Nessun giro di parole, nessuna risposta di circostanza. Monika Reule, Managing Director del Deutsches Weininstitut (DWI – German Wine Institute), l’organizzazione che si occupa della comunicazione e del marketing dell’industria del vino in Germania, risponde alle 10 domande di WineMag.it e disegna i contorni di una Prowein Trade Fair 2020 sfumata al 2021. Reule non sfugge neppure a un commento sulla scelta di Veronafiere di posticipare Vinitaly a giugno: “È destinato ad essere cancellato – sostiene – alla luce degli sviluppi dell’emergenza Coronavirus Covid-19“.
Dalle risposte, sincere e schiette, emerge tuttavia il peso differente che le due “Fiere” del vino hanno nei rispettivi Paesi. Sbagliato, dunque, considerare il “modello tedesco” (rinvio al 2021) come un esempio assoluto, specie dal punto di vista etico. ProWein, per la Germania, non vale quanto Vinitaly per l’Italia.
Lo dicono i numeri di un comparto, quello del vino, che nel Bel paese vale circa 11 miliardi di euro, ovvero l’8% circa dell’intero segmento Food&Beverage. Sono circa 2 mila le imprese attive, capaci di generare 6,4 miliardi di export. I tedeschi si fermano a poco più di 300 milioni di euro, cifra record assoluta stilata nel 2019. Di seguito l’intervista integrale, disponibile anche in lingua inglese.
- Monika Reule, può chiarire ai lettori italiani qual è lo scopo del Deutsches Weininstitut (DWI)?
Il Deutsches Weininstitut (DWI), o German Wine Institute, è l’organizzazione di comunicazione e marketing dell’industria vinicola tedesca, responsabile della promozione generica della qualità e delle vendite del vino tedesco sul territorio nazionale e all’estero.
In primo luogo, si tratta di relazioni con la stampa e pubbliche relazioni; realizzazione di campagne informative, compresi eventi dedicati; partecipazione a fiere nazionali e internazionali, nonché organizzazione di presentazioni ed eventi enologici in tutto il mondo, in collaborazione con produttori di vino tedeschi.
Inoltre, l’Istituto tedesco del vino fornisce regolarmente servizi di informazione e pubblica opuscoli informativi, pubblicazioni e materiale promozionale; conduce programmi di formazione e seminari, in particolare per l’industria del vino e dell’ospitalità, nonché ricerche di mercato.
DWI fornisce inoltre consulenza all’industria vinicola su questioni relative alla promozione delle vendite nazionali e internazionali. Oltre alla sede dell’istituto a Bodenheim, ci sono uffici “Wines of Germany” in 14 importanti mercati esteri per le esportazioni di vino.
- Quali sono le dimensioni del settore vitivinicolo tedesco?
La Germania ha 13 regioni viticole con una superficie totale di vigneto di 103.079 ettari (2019). Due terzi dei vigneti sono coltivati a varietà di vino bianco (68.911 ha). Il Riesling è la più importante varietà di vino bianco tedesco (24000 ha).
Circa il 40 percento di tutti i Riesling nel mondo proviene dalla Germania. In termini di vino rosso, il Pinot Nero (Spätburgunder) è la varietà più importante. Con una superficie di 11.700 ettari, la Germania è il terzo produttore di Pinot Nero al mondo. La media decennale della vendemmia in Germania è di 8,8 milioni di ettolitri.
Tutte le 13 regioni viticole tedesche sono classificate come Denominazione di Origine Protetta (Dop). Una media dell’88% di tutti i vini tedeschi soddisfa lo standard di qualità Dop. L’anno scorso i vini Dop hanno raggiunto una produzione di 7,6 milioni di ettolitri in totale. Sono generalmente etichettati come “Qualitätswein” (vino di qualità) o “Prädikatswein” (“Spätlese” o “Auslese”).
Tutti i vini Dop subiscono analisi annuali di controllo qualità. La quota rimanente è commercializzata come vino a Indicazione geografica protetta (Pdi) etichettata anche come “Landwein”, o come “vino tedesco”, senza alcuna indicazione geografica. In media un milione di ettolitri di vini tedeschi sono stati esportati negli ultimi cinque anni.
Nel 2019 il valore totale delle esportazioni è stato di 305 milioni di euro. Gli Stati Uniti sono il più importante mercato di esportazione del vino in Germania: nel 2019, l’obiettivo delle esportazioni di vino tedesco negli Usa era di 65 milioni di euro, pari al 22%.
Al numero due la Norvegia (26 milioni di euro) seguita da Regno Unito e Paesi Bassi (25 milioni di euro ciascuno). Il valore delle esportazioni di vino verso il quinto mercato di esportazione più importante della Germania, la Cina, è di 17 milioni di euro.
- Quanto vale il giro d’affari del vino, in Germania?
Il mercato del vino tedesco ha un volume totale di 19,5 milioni di ettolitri, suddiviso in 16,7 milioni di ettolitri e 2,8 milioni di hl di vino frizzante. Il consumo pro capite di vino è di 20,1 litri, più 3,3 litri di vino spumante. La Germania è il più grande mercato di consumo di vino spumante al mondo.
Per quanto riguarda la produzione e il consumo di vino tedeschi, la Germania non può produrre abbastanza vino per il mercato interno. L’anno scorso i vini tedeschi avevano una quota di mercato del 45% degli acquisti totali di vino.
Tra i fornitori internazionali, i vini italiani risultano molto richiesti, con una quota di mercato del 16%, seguiti da quelli francesi, con il 12%, e da quelli provenienti dalla Spagna, con il 9%.
A causa di tale situazione di mercato, la Germania è il più grande Paese importatore di vino al mondo e il mercato del vino tedesco è molto competitivo. L’anno scorso sono stati importati 14,6 milioni di hl, per un valore di 2,5 miliardi di euro. I vini italiani hanno la quota maggiore con 5,55 milioni di hl, per un valore di 925 milioni di euro.
- ProWein rinviato al 2021: quali conseguenze dal punto di vista economico, secondo il Deutsches Weininstitut?
Oggi è ancora troppo presto per stimare le conseguenze economiche del rinvio di ProWein per le aziende vinicole tedesche. Con il rinvio della fiera al 2021, quest’anno manca un’importante piattaforma nazionale e internazionale per il settore vitivinicolo tedesco sui mercati nazionali ed esteri.
In alternativa, molti produttori inviano campioni dei loro nuovi vini ai loro clienti per posta, o presentano i loro vini tramite videoconferenze. Numerosi visitatori, soprattutto dall’Europa, hanno anche preso appuntamenti con i nostri produttori di vino nelle cantine, perché i voli per la Germania erano stati ormai prenotati.
- Cosa significa ProWein per il Deutsches Weininstitut?
Il German Wine Institute è lo sponsor concettuale della fiera ProWein e sosteniamo appieno la decisione del suo rinvio. ProWein è la fiera del vino più importante del mondo. La consideriamo una piattaforma ideale per informare rivenditori, acquirenti e sommelier internazionali sulle tendenze e le innovazioni attuali delle regioni vinicole tedesche. Quest’anno, per esempio, abbiamo voluto attirare l’attenzione del pubblico commerciale tedesco e internazionale sui vini rosati e biologici delle regioni vinicole tedesche.
- Pensa che il “business del vino” tedesco e quello italiano possano essere messi a confronto?
No, penso che le differenze siano troppo grandi. L’Italia produce molto più vino della Germania ed è il più maggiore produttore di vino al mondo. La Germania contribuisce solo all’1,4% alla produzione mondiale di vino.
- Cosa pensa della decisione di Vinitaly (Veronafiere) di rinviare la fiera a giugno?
Non credo che il rinvio sarà confermato, alla luce degli sviluppi più recenti (dell’emergenza Coronavirus Covid-19, ndr) in Italia. Ma spetta agli organizzatori di Vinitaly decidere su questo. Durante la discussione su un possibile rinvio della fiera ProWein, il business del vino tedesco non ha sostenuto affatto questa opzione.
- Quale pensa possa essere la risposta dei buyer tedeschi per Vinitaly a giugno?
Non abbiamo alcuna informazione al riguardo.
- Quali sono i “punti chiave” per i produttori di vino tedeschi, nel 2020 e nei prossimi anni?
A causa dei cambiamenti climatici e delle temperature in aumento, è importante che i produttori di vino tedeschi mantengano la leggerezza e la freschezza come caratteristiche distintive dei loro vini bianchi, perché i consumatori preferiscono questo tipo di vino. Inoltre, le condizioni meteorologiche estreme sfidano il business del vino tedesco.
Secondo i dati in possesso del Deutsches Weininstitut, gli esportatori tedeschi di vino prevedono quest’anno una maggiore concorrenza sui mercati internazionali del vino, in particolare in considerazione delle tariffe commerciali statunitensi del 25% sui vini tedeschi, dell’impatto della Brexit e delle incertezze presentate dal Coronavirus.
- Esiste un nuovo “stile” o una “nuova tendenza” rilevante nella produzione vinicola tedesca?
I vini delle regioni tedesche vengono sempre più offerti in stili “secchi”. La quota di vini secchi “Qualitätswein” e “Prädikat” è arrivata al 48% nel 2018. Nel 2000, solo un terzo dei vini è stato imbottigliato in questo stile. D’altro canto, la percentuale di vini medio-secchi al 21% è rimasta sostanzialmente invariata per quasi 20 anni.
Lo stile e l’immagine del vino rosato tedesco sono cambiati significativamente negli ultimi anni. Oggi, l’attuale generazione dei nostri rosati convince con molta più frutta e carattere. Inoltre, sono sempre più posizionati nel segmento “premium”. Oltre a ciò, non sono più semplicemente percepiti come puri vini estivi.
Sono invece apprezzati durante tutto l’anno, in tutte le fasce demografiche dei consumatori. Negli ultimi anni, il 10% di tutti i vini acquistati in Germania erano rosati. Infine, la produzione tedesca “Sekt” ha registrato un notevole aumento della qualità negli ultimi anni.
I nostri “Sekts” sono spesso sottovalutati, sebbene possano competere con gli spumanti internazionali. Una specialità è il nostro “Winzersekt” (“Winegrower’s Sekt”) ottenuto da uve vinificate col metodo tradizionale. Con 9 milioni di litri, detengono una quota del 3% del consumo totale tedesco di Sekt di circa 275 milioni di litri.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.