Sul sito web ufficiale della Doc Prosecco, Trieste e provincia vengono descritte come «un altopiano che regala emozioni». Una descrizione quantomeno soggettiva, stando ai malumori che regnano da oltre 10 anni fra Treviso e i produttori del Carso. Domani, un’altra goccia potrebbe far traboccare il vaso già colmo, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.
A promettere battaglia ai microfoni di WineMag.it è Matej Skerlj. Il presidente dell’Associazione Viticoltori del Carso, domani farà gli onori di casa in occasione del convegno d’apertura di Mare e Vitovska in Morje 2021, al quale è atteso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli.
«Ci sarà da ballare – anticipa Skerlj – esprimeremo concetti un po’ caldi, “talebani”. Vorremmo restare padroni del nostro territorio. Qui sul Carso, negli ultimi anni, abbiamo subìto delle Doc “di cappello” come Doc Prosecco, Doc Friuli Venezia Giulia, Doc Pinot Grigio che non ci appartengono».
RISCHIO BOOMERANG: «LE DOC DI CAPPELLO HANNO FALLITO NEL CARSO»
Se un produttore del Carso registra un vigneto in un’altra Doc, per esempio quella del Prosecco, si sa bene che le decisioni su quell’appezzamento saranno prese presumibilmente da un collega di Conegliano che ha ettari quanta mezza Lombardia. Uno che non conosce assolutamente le condizioni e le esigenze di questo territorio. Il motivo è presto spiegato: le Doc non funzionano in democrazia, ma come delle Spa. Chi ha più ettari ha il potere decisionale»
Un’entrata in scivolata sul tema, caldissimo, dei meccanismi di rappresentatività all’interno dei Consorzi del vino italiano. Una querelle che, a livello nazionale, sembra interessare solo alla Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi). L’unica a richiedere una revisione dei criteri, nel silenzio delle associazioni di categoria.
Proprio per difendere gli interessi dei produttori del Carso, Matej Skerlj non vuole perdere l’occasione dell’incontro con Patuanelli. «Con tutte queste “Doc di cappello” non si parla più di territorialità – ammonisce il presidente dell’associazione carsolina -. Siamo di fronte all’abc di come perdere l’identità di un territorio. Un po’ come dare le chiavi di casa a uno sconosciuto. Queste Doc vogliono dire perdere il contatto con le nostre radici, i nostri suoli, la nostra storia. E non avere la possibilità di costruire il futuro per i nostri figli».
IL LOGO UFFICIALE DEI PRODUTTORI DEL CARSO
Al contrario, l’Associazione Viticoltori del Carso intende «rimanere padrona dell’identità locale». E «costruire la promozione su questo territorio e sulla Vitovska, non su progetti campati in aria che fanno favori solo alle grande aziende e ai grandi portafogli». Da qui il progetto di «un logo del Carso».
Un’azione di marketing territoriale – anticipa Matej Skerlj a WineMag.it – che non comprenda solo il vino, ma metta in rete una serie di disciplinari che interessano anche il food. Il vino da solo non fa molta strada senza altre filiere. Qui abbiamo olio, prosciutto, formaggio, miele. Una squadra di imprenditori del territorio, interessati a promuoversi in giro per il mondo».
Del logo, allo studio con il Gal guidato da David Pizziga, esiste già una bozza, che dovrebbe essere approvata e presentata entro fine anno. Più criptiche le logiche dei disciplinari. «Sul fronte del vino potranno adottare il logo del Carso tutti i produttori aderenti alla Doc Carso. Biologico certificato? No – risponde Skerlj – il territorio non è ancora pronto, ma è nel mio profondo volere, alla prima occasione di revisione del disciplinare, almeno eliminare i diserbanti».
Il macro obiettivo è chiaro. «Sarà impossibile eliminare la Doc Prosecco dal Carso – sottolinea il presidente dell’Associazione che domani accoglierà in convegno il ministro Patuanelli – ma tutte queste Doc hanno fallito. Il Friuli ha già perso la nomea di regione di grandi bianchi. Un domani perderemo la nomea del Made in Italy, se continueremo su questa strada». All’orizzonte, anzi dietro l’angolo, un tentativo di sterzata. Anzi, di inversione a “u”. Appuntamento alle 15.30, al Castello di Duino.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.