L’Associazione Vino Rosa Italiano, la cui costituzione è stata comunicata poche ore fa agli organi di stampa, fa già discutere. L’iniziativa è finita nel mirino di Rosautoctono, l’Istituto del vino rosa autoctono italiano, che sta valutando gli estremi di un’azione legale.
L’Istituto, riconosciuto dal Ministero a marzo 2019, vede la compartecipazione di 6 Consorzi del vino italiano, con i loro “vini rosa”: Bardolino Chiaretto, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Bombino Nero, Salice Salentino Rosato e Cirò Rosato.
Così Franco Cristoforetti, raggiunto al telefono da WineMag.it: “Prima di tutto – commenta – prendiamo ufficialmente le distanze da questa neonata Associazione, con la quale non centriamo nulla”.
“L’Istituto del vino rosa autoctono italiano ‘Rosautoctono’ è stato costituito con atto notarile presso il Ministero dell’Agricoltura, nel marzo del 2019 – continua – e ne è stato dato ampio risalto da parte di tutta la stampa di settore”.
“La neonata associazione è il frutto di un’iniziativa privata contro la quale saremo costretti a un’azione legale, dal momento che tre delle parole utilizzate fanno parte del nome del nostro stesso Istituto: ‘vino‘, ‘rosa‘ e ‘italiano‘. Faremo quello che è giusto fare di fronte a questo tipo di situazioni”, annuncia Cristoforetti.
“Un mondo di vino Rosa Italiano è possibile”, è lo slogan della neonata Associazione che, nel comunicato stampa inviato nelle scorse ore, dichiara di riunire “un gruppo di ‘uomini del vino’ provenienti da diverse esperienze nel settore che, con spirito ed orgoglio, sono pronti alla diffusione del verbo ‘Rosa’ nel mondo”.
“Lo scopo primario dell’Associazione – si legge ancora – è diffondere e migliorare, in ambito nazionale ed internazionale la conoscenza e la cultura del Vino Rosa Italiano di qualità”.
Per la neonata associazione, “in Italia si riscontra una frastagliata concezione di intendere i vini, le loro differenze sostanziali all’interno delle stesse aeree di produzione, i colori, le sfumature”.
“La maggior parte dei vini avevano semplicemente il nome di ‘Rosato’ o ‘Rosè’, senza identificazione alcuna che riconducesse ad un spirito di produzione, con etichette senza distinzione”, continuano i promotori dell’associazione.
Altro scopo dell’Associazione Vino Rosa Italiano è “unire sotto una bandiera nazionale tutte le anime della produzione italiana”. Un’impresa definita “titanica”, viste “le differenziazioni che ogni territorio esige”.
“Non ci siamo arresi – scrivono i promotori – e spinti da quella forza di divulgare, promuovere nel mondo il Vino Rosa Italiano, abbiamo fondato l’Associazione Vino Rosa Italiano’, un sodalizio nazionale di produttori che valorizzi i vini ‘Rosa’ di qualità. Ne faremo delle belle“. La prima, forse, sarà trovare un (buon) avvocato.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.