Si chiama Resistenti Nicola Biasi la nuova rete di cantine italiane che producono vini da vitigni resistenti: i Piwi (pilzwiderstandsfähig). Il 40enne enologo di Cormons ha deciso di riunire sotto un unico “cappello” la sua Vin de La Neu – Biasi Nicola, Albafiorita, Ca’ Apollonio, Colle Regina, Azienda agricola Barbieri Adele (Della Casa Vini) e Poggio Pagnan. Tutte realtà che si avvalgono della consulenza del winemaker friulano.
Provengono da territori diversi – Friuli, Veneto e Trentino – e coprono una fascia che va dal mare Adriatico alle Dolomiti. «Quando si parla di Piwi – commenta Nicola Biasi – non a caso si fa riferimento a “vini e vitigni del futuro”. Abbiamo il dovere morale di pensare alle generazioni che verranno, lasciando loro un ecosistema che sia salubre e trasmettendo il sapere vitivinicolo che mira all’eccellenza e rende il Belpaese famoso in tutto il mondo. Credo che tutto ciò sia possibile con la viticoltura resistente».
Proprio in questa direzione va il progetto Resistenti Nicola Biasi. «Albafiorita, Ca’ Apollonio, Colle Regina, Azienda agricola Barbieri Adele (Della Casa Vini), Poggio Pagnan e Vin de La Neu – continua l’enologo – scendono in campo per produrre vini che incontrano, dal vigneto alla bottiglia, un lavoro di concreta sostenibilità, in modo particolare grazie ai vitigni resistenti alle malattie fungine, anche noti come Piwi».
PIWI, «REALE SOSTENIBILITÀ»
Questi rappresentano ad oggi la migliore e in alcuni casi l’unica strada efficace per una reale viticoltura sostenibile. La loro naturale resistenza alle malattie fungine permette di ridurre drasticamente il numero dei trattamenti con diversi effetti collaterali positivi: eliminazione della chimica di sintesi, minor compattamento dei suoli, salvaguardia delle risorse idriche e minor produzione di CO2».
Proprio sulla base di quella che il winemaker friulano definisce una «reale sostenibilità ambientale», nonché grazie «all’altissimo livello qualitativo raggiunto da questi vini», nasce la rete di imprese Resistenti Nicola Biasi. «Unendo aziende con gli stessi principi – sottolinea – si lavora per migliorare la qualità e l’immagine dei vini prodotti da vitigni resistenti e non solo».
«Una viticoltura di precisione e un’enologia dedicata e scrupolosa – continua Biasi – permettono di esaltare il potenziale qualitativo di queste nuove varietà e conquistare così anche i palati più esperti e rigorosi. I vini sono frutto di un’etica giovane, duro lavoro e lungimiranza. Per costruire qualcosa di grande, insieme».
I PIWI DEL PROGETTO RESISTENTI NICOLA BIASI
I vitigni resistenti Piwi allevati dalle sei cantine sono ben undici. Albafiorita di Laura Sarti e Dino De Marchi (Latisana – UD) ha Soreli e Sauvignon Kretos. Ca’ Apollonio (Romano d’Ezzelino VI) il Souvignier Gris. La Fattoria Didattica Colle Regina di Farra di Soligo (TV) alleva invece Solaris, Johanniter e Regent.
L’Azienda agricola Barbieri Adele (Della Casa Vini) di Cormons (GO), ultima entrata nel portafoglio di aziende per le quali Nicola Biasi cura la consulenza enologica, ha nel proprio parco vigneti i Piwi Sauvignon Kretos, Fleurtai, Cabernet Eidos e Merlot Khantus. Poggio Pagnan ha avviato la propria sperimentazione con i vitigni resistenti nel 2017, con un ettaro in località Zottier, frazione del Comune di Mel (BL).
I titolari della cantina, Giampaolo Ciet e Alex Limana, fondatori tra l’altro dell’associazione Piwi Veneto, coltivano Bronner, Souvignier Gris e Cabernet Cortis. Hanno inoltre avviato un piccolo vigneto sperimentale, mettendo a dimora altre varietà resistenti alle malattie fungine della vite. Infine, lo stesso Nicola Biasi alleva Johanniter nella sua Vin de La Neu a Coredo, in provincia di Trento.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.