Intervenire in modo organico e non temporaneo sulla disciplina agevolativa delle accise dovute dai produttori di birra. È questa l’indicazione fornita dalla Commissione Agricoltura della Camera nel parere approvato in merito alla Legge di Bilancio 2025, in discussione a Montecitorio. Due in particolare gli interventi segnalati. In primis dal 1° gennaio 2025 ridurre stabilmente le accise sulla birra prodotta in Italia a 2,97 centesimi grado plato.
In secondo luogo prevedere una riduzione del 50% dell’aliquota di accisa, in luogo dell’attuale 40%, per i birrifici con produzione annua non superiore a 10 mila ettolitri, del 30% per i birrifici da 10 a 30 mila ettolitri e del 20% per chi produce dai 30 ai 60 mila ettolitri. Una posizione che raccoglie l’approvazione tanto di Unionbirrai quanto di Assobirra.
«Riteniamo davvero lodevole l’attenzione dedicata al comparto brassicolo – commenta Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai –. Il parere della Comagri Camera ribadisce una proposta che il settore porta avanti da tempo e che, ci auguriamo, possa divenire realtà dopo diversi tentativi in differenti provvedimenti».
«Siamo consci che adesso si entrerà nella fase più complicata della Legge di Bilancio – afferma il Presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo –. I partiti di maggioranza, cui auspichiamo si aggiungano anche quelli di opposizione, con slancio hanno ribadito che profonderanno ogni sforzo per convincere il Governo a reperire le risorse necessarie (6,9 milioni di euro) per una riduzione delle accise, che servirebbe a far crescere e recuperare competitività all’industria birraria nazionale».
IL PESO DELLE ACCISE
L’aumento delle accise sulla birra ha avuto delle conseguenze sull’intera filiera. Ha colpito i produttori, già alle prese con costi sempre molto alti e ormai divenuti strutturali, e ridotto i margini degli esercenti. Pesa inoltre anche sul consumatore, perché l’accisa è gravata d’IVA e fa parte della costruzione del prezzo lungo tutta la catena del valore. In una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa mentre su una bottiglia da 0,66 l in offerta, il formato più venduto e popolare in Italia al supermercato, questa tassa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita.
«Le dinamiche degli ultimi 18 mesi confermano che esiste una correlazione inversa tra l’aumento delle accise e l’andamento del mercato e in particolare la competitività della produzione nazionale – spiega Pratolongo –. Dopo il primo aumento del gennaio 2023 il comparto è entrato in contrazione, protratta dopo il secondo aumento nel gennaio 2024. Nel primo semestre del 2024 i dati riportano un aumento delle importazioni da Paesi europei con tassazione fino a 4 volte inferiore a quella italiana».
L’ITER DI LEGGE
La manovra di Bilancio è entrata nel vivo questa settimana con il ciclo di audizioni in Commissione Bilancio e con i pareri che saranno espressi dalle Commissioni permanenti. L’intenzione della maggioranza è di seguire un calendario serrato per arrivare all’approvazione in prima lettura entro la prima settimana di dicembre, infatti il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato all’11 novembre.
«Siamo consci della congiuntura economica e degli sforzi che il Paese intero deve compiere per riassettare i bilanci pubblici. Questi interventi, con un dispendio economico limitato, possono – aggiunge Ferraris – concretamente sostenere le piccole produzioni nazionali emergenti, proseguendo in un percorso iniziato negli anni scorsi. L’auspicio rimane quello di una disamina completa per revisionare le norme che regolano il comparto brassicolo nazionale in maniera organica».
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