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Amarone Opera Prima 2025: preview annata 2020 e 100 anni del Consorzio Valpolicella

Amarone Opera Prima 2025 preview annata 2020 e 100 anni del Consorzio Valpolicella programma date e ingresso operatori

Si preannuncia un’edizione memorabile per Amarone Opera Prima 2025, l’evento organizzato dal Consorzio Vini Valpolicella, in programma dal 31 gennaio al 2 febbraio 2025 presso il Palazzo della Gran Guardia di Verona. Con 74 cantine partecipanti e ben 106 giornalisti accreditati provenienti da 26 nazioni, l’iniziativa vedrà il debutto dell’annata 2020 dell’Amarone della Valpolicella. Tutto nel segno di un importante traguardo: i 100 anni del Consorzio Vini Valpolicella, uno degli enti più rappresentativi del Made in Italy enologico nel mondo.

«In questa speciale edizione – sottolinea il presidente Christian Marchesini – Amarone Opera Prima guarda al futuro e, in particolare, ai nuovi margini di potenziale crescita della denominazione in uno scenario evolutivo accelerato, che ci impone un cambio di paradigma fondato su strategie e approcci rinnovati. Un impegno che ci vede sempre più attivi sul fronte della promozione e che le aziende stanno premiando sia in termini di partecipazione record all’evento che di adesioni al Consorzio, con 51 nuovi associati nel 2024».

AD AMARONE OPERA PRIMA 2025 DEBUTTA L’AMARONE 2020

Fulcro dell’evento sarà il debutto ufficiale dell’annata 2020 dell’Amarone, protagonista delle degustazioni tecniche e ai banchi d’assaggio. L’Amarone, simbolo della Valpolicella, si conferma icona della tradizione vinicola italiana, pronta a consolidare il suo posizionamento sui mercati internazionali. L’evento si aprirà venerdì 31 gennaio, con una giornata riservata alla stampa specializzata. Spiccano due masterclass: “Amarone: iconic of fine dining in the world’s 50”, guidata dall’esperto JC Viens, che presenterà una selezione di Amarone presenti nelle carte vini dei 50 migliori ristoranti del mondo (ore 10:30); “La memoria del tempo, un viaggio tra le annate storiche di Amarone”, curata dal MW Andrea Lonardi, vicepresidente del Consorzio (ore 15:00).

AMARONE OPERA PRIMA 2025, INGRESSO PUBBLICO E OPERATORI

A rendere ancor più esclusiva la giornata, il pranzo stellato firmato dallo chef Giancarlo Perbellini al Teatro Filarmonico. Sabato 1° febbraio, l’attenzione si sposterà sul focus “Valpolicella: 100 anni tra passato e futuro della denominazione”, con interventi di Christian Marchesini, presidente del Consorzio e Carlo Flamini dell’Osservatorio del vino di Unione Italiana Vini. Seguirà l’inedito spettacolo teatrale “Amarone, epopea in Valpolicella”, scritto e interpretato da Andrea Pennacchi. Dalle ore 12:30, via alle degustazioni ai banchi dei produttori, che dalle 16:00 apriranno le porte anche agli amanti dell’Amarone. Domenica 2 febbraio, l’evento sarà dedicato agli operatori del settore, con degustazioni aperte dalle ore 10:00 alle 17:00. L’ultima giornata di Amarone Opera Prima 2025 si concluderà con un aperitivo tematico: “Valpolicella: freschezza e creatività nel calice”, a cura del Gruppo Giovani del Consorzio.

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Oltrepride: Frecciarossa compie 100 anni di orgoglio in Oltrepò e presenta Anamari 2017

Più che un vino, una dichiarazione d’amore e d’orgoglio. Frecciarossa compie 100 anni e li celebra con una nuova etichetta, che sa di tradizione e futuro: Anamari 2017, Rosso Riserva Oltrepò Pavese Doc. Un vino legato a doppio filo al territorio pavese, ottenuto con le uve autoctone Croatina, Barbera, Uva rara e Vespolina. Solo 2297 bottiglie, più 50 magnum.

Una chicca che esalta le potenzialità dell’Oltrepò e dà il via a un progetto che potrebbe coinvolgere altri produttori. A spiegarlo è proprio Valeria Radici Odero, quarta generazione della famiglia di origini genovesi arrivata a Casteggio (PV) nel 1919: “La nostra zona ha bisogno di un vino identitario forte, che provenga esclusivamente da qui”.

Il Pinot Nero, pur importante per l’Oltrepò e per la nostra azienda, cresce in Oregon, in Borgogna, in Alto Adige. Croatina, Barbera, Uva rara e Vespolina sono nostri, sono solo qui. Per questo dobbiamo valorizzarle e puntarci. Sono uve che danno vini rossi da lungo affinamento, con un potenziale infinito”.

Parole che assumono un’importanza ancora più marcata, se si considera quanto Frecciarossa – azienda di 20 ettari complessivi, più 3 pronti ad essere impiantati – sia legata al Pinot Nero. Non ultimo con eccellenze mondiali come l’etichetta “Giorgio Odero“, Noir di rara finezza e longevità.

“Pensando ai nostri cent’anni e all’identità forte di cui ha bisogno l’Oltrepò pavese – chiosa Valeria Radici Odero – siamo tornati a fare questo vino di cui avvertiamo la necessità, assieme a un altro ristretto gruppo di produttori”.

Tra le ipotesi, anche quella di trovare un nome comune per tutti i vini ottenuti dall’uvaggio tipico oltrepadano. Del resto, Anamari 2017 non è un vino totalmente nuovo. Piuttosto un ritorno di fiamma.

“Lo produceva mio nonno – precisa Radici Odero – poi è stato ripreso da mia madre Margherita col nome di ‘Villa Odero‘. Fino al 1997, quando abbiamo preso la decisione di vinificare i singoli vitigni in purezza, rinunciando all’uvaggio”.

Anche il nuovo corso dell’etichetta, col suo nome che rievoca i popoli Celti che abitavano l’Oltrepò, è un mix di tradizione e novità. A curarlo sono i due enologi piemontesi di Frecciarossa: il veterano Gianluca Scaglione, in forza da vent’anni alla cantina di Casteggio, e la giovane new entry Cristiano Garella.

Un vino, Anamari 2017, vinificato in tini troncoconici, utili a far esplodere il varietale, il frutto, il terroir, senza snaturare l’uva con i sentori di legno. Gran beva per la nuova etichetta di Frecciarossa, che si conferma ad altissimi livelli anche nel campo dei vini potenzialmente “al bicchiere” al ristorante, visto il sorso tutto sommato semplice, ma mai banale.

Convince Anamari, sopratutto per la lettura del tannino della Croatina: presente in chiusura, ma preso per le briglie da un frutto preciso, croccante. Oltre che da una salinità concentrata, che invita al calice successivo.

“Un vino dalla leggerezza moderna“, come lo descrive Valeria Radici Odero. Parere confermato da Armando Castagno, ospite delle celebrazioni per i cent’anni di Frecciarossa andate in scena ieri a Villa Odero, splendida dimora in stile Liberty di proprietà della famiglia, immersa tra i vigneti di Casteggio.

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Addio al centenario Giustino Bisol, uomo simbolo del Prosecco di Valdobbiadene

Il centenario Giustino Bisol, uomo simbolo del Prosecco e fondatore della cantina Ruggeri, si è spento ieri nella sua Montebelluna (TV). A novembre aveva compiuto, appunto, 100 anni. Di lui resterà sempre il ricordo nella storia della Denominazione veneta, sancita anche da un’etichetta celebrativa: “Giustino B.“.

Giustino Bisol, classe 1919, fin da subito respira il profumo dell’uva e della cantina. Il padre Luigi era enologo, uno dei primi di Valdobbiadene. Giovanissimo combatte nella Seconda guerra mondiale, riportando ferite e medaglie. Prigioniero dopo l’otto settembre 1943, sul finire del conflitto riesce a salvarsi dai campi nazisti con una fuga rocambolesca.

Una volta a casa, prende subito in mano la cantina, poco prima della morte del padre. Trascorso qualche anno, nel 1950, assieme al cugino Luciano, che cederà la sua parte a Giustino nel 1989, dà vita alla Ruggeri.

Fin da subito la cantina si caratterizza per una tenace e dichiarata ambizione qualitativa, la stessa che ancora oggi si esprime nei suoi vini spumanti. Gli anni Cinquanta sono per noi difficili anche solo da immaginare: pochi mezzi, pochi consumi, ma anche poca burocrazia; tanta voglia di fare e tanto lavoro.

Nel 1995, per festeggiare i suoi 50 anni di lavoro nel mondo del vino, fu presentato “Giustino B.“, il vino che porta il suo nome, tuttora il più premiato della cantina. Uomo di poche parole, nel suo breve discorso di ringraziamento, pronunciò una frase che riassume perfettamente il suo modo di essere: “Questi 50 anni mi sono volati via in un attimo, perché ho sempre amato intensamente il mio lavoro”.

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Kettmeir compie 100 anni: brindisi di stile per i pionieri dello spumante in Alto Adige


CALDARO –
I ritocchi in vista della grande festa, come s’addice a una premurosa Dama d’inizio Novecento, sono iniziati ben prima della data fatidica. Tanto che ieri pomeriggio, Kettmeir, si è presentata con l’abito lungo e la “casa” tirata a lucido alle celebrazioni dei suoi primi 100 anni di storia, a Caldaro (BZ).

Un secolo di vita per la cantina fondata nel 1919 da Giuseppe Kettmeir, che produce spumanti dal 1964. Pionieri delle “bollicine” in Alto Adige, insomma. Prima col Metodo italiano (Martinotti). Poi, dal 1992, anche con il Metodo classico (Champenoise), all’insegna di un’etichetta divenuta emblema degli sparkling altoatesini: l’Athesis Brut.

Quanto sia stata azzeccata la scelta compiuta nel 1986 da Franco Kettmeir, che ha individuato in Santa Margherita Gruppo Vinicolo “l’erede ideale per l’impresa di famiglia”, è parso chiaro ieri alle celebrazioni del centenario.

Gli investimenti ricamati attorno al gioiellino altoatesino dal colosso di Fossalta di Portogruaro (VE) – ben 242 milioni di euro spesi nelle dieci tenute sparse per l’Italia nel periodo 2005-2019 – hanno consentito a Kettmeir di dotarsi, negli ultimi anni, di strumentazioni all’avanguardia assoluta.

Dalle presse alle decine di serbatoi di acciaio utili alle micro vinificazioni, passando per l’impianto geotermico che ha abbattuto a un decimo i costi (e le emissioni) di una cantina divenuta sempre più green e attenta alla qualità assoluta.

Strumenti utilissimi nelle mani dell’enologo Josef Romen. Uno con le idee chiare sul senso del proprio lavoro: “Si parla tanto di territorio, e allora noi vogliamo che si senta da quando si mette il naso nel bicchiere. Chi beve Kettmeir deve pensare: ecco l’Alto Adige”.

Un puzzle di 60 ettari, che sarebbe meglio definire microcosmo. La cantina, di fatto, possiede un solo ettaro, interamente allevato a Moscato Rosa. La parte del leone spetta ai 40 soci viticoltori. Sessanta ettari complessivi, estremamente frazionati. Si va dai 326 metri quadrati ai 5 ettari, dislocate in diverse zone vocate.

Maso Reiner, sulla sinistra-Adige, a pochi chilometri dal confine con la provincia di Trento, poggia su un terreno calcareo che è ideale per la coltivazione di Pinot Nero e Chardonnay. Riceve il sole dalla tarda mattinata ed è protetto dalle correnti più fredde grazie alle montagne sovrastanti.

Maso Ebnicher, più a nord, guarda il massiccio del Catinaccio e domina la città di Bolzano. Il terreno qui è sabbioso, d’alta collina, caratterizzato da un’elevata pendenza. Un luogo dove la coltivazione può davvero considerarsi eroica, ma dove cresce il miglior Müller Thurgau di Kettmeir.

Grande rilevanza, specie nella produzione dello spumante Alto Adige Doc, anche al Pinot Bianco. La rinascita di della tradizione spumantistica regionale si deve proprio alla presentazione, del primo sparkling sudtirolese del Dopoguerra, avvenuta nel 1965 alla Fiera del Vino di Bolzano: la “Grande Cuvée” di Pinot Bianco.

Uno Charmat lungo – tuttora in produzione – che costituisce una buona fetta delle 420 mila bottiglie complessive prodotte annualmente da Kettmeir. Ben 85 mila bottiglie sono di Metodo classico, su un totale di circa 350 mila prodotte in Alto Adige. Una parte rilevante, dunque, nell’ambito di quella che resta ancora una nicchia.

Non a caso Gaetano Marzotto, presidente del Gruppo Vinicolo Santa Margherita (vendite per 177 milioni di euro nel 2018), ha definito in occasione del suo discorso per i 100 anni di Kettmeir “un gioiello”. “Un brand che può contare su una forte caratterizzazione e uno stile inconfondibile”, ha aggiunto l’amministratore delegato Ettore Nicoletto.

LA CENA DI GALA: STELLE IN CUCINA

Per celebrare i primi 100 anni di storia, Kettmeir ha pensato in grande. Una cena stellata “a quattro mani”, curata con maestria dagli chef Anna Matscher (“Zum Löwen” di Tesimo) e Claudio Melis (ristorante “In Viaggio” di Bolzano).

Antipasto – Claudio Melis: “Sangue di Rapa” (Rapa rossa affumicata, Kefir, Crescioni)

Un piatto “di terra e territoriale”, rivisitato in chiave estremamente moderna e abbinato al Lago di Caldaro Classico Doc 2017 Kettmeir.


Primo piatto – Anna Matscher: “Risotto ai tre pomodori gialli”

Giallo come l’Alto Adige Doc Chardonnay “Vigna Maso Reiner” 2017 Kettmeir in abbinamento, ancora un po’ troppo condizionato dal legno e degno, a maggior ragione, di piatti ancora più strutturati (secondi a base di carne).


Secondo piatto – Claudio Melis: “Maialino Cinturello Orvietano – New York, Tokyo, Sardegna”

Maialino Cinturello Orvietano, selezione Alfredo Angeli e cinta senese in purezza. Poi, a parte, alcuni ricordi di viaggio dello chef, che delizia con la testina salmistrata di maialino impanata e fritta, servita con maionese e senape.

In abbinamento l’Alto Adige Doc “1919” Riserva Extra Brut 2013, la “novità” del 2019 Kettmeir: il vino del centenario non poteva che essere un Metodo classico. Siamo all’apice della qualità degli spumanti della casa di Caldaro, che con questa etichetta mette nel calice due delle grandi caratteristiche dell’enologia altoatesina: potenza e finezza.


Dessert – Anna Matscher: “Zuppetta alle erbe aromatiche, sorbetto al basilico rosso e all’ananas

Chiusura deliziosa e all’insegna della freschezza per la cena celebrativa dei 100 anni di Kettmeir. Dal piatto si liberano intensi i profumi di mentuccia e delle altre erbe della montagna altoatesina.

Un po’ come stare in un prato, ovviamente con un ottimo calice di vino. In questo caso l’Alto Adige Doc Moscato Rosa 2018 “Athesis” Kettmeir, prelevato da vasca ma già in grado di mostrare tratti dell’equilibrio che sarà, tra potenza, dolcezza e freschezza.

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La Scolca: nuova cantina e Lounge per festeggiare i (primi) 100 anni di storia


GAVI –
La Famiglia Soldati ha aperto la porte di casa La Scolca per l’inaugurazione della nuova cantina e della nuova Lounge, autentico gioiello nel territorio di Gavi, in Piemonte. Il nuovo spazio si affaccia sulle colline del Monferrato, culla del vitigno Cortese.

La nuova struttura, costruita in un edificio adiacente alla sede storica, è dotata delle più moderne tecnologie. Comprende infatti anche un laboratorio di analisi interno, utile allo staff enologico ed agronomico. Migliorie che aiuteranno la famiglia Soldati a centrare l’obiettivo del prossimo futuro: il milione di bottiglie.

A benedire l’inaugurazione, avvenuta venerdì 24 maggio, è stato il tasting dei vini La Scolca in abbinamento alle creazioni gastronomiche di Stefano Di Bert dell’Antica Hostaria Pacetti di Genova. Lo chef e sommelier friulano, genovese d’adozione, ha deliziato i palati degli ospiti con gustose specialità liguri.

La Tenuta è oggi aperta al pubblico, con l’opportunità di prenotare la propria visita e wine experience sulla base di vari format e percorsi personalizzati. Nuovi spazi pensati dunque in un’ottica enoturistica, ma non solo. La famiglia Soldati offre la possibilità di organizzare Master Class ed incontri formativi per sommelier.

L’inaugurazione della nuova cantina e lounge è il coronamento di un anno importante per la cantina piemontese. Quello dell’anniversario dei 100 anni, che vede La Scolca protagonista in Italia e all’estero con eventi e investimenti in nuovi mercati. Un’azienda dinamica, in crescita ed evoluzione, presente in 45 Paesi.

Per noi è un momento speciale – sottolinea Giorgio Soldati – siamo giunti alla terza fase. Abbiamo iniziato con la Casa di Caccia, per poi arrivare al secondo ampliamento, ed oggi eccoci qua con la nuova Lounge e cantina, a conferma del nostro desiderio di guardare al futuro e alle nuove generazioni della famiglia”.

“E’ proprio grazie ai continui investimenti sul territorio che La Scolca può competere nel mercato globalizzato odierno, sempre più complesso e competitivo, sul quale siamo presenti con quasi 1 milione di bottiglie”, aggiunge Chiara Soldati.

Una cantina con gli occhi rivolti all’estero, con i prossimi appuntamenti internazionali: Simple Wine Expo a Mosca (31 maggio – 2 giugno), Kiev Wine Festival (8-9 giugno), un “Aperitivo dei 100 anni” all’Unopiù Store di a Monaco (18 giugno), ed il lungo road show negli Stati Uniti, previsto per agosto e settembre con il nuovo importatore americano Shaw Ross.

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