LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino acceso, luminoso, con riflessi dorati. A quattro anni dalla vendemmia, Prato di Canzio 2017 esalta in maniera netta l’impronta vulcanica, sulla pietra bagnata. Ci scivola sopra, composto e ordinato, un cesto di frutta esotica matura.
Si spazia dall’ananas alla papaia, dal mango alla banana, unite ad albicocca e pesca gialla. L’ingresso di bocca è all’insegna delle note avvertite al naso. Non mancano ricordi speziati dolci, in particolare di vaniglia Bourbon, delicati e molto ben integrati.
Prato Canzo continua a divertire al palato, nel gioco prezioso tra note minerali e sapide e la morbidezza succosa della frutta già avvertita al naso. Il finale è fresco e asciutto, capace di chiamare il sorso successivo grazie soprattutto al ruolo della Vespaiola, l’uva regina di Breganze. In definitiva, un vino raffinato, elegante e super gastronomico.
LA STORIA
E pensare che la cantina di Breganze ha scelto di riscoprire il suo blend di uve a bacca bianca, prodotto tra il 1978 e il 1996, solo a partire dal millesimo 2017. Si tratta di un’etichetta storica, tra le più rappresentative della Cantina.
Non a caso riuscì a conquistare anche il gusto di Gualtiero Marchesi, che ne volle un’etichetta personalizzata con il nome del suo ristorante. La produzione fu interrotta nel 1996 in risposta a una tendenza dell’epoca, che privilegiava i vini monovarietali.
A differenza delle annate storiche, in Prato di Canzio 2017 è aumentata la quota di uva Vespaiola, varietà autoctona che ha il pregio di donare freschezza ai vini, non a caso utilizzata a Breganze per la produzione del “dolce non dolce” Torcolato. Diverso anche l’uso del legno, oggi più contenuto.
LA VINIFICAZIONE
L’uvaggio è composto per il 50% da uve Chardonnay, per il 30% da Vespaiola e per il restante 20% da Sauvignon blanc. La vinificazione delle tre uve è differente: in acciaio per Sauvignon e Vespaiola, mentre la fermentazione dello Chardonnay avviene all’interno di barrique di rovere francese.
In fase di affinamento, solo lo Chardonnay trascorre 5 mesi in barrique sui lieviti, mentre le altre due affinano in acciaio, finendo per riposare un anno in bottiglia. Solo 1.300 i pezzi prodotti da Maculan per l’annata 2017.
Il nome Prato di Canzio è legato all’antica storia di Cantium, legionario romano al quale, terminata la carriera militare, fu lasciato in ricompensa un appezzamento di terra a metà tra la collina e la pianura: il praedium Cantii, toponimo da cui deriverebbe il nome della stessa Breganze.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.