Categorie
news ed eventi

I giovani australiani abusano di vino in bag: è allarme medico

L’ordine dei medici australiani del Royal College of Physicians  (RACP) ha chiesto al governo federale l’aumento delle imposte sul vino a basso prezzo, contenuto nelle ”goon bag”, anche chiamate bag in box il cui elevato consumo tra i giovani, anche durante veri e propri ”goon parties”  sta crescendo in modo preoccupante. Nessun riferimento alla qualità del prodotto, ma ai danni e agli incidenti provocati dalle quantità eccessive che i giovani e anche gli alcolisti consumano dato il prezzo accessibile.

”Non si tratta di impedire che le persone bevano vino, ma si tratta di tassare l’alcol a buon mercato affinché non se ne abusi” ha dichiarato il Presidente del RACP al Daily Post. Gli operatori sanitari  australiani hanno sollecitato il governo ad intervenire quanto prima sull’incremento dell’imposta su questa tipologia di vino, attualmente legata al valore e non al volume, assimilando la tassazione a quella vigente sulla birra”. Secondo i medici, l’aumento delle accise permetterà anche al governo  di tagliare costi sanitari per un valore approssimativo di 1,3 miliardi di dollari, stimando il costo sociale relativo all’abuso di alcol attorno ai 36 miliardi di dollari.

Perplessità espresse da Bruce Tyrell, presidente della Hunter Valley Association che raccoglie i produttori della Hunter Valley, una delle regioni vinicole più note e antiche dell’Australia. Secondo Tyrell la proposta andrebbe ingiustamente a discapito dei bevitori di vino a basso reddito. (foto Mtv.com.au)

Categorie
Birra

A tutta birra a Milano per il Worldbeer 2016

Pullulano le feste della birra a Milano. A pochi giorni dall’Italian Beer Festival un nuovo appuntamento per gli amanti del luppolo. Da venerdì 1 aprile a domenica 3 aprile, all’Acquatica Park di Milano si terrà infatti

un’altra manifestazione legata alla bevanda fermentata più antica del mondo. Stavolta la firma è To Business Agency, collaudata agenzia di organizzazione eventi nota anche per ”In vino Veritas”. Le bionde, le scure e le ambrate saranno anche international. Per la WorldBeer 2016, questo il nome dell’evento sono previste più di 100 birre artigianali provenienti da 70 birrifici mondiali. Immancabile la carovana di food truck a sostegno delle birre e il dj set di sottofondo. Una postazione centrale proporrà oltre 60 ”eccellenze” di birra provenienti da Europa, Stati Uniti e Giappone, ma anche i prodotti made in Italy di 14 birrifici tra cui: Birrificio Castagnero On The Road, Birrificio Alba, Birra Gaia, Birrificio Artigianale Collesi, Brasseria Alpina, Irish Pub, Arte Birraia, I due fiumi, Gioia Bistrò, Birrificio Klec ,Birrificio E20 di gusto. Ingresso gratuito, dalle 18 di venerdì.

Categorie
news ed eventi

Record di presenze ai Roero Days della Reggia di Venaria

Ha attirato oltre 2200 persone la manifestazione ”Roero Days” svoltasi il 20 e il 21 marzo alla Reggia di Venaria e organizzata dal Consorzio di Tutela del Roero. Due giornate nelle quali i visitatori hanno potuto degustare oltre 300 vini provenienti da 60 cantine della zona patrimonio dell’Unesco dal 2014 insieme a Langhe e Monferrato. 500 professionisti di settore ed eno appassionati  hanno potuto partecipare a vari laboratori di degustazione previsti nel programma tra anteprime e verticali di riserve guidate da esperti del mondo del vino.
Durante l’evento è stato  presentato anche l’e-book scritto in inglese ”Wines of Roero” curato proprio da Paolo Zaccaria, su terroir e produttori, che ha lo scopo di far conoscere nel dettaglio un territorio da sempre vocato alla viticultura. Interessante anche la tavola rotonda ”L’identità del Roero Docg e le prospettive di mercato” svoltasi il 21 Marzo che ha visto tra i relatori anche Oscar Farinetti. Gli ettari vitati della denominazione Roero sono più di 1000, per un totale di circa 6 milioni di bottiglie prodotte. Nell’ultimo triennio la denominazione ha registrato incrementi del fatturato pari al 14% per un giro d’affari di 27 milioni di euro di cui il 55% sviluppati nell’export.
Francesco Monchiero, Presidente del Consorzio di Tutela del Roero ha annunciato che la prossima edizione sarà itinerante per raggiungere un numero più elevato di persone e ha anticipato le modifiche che saranno applicate al disciplinare che vedrà l’aggiunta di menzioni geografiche per la valorizzazione delle sottozone e l’inserimento della Riserva per l’Arneis Roero, vino in grado di esprimere elevate potenzialità di invecchiamento, come emerso dalla verticale decennale organizzata durante i due giorni.
Categorie
Birra

Birra e sport, parole d’ordine: “Integrare responsabilmente”

La birra fa bene allo sport agonistico o dilettantistico. In piccole quantità e lontano dallo sforzo fisico può sostituire qualsiasi integratore risultando addirittura più valido per la sua concentrazione di magnesio, fosforo, calcio e vitamina B. A sostenerlo Luca Gatteschi, medico della Nazionale italiana di Calcio e consigliere della Società italiana nutrizione sport e benessere sulle pagine di una rivista medica online. Secondo uno studio pubblicato sull’International Journal of Sport Nutrition inoltre, la reidratazione con birra e acqua non è inferiore a quella apportata con la sola acqua, considerato anche che le birre, in particolare quelle artigianali e non filtrate sono molto ricche di magnesio.

Il quantitativo corretto è di una lattina o bottiglia da 33cl per le donne e massimo due per gli uomini, purché di media gradazione alcolica e da assumere il giorno prima. Ma in generale, la birra come elemento della dieta, apporta anche altri benefici  riconosciuti e comprovati da numerose ricerche scientifiche, sempre bevuta in quantità modeste e responsabilmente.

Il luppolo ha proprietà antiossidanti con effetto neuroprotettivo e potrebbe essere un valido supporto in soggetti diabetici o cardiopatici.  Per il suo contenuto in calcio, assunta dalle donne in pre e post menopausa contrasterebbe l’osteoporosi. In generale, un moderato apporto di alcol rende anche più allegri e socievoli e si sa, chi vive felice vive più a lungo.

Categorie
news ed eventi

I vini dell’Etna al Vinitaly con la Camera di Commercio

Nonostante il ciclone giudiziario che ha investito la Camera di Commercio di Catania gli scorsi giorni, non si ferma l’attività dell’ente. Il commissario ad acta Roberto Rizzo ha infatti annunciato la presenza al Vinitaly 2016, per il tredicesimo anno consecutivo, dei vini dell’etna. Saranno presenti a Verona ventotto aziende catanesi e per la prima volta anche cinque messinesi. Le aziende saranno assistite dalla Camera di Commercio a partire dall’organizzazione dello stand, nelle degustazioni e anche nella facilitazione dei contatti con i buyer. ”Da 13 anni la Camera di Commercio affianca le imprese del territorio etneo a Verona e nel tempo abbiamo potuto osservare risultati importanti, sempre in crescita.
Molti mi chiedono: cosa è cambiato in questi anni? È cambiato tanto. I vini dell’Etna hanno guadagnato molto terreno anno dopo anno, sino a ritagliarsi uno spazio di eccellenza riconosciuto dagli addetti ai lavori ma anche dal pubblico che ama il vino. Ma soprattutto, è cambiato l’atteggiamento delle imprese e delle cantine che vogliono finalmente giocarsi un ruolo da protagonisti. Hanno capito che “esserci” a Verona è fondamentale. Un percorso ricco di successi è anche quello che ottimi vini come il Mamertino, la Malvasia delle Lipari e il Faro, stanno intraprendendo in questi anni, innalzando sempre più in alto il vessillo delle produzioni messinesi” ha dichiarato il segretario generale Alfio Pagliaro, peraltro tra gli indagati dell’inchiesta della procura.
Per presentare l’iniziativa è stato organizzato un incontro sabato 1 aprile, nella sala del Consiglio Camerale del Palazzo della Borsa. “Etna al Vinitaly con la Camera di Commercio di Catania” il nome del convegno che sarà coordinato dal giornalista Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto. Interverranno Giuseppe Castiglione, sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maria Lo Bello, assessore regionale delle Attività Produttive ,  Antonio Cracolici, assessore regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, Dario Pistorio, presidente F.I.P.E. Confcommercio Sicilia, Giuseppe Mannino, Presidente Consorzio di tutela dei Etna Vini Doc e lo chef stellato di Shalai Resort Giovanni Santoro.
Categorie
news ed eventi

Sannio: le ordinanze sindacali mettono a rischio la vendemmia

La drastica limitazione dell’utilizzo di fitofarmaci e glifosate prevista dalle ordinanze di alcuni comuni del Sannio, rischia di mettere a rischio la raccolta delle uve per la prossima vendemmia. A dirlo, Salvatore Falato, Presidente dell’Associazione Strada dei Vini Sanniti e titolare delle Cantine Fontana delle Selve di Castelvenere. Falato non si oppone al divieto di utilizzo del glifosate, erbicida del quale non si conoscono ancora con certezza i possibili danni in termini di salute umana e ambientale, ma non condivide il modo in cui è stato fatto il divieto nelle ordinanze e la generalizzazione dell’utilizzo del glifosate con fitofarmaci.

”Con le particolari limitazioni previste dalle ordinanze c’è il rischio di compromettere seriamente il lavoro nei vigneti necessario alla produzione di uve e di vini, anche per le colture biologiche, con seri danni economici per i produttori già dalla prossima campagna vitivinicola” ha dichiarato alla Gazzetta di Benevento.  Tra i comuni coinvolti proprio Castelvenere, ma anche Guardia Sanframondi e Casalduni, tutte zone a vocazione vitivinicola.

Categorie
news ed eventi

Il vino dell’ultima cena: probabilmente era un Amarone

Domenica i cristiani di tutto il mondo celebreranno la Pasqua. Il nuovo testamento racconta dell’ultima cena che Gesù ebbe con gli apostoli la notte prima della sua crocifissione. L’ultima cena è anche raffigurata in molti dipinti, il più celebre sicuramente il capolavoro rinascimentale di Leonardo da Vinci nel quale Gesù tiene un pezzo di pane vicino alla mano sinistra e il vino vicino alla mano destra. I due elementi rappresentano il sacrificio di Cristo, ma  sarebbero stati naturalmente  presenti in una cena pasquale dell’epoca.

Il pane sarebbe stato certamente azzimo, ma il vino? Quale vino avrebbe consumato Gesù? Se lo sono chiesti anche i creatori di una nota app  che per trovare una risposta si sono recati da padre Daniel Kendall dell’Università di San Francisco e da Patrick McGovern, direttore scientifico del progetto di archeologia biomolecolare per la cucina, le bevande fermentate e la salute presso l’Università della Pennsylvania.  Ebbene, secondo i due esperti, Gesù avrebbe pasteggiato con un vino simile all’ Amarone della Valpolicella, vino prodotto da uve appassite aggiungendo anche altri  dettagli a completamento della loro teoria.

Il vino dell’ultima cena: probabilmente era un Amarone

La vinificazione era conosciuta almeno dal 4000 a.c, i vignaioli dell’epoca usavano piantare viti lungo i pendii rocciosi utilizzando vasche naturali nella roccia come presse. Gli abitanti di Gerusalemme amavano vini ricchi e concentrati e criticavano la pratica di annacquare il vino tipica di quel tempo. Il vino era molto alcolico, spesso mescolato a spezie, frutta, resina degli alberi come mirra e trementina considerati conservanti naturali.

L’Amarone della Valpolicella infine sarebbe stato un vino perfetto da abbinare alle pietanze di un banchetto seder. Per creare una versione homemade del vino dell’ultima cena, l’app suggerisce di aggiungere qualche goccia di olio di resina ad una bottiglia di Amarone, oppure zafferano e cannella per riprodurre quanto più possibile il vino di Cristo. L’idea dell’Amarone ci piace molto, in primis perché è un grande vino, poi si abbina a molte delle pietanze grasse e saporite che verranno servite sulle nostre tavole pasquali. Un vino  ottimo anche da meditazione. Il suggerimento della app però lo troviamo molto pittoresco, al limite dell’eresia. L’Amarone lasciamolo in purezza: se siete indecisi su quale acquistare vi riproponiamo anche una delle nostre recensioni.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino news

Il re della Passerina a Ciao Darwin 7: “Vino e bucatini? Coppia perfetta”

Dire che era già tutto scritto, diciott’anni fa, sarebbe troppo. Ma che nel Dna di Ciao Darwin, uno dei programmi Mediaset più seguiti in prima serata, ci sia il vino: beh, forse non è del tutto sbagliato.

Da una saga nata “in una sera di chiacchiere da ubriachi, davanti a una bottiglia di Barolo”, tra Bonolis e l’autore Stefano Magnaghi, ci si poteva aspettare – prima o poi – la partecipazione di un vignaiolo vero. In carne e ossa. Ecco allora spuntare tra i concorrenti Francesco Patrignani, il re della Passerina “50 Sfumature“.

Uno che, addosso, ha più carne che ossa. Scelto infatti per partecipare alla puntata andata in onda ieri sera: “Integratori contro Bucatini”. I palestrati da creatina e amidi ramificati per colazione.

Contro quelli che, per colazione, non disdegnerebbero un palestrato. Scherzi a parte, ecco l’intervista concessa in esclusiva al nostro wine blog.

Francesco (nella foto, a sinistra), dì la verità: meglio il vino o i bucatini?
Direi che sono fatti l’uno per gli altri. Un buon piatto di bucatini s’abbina a un buon calice di vino. E un buon calice di vino lo si può affiancare a un buon piatto di bucatini.

Ma allora ti senti davvero “Bucatino”!
Certo, un bucatino allegro e simpatico!

Come è nata l’idea di partecipare a Ciao Darwin?
E’ nata per gioco. Sono andato al casting con la mia fidanzata Stefania Nocella e la mattina stessa ho partecipato alle selezioni

Eri un fan di Ciao Darwin?
Ho seguito tutte le edizioni precedenti, da spettatore televisivo. E penso sia uno dei migliori programmi, in cui ci si fanno grosse risate!

Come è stato l’impatto iniziale con gli studi televisivi Elios?
L’impatto con gli studi davvero emozionante, tanta gente e riflettori addosso a cui non si è abituati. Un ambiente davvero caloroso e piacevole. Ero il numero 49, potete ancora votarmi!

Il mondo della televisione potrebbe fare per te?
Mi sono trovato molto bene nella puntata, senza paura e vergogna: la cosa mi piace!

Su Paolo Bonolis e Luca Laurenti, cosa ci racconti?
Bonolis: grande persona, umile, sorridente e dalla battuta sempre pronta. Una persona grande. Laurenti, inaspettatamente, l’ho sentito parlare solo in registrazione televisiva. Una persona molto riservata.

E sulle madrine di Integratori e Bucatini, Maddalena Corvaglia e Francesca Cipriani?
Maddalena Corvaglia è troppo “asciutta”, le donne devono avere le curve! Quanto a Francesca Cipriani: beh, qui abbiamo tutte le curve! Una bella signorina dal seno accentuato, grazie alla mano artistica del chirurgo. Ma, oltre a questo, ha quei chili in più che la rendono armoniosa e molto femminile.

Ammettilo: hai promosso anche a Roma la tua Passerina 50 Sfumature?
Beh certo! Fra i partecipanti della categoria sì. Abbiamo un gruppo Whatsapp e anche lì ho potuto inviare qualche foto di questa nuova etichetta che sta facendo impazzire il web e i consumatori. Inoltre la qualità, insieme all’accattivante grafica, sta producendo i risultati sperati.

Cosa ti lascia questa esperienza da ‘portare a casa’, nelle tue Marche?
Mi lascia delle note positive e anche dei piccoli accorgimenti a cui prestare attenzione. Le note positive sono l’ottimismo e la voglia di vivere che dominava fra tutti noi.

Ci siamo fatti grandi risate lasciando i problemi di tutti giorni alle spalle. Abbiamo pensato a staccare la spina e vivere questa esperienza nel migliore dei modi.

Gli accorgimenti sono quelli di non farsi trasportare troppo dal cibo e da tutto ciò che ci tenta, rischiando di compromettere fortemente la nostra salute.

Categorie
news ed eventi

E’ bagarre politica sul convegno ”Vino e Oltrepò opportunità e strategia di sviluppo”

A chi serve il convegno ”Vino e Oltrepò opportunità e strategia di sviluppo” di sabato 2 aprile? Ed ecco che l’appuntamento all’enoteca regionale di Cassino, diventa occasione di scontro politico. L’incontro organizzato dai circoli del Partito Democratico di Broni e Stradella si pone come momento di ascolto dei viticoltori, degli operatori del settore agricolo ed enoturistico per confrontarsi sulla crisi che sta vivendo l’Oltrepò. Al tavolo saranno presenti oltre alle istituzioni locali e ai rappresentanti del Consorzio e Distretto anche l’onorevole Massimo Florio, membro della commissione Agricoltura della Camera e Angelo Zucchi, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Agricoltura. Ma l’assessore regionale Fava non ci sta, si interroga sulle finalità e attacca anche la scelta della location, l’enoteca di Cassino, finanziata dalla Regione Lombardia e ridotta a moderna casa del popolo a servizio di politicanti in cerca di visibilità.

”Davvero qualcuno ritiene opportuno che a discutere di una vicenda del genere debba essere una forza politica da sola, che fa sfilare tutti i propri rappresentanti istituzionali e affiliati, in quella che si preannuncia l’ennesima corsa a chi la spara più grossa? Davvero il rilancio dell’Oltrepò e della sua immagine può passare attraverso una tale strumentalizzazione politica e partitica, alla quale prendono parte prevalentemente soggetti senza competenze specifiche in materia?” ha dichiarato Fava alla Provincia Pavese.

E’ bagarre politica sul convegno ”Vino e Oltrepò opportunità e strategia di sviluppo”

E ancora ”Davvero a Pavia qualcuno è disposto a credere che durante questo convegno si lanceranno proposte serie per fare uscire dalla più grande crisi di immagine e di identità la zona vinicola più grande di Lombardia? In quanti sono disposti a scommettere che non sarà, invece, l’ennesima riproposizione di un processo sommario che va avanti da anni con il solito bolso copione, caratterizzato da vecchi rancori personali, gelosie commerciali e ripicche autolesionistiche?”. A pochi giorni dall’approvazione in consiglio provinciale di un ordine del giorno che chiede a tutti i soggetti coinvolti, Regione inclusa, di contribuire al rilancio del territorio, la Lega non perdona il Pd e l’Oltrepò continua a far discutere, anche politicamente.

Categorie
Vini al supermercato

Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino

(3 / 5) E’ con il consueto piglio critico che ci apprestiamo alla degustazione del Gewurztraminer ungherese Huznar. L’etichetta evidenzia come si tratti di un 100% Traminer Aromatico d’Ungheria, imbottigliato in Italia. Dopo una serie di ricerche, scopriamo che la V.N.P. Spa Milano – Italia, che imbottiglia nello stabilimento di Asti, in Piemonte, è nient’altro che la Valsa Nuova Perlino Spa, azienda controllata dalla società Dilmoor Spa. Partner commerciale per i vini ungheresi della Perlino Spa è la Weinhaust di Bocsa, Ungheria.

“E’ un’azienda privata – spiega Matteo Scarpellini, Marketing manager ed Export area manager di Perlino Spa – che vinifica quasi esclusivamente uve provenienti dai ben 450 ettari di proprietà, distribuiti tra la regione del Transdanubio, Hajos, e Matra, tutte nella zona nord del Paese. Vinificano tra i 12 e 15 milioni di Kg all’anno, con una capacità di stoccaggio di 160 mila ettolitri. Si tratta quindi di una realtà moderna – evidenzia ancora Scarpellini – che coniuga tradizione e savoir faire con le tecnologie produttive più recenti quali presse pneumatiche, vasche di acciaio con controllo della temperatura ed impianto di azoto per proteggere il vino dall’ossidazione”. Chiarita la paternità del nettare, ci apprestiamo con rinnovata serenità alla degustazione, che interessa sia la vendemmia 2014 sia la vendemmia 2015.

Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino

Troviamo la vendemmia 2014, come prevedibile, matura ma anche più piaciona. Nel calice si tinge d’un giallo dorato limpido, trasparente, che richiama quello dei Gewurztraminer altoatesini. Al naso è intenso, schietto, mediamente fine. Di complessità sottile, presenta profumi di natura floreale fresca (rosa) e fruttata, con i sentori tipici di litchi a braccetto con la pera Abate matura. Il meglio di sé, il Gewurztraminer ungherese Huznar 2014 lo offre al palato. Vino secco, di corpo, di alcolicità leggera (12%) ma percepibile, risulta rotondo, di fresca acidità. Fruttato in ingresso, con i sentori di litchi, pera e pesca, finisce per lo più sapido e spaziato (pepe bianco) con una punta di asprezza che ricorda il lime.

Intenso anche nel retro olfattivo, offre un persistenza sufficiente, mediamente fine. Più lineare la vendemmia 2015 del Gewurztraminer Huznar, che mostra margini di miglioramento futuri nei prossimi 12-24 mesi. La carica olfattiva risulta molto intensa e penetrante: litchi, pera e pesca, un concerto di frutta matura. Ma al palato sfodera un corpo leggero, come l’alcolicità. E un’acidità fresca che fa ben sperare, assieme alla percezione salina, in una buona maturazione. Trattasi comunque di una vendemmia, quella 2015, assolutamente pronta alla beva, che assumerà quindi tinte meno complesse rispetto alla 2014. Per entrambi consigliamo l’abbinamento con antipasti e portate di pesce, primi leggeri e formaggi di media stagionatura, a una temperatura ideale di 14 gradi.

Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino: la vinificazione

Alla Weinhaust di Bosca, la vendemmia del Traminer Aromatico si svolge in maniera manuale, a metà settembre, con cernita delle uve, diraspatura, pressatura soffice dei soli acini e fermentazione alcolica a temperatura controllata variabile fra i 18 e 20 gradi. Un processo che si protrae per 15 giorni in vasche d’acciaio inossidabile. La tecnica di vinificazione del Gewurztraminer Huznar prevede quindi una sosta sulle fecce fini per due mesi, con stabilizzazione a freddo e imbottigliamento nel mese di marzo.

Prezzo pieno: 5,49 euro
Acquistato presso: Iper

Categorie
news ed eventi

Lombardia, al Vinitaly 2016 per puntare all’eccellenza. Maroni: “Rilanciare l’enogastromia sulla scia di Expo”

Un incremento dell’11,7% delle produzioni Docg. Una crescita del 9% di quelle Doc. E una vendemmia caratterizzata dalla “decisione coraggiosa di puntare su un livello qualitativo al top, per concentrare la produzione in un’annata destinata a essere ricordata per l’alta qualità espressa”. È questa la cornice nell’ambito della quale la Collettiva lombarda si prepara a sbarcare all’edizione numero 50 di Vinitaly, il Salone internazionale del vino e dei distillati che si terrà a Verona dal 10 al 13 aprile. Anche quest’anno il Padiglione Lombardia, ospitato nel “salotto buono” della fiera, al secondo piano del PalaExpo, sarà infatti tra quelli con i livelli di partecipazione più alti, con circa 200 aziende presenti e oltre mille etichette in degustazione. Una presenza caratterizzata dalla scelta sempre più netta dei vitivinicoltori lombardi di procedere sulla strada della qualità. Nel 2015, infatti, la quota di vini a Denominazione d’origine sulla produzione lombarda ha raggiunto il dato record del 54,9% tra Docg e Doc. E, se si considerano anche le produzioni di Igt, la quota di vini lombardi a Denominazione di qualità sfiora il 90%, contro una media nazionale del 75% (dato Istat per il 2014), per un totale di 1,15 milioni di ettolitri di vino (pari a 153 milioni di bottiglie potenziali).
LA SPINTA DELL’EXPO
Uno sforzo coinciso non a caso con l’anno di Expo Milano 2015, che ha messo la Lombardia al centro della scena internazionale. “La Lombardia – spiega Roberto Maroni, presidente della Regione – è la prima regione agricola italiana e la seconda a livello europeo, apprezzata sul mercato nazionale e internazionale per la qualità dei suoi prodotti, che rappresentano al meglio l’incontro fra tradizione e innovazione”. “Noi lavoriamo per tutelare le nostre produzioni dalla contraffazione alimentare – prosegue Maroni – perché l’italian sounding, ovvero il consumo di prodotti che sembrano italiani ma che non lo sono, crea danni alla salute e all’economia. Sosteniamo inoltre i giovani che vogliono impegnarsi in questo settore e le aziende che puntano ai mercati internazionali. Lo abbiamo fatto durante Expo Milano 2015, organizzando incontri business to business a Pianeta Lombardia, lo faremo a Vinitaly nel Padiglione Lombardia con il supporto di Unioncamere. Poiché il 29 maggio si apre l’anno del turismo in Lombardia, anche questa sarà una grande opportunità per valorizzare l’enogastronomia dei nostri territori”.
IL RUOLO DEI GIOVANI
Tra i principali protagonisti di questa tendenza, che si conferma anno dopo anno, sono senz’altro le nuove generazioni. Rilevando aziende di famiglia o ponendosi alla guida di nuove start up, i giovani hanno infatti introdotto e rafforzato nel mondo vitivinicolo regionale l’utilizzo in vigna e in cantina di modalità produttive più avanzate e sostenibili, per ottenere vini in linea con le richieste non solo del mercato nazionale, ma anche di quelli esteri. La loro presenza in azienda è testimoniata dai numeri: in Lombardia quasi un’impresa vitivinicola su sette (13,2%) è guidata da giovani. Ma l’impatto positivo sulla produzione è ancora più ampio, e riguarda anche i tanti i casi in cui il passaggio di consegne tra una generazione e l’altra è già in atto anche se non è ancora stato formalizzato dal punto di vista societario. A sostenere questo processo sono anche le misure ad hoc varate da Regione Lombardia, che nell’ultimo Programma di Sviluppo Rurale (Psr) ha promosso con interventi concreti l’insediamento dei giovani in agricoltura, destinando al solo comparto vitivinicolo circa quattro milioni di euro. “I giovani da alcuni anni guardano con interesse all’agricoltura – dichiara l’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Gianni Fava – e la sfida sarà, per favorire un ricambio generazionale ancora complesso nelle sue dinamiche, fare in modo che migliori il reddito delle imprese agricole. Se riusciremo a fare in modo che i mercati, interno e internazionale, premino la qualità delle produzioni, così come negli ultimi anni è avvenuto nel mondo del vino, riusciremo a garantire un futuro al Made in Italy”. Non a caso l’edizione di Vinitaly 2016 è stata presentata oggi in Regione Lombardia con un tributo a tre giovani imprenditrici: Diletta Cavalleri, produttrice di vino in Franciacorta, Cristina Cerri dell’azienda agricola Travaglino in Oltrepò Pavese, e Claudia Crippa dell’azienda agricola Le Coste, nel comprensorio dell’Igt Terre Lariane. “Rappresentano a diverse latitudini il futuro della vitivinicoltura lombarda di qualità – ha evidenziato Fava – e saranno fra le 200 aziende che esporranno alla rassegna di Verona”.
IL SUCCESSO SUI MERCATI ESTERI
Un futuro che, per le oltre tremila aziende vitivinicole presenti in Lombardia, va nel segno di una diffusione sempre più ampia sui mercati esteri. Tra il 2010 e il 2015 il valore dell’export dei vini lombardi è infatti cresciuto del 20%, arrivando a quota 255 milioni di euro. Proprio per promuovere ulteriormente le esportazioni quest’anno il Padiglione Lombardia, realizzato e finanziato in Accordo di programma da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, proporrà un’importante novità: una Sala degustazione da oltre 30 posti destinata in primo luogo ad accogliere le delegazioni di buyer stranieri. “Oggi che la sfida si gioca più che mai sui mercati internazionali, il nostro obiettivo è quello di sostenere i produttori favorendo il loro incontro con i clienti stranieri”, ha spiegato Gian Domenico Auricchio, Presidente di Unioncamere Lombardia. “Negli ultimi anni – ha aggiunto – sono stati raggiunti dei risultati considerevoli, ma il patrimonio ineguagliabile sia in termini di varietà sia in termini di qualità su cui può contare la Lombardia garantisce ampi margini di crescita. Siamo la regione con maggiore possibilità di scelta in Italia, con spumanti di fama internazionale, passiti da meditazione, grandi rossi eroici di montagna, bianchi eleganti, rosati dall’incomparabile fascino, bianchi e rossi fermi e frizzanti, oltre a varie produzioni di nicchia di inestimabile valore. Per questo – ha concluso il presidente di Unioncamere – dobbiamo coltivare l’ambizione di fare del vino un fattore riconosciuto di eccellenza per la nostra Regione, al pari di moda e design”.
L’IMPEGNO COMUNE DEI CONSORZI
È con questo obiettivo che il Padiglione Lombardia proporrà un fitto calendario di incontri e degustazioni per buyer, operatori e giornalisti che vorranno conoscere meglio la variegata offerta dei vini lombardi. Una serie di iniziative frutto della collaborazione tra la Regione Lombardia, il Sistema camerale lombardo e i Consorzi di tutela dei vini lombardi, i quali più che mai quest’anno sono stati capaci di unire le forze per un impegno comune. Saranno soprattutto loro a valorizzare un sistema regionale che, pur contribuendo solamente per il 3% in termini di volumi alla produzione nazionale, copre ben l’8% delle Denominazioni di qualità: 5 Docg, 22 Doc, 15 Igt, tutte frutto della varietà di ambienti, di clima e terroir che caratterizzano la Lombardia. Una terra di grandi laghi, colline e montagne, che quest’anno sarà perfettamente rappresentata a Vinitaly 2016 da Consorzio Franciacorta, Consorzio Lugana, Consorzio Moscato di Scanzo, Consorzio Oltrepò Pavese, Consorzio Provinciale Vini Mantovani, Consorzio San Colombano, Consorzio Terre Lariane, Consorzio Valcalepio, Consorzio Valtellina, Consorzio Valtènesi ed Ente Vini Bresciani (per Montenetto, Botticino, San Martino della Battaglia e Cellatica).
Categorie
Vini al supermercato

Lambrusco di Modena Doc FieroNero Lambrusco Scuro, Umberto Cavicchioli & Figli

(4 / 5) E’ il primo vino venduto nei supermercati italiani, un vino che incontra da sempre il gusto di molti con il suo essere semplice, schietto e sincero. Stiamo parlando del Lambrusco e, noi di vinialsupermercato, non potevamo lasciare sullo scaffale questa nuova etichetta che ci è balzata agli occhi. FieroNero Lambrusco di Modena Doc prodotto da Umberto Cavicchioli e figli, Lambrusco scuro. Scopriamo che fa parte della linea ”piacere quotidiano”, ma anche nella linea ”piaceri della festa”, se pur dedicata a malvasie e spumanti non avrebbe stonato, perché ci ha regalato davvero una gioia festosa il degustarlo.

Lambrusco Scuro a pieno titolo, dato il colore violaceo cupo con il quale si è presentato una volta che la sua schiuma effervescente e scintillante come le stelline di natale si è esaurita. Al naso un’esplosione intensa di frutti a bacca rossa: fragola, ciliegia, lampone, ribes, amarena, more, ma anche sentori floreali di rosa, praticamente come scartare una big babol. Al gusto succoso e fruttato con una vena acida dinamica e scattante che invoglia continuamente il sorso. Solo 11% di alcol in volume per un vino a tutto pasto. Ideale con la pizza, si accosta anche a primi con ragù di carne, salumi, bolliti, servito freddo è perfetto con tutta la cucina del barbecue, eccellente con formaggi stagionati come parmigiano reggiano o grana padano.

Lambrusco di Modena Doc FieroNero Lambrusco Scuro, Umberto Cavicchioli & Figli

Prodotto con uve Lambrusco Salamino provenienti da vigne selezionate del modenese allevate a doppia cortina, a spalliera con potatura a cordone speronato su terreni fertili di medio impasto. Il Lambrusco Salamino è una varietà tipica dell’ Emilia Romagna. Deriva probabilmente da viti selvatiche che crescevano abbondanti sull’Appennino e che erano chiamate dai latini ”lambrusca vitis” o ”oseline” visto che gli uccelli se ne cibavano golosi. La vendemmia viene effettuata intorno alla seconda metà di settembre. Le uve vengono diraspate e vinificate in rosso con le vinacce. A metà della fermentazione alcolica il mosto fiore viene travasato in autoclave, dove prosegue la fermentazione di tipo charmat per circa 3 settimane a temperatura controllata di 15-18°C.

Umberto Cavicchioli e figli nasce a San Prospero, un paesino vicino a Modena nel 1928, fondata proprio da Umberto Cavicchioli. Un uomo con la passione per la sua terra che ha trasformato il laboratorio dietro casa in una cantina di successo che oggi fa parte a pieno titolo della cultura italiana. Pioniere del lambrusco e dell’imbottigliamento quando la luna ”era buona”, la stessa luna che è rimasta propizia per l’azienda in tutti questi anni, attraverso le nuove generazioni che hanno saputo rivestire di tecnica raffinata un modo antico di fare vino.

Prezzo pieno: 4,98 euro
Acquistato presso : Unes / U2
Categorie
news ed eventi

Sabato 30 Aprile i Vignaioli dell’Alto Adige si raccontano a Bologna

Sabato 30 aprile, al Relais Bellaria Hotel di Bologna, dalle 13 alle 20, i Vignaioli dell’Alto Adige Fws (Freie Weinbauern Sudtirol) presenteranno la loro idea di agricoltura sostenibile e rispettosa della natura. I 24 produttori partecipanti all’evento, provenienti da diverse sottozone dell’Alto Adige presenteranno  i loro vini e il loro modo di vivere oggi il mestiere di viticultore. La giornata sarà un’opportunità per provare i 120 vini delle varietà autoctone e internazionali rappresentative della produzione alto atesina portate al banco d’assaggio curato da Onav, ma anche occasione per approfondire la conoscenza del territorio altoatesino e dei suoi produttori. I vignaioli dell’Alto Adige sono aziende agricole a gestione familiare che seguono l’intero ciclo produttivo del vino, secondo standard moderni, ma nel pieno rispetto della tradizione.

Sabato 30 Aprile i Vignaioli dell’Alto Adige si raccontano a Bologna

Il tutto valorizzando le diverse varietà coltivate.  Tra i protagonisti dell’evento Werner Morandell, pioniere della viticultura biologica in Alto Adige, esperto delle nuove varietà da ibridazione intraspecifica resistenti alle malattie come peronospora e oidio. Werner Morandell condurrà il seminario ”Piwi wines: i vini del futuro?” raccontando la sua esperienza di viticoltore e winemaker con una degustazione dei propri vini provenienti da vitigni resistenti.

L’associazione Vignaioli dell’Alto Adige è nata nel 1999 su iniziativa di 12 produttori e riunisce i vignaioli delle diverse regioni vitivinicole della provincia di Bolzano, dalla Val Venosta alla Valle Isarco fino alla Bassa Atesina. E’ stata nel 2008 tra i fondatori di Fivi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.  L’associazione oggi conta  93 produttori per un totale di di 350 ettari di vigneto, 2.7 milioni di bottiglie commercializzate e una resa media di 86 quintali di uva per ettaro, pari a 60 hl di vino tutti realizzati con passione ed autenticità altoatesina, dalla vigna al calice.

Categorie
news ed eventi

90 punti Wine Spectator per La Scolca D’Antan: un successo lungo un secolo

Novantasette anni di vinificazione per La Scolca, che sarà naturalmente presente nel padiglione Piemonte alla 50ma edizione del Vinitaly. L’Associazione Le Donne del Vino aprirà gli assaggi del 2016 proprio in onore di Chiara Soldati, titolare dell’azienda insieme al padre, che per l’occasione sarà fra le 10 donne del vino ad offrire  le proprie bottiglie dal 1967 ad oggi, presentando il suo Gavi Etichetta Bianca 1967.  Una storia lunga quasi un secolo, ma proiettata al futuro. ”La filosofia di produzione che rispetta il prodotto di origine, il territorio e la cultura di anni di esperienza e tradizione permettono alla nostra famiglia di guardare modernamente al futuro con spirito di innovazione, rimanendo però sempre legati al fil rouge che accompagna l’azienda di Gavi da quasi 100 anni: il vino interpretato come poesia della terra. È molto importante prendersi cura della nostra produzione in ogni minimo dettaglio” ha affermato Chiara Soldati. Recentemente noi di vinialsupermercato abbiamo visitato proprio La Scolca e Corrado Cavallo, il direttore generale,  ci ha rilasciato un’interessante intervista con focus sulla Gdo.

90 punti Wine Spectator per La Scolca D’Antan: un successo lungo un secolo

Ma non solo, abbiamo avuto anche il lusso di degustare, tra una chiacchiera e l’altra, un La Scolca D’Antan che è stato forgiato, per l’annata 2004, dei 90 punti sull’importante rivista Wine Spectator. ”La Scolca D’Antan ha maturato bene con note di vaniglia fuse insieme a sentori di pesca e sapore di mela, ma anche pino e cera d’api. Fresco, lungo si presenta armonioso ed intenso” si legge tra le note di degustazione di Bruce Sanderson e noi non possiamo che confermare la sontuosità olfattiva e retrogustastiva di questa chicca di cui abbiamo provato il 2003  che riposa solo 10 anni in acciaio. Molto orgoglio, di Chiara Soldati, nell’annunciare questo nuovo successo.

”La Scolca ha sempre creduto in un grande futuro per il Gavi e da anni sperimenta l’arte vinicola in questa piccola porzione di mondo, utilizzando le migliori uve che la zona ha da offrire. Dietro ogni vino è nascosta una straordinaria intelligenza umana che ha creato qualcosa di unico.  Senza una piccola quantità di  latino ”furor” e la passione e senza coraggio  è molto difficile raggiungere questi ambiziosi obiettivi ed immaginarne altri sempre più audaci. Dopo 97 anni, La Scolca continua a guardare al futuro e a nuovi progetti” parola di Chiara Soldati.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Ovse: vola l’export di Prosecco, primo landbrand mondiale delle bollicine

Calcio, belle donne. E spumante. Gli italiani della crisi economica, dopo anni di riduzioni continue dei consumi, rinunciano ad alcuni ‘pezzi’ della spesa quotidiana. Ma non allo spumante. Soprattutto in occasione delle feste, come quelle pasquali.

E anche all’estero lo spumante italiano fa segnare cifre da record: 373 milioni le bottiglie consegnate sui vari mercati e un giro d’affari al consumo nel mondo di 2,573 miliardi di euro. I dati 2015 sono stati resi noti all’Ansa da Ovse-Osservatorio economico dei vini effervescenti, guidato da Giampietro Comolli.

“Negli ultimi cinque anni – osserva il fondatore dell’Ovse – l’Asti ha perso il 21% del mercato, mentre il Prosecco Doc è cresciuto mediamente del 21% annuo, più che raddoppiando la quota e diventando il primo landbrand al mondo per le bollicine, superando anche il generico Sekt. L’Italia è quindi primo Paese produttore, con una quota del 23%, e primo Paese esportatore di vini effervescenti al mondo, per il 32%. Ma il settore ha bisogno di una attenzione politica globale all’estero”.

Sul totale esportato, 288 milioni sono le bottiglie targate Prosecco, veneto-friulane, pari ad un valore all’origine di circa 800 milioni di euro. Rispetto al 2014, l’export dei vini spumanti registra un +17% dei volumi e un +14% di valore al consumo nei 90 Paesi di destinazione.

Il vecchio continente – continua Ovse – nel suo insieme si conferma ancora il principale acquirente di spumanti italiani, con oltre il 65% dei volumi. L’ esportazione si concentra in tre paesi: il 34% nel Regno Unito, il 19% negli Stati Uniti, il 18% in Germania.

Il Regno Unito è il primo paese importatore, con circa 100 milioni di bottiglie. Non più solo Gdo e spumanti generici: il Prosecco entra a pieno titolo in pub, circoli privati e ristoranti, e non solo italiani.

Grande sviluppo per l’e-commerce – sottolinea Ovse – ma 9 su 10 siti sono gestiti da importatori o distributori e non da aziende produttrici. In poco più di tre anni, la Francia conferma la scoperta del Prosecco, superando 1,1 milioni di bottiglie nel 2015, pari al 10% di tutti gli spumanti importati.

Categorie
news ed eventi

“Storia e civiltà del vino” si impareranno a scuola. Presentato oggi in Senato il Ddl

E’ stato presentato dal senatore Dario Stefano il disegno di legge che potrà trasformare il vino in materia di studio nelle scuole dell’obbligo italiane. “Istituzione dell’insegnamento di storia e civiltà del vino”, questa la proposta presentata oggi presso la Sala Nassiriya del Senato dal promotore del disegno di legge, alla presenza del Paolo Castelletti (segretario generale Unione Italiana Vini), Riccardo Cotarella (presidente Assoenologi), Isabella Marinucci (Federvini) e del professor Attilio Scienza. Se approvato, la storia del vino entrerà di diritto nelle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado.

“Valorizzare con l’insegnamento il patrimonio culturale che il vino rappresenta –  commenta Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini (Uiv) – aiuterà anche la diffusione tra le giovani generazioni di modalità più mature e responsabili di bere alcolici e avvicinarsi al vino. La cultura è consapevolezza e, quindi, studiare cosa il vino ha rappresentato nella nostra civiltà e conoscerne il naturale processo produttivo favorirà la maturazione di un atteggiamento consapevole, e quindi moderato, di consumo. Come testimonia il fallimento delle politiche proibizionistiche incentrate su sistemi sanzionatori, solo la conoscenza e la cultura rappresentano l’unico antidoto contro le devianze alcoliste e il binge drinking. Il nostro grazie, quindi, al Sen. Dario Stefano perché, con il disegno di legge finalizzato all’introduzione dell’insegnamento obbligatorio della disciplina ‘Storia e Civiltà del vino’ nelle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado, dimostra un atto di coraggio e di responsabilità sociale da parte della  ‘politica’ che salutiamo con grande favore”.

“Storia e civiltà del vino” si impareranno a scuola. Presentato oggi in Senato il Ddl

“Il vino fa parte della cultura europea da millenni e in Italia rappresenta forse la più nobile e antica tradizione legata alla terra – spiega Paolo Castelletti, segretario generale Uiv – un patrimonio storico e sociale che non ha confronti e che contribuisce al buon nome dell’Italia a livello internazionale. Per questo motivo Unione Italiana Vini è capofila per l’Italia di Wine in Moderation (Wim), un progetto informativo/formativo promosso insieme a tutto il settore vitivinicolo europeo per diffondere i veri valori legati al mondo del vino che non possono prescindere da un consumo consapevole e responsabile”.

“L’introduzione della materia di insegnamento di storia e civiltà del vino nelle scuole – aggiunge Paolo Castelletti – costituisce anche un dovuto riconoscimento al secolare ruolo svolto dal vino in diversi aspetti della civiltà occidentale, dalle arti alla letteratura alla religione, dall’economia alla società al paesaggio. Proprio un anno fa, al convegno organizzato al Ministero delle Politiche Agricole sui temi del ‘vino e salute’, lanciammo come Unione Italiana Vini la proposta di introdurre una materia di insegnamento legato alla storia della civiltà del vino anche in chiave antiproibizionista. Oggi siamo lieti – conclude Castelletti – che il senatore Stefano abbia raccolto questo nostro suggerimento trasformandolo in una organica proposta di legge”.

Il Consiglio Nazionale di UIV ha istituito al proprio interno un gruppo ad hoc relativo al tema “Vino e Salute” con lo scopo di valorizzare al meglio l’esperienza dell’Associazione europea Wim aisbl e studiare, anche con la collaborazione degli altri partner europei, progetti e programmi che possano dimostrare il valore di una corretta educazione al bere, unica ed efficace risposta all’abuso di alcol. Unione Italiana Vini è stata inoltre l’unico partner italiano del progetto del programma europeo Leonardo Da Vinci (Lifelong Learning Programme) Art-de-Vivre VET, che perseguiva come obiettivo principale la formazione professionale sul vino, salute e consumo responsabile.

Categorie
Vini al supermercato

Ben Ryé Passito di Pantelleria Dop 2012, Donnafugata

(5 / 5) E’ dal 1992 che Ben Ryé passito di Pantelleria Doc Donnafugata si aggiudica premi e riconoscimenti a livello mondiale. Si tratta di un bianco naturale dolce da uve Zibibbo, ovvero Moscato, che assume tinte uniche nel suo genere, prodotto sin dal 1989. Non a caso lo troviamo sulla carta dei vini dei più rinomati ristoranti, in Italia come all’estero. Ed è anche reperibile in diverse catene della grande distribuzione organizzata.

In particolare da Iper Coop, dove registra un prezzo sino a 6-7 euro inferiore rispetto ad altre catene della grande distribuzione organizzata italiana: un aspetto che sottolineiamo solo per “dovere di cronaca”, dal momento che ogni singolo centesimo è speso bene per pezzi pregiati come Ben Ryé.

Eccolo dunque finire sotto la nostra lente di ingrandimento la vendemmia 2012. A colpire per primo è lo straordinario colore di questo Passito di Pantelleria Doc: di un ambrato cristallino, trasparente e intenso, che scorre denso, oleoso e invitante nel calice.

LA DEGUSTAZIONE
Al naso regala emozioni – più che sentori – di uvetta, albicocca e pesca sotto sciroppo, scorza d’arancia candida. E ancora: melassa, caramello, brioche. Il tutto sostenuto da una mineralità evidente, regalata a questo prezioso nettare dai terreni vulcanici di Pantelleria. Ben Ryé Donnafugata 2012, intenso e di grande finezza, sontuoso al naso, si conferma tale anche all’esame gustativo.

Di struttura tale da conferire una sensazione di pienezza mai appagata, di alcolicità calda, risulta rotondo al palato, di una dolcezza chiara ed evidente ma perfettamente bilanciata con la freschezza di un’acidità ben vestita, che va a braccetto con una piacevolissima sapidità. Ed è proprio questo che distingue Ben Ryé passito di Pantelleria Doc Donnafugata da molti altri prodotti della stessa tipologia: la capacità di non stancare mai, di non risultare mai stucchevole, anzi di invitare al sorso successivo per riassaporare il quadro di perfetto equilibrio sensoriale. L’armonia del dolce con l’acido, del salato col fruttato.

Ma, come sappiamo, un buon vino si giudica anche dopo averlo deglutito. Cosa resta al palato? Risponderemmo “tutto”. Quella che tecnicamente vengono definite “sensazioni retro olfattive”, in Ben Ryé non sono altro che la riproduzione fedele del primo sorso e dell’ultimo. La fotocopia di un’emozione, di cui resterà un ricordo indelebile. Appagante. Un passito infinito, profondo, di pregevole eleganza. Molto persistente, per tornare ai tecnicismi, e soprattutto con margini di evoluzione futura impressionanti, sino a 30 anni.

Provatelo a 14 gradi circa – banalmente – con il cioccolato fondente o la pasticceria a base di pasta di mandorla, le crostate alla frutta fresca o con granella di frutta secca. Ma anche, raffinatamente, con formaggi alle erbe freschi o stagionati. Senza dimenticare che siamo al cospetto di uno straordinario vino da meditazione, da degustare ascoltando musica o leggendo un buon libro.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione di Ben Ryé è ovviamente quella dell’isola di Pantelleria, situata nella Sicilia sud-occidentale. Le uve provengono dalle contrade Khamma, Mulini, Mueggen, Serraglia, Gibbiuna, Barone, Martingana, Bukkuram, Favarotta, Punta Karace, Bugeber, Monastero, tutte situate a un’altitudine variabile tra i 20 e i 400 metri sul livello del mare. Un’area dall’orografia complessa, tipicamente vulcanica, con terreni coltivati prevalentemente su terrazzamenti. E suoli sabbiosi, di origine lavica a reazione sub-acida o neutra, profondi e fertili, molto ricchi di minerali. Le viti sono coltivate all’interno di conche, ad alberello pantesco basso.

La vite ad alberello di Pantelleria è stata iscritta nella Lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco, in quanto pratica “creativa e sostenibile”. “Per la prima volta una pratica agricola viene considerata bene immateriale e culturale”, come sottolinea la stessa casa vitivinicola siciliana. La densità d’impianto è da 2.500 piante per ettaro, con una resa di circa 40 quintali per ettaro: circa 1,6 Kg a pianta. La raccolta delle uve destinate alla produzione del Ben Ryè 2012 è iniziata a partire dal 17 agosto, con le uve destinate all’appassimento. Le buone escursioni termiche tra il giorno e la notte hanno contribuito a dar vita a una carica aromatica fine ed elegante dello Zibibbo.

La fermentazione è avvenuta in acciaio, a temperatura controllata, con aggiunta al mosto in fermentazione – a più riprese – di uva passa sgrappolata a mano e selezionata. Durante la macerazione l’uva passa rilascia il suo straordinario patrimonio di dolcezza, freschezza e personalissima aromaticità. L’affinamento è stato condotto in vasca per 7 mesi e almeno 12 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. E, come di consueto, Donnafugata ama mescolare arte e vino. Ecco che Ben Ryé significa in arabo “Figlio del vento”.

“Perché il vento che soffia fra i grappoli – spiega la casa siciliana – è una costante a Pantelleria. Ed il vento dell’isola porta con sé un carico di profumi così intensi da poterli toccare. L’etichetta d’autore celebra l’amore, la cura e la fatica della viticoltura eroica su un’isola unica e affascinante. Un ritratto dolce ed avvolgente che ne svela l’essenza”.

Prezzo pieno: 23,90 (37,5 cl)
Acquistato presso: Iper Coop

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Wine Monitor: Francia leader mondiale export (e import) di vino

I dati elaborati dal Wine Monitor, l’Osservatorio Nomisma sul mercato del vino, non lasciano spazio a interpretazioni. Nel 2015 l’export di vino francese ha raggiunto 8,3 miliardi di euro, il 54% in più di quanto messo a segno dall’Italia.
Ma la Francia non è solo il top exporter mondiale: nel mercato degli sfusi rappresenta il secondo importatore, dopo la Germania. Con quasi 6 milioni di ettolitri acquistati dall’estero.
Oltre a segnare un record per l’export di vino italiano, il 2015 ha consolidato il primato francese nella classifica dei vini più commercializzati al mondo: 14,1 milioni di ettolitri per un controvalore di 8,3 miliardi di euro, quasi il 7% in più rispetto all’anno precedente. Il divario con le performance dei vini italiani all’estero rimane ampio: 54% sul fronte dei valori, mentre dal lato dei volumi il rapporto di forza si ribalta, visto che noi esportiamo 20 milioni di ettolitri e cioè il 41% in più dei francesi.
Da qui si spiega anche il diverso prezzo medio all’export: 5,84 euro/litro dei cugini d’Oltralpe contro i 2,67 euro/litro dei nostri vini. Valori che diventano pari a 16,87 euro contro 3,52 euro nel caso degli sparkling, le “bollicine”, dove lo strapotere dello Champagne non lascia spazio a molti commenti, sebbene ci si possa consolare con il fatto che nel 2015 i produttori italiani hanno venduto nel mondo 2,8 milioni di ettolitri di spumante rispetto agli 1,8 milioni esportati dai francesi.
Categorie
news ed eventi

Vino toscano: cresce l’export nei paesi extra Ue

In occasione del convegno sul vino tenutosi oggi a Chianti Banca ”I nuovi sostegni finanziari per la viticoltura toscana” sono stati divulgati i dati relativi alle esportazioni di vino toscano raccolti dall’Osservatorio Business Strategies Paesi Terzi, a cura di Nomisma Wine Monitor, su base Istat anno 2015.  Silvana Ballotta, Ceo di Business Strategies, società fiorentina che cura l’internazionalizzazione di oltre 500 griffe enologiche del settore ha fatto il punto sulla misura Ocm Vino Promozione. L’Ocm vino è la regolamentazione unica dell’Unione Europea che detta alcune norme riguardanti il settore vitivinicolo, sia in ambito produzione, sia in ambito contributi a fondo perso assegnati alle aziende dal Ministero delle Politiche Agricole. L’Ocm vino paesi terzi, in particolare, assegna contributi a fondo perduto per le spese sostenute per la promozione del vino all’estero (partecipazione a fiere, degustazioni, pubblicità e anche finanziamenti di incoming di potenziali clienti nella propria cantina).

”La Toscana vive una stagione felice del proprio vino, con un aumento complessivo dell’export 2015 del 18,3%, trainato dalle destinazioni extra-Ue. L’export Paesi terzi è cresciuto infatti del 24,9% mentre l’aumento Ue si ferma a un pur lusinghiero +8,5% ” ha dichiarato Silvana Ballotta. Totale fatturato 900 milioni di euro. Nel mirino della campagna promozionale 2015-2016 i paesi dove si stanno concentrando maggiormente le esportazioni:Usa, Cina, Canada, Giappone e Russia con un investimento complessivo di 4,5 milioni di euro per un fatturato di 450 milioni di euro. Tra i risultati resi noti, ha sorpreso la performance della Cina (+53,4%, contro una crescita nazionale del 16,7%) dove è in partenza la Wine Academy curata proprio da Business Strategies, degli Usa (+39%) e del Canada (23,4%).  Quanto alle province toscane, vince la sfida Firenze con una crescita in valore del 27,2% rispetto al 2014, mentre Siena segna un +15,1%. Risultati positivi anche per la provincia di Livorno (+22,3%), Arezzo (+4,8%) Pisa (+8,2%) e Pistoia (+13,5%).

Categorie
Analisi e Tendenze Vino news

Luglio con le star del vino e della musica: a Barolo il festival agrirock Collisioni 2016

Dopo il clamoroso successo di pubblico e stampa delle edizioni passate, con oltre 4 mila partecipanti unici alle singole degustazioni, il Progetto Vino di Collisioni torna anche quest’anno con una formula potenziata, portando da 15 a 50 i critici internazionali, gli importatori, i buyer, e i produttori stranieri impegnati nei gemellaggi che prenderanno parte all’edizione di quest’anno. Collisioni 2016 si conferma così il festival agri-rock di letteratura e musica più atteso in Italia: l’appuntamento è dal 15 al 18 luglio a Barolo, mecca del vino italiano, nel magnifico paesaggio delle Langhe piemontesi, patrimonio Unesco e palcoscenico naturale per ospitare nelle sue piazze musica, incontri, dialoghi con premi Nobel. Ma anche star della musica italiana e internazionale, in un’atmosfera informale di confronto e crossover tra le arti in dialoghi che vedono protagonisti scrittori, filosofi ma anche musicisti che normalmente siamo abituati ad ascoltare allo stadio. E che a Barolo prenderanno la parola in veste di narratori e di poeti, per indagare insieme la genesi e le influenze letterarie che hanno contribuito alla creazione delle grandi canzoni. Interverranno così artisti del calibro di Marco Mengoni, Mika, Negramaro e molti altri (+39.389.29.85.454, prevendita su Ticketone, Piemonteticket, Ciaoticket e nei punti vendita di Collisioni).
IL PROGETTO VINO DI COLLISIONI
Sono tre le anime che hanno decretato il successo internazionale di Collisioni, primo festival agri rock d’Europa: i grandi mostri sacri della musica mondiale come Elton John, i premi Nobel e le leggende viventi della letteratura, del giornalismo e del cinema, ma anche le grandi star del mondo del vino. La centralità dei grandi prodotti dell’enogastronomia italiana è un elemento essenziale dell’anima e dello spirito di Collisioni e si rinnova a ogni edizione grazie al Progetto Vino. Una serie di convegni, interviste, degustazioni e visite in azienda con i più importanti professionisti del vino a livello internazionale. Un programma di incontri, seminari e tasting che da un lato avvicina i grandi vini italiani e stranieri alle decine di migliaia di wine lovers presenti ogni anno all’evento, dall’altro permette ai produttori di presentare le proprie eccellenze agli esperti di tutto il mondo in degustazioni professionali private. Un panel di ospiti che raggiungeranno il Piemonte da tutto il mondo nei giorni del festival: oltre 80 esperti, sommelier di grandissimi ristoranti stellati italiani e internazionali, giornalisti, opinion leader, responsabili di catene di hotel di importanti mercati esteri, grandi collezionisti, esperti di marketing enogastronomico e di enoturismo. La scelta degli invitati rappresenta la vera cifra stilistica di Collisioni e del Progetto, perché caratterizza in modo inequivocabile la qualità e lo stile della manifestazione. Una rosa di esperti di esclusivo e di assoluto prestigio che nasce su espresso invito di Ian D’Agata, direttore creativo del Progetto Vino, che insieme a Filippo Taricco, direttore artistico di Collisioni, ha voluto realizzare fin dagli esordi un appuntamento caratterizzato da esperti di grande richiamo conosciuti in tutto il mondo.
D’Agata, premiato in autunno con il Louis Roederer International Wine Awards Book of the Year 2015 per il suo Native Wine Grapes of Italy – mai assegnato prima a un Italiano – Contributing Editor di Decanter e Staff Writer di Vinous, nonché direttore scientifico della Vinitaly International Academy, interrogato in merito alla nuova edizione di Collisioni, lascia trapelare sul sito ufficiale della manifestazione alcune indiscrezioni. Confermata la presenza a Collisioni 2016, fra gli altri, di Jeffrey Porter (USA), Wine Director dei circa 20 ristoranti Batali& Bastianich negli Stati Uniti e Keith Goldston (USA), Master Sommelier e Wine Director del Capella Hotel a Washington, DC., Anna Rönngren (Svezia),sommelière stellata del ristorante Frantzén e docente presso la Restaurangakademien. Bryant Mao (Canada), Chief Sommelier del ristorante Hawksworth, miglior Sommelier in British Columbia nel 2015. Leonid Sternik (Russia), miglior sommelier russo nel 2006 e proprietario del ristorante Vincent a San Pietroburgo e Elin McCoy (USA), responsabile della rubrica dedicata a wine&spirits per Bloomberg Markets, il cui proprietario sta decidendo se candidarsi o meno alla presidenza USA. E ancora, Jay Hutchinson (USA), sommelier del ristorante Ai Fiori, New York, Roberto Dante Martella (Canada),proprietario del ristorante Grano a Toronto, Beatriz Machado (Portogallo), sommèliere presso The Yeatman, Relais & Chateaux a Porto, “Best of Award of Excellence” wine list di Wine Spectator. Bernardo Silveira M. Pinto (Brasile),importatore di vino, Chris Horn (USA), Wine Director del Purple Café di Seattle, Madeleine Stenwreth (Svezia), Master of Wine. Anche quest’anno, inoltre, è confermata la presenza di esperti dall’estremo Oriente, tra cui, Dorian Tang (Cina), National Education Manager, ASC Fine Wines e Ying Guo (Cina), capo sommelier del Four Seasons a Shanghai.
LE DEGUSTAZIONI

“Sono tanti i giornalisti e i sommelier che mi chiedono ogni anno di intervenire – ammette D’Agata – naturalmente devo operare un’attenta selezione. Quello che mi preme maggiormente è portare nel parterre di Collisioni solo chi realmente decide ogni giorno le sorti dei vini italiani nei mercati consolidati e in quelli emergenti. Soltanto così questo progetto rappresenta un’opportunità di crescita concreta e contribuisce a diffondere nel mondo il meglio dei nostri prodotti”. Ecco dunque critici, esperti del mercato, sommelier che potranno interagire direttamente nelle degustazioni guidate con i partner del festival, nei quattro spazi dedicati all’approfondimento della cultura enogastronomica: il Tempio dell’Enoturista di Barolo, l’Enoteca Regionale, la Tasting Room.

Degustazioni e incontri dedicati alle etichette e le denominazioni, brevi seminari aperti al pubblico nazionale e internazionale di Collisioni per imparare a degustare e a riconoscere i grandi vini con la guida di produttori ed esperti internazionali, incontri promossi nei mesi precedenti al festival sui canali media e social di Collisioni, che lo scorso anno hanno registrato il sold out di prenotazioni prima ancora dell’inizio dell’evento. “Sono felice di aver contribuito a creare un progetto culturale sul vino che punta ad essere di assoluto prestigio e di ampio respiro internazionale – commenta ancora Ian D’Agata -. Collisioni è un festival eccezionale che riesce come nient’altro in Italia a mettere insieme artisti di valore unico conosciuti in tutto il mondo quali Sting, Mark Knopfler e premi Nobel per la letteratura, come Herta Muller o Vidia Naipaul utilizzando la cultura e lo spettacolo come strumenti per la promozione dei prodotti enogastronomici di tutte le regioni italiane in patria e all’estero. Nel pensare e costruire il programma – reso possibile grazie alla collaborazione delle tante realtà regionali e consorzi di tutela italiani che da anni sostengono il festival – ho cercato di rispondere a una doppia esigenza: da un lato invitare alcuni dei più autorevoli critici vinicoli e giornalisti al mondo, per creare una consuetudine tra la scena internazionale della critica vinicola, i produttori, i consorzi di tutta Italia e i loro vini. Dall’altra – conclude D’Agata – creare panel di degustazioni e incontri di carattere didattico che fossero comprensibili a un vasto pubblico. Incontri dinamici e accattivanti per non deludere le migliaia di appassionati che ogni anno da tutta Italia e dall’estero vengono a Collisioni anche per scoprire i grandi vini italiani e imparare a degustarli”.

Categorie
Vini al supermercato

Vallée d’Aoste Doc Blanc de Morgex et de La Salle 2014 Cave Mont Blanc

(4 / 5) Torniamo in Valle D’Aosta e peschiamo l’unico “esemplare” di questa regione tanto sconosciuta sullo scaffale del supermercato visitato. Vallée d’Aoste Doc Blanc de Morgex et de La Salle 2014 prodotto dalla cooperativa Cave Mont Blanc di Morgex in provincia di Aosta. Un vino affascinante già dal suo nome  francese, ma che anche nel calice ha saputo sfoderare le sue armi di seduzione.

LA DEGUSTAZIONE
Si fa riconoscere giovane, oltre che dall’annata, anche dal suo colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Giovane anche nella freschezza del suo bouquet,  fine e delicato, ma non per questo meno complesso con note che spaziano dal floreale, alle erbe fini tipiche dei terreni dove viene coltivato il suo vitigno padre. Immancabile anche la frutta con note acidule di limone e ananas acerba, oltre a sentori minerali. Al gusto si riconferma molto fresco, gradevolmente fruttato con una chiusura anche sapida e persistente. Un ottimo e diverso alleato da accostare a piatti di pesce, primi piatti delicati, ma anche ideale come aperitivo grazie alla sua gradazione modesta di soli 11% alcol in volume.

Blanc de Morgex et de La Salle 2014 Cave Mont Blanc: vinificazione

Prodotto con uve 100% del vitigno Priè Blanc, vinificate tradizionalmente in bianco a temperatura controllata. L’affinamento avviene sempre in acciaio inox  e gli imbottigliamenti vengono fatti durante tutto l’anno in base alle esigenze commerciali, al fine di garantire sempre la freschezza del prodotto. Il vitigno Priè Blanc, anche conosciuto con il nome Blanc de Morgex è coltivato sui terreni più alti d’Europa per le sue caratteristiche di resistenza al freddo e alle avversità climatiche. Viene vinificato in purezza per produrre vini fermi, come in questo caso, ma anche spumantizzato.

Cave Mont Blanc nasce nel 1983 e conta oggi 80 soci. Produce 140.000 bottiglie e ha intrapreso con successo la strada del recupero dei vigneti abbandonati sulle pendici del Monte Bianco. Oltre il 90% delle uve raccolte nei comuni di Morgex e La Salle per un totale di circa 18 ettari viene vinificata da questa realtà che, seppur tra le più piccole e tra quelle con minori possibilità di espansione, considerata l’ampelografia,  ha raccolto numerosi premi e riconoscimenti. E’ stata segnalata dalla nota rivista decanter fra le otto migliori realtà cooperative italiane, sarà presente anche durante la manifestazione dei vignerons a Courmayeur.

Prezzo pieno: 7,90 euro
Acquistato presso: Bennet

Categorie
news ed eventi Vini al supermercato

Barolo e Barbaresco, solo 1 euro di differenza da Esselunga. Il Consorzio: “Nessun allarme, le Docg crescono in valore”

Può un Barbaresco 2013 costare più di un Barolo 2011? E’ la domanda che si pone un lettore di vinialsupermercato.it, che ci ha inviato la fotografia del Barolo 2011 e del Barbaresco 2013 Sette Cascine, in vendita nei supermercati Esselunga. Come si evince dagli scatti, il Barolo è attualmente in promozione a un prezzo di 11,75 euro (20% sconto carta fedeltà Fidaty) da un prezzo iniziale di 14,69 euro. Il prezzo pieno del Barbaresco 2013 Sette Cascine è invece 13,59 euro. Solo 1,10 euro di differenza, in sostanza, a giustificare un invecchiamento minimo che da disciplinare è di 3 anni per il Barolo e 26 mesi per il Barbaresco. Domanda lecita quella del nostro lettore, a dimostrazione di quanto sia crescente l’attenzione dei consumatori nella Gdo.

Barolo e Barbaresco, solo 1 euro di differenza da Esselunga. Il Consorzio: “Nessun allarme, le Docg crescono in valore”

“Non conosco il prodotto in questione – dichiara Andrea Ferrero, direttore del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – ma se mi dite che il produttore è Dfr Spa – Beni di Batasiolo, posso assicurare che è un’azienda seria, che lavora bene. Entrambi i vini sono dunque certamente conformi. Un prezzo così basso non ci fa certo piacere, ma va detto che lo zoccolo duro del Barolo è un altro e che non sono certo questi i riferimenti su cui poter trarre conclusioni sull’intera Denominazione. Il Consorzio, del resto, non può intervenire nei rapporti commerciali tra i singoli produttori e la Gdo, i cui prezzi a scaffale sono determinati soprattutto sugli ingenti quantitativi di bottiglie acquistate in blocco. Per noi l’importante è che si continui a produrlo e imbottigliarlo”.

Secondo Ferrero “il prezzo non è poi neppure così basso”. “Mi sarei preoccupato di più  – aggiunge – se a vendere Barolo a 11 euro fosse stata un’enoteca. Trovandoci invece sugli scaffali della Gdo non penso che questo possa portare a una svalutazione dell’immagine del Barolo, che anzi fa registrare un naturale ricarico sul prezzo dello sfuso, in vendita a 8,50 euro al litro”. I costi dell’uva nel 2011 si assestavano fra i 3 e i 3,50 euro al chilogrammo. Cifre che hanno subito un’impennata nel 2012, salendo fra i 4 e i 4,50 euro. “Il prezzo dello sfuso cresce – conclude Ferrero – e cresce anche il valore dei terreni della zona. Sin ora, dunque, non abbiamo motivo di preoccuparci”.

Categorie
news ed eventi

Il Nibiò non demorde: è guerra contro il Consorzio Tutela del Barolo

“A volte un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. E’ una citazione di Nelson Mandela che ben si addice all’associazione Terra del Nibiò in guerra ad armi “impari” contro il Consorzio Tutela del Barolo. Oggetto della contesa il riconoscimento del vino Nibiò colpevole di chiamarsi quasi come il celebre Nebbiolo. Il Consorzio Tutela del Barolo si oppone perché teme che il nome possa generare confusione tra i consumatori. Tra i promotori del recupero di questo antico vino del Basso Piemonte,Giuseppe Cavriani, ex sindaco di Tassarolo, sede dell’associazione nonché zona di produzione insieme a Gavi, che ha dichiarato al quotidiano La Stampa di ritenere questa obiezione sul nome inesatta e che la lotta non finisce qui.

Il Nibiò non demorde: è guerra contro il Consorzio Tutela del Barolo

Il Nibiò è un vitigno autoctono molto simile al dolcetto, riscoperto solo recentemente. L’associazione Terra del Nibio’ si è costituita nel 2007, ma già dal 2000 il Comune di Tassarolo aveva affidato uno studio su questo vitigno al centro di ricerca vitivinicolo Tenuta Cannona di Carpeneto. Un dolcetto dal peduncolo rosso, il Nibiò, capace di regalare vini profumati, eleganti e dai tannini avvolgenti. Ma il peso del Consorzio Tutela del Barolo è stato sufficiente a far bocciare la richiesta dei piccoli produttori di Nibiò. “Ripresenteremo l’istanza, proponendo la denominazione ”Dolcetto Nibiò”, ha detto Luigia Zucchi, presidente dell’associazione. “La nostra richiesta ha un fondamento storico ben preciso, il vitigno compare ad esempio nei mercuriali di fine Ottocento della città di Novi Ligure, e anche sui giornali locali dell’epoca”, ha aggiunto la Zucchi. Mentre l’associazione si prepara a dare battaglia al colosso del Barolo e alla Regione Piemonte la produzione del vino continuerà sotto la Doc Monferrato.

Categorie
Vini al supermercato

Bardolino Dop Classico 2015, azienda agricola Conti Guerrieri Rizzardi

(4 / 5) Si è tenuta il 6 e 7 marzo scorsi, nella splendida cornice di Colà di Lazise, sul Lago di Garda, l’anteprima dell’annata 2015 del Bardolino. Ed è proprio della vendemmia 2015 il Bardolino Dop Classico dell’azienda agricola Conti Guerrieri-Rizzardi che finisce oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Versato nel calice si presenta limpido, del tipico rosso rubino trasparente. Al naso lo spettro olfattivo richiama intensamente i frutti di bosco a bacca rossa, con le fragoline a dominare la scena, oltre a note floreali fresche.

Un vino schietto, mediamente fine, di complessità sottile. La natura fruttata dei profumi trova corrispondenza al palato, dove ritroviamo fragoline, marasca, lamponi e una punta di ribes. Ma anche note speziate di pepe bianco, eleganti e soffuse. Vino caldo, rotondo e di corpo leggero nonostante i 13% (che dunque non infastidiscono affatto la beva), il Bardolino Dop Classico 2015 dell’azienda agricola Conti Guerrieri Rizzardi sfodera un’ottima acidità e sapidità: esattamente quello che ci si deve aspettare da una vendemmia appena immessa in commercio. Ed esattamente quello che deve esprimere un Bardolino classico. Poco tannico, per l’equilibrio mostrato si presta ad accompagnare i primi di pasta o risotto, le carni bianche e i formaggi freschi. In definitiva un buon prodotto, soprattutto nel rapporto qualità prezzo.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti da cui l’azienda agricola Guerrieri Rizzardi ottiene il Bardolino in questione trovano collocazione nei Comuni di Bardolino e Cavaion Veronese, in provincia di Verona. I terreni, di origine morenico glaciale, si presentano ciottolosi, calcarei e argillosi. Il vino è ottenuto dal blend tra Corvina (65%), Rondinella (15%), Merlot (10%), Molinara, Ancellotta e Sangiovese (10%). La vinificazione prevede diraspatura e pigiatura delle uve, seguite dalla fermentazione alcolica e malolattica. La maturazione in cantina è di durata variabile fra i 3 e i 12 mesi, in vasche di acciaio inox a temperatura controllata. Il primo imbottigliamento avviene attorno al 10 febbraio dell’anno successivo alla vendemmia. L’azienda agricola Guerrieri Rizzardi si sviluppò fin dal XII secolo sotto la guida della famiglia Rambaldi. Nel XVI secolo, la famiglia Guerrieri, originaria di Fermo, nelle Marche, si stabilì nel veronese. Nella seconda parte del XVIII secolo, Agostino Guerrieri (1749 – 1833), sposò Maria Teresa Rambaldi, ultima discendente dei Rambaldi e dunque le proprietà passarono ai Guerrieri. I vigneti cominciano a svilupparsi sin dagli inizi dell’Ottocento. E dal 1913 il Conte Carlo Rizzardi costruì nuovi edifici e rese più moderne le secolari cantine, situate nel centro del paese di Bardolino.

Prezzo pieno: 4,89 euro

Categorie
news ed eventi

A Courmayeur il 26 marzo e il 25 aprile i vini valdostani fanno il bis

Lunedì 25 aprile Courmayeur ospiterà la prima edizione del ”Courmayeur Wine Fest”, evento organizzato da A.B.I. Professional Valle d’Aosta (Associazione Barmen Italiani) e da A.I.S. Valle d’Aosta (Associazione Italiana Sommelier). Dalle ore 11 alle ore 19 sarà possibile degustare ed acquistare le migliori etichette valdostane lungo la centrale via Roma, al Museo Trasfrontaliero e al Jardin de l’Ange. Non solo vino, ma anche prodotti gastronomici, musica, animazioni, passeggiate in carrozza con un occhio di riguardo anche per i più piccoli. ”La Valle d’Aosta ha una forte tradizione vinicola, un patrimonio di esperienze e tradizioni che in questi ultimi anni è stato valorizzato da investimenti e studi mirati, e da un’accresciuta professionalità di tutti i produttori” ha raccontato a Vini e Sapori Bernardo Ferro, coordinatore regionale ABI Professional e Capo Barman del Grand Hotel Royal e Golf di Courmayeur, ideatore della manifestazione insieme al sommelier Francesco Stella, dell’AIS Valle d’Aosta.

I vini valdostani sono migliorati qualitativamente, ottenendo anche importanti riconoscimenti, e una vetrina come quella del Courmayeur Wine Fest permette di presentarli al grande pubblico in una cornice prestigiosa”. Nel 2012 Courmayeur aveva lanciato una manifestazione simile la ”Royal Wine Festival Courmayeur”, che purtroppo non aveva avuto riscontro di pubblico, finita nell’oblio e con la gioia dei pochi fortunati visitatori che avevano potuto godersi vini e produttori in tranquillità.

A Courmayeur il 26 marzo e il 25 aprile i vini valdostani fanno il bis

La ”Courmayeur Wine Fest” sembra avere un approccio completamente diverso che parte dalla strada, più in linea con le tendenze di altre manifestazioni che altrove  raccolgono sempre molto successo di pubblico. Oltre all’evento di strada, in serata, presso il prestigioso Grand Hotel Royal e Golf, è stato organizzato un aperitivo dove sarà possibile degustare il Wine Cocktail, creazione dedicata all’evento e a seguire una cena con gli Chef de Montagne stellati che per l’occasione hanno realizzato piatti diversi a base di prodotti locali che verranno proposti in abbinamento da A.I.S. Valle d’Aosta ai più premiati vini valdostani.  Sabato 26 Marzo, sempre Courmayeur, ospiterà la seconda edizione di ”Vignerons@Courmayeur” evento in parte benefico, dato che il ricavato della vendita dei calici andrà ad una associazione sportiva, l’Associazione Sport Per Tutti ”ASPERT” che opera in Valle d’Aosta.

Un vero e proprio tour enologico organizzato con navette che si sposteranno, alla scoperta dei vini valdostani, tra gli hotel aderenti dove sarà possibile degustare vini e prodotti tipici. Tra le cantine partecipanti segnaliamo Cave des Onze Communes, della quale abbiamo già recensito il Valle d’Aosta Doc Torrette, Cave Mont Blanc recentemente indicata da Ian D’Agata in Inghilterra come eccellenza delle realtà cooperative italiane per il suo Blanc de Morgex de La Salle in arrivo a breve sulla nostra pagina, ma anche l’ imperdibile azienda Ermes Pavese.

Categorie
news ed eventi

Pasqua in cantina: enoturismo vincente in Toscana

Natale con i tuoi, Pasqua…in cantina. Il fenomeno “enoturismo” si dà un motto e dalle parole passa ai fatti. Saranno migliaia i cosiddetti winelovers che per il ponte di Pasqua sceglieranno la Toscana e in particolare le visite in cantina. E’ quanto emerge dall’analisi del Movimento Turismo del Vino Toscana sulla base delle tante iniziative che le aziende associate hanno programmato e proposto proprio per i tre giorni della Pasqua. “Il turismo legato al vino, soprattutto in Toscana – spiega il presidente del Mtv Toscana, Violante Gardini – è ormai uno status che sempre più persone, italiani in particolare, scelgono per i momenti liberi e di vacanza perché le cantine sono legate in maniera forte non solo al prodotto stesso che diventa un appeal, ma al paesaggio, alle città d’arte, a un modo di vivere il tempo libero che è diventato un vero e proprio modello”. Sono tante le opportunità per chi passerà il ponte pasquale in Toscana. In ogni territorio del vino, dalla Maremma a Montalcino, dal Chianti a Montepulciano, passando per Bolgheri e Carmignano, le cantine del Mtv Toscana si sono sbizzarrite nell’offrire attività particolari ai wine lovers.

Nel senese la Fattoria del Colle di Trequanda propone pacchetti tra degustazioni di vino e wellness con sosta nell’agriturismo aziendale. Alla Fattoria dei Barbi di Montalcino il Brunello si abbinerà al pranzo tradizionale di Pasqua, così come al Castello Banfi. A Col d’Orcia, sempre Montalcino, l’azienda ha programmato visite e degustazioni in cantina. Pranzo di Pasqua con il Chianti Classico è quello che propone Badia a Coltibuono a Gaiole in Chianti. Degustazioni di Chianti Classico a Pasqua e Pasquetta a Fonterutoli, nello storico confine tra Firenze e Siena e anche in Maremma nella tenuta di Belguardo sono promosse dall’azienda Mazzei. Per maggiori informazioni sui programmi offerti per il periodo di Pasqua dalle cantine associate al Movimento Turismo del Vino Toscana ulteriori informazioni sono a disposizione sul sito www.mtvtoscana.com. E’ comunque consigliabile contattare le cantine e fissare un appuntamento.

Categorie
Birra

Torna Fiera Birra Artigianale Forlì: corsi di degustazione e homebrewing il piatto forte

Venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 aprile torna Fiera Birra Artigianale Forlì. L’evento, organizzato da Estrela Fiere, giunge quest’anno alla Terza Edizione e si terrà all’interno dei locali della Fiera di Forlì, in Via Punta di Ferro, 2.

Alla manifestazione saranno presenti più di 20 birrifici, per un totale di oltre cento birre artigianali, oltre a operatori di street food che per l’occasione proporranno al pubblico prodotti gastronomici d’eccellenza per accompagnare le bevute.

Durante i tre giorni della Fiera non mancheranno musica e aree adibite all’intrattenimento e al divertimento ma anche momenti di approfondimento che coinvolgeranno tutti gli appassionati. Come il “Corso di Degustazione Birra” di Unionbirrai Beer Tasters e il laboratorio “L’arte dell’homebrewing: produrre la birra in casa”, tenuto dall’Associazione UNper100.

GLI  APPUNTAMENTI
Per tutti coloro che volessero approfondire la propria conoscenza sulla birra artigianale, appuntamento immancabile è il corso breve di avvicinamento alle birre tenuto da Unionbirrai Beer Tasters.

Il Corso di Degustazione si terrà sabato 2 aprile durante la Fiera, tratterà svariati argomenti e seguirà i seguenti orari: dalle 12:00 alle 13:30 – Storia e degustazione; dalle 14:30 alle 16:00 – Ingredienti e produzione; dalle 16:30 alle 18:00 – Geografia della birra; dalle 18:30 alle 20:00 – Servizio e abbinamento. Durante ogni lezione è prevista la degustazione di tre birre. Per info e iscrizioni: corsidegustazione@unionbirrai.com.

Per tutti gli amanti dell’artigianale ecco il corso “L’arte dell’homebrewing: produrre la birra in casa”, un momento di approfondimento curato da UNper100. Il corso si terrà domenica 3 aprile alle ore 18. Per l’occasione, l’associazione illustrerà a tutti i presenti i metodi di produzione, gli ingredienti e le attrezzature necessarie per diventare un perfetto homebrewer. Non mancherà una dimostrazione pratica che coinvolgerà i presenti.

Oltre alla birra artigianale e all’ottimo street food a Fiera Birra Artigianale Forlì non mancheranno momenti musicali. Mirco Cattani & Dj Funkys animeranno il dj set, con i seguenti orari: venerdì 1 aprile dalle 19:30 alle 2; sabato 2 aprile dalle 18:30 alle 2; domenica 3 aprile dalle 18:30 alle 23.

Categorie
Vini al supermercato

Pinot Nero Alto Adige Doc Blauburgunder 2014, Kellerei Kaltern

(4 / 5) Una chicca in esclusiva per il Penny Market, il Pinot Nero Alto Adige Doc Blauburgunder prodotto dalla cantina Kellerei Kaltern di Caldaro. L’annata sotto la lente di ingrandimento la 2014, annata sfavorevole per le sue evoluzioni metereologiche che ha dato del filo da torcere anche ai contadini della cantina Kellerei di Caldaro, molto impegnati tra germogliamenti anticipati, persi poi nei mesi estivi che sono stati piovosi ed una maturazione molto lenta.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice il Pinot Nero Alto Adige Doc Blauburgunder si è presentato rosso  rubino tendente al granato, ma non molto carico. Il ventaglio olfattivo non è risultato particolarmente complesso, molto delicato ed incentrato soprattutto su piccoli frutti rossi, ciliegia e lampone con una leggera nota vanigliata sul finale. Al palato, nonostante un corpo medio ha convinto col suo gusto fruttato. Un ottimo equilibrio tra le componenti morbide e dure. Un tannino ingentilito accompagnato da una vena acida con tocco amarognolo sul finale che risulta comunque persistente. Il Pinot Nero Alto Adige Doc Blauburgunder prodotto dalla cantina Kellerei Kaltern si è aggiudicato nel  2011 l’oscar Gambero Rosso per il miglior rapporto qualità prezzo e nel 2010 ha guadagnato 89 punti dalla rivista Wine Spectator. Si adatta particolarmente a piatti di carni, selvaggina e formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Pinot Nero. Le viti hanno un età media che va dai 5 ai 20 anni, sono allevate a pergola e a guyot su terreni collinari calcarei argillosi, esposti ad est ad un’altitudine compresa tra i 450 e i 550 metri sul livello del mare. La vinificazione avviene con fermentazione sulle bucce a temperatura controllata per otto giorni. Una volta svolta anche la malolattica il vino viene posto ad affinare per 7 mesi in grandi botti di legno e cemento. La cantina Kellerei nasce nei primi del 900. Attualmente conta 400 soci per un totale di 300 ettari vitati. La realtà cooperativa non è in Alto Adige un sistema semplicemente economico o di struttura aziendale, ma un modello di vita che fa parte del retaggio e della vita di tutti i giorni. Kellerei rappresenta una delle cooperative più produttive con un numero di bottiglie a sei zero: 1.800.000 bottiglie suddivise tra vini bianchi che corrispondono al 45% della produzione e vini rossi per il 55% del quale il Pinot rappresenta una quota minima.

Prezzo pieno: 7,99
Acquistato presso: Penny Market

Categorie
Cantine degustati da noi vini#02

Numeri da record per I Rossi del Rosa Slow Food: ecco la nostra selezione di Nebbioli

Il bel tempo e la ricollocazione della manifestazione a metà marzo aiutano Slow Food. Record di presenze domenica 20 marzo in Alto Piemonte per “I Rossi del Rosa”. La terza edizione della manifestazione organizzata da Cantine a Nord Ovest ha visto la partecipazione di 550 persone.

“Numeri alti – commenta Leo Rieser, responsabile Eventi di Slow Food Piemonte e Valle d’Aosta – che di solito riusciamo a raggiungere solo per gli eventi legati al Gavi, sulla cresta dell’onda ormai da 17 anni”.

Riflettori puntati per un giorno intero, dalle 10 alle 18, su ventidue produttori di Nebbiolo (e non solo) distribuiti in tre province: Vercelli, Novara e Biella. Tutti uniti dal rispetto per il territorio, vero mantra della Chiocciola. “Lo scopo – aggiunge Leo Rieser, nella foto sotto – era far conoscere l’Alto Piemonte e i suoi vini di qualità a un pubblico più vasto possibile, comunemente abituato a pensare solamente a Langhe e Roero.

I Nebbioli del Nord sono invece prodotti di grande qualità, che meritano certamente meritano assolutamente una simile ribalta. E adesso tocca al Giro del Nizza, in programma per il 17 aprile”.

Per esigenze espresse da alcune aziende agricole, numerosi produttori di Bramattera Doc hanno preferito darsi un punto comune di ritrovo. Il tour inizia proprio da Casa del Bosco, Biella, piccola frazione del Comune di Sostegno che ospita il Museo del Bramaterra.

Un vero e proprio mausoleo in cui sono conservati documenti storici sulla viticoltura locale, d’interesse anche didattico, oltre a strumenti antichi come il torchio, lo sgranatoio a mano, tini, gerle per la raccolta dell’uva e altri curiosi attrezzi d’epoca.

LE DEGUSTAZIONI
Dal sapiente blend tra uve Nebbiolo, Croatina, Bonarda (Uva Rara) e Vespolina, in percentuali definite dal rigido disciplinare, si produce il vino Bramaterra.
Le uve provengono dai vigneti di Roasio, Lozzolo, Sostegno, Villa del Bosco, Masserano, Curino e Brusnengo. Tra i vini in degustazione segnaliamo su tutti il Bramaterra 2012 dell’azienda vitivinicola Antoniotti Antoniotti Odilio di Sostegno.
Di un rubino brillante, trasparente come vuole la base Nebbiolo, offre al naso sentori floreali di viola e piccoli frutti di bosco. Il vino è stato portato sul posto dallo stesso produttore ed è ancora piuttosto freddo al momento della degustazione.
Ci mette un po’ ad aprirsi e sprigionare la carica dei terziari, copiosa: dal tabacco al cuoio, con una punta di pepe. Vino di corpo, rotondo, d’acidità spiccata ma ben vestita, fa registrare 14 gradi di percentuale d’alcol in volume. Evidenti i margini di miglioramento negli anni a venire.
Buono anche il Coste della Sesia Doc 2013 di Antoniotti: un base Nebbiolo (95%) cui viene addizionata ogni anno una percentuale differente di Croatina, Vespolina e Uva Rara che colpisce soprattutto per la persistenza e l’intensità retro olfattiva, oltre alla beva davvero elegante e fine. Ottimo il rapporto qualità prezzo: 18 euro per il Bramaterra Doc 2012, che scendono a 12 per il Coste della Sesia Doc 2013.
Restiamo invece soddisfatti ‘a metà’ dall’assaggio del Bramaterra Riserva 2007 de La Palazzina di Montà Leonardo (Roasio, Vercelli). Quarantotto mesi in legno utili a smorzare le spigolosità del Nebbiolo, riducendolo forse un po’ troppo: 12,5%, ottima acidità, ma un corpo che ci saremmo aspettati più ‘muscoloso’.
TRAVAGLINI GATTINARA
Si risale in auto con destinazione Gattinara. Il navigatore satellitare segna l’indirizzo di uno dei riferimenti della zona: l’azienda vitivinicola Travaglini di via delle Vigne 36. Si registra un po’ di ressa, ma l’ottimo staff accoglienza è svelto nell’organizzare i gruppi di visitatori.
Veniamo condotti nelle cantine, dove in gigantesche botti grandi di rovere di Slavonia riposa il prezioso nettare, che ha contribuito a diffondere il verbo dei Nebbioli del Nord Piemonte fuori dai confini regionali e nazionali.
La “base” Travaglini riposa 3 anni in legno, la Riserva 4. Si tratta di roveri presenti dal ’58 nelle cantine del fondatore Giancarlo. Il Gattinara 2011 sarà presentato al Vinitaly 2016. Per la nuova Riserva se ne riparla nel 2018. Tutti i vini della linea Travaglini, oltre alle botti grandi, subiscono una maturazione in barrique della durata variabile tra i 7 e i 9 mesi.
In questo caso si tratta di legni sostituiti ogni 3 anni. Più di mille barrique in bella mostra. E accatastate su un bancale “a testa in giù”, a riposare alla stregua dello Champagne nelle pupitres, si scorgono le bottiglie di Nebolè: è il Metodo Classico Travaglini.
Quarantotto mesi sui lieviti, anche per la 2011, seconda ‘edizione’ delle bollicine Nebbiolo 100% Extra Brut, made in Gattinara. Trentatré euro il costo, giustificato non solo dalla tiratura limitata (meno di 2 mila bottiglie) ma anche dal fatto che la vinificazione viene condotta ad Alba.
Il gruppo di visitatori viene dunque condotto nell’ampia sala di degustazione dei vini Travaglini, presenti anche in alcune enoteche della Gdo. Si parte dal Coste della Sesia 2014 (13,5%, 9,50 euro): rosso rubino intenso, al naso ribes, lampone; tannino vivo, grande acidità, che conferisce piacevolezza e freschezza a una beva morbida, rotonda. Il Gattinara “base” è invece della vendemmia 2010 (13,5%, 14,50 euro).
Di colore granato aranciato, al naso regala note minerali, floreali e fruttate. Aprendosi nel calice dona il meglio di sé: liquirizia dolce, cuoio. La grande acidità e freschezza in entrata fa spazio alla sapidità finale, sostenuta da un tannino vivo, elegante. Tre Vigne 2010 (13,5%, 22,30 euro) è il vino più ruffiano della Travaglini. Quello che, per intenderci, fa strage di donne e giovani.

Il prodotto più beverino della linea, ottenuto da tre microclimi differenti di Gattinara. Tre vigne, appunto, il cui frutto viene sapientemente mixato.

Un vino di più facile e immediata lettura, con le sue note fruttate (bacca rossa) e balsamiche, tra le cui righe scorgiamo anche una parte ‘vegetale’, che ricorda il rosmarino, e una curiosa nota dolce di cipolla caramellata, a fare da eco alle note speziate di cuoio e liquirizia.

L’acidità spiccata lo rende vino capace di maturare ancora per diversi anni. Finiamo in bellezza, quasi ad occhi chiusi, con Il Sogno 2010 (15,5%, 49,50 euro), il vino da uve appassite di Travaglini, in stile “Sforzato” o “Amarone”. Lo spettro gusto olfattivo impressiona e la maggior parte dei sentori offrono corrispondenza.

Si va dalla prugna all’albicocca sciroppata, per passare alla scorza d’arancia in confettura e all’uvetta sotto spirito, sino a sentori più complessi e speziati come cannella, chiodi di garofano, curcuma. Cento giorni sui graticci ad appassire per le uve 100% Nebbiolo stramature, poi sottoposte a 4 mesi di rovere. Vino sontuoso da meditazione, o da accompagnare al dolce, registra una straordinaria persistenza.

ANZIVINO
Nel cuore di Gattinara, facciamo dunque visita alla Anzivino Viticoltori. Un’azienda relativamente giovane, fondata nel 1998 da due milanesi, Emanuela e Sabrina, che hanno deciso di dare una svolta alla loro vita, ridando lustro a una vecchia distilleria chiusa da anni a Gattinara, trasformandola in azienda vitivinicola.
Marco, del servizio accoglienza, guida i suoi ospiti in un viaggio tra i vini Anzivino che ci porta a segnalare, su tutti, il Bramaterra Doc 2013: 60% Nebbiolo, 30% Croatina e un 10% tra Uva Rara e Vespolina.
Possiamo definirlo in assoluto il miglior Bramaterra in degustazione nella giornata, in termini di prontezza e potenzialità future. Di colore rosso rubino tendente al granato, offre un olfatto intenso, florale di viola e fruttato di lamponi e ribes.
L’affinamento di 24 mesi, di cui almeno 18 in legno, dona complessità a un nettare che assume tinte eteree e regala sentori di vegetali di rosmarino, salvia, mentuccia e speziati di cuoio e liquirizia. Un vino di corpo e struttura, eppure morbido, rotondo, molto fresco e di buona sapidità.
Al cospetto del Bramaterra Doc Anzivino rischiano di finire in secondo piano i due Gattinara, anche se la Riserva merita più d’una menzione. Interessante anche il Faticato Coste della Sesia Nebbiolo Doc 2007 Anzivino. Le uve provenienti dai vigneti più impervi, dopo la vendemmia arrivano in cantina e vengono delicatamente distese su graticci, sui quali appassiscono fino al mese di dicembre. La fermentazione avviene nei tradizionali tini di legno.
Il vino viene poi affinato in legno medio-piccolo di secondo o terzo passaggio per almeno due anni, con un ulteriore anno di riposo in bottiglia. Anzivino è stato il primo produttore in zona a pensare a un vino da appassimento che, per la vendemmia in degustazione, è stato sottoposto a una maturazione di 5 anni in rovere.
Ne scaturisce un vino sullo stile Sforzato-Amarone che si presenta nel calice d’un rosso rubino intenso con riflessi granati. Il profumo è invitante, complesso e intenso, ma al palato lo avremmo preferito più strutturato e persistente. Il rapporto qualità prezzo (che si aggira attorno ai 24 euro), giustifica comunque il gap con il prodotto di riferimento per tipologia della zona, Il Sogno di Travaglini (49,50 euro).
IOPPA
Dopo un tour alla Cantina del Castello Conti di Maggiora (Novara), pittoresca location che non riusciamo ad annoverare tra le più memorabili, in termini di prodotti offerti in degustazione, ci spostiamo in quella che, a conti fatti, risulterà la vera “sorpresa” della giornata. Parliamo dell’azienda vitivinicola Ioppa Fratelli Gianpiero e Giorgio di Romagnano Sesia, Novara.
Qui a guidarci c’è il giovane Luca, settima generazione di una famiglia di agricoltori di cui si hanno tracce già a partire dal 1852. Siamo al cospetto di un’attività agricola che ha saputo riconvertire la produzione dal cerealicolo al vitivinicolo. Un processo iniziato a metà degli negli anni Novanta, che ha portato i terreni vitati della Ioppa a crescere dai 7 ettari degli dell’anno 2000 agli oltre 20,5 ettari attuali.
E un alto ettaro e mezzo è pronto per essere impiantato durante la Primavera 2016, con l’obiettivo di raggiungere i 30 ettari complessivi entro i prossimi 10 anni. Luca Ioppa mostra le aree di produzione della cantina. Una cantina proiettata principalmente al mercato estero.
“Produciamo complessivamente circa 140 mila bottiglie – spiega il giovane viticoltore -. La parte del leone è riservata al Nebbiolo Rosato, con 65 mila bottiglie. Si tratta del prodotto più apprezzato nel nostro mercato di riferimento, la Norvegia”.
Di recente stiamo entrando anche in Svezia, mentre siamo già presenti e strutturati in Paesi come Stati Uniti e in Giappone”. In Italia, Ioppa si è di recente slegata da un canale di distribuzione horeca della zona, affidandosi a una rete interna di rappresentanti. Una scelta dovuta alla necessità di legarsi a doppio filo con la ristorazione locale”.
Dopo il tour della cantina ci concentriamo su una degustazione che lascia il segno. A sorprendere è il vino bianco San Grato, di cui vengono prodotte 3 mila bottiglia. Si tratta di un vendemmia 2014 a base Erbaluce (60%), cui vengono addizionati un 30% Timorasso e un 10% Traminer aromatico. Le percentuali di uva variano di anno in anno, così come è variata la percentuale di alcol in volume, passata dagli 11,5 gradi della vendemmia 2014, ai 14% della vendemmia 2015.
Il San Grato Ioppa 2014 si presenta nel calice di un giallo paglierino con riflessi verdolini. Al naso richiami di pesca e frutta tropicale (ananas), ma è al palato che dà il meglio di sé: la sapidità accentuata è bilanciata dalla struttura conferita all’Erbaluce dal Timorasso. Ne scaturisce un bianco semplice ma di corpo, intenso e persistente nel retro olfattivo, che ci piacerebbe abbinare all’istante a un piatto di buon sushi o sashimi. Un vino base fuori dagli schemi, al costo di soli 5 euro: da provare.
Passiamo dunque al rosato Colline Novaresi Doc Nebbiolo Ioppa: un vino intrinsecamente legato al mercato cui è destinato, ruffiano, piacione, in cui la buona vena acida è smorzata da una percezione fruttata zuccherina. Piace ai norvegesi.
Ottimo invece il Ghemme Docg Bricco Balsina 2006, ottenuto da un vigneto con esposizione a sud-ovest situato nella zona più vocata del paese, denominata appunto “Balsina”, con un terreno alluvionale ricco di sali minerali che consente alle radici di scavare in profondità, alla ricerca dei migliori elementi nutritivi.
Si tratta di un blend Nebbiolo (85%) Vespolina (15%), invecchiato 4 anni in legno, di ottima mineralità e acidità, che si distingue per struttura, corpo e persistenza. Ne vengono prodotte 3 mila bottiglie.  Degno di nota anche Stransì (2000 bottiglie), il passito di Vespolina di casa Ioppa, unico produttore che lo realizza con questo uvaggio autoctono.
Un vino dolce, da dessert, che si presta anche all’abbinamento con il gorgonzola piccante. La Vespolina, uva tannica e strutturata, conferisce tali caratteristiche anche al passito in questione, che risulta tutt’altro che stucchevole. Chapeau. Viene prodotto ininterrottamente dal 2005.
“Mio padre e mio zio – spiega Luca – si ricordavano che mio nonno, loro padre, durante il periodo delle feste di Natale era solito portare in tavola un vino dolce, ottenuto da una produzione ad hoc. Da questa tradizione è nata l’idea di un vino passito ottenuto dalle prime uve raccolte dal 10 al 15 settembre, dunque con un grado di acidità che consenta l’invecchiamento, lasciate appassire fino alla fine di febbraio.
Da 100 chili d’uva otteniamo 10-15 litri di vino, a dimostrazione della grande ricercatezza che cerchiamo di conferire al prodotto. In seguito alla fermentazione – continua Luca Ioppa – il vino viene invecchiato in legno. Raggiunge i 15-16 gradi e, attualmente, abbiamo in legno la vendemmia 2008, che presto sarà imbottigliata”.
Degli Antichi Vigneti di Cantalupo (Ghemme) abbiamo già speso “ampie” pagine del nostro wine blog. E per chi ancora non lo conoscesse, invitiamo tutti i winelovers a visitare il regno dell’immenso Alberto Arlunno, uomo di grande cultura e profonda sensibilità, ben oltre il mondo del vino. Qui, invece, il nostro reportage dalla cantina Nervi.
Categorie
Vini al supermercato

Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta, fratelli Agnes Rovescala

(5 / 5) Ecco un altro ottimo Bonarda dell’Oltrepò Pavese. Un prodotto che si eleva dal bassissimo livello che le logiche della grande distribuzione organizzata “impongono” a una Doc che, ad alti livelli, è ancora più che mai sconosciuta ai clienti dei supermercati italiani. Sotto la nostra lente di ingrandimento finisce oggi il Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta, integralmente prodotto e imbottigliato all’origine dall’azienda agricola Fratelli Agnes di Rovescala. Siamo nella zona Est della Denominazione, in un paesino di mille anime arroccato sulle tipiche colline che caratterizzano il paesaggio oltrepadano. A pochi chilometri dal Piacentino.

Nel calice, il Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta si presenta di un rosso rubino intenso tendente al viola con spuma violacea vivace, che si discioglie lentamente pur nella sua evanescenza. All’esame olfattivo risulta intenso e gradevole, schietto, fine. Di complessità sottile, si fa apprezzare per la pienezza delle note di marasca, lampone, fragola e mora. Ritroviamo corrispondenza di questi sentori anche al palato, dove il Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta si rivela di corpo, caldo (13% ben calibrati), morbido. Vino secco, sfodera un’ottima acidità e una leggera sapidità che aggiunge freschezza alla beva, favorita da un tannino giusto. Un Bonarda decisamente equilibrato, anche dal punto di vista retro olfattivo: intenso, fine, persistente e maturo.

Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta, fratelli Agnes Rovescala

“Un vino da vigna, vero, secondo tradizione e di qualità”, come lo descrive la stessa etichetta. L’abbinamento perfetto? Quello con gli antipasti e gli affettati dell’Oltrepò Pavese come il salame di Varzi. Vino a tutto pasto per antonomasia, accompagna anche cassoeula, cotechino e zampone. Unico neo: l’azienda produttrice, la Fratelli Agnes di Rovescala, si è rifiutata di fornire a vinialsupermercato.it la scheda tecnica del prodotto in questione, contente tutte le specifiche. Dall’etichetta evinciamo tuttavia che la “Vigna della Composta”, che darebbe vita all’omonimo Bonarda finito sotto la nostra lente di ingrandimento, si estende sulla dorsale di una collina volta a sud, delimitata da un perimetro di 1542 passi. Il terreno, composto da zolle compatte d’argilla bruna, ospita viti di oltre 80 anni con grappoli ristretti e radi, a forma di pigna, con acini piccoli e irregolari.

Prezzo pieno: 6,15 euro
Acquistato presso: Esselunga

Exit mobile version