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Sì al Prosekar nella Doc Prosecco: “Solo così conquisterà la fama che gli spetta”

“Il Prosekar conquisterà la fama che gli spetta e potrà mantenere questo nome solo se compreso nella Doc Prosecco. Un’altra opzione non esiste, in quanto né la legislazione nazionale né quella europea consentono alternative”. È quanto sostengono i produttori dell’Associazione Društvo Prosekar riguardo al vino rilanciato nel 2011 dalla Kmečka Zveza – Associazione Agricoltori, con la collaborazione dei produttori vitivinicoli Edi Kante e Andrej Bole.

Una risposta alla “posizione ostativa” dell’Associazione viticoltori del Carso (Društvo Vinogradnikov Krasa) riportata nei giorni scorsi da WineMag.it, rispetto all’inserimento del vino Prosekar nella Doc Prosecco.

“Stupisce che ad opporsi a tale inclusione sia un gruppo di viticoltori che non produce questo tipo di vino“, scrive l’associazione Društvo Prosekar in una lettera indirizzata alla nostra redazione: “La strada perorata dagli oppositori all’inserimento del Prosekar nella Doc Prosecco porterebbe soltanto all’abbandono del nome storico, depauperando la comunità e il territorio delle proprie radici e della propria identità”.

Poiché giustamente non vogliamo rinunciare al nome, né come associazione né come comunità, riteniamo che solo una sincera e solida collaborazione con il più grande Consorzio di produttori di vino al mondo, il Consorzio per la tutela della Doc Prosecco, possa portare benefici e vantaggi all’intero nostro territorio”.

Le regole, il metodo di produzione e il territorio nel quale verranno coltivati i vigneti destinati alla produzione del Prosekar, continuano i produttori, “dovranno essere necessariamente condivisi e determinati anche dalla nostra associazione, dando così finalmente l’opportunità di portare nel mondo anche lo storico nome del nostro vino Prosekar”.

Siamo dell’opinione che, come Comunità non dobbiamo chiuderci e arroccarci, ma dobbiamo piuttosto aprire i nostri orizzonti e sfruttare le opportunità che ci vengono offerte. Non dobbiamo sempre guardare al forestiero come ad un rivale foriero di un nebuloso futuro, ma piuttosto come ad un’ulteriore possibilità che ci spalanca una finestra su un mondo di future opportunità”.

Un percorso che Društvo Prosekar definisce “lungo e ripido, ma avvincente, come gli impervi gradoni di pietra che dal mare salgono verso l’Altopiano carsico”.

“Siamo convinti che riusciremo nel nostro intento solo ed esclusivamente con l’attiva collaborazione di tutti gli attori che amano la nostra terra – si legge ancora nella lettera inviata a WineMag.it – ed hanno a cuore lo sviluppo del territorio, che un giorno tramanderemo ai nostri discendenti. Per questi appassionati, le porte della nostra associazione saranno sempre aperte”.

LE ORIGINI DEL PROSEKAR

Il Prosekar è un vino spumante con cinque secoli di storia, determinante anche nelle vicende moderne del Prosecco, tanto da aver dato il nome a quella che oggi è la Denominazione veneto-friulana e ieri era l’uva (Glera).

Un vino strettamente legato ai terrazzamenti posti tra il castello di Miramare e i comuni di Prosecco, Contovello e Santa Croce, in provincia di Trieste: tre centri abitati che, insieme, contano meno di 5 mila abitanti. Un vivo testimone della secolare tradizione vitivinicola locale.

“L’Associazione Društvo Prosekar – spiegano i vignaioli – è nata nel 2017 dalla scelta ponderata degli abitanti locali, anche a seguito del quasi totale mancato rispetto degli impegni sottoscritti nel primo Protocollo sul Prosecco Doc, firmato nel 2010, tra gli altri, anche dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia”.

Lo scopo principale dell’associazione Društvo Prosekar, di fatto, è quello di “contribuire al rilancio, allo sviluppo e alla tutela della tradizione vitivinicola a Trieste e del nome di un vino spumante ricco di storia”.

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Di Davide Bortone

Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell'informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all'estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la "Guida Top 100 Migliori vini italiani" e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell'Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.

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