Categorie
degustati da noi news news ed eventi vini#02

Tommaso Inghirami e Fattoria di Grignano: un po’ sintesi, un po’ romanzo

Tommaso Inghirami e Fattoria di Grignano sintesi romanzo poggio dei gualtieri chianti rufina camicie ingram michele ferrero franco bernabei
Michele Ferrero
per l’attitudine di guardare oltre alle cose, senza fermarsi all’apparenza. Franco Bernabei per la capacità di rendere liquido (d’eccellenza) un territorio, in maniera altrettanto visionaria. L’imprenditore “papà della Nutella” da una parte. L’enologo noto come “Mr Sangiovese”, dall’altra. Se è vero che ogni persona è al pari sintesi e romanzo, Tommaso Inghirami potrebbe essere preso ad esempio lampante. Dopo essersi fatto le ossa in diverse multinazionali – Moncler, Bolton e, appunto, Ferrero, come junior brand manager – il rampollo della famiglia a capo del colosso fiorentino Ingram Camicie è tornato a Pontassieve, a cavallo tra il 2017 e il 2018. Per fare vino. Dedicandosi anima e corpo a Fattoria di Grignano, Tenuta degli Inghirami attiva da oltre 50 anni nella cittadina a 12 chilometri da Firenze.

FATTORIA DI GRIGNANO: DA BERNABEI A CHIOCCIOLI, IN “STILE” FERRERO

Da allora, grazie alla collaborazione con il nuovo enologo Stefano Chioccioli, i vini di Grignano hanno preso un’altra via. Emblematica la vendemmia 2019 di Poggio Gualtieri, Chianti Rufina Docg Riserva che condensa le migliori caratteristiche del Sangiovese d’alta collina, in una veste fresca e dai tannini meno graffianti rispetto alle annate precedenti. Un cambio di passo che non significa rinnegamento del passato. Bensì evoluzione. «Franco Bernabei, l’enologo che ha accompagnato Fattoria di Grignano sin dagli anni Ottanta – spiega Tommaso Inghirami – è per me uno zio. Molto più di un “semplice” professionista: è parte della famiglia. Al mio ritorno in azienda, ho sentito di dover iniziare a produrre vini più affini al mio gusto».

VINI GRIGNANO: GRANDI (VECCHIE) ANNATE E NUOVA IDENTITÀ

«Da grande amante dei vini bianchi friulani – continua il 34enne – ho trovato un’immediata intesa con l’enologo Stefano Chioccioli, che proprio in Friuli ha fatto grandi cose». La mano di Chioccioli, consulente enologo – tra gli altri – della Livio Felluga, segna il cambio di rotta dei vini di Grignano: più immediati e rotondi, godibili sin dalla gioventù. Pur con ottime prospettive, in termini di lungo affinamento. Le terre da cui nascono sono, di fatto, le stesse che hanno dato vita al Chianti Rufina Riserva Docg Poggio Gualtieri 2000, ancora in forma straordinaria (freschezza, purezza del frutto, ulteriore capacità di evoluzione) a distanza di 24 anni dalla vendemmia. Tra le annate più recenti in commercio, inizia ora a farsi apprezzare, più delle altre, una 2013 dalla spiccata acidità. Un’annata – c’è da scommetterci – pronta a dare immense soddisfazioni nel lungo periodo.

PINOT NERO E TREBBIANO NEL FUTURO DI FATTORIA DI GRIGNANO

Tommaso Inghirami non vuole però fermarsi qui. E per comprenderne le ragioni, basta alzare gli occhi verso l’orizzonte di Pontassieve. L’Appennino Tosco-Romagnolo domina il circondario della cittadina medievale, considerata la capitale del Mugello. «Negli ultimi anni – spiega l’erede dell’impero Ingram Camicie – abbiamo acquistato diversi terreni nelle vallate che circondano Pontassieve. Credo che il potenziale ancora inespresso a quelle quote sia immenso. Mi riferisco in particolare al Casentino, una delle quattro vallate della provincia di Arezzo, in direzione Romagna, poco lontana da Pontassieve. A mio avviso una zona interessantissima, in prospettiva, per il Pinot Nero. Ma anche alla Val Tiberina, più ad est. Qui abbiamo acquistato una vigna vecchia di Trebbiano e i primi risultati di vinificazione in anfora hanno dato risultati incredibili». Il primo vino da una varietà a bacca bianca di Fattoria di Grignano sarà presentato nei primi mesi del 2025. L’ennesimo capitolo firmato Tommaso Inghirami. Un po’ sintesi. Un po’ romanzo.


Grignano – Tommaso Inghirami

Via di Grignano, 22
50065 Pontassieve (Firenze)
Tel. 0558398490
Email: info@fattoriadigrignano.com

Categorie
degustati da noi news vini#02

Champagne eterno: degustazione 1985-2006 da Carlo e Camilla

Nove calici. Cinque piccoli produttori. Un arco di tempo di 22 anni (34 se contiamo dal 2018). Questo lo scenario della degustazione organizzata da Bollicine Mon Amour lo scorso 11 giugno da Carlo e Camilla in Segheria, a Milano.

L’ennesima riprova che le bollicine che nascono in quel fazzoletto di terra gessosa possono sfidare i decenni. La dimostrazione che non solo le grandi maison sanno produrre vini longevi, ma anche piccoli produttori attenti ed appassionati. Nove millesimi (rarità in Champagne) in grado di farci riflettere tanto sulle annate quanto sui produttori.

LA DEGUSTAZIONE
Collard-Chardelle 1985. Maison fondata nel 1974 nella Valée de la Marne. 40% Chardonnay, 40% Meunier, 20% Pinot noir. Sei mesi in botte grande prima dell’imbottigliamento. Dégorgement nel 1990,  3g/l il dosaggio.

Figlio di un’annata che ha donato grandi millesimi anche in Italia si presenta di colore dorato con perlage fine, ancora ben presente e cremoso in bocca. Leggera nota ossidativa al naso, non fastidiosa ma che anzi completa ed integra i profumi di marmellata di mela cotogna e crema pasticcera.

Una leggera nota di torrefazione accompagna i sentori di frutta secca. L’acidità è ancora molto via e supporta bene il sorso, sorso ricco della pienezza del frutto, pienezza probabilmente dovuta alla grande presenza di bacca rossa nella cuvée.

Chiude su note di miele e di erbe aromatiche. Uno Champagne in grado di stupire e coinvolgere col suo alternarsi di note tipiche dell’invecchiamento e freschezza di beva.

Champagne de la Renaissance 1989. Siamo ad Oger, Cotes de Blancs. 100% Chardonnay di Oger. Nessun utilizzo di legno. Sboccatura e dosaggio non conosciuti.

Nettamente più verticale del precedente. Evidente il lisato che anche qui si declina in tostatura e note di pasticceria. Leggero sentore balsamico che ricorda la mostarda. Teso in bocca.

Seppur meno acido del precedente regala tutta l’eleganza e l’irruenza di un Blanc de blancs nettamente più giovane. Chiude morbido e mediamente persistente sui sentori fini ed eleganti tipici dello Chardonnay.

Champagne de la Reinassance 1993. 100% Chardonnay di Oger. Nessun utilizzo di legno. Sboccatura 2013. Dosaggio non conosciuto.

Profumi netti. Inconfondibilmente blanc de blanc da chardonnay. Sentori di banana e frutta a polpa bianca matura. In bocca grande acidità e mineralità. “Dritto” come si suol dire. Il tostato si percepisce solo in retro olfattivo sulla persistenza, accompagnato da una piacevole sensazione di caramella d’orzo.

Collard-Chardelle 1993. 50% chardonnay, 25% meunier, 25% pinto noir. Sei mesi in botte grande prima dell’imbottigliamento. Dégorgement nel 2001,  3g/l il dosaggio.

Al primo naso sembra più giovane del suo coetaneo precedente. Poi ecco sentori di fungo e sottobosco, crema e pane appena sfornato che riportano alla complessità del prodotto. perlage ed acidità supportano molto bene il sorso.

Dopo 4 assaggi una cosa appare chiara: più che il millesimo (1993 o 1985-89) il fil rouge è da ricercarsi nella mano del produttore. Evidente infatti il legame 1985-1933 Collard-Chardelle e 1989-1933 La Reinassance più che quello fra i due ’93.

Gustave Goussard 1995. Les Riceys, Cotes de Bar. 60% chardonnay, 40% pinot noir. Dégorgement 2008. 10 g/l. Naso fresco. Frutta ed erbe aromatiche. Prevale la parte “blanc”, il Pinot noir emerge solo quando il calice si scalda un poco.

In bocca entra morbido e morbido sta, si sente il maggior dosaggio. In bocca è pieno, ricorda il precedente 1985 ma con meno note aromatiche. Buona la persistenza.

Guy de Forez 1996. Les Riceys, Cotes de Bar. 100% pinot noir. Sboccatura 2000. 8 g/l. Stesso terroir, millesimi prossimi, dosaggi simili. il Gustave Goussard 1995 e Guy de Forez 1996 sono diversi e rivali.

Naso generoso, profondo, balsamico. Frutti rossi, crema pasticcera, erbe aromatiche. Croccante in bocca, molto sapido. Uno champagne austero, quasi tannico, figlio di un’annata perfetta. Un vino che ha ancora molto da dare e raccontare, da dimenticare in cantina ancora per chissà quanto.

Gustave Goussard, 1998. 60% chardonnay, 40% pinot noir. Dégorgement 2013. 10 g/l.

Meno articolato del 1995. Più teso. Grande freschezza tanto al naso quanto in bocca. Molto fruttato con leggera nota di miele d’acacia. Bella sapidità. Non esageratamente persistente.

Fresnet-Juillet 2000. Verzy, Montagne de Reims.  60% chardonnay, 40% pinot noir. Dégorgement 2004. 10 g/l. Frutta matura e miele al naso, quasi dolce. Evidente la complessità post sboccatura che lo pone in netta contrapposizione al Gustave Goussard 1998. Sottobosco e nocciola che si rincorrono anche nel retro olfattivo e nella discreta persistenza.

Guy de Forez 2006. 100% pinot noir. Sboccatura 2012. 10 g/l. Immediato il confronto col suo omologo millesimo 1996.

Qui il calice è ancora più austero, ancora più chiuso. Appare evidente come questi vini andrebbero aspettati per essere goduti a pieno. Qui ancor più del ’96. Il 2006 è uno champagne che appare semplice ed immediato ma che scalcia sotto la superficie. Ottimo questo paragone a 10 anni di distanza.

Quanto tempo sarà passato dall’inizio della degustazione? Spiacenti, non abbiamo guardato l’orologio, troppo coinvolgenti i vini. Una cosa però è certa: tutti i bicchieri si sono scaldati e nessuno degli champagne si è scomposto. Ottimo indizio di grande qualità ed attenzione produttiva.

Categorie
Approfondimenti

Wine of the Decade: il miglior Champagne dei 2000 è Piper-Heidsieck Rare 2002

La quarta edizione della rassegna Wine of the Decade, organizzata da esperti di wine trade, FINE Champagne Magazine e Tastingbook.com, è stata dedicata agli Champagne prodotti nel decennio 2000-2009. Il compito di stilare la classifica è spettato a un team composto dalla redazione dell’unico magazine al mondo totalmente dedicato allo Champagne, ovvero FINE Champagne Magazine, e dagli esperti di Tastingbook.com. Qual è il miglior Champagne degli anni 2000? Tra il 2015 e il 2016 la giuria ha valutato, in seguito a degustazioni alla cieca, più di 1000 Champagne. Solo i migliori 100 hanno ottenuto l’accesso alla finale, tenutasi a Reims, in Francia. Ad aggiudicarsi la vittoria è PIPER-HEIDSIECK Rare 2002, eletto Champagne of the Decade 2000’s dopo aver sbaragliato la concorrenza di tutte le Cuvée Prestige, bianche e rosé, e di tutti i Vintage Champagne realizzati tra il 2000 e il 2009. Dopo l’eccezionale riconoscimento attribuito dal magazine Wine Spectator a Rare Magnum 1998 e Rare 2002, fregiati rispettivamente del 1° e del 2° posto nella classifica di Dicembre 2015, il successo del Champagne of the Decade è un’ulteriore prova dello straordinario talento del pluripremiato Chef de Cave Régis Camus.

La classifica completa:

1) Piper-Heidsieck Rare 2002
2) Krug Clos du Mesnil 2000
3) Louis Roederer Cristal Rosé 2002
4) Krug Clos du Mesnil 2002
5 ) Dom Pérignon 2002
6) Dom Pérignon Rosé 2000
7) Louis Roederer Cristal 2002
8) Taittinger Comtes de Champagne Blanc de Blancs Brut 2002
9) Louis Roederer Cristal Rosé 2004
10) Dom Pérignon Rosé 2005

Exit mobile version