con un +50% seguito solo dall’aumento dei volumi del canale e-commerce. «Grandi risultati – commenta l’azienda toscana – frutto di una strategia virtuosa nata dalla volontà di investire su due aspetti in particolare: lo sviluppo della responsabilità sociale e la diversificazione dei canali di vendita. Mettendo sempre al centro le persone e il benessere aziendale».
MARIO PICCINI: AL CENTRO LE PERSONE
Alle difficoltà che la situazione pandemica ci ha messo davanti abbiamo cercato di replicare con energia e determinazione avendo a mente che la differenza, soprattutto nei momenti di crisi, la fanno sempre le persone.
Da qui – continua Mario Piccini -deriva la scelta di diversificare ancora di più i canali attraverso cui raggiungiamo e stiamo vicini al consumatore».
«Siamo stati in grado di riorganizzarci tenendo conto delle difficoltà vissute dagli operatori del canale Horeca. E scegliendo di andare a potenziare la nostra presenza nella grande distribuzione e, soprattutto, nell’e-commerce», aggiunge l’amministratore delegato.
Piccini 1882 è arrivata a contare 99 figure professionali all’interno gruppo, che comprende anche le Tenute. «Anche in un periodo di crisi come questo – spiega Mario Piccini – è stato fondamentale decidere di investire nelle risorse umane e i risultati lo dimostrano».
PICCINI 1882 E LA RESPONSABILITÀ SOCIALE
Nel 2021 l’azienda ha posto particolare attenzione al tema della responsabilità sociale d’impresa, anche attraverso l’avvio di un «percorso di rendicontazione sociale del gruppo stesso».
Un tema “caldo” nel mondo del vino italiano, in cui Piccini 1882 figura come una delle realtà più dinamiche ed innovative. Non solo grande distribuzione organizzata, ma anche cinque Tenute che insieme contano oltre 200 ettari di vigneti.
«Il posizionamento delle risorse umane al centro della filosofia aziendale è un aspetto fondamentale – spiega Mario Piccini . L’obiettivo è valorizzare il personale e implementare la vicinanza ad esso. Grazie a questi cardini, il gruppo ha potuto registrare una crescita così positiva per gran parte del 2021».
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Cantina Bolzano vendemmia 2021 super Schiava e Santa Maddalena eccezionale enologo stephan filippi
FOTONOTIZIA – I primi assaggi della vendemmia 2021 creano «aspettative altissime» da parte di Cantina Bolzano. «La varietà che davvero sorprende è la Schiava: il Santa Maddalena sarà eccezionale. Questa è una grandissima annata per il Sauvignon, ma anche lo Chardonnay, il Pinot Bianco e il Gewürztraminer promettono molto bene».
Ne è sicuro Stephan Filippi, enologo di Cantina Bolzano e vicepresidente dell’Associazione enologi ed enotecnici italiani (Assoenologi). «Un’ottima vendemmia anche per il Lagrein – aggiunge – aver ritardato la raccolta ripagherà l’attesa».
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Gruppo Mezzacorona fatturato record nel 2021 FOTO PRESIDENTE LUCA RIGOTTI direttore generale FRANCESCO GIOVANNINI
Fatturato record a 196,5 milioni di euro (+1,5%) per il Gruppo Mezzacorona, che ingloba i marchi Rotari, Tolloy e Feudo Arancio. Il dato giunge dalla 117ª assemblea generale dei soci tenutasi questa mattina, in cui è stato presentato il bilancio 2020/2021 della cooperativa trentina. L’utile netto è di 3,2 mln di euro (+32,5%).
Emergono anche altri dati definiti «molto positivi» dal presidente Luca Rigotti e dal direttore generale Francesco Giovannini. Il valore complessivo del conferimento si assesta sui 67,5 milioni di euro. Le rese medie per ettaro ad ottimi livelli, con 18.800 euro. Il patrimonio netto del Gruppo Mezzacorona ha toccato i 104,2 mln euro.
Dal confronto con le precedenti gestioni, emerge come il fatturato consolidato segni il nuovo record aziendale. Per l’esattezza la cifra è di 196.525.198 euro, contro i 193.597.747 euro del 2020 (+1,5%), frutto della sola gestione caratteristica. L’utile netto di 3.207.135 euro è superiore del 32,5% rispetto ai 2.419.267 euro del 2020.
EXPLOIT NELL’EXPORT PER MEZZACORONA
Benissimo l’export, oltre l’80% delle vendite complessive, in ben 65 Paesi del mondo. Forte la presenza negli Stati Uniti, il mercato più importante e strategico per il Gruppo Mezzacorona, dove opera con successo da più di trent’anni con la controllata Prestige Wine Imports Corp.
Ottimi risultati anche in Germania, tramite la controllata Bavaria Wein Import GmbH. In vetta ci sono poi Olanda, Austria e Svizzera, Scandinavia, Regno Unito, Canada, Belgio, Europa dell’Est e Russia in particolare. E ancora, l’Estremo Oriente (Giappone, Corea del Sud, Cina) ma anche mercati nuovi come l’Australia, Israele, i Caraibi ed il Vietnam.
Il presidente Luca Rigotti ha voluto ringraziare tutti i collaboratori «che hanno dimostrato, in un anno così difficile per la pandemia di Covid-19, il loro impegno e senso di responsabilità verso l’azienda».
IL COMMENTO
I risultati – ha aggiunto – sono stati eccellenti pur in un contesto generale complicato, che ha messo in seria difficoltà non solo la salute delle persone ma anche tutta l’economia e quindi anche il settore vitivinicolo. Il bilancio evidenzia la forza del Gruppo sia dal punto di vista economico che finanziario».
Molto importante per il Gruppo Mezzacorona è stato anche l’ottenimento per il sesto anno consecutivo della Certificazione della produzione dei soci secondo il Sistema di Qualità Nazionale per la Produzione Integrata (Sqnpi). E, in stretto raccordo, della Certificazione dei vini, «a conferma dei grandi risultati sulla strada della sostenibilità ottenuti dal Gruppo Mezzacorona».
Una politica, quella della sostenibilità, attuata «con grande determinazione, non solo in chiave ambientale ma anche sociale, economica, culturale e territoriale». Non a caso, Mezzacorona è stata tra le prime aziende in Trentino a puntare sulle Doc negli anni Settanta e, dagli anni Novanta, a sperimentare con successo le pratiche più avanzate per la produzione integrata, come la confusione sessuale.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Aszu Day 2021 il vino dolce di Tokaji compie 450 anni. Degustazione storica 1940 2000 e1638733001136
Non è un Aszú Day come gli altri quello che si celebra oggi, 10 dicembre2021, in Ungheria così come nel resto del mondo. Il “re dei vini dolci“, prodotto esclusivamente nella regione vinicola di Tokaji, compie infatti 450 anni.
Sono trascorsi quattro secoli e mezzo da quando il vignaiolo Máté Garai lo menziona nel suo testamento del 1571. Il documento, scoperto dallo studioso István Zelenák negli archivi della biblioteca di Sátoraljaújhely, è la prima testimonianza scritta riferita all’Aszú.
Garai lasciava in eredità ai suoi famigliari alcune preziose botti di «Asszú Szőlő Bor». Letteralmente “Vino d’uva Aszú”, ottenuto da acini botritizzati, ovvero attaccati dalla muffa nobileBotrytis Cinerea.
Nella cittadina del nord ovest dell’Ungheria, le celebrazioni ufficiali dell’Aszú Day 2021 si svolgeranno durante l’intero fine settimana, con un calendario di eventi e degustazioni in numerose cantine, dal 10 al 12 dicembre.
SEI ANNATE STORICHE DI TOKAJI ASZÚ: LA DEGUSTAZIONE
Il focus dei festeggiamenti saranno proprio i 450 anni del vino dolce di Tokaji, già al centro di alcune iniziative riservate alla stampa internazionale, ad inizio novembre 2021. Evento di punta, la degustazione di 6 annate storiche di Tokaji Aszú organizzata dai produttori a Tarcal, in collaborazione con Tokaj Guide.
Tutti in forma straordinaria i vini serviti, dal Tokaji Aszú Benedecz dűlő 2000 di Patricius, passando per i Tokaji Aszú 1993, 1988, 1972, 1956 e 1940 di Tokajbor-Bene Pincészet, Puklus Pincészet (Szentkereszt dűlő), Oremus e della vecchia cantina statale di Tokaj.
L’annata più sorprendente è la 1988, di un ambrato luminoso e dal naso particolarmente fresco, speziato, al contempo avvolgente, sinuoso, accattivante. Le note spaziano dal caramello al miele, dalla frutta stramatura e sotto sciroppo alla vaniglia, sino a cioccolato, arancia e zenzero candito.
In bocca una concentrazione assoluta e il “peso” dei grandi vini dolci mondiali, che va ben oltre la lascivia del residuo zuccherino. Colpisce anche al palato la 1988. Per l’estrema freschezza, nonché in termini di persistenza, matericità e beva spasmodica, agevolata da una chiusura asciutta, quasi comparabile a quella d’un ottimo vino secco.
LA LONGEVITÀ DEL TOKAJI ASZÚ
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Sbalorditiva anche la forma delle tre vendemmie più “anziane” in degustazione. La 1972, altrettanto fresca e concentrata, è connotata da una vena minerale finissima e da una chiusura su ricordi di liquirizia. La 1956 scalpita ancora, forse in onore dell’anno della Rivoluzione ungherese. Naso suadente, di vaniglia e mou, pronto a virare su tinte balsamiche, mentolate.
In bocca, un Aszú che regala ancora freschezza, frutto e vena salino-minerale, prima di una elegantissima chiusura agrumata, capace di rendere la beva agilissima. Concentrazione assoluta per la vendemmia 1940, ultimo “Muzeális bor” in degustazione: pienezza ed integrità della componente fruttata, che si arricchisce di venature di sottobosco, muschio e un accenno leggero di fungo, unico tratto che ne disvela la carta d’identità.
Un vino che sembra dialogare con l’annata 1956, sui ritorni di liquirizia che si riverberano dal naso al palato, tanto quanto il fiume denso di frutta polposa, tra lo stramaturo e lo sciroppato. Oltre ad albicocca e pesca ecco qui il fico, assieme al dattero, a convincere ancor più in termini di estrema godibilità e pienezza del sorso, sempre sorretto dall’adeguata freschezza.
Al cospetto delle precedenti annate, la 1993 di Tokajbor-Bene Pincészet e la 2000 di Patricius paiono bambini all’asilo di Tokaji. Vini dotati di grande prospettiva, al contempo capaci di rivelarsi sin d’ora veri e propri capolavori di equilibrio, tra concentrazione della componente fruttata, slancio minerale-vulcanico tipico dei vini della regione, garbo dei terziari e freschezza (da vendere).
LO SVILUPPO DELL’ENOTURISMO NELLA REGIONE DI TOKAJI
Se il passato dell’Aszú è tanto luminoso da riflettersi nel calice persino a 81 anni dalla vendemmia, il futuro non potrà che essere all’altezza. «La regione di Tokaji – anticipa a WineMag.it Peter Molnár (nella foto sopra) presidente del Consorzio Vini della regione ungherese – sarà interessata da un colossale progetto di sviluppo, diretto dal commissario György Wáberer, nominato appositamente dal governo».
Sono già iniziati i lavori di rinnovamento di alcune infrastrutture stradali locali e periferiche, mentre altre saranno realizzate ex novo. È il caso della funicolare che collegherà la cittadina di Tokaj alla cima della collina Kopasz-hegy, dove si trova l’attuale torre-antenna di Hungária Zrt.
L’edificio, oggi utilizzato solo parzialmente dall’emittente ungherese, sarà rinnovato e fungerà da punto di ristoro panoramico, grazie a un ascensore che condurrà i visitatori sulla vetta: l’esperienza offerta sarà incredibile».
NUOVO IMPULSO A GASTRONOMIA, RISTORAZIONE E OSPITALITÀ
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Con l’obiettivo di invogliare gli enoturisti a scoprire la regione in bicicletta, saranno rinnovate le piste ciclabili, che condurranno anche tra i pittoreschi vigneti della regione di Tokaji. Particolare attenzione sarà riservata alla gastronomia locale, attraverso bandi che agevoleranno l’apertura di nuovi ristoranti, in una zona che sta già accrescendo a livello esponenziale la qualità dell’offerta di ristorazione gourmet.
Ultimo in ordine cronologico, l’investimento di Dereszla Pincészet con il suo Dereszla Bisztró a Bodrogkeresztúron (nella gallery sopra). Qui, il direttore generale László Kalocsai, assieme a un team di giovani cuochi e wine expert, sta dando impulso all’evoluzione della cucina di Tokaji, fondendo i piatti della tradizione alle più moderne e ricercate tendenze della gastronomia internazionale.
«I finanziamenti interesseranno anche l’apertura di nuove attività ricettive, come hotel e B&B – continua Peter Molnár – con l’obiettivo di compiere un vero salto di qualità nella nostra offerta complessiva di enoturismo, nel giro dei prossimi 4 anni. Ciò che è ancora più importante sottolineare è che il progetto non riguarda solo le infrastrutture e i luoghi fisici, ma anche le persone e l’organizzazione complessiva».
VITICOLTURA, ENOLOGIA E TURISMO ALL’UNIVERSITÀ DI TOKAJI
Il riferimento del presidente del Consorzio di Tokaji è all’istituzione di un ufficio che coordinerà le attività turistiche e culturali della regione, che si interfaccerà direttamente con le cantine e con le attività museali. Ma non solo.
«Nel 2013 – spiega Molnár – abbiamo celebrato i 500 anni dalla fondazione del Collegio di Sárospatak, cittadina che dista meno di 40 chilometri dal cuore della regione che, da agosto 2021, ospita l’Università Tokaj-Hegyalja».
Il nuovo corso di laurea in Viticoltura ed Enologia, così come quello in Turismo ed Ospitalità, sono stati pensati per i nostri giovani e per dare nuovo impulso e redditività alle aziende di Tokaji.
Un modo per investire nel futuro della nostra regione vinicola, patrimonio dell’Unesco, fornendo una formazione adeguata, teorica e pratica, ai professionisti di domani».
I nuovi dipartimenti avranno una forte propensione all’internazionalizzazione. «L’università – conclude Peter Molnár – è già pronta ad ospitare anche studenti stranieri, sicura dell’attrattività che possa costituire la regione vinicola di Tokaji per qualsiasi giovane interessato a lavorare nel settore del vino».
A garantire la dimensione internazionale dei corsi saranno inoltre professionisti chiamati dall’estero, nonché collaborazioni con le più importanti università di viticoltura, enologia ed ospitalità già attive in Europa. Per i brindisi ci sarà l’imbarazzo della scelta. Almeno oggi, solo Tokaji Aszú: è il suo giorno.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Riccardo Cotarella vino coronavirus resveratrolo Aglianico possibile rimedio Covid 19
Il 75° Congresso nazionale di Assoenologi è stato rimandato al 2022. A confermarlo è lo stesso organismo presieduto da Riccardo Cotarella (nella foto). «L’appuntamento annuale degli enologi enotecnici italiani, annunciato per i giorni del 3, 4 e 5 dicembre prossimi, seppur con tanto dispiacere, è stato rinviato a marzo 2022», riferisce una nota.
La difficile decisione – si legge ancora – è stata all’unanimità assunta dal Cda di Assoenologi, dettata dall’inasprirsi della situazione pandemica, che non permetterebbe di vivere in tranquillità un evento così particolare come la annuale assise degli enologi ed enotecnici italiani».
«Stiamo lavorando sulle date del 4, 5 e 6 marzo – si affretta a precisare il presidente Cotarella – nella speranza di poter vivere tranquillamente e in sicurezza questo evento festoso, che segna anche i 130 anni della nostra associazione».
Il programma del 75° Congresso di Assoenologi sarà quindi riproposto «quasi fedelmente» a marzo, sempre a Veronafiere, con la presenza dei ministri Patuanelli, Garavaglia e Brunetta e i numerosi relatori. Rinviata, dunque, anche la festa (con cena di gala) prevista per i 130 anni dell’associazione e annunciata solo pochi giorni fa.
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ProWine Shangai 2021 bilancio positivo in attesa di ProWein Dusseldorf
I numeri della ProWine Shangai 2021 confermano la crescita ormai inarrestabile dei vini cinesi. I produttori del Paese del Dragone non sembrano accontentarsi dei premi e dei riconoscimenti conseguiti in Europa, a concorsi di livello globale come il Berliner Wine Trophy. Le cantine cinesi vogliono contare sempre più. Anche “a casa loro”.
A confermarlo sono i numeri dell’ultima edizione della Fiera leader dei vini e delle bevande alcoliche della Cina continentale. La kermesse è terminata l’11 novembre 2021, con un totale di 15.058 visitatori in tre giorni. Una cifra raggiunta grazie a molte presenze da Shanghai, ma anche da distretti cinesi come Hainan, Guangdong, Fujian, Hubei e Tianjin.
Oltre 450 gli espositori, provenienti da 18 Paesi. Ma il vero boom è quello delle etichette local. Molti nuovi produttori di vini cinesi stanno infatti cominciando ad emergere in diverse regioni, accanto a realtà già note come Yinchuan Helan Mountain Eastern Foothills Wine, Up Chinese Wine, Cofco Great Wall e China Wine Union.
NUOVE REGIONI PER I VINI CINESI
I dati della fiera parlano chiaro. La regione di Yinchuan Helan Mountain Eastern Foothills ha aumentato del 50% la sua superficie espositiva a ProWine Shanghai 2021. Ben 24 le cantine presenti, rispetto alle 16 del 2020. Spazio anche per un debutto assoluto. Quello della regione vinicola di Penglai Coast.
Una presenza che cresce anche dal punto di vista “politico”. Quest’anno hanno partecipato all’Industrial Forum della ProWine Shanghai il presidente Li Demei, Charles Treutenaere (direttore generale di Domaine de Long Dai), Lv Yang (l’unico Maestro Sommelier cinese) e Zhu Lili (Ceo e fondatore di Youdian Haohe).
Il forum ha inoltre ospitato The Future of Chinese Wine, “Il future del vino cinese”, che ha visto protagonisti Hao Linhai (presidente della Federazione dei vini Ningxia e della Ningxia Wine Federation), Jean-Guillaume Prats (presidente e Ceo di Domaines Barons de Rothschild Lafite) e Zhang Yanzhi (proprietario della tenuta Xige).
«La profonda collaborazione con ProWine si rinnova ogni anno – ha dichiarato Lv Yang, mw e fondatore di Grapea & Co – ma quest’anno si è fatto un passo avanti. La Cina è stata protagonista del forum principale della Fiera di Shanghai. Quasi tutti i corsi di perfezionamento enologico erano al completo. Noi educatori del vino siamo fiduciosi e sicuri del roseo futuro del nostro settore».
GLI ESPOSITORI INTERNAZIONALI DI PROWINE SHANGAI 2021
La ProWine Shanghai 2021 anticipa di qualche mese l’attesissima edizione di Prowein Düsseldorf 2022. «L’aver portato a termine la kermesse cinese così come previsto, nonostante le complicazioni in corso causate dal Covid-19 – evidenzia Michael Degen, managing director di Messe Düsseldorf – conferma pienamente il ruolo strategico ed internazionale della ProWine Shanghai. Il mercato cinese dei vini e delle bevande alcoliche rimane forte e si sviluppa bene. Crediamo che la prossima edizione sarà ancora più promettente ed imponente».
Ian Roberts, vice presidente di Asia at Informa Markets, aggiunge: «Nonostante le severe misure adottate contro il Covid-19, la ProWine Shanghai ha attirato ancora 15.058 visitatori. Avendo organizzato la ProWine parallelamente alla Fhc, la Fiera leader cinese del cibo ed ospitalità, siamo stati in grado di riunire allo stesso tempo tutti i principali importatori e distributori di prodotti alimentari e bevande alcoliche».
Soddisfazione anche tra gli espositori internazionali. Il padiglione del California Wine Institute ha organizzato il più grande stand degli ultimi nove anni. Uno spazio del 20% più ampio rispetto a quello dell’edizione 2020. Oltre a 19 cantine e numerosi viticoltori presenti in loco, 45 vini californiani sono stati presentati in occasione di specifiche masterclass.
NON SOLO VINI CINESI
Successo anche per il Padiglione Nazionale Canadese, il “Canadian National Pavilion“, realizzato con il sostegno di Agriculture and Agri-Food Canada (Aafc). Il suo ritorno alla ProWine Shanghai, dopo l’assenza del 2020, dimostra quanto il mercato cinese continui ad essere attrattivo per le aziende vinicole di tutto il mondo.
Non fanno eccezione le cantine francesi. Il padiglione della Francia, organizzato da Business France, è protagonista alla ProWine di Shanghai sin dal suo debutto nella Cina continentale, ovvero da 9 edizioni. Quest0anno Business France ha allestito uno stand di quasi 500 metri quadrati, a dimostrazione della sua «forte fiducia nella ripresa».
L’Italia non sta a guardare, in particolare con i suoi grandi brand. Tra le masterclas, seguitissima la Sassicaia Vertical Tasting, con annesso Business Partner Program Launch. Bene anche la Barrua Masterclass of Italy, con Agricola Punica. Tra gli altri, molto seguite la Slovenian Masterclass, la Château Angélus Masterclass e la Pinot Paradise Germany. Così come “Champagne in the Post-pandemic Era”, che ha affrontato il tema dello sviluppo e delle tendenze dello Champagne nel contesto del mercato cinese.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Villanyi Franc che fermento Futuro spianato grazie alle nuove generazioni
Giovani, preparate e desiderose di dimostrare il loro valore “sul campo”. Ovvero nel calice. Sono loro, le giovani winemaker che hanno girato il mondo per tornare a casa, il volto più fresco e promettente del Villányi Franc. Stelle che hanno brillato sul palcoscenico della Franc&Franc International Wine Conference 2021, andata in scena il 19 e 20 novembre nel sud dell’Ungheria, patria dei vini rossi ottenuti da Cabernet Franc in purezza (340 ettari complessivi).
Un unicum nel panorama internazionale. Tanto che l’evento ha convogliato a Villány circa 200 professionisti internazionali del settore. Nel confronto con i vini magiari protagonista anche l’Italia, con il Costa Toscana IgpCabernet Franc 2017 di Duemani, cantina biodinamica di Riparbella (Pisa) guidata da Elena Celli e Luca d’Attoma (tra le più acclamate dal parterre).
La profezia di Michael Broadbent, critico di Decanter che, nel 2000, comprese le potenzialità del vitigno bordolese nel particolare microclima ungherese, sembra oggi tingersi di rosa. Levando di dosso, ai vini Villányi Franc, quel filo di “polvere” del classicismo e quel comun denominatore legato a poderosità e grassezza, conseguenza dei lunghi affinamenti in legno piccolo (spesso nuovo) e delle alte percentuali d’alcol in volume.
IL FUTURO DI VILLÀNYI
La svolta attuale porta il nome di giovani winemaker come Zsófia Kövesdi (a destra, nella foto di copertina) in forza a Jammertal Wine Estate. Enologa dalle idee chiare e di grande determinazione, è tornata in Ungheria «per lasciare il segno» dopo gli studi in Francia (Montpellier e Bordeaux) e la pratica in Australia, California e Portogallo. Riuscendo, addirittura, a tirare fuori dal cestello uno Chardonnay coi fiocchi (“Ars Poetica” 2020, che sa di Borgogna e di Australia, in “salsa” magiara), in una terra di rossi (90/100 al Villányi Franc 2016).
In rampa di lancio anche la giovanissima Pálma Koch (a sinistra, nella foto di copertina). Dopo l’esperienza poco più che ventenne a Stellenbosch, in Sudafrica, ha trovato il modo di coniugare il buono del “Nuovo mondo” con gli insegnamenti e l’esperienza pluriennale del padre Csaba Koch (già di per sé allergico a terziari troppo opprimenti). Il suo primo vino, un Syrah di grande dinamicità, con al centro l’autentica espressione varietale e primaria, fa ben sperare per il futuro percorso sul Cabernet Franc.
Non solo donne all’orizzonte del Villányi Franc. Accanto a monoliti e pionieri come Bock (in maturazione in botte nuove annate coi fiocchi, a rimarcare un cambio di passo che sa di consapevolezza del presente), Gere Attila Pincészete (strepitoso l’Ördögárok-dűlő 2017, 93/100) e Csányi Pincészet (promettente Kopár 2017, 91/100) si stanno affacciando nuove realtà. Tutte con le carte in regola per affermarsi. Ed entrare nell’Olimpo del Cabernet Franc internazionale.
VILLÁNYI FRANC, DIÓSVISZLÓ TERROIR SPECIALE
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È il caso di Ruppert Borház, che l’anno prossimo compirà 20 anni di attività. Ventisette ettari vocati alle varietà a bacca rossa, nella sottozona più promettente di Villányi, in termini di terroir: Diósviszló, ai confini occidentali della denominazione protetta. Il Franc di Ákos Ruppert (92/100) abbina in maniera magistrale concentrazione e freschezza. Frutto, balsamicità, spezie e terziari.
Tratti che distinguono anche il rosso iconico Super Premium di Koch (91/100) ottenuto dal vigneto Imre-völgydűlő che domina il borgo di Diósviszló, 737 abitanti. Tra i mostri sacri della regione vinicola di Villányi si iscrive anche qualche imprenditore straniero. Quella di Evelyne ed Erhard Heumann è una storia d’amore che porta la coppia ad investire in una cantina in Ungheria, dalle rispettive madrepatrie (Svizzera e Germania).
Heumann Pincészet nasce con l’intento di essere un hobby. Ma a quasi trent’anni da quel 1995, è ormai qualcosa di ben più definito. Ossessionati dalla qualità, Evelyne ed Erhard sono giunti al compimento del loro progetto sul Cabernet Franc con una straordinaria annata del loro vino bandiera, Trinitás Villányi Franc 2016.
Un successo bissato dalla vendemmia 2017, appena entrata in commercio (93/100). Guarda caso, ecco rispuntare Diósviszló nel blend (vigneto Nagyhegy), accanto a Vokány (vigna Trinitás).
Tra i vini più interessanti della Franc&Franc International Wine Conference 2021 anche il Cabernet Franc 2019 di Rácz Miklós Tamás (93/100). Inutile chiedere da dove provengano le uve. Ma l’onnipresente terroir di Diósviszló qui si mostra in una veste croccante, estremamente concreta, speziata. Eppure piena e gastronomica.
Succosità da vendere e uno dei varietali del vitigno meglio espressi della denominazione, per un vino giocato sull’eleganza, che ha tanta vita davanti. La prova provata che il Villányi Franc merita un posto d’onore, d’ora in avanti, sulle tavole di esperti e winelover internazionali.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Al Mercato Fivi Piacenza 2021 13 vignaioli della Top 100 Migliori vini italiani 2022 winemag.it
Sono ben 13 i vignaioli presenti nella Top 100 Migliori vini italiani 2022 di WineMag.it (fino a domenica in vendita a 6,49 euro, invece di 12,99 euro) che presenzieranno al Mercato Fivi di Piacenza 2021. L’annuale appuntamento con le 680 cantine aderenti è in programma da sabato 27 a lunedì 29 novembre 2021.
Tra le tappe da non perdere c’è Mos, Cantina dell’Anno 2022 – Nord Italia per la nostra testata. L’occasione di conoscere Luca Moser, il cugino Federico Ferretti e i loro vini eroici prodotti in Val di Cembra, va colta al volo. Saranno presenti al Padiglione 1, corsia E, postazione 35.
Di seguito, da Nord a Sud Italia, gli altri 12 vignaioli premiati dalla nostra annuale Guida, presenti al Mercato Fivi di Piacenza 2021.
LOMBARDIA
Tenuta La Vigna (paglione 1 – F 27)
Cascina La Vigna – Parco del Montenetto
25020, Capriano del Colle (Brescia)
Martilde (paglione 2 – N 21)
Via Croce, 4
27040, Rovescala (Pavia)
Perego & Perego (padiglione 1 – D 81)
Largo Medaglia d’oro, 2
27040 Rovescala (Pavia)
PIEMONTE
Ca ed Curen (padiglione 1 – D 25)
Località Romanino, 14
12056 Mango (Cuneo)
VENETO
Vigne al Colle (padiglione 1 – B 43)
Via Palazzina, 100
35030 Rovolon (Padova)
Giovanna Tantini (padiglione 1 – C 73)
Località I Mischi via Unità d’Italia, 10
Castelnuovo del Garda (Verona)
Le Fraghe di Matilde Poggi (padiglione 1 – C 35)
Loc. Colombare, 3
37010 Cavaion Veronese (Verona)
EMILIA ROMAGNA
Tre Monti (padiglione 1 – B 103)
Via Lola, 3
40026 Imola (Bologna)
TOSCANA
Sanlorenzo (padiglione 1 – B 53)
Podere Sanlorenzo, 280
53024 Montalcino (Siena)
MARCHE
Montecappone (padiglione 1 – B 104)
Via Colle Olivo, 2
60035, Jesi (Ancona)
UMBRIA
Antonelli (padiglione 1 – B 35)
Località San Marco, 60
06036 Montefalco (Perugia)
CALABRIA
Fezzigna Vignaioli dal 1957 (padiglione 1 – B 87)
Località Caraconessa
88823, Umbriatico (Crotone)
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Catalogo Metro 2021 i migliori cesti di Natale confezioni cassette di vino sotto i 100 euro
È arrivato puntuale ai professionisti e alle aziende del settore Horeca il catalogo Cesti e regali di Natale 2021 di Metro Italia Cash & Carry. Quali sono i migliori cesti natalizi sotto i 100 euro (Iva esclusa)? Ecco i suggerimenti di WineMag.it, che tengono conto soprattutto dell’offerta enologica.
Non risultano particolarmente accattivanti i vini inseriti nei cesti di prezzo compreso tra 86,99 e 99,99 euro. In compenso, il quadro inizia a diventare interessante con il Cesto Le Bontà dello Chef, in vendita a 81,99 euro.
A convincere, in questo caso, sono le due etichette della cantina friulana Fantinel (spumante Cuvée Prestige e Rosso Doc Friuli Refosco Borgo Tesis), a fare da contorno a una buona offerta food e al vino liquoroso Sancte della linea “I Tesori” di Sante Bucciarelli.
Non male anche il Cesto Forziere Mediterraneo (76,99 euro) con lo spumante Mionetto Vivo Cuvée Blanc Extra Dry (fare attenzione: non è un Prosecco Doc né Docg, bensì uno spumante generico) e il Montepulciano d’Abruzzo Doc Bellaia. Stessi vini presenti nel Cesto Cortina (54,99 euro) in cui varia però la proposta alimentare.
Ancor meglio, a un euro in meno (75,99 euro) il Cesto Conte (nulla a che fare con l’ex premier pentastellato). All’interno, lo Spumante Brut Metodo classico Piero Catturich (attenzione, non è un Franciacorta Docg) e il Montepulciano d’Abruzzo Doc 1910 dell’imbottigliatore pavese Losito e Guarini.
I MIGLIORI CESTI NATALIZI 2021 DI METRO ITALIA
Sotto i 70 euro aumentano le difficoltà a reperire vini davvero convincenti nei cesti. Chiudendo un occhio e strizzando l’altro al portafogli, si può propendere per il Cesto Betulla, a 67,99 euro.
All’interno, lo Spumante Chardonnay Brut Clarius di Concilio (anche in questo caso attenzione: non si tratta di un Trento Doc, bensì di una “bollicina” generica) e il Rosso Trevenezie Igp Merlot della stessa cooperativa di Volano (TN).
Curioso l’abbinamento del Cesto Archimede, che abbina il Prosecco Millesimato Butterfly di Astoria (ecco finalmente un Doc) al liquore al caffè della Distilleria Montanaro di Alba (CN). Il prezzo, comprensivo della parte food? 63,99 euro ben spesi.
Per chi è ancora più attento allo scontrino, interessante l’abbinamento Lambrusco Doc Cà de Medici e Sangiovese Igt Sant’Orsola. Costa 39,99 euro ed è presente nel Cesto Gran Emilia. Sotto ai 30 euro, gli stessi vini sono reperibili nel Cesto Gran Dispensa (25,99 euro).
LE MIGLIORI CONFEZIONI E CASSETTE DI NATALE 2021
Ampio spazio, sul Catalogo di Natale Metro Italia 2021, anche per eleganti confezioni e cassette di vino in legno, alcune delle quali comprensive di accessori. Il tutto a un prezzo inferiore ai 100 euro. Tra queste, da non perdere la magnum di Amarone della Valpolicella Classico Docg di Santa Sofia, con decanter a 79,90 euro.
Con 10 euro in più (89,90 euro), senza cambiare zona o cantina si può portare in cassa (e poi a tavola) la Degustazione verticale di Amarone 2011, 2013 e 2015. Un bel modo per sperimentare quanto il meteo e le condizioni climatiche della vendemmia incidano nella produzione del grande rosso del Veneto.
Appena sotto ai 100 euro vale la pensa di investire sul terzetto piemontese della Cassetta degustazione verticale Barolo Docg I Classici di Marchesi di Barolo. All’interno, tre bottiglie delle vendemmie 2014, 2015 e 2016.
TOSCANA, CAMPANIA E PIEMONTE
Per gli amanti della Toscana, ecco la Cassetta Rossi Toscani di Marchesi Antinori. Per 79,99 euro ci si porta a casa due bottiglie per tipo di Chianti classico Docg Pèppoli, Rosso Toscana Igt Villa Antinori e Bolgheri Doc Il Bruciato.
Senza cambiare regione, convince la Cassetta Toscana Frescobaldi (67,99 euro), comprensiva di 2 Nipozzano Chianti Riserva, due Campo ai Sassi Rosso di Montalcino e due Toscana Igt Tenuta Frescobaldi.
Sotto ai 50 euro, convengono la Cassetta Montalcino di Banfi (Rosso Toscana Igt Centine, Rosso di Montalcino Doc e Brunello di Montalcino Docg) a 43,99 euro. Per gli amanti dei bianchi, a 49,99 euro la Cassetta Feudi di San Gregorio con Irpinia Aglianico Doc Rubrato, Greco di Tufo Docg e Falanghina del Sannio Doc (2 bottiglie a testa).
Perfetta per chi vuole variare tra bianchi e rossi la Cassetta Ratti, direttamente dalle colline del Piemonte patrimonio dell’Unesco. Per 43,99 euro il terzetto è così composto: Chardonnay Langhe Doc Ochetti, Dolcetto Langhe Doc Colombé e Nebbiolo Langhe Doc Ochetti.
METRO: LE MIGLIORI CONFEZIONI DI NATALE SOTTO AI 40 EURO
Validissime quasi tutte le proposte enologiche “bipack” o “tripack” sul Catalogo Cesti e Regali di Natale di Metro Italia Cash & Carry, sotto ai 40 euro. Tra queste, sono da preferire Cassetta Valpolicella Bertani (37,99 euro), Cassetta Montalcino Col d’Orcia (37,90 euro) e Cassetta Cantina Bolzano (38,99 euro, con cavatappi professionale).
Scendendo ancora di fascia prezzo, bene la Confezione Duetto Astoria (11,99 euro) e la Cassetta Duetto Frescobaldi (18,99 euro). Tra le bottiglie di grandi formati come il Jeroboam, ottimo prezzo per l’Amarone della Valpolicella Docg Santa Sofia a 104,99 euro.
Da non perdere la Magnum di Bolgheri Doc Il Bruciato di Marchesi Antinori (36,99 euro), così come la Magnum di Amarone della Valpolicella Classico Docg Costasera di Masi. Per gli amanti dello spumante, scelta obbligata per il Magnum Brut Cuvée Prestige Bellussì di Bellussi.
Infine, per chi vuol giocare fuori dai confini nazionali, il Magnum di Bordeaux Aoc rouge Chateau de Costis (12,99 euro) è da preferire al Magnum Cariñena Do Roble La Sastreria (6,99 euro).
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Cooperative del vino francese a raccolta migliori assaggi al Wine Rendez Vous 2021 Tour Eiffel Parigi
Qualità media dei vini altissima a TheWine Rendez-Vous2021. Protagoniste 19 cooperative vinicole francesi, che hanno messo in mostra i loro pezzi da novanta destinati al segmento Horeca e Gdo, in occasione di una due giorni settembrina, all’ombra della Tour Eiffel.
Una riprova di quanto il sistema cooperativistico d’Oltralpe punti a standard di eccellenza assoluta. Merito, forse, anche del pressing dei tanti vignerons (non ultimi gli Indépendants) che non disdegnano un confronto diretto con i colossi del vino francese. Persino sugli scaffali della Grande distribuzione organizzata: i supermercati.
Sono i numeri a dire molto sull’evento. I 19 espositori di TheWine Rendez-Vous2021 hanno rappresentato 10.141 viticoltori da 112 denominazioni. Ottantamila gli ettari vitati coperti, in tutte le zone più vocate e rinomate della Francia.
Un primo incontro, quello di Parigi, che ha visto ai banchi di degustazione 350 vini, presentati da export manager e titolari delle 19 cooperative. In un’unica sala, un fatturato aggregato annuale di 700 milioni di euro, dato dalle sole vendite di queste etichette.
Dall’Alsazia, Alliance Alsace (Alsace). Dalla Loira, Alliance Loire. Dalla Valle del Rodano (Vallée du Rhône), Cellier des Princes e Jaillance e Maison Sinnae. Per la Bourgogne, Compagnie de Burgondie. Per Bordeaux, Terre de Vignerons, Tutiac e Union de Producteurs de Saint-Emilion (Udpse). Couleurs d’Aquitaine, Plaimont e Vinovalie per l’area Sud Ovest.
E ancora: Marrenon per l’Entre Rhône e la Provenza (Provence), a sua volta rappresentata da Estandon. Non ultime Foncalieu e Sieur d’Arques per la Linguadoca (Languedoc), Vignerons Ardéchois per l’Ardèche e Vignerons Catalans per Roussillon. Un rappresentante anche per la Corsica: l’Union vignerons Ile de Beaute (Uvib), nota come Cave d’Aléria.
«Siamo un gruppo di cantine cooperative con strategie di marketing ambiziose, nonché grandi operatori nelle nostre rispettive zone di coltivazione», commenta a WineMag.it Philippe Tolleret, presidente dell’Unscv, l’Union Nationale De Services Des Cooperatives Vinicoles e Managing director di Marrenon.
Storicamente, abbiamo tutti creato delle reti di distribuzione in Francia e all’estero, concentrandoci sul marchio e sulla costruzione del brand, guidati dall’obiettivo di promuovere rigorosamente la personalità delle nostre regioni. Condividiamo i seguenti valori: motivazione, innovazione, umanità e, naturalmente, qualità».
Pierre Cohen, Managing Director di Cellier des Princes nonché ideatore del format The Wine Rendez-Vous, fa eco a Tolleret. «Ho voluto promuovere questo gruppo di cooperative, leader nelle rispettive regioni e/o denominazioni, il cui standard di qualità è aumentato in modo spettacolare. Da qui l’idea di allestire una degustazione con i loro migliori prodotti».
Tanto ha inciso la voglia di ritrovarci tutti assieme, dopo 18 mesi di pandemia di Covid-19 che ha complicato il contatto fisico e l’opportunità di offrire esperienze a misura d’uomo. Non potevamo scegliere location migliore di Parigi, una città magica».
«In quanto produttori di grandi volumi – chiosa Jean Baptiste Tarel, export manager della cooperativa Union Alliance Alsace – siamo un po’ sottovalutati, anche se la situazione sta pian, piano migliorando».
Eventi come questo dimostrano che la qualità è un cardine delle cooperative del vino francese, che altro non sono se non l’unione di tante famiglie di vignerons. Abbiamo un grande senso di appartenenza e conosciamo bene il valore sociale del sistema cooperativistico».
THE WINE RENDEZ-VOUS 2021 DI PARIGI: I MIGLIORI ASSAGGI
Decine le etichette meritevoli di una menzione, tra le circa 300 degustate in occasione della due giorni parigina. Di seguito quelle da non perdere (non solo nel rapporto qualità prezzo) tra i vini dei vari brand presentati dalle 19 cooperative vitivinicole francesi, in occasione di The Wine Rendez-Vous 2021.
SPUMANTI
Crémant de Limoux Brut Extra Brut 2014 Toques et Clochers, Sieur d’Arques (Languedoc)
*BEST IN SHOW*
Crémant Mayerling Brut, Cave de Turckheim (Alsazia)
Crémant Brut Cigogne, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
Crémant de Loire Blanc Brut Bio, De Chanceny (Loira)
Crémant de Loire Blanc Brut 2012 Impétus, De Chanceny (Loira)
Crémant de Bourgogne Brut Réserve, Le Burgondie (Bourgogne)
Crémant de Loire Brut Rosé, La Cave de Die Jaillance (Loira)
Crémant de Die Grande Réserve 2015, La Cave de Die Jaillance (Vallée du Rhône)
Clairette de Die Tradition Aop brut Légère, La Cave de Die Jaillance (Vallée du Rhône)
Crémant de Limoux blanc, Aguila (Languedoc)
Crémant de Limoux blanc Première Bulle Premium Van Binh, Sieur d’Arques (Languedoc)
VINI BIANCHI
Riesling Racines et Terroirs 2019, Cave du Roi Dagobert (Alsazia) *BEST IN SHOW*
Saumur Blanc Chenin Bio Vegan 2020 Escapade, Alliance Loire (Loira)
Touraine Sauvignon 2018 La Dilecta, Alliance Loire (Loira)
Vacqueyras Blanc 2020, Domaine De La Libellule (Vallée du Rhône)
Châteauneuf-du-pape Blanc 2019, Cellier des Princes (Vallée du Rhône)
Riesling Grand Cru Brand 2017, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
Pinot Gris bio 2019, Cave du Roi Dagobert (Alsazia)
Montagny Blanc 2020 La Burgondie, La Compagnie de Burgondie (Bourgogne)
Aop Gaillac blanc Loin de l’œil 2018 Astrolabe, Vinovalie (Sud-Ouest)
Sauvignon Blanc 2018 Origines Font Renard Blaye blanc, Tutiac (Bordeaux)
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Asia Wine Trophy 2021 primi robot camerieri in un concorso enologico internazionale 1
Era solo una questione di tempo. I primi robot camerieri hanno fatto il loro esordio in questi giorni all’Asia Wine Trophy 2021. Si tratta della prima volta in cui la tecnologia si spinge a tanto, in un concorso enologico internazionale. L’annuncio, con tanto di video, è stato diffuso dal direttore della kermesse, il coreano Chan Jun Park.
«Dopo aver introdotto i tablet per le valutazioni dei vini, all’Asia Wine Trophy fanno il loro esordio i robot», commenta il managing director del concorso in programma dall’8 all’11 novembre al Expo Museum di Daejeon, in Corea del Sud.
Nel video diffuso da Chan Jun Park si vedono cinque robot camerieri in azione nel “backstage” dell’Asia Wine Trophy. Due sono in movimento. Il primo trasporta delle bottiglie, in una sorta di secchiello. Il secondo torna alla base, vuoto.
CHI PRODUCE I ROBOT CAMERIERI?
Secondo ricerche di WineMag.it, l’azienda produttrice è la Bear Robotics di Redwood City, California. Fondata nel 2017 dal coreano John Ha, ha esordito sul mercato con “Penny”. Sulla base dei dati aggiornati a maggio 2021, i robot camerieri della gamma denominata Servi avrebbero già percorso 31.400 miglia.
«Prossima fermata, la luna!», promette Bear Robotics. «Con i nostri robot – sintetizza John Ha – stiamo ridisegnando la ristorazione, rendendo più semplice organizzare il lavoro e offrendo nuove esperienze gastronomiche ai clienti». I robot camerieri della gamma Servi Bear Robotics che hanno fatto il loro esordio all’Asia Wine Trophy 2021 sono stati infatti pensati per bar e ristoranti.
BEAR ROBOTICS: LA NUOVA FRONTIERA DELLA RISTORAZIONE
L’azienda californiana è stata infatti insignita del Kitchen Innovations Award nel 2019, anno del centesimo anniversario della National Restaurant Association che raggruppa 380 mila ristoranti negli Usa.
I robot camerieri hanno un’autonomia di 12 ore, con 4 ore di carica della batteria. Possono essere personalizzati secondo le specifiche richieste dai clienti, sulla base delle caratteristiche dei locali in cui dovranno operare.
I Servi di Bear Robotics sono in grado i mappare gli spazi e di muoversi secondo i percorsi prescritti, senza sbattere contro gli ostacoli. Le performance dei robot camerieri migliorano nel tempo, grazie a una dashboard di controllo e ottimizzazione. Chissà che un giorno, all’Asia Wine Trophy, non inizino pure a degustare il vino.
VIDEO: I ROBOT CAMERIERI DI BEAR ROBOTICS IN AZIONE
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Vendemmia 2021 in Germania produzione in calo ma di buona qualita
Prime stime per la vendemmia 2021 in Germania. L’Istituto tedesco del vino (Deutsche WeinInstitut – Dwi) parla di produzione in leggero calo rispetto al 2020, ma di buona qualità. Nelle 13 regioni vinicole tedesche sono stati prodotti 8,7 milioni di ettolitri di vino. Un dato che si discosta di poco dalla media nazionale.
«I viticoltori – spiega l’amministratore delegato di Dwi Monika Reule – hanno dato il massimo quest’anno e hanno affrontato bene le grandi sfide che si sono presentate, in particolare le abbondanti precipitazioni. Dopo le estese misure di protezione delle piante durante l’estate, l’elevato carico di lavoro nei vigneti è continuato fino alla vendemmia, che è iniziata relativamente tardi».
«Per ottenere uve sane – continua la rappresentante del Dwi – è stato fatto molto lavoro di preselezione a mano ed è stata necessaria molta pazienza per permettere alle uve di maturare il più a lungo possibile. Per le varietà a maturazione più tardiva come il Riesling, la vendemmia è durata fino alla fine di ottobre e continuerà fino a novembre, in alcune cantine».
GERMANIA, DALLA VENDEMMIA 2021 VINI FRUTTATI E BEVERINI
La vendemmia posticipata ha avvantaggiato gli aromi delle uve, che hanno potuto svilupparsi durante le calde giornate autunnali e le notti fresche. «I vini 2021 – commenta ancora l’Istituto tedesco – sono corrispondentemente ricchi di frutta. Sono anche molto più magri rispetto alle ultime annate, molto calde. E hanno un’acidità fresca e vivace».
Le differenze regionali sono ampie, in termini di resa. A seconda delle condizioni microclimatiche e del successo delle misure fitosanitarie, le quantità di raccolto all’interno delle singole regioni variano da “estremamente basse” a “straordinariamente buone”.
«Le differenze di resa – spiega il Dwi – sono relativamente alte tra regione e regione in occasione della vendemmia 2021 in Germania. Sul Medio Reno e in Franconia, per esempio, si prevedono rese molto buone, che sono rispettivamente circa un terzo e il dodici per cento sopra la media a lungo termine»,
A Baden, invece, le gelate tardive hanno causato grandi perdite di resa, soprattutto nel sud della regione. Ci si aspetta una diminuzione del 20% per la regione, rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Rese ridotte del quindici e dieci per cento anche in Saale-Unstrut e Nahe.
L’AHR CONFORTATA DALLE BUONE RESE
Buone rese nell’Ahr, regione colpita da un vero e proprio alluvione che ha distrutto cantine e abitazioni. I produttori possono contare su una produzione di circa 39 mila ettolitri, anche grazie alla grande disponibilità e solidarietà di innumerevoli volontari che hanno contribuito alla vendemmia 2021.
Soddisfazione anche tra viticoltori del Württemberg, forti di una resa media che, nonostante le gelate e la grandine, è «nettamente superiore alla vendemmia eccezionalmente esigua del 2020». Nelle altre regioni viticole tedesche, le rese dovrebbero essere in linea con le rese medie.
«In vista di una produzione di vino in Europa che dovrebbe assestarsi su 171 milioni di ettolitri nel 2021 (- 13% rispetto al 2020) – conclude il Dwi – i produttori di vino tedeschi si vedono in una posizione di partenza relativamente buona sul mercato nazionale e internazionale del vino, a fronte dei dati della vendemmia 2021».
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Cantine Aperte a San Martino 2021 in 11 regioni Italia
Sono 11 le regioni d’Italia che aderiscono a Cantine Aperte a San Martino 2021. I programmi, in corso di definizione, sono aggiornati quotidianamente sul nuovo portale del Movimento Turismo del Vino. Per accedere alle esperienze proposte dalle cantine sarà obbligatoria la prenotazione e, come da normativa vigente, la certificazione verde (Greenpass).
Cantine Aperte a San Martino torna in Valle d’Aosta, domenica 14 novembre, dalle 10 alle 18, in 17 cantine della regione, tra degustazioni guidate, mostre d’arte e piatti tipici del territorio. In Friuli Venezia Giulia sono 30 le cantine aderenti: 3 nella provincia di Pordenone, 18 nella provincia di Udine, 8 nella provincia di Gorizia e una in quella di Trieste.
Sono previste degustazioni guidate dai produttori, abbinamenti cibo-vino, laboratori emozionali, pranzi e cene con il vignaiolo. In programma anche menu tipici da degustare direttamente nelle cantine, negli agriturismi e nei ristoranti della regione.
Il Veneto, con un’adesione di 10 cantine, propone degustazioni per gli amanti delle bollicine, passeggiate tra le splendide colline del Prosecco patrimonio dell’Unesco, esperienze enogastronomiche e assaggi di Amarone, il vino principe della Valpolicella.
LA FESTA DEL VINO DI SAN MARTINO
In Piemonte l’elenco delle cantine e i loro programmi per Cantine Aperte a San Martino 2021 sono in corso di definizione. Stessa sorte per la Lombardia. In Umbria sono 19 le cantine aderenti all’iniziativa in tutta la regione. Degustazioni guidate, pranzi e cene col vignaiolo, momenti di approfondimento ma anche di divertimento dedicati a grandi e piccoli, all’insegna dell’ospitalità degli enoturisti.
Nel Lazio le aziende offriranno winetasting, degustazioni di prodotti tipici e di olio appena molito. In Abruzzo l’elenco delle cantine e i loro programmi sono in corso di definizione, così come nelle Marche e in Calabria.
«A San Martino – commenta il Movimento Turismo del Vino Italia – si spilla il vino, ogni mosto si trasforma e, come da tradizione, scoppia la festa! Grande attesa quindi per una manifestazione che offre agli appassionati di tutte le età , ma anche ai semplici curiosi, un assaggio di quello che è il lavoro nei campi e poi in cantina. Per vivere emozioni autentiche in compagnia, brindando all’inizio di un nuovo anno agricolo. I programmi copriranno un arco temporale di 9 giorni, da sabato 6 a domenica 14 novembre.
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Marta Ingegneri e la Miglior Sommelier Fisar dItalia 2021 1 e1635061270182
Marta Ingegneri si aggiudica il titolo di Miglior Sommelier Fisar d’Italia 2021. L’annuncio ufficiale è della Federazione italiana sommelier, albergatori e ristoratori, riunita in questi giorni a Paestum per il Consiglio nazionale 2021.
Marta Ingegneri è iscritta alla delegazione di Padova e si aggiudica il Concorso Miglior Sommelier d’Italia targato Fisar, la massima competizione nazionale per la Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori.
IL COMMENTO
É stata una sorpresa – commenta Marta Ingegneri – ma avevo cominciato a sperarci durante il concorso. Sono ancora emozionata ma pronta ad iniziare questa avventura.
Condivido questo risultato con la mia Delegazione di Padova e con mio marito, sommelier anche lui che mi ha sostenuta in questi mesi».
Classe 1987, originaria di Rovigo, laurea in architettura, si diploma con Fisar a gennaio 2020. Un percorso veloce, di passione per il vino, che la porta al massimo titolo riconosciuto dalla Federazione.
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Rischia di perdere la mano in cantina torna a vendemmiare 25 anni dopo linfortunio la storia di Marco Collanega 1
«Non ho mai chiesto neppure un punto di invalidità, perché c’è sicuramente chi ha più bisogno di me. Negli anni ho imparato a convivere con il problema. E la vita mi ha detto bene in tutto il resto: ho un’impresa tutta mia, ben avviata. Quest’anno mi sono pure sposato!». La storia di Marco Collanega, classe 1991, è di quelle che fanno bene al cuore.
La vita del giovane è cambiata il 26 settembre del 1996. Alla tenera età di 5 anni, durante la vendemmia del podere di Castel di Guido, in provincia di Roma, il piccolo Marco infilava la mano nella pigiadiraspatrice.
Un incidente che ha segnato il futuro del vigneto, estirpato dopo il tragico infortunio. Nell’estate 2021, ben 25 anni dopo, Marco Collanega e la sua famiglia possono dire di essersi messi il passato alle spalle.
«Sono tornato a vendemmiare quest’anno – racconta il giovane a WineMag.it – dopo aver ripiantato una parte del vigneto estirpato in seguito all’incidente. Fondamentale in questa scelta è stato il supporto di Siria, la donna che è diventata mia moglie, lo scorso luglio. In tasca, il giorno del matrimonio, avevo il coltello da innesto di nonno Anselmo, che nel frattempo è venuto a mancare».
Insieme agli amici abbiamo prodotto circa 400 litri di rosso e 300 di bianco. Una piccola produzione artigianale, così come è sempre stata quella della mia famiglia, che vendeva il vino al mercato. Magari un giorno questo potrà diventare un lavoro vero e proprio per me e per mia moglie, che già mi affianca nella potatura e nella vinificazione».
Marco sogna un futuro da vignaiolo, ma nel frattempo si tiene stretto il suo lavoro nel settore dell’edilizia. Tutto quello che sa sulla viticoltura e sull’enologia, lo ha imparato dal padre Sergio, che lo ha accompagnato per anni nella riabilitazione.
«Per levarmi lo sfizio mi sono iscritto a un corso sommelier – racconta – completando il primo livello. Venendo da una famiglia che faceva vino in casa, ho trovato le nozioni molto utili e interessanti per l’attività che oggi porto avanti nel mio piccolo vigneto».
Dal cielo, nonno Anselmo avrà certamente di che sorridere. «È lui che mi ha trasmesso geneticamente questa passione – commenta Marco Collanega – ed è grazie a lui se la nostra famiglia, pur a livello artigianale, è legata alla viticoltura».
Una passione che oggi si riversa in 3 mila metri di varietà a bacca bianca e rossa, tra cui Montepulciano e Malvasia del Lazio. Tutte nelle mani, è il caso di dirlo, di Marco e della moglie Siria.
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Vendemmia 2021 in Borgogna ritorno alle date classiche
La vendemmia 2021 in Borgogna segna il ritorno alle date classiche di raccolta nella zona. Intorno alla metà di settembre, i vigneron hanno tagliato i primi grappoli utili alla produzione del Crémant de Bourgogne. Pinot Noir, Gamay e César sono i più avanzati nella maturazione, in particolare il Pinot Nero. Lo Chardonnay risulta invece leggermente in ritardo, a causa dello stress causato da gelate e grandine.
Quella del 2021 è infatti una vendemmia segnata in maniera pesante dagli eventi climatici, in Borgogna. I volumi dei raccolti, secondo le prime stime, saranno «sicuramente bassi, o addirittura molto bassi a seconda delle zone più o meno colpite da gelo e grandinate».
Più in generale, i raccolti sono iniziati in maniera uniforme sul territorio della denominazione tra il 18 e il 20 di settembre. La fioritura è avvenuta in un clima caldo e secco, fornendo le condizioni ideali per l’impollinazione e la futura formazione del grappolo.
Le alte temperature di inizio giugno hanno provocato una crescita molto rapida della vegetazione. La vendemmia 2021 in Borgogna ha così recuperato parte del ritardo accumulato tra aprile e maggio.
PIOGGE ABBONDANTI, POI SOLE E VENTO
Il primo semestre dell’anno è stato caratterizzato da temperature e precipitazioni in linea con i valori stagionali. Fa eccezione la Yonne, tra Aube e Côte-d’Or, con un aumento delle precipitazioni del 18%, pur senza conseguenze di rilievo.
Dalla fine di giugno all’inizio di agosto, i viticoltori della Borgogna hanno fatto i conti con il cambiamento delle condizioni meteorologiche. Le abbondanti piogge hanno provocato una crescita improvvisa delle viti, che ha costretto a intervenire sulle parti verdi delle piante per contrastare le malattie.
Una condizione che si è protratta fino a metà agosto, quando il cielo è tornato a regalare un clima asciutto prolungato. La fase di metà invaiatura, ovvero quando gli acini cambiano colore, si è raggiunta mediamente in questo periodo. Il clima secco e il vento da nord hanno consentito alle uve della Borgogna di maturare a un buon ritmo, allontanando umidità e attacchi fungini.
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La Terra Trema 2021 salta per colpa di tamponi vaccini QRcode e Green pass e1632315379967
EDITORIALE – La Terra Trema 2021 «non avrà luogo». L’annuncio arriva dagli organizzatori ed è motivato da un lungo post pubblicato sul sito web della “Fiera feroce di vini, cibi e cultura materiale“. Tra le righe sembra rivivere il dramma di quella famiglia di pescatori di Aci Trezza, costretta ad arrendersi al destino dopo aver tentato di emanciparsi dalla povertà, mettendosi in proprio (leggi I Malavoglia di Giovanni Verga o vedi l’omonimo film, firmato Luchino Visconti). Là, una tempesta in mare. Al Leoncavallo di Milano le misure anti Covid-19 del governo, a rompere le uova nel paniere.
Tamponi, vaccini, QRcode e Green pass, per citarne solo alcuni degli elementi ostativi, oggetto delle critiche di La Terra Trema. Gente che non accetta di vestire i panni del “controllore” (termine troppo vicino ad altri ancora più invisi da queste parti, come “polizia“). Neppure se si tratta di garantire la pubblica sicurezza e salute. Meglio, allora, far saltare tutto. E mettere da parte, per una volta, pure l’antagonismo.
«Riteniamo prioritario fermarci, alimentando confronto, relazioni e pensiero critico. Riteniamo necessario sottrarci. Non ci avventureremo in percorsi obbliganti imbastiti dalle istituzioni, dai governi, dalla politica e dalla canea mediatica, in special modo da “social” e da “web”», si legge… online. «Non ci avventureremo nella torsione identitaria della nostra storia e di noi stessi», continua il post de La Terra Trema.
IL POST DEGLI ORGANIZZATORI
Non costruiremo un “evento” secondo le normative anti Covid, non chiederemo il Green pass, il tampone negativo, una o due dosi di vaccino. Non controlleremo che siano indossate adeguatamente le mascherine, non misureremo la temperatura, non chiederemo di effettuare prenotazioni.
Non contingenteremo gli ingressi, non regoleremo flussi, non cronometreremo entrate e uscite, non redarguiremo sul mantenimento della debita distanza. Non forniremo la possibilità di tamponi gratuiti o a prezzi calmierati. Non scaricheremo l’app per i nostri iPhone per inquadrare QRcode»
La Terra Trema 2021, continuano gli organizzatori, «non ha motivo di accadere a queste condizioni». «Non è necessaria, non è un supermercato, non vuole persone in fila, in attesa di degustare, scegliere, consumare, pagare. Di torsioni identitarie ne vediamo accadere già troppe, qui non vogliamo subirne e non vogliamo attuarne», continua il post de La Terra Trema.
«Si delega pericolosamente l’onere del controllo, della cosiddetta pubblica sicurezza – recita ancora il comunicato – si mette a portata di mano, nelle tasche di tutti, nella videocamera di un qualunque smartphone. Non troviamo condizioni per mettere in atto una manifestazione come La Terra Trema nei modi diversi da quelli in cui questa fiera è avvenuta per anni».
Poi, l’arrivederci all’edizione 2022. «Rinviamo a tempi più felici, per tutti e se ci saranno i presupposti. Presupposti sociali e politici prima che normativi. Non è nella spunta verde della scansione di un QR Code l’indice di salubrità di un luogo, non è l’ammasso controllato, verificato tramite un’applicazione digitale che salvaguardia la salute collettiva. Ne abbiamo preso atto».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vini bianchi Campania Stories 2021 i migliori 40 di winemag
I vini bianchi della Campania si confermano a livelli medio-alti in occasione della sessione di degustazione di Campania Stories 2021. La presentazione delle ultime annate delle principali denominazioni “bianchiste” della regione è andata in scena il 31 agosto.
Teatro dell’evento il Campus Principe di Napoli di Agerola (NA), affacciato sul mare tra Positano e Amalfi. Nella selezione di WineMag.it, 40 dei 158 vini bianchi campani degustati alla cieca.
In particolare sono tre i vini imperdibili: il Greco di Tufo Riserva Dop 2008 “Vittorio” della cantina Di Meo; la Falanghina dei Campi Flegrei Dop 2020 di Agnanum; il Costa d’Amalfi Ravello Bianco Dop 2020 Vigna Grotta Piana di Ettore Sammarco.
I MIGLIORI VINI BIANCHI A CAMPANIA STORIES 2021
BIANCHI VESUVIO
Dop Vesuvio Lacryma Christi del Vesuvio Bianco, Vesuvio Caprettone Igp Pompeiano Bianco, Falanghina Campania
Cilento, Colli di Salerno – Dop Cilento; Igp Paestum, Colli di Salerno, Campania
Azienda Agricola Casebianche – Cilento Fiano Dop Cumalè 2020
Tenuta Macellaro – Colli di Salerno Bianco Igp Ripaudo 2019
Tempa di Zoè – Paestum Fiano Igp Xa 2019
San Salvatore 1988 – Paestum Fiano Igp Pian di Stio Extreme Bio 2019
Lunarossa – Colli di Salerno Fiano Igp Quartara 2018
Irpinia – Dop Fiano di Avellino; Igp Campania Fiano
Passo delle Tortore – Fiano di Avellino Dop Bacio delle Tortore 2020
Tenuta del Meriggio – Fiano di Avellino Dop Fiano di Avellino 2020
Feudi di San Gregorio – Fiano di Avellino Dop Pietracalda 2020
Di Meo – Fiano di Avellino Dop 2020
Traerte – Fiano di Avellino Dop 2020
Molettieri Salvatore – Fiano di Avellino Dop 2019
Tenuta Sarno 1860 – Fiano di Avellino Dop “Sarno 1860” 2018
Vigne Guadagno – Fiano di Avellino Dop Contrada Sant’Aniello 2016
BIANCHI CAMPANI A BASE GRECO
Sannio e Cilento – Dop Sannio Greco, Igp Paestum Greco
Fattoria La Rivolta – Sannio Taburno Greco Dop 2020
Terre Stregate – Sannio Greco Dop Aurora 2020
San Salvatore 1988 – Paestum Greco Igp Bio Colpazio 2020
Irpinia – Dop Greco di Tufo, Irpinia Greco e Igp Campania Greco
Di Meo – Greco di Tufo Dop 2020
Colli di Lapio – Greco di Tufo Dop Alexandros 2020
Passo delle Tortore – Greco di Tufo Dop Le Arcaie 2020
Petilia – Greco di Tufo Dop 4 20 QuattroVenti 2017 Di Meo – Greco di Tufo Riserva Dop Vittorio 2008
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Le migliori Vitovska del Carso e del Kras in scena al Castello di Duino mare e vitovska 2021 1
Un’occasione unica per scovare le migliori Vitovska del Carso e del Kras. In scena al Castello di Duino Mare e Vitovska 2021, evento svoltosi a metà luglio nel pieno rispetto delle normative anti Covid-19. Una kermesse in grado di riservare ottimi assaggi agli appassionati del vino simbolo della provincia di Triste. Un nettare di confine, prodotto tanto in Italia quanto in Slovenia.
Ben 26 i produttori presenti con i loro vini in una delle cornici più suggestive del Paese per un wine tasting. La dimora privata dei Principi della Torre e Tasso (von Thurn und Taxis) è aperta al pubblico dal 1 luglio 2003, alle porte del capoluogo del Friuli-Venezia Giulia. Un castello a cavallo tra l’Italia e la Slovenia, nazioni unite proprio dal vitigno a bacca bianca Vitovska.
MARE E VITOVSKA 2021: LE MIGLIORI IN COMMERCIO
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Merlak Martin – 2019
Tesa, agile, semplice e di gran beva. Il complemento a una gamma che vede la Malvasia in primo piano.
Bole Andrej – 2019
Colore carico, frutta e liquirizia. In bocca è concreta, fresca e tesa. Chiusura, invece, piuttosto morbida.
Grgič Igor – 2019
Una Vitovska da terre bianche, non rosse come le altre. Gran persistenza, eleganza, carattere e prospettiva.
Skerlj – 2018 magnum
Giallo dorato. Gran profilo naso-bocca: tesa, fresca, salina. Colpisce al contempo per la pienezza della frutta esotica, matura. Vino delizioso.
Kocjančič Rado – 2019
Bel naso pieno, su ricordi di pera e frutta esotico a polpa gialla. Materia, frutto e freschezza ben abbinate anche al sorso.
Škerk – 2018
Giallo oro alla vista, risultato di una macerazione di due settimane che regala sentori più che mai puliti e precisi. Note fruttate piene, ben espresse. Freschezza e frutto denso, oleoso si alternano sia al naso sia in bocca. Sapidità a fare da spina dorsale, con la spalla dell’acidità.
Zidarich Benjamin – Kamen 2018
Fermentazione in tini di pietra per questa “speciale” Vitovska, prodotta da uno dei vignaioli del Carso più sinceri e intraprendenti. Giallo dorato alla vista. Al naso un’esplosione di frutta, molto matura. Elegantissima anche la componente di erbe aromatiche. In bocca acidità viva e nettare che si rivela di vibrante unicità. Un vino con l’anima, dal naso al retro olfattivo.
Zidarich Benjamin – 2018
Macera un mese in legno e, a differenza di Kamen, non fermenta in pietra. Si rivela un bianco di rara concentrazione, in tutte le sue sfaccettature, senza perdere un millimetro in termini di eleganza.
Tavčar Emil – 2016
Uno dei vignaioli sloveni presenti a Mare e Vitovska 2021, con due vini d’annata ottenuti da lieviti indigeni. La vendemmia 2016 convince per il bel frutto, abbinato a note di terziarizzazione garbata, che virano sulle spezie calde. Un nettare evoluto, ma assolutamente piacevole e vivo.
Tavčar Emil 2015
Doppietta niente male per il produttore di Dutovlje, nel Kras sloveno. Anche la vendemmia 2015 è in stato di grazia. Più piena e ricca rispetto alla 2016, si dipana su note di pera, arancia candita e zenzero. Riecco quella pienezza oleosa del frutto che tanto convince nelle migliori espressioni del vitigno. Vino con una gran vita davanti.
Cacovich Dimitri – 2020
Bella prova in termini di espressione e pienezza del frutto, su note di pera e pesca, esaltate dalla vinificazione in acciaio. Leggeri ricordi di mandorla amara in chiusura, che andranno certamente a integrarsi nei prossimi mesi. Vino degustato in anteprima: è in bottiglia da aprile e ha appena iniziato il suo percorso di maturazione.
Cacovich Dimitri – 2019
Anche al netto dell’anno in più, la vendemmia 2019 della piccola cantina di Longera (TS), sembra avere una marcia in più (anche due) rispetto alla 2020. Una Vitovska, questa, che rispecchia fedelmente il vigneto in cui è prodotta. Siamo infatti in contrada San Giuseppe, in una zona piuttosto soleggiata del paese che regala al calice un frutto pieno, concentrato, eppure senza la minima sbavatura. Sul fronte della vinificazione, sono 4 i giorni di macerazione. Una delle migliori prove nel Carso in termini di pienezza, equilibrio ed eleganza.
Lupinic Matej – 2019
Solo un giorno di macerazione e nove mesi di botte. Il legno di rovere accompagna i primari in maniera più che mai integrata. Frutto pieno, salinità. Gastronomicità a livelli esponenziali.
Lupinc Matej – 2018
Nettare molto simile al 2019, con l’anno in più sulle spalle che consente al legno di integrarsi ancora meglio e lasciare ancora più spazio al frutto.
Lupinc Matej – Metodo classico Extra Brut S.A.
Esordio nel mondo dello spumante per Lupinc con il millesimo 2017, comunque non indicato in etichetta (sans année). Un’ottima prova, per la capacità di conservare le caratteristiche della Vitovska (completa la cuvée un 30% di Chardonnay) e per la pregevole vena salina che accompagna il sorso. Si tratta di un 24 mesi sui lieviti che anticipa l’uscita del 36 mesi, prevista per il 2022.
Vinakras Sežana – Metodo classico Extra Brut 2014 “Bela Penina Prestige”
Altro spumante Metodo classico, in questo caso prodotto con Vitovska in purezza del millesimo 2014. Siamo nel Kars, a casa della cooperativa slovena di Sežana. Naso caratterizzato dall’abbondante presenza di note di lisi, in particolare pasticceria e crosta di pane, ad accompagnare i tipici sentori fruttati del vitigno (pera, pesca, esotico). Una chicca: appena 2 mila le bottiglie prodotte.
Čotar Branko & Vasja – 2019
Restiamo in Slovenia, per l’esattezza a Komen (Kars). Alla vista il vino si presenta di un bel giallo dorato. Affina in legno grande usato, che aiuta i primari, di gran concentrazione, ad esprimersi al meglio. Vino pieno, che conserva tuttavia freschezza e agilità di beva.
Čotar Branko & Vasja – 2011
Una settimana di macerazione e 3 anni in botte grande per questo “amber wine” (orange wine) prodotto con la Vitovska. Al naso un accento pepato, piccante, tra il peperone verde e il pepe bianco. Poi zenzero, arancia candita, frutta esotica di grandissima precisione. Sorso oleoso, di gran carattere. Persistenza infinita.
Budin – 2019
Per scelta del produttore, il vino non compie alcuna macerazione, che invece viene effettuata sull’altro vino in degustazione firmato dalla cantina di Sgonico (un uvaggio tipico del Carso). Il nettare si rivela tipico, tutto sul frutto e sui primari. Beva semplice, agilissima.
Bajta Fattoria Carsica (Kraška domačija) – 2019
In assoluto tra le migliori espressioni del frutto della vendemmia 2019 in degustazione a Mare e Vitovska 2021. Al contempo è netta, al naso e in bocca, la caratterizzazione del terreno pietroso e duro in cui le piante affondano le radici. Metà delle uve vengono raccolte poco prima della completa maturazione; l’altra metà fa appassimento su pianta. Una vendemmia che, dunque, dura un mese in casa Bajta. Solo il 5% della massa affina in legno (rovere Slavonia). Vino da non perdere, prodotto da una delle più interessanti realtà del Carso (6 ettari, 40 mila bottiglie complessive).
Bajta Fattoria Carsica (Kraška domačija) – 2015
Vino simbolo del “Progetto Kronos”, che prevede – oltre alla classica ‘doppia vendemmia’ – un affinamento ulteriore di 5 anni in vetro, prima della commercializzazione. Ecco dunque l’attesa complessità e stratificazione rispetto alla vedemmia 2019. I tipici sentori del vitigno virano su agrume candito, ananas e tropicale, nonché su accenni di idrocarburo. Vino bandiera della Carso, ben oltre il calice: insegna quanto la Vitovska meriti di conquistare un posto d’onore tra i vini bianchi italiani, anche in termini di longevità.
Ostrouska Sharon – 2016 /2017/ 2019
Ben più di un semplice agriturismo quello di Sgonico (TS), capace di sfoderare un terzetto di Vitovsk(che) di tutto rispetto, al Castello di Duino. Vini che esaltano le caratteristiche del vitigno, tanto quanto l’andamento dell’annata, in una verticale di assoluto valore e rappresentatività.
Vina Vrabec – 2019 e 2018
Convincono entrambe le espressioni di Vitovska in purezza della cantina slovena di Dutovlje, nel cuore del Kras. Più fresca la 2019, mentre la 2018 caratterizzata da una gran pienezza del frutto. Beva instancabile e grande gastronomicità per entrambi i millesimi.
Štemberger
Dulcis in fundo, la cantina più stravagante tra quelle ospiti del Castello di Duino per l’edizione 2021 di Mare e Vitovska. Stravagante ma autentica la versione “Pet-nat”. Altrettanto convincente la versione “ferma”. Štemberger, cantina di Sežana, in Slovenia, produce vini tipici del Kars secondo metodi di viticoltura biodinamica. Una realtà tutta da scoprire e apprezzare.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vendemmia 2021 al via in Franciacorta il punto della situazione con il Consorzio di Tutela
Vendemmia 2021 al via in Franciacorta a partire dai vigneti del versante sud del Monte Orfano. Qui la raccolta di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco è sempre anticipata rispetto alle zone più centrali, grazie al particolare microclima che le contraddistingue.
La qualità delle uve non è stata compromessa dal maltempo degli scorsi mesi. Le aspettative sono dunque rosee, nel segno di una vendemmia 2021 meno ricca dal punto di vista quantitativo rispetto alla 2020, ma «molto soddisfacente dal punto di vista qualitativo».
Si stima un carico produttivo potenziale inferiore ai 100 quintali per ettaro, «tale da non permettere la richiesta di attivazione della riserva vendemmiale per il 2021», anticipa il Consorzio.
«La campagna 2021 è partita in salita con una piccola gelata ad aprile – commenta il vicepresidente con delega all’area Tecnica, Francesco Franzini – e si è conclusa con qualche difficoltà con una grandinata a fine luglio, eventi che hanno rallentato anche l’inizio della raccolta e posticipato la vendemmi di circa una settimana rispetto al 2020».
L’ANDAMENTO DELL’ANNATA
Il germogliamento ha avuto luogo nella prima decade di aprile, in linea con quanto avvenuto nel 2020. In questo periodo, durante le notti tra il 6,7 e l’8 aprile 2021, in Franciacorta si è verificata una gelata primaverile che ha determinato danni moderati e un rallentamento dello sviluppo della vite in diverse aree. Nei giorni precedenti, le temperature piuttosto elevate avevano indotto un buono sviluppo delle gemme.
Durante il mese di maggio le condizioni metereologiche, caratterizzate da temperature piuttosto miti e piogge abbondanti (13 giorni di pioggia) concentrate principalmente nelle settimane centrali del mese, hanno senza dubbio mantenuto alta l’allerta per quanto concerne la difesa fitosanitaria.
L’obiettivo dei produttori della Franciacorta è stato il contenimento degli attacchi patogeni (in particolare di peronospora). Missione compiuta, dal momento che non sono stati riscontrati danni significativi alle colture.
La fioritura (fine maggio-inizio giugno) e l’allegagione, avvenuta nella prima settimana di giugno, è stata caratterizzata da un andamento meteo non particolarmente favorevole (basse temperature) con il verificarsi di alcuni fenomeni di colatura.
Le piogge molto limitate del mese di giugno e quasi assenti fino alla fine di luglio hanno determinato l’instaurarsi, nei terreni più sciolti, di fenomeni di stress idrico.
VENDEMMIA 2021 IN FRANCIACORTA: PIOGGE E GRANDINE A LUGLIO
Ad interrompere tale scenario sono state le forti piogge iniziate il 25 luglio, sfociate in serata in una grandinata molto estesa con danni però solo localmente molto intensi. L’evento grandinigeno è avvenuto in fase di inizio invaiatura, quando la sensibilità ai marciumi del grappolo è ancora limitata.
Il danno sulla parete vegetale ha determinato un rallentamento dello sviluppo vegetativo che si è rispecchiato nell’inizio più tardivo della vendemmia. L’andamento meteorologico delle ultime settimane è stato stabile e soleggiato. Un toccasana per le uve, come sottolinea lo stesso Consorzio di Tutela del Franciacorta, che hanno potuto mantenere un ottimo livello fitosanitario.
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Vendemmia 2021 in Lombardia Franciacorta e Oltrepo pavese aprono le danze
È l’ora della vendemmia 2021 in Lombardia. Secondo le prime stime di Coldiretti, il calo medio nei raccolti sarà pari al 15% rispetto allo scorso anno. I primi grappoli sono stati raccolti in Franciacorta. Nei prossimi giorni le operazioni entreranno nel vivo anche in Oltrepò pavese. L’ultima zona vinicola a vendemmiare sarà invece la Valtellina.
«Quest’anno – sottolinea Coldiretti Lombardia – il via alla raccolta dell’uva parte con una settimana di ritardo rispetto alla precedente stagione. La causa è da ricercare nelle gelate primaverili tardive che hanno di fatto rallentato lo sviluppo dei vigneti. Poi, nei mesi estivi, si sono abbattute a macchia di leopardo diverse grandinate, talvolta violente».
Un esempio? Quella che, a fine giugno, ha interessato l’Oltrepò Pavese. «L’andamento della vendemmia 2021 in Lombardia – precisa ancora Coldiretti – sarà influenzato dal resto del mese di agosto e da quello di settembre, per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo».
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Green Pass privacy e visite in cantina cosa prevede il decreto legge valido dal 6 agosto 2021
Serve il Green Pass per le visite in cantina? La risposta arriva dal Decreto legge n. 105 del 23 luglio 2021 che determina i criteri di accesso da parte di visitatori ed enoturisti, pubblicato in Gazzetta ufficiale (n.175 23 luglio 2021) e valido dal 6 agosto 2021. Il provvedimento varato dal Governo riguarda, più in generale, le “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche”.
SERVE IL GREEN PASS PER VISITARE LE CANTINE ITALIANE?
La risposta ai tanti winelovers, ma anche ai professionisti del settore del vino interessati a visitare le aziende, sono racchiuse all’articolo 3 del Decreto legge. Il testo in vigore recepisce alcune modifiche al DL 22 aprile 2021, n. 52, a sua volta ritoccato dalla legge 17 giugno 2021, n. 87.
Le cantine non vengono menzionate esplicitamente, ma il provvedimento riguarda attività assimilabili. In sostanza, si rende obbligatorio l’«impiego di certificazioni verdi Covid-19» per le aree chiuse, anche in cantina. L’ingresso «è consentito in zona bianca esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi Covid-19».
Le attività menzionate sono i «servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio, per il consumo al tavolo, al chiuso; spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi; musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre; piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso; sagre e fiere, convegni e congressi».
GREEN PASS IN CANTINA ANCHE IN ZONA GIALLA, ARANCIONE E ROSSA
E ancora: «Centri termali, parchi tematici e di divertimento; centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi, e le relative attività di ristorazione; attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò; concorsi pubblici».
Le disposizioni si applicano anche nelle zone gialla, arancione e rossa, «laddove i servizi e le attività siano consentite e alle condizioni previste per le singole zone». Come recita ancora il Decreto legge n. 105 del 23 luglio 2021, «le disposizioni non si applicano ai soggetti esclusi per età dalla campagna vaccinale e ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute».
GREEN PASS E PRIVACY
Capitolo a parte quello della privacy dei clienti delle attività, comprese le cantine italiane, ai tempi del Green Pass. «Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con i Ministri della salute, per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, e dell’Economia e delle finanze, sentito il Garante per la protezione dei dati personali – recita ancora il DL – sono individuate le specifiche tecniche per trattare in modalità digitale le predette certificazioni, al fine di consentirne la verifica digitale, assicurando contestualmente la protezione dei dati personali in esse contenuti».
Nelle more dell’adozione del predetto decreto, per le finalità di cui al presente articolo possono essere utilizzate le certificazioni rilasciate in formato cartaceo. I titolari o i gestori dei servizi e delle attività sono tenuti a verificare che l’accesso ai predetti servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni».
Le verifiche delle certificazioni verdi Covid-19 (Green Pass) sono effettuate con le modalità indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato ai sensi dell’articolo 9, comma 10. Il Ministro della salute, mediante ordinanza, può infine «definire eventuali misure necessarie in fase di attuazione del presente articolo».
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I migliori Muller Thurgau al Concorso Internazionale di Cembra 2021
A caccia dei migliori Müller Thurgau? Una risposta arriva dalla 18° edizione del Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau 2021. Svelati venerdì 30 luglio i risultati. Nel medagliere, 11 cantine trentine, 3 altoatesine, una valdostana e 2 tedesche. In particolare, 14 sono etichette della vendemmia 2020, due del 2019 e una del 2018.
I VINI PREMIATI
Vigneti delle Dolomiti Igt Müller Thurgau 2020, Azienda Agricola Francesco Moser
Vigneti delle Dolomiti Igt Müller Thurgau 2019 “Palai”, Pojer e Sandri
«Si ripete il grande risultato del 2018 – commenta Renzo Folgheraiter, presidente del Comitato Mostra Valle di Cembra – anno in cui avevamo premiato solo Medaglie d’Oro. Una riprova dell’elevato standard qualitativo delle produzioni in gara.
«Anche quest’anno, tra l’altro – aggiunge Folgheraiter – avrebbero meritato la medaglia diverse altre cantine. Ma per regolamento il numero di premiati non può superare il 30% delle etichette partecipanti».
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