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Chiamparino: “A Torino una casa promozionale del vino”

Una ‘casa’ promozionale del vino, con sede a Torino, e un coordinamento regionale degli eventi piemontesi del vino. E’ l’idea lanciata da Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte e dell’Arev, l’associazione che rappresenta le 75 regioni viticole europee, in occasione del debutto delle nuove etichette di ‘Piemonte Barbera, tradizione che si rinnova’. Un progetto della Cia di Asti in collaborazione con la cantina di Vinchio e il Consorzio della Barbera all’Enoteca regionale di Nizza Monferrato (Asti).

Chiamparino: “A Torino una casa promozionale del vino”

“Stiamo pensando – ha spiegato Chiamparino – a una nuova rete strutturata dei numerosi eventi piemontesi legati al vino”. Chiamparino è stato il testimonial del “rilancio della denominazione, che ha bisogno di una nuova identità” ha aggiunto l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero. “Su 45mila ettari di vigneto in Piemonte – ha precisato il presidente del Consorzio della Barbera, Filippo Mobrici – 12mila sono coltivati a Barbera e da questi vengono prodotte circa 20 milioni di bottiglie, metà delle quali vengono esportate”. “Con la nuova etichetta Piemonte Barbera da oggi in commercio – ha concluso il presidente della Cia di Asti, Alessandro Durando – abbiamo voluto dare un giusto prezzo al prodotto e al lavoro dei produttori”.
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Vinitaly, nuova cuvèe Merlot-Cabernet: Hans Terzer pronto a stupire

Proseguono le scommesse del winemaker d’eccellenza della cantina San Michele Appiano, Hans Terzer. Dopo la creazione nel corso del 2014 di De Piano Alto Adige Merlot Cabernet 2011, nel 2015 di Appius 2010 proveniente da vigneti storici, e di Appius 2011 che sarà presentato al 50° Vinitaly di quest’anno, Terzer è pronto alla creazione di una nuova cuvèe Merlot-Cabernet 2013.

Il blend in stile bordolese sarà presentato entro la fine di quest’anno. Intanto Terzer fa il punto sull’annata 2015, con tanto sole e caldo, che ha regalato alla cantina San Michele-Appiano vini rossi di grande struttura, dal colore intenso e profumo spiccato. Anche i vini bianchi come Schulthauser, Pinot Grigio e Sauvignon Sanct Valentin ne hanno giovato in profumo e struttura.

Vinitaly, nuova cuvèe Merlot-Cabernet: Hans Terzer pronto a stupire

“Le temperature alte che hanno caratterizzato tutto l’anno fino alla vendemmia – spiega Terzer – ci hanno regalato uve sane e molto mature, pronte per la produzione di vini bianchi e rossi importanti. Sono convinto che i vini della cantina San Michele-Appiano miglioreranno ulteriormente. Abbiamo tanti vigneti ancora giovani che, man mano che invecchieranno, ci regaleranno grande qualità”.
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Export vino piemontese in calo: ”meno prosecco più bolle locali” il monito di Ferrero

Il 2015 ha registrato un calo del 5% nelle esportazioni di vino piemontese per un fatturalo di 965 milioni di euro. Il calo è dovuto, in gran parte, al crollo di fatturato dell’Asti spumante. ”Abbiamo perso quasi il 40 per cento a causa dell’embargo sul mercato russo” ha fatto notare il presidente del consorzio per la tutela dell’Asti Giorgio Bosticco.
”Il vino non subisce il blocco dell’export, ma i nostri produttori non ne vendono più, perché hanno paura di non essere pagati a causa della crisi economica che l’embargo sta provocando. Per le bollicine dolci anche il mercato interno non brilla, va ripensata la comunicazione di questo vino. Bisogna insegnare agli italiani ad apprezzarne le caratteristiche e gli usi, tipicamente la domenica, in famiglia, con gli amici, a fine pasto con il dolce e con la frutta” ha aggiunto Bosticco. L’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero , proprio sul tema delle bollicine, ha lanciato un appello a commercianti e gestori di bar: ”Servite qualche bolla piemontese, invece di offrire ai clienti sempre e solo Prosecco. I nostri spumanti sono migliori”.

Export vino piemontese in calo: ”meno prosecco più bolle locali” il monito di Ferrero

Nei prossimi giorni l’assessore incontrerà Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Piemonte, per chiedere alle attività commerciali uno sforzo di promozione dei vini locali, soprattutto quelli che subiscono la maggiore concorrenza. ”Facciamo sinergia, per evitare che, in otto casi su dieci, chi chiede un bicchiere di vino nei locali delle nostre città ne riceva uno che con il Piemonte ha niente a che fare” ha sollecitato Ferrero. Nonostante la battuta d’arresto il Piemonte continua comunque a rappresentare il 18% del vino esportato. Nel dettaglio: 54 milioni di bottiglie di Asti spumante, 29 milioni di Moscato, 22 di Barbera, 13 di Barolo e 4,5 di Barbaresco.
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Vino, Gdo scelta vincente. Ecco i bilanci delle società vinicole: chi sale, chi sprofonda

Nel 2014, il 41,8% delle vendite nazionali delle principali società vinicole è transitato per la grande distribuzione organizzata (Gdo). L’indagine sul settore vinicolo condotta da Mediobanca su un campione di 44 società con titoli trattati in 21 Borse, non lascia spazio a interpretazioni di sorta. Si tratta della media tra il 47,2% delle cooperative e il 36,9% delle restanti società. L’incidenza della grande distribuzione è cresciuta dal 36,5% del 2002 al 51,2% del 2014. Il secondo canale per importanza è il grossista/intermediario (15,9%) seguito dall’aggregato Horeca (Hotel-Restaurant-Catering), anch’esso con incidenze differenti per cooperative (7,7%) ed altre società (21,3%). Seguono enoteche e wine bar, che coprono il 7,4% (con le cooperative al 3,6%), mentre la vendita diretta incide per poco più dell’11%, quota invariata rispetto all’anno precedente. Nell’ambito dei grandi vini, la quota più elevata è ascrivibile al canale Horeca. (40,6%), cui seguono enoteche e wine bar al 26%.

La vendita diretta sale qui al 16,6%, con la grande distribuzione a quota 3,2%. Relativamente alle esportazioni prevalgono le vendite tramite intermediari importatori (otto decimi del totale), mentre il controllo della rete di proprietà permane limitato al 9,4%. I tre maggiori produttori per fatturato nel 2014 sono stati il gruppo Cantine Riunite-Giv (536 milioni di euro, +0,3% sul 2013), Caviro (314 milioni, -2,0%) e la divisione vini del Gruppo Campari (209 milioni, in calo dell’8,3% sul 2013). Seguono Antinori, che nel 2014 ha realizzato una crescita del 4,8% portandosi a 180 milioni di euro, la cooperativa Mezzacorona a 171 milioni di euro (+5%) e appaiate a 160 milioni la Fratelli Martini (+1,8%) e la Zonin (+4%).
Solo una società ha realizzato un aumento dei ricavi superiore al 10%: è la forlivese Mgm, con vendite a 73 milioni (+10,1% sul 2013). Altre variazioni degne di nota hanno interessato la Ruffino (+8,4% a 81 milioni) e il Gruppo Santa Margherita (+7,8% a 110 milioni). Nell’insieme la graduatoria si mostra stabile, almeno nelle prime dieci posizioni. Alcune società hanno una quota di fatturato estero quasi totalitaria: la Botter al 96,8%, la Ruffino al 92,9%, la Masi Agricola al 90,5% e la Fratelli Martini con l’89,5%. Solo sei gruppi hanno una quota di export inferiore al 50% delle vendite.

I PROFILI DEI MAGGIORI PRODUTTORI

Il maggiore sviluppo delle vendite nel periodo 2009-2013 è appannaggio della Cantine Turrini di Riolo Terme (+110,2%), seguita dalla cooperativa Cevico di Lugo (+84,6%) – entrambe, dunque, della provincia di Ravenna – e dalla Botter Di Fossalta di Piave, Venezia (+84,2%). Solo due imprese hanno subito nel periodo una flessione del giro di affari: la cooperativa La Vis di Lavis, Trento (-14,7%) e la Giordano Vini di Diano D’Alba, Cuneo (-10,7%).

I margini (Margine operativo netto “Mon”/valore aggiunto), la redditività del capitale investito (roi) e quella netta (roe) collocano la Botter e la Cantine Turrini nelle posizioni di testa. Giordano Vini e La Vis hanno segnato nel 2013 una redditività netta negativa. La struttura finanziaria più solida, sempre secondo l’indagine Mediobanca, è della Banfi che ha debiti finanziari pari al 18,3% dei mezzi propri, seguita dalla Frescobaldi (20,9%) e dal Gruppo Cevico (24,7%).

E’ particolarmente elevato l’indebitamento della cooperativa La Vis (18 volte il rapporto), della Giordano Vini (487%) e della Cantine Brusa (372%). Solo due società presentano un debito finanziario prossimo al fatturato: si tratta della Antinori (99,2%), che sconta tuttavia un eccezionale sforzo in termini di investimenti nei precedenti esercizi, e della cooperativa Mezzacorona (91,5%). Gli investimenti sono rilevanti per Masi (17,6% del fatturato), Banfi (14%) e Frescobaldi (11,1%).

La competitività, misurata dal rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto, appare molto soddisfacente per le Cantine Turrini (16,9%), la Masi (26,2%) e la Botter (28,5%). Livelli meno favorevoli sono riferiti alla Cevico (81,7%), Schenk Italia (69,9%) e Giordano Vini (69,4%). Le tre aziende meglio posizionate sono risultate, in ordine decrescente: Botter, Cantine Turrini e Masi. La graduatoria è chiusa, sempre in ordine decrescente, da Mezzacorona, Giordano Vini, e La Vis.

L’ASSETTO PROPRIETARIO

Al controllo familiare è riconducibile il 53,9% del patrimonio netto complessivo dell’aggregato oggetto dello studio Mediobanca. Tale quota si ripartisce tra controllo esercitato in modo diretto da persone fisiche (33,9%) e tramite persone giuridiche (20%). Ove si assimilino alla forma familiare le cooperative, le quali raccolgono circa 33.400 soci, si aggiunge un’ulteriore quota del 22,8% che porta il totale del patrimonio netto familiare al 76,7%. Il restante 23,3% dei mezzi propri è riferibile per il 14,1% a investitori finanziari (ed altre tipologie residuali) e per il 9,2% a società straniere.

In termini assoluti, alle famiglie in senso stretto sono riconducibili mezzi propri per 1,74 miliardi di euro (1,1 miliardi in capo a persone fisiche e 0,64 miliardi a persone giuridiche), 16 alle coop per circa 0,74 miliardi di euro. I soci esteri detengono un portafoglio con valore di libro pari a 0,3 miliardi di euro. I principali soci finanziari sono così assortiti: banche ed assicurazioni con 347 milioni di euro, fondi con 38 milioni, fondazioni e trust rispettivamente con 28 e 33 milioni, fiduciarie con 11 milioni.

Il rapporto con i mercati finanziari è tradizionalmente trascurabile in Italia. Solo quattro delle società considerate sono interessate alla Borsa, ma in modo indiretto, attraverso la quotazione della società controllante, che in un solo caso assume lo status di socio industriale (Davide Campari) e nei restanti quello di investitore finanziario (si tratta dei gruppi assicurativi Allianz, Generali e UnipolSai). Le banche, dopo il 17 disimpegno del Monte dei Paschi di Siena, sono assenti. Ma dal 29 gennaio 2015 è quotata all’Aim la Italian Wine Brands, controllante la Giordano Vini.

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Analisi e Tendenze Vino

Crif Ratings: il comparto del vino italiano? Candidato ideale per le obbligazioni garantite

Con l’inasprirsi delle condizioni di accesso al credito bancario, negli ultimi tre anni si è assistito in Italia all’emergere di forme alternative di finanziamento per le imprese di piccola e media dimensione. Di particolare interesse è il mercato obbligazionario domestico (c.d. minibond), che offre strumenti di breve e lungo termine particolarmente adeguati alle esigenze delle piccole e medie realtà del settore manifatturiero, agroalimentare compreso. “Ad oggi – evidenzia Paolo Bono, Associate presso l’agenzia di rating emiliana Crif Ratings – restano tuttavia numericamente poche le Pmi del settore Food & Beverage che hanno intrapreso la strada dei minibond. Tutto ciò al cospetto dell’enorme potenziale di emissione per un settore, dove molte produzioni merceologiche sono oggetto di maturazione, invecchiamento e stagionatura, attività che sottintendono una rilevante immobilizzazione di capitale circolante e dove è forte l’esigenza di debito a medio lungo termine”. L’elevato valore di magazzino che contraddistingue alcuni segmenti dell’agroalimentare si presterebbe a forme innovative di garanzia, simile nel contenuto all’emissione, realizzata nel gennaio 2016 della cooperativa modenese che a garanzia dell’obbligazione ha offerto le proprie forme di Parmigiano-Reggiano. Si tratta di un precedente che, nel prossimo futuro, potrebbe replicarsi anche in altri segmenti dell’agroalimentare caratterizzati da magazzini particolarmente pregiati. “Il candidato ideale – aggiunge Paolo Bono – è il settore del Wine che per diverse ragioni appare un segmento molto interessante per lo sviluppo di finanziamenti alternativi al prestito bancario. In questo comparto, il tessuto imprenditoriale è costituito quasi esclusivamente da piccole e medie imprese; allo stesso tempo il posizionamento di prezzo e il livello dei margini unitari risultano positivamente correlati con l’offerta di vini invecchiati che alimentano il valore delle rimanenze e necessitano di una pianificazione finanziaria di medio e lungo periodo”.

I NUMERI DELLE AZIENDE DEL VINO
Come mostra la tabella, sono stati analizzati i numeri di grande imprese del vino in Italia. Da Ferrari a Masi, da Berlucchi a Santa Margherita, passando per Duca di Salaparuta, Sella e Mosca, Frescobaldi e Antinori. Osservando le prime 15 imprese italiane per marginalità unitaria, per circa l’80% di esse il peso del magazzino rispetto al fatturato è superiore al 50%, una circostanza che si spiega con la focalizzazione produttiva su vini affinati che, prima di essere veicolati sul mercato, alimentano il valore degli stock per più esercizi. Rare sono invece le aziende che pur registrando ottime marginalità rilevano un valore delle rimanenze non particolarmente elevato: si tratta di imprese con una forte notorietà e reputation del proprio brand aziendale sui mercati esteri, una politica sostenibile solo dalle pochissime realtà che possono sostenere ingenti investimenti promozionali. In questo contesto, le strategie aziendali volte ad un riposizionamento verso l’alto sul fronte dei prezzi di vendita e dei margini unitari spesso si traducono nel potenziamento dei processi e delle strutture di affinamento. La riqualificazione del portafoglio prodotti verso vini invecchiati ha un notevole impatto sull’equilibrio finanziario delle imprese e soprattutto sul ciclo di generazione di cassa. L’esborso per i necessari investimenti insieme all’assorbimento di capitale circolante (aumento delle rimanenze e allungamento dei tempi di incasso rispetto al momento in cui si sostengono i costi di produzione) sono, per molte imprese, forti deterrenti ad intraprendere una strategia di diversificazione verso il prodotto pregiato. Un piano industriale che voglia perseguire questa strategia di crescita non può prescindere da una struttura di finanziamento a medio e lungo termine, sempre meno disponibile nell’offerta del sistema bancario. Da qui la valida alternativa del mercato obbligazionario. Tanto più se il valore del magazzino, che per le 15 imprese considerate supera i 400 milioni di euro nei bilanci 2014, può essere utilizzato a “garanzia” del debito e quindi a riduzione del suo costo.
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Collisioni di vino: Verdicchio e Barolo, gemellaggio a Vinitaly 2016

Un gemellaggio inedito tra i grandi produttori del vino bianco più premiato d’Italia, il Verdicchio, e quelli del “Re dei vini”, il Barolo, in partnership con il festival agrirock Collisioni (lunedì 11 aprile, ore 11). Due indagini Nomisma-Wine Monitor, “Consumi & brand awareness dei vini italiani” e “Il valore socioeconomico del vino e dell’agroalimentare nelle Marche”, che saranno presentate lunedì 11 aprile a partire dalle ore 12. Un sodalizio rinnovato, quello con l’artista marchigiano Neri Marcorè (in fiera l’11 aprile), e uno nuovo con Il Sole 24 Ore e Food24, in diretta dal Vinitaly tutti i giorni dallo stand delle Marche.

COLLISSIONI DI VINO

Queste le novità per il 50° Vinitaly messe in campo dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini – IMT (780 soci per 16 denominazioni, rappresentando l’82% dell’export dei vini regionali) che dal 10 al 13 aprile partecipa alla fiera con una collettiva di 99 aziende presenti nello stand della Regione Marche (Pad 7, C 6/7/8/9). “Ci presentiamo quest’anno al Vinitaly con un programma denso di attività e ricco di nuove ‘contaminazioni’ e partnership – evidenzia Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini – da quella con il vino simbolo dei grandi rossi italiani e con una delle manifestazioni culturali più accreditate del momento, Collisioni, a quella con Il Sole 24 Ore e Food 24, che prevede due dirette al giorno dallo stand della Regione Marche, appuntamenti live e approfondimenti sul Vinitaly. Fino al 13 aprile inoltre sono previsti numerosi passaggi spot con i vini delle Marche su Radio 24″.

Collisioni di vino: Verdicchio e Barolo, gemellaggio a Vinitaly 2016

Tornano per il 2016 gli assaggi liberi in terrazza con circa 190 etichette del consorzio, dal Verdicchio al Bianchello del Metauro, dal Rosso Conero alla Vernaccia di Serrapetrona, dal Colli Maceratesi al Colli Pesaresi, dalla Lacrima di Morro d’Alba al Pergola. Vinitaly sarà anche l’occasione per fare il punto sul polo enogastronomico regionale Food Brand Marche e sul valore dell’agroalimentare nell’economia regionale con l’indagine “Il valore socioeconomico del vino e dell’agroalimentare nelle Marche” di Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma che sarà presentata l’11 aprile alle 12:30 nello stand della Regione.
All’evento parteciperanno la vicepresidente e assessore all’Agricoltura Regione Marche, Anna Casini, lo chef stellato e ambasciatore di Food Brand Marche, Moreno Cedroni, il giornalista enogastronomico Carlo Cambi, il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e di Food Brand Marche, Alberto Mazzoni, il vicepresidente dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Antonio Centocanti. A seguire gli assaggi Food Brand Marche firmati dallo chef Errico Recanati (1 stella Michelin).
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”Sideways in viaggio con Jack” versione Langhe è quasi realtà

A distanza di dodici anni dall’uscita del famoso film ”Sideways, in viaggio con Jack”  potrebbe arrivare la versione italiana. A realizzare il film potrebbe essere Paolo Damilano, timoniere della omonima cantina di La Morra inseme al fratello Mario e al cugino Guido. Damilano è uno dei 101 produttori selezionato per OperaWine, l’evento che sabato 9 aprile aprirà il Vinitaly di Verona, nonché presidente di Film Commission Torino Piemonte la fondazione che ha portato nella regione più di 900 set grazie a incentivi e sconti fiscali. L’imprenditore ha annunciato l’idea di acquistare i diritti per realizzare una versione europea del film con un possibile produzione italo cinese ed anche una fiction sulle Langhe.

‘Il vino è un essere vivente. Amo immaginare l’anno in cui sono cresciute le uve di un vino. Se c’era un bel sole…Se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. Se è un vino d’annata, penso a quante di loro sono morte. Mi piace che il vino continui ad evolversi. Mi piace pensare che se apro una bottiglia oggi, avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se l’aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita. Ed è…in costante evoluzione e acquista complessità. Finchè raggiunge l’apice…”.

”Sideways in viaggio con Jack” versione Langhe è quasi realtà

Una delle frasi più celebri tratte da quel film, addirittura utilizzata nei corsi per sommelier per provare a spiegare cos’è il vino.  Il Pinot Nero, ossessione di Miles, potrebbe diventare un Barolo. Già all’epoca dell’uscita del film che ebbe un enorme successo, si registrarono aumenti delle vendite di Pinot nero e incremento dell’enoturismo in California, Tiziana Frescobaldi dell’omonima cantina aveva dichiarato che era un film che sarebbe stato possibile realizzare anche in Toscana, Piemonte o Sicilia. Un’opportunità considerata allora persa che oggi potrà realizzarsi tra le dolci colline delle Langhe.

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La Capitanata dei vini della Daunia è pronta per il Vinitaly

Si è tenuto giovedì 31 Marzo un incontro presso la Sala Giunta di Palazzo Dogana della Provincia di Foggia, tra i rappresentanti delle principali aziende vinicole di Capitanata aderenti al Movimento Turismo del Vino Puglia, gli esponenti politici locali, le imprese vinicole e le associazioni di categoria per raccontare lo stato dell’arte e gli obiettivi da perseguire nella promozione del vino di Capitanata anche al Vinitaly.

Una manifestazione ritenuta un’occasione imperdibile per incontrare i compratori e gli addetti del settore, ma anche per promuovere il territorio, parlare delle proprie eccellenze e del duro lavoro svolto per produrre qualità, degli investimenti fatti palcoscenico ideale per essere ambasciatori del territorio di Capitanata, da sempre a vocazione agricola, un territorio che grazie al San Severo rosso, rosato e bianco si fregia del riconoscimento DOC, la prima in Puglia e tra le prime in Italia, già dal 1968. Obiettivi ambiziosi che si possono raggiungere solo facendo squadra.

”Solo insieme possiamo vincere la battaglia con i competitor mondiali, non dobbiamo avere paura del nostro vicino, ma dobbiamo collaborare. Al Vinitaly saremo uniti per competere con il mondo”  ha spiegato Donato Giuliani della sanseverese Cantine Teanum. I produttori punteranno  su Nero di Troia e spumanti. ”Proprio adesso che l’asse produttivo sembra spostarsi dalla quantità alla qualità, con la competizione accesa nei confronti dei rinomati vini del Nord, serve saper trasmettere questo valore aggiunto del prodotto dauno. Il Primitivo e il Negramaro hanno raggiunto la fase matura del proprio mercato, adesso il prodotto in ascesa in Puglia è il Nero di Troia e su questo bisognerà puntare” ha affermato il presidente della Camera di commercio, Fabio Porreca.

La Capitanata dei vini della Daunia è pronta per il Vinitaly

Lucio Pistillo, direttore dell’ Antica Cantina ha inoltre spiegato che nonostante a San Severo ci siano la gran parte dei 9mila ettari di Montepulciano della Puglia,  non è possibile indicarlo in bottiglia. Potrebbero puntare su uno dei vini più venduti al mondo ma le regole lo impediscono e non si possono informare i consumatori. ”Chi vende vino all’estero sa benissimo che bisogna dare un nome ed un cognome al prodotto, altrimenti non c’è mercato” ha commentato.

Gianni Ciampi delle Cantine Passalacqua è invece intervenuto sul tema delle produzioni biologiche.”Stiamo tornando al passato puntando sul Nero di Troia e sul Bombino senza nessun tipo di additivo chimico. Facciamo il vino a fermentazione naturale come i nostri nonni. Il mercato italiano ha già riconosciuto la bontà di questa operazione, se è vero che l’80 per cento della produzione è venduta sul territorio nazionale e solo il 20 per cento all’estero prima o poi tutte le cantine seguiranno questa strada” ha commentato. Relativamente al discorso bollicine, la Cantina D’Araprì di San Severo ha già ottenuto risultati importanti nella spumantizzazione.

Alberto Longo, proprietario Azienda Agricola Alberto Longo è pronto invece a lanciare il suo primo metodo classico e si è espresso molto fiducioso sulle prospettive future, ci sono  i margini per creare addirittura un distretto dello spumante, a favore del quali si sono anche schierati i sommelier della Capitanata.

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Il Consorzio Lugana Doc atterra a Copenaghen

In programma oggi e domani a Copenaghen ”De italienske vindage” la più importante kermesse danese dedicata ai vini italiani che dal 2002 è annualmente occasione di incontro tra i maggiori importatori locali e produttori italiani di diverse regioni. Duecento i vini proposti in assaggio con presenza, tra gli ospiti d’onore del Consorzio Lugana Doc.

L’ istituto, è nato nel 1990 e da sempre si fa promotore del marchio Lugana, in Italia e nel mondo. Il Lugana Doc, prodotto con uve Turbiana è un vino profumato a tutto pasto che incontra da sempre il gusto estero, in particolare dei tedeschi che assorbono il 40% del 75% della produzione che va tutta sui mercati esteri. L’annata 2015, considerata ottima è stata recentemente presentata a Lazise. La partecipazione del Consorzio Lugana Doc ha proprio  come obiettivo l’incremento della presenza dei propri vini sulle tavole nordeuropee che la apprezzano molto più del Belpaese.

Alla manifestazione, in partnership con il Consorzio Lugana, sarà presente anche il Consorzio di promozione “Garda Lombardia”. Un copione che si ripete in vari eventi, una partnership volta a consolidare il Lago di Garda come destinazione turistica, enogastromica e non, un mercato che vale già oggi oltre 3.600.000  di presenze per una spesa turistica di 352mila euro. L’evento e’ organizzato dal gruppo “Ekstra Bladet”, uno dei piu’ influenti magazine di politica e costume del Paese.

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Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg, meno “chimica” nel nuovo protocollo

Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg crescita record al supermercato nel 2019

Prosecco Valdobbiadene, sempre meno “chimica” nei 15 comuni dell’area della Docg. Il nuovo protocollo vinicolo 2016, presentato dal presidente del Consorzio, Innocente Nardi, toglie infatti dall’elenco delle circa 50 molecole – comunque autorizzate dalle normative nazionali ed europee – altre sette sigle, oltre alle sette rimosse lo scorso anno, e tutto questo al fine di rendere la coltivazione della vite la più sostenibile possibile in un’area peraltro caratterizzata da una fra le più alte antropizzazioni.

Prosecco Valdobbiadene: meno chimica nel nuovo protocollo

L’obiettivo, è stato spiegato, è anche quello di far partecipe la comunità che abita sul territorio della consapevolezza ambientale degli addetti ai lavori e di come questi valori contribuiscano a rendere riconoscibile ed apprezzato nel mondo un prodotto diventato il simbolo della pedemontana trevigiana.

A collaborare con il Consorzio al monitoraggio, da alcuni anni, c’è anche l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpav), la quale, dal 2003, controlla la vendita delle sostanze normalmente usate nella fitosanitaria in ciascuna delle Usl del Veneto. Una molecola chiamata Macozeb, ad esempio, fra le più utilizzate in agricoltura, nelle aree di coltivazione del Prosecco, cioè nelle Usl n. 7 e n. 8, in cinque anni è risultata essere stata acquistata in quantità dimezzate, segnale della buona adesione dei coltivatori alle indicazioni fornite dai disciplinari.

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Vini al supermercato

Peperosso Calabria Igp 2014, Cantine Spadafora

(3 / 5) Grafica accattivante, così come il nome di fantasia. Peperosso Calabria Igp Cantine Spadafora, blend tra Magliocco di Donnici e Merlot, fa bella mostra di sé nel ‘fuori banco’ di un noto ipermercato milanese, nel reparto macelleria. Sull’etichetta, uno dei simboli della Calabria: il peperoncino, raffigurato a ventaglio. Potevamo non cadere in tentazione? Eccoci dunque a degustare Peperosso, con il consueto scetticismo col quale ci accostiamo a vini che sembrano strizzare un po’ troppo l’occhio a un marketing accattivante. E, soprattutto, un prezzo che rasenta il sottocosto. Nel calice, Peperosso Calabria Igp 2014 Spadafora si presenta di un rosso rubino con unghia violacea poco trasparente, intenso, scorrevole. Al naso sentori mediamente fini di frutta rossa: ribes, lampone, ciliegia sotto spirito.

Peperosso Calabria Igp 2014, Cantine Spadafora

Eppure in bocca il corpo è leggero, così come l’alcolicità. Rotonda la morbidezza, scarna l’acidità e la sapidità. Anche il tannino è soffuso, contribuendo a un quadro di sostanziale equilibrio, che si gioca tutto sulla semplicità e facilità della beva. La corrispondenza olfatto-gusto è evidente e si basa sulle note fruttate già avvertite al naso. Retro olfattivo invece sorprendente per la sufficiente persistenza (fino a 8 secondi, per intenderci), nuovamente giocata sui frutti rossi.

L’abbinamento consigliato da Spadafora per Peperosso Calabria Igt è quello con i piatti e i salumi piccanti della tradizione calabrese: il Morzello catanzarese o la Nduja di Spilinga, gli insaccati saporiti come la Sopressata del Cosentino. Ecco dunque spiegato il gioco grafico (e commerciale) del mazzo di peperoncini a ventaglio. In realtà, questo vino può facilmente travalicare i confini della cucina regionale di Calabria, giungendo sulle tavole di tutta Italia come vino rosso pulito, sano (alcolicità e solfiti ben dosati) e di facile beva, da consumare decisamente a tutto pasto, certamente non nelle grandi occasioni.

LA VINIFICAZIONE

Di Peperosso Calabria Igp sono state prodotte 30 mila bottiglie, in occasione della vendemmia 2014. Il territorio d’origine delle uve Magliocco e Merlot è quello di Donnici, con selezionate e raccolta a mano. Le vigne vengono allevate ad alberello, con resa media ridotta volutamente a 80 quintali di uva per ettaro. La vendemmia ha luogo da fine settembre a metà ottobre. La vinificazione prevede pressatura soffice, successiva macerazione prefermentativa a freddo, tale da estrarre gli aromi verietali, il colore e le componenti polifenoliche più morbide. La fermentazione ha luogo in acciaio, con temperature controllate, così come l’affinamento iniziale, per una durata di 6 mesi. Segue poi un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia, che precede la commercializzazione.

Le Cantine Spadafora, che si occupano anche dell’imbottigliamento di Peperosso, hanno sede dal 1991 nella zona industriale di Piano Lago, frazione del Comune di Mangone, provincia di Cosenza. Nasce in realtà a Donnici, un paesino sulle colline a sud di Cosenza, nel 1915. In questa piccola struttura il capostipite dell’azienda, Ippolito Spadafora, commercializzava i vini sfusi prodotti dagli agricoltori della zona. Oggi, le uve conferite si aggiungono a quelle prodotte nei 40 ettari di proprietà dell’azienda, collocata su un’area complessiva di 20 mila metri quadrati, di cui 3 mila sono coperti.

Prezzo pieno: 3,95 euro
Acquistato presso: Iper la Grande I (Finiper)

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Vini al supermercato

Terre Siciliane Igt Nerello Mascalese Nuttata, Cantine Madaudo

(3 / 5) Se non conoscete o non avete mai provato un Nerello Mascalese, il prodotto di cui stiamo per parlarvi potrebbe fare al caso vostro. Un vino a denominazione Terre Siciliane Igt Nerello Mascalese linea Nuttata, prodotto dalle Cantine Madaudo di Villafranca Tirrena in provincia di Messina, è finito sotto la nostra lente di ingrandimento. Come il nome di fantasia del prodotto ”Nuttata” in un certo senso, per dirla alla Eduardo, ”adda passà a nuttata”  dal punto di vista olfattivo: il prodotto è un po’ timido ad aprirsi tra note di frutti rossi e spezie dolci vanigliate tipiche di vini che hanno fatto un passaggio in legno. Il colore un bel rosso rubino con unghia granata, limpido e poco trasparente. Decisamente più accattivante in bocca che al naso, con la frutta dominante in un gusto rotondo ed equilibrato. Un vino semplice, di media struttura, con una buona freschezza ed un tannino vitale. Il sapore è asciutto ed austero ed il retrogusto amarognolo di discreta persistenza.

Nerello Mascalese Nuttata Cantine Madaudo

Un vino di pronta beva, da consumare al massimo nel giro di due anni. La classica bottiglia acquistata con un scetticismo dato il posizionamento prezzo che però conferma, che tra i prodotti Igt, dimenticati anche nei corsi per sommelier, dove a stento vengono citati (Supertuscan a parte) ci possono essere vini e vitigni di un certo interesse. Anche questa è la gdo, la possibilità di provare a prezzi contenuti dei prodotti ed eventualmente alzare il tiro se il prodotto incontra il proprio gusto. Un vino con un ottimo rapporto qualità prezzo, che va servito a 18-20 gradi e si abbina ottimamente a piatti con carni rosse e formaggi maturi.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve 100% Nerello Mascalese, vitigno principe della provincia di Catania che si trova comunque diffuso su tutta l’isola anche a piede franco. Si può trovare vinificato in purezza o in blend con altre uve. Se vinificato in assenza di vinacce dà anche origine alla ”pesta di botte ” tipica della zona dell’Etna. Le uve, che provengono da vigneti di Sambuca in provincia di Agrigento, dopo la diraspatura vengono messe a macerare e fermentare per 8-10 gg a temperatura controllata. La fermentazione malolattica viene svolta in vasche d’acciao, dove si svolge una parte della maturazione.

Il Terre Siciliane Igt Nerello Mascalese Nuttata viene affinato  per circa 6 mesi in barrique ed ulteriori 3/4 mesi in bottiglia prima della messa in vendita. Le Cantine Madaudo nascono nel 1945 e da 70 anni si pongono l’obiettivo di estrarre il massimo della qualità dalle fertili terre di Sicilia. Obiettivo che perseguono con una cantina altamente tecnologica, fiore all’occhiello dell’enologia Siciliana ed anche con testimonial di eccezione come Mariagrazia Cucinotta,  madrina della raffinata linea Manta d’Oro.

Prezzo Pieno: 2,99 euro
Acquistato presso: Tigros / Simply Market /Auchan / Agorà

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Birra

Dopo le 50 sfumature di Passerina, arriva la prima birra vaginale

Nasce la prima birra vaginale siglata ”The Order of  Yoni”. Non si tratta di una lavanda intima, né di un lubrificante stile ”Strawberry Prosecco”, ma di una birra scura fermentata grazie ai lieviti selezionati dall’organo genitale femminile, prelevati con un tampone vaginale.

Per il primo lotto di produzione, i lieviti sono stati gentilmente offerti da una ”farfallina” d’eccezione, la modella ceca Alexandra Brendlova che non solo ha prestato i suoi batteri, ma anche la sua immagine per la campagna pubblicitaria.

”Bottled Instinct” il nome di questa insolita birra che sarà in commercio dal 2016 con l’obiettivo di raccogliere 150mila euro per realizzare una produzione di 6 lotti da 16.600 birre l’uno.

Ma non è la prima birra dai lieviti particolari. ”Ci sono iniziative simili che altri birrifici hanno fatto, più per provocazione che per produrre birra di qualità, anche se poi è stata commercializzata, trainata dalla curiosità” hanno spiegato gli operatori di Fermento Birra , network specializzato sulla birra di qualità.

In Italia ad esempio è già possibile bere una ”Beard beer” prodotta dal birrificio americano Rogue con i lieviti prelevati della barba del birraio. Batteri di pizza surgelata e banconote invece sono utilizzati da due birrifici, l’americano Evil Twin e il norvegese Lervig per la ”Big Ass Money Stout”.

La birra vaginale sembra l’ennesima trovata marketing di produttori che non sanno più cosa inventarsi nella giungla delle birre artigianali. D’altronde i batteri  crescono dappertutto e diciamolo, poteva capitare anche di peggio.

Tra l’altro, per dovere di cronaca, i lieviti saranno selezionati da ”donatrici” sottoposte ad un rigido protocollo per evitare alterazioni ”aromatiche” della ”bernarda”, anche se la birra non avrà il gusto ”passerina”, del quale peraltro non è necessario bere una birra per saggiarne il sapore.

La birra, secondo i produttori, ha solo lo scopo di ”catturare” l’essenza della femminilità. ”She is into the bottle, literally” il claim di una delle pubblicità, tradotto ”lei è nella bottiglia, letteralmente”.

Non ci convince, ma tant’è. Siamo davvero curiosi di sapere come la definiranno i beer sommelier nelle loro degustazioni. Prezzo wholesale (all’ingrosso) circa 5 euro, non molto economica considerati poi i ricarichi medi. ”Ogni donna ha la sua fortuna e ce l’ha tra le gambe” come diceva in tempi non sospetti Honorè de Balzac.

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Barbera d’Asti Docg: due nuovi lieviti autoctoni presto in commercio

Dopo quattro anni di sperimentazioni, si è giunti all’individuazione di due nuovi lieviti autoctoni con un elevato potenziale enologico da impiegare per la produzione del Barbera d’Asti Docg, al fine di produrre un vino ancora più strettamente legato al terroir I lieviti sono stati selezionati da 15 vigneti di Barbera delle province di Asti e Alessandria nell’ambito di uno studio affidato ad un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze Agraria di Asti (Disafa) e presentati durante la riunione conclusiva del progetto tenutasi il 30 Marzo. ”Wildwine”, questo il nome del progetto, è stato avviato nel 2012 grazie a finanziamenti delle comunità europea, in collaborazione con il Consorzio di tutela della Barbera d’Asti e una serie di produttori.

Tra gli oltre 600 ceppi individuati sono stati identificati due biotipi che saranno messi in commercio dalla prossima vendemmia dall’Enotecnica di Nizza Monferrato. Un vero e proprio primato, visto che si tratta dei primi lieviti autoctoni provenienti da una zona vitivinicola targata Unesco. Il Presidente del Consorzio della Barbera d’Asti, Filippo Mobrici ha espresso la sua convinzione che questa scoperta sarà un ulteriore stimolo alla caratterizzazione della Barbera, vino originario di quelle colline ed oggi testimone del Piemonte a livello mondiale.

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Da Piacenza con furore: in Cina si beve Vicobarone

Si è svolta a Chengdu, in Cina, l’International Wine and Spirit Show, il ”Fuorisalone” del ”China Food and Drinks Fair for Wine and Spirit”, uno degli eventi più rilevanti del comparto vitivinicolo cinese che ogni anno attrae circa 4mila espositori e oltre 400mila visitatori. Tra le aziende italiane partecipanti, le Cantine di Vicobarone, rappresentate da Fabrizio Malvicini,  che da 5 anni sono protagoniste delle esportazioni verso la Cina. Nel 2015 hanno registrato 1,2 milioni di euro di fatturato che hanno spinto le Cantine Vicobarone a siglare una partnership con Long Vision, il più grande importatore di vino italiano in Cina.

Da Piacenza con furore: in Cina si beve Vicobarone

”Le Cantine di Vicobarone hanno inteso un messaggio decisivo  quello dell’importanza di esportare per dare valore alle cooperative stesse. Le cooperative devono unire le forze per esportare il prodotto e dare valore ai soci” ha affermato Malvicini. La fiera è stata anche occasione di dialogo con Carlo Piccinini, neo presidente eletto a gennaio 2016 di Fedagri Emilia Romagna e Confcooperative Modena nonché imprenditore agricolo e vicepresidente della Cantina Carpi Sorbara. Un confronto proficuo  tra due realtà cooperative importanti secondo Malvicini che ritiene  importante la collaborazione tra cantine, anche di province limitrofe, al fine di sviluppare sinergie di crescita.

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”A corto di vino”: alle cantine di Orcia ciak, si gira!

In occasione dell’Orcia Wine Festival in programma a S. Quirico d’Orcia dal 22 al 25 Aprile 2016, gli studenti italiani e stranieri iscritti al Corso di Comunicazione Digitale tenuto dal professor Maurizio Masini presso l’università di Siena realizzeranno una serie di cortometraggi ambientati nelle cantine in cui si produce il vino Orcia Doc. I video saranno proiettati nell’ambito della rassegna ”A Corto di Vino” facente parte del ricco palinsesto del festival.  Realizzati all’interno delle aziende agricole Tenuta Castelnuovo Tancredi di Buonconvento, Poggio Grande di Castiglione d’Orcia, SassodiSole di Montalcino e Capitoni Marco di Pienza hanno lo scopo di raccontare vino e territorio.

Donatella Cinelli Colombini, presidente del Consorzio vino Orcia ha espresso soddisfazione per l’iniziativa. ”I video sono lo strumento di comunicazione del futuro. La denominazione Orcia Doc non ha eguali per la bellezza paesaggistica del territorio e le sue cantine esprimono la cura e la passione dei produttori che realizzano un vino artigianale di estrema qualità” ha affermato. ”’Ringrazio il Consorzio per aver dato vita a questa proficua collaborazione e l’Amministrazione Comunale di San Quirico per l’aiuto e il sostegno offerto a questa iniziativa. Credo che sia un bel modo questo per dimostrare come l’Università e le Istituzioni sia pubbliche che private possano collaborare in maniera” ha dichiarato invece il professor Masini.

Il territorio in cui nasce il vino d’Orcia, a sud di Siena tra le denominazioni del Brunello di Montalcino e del Nobile di Montepulciano, è considerato il distretto vinicolo più bello del mondo. In parte è iscritto nel patrimonio dell’Umanità Unesco,  la Val d’Orcia è stato il primo territorio rurale ad essere premiato con tale prestigioso riconoscimento. L’area comprende 13 comuni, tutti ricchi d’arte e di storia, oltre a centri termali di eccellenza come Bagno Vignoni, Bagni San Filippo, San Casciano dei Bagni e Chianciano Terme. Uno dei territori più visitato al mondo, una delle denominazioni più turistiche d’Italia, come ha dichiarato Donatella Cinelli Colombini visto che i comuni delle denominazione registrano ogni anno oltre un milione di visitatori e altrettanti escursionisti amanti del trekking e dello slow turism.

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Analisi e Tendenze Vino

Ovse, Italia forte nell’export “grazie alle bollicine”. Africa nuova frontiera, già scoperta dalla Francia

A far da locomotiva ai numeri del vino italiano all’estero, soprattutto i vini spumanti. Nel 2015 la produzione nazionale è stata di 520 milioni di bottiglie, per un valore-origine di 1,352 mld/euro (euro 2,60 a bottiglia in cantina). Sul totale prodotto, 373 milioni di bottiglie (pari al 72%) sono state spedite in 90 Paesi nell’arco dell’anno per un valore pari a 1,327 mld/euro (per euro 3,56 a bottiglia) e un giro d’affari nel mondo di 2,573 mld/euro (per euro 6,9 a bottiglia). Rispetto al 2014, Ovse, l’Osservatorio economico dei vini effervescenti, fondato nel 1991 da Giampietro Comolli (nella foto), registra un +17% dei volumi e un +14% in valore all’origine. Il 2015 è un altro anno che cancella i record precedenti degli ultimi 10 anni, come produzione e esportazione: “Bene i volumi – commenta Giampietro Comolli – ma da anni sollecitiamo a fare più attenzione al valore di vendita cogliendo anche il sentimento tricolore favorevole. Il gap da colmare è ancora eccessivo, perché nella cultura globale il prezzo è anche sinonimo di qualità. Non corrisponde alla realtà qualitativa il divario di 4,66 euro per una bottiglia italiana con i 12,10 euro delle bollicine francesi, con una media di 22,49 euro al vertice per una bottiglia di Champagne”. Ovse constata anche un ulteriore calo nelle vendite delle etichette varietali, degli spumanti comuni e dell’Asti con alcuni ritocchi al ribasso di prezzo all’esportazione, mentre al consumo tutte le etichette made in Italy registrano un forte incremento di prezzo. Comolli rileva: “Negli Stati Uniti un calice di bollicine tricolori viaggia da 6 a 10 dollari, al ristorante non meno di 12 dollari”. L’escalation dei volumi esportati è stata molto forte negli ultimi 4 anni con un raddoppio anche delle destinazioni, tranne qualche paese in cui dazi e accise, embarghi, svalutazione e leggi sui consumi hanno bloccato l’importazione di tanti prodotti, in India, Cina, Russia, Brasile, Argentina. Molto bene soprattutto nel vecchio continente a 28 paesi che assorbe il 65% di tutto l’export. Usa e Uk hanno registrato crescite nel medio periodo del 150-200%. Altri paesi come Giappone, Messico, Canada, Germania, sono più oscillanti con continui sali-scendi. Ottimi risultati export si sono registrati in Francia, Austria, Svizzera e Svezia. Calo degli spumantini anonimi dolci e secchi, tengono alcuni mercati nell’Europa orientale per spumanti di vitigno (Moscato, Malvasia, Trebbiano, Soave). Per la ‘piramide’ Prosecco Docg-Doc ancora record: sul totale sono 275 milioni sono le bottiglie veneto-friulane consumate (3 su 4) per un valore in cantina di 700 mil/euro che si triplica con il giro di affari nel mondo a oltre 2 mld/euro. Le spedizioni in dogana registrano per il Prosecco docg (Conegliano, Valdobbiadene, Asolo, Cartizze) 38 mil/bott e per il Prosecco doc 237 mil/bottiglie.

La esportazione si concentra con il 30% nel Regno Unito, il 20% negli Stati Uniti e il 9% in Germania. Per entrare in dettaglio nel 2015 la Gran Bretagna conferma la leadership con oltre 96 mln di bottiglie, per 220 mln/€ (+26%). Non più solo Gdo e spumanti generici, ma il Prosecco entra in pub, circoli privati e ristoranti, non solo italiani. Enorme mercato con l’e-commerce, ma 9 su 10 siti sono gestiti da importatori/distributori e non da aziende. Prezzi al consumo in crescita del 8%: a Londra ci vogliono 12,25 sterline (pari a 15,52 euro) in media per una bottiglia di Prosecco sullo scaffale, grazie anche al cambio monetario e senza patire le accise messe dal governo Cameron solo sul vino (pari a 2 sterline il tappo), esentato invece il wisky. Al secondo posto troviamo gli Stati Uniti, sempre più costa occidentale oriented, volumi in crescita grazie all’euro svalutato e un prezzo alla dogana ritoccato al ribasso, con un +17,3% sul 2014 a quota 64,9 milioni di bottiglie, portando a +7,3% il fatturato al consumo per 305 mln/euro. Grandi guadagni per gli importatori/distributori. Una bottiglia di Prosecco che entra a 4,90 dollari (pari a 4,38 euro) sullo scaffale va a 21,3 dollari (circa 19 euro). Addirittura un calice di Prosecco nei ristoranti di New York si posiziona fra 12 e 19 dollari (circa 10,8-17,1 euro). Terzo paese torna a essere la Germania, dopo alcuni anni di cali, spostando in modo significativo il tiro sugli spumanti Dop rispetto a generici per un volume di 29 milioni di bottiglie pari a 90 mln/euro di valore alla dogana. Buono il recupero sul valore a bottiglia. Conferma al quarto posto per la Russia, seppur con tutte le problematiche della valuta e della crisi, con volumi a 18,8 mln/bott e 45 mln/euro di plv, concentrati in 4-5 marchi e dove l’Asti rappresenta ancora l’emblema delle bollicine italiane con oltre 7 milioni di bottiglie. Seguono, nell’ordine, la Svizzera con 15,3 mln/bott e un prezzo fuori dogana fra i più alti con 5,96 euro alla bottiglia; il Belgio con 11,7 mln/bott, l’Austria con 10 mln/bott, Giappone, Svezia, Francia a 9,5 mln/bott per paese. Canada e Paesi Bassi confermano il record di maggiori estimatori delle bollicine italiane, con un valore unitario da 6,37 e a 6,80 euro/bott franco distributore/importatore per una quota di mercato rispettiva a 5,6 mln/bott e 3,5 mln/bott. In poco più di 3 anni, la Francia conferma la scoperta del Prosecco superando 1,1 mln/bott. In Cina ancora qualche difficoltà per il sistema-mercato interno e l’inserimento nei diversi canali: bene nelle enoteche, ma si registra il record del più basso valore alla dogana con 3,20 euro/bottiglie.

Per il metodo tradizionale italiano il percorso all’estero è sempre molto complicato perché ci si scontra con i colossi Champagne e Cava (rispettivamente 135 e 160 mln/bott spedite nel mondo). In ogni caso dal 2012 il trend si mantiene in crescita: l’anno scorso sono state 2,2 mln/bott esportate di cui 1,4 di Franciacorta (+7,3% rispetto al 2014), un valore medio alla dogana di 28 dollari/bott (pari a euro 31,10) e spedizioni concentrate nell’ordine in Giappone, Usa e Svizzera. Molto difficile l’export per gli altri metodo tradizionali: segnali positivi solo per Asti e Gavi. Il Trento doc cresce bene in valore all’origine rispetto agli anni passati. “Negli ultimi 5 anni – evidenzia ancora Giampietro Comolli – l’Asti ha perso il 21% del mercato, mentre il Prosecco Doc è cresciuto mediamente del 21% annuo più che raddoppiando la quota, diventando il primo landbrand al mondo per le bollicine superando anche il generico Sekt. L’Italia quindi primo paese produttore con il 20,8% del totale (2,5 mld/bottiglie) e primo paese esportatore di vini effervescenti al mondo con una quota del 33% su 1,1 mld/bottiglie. Un settore che ha bisogno di una politica unitaria globale all’estero”. Molti ancora gli spazi di crescita in volumi e in valore. “L’Italia del vino – evidenzia ancora Comolli – è assente in Africa. La Francia è prima in tutti i paesi africani più ricchi, dove ha iniziato a investire da 10 anni. Seppur con burocrazia molto elevata, Nigeria, Kenia, Angola, Tanzania, Madagascar chiedono vini di fascia alta, compreso bollicine. Inoltre occorre una strategia diversificata per paese in base alle potenzialità e stile di vita: gli spumanti sono una tipologia abbinata alla festa nel mondo. Appannaggio di un mondo con buone disponibilità di spesa. Ma anche molte regioni europee e italiane reclamano bollicine. Ovse – conclude il presidente Ovse – sollecita da anni una revisione dell’Ocm-Vino verso la promo-commercializzazione anche sui mercati interni non come aiuto di Stato, ma per favorire l’elasticità della domanda e per far crescere i consumi interni”.

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ViniVeri 2016: tutto pronto per la 13ma edizione a Cerea

Dall’8 al 10 Aprile a Cerea, nei pressi di Verona, si svolgerà la tredicesima edizione della manifestazione ”ViniVeri 2016”. Quest’anno l’evento partirà anticipatamente rispetto al solito calendario per non sovrapporsi ad altre manifestazioni vinicole organizzate in zona nelle stesse giornate come il Vinitaly. Tutte le aziende che prenderanno parte a ViniVeri 2016 seguono la ”regola” del Consorzio ViniVeri, che non prevede metodi ”bio” o ”non bio”, ma che indica semplicemente le azioni che permettono a una produzione di esprimersi pienamente e raggiungere l’obiettivo di ottenere un vino in assenza di accelerazioni e stabilizzazioni, recuperando il miglior equilibrio tra l’azione dell’uomo ed i cicli della natura.
Fanno parte del Consorzio ViniVeri quindi, coltivatori che applicano una filosofia produttiva rispettosa dell’ambiente e delle biodiversità, agricoltura sostenibile che va oltre la certificazione europea. Un modello che non vuole imporsi a nessuno, ma che chiede libertà di esistere svincolato dai numerosi cavilli burocratici previsti dalla legge.
I vignaioli ”veri” portano anche avanti da anni la battaglia dell’etichetta trasparente, carta d’identità del prodotto che dovrebbe indicare tutti gli ingredienti contenuti, al pari di un qualsiasi prodotto alimentare. Oltre ai soci del consorzio Cappellano, Giuseppe Rinaldi, Ezio Cerruti, Ezio Giacomo Trinchero, Serafino Rivella, Eugenio Rosi, Casa Coste Piane, Castello di Lispida, La Castellada, Dario Princic, Zidarich, Vodopivec, Ronco Severo, Mlečnik, Slavček, Massa Vecchia, Podere Luisa, Carla Simonetti, Walter Mattoni, Oasi degli Angeli, Paolo Bea, Praesidium, PaneVino, Salvatore Ferrandes, Cantina Ninnì saranno presenti anche un centinaio di ”artigiani del vino” indipendenti tra cui alcuni internazionali che presenteranno le ultime produzioni imbottigliate, anteprime e vecchie annate.
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Toscana, Mtv e Vespa Club assieme per Cantine Aperte

La macchina organizzativa è già al lavoro, nonostante manchino due mesi: Cantine Aperte torna anche in Toscana dal 28 al 29 maggio, per tutti gli appassionati di turismo all’aria aperta e per le migliaia di wine lovers che come ogni anno affolleranno le oltre 80 cantine del Movimento Turismo del Vino Toscana che hanno aderito all’iniziativa. L’ultimo fine settimana di maggio sarà dunque all’insegna del cosiddetto “enoturismo”, che quest’anno trova nei Vespa Club un partner d’eccezione. Saranno centinaia, o forse di più, le vespe che arriveranno in contemporanea nelle cantine aperte in questi due giorni. Mtv Toscana ha infatti deciso di coinvolgere gli appassionati di questo storico motociclo, simbolo del Made in Italy nel mondo, attraverso i vari Vespa Club che aderiranno all’iniziativa.

E per chi vorrà acquistare il vino nessun problema per il trasporto: un accordo tra Movimento Turismo del Vino Toscana e l’agenzia di spedizioni Speedy srl di Firenze permetterà di organizzare spedizioni in tutto il mondo a prezzi speciali, durante il periodo della manifestazione. “Cantine Aperte – spiega il presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana, Violante Gardini – è ormai un appuntamento che ogni famiglia mette in agenda di anno in anno e che conferma come il fenomeno dell’enoturismo sia un modello riuscito in Italia, in Toscana in particolare dove anche per quest’anno sono previste migliaia di visitatori da tutta Italia e non solo e per l’occasione abbiamo deciso di mettere insieme alcuni vespa club di tutta la regione per unire il fascino delle nostre cantine a quello dei bellissimi paesaggi che le circondano utilizzando un cult del Made in Italy, la Vespa appunto”.

Toscana, Mtv e Vespa Club assieme per Cantine Aperte

Dalla musica all’arte, dagli spettacoli alla caccia al tesoro nei vigneti, passando per show cooking e giochi di una volta. Inoltre attivata la collaborazione con l’associazione Club Amici del Toscano con degustazioni di sigaro in abbinamento ai vini (riservate agli iscritti, maggiorenni, vecchi e nuovi soci del Club). Cantine Aperte offre ai visitatori e agli enoturisti non solo la possibilità di degustare i grandi vini della Toscana, ma soprattutto un modo insolito e unico di vivere la campagna e il vino in particolare. Ogni azienda che aderisce all’iniziativa organizzerà in uno dei due giorni o in entrambi, eventi di varia natura, tutti legati al vino. Cantine Aperte, del resto, è l’evento enoturistico più importante in Italia. Dal 1993, l’ultima domenica di maggio, le cantine socie del Movimento Turismo del Vino aprono le loro porte al pubblico, favorendo un contatto diretto con gli appassionati di vino.

Un appuntamento divenuto nel tempo una filosofia, uno stile di viaggio e di scoperta dei territori del vino italiano, che vede, di anno in anno, sempre più turisti, curiosi ed enoappassionati avvicinarsi alle cantine, desiderosi di fare un’esperienza diversa dal comune. Cantine Aperte è un marchio di proprietà del Movimento Turismo del Vino, registrato e protetto giuridicamente per contrastarne qualunque abuso/imitazione e garantire ai consumatori qualità e professionalità nell’accoglienza, tratti distintivi delle cantine MTV. Per scoprire le aziende aderenti a Cantine Aperte e i relativi programmi è in aggiornamento la pagina dedicata all’evento su www.mtvtoscana.com.

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Vini al supermercato

Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013, Masciarelli Tenute Agricole

(5 / 5) Un nome, una garanzia. Masciarelli Tenute Agricole si conferma al top della produzione e commercializzazione del Trebbiano d’Abruzzo anche con i prodotti “base”, destinati alla grande distribuzione organizzata. Si tratta della prima linea creata da Gianni Masciarelli, diventata negli anni “un punto di riferimento per l’azienda e i suoi clienti, oltre ad essere la produzione numericamente più consistente e conosciuta, in Italia come all’estero”.

Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013, Masciarelli Tenute Agricole

Peschiamo dagli scaffali del supermercato, appositamente, una vendemmia 2013. Con l’obiettivo di testarne la tenuta e la longevità. Prova, ve lo anticipiamo subito, che il Trebbiano d’Abruzzo Masciarelli supera con buoni voti. Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino chiaro. Al naso note di fresco biancospino, fiori di campo e di magnolia. Non manca la frutta, vicina ai sentori esotici di ananas, melone giallo e mela. Un olfatto intenso, fine, complesso: arricchito da leggere ‘ventate’ di pepe bianco.

Al palato – secco, di corpo, caldo – sfodera ottimo equilibrio tra acidità e sapidità, pur non regalando la complessità precedentemente offerta al naso. Lo spettro gustativo va dai sentori di mela a quelli della pesca bianca, sino a quelli più maturi (secchi) di mandorla. Un vino, il Trebbiano d’Abruzzo Masciarelli vendemmia 2013, che collochiamo in una fase matura, ancora più che mai apprezzabile. L’abbinamento perfetto, a una temperatura di servizio di 12 gradi, è quello con i piatti di pesce, a partire dagli antipasti. Ottimo anche con l’insalata di mare e con le verdure cotte.

LA VINIFICAZIONE
E’ dal 1981 che Gianni Masciarelli produce la linea “classica”. Del Trebbiano d’Abruzzo vengono sfornate circa 250 mila bottiglie l’anno. Le vigne, di età che non supera i 40 anni, si trovano in quattro diversi Comuni della provincia di Chieti, tutte situate a diverse altezze rispetto al livello del mare: San Martino sulla Marrucina (400 metri), Loreto Aprutino (350 metri), Ripa Teatina (250 metri) e Bucchianico (250 metri). Il terroir è simile: argilloso mediamente calcareo, medio impasto, sciolto. Il sistema di allevamento è quello della Pergola abruzzese (Guyot Semplice), che assicura una resa di 100 quintali per ettaro, con una densità d’impianto che varia dalle 1.600 a 6.500 piante per ettaro. Le uve vengono vendemmiate fra il 25 e il 30 settembre.

Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013, Masciarelli Tenute Agricole

La fermentazione avviene in vasche in acciaio inox a temperatura controllata, preceduta da una raccolta in piccole cassette, pressatura e decantazione statica del mosto. Anche l’affinamento viene effettuato in acciaio inox, prima della commercializzazione. Masciarelli Tenute Agricole nasce nel 1981 dall’intuito imprenditoriale di Gianni Masciarelli, figura simbolo del panorama enologico italiano e protagonista dell’affermazione della vitivinicultura abruzzese moderna. Cuore pulsante della cantina è San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, dove l’azienda può contare su circa 300 ettari di terreni coltivati a vigneto e uliveto, dislocati in tredici Comuni, in tutte e quattro le province abruzzesi. La produzione annuale supera i 2,5 milioni di bottiglie.

Prezzo pieno: 5,90 euro
Acquistato presso: Iper la grande I (Finiper)
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Primo CdA Avito: strategie prezzi ed export del vino sul tavolo

Si è tenuto nella sede della presidenza della Regione Toscana il primo Cda di Avito, associazione che riunisce i consorzi vinicoli della Toscana costituita lo scorso 9 marzo per presentare gli obiettivi di questa innovativa realtà toscana. All’incontro era presente  anche il Presidente della Regione Enrico Rossi che non si è risparmiato in lodi per quella che ritiene una mossa vincente. ”In un momento in cui i vini toscani piacciono alle classi medio alte che ne consumano in estremo oriente, ma non solo bisogna trovare il modo di essere presenti su questi mercati. I piccoli imprenditori da soli non ce la fanno, i grandi hanno spesso difficoltà, l’unione è la strada giusta. Bisogna considerare che l’export toscano arriva secondo dopo il Veneto ma con un indice di crescita superiore” ha dichiarato Rossi durante la conferenza stampa.

Primo CdA Avito: strategie prezzi ed export del vino sul tavolo

Per agevolare le aziende, la Regione Toscana metterà a disposizione alcuni servizi attraverso l’Ente di promozione, facilitando l’accesso ai finanziamenti  europei per l’internazionalizzazione di prodotti, attività molto più semplici con Avito come interlocutore unico. Durante il Cda è stata presentata anche un’ nteprima di una ricerca dell’opinionista Klaus Davi sulla percezione del vino e del brand toscano sui quotidiani all’estero. L’Italia, grazie alle crescenti esportazioni, ma anche al ritorno di immagine di personaggi del mondo dello spettacolo e del cinema come Sting, George Clooney, Brad Pitt, fan e consumatori del vino toscano, risulta essere un paese che emerge anche più della Francia. Vini come  Chianti, Brunello e i Supertuscan sono tra i più citati.

La Toscana all’estero è un vero e proprio brand  riconoscibile senza rivali in Italia. Un marchio costruito anche grazie al vino, da sempre prodotto traino del comparto agroalimentare italiano, uno tra i prodotti che meglio rappresenta l’unicità della Toscana. Anticipazioni sull’ordine del giorno del prossimo consiglio che vedrà la questione prezzi sul tavolo della discussione come ha annunciato Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio secondo il quale la Toscana produce buoni vini, ma è timida nel posizionamento prezzi. Una politica di prezzo minimo non può essere imposta per legge o dal Consorzio, ma sicuramente Avito potrà stimolare e farsi portavoce di una strategia comune. ”E’ giusto che i produttori abbiano una fonte di reddito importante a fronte del grande impegno e del duro lavoro svolto. In questo momento è più importante lavorare sull’aumento del prezzo, che non sull’aumento del numero di bottiglie prodotte” ha affermato Bindocci.

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Dal 41 bis al vino: a Pianosa le vigne del Marchese Frescobaldi

Le Cantine Marchese Frescobaldi svilupperanno un  progetto enologico di utilità sociale sull’isola di Pianosa. Il progetto prevede il nuovo impianto di un vigneto di circa 50 ettari di cui una parte coltivata in via sperimentale, in collaborazione con l’Università di Pisa, per la conservazione e la valutazione di vitigni autoctoni. Circa 15 ettari saranno invece impiantati ad uve Ansonica, Vermentino, Trebbiano, Moscato, Sangiovese ed Aleatico, che, considerati i tempi di messa in resa delle vigne, vinificazione ed affinamento potranno sviluppare le prime bottiglie fra circa 5 anni.

Saranno i detenuti del carcere di Porto Azzurro, attualmente in regime di semilibertà e sotto l’occhio vigile di quattro guardie carcerarie ad occuparsi dei vigneti. I 17 detenuti sono già attualmente responsabili delle gestione dell’albergo e del ristorante presente sull’isola ricavato tra le mure dell’ex carcere oltre ad occuparsi di servizi di manutenzione ambientale coordinati dalla cooperativa San Giacomo.

Dal 41 bis al vino: a Pianosa arrivano le vigne del Marchese Frescobaldi

L’isola di Pianosa ha una superficie di circa 10 km quadrati e da anni si valutano progetti di riconversione di quella che fu colonia penale dal 1856 e che durante l’epoca fascista fu  prigione di Sandro Pertini, incarcerato per motivi politici. Dal 1968 carcere di massima sicurezza destinato a esponenti mafiosi e di organizzazioni terroristiche ha cessato definitivamente l’attività nel 2011.

Nel 2008 l’Associazione Isola di Pianosa ha ottenuto l’approvazione di un progetto per un milione di euro destinato alla realizzazione di 14 ettari di vitigni, alla ristrutturazione delle cantine di Pianosa, con l’affinamento e l’imbottigliamento sull’isola, oltre all’acquisto di un parco macchine e di attrezzature enologiche per la vinificazione. Le Cantine Frescobaldi non sono nuove a queste iniziative, già sull’isola di Gorgona, in collaborazione con l’Istituto penale dell’isola più piccola dell’arcipelago toscano hanno dato vita, ad un piccolo vigneto di un ettaro, dal quale si produce il vino ”Gorgona”, pregiatissimo vino bianco da uve di Vermentino e Ansonica.

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Cantine e frantoi 2.0: a Verona il Salone internazionale Enolitech

Nuove tecnologie e innovazioni, logistica, packaging e programmi gestionali informatici: a Vinitaly 2016, Enolitech mette in mostra tutti gli strumenti necessari alle moderne cantine e frantoi 2.0. Alla sua 19° edizione, il Salone internazionale dedicato alle tecniche per la viticoltura, l’enologia e alle tecnologie olivicole ed olearie torna a Veronafiere dal 10 al 13 aprile (www.enolitech.it), in contemporanea con Vinitaly e Sol&Agrifood.

Quest’anno il salone si presenta in crescita, sia dal punto di vista espositivo, grazie a 400 metri quadrati in più, che dell’internazionalità, con oltre 200 aziende da Italia, Francia, Cina, Spagna, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Svizzera e dell’Ucraina. Oltre a favorire l’incoming di buyer stranieri, Veronafiere ha investito anche sul miglioramento infrastrutturale di Enolitech, i cui spazi sono stati avvicinati a quelli di Vinitaly e integrati al Salone del Vino e dei Distillati con nuovi collegamenti coperti ai padiglioni 8 e 10, per aumentare l’afflusso di visitatori. Proprio nel padiglione 10, ampliato quest’anno, per la prima volta viene allestito Table&Co – Il design a tavola, trait d’union tra Enolitech e Vinitaly, dedicato ai professionisti dell’horeca e al contract.

Si tratta di una mostra che propone una serie di ambientazioni di tavole apparecchiate con le porcellane, le posate e i bicchieri di aziende leader mondiali, oltre che con oggettistica e mobili di selezionate marche. Sulle tavole anche i vini vincitori del Concorso Internazionale Packaging 2016. Ad Enolitech numerose le novità esposte. Il Salone, infatti, rappresenta un’importante vetrina dove gli operatori specializzati possono trovare gli ultimi macchinari e accessori per la produzione, l’imbottigliamento, il trasporto di vino e olio. Senza dimenticare i complementi d’arredo per enoteche e wine bar e gli strumenti di lavoro destinati a sommelier e canale horeca. Una rassegna riservata al business dei professionisti e che nel 2015 ha registrato più di 42.000 presenze, di cui il 20% estere, da 68 nazioni. Si tratta di numeri che testimoniano il continuo sviluppo del salone, ribadito in questa edizione dal debutto come espositore di Amorim Cork, il più grande produttore mondiale di tappi di sughero, con un fatturato di oltre 500 milioni di euro, e dalla presenza per la prima volta di aziende leader nel campo di resine per pavimenti (Mapei) e lavabicchieri professionali (Smeg).

Confermata la presenza di storiche aziende, quali Della Toffola, Italesse, Albrigi e Rastal. Ampliato il settore dei macchinari, con nuove aziende come Ghidi Metalli, Clean Pack, Italdbpack, insieme a quello legato alla logistica e alle necessità di trasportare bottiglie di vino e olio in sicurezza, anche con imballaggi eco-sostenibili in carta riciclata, come quelli proposti da Lci e Huhtamaki La Rochelle. Gold Plast Group porta i suoi calici soffiati e i bicchieri infrangibili in copolimero, mentre contro le frodi Axatel propone Vintag, il chip che applicato sotto l’etichetta della bottiglia consente al cliente di accertarsi dell’autenticità del prodotto, oltre che di informarsi sulle caratteristiche del vino. Spazio anche ai big-data, con i più avanzati software di gestione degli ordini e del magazzino studiati da Kiratech, e ai nuovi domini per siti internet .wine e .vin, proposti da Register e illustrati nel corso di un convegno dedicato.

Cantine e frantoi 2.0: a Verona il Salone internazionale Enolitech

Tra le curiosità di Enolitech, l’innovativo sistema Coravin che con un ago e una capsula di gas argon è in grado di mescere il vino senza stappare la bottiglia e i dispositivi ad ultrasuoni per allontanare cinghiali e caprioli dai vigneti di Natech. Dal Carcere di Monza arrivano invece le cassette in legno per vini e regalistica della linea “Xdono” proposti a Verona da Silboard. Fertilizzanti e fitofortificanti, induttori della resistenza, biopromotori di origine vegetale, microelementi e concimi fogliari di ultima generazione con Fertenia, dinamica industria attenta alle esigenze di chi fa viticoltura convenzionale che biologica e biodinamica.

Tra gli sponsor ufficiali, l’azienda Bormioli Luigi, fornitrice di tutti i calici per ristoranti e degustazioni, “L’officina delle idee 2.0” per gli arredi della Locanda Enolitech e Scotton per le sedute di Vinitalybio. Inoltre attivato anche quest’anno da Veronafiere il Desk Anticontraffazione, dove avvocati e consulenti  specializzati in diritto industriale danno gratuitamente agli espositori sia assistenza sul campo durante la manifestazione in caso di violazione dei diritti della proprietà intellettuale e della concorrenza sleale, sia informazioni su come tutelare marchi, brevetti e segni distintivi. Per la pausa pranzo di espositori e buyer torna, infine, Locanda Enolitech – Terre di Maremma: un’area all’interno del padiglione per un pasto veloce e di qualità a base di spianate e prodotti tipici maremmani.
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Vinitaly, ecco i vincitori del 20° Concorso Internazionale Packaging

La giuria del 20° Concorso Internazionale Packaging di Vinitaly ha assegnato il 24 marzo a Verona l’Etichetta dell’anno 2016 al vino Asolo Prosecco Spumante Brut 2015 dell’Azienda Agricola Rech Simone di Monfumo, in provincia di Treviso. La Cantina dei Colli Ripani di Ripatransone in provincia di Ascoli Piceno vince il premio speciale “Packaging 2016”, mentre il premio speciale “Immagine coordinata 2016” è stato attribuito alla Azienda Agricola Francesco D’Alessandro di Ortona in provincia di Chieti.
La competizione, organizzata da Veronafiere-Vinitaly con lo scopo di evidenziare il miglior abbigliaggio dei vini, dei distillati, dei liquori e degli oli extra vergine d’oliva (bottiglia, chiusura, capsula, etichetta, collarino, ecc.), ha premiato lo sforzo di quelle aziende che più stanno investendo risorse e creatività nell’estetica del proprio prodotto. Soddisfatta la giuria, presieduta dal designer Cleto Munari e composta da Alberto Gozzi (art-director), Luca Fois (designer), Elvilino Zangrandi (designer), Annibale Toffolo (giornalista).
Tutti concordi nel constatare un innalzamento del livello medio delle proposte, con il binomio innovazione e tradizione declinato verso un’immagine più internazionale, al fine di poter attrarre un maggior numero di persone nel mondo. Secondo i giurati, il prodotto deve parlare velocemente e immediatamente di sé e del produttore, dire la verità e raccontare il proprio rapporto con il territorio. Importante è anche l’aspetto emotivo perché il cervello reagisce prima alle emozioni.
“Vorrei però – ha detto Cleto Munari – che le aziende vitivinicole avessero più coraggio con etichette e packaging, che osassero di più con proposte nuove, divertenti e anche un po’ azzardate”. Un auspicio che sembra andare verso i consumatori più giovani, in particolare i Millennian americani, più sedotti da bottiglie attraenti e un magari un po’ stravaganti.
Le bottiglie vincitrici saranno in mostra durante Vinitaly negli allestimenti di Table&Co (pad. 10), lo spazio di design che propone una serie di ambientazioni di tavole apparecchiate con le porcellane, le posa e i bicchieri di aziende leader mondiali, oltre che con l’oggettistica e mobili di selezionate marche. Con 187 campioni ammessi alla competizione provenienti da Francia, Italia e Spagna, distribuiti nelle 10 categorie previste dal regolamento, il Concorso Internazionale Packaging è un evento complementare a “5 Star Wines” il nuovo premio di Vinitaly in programma a Veronafiere dall’1 al 3 aprile, con lo scopo di premiare invece la qualità dei vini di tutto il mondo.
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degustati da noi vini#02

Barba Yiannis Maratheftiko 2012 Vintage, Vouni Panayia Winery

L’estate si avvicina e, chissà, qualcuno dei lettori sceglierà Cipro per le vacanze. E allora spazio ai consigli per le visite in cantina. Tra le mete consigliate, la Vouni Panayia Winery, che col suo Barba Yiannis 2012 dimostra quanto l’isola sia interessante dal punto di vista enologico.

LA DEGUSTAZIONE
Rubino intenso con riflessi violacei, impenetrabile. Naso che si apre lentamente ma generosamente su note di confettura di frutti rossi. Corrispondente al palato, dove sfodera un’acidità  viva, ottima sapidità e un tannino di velluto, sostenuto da persistenti note di vaniglia e cacao.

Evolve bene e a lungo negli anni Barba Yiannis, Maratheftiko in purezza che ho accompagnato con l’agnello, a Pasqua. Un autoctono dell’isola, in vendita anche nei supermercati ciprioti. Si tratta del prodotto di punta della Vouni Panayia Winery, moderna cantina situata tra i monti di Pano Panagia, da dove potrete godere – tra l’altro – di un panorama eccezionale.

La prova che in zona ellenica crescono col passare degli anni ottime winery, capaci di affermarsi anche a livello internazionale con i loro prodotti, spesso ottenuti da vitigni antichi, oggetto di un minuzioso lavoro di accrescimento della qualità, puntando sulla riduzione della resa per ettaro e su moderne tecnologie di cantina. Qui per leggere il nostro reportage completo dall’isola.

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Vini al supermercato

Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche 2014, Cantina Giogantinu

(3,5 / 5) E’ la versione “passito” del Vermentino di Gallura quella che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it. Le uve atte alla produzione del Vermentino di Gallura Docg Amabile Vigne Storiche 2014 della cantina Giogantinu vengono appositamente ‘dimenticate’ sulle viti. E raccolte solo nel mese di novembre. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati e verdolini, scorre poco denso nel calice. I profumi, intensi e fini, richiamano la frutta (pesca gialla, albicocca matura), nonché una macchia mediterranea (salvia, timo) che, con l’ossigenazione, assume tinte di zafferano. In bocca, il Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche vendemmia tardiva della cantina Giogantinu è amabile, di corpo e di alcolicità calda. Conferma le note minerali già sfoderate all’olfatto, accostate a una buona sapidità. A dominare, però, è la freschezza data da un’acidità viva, che invita al sorso successivo.

Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche 2014, Cantina Giogantinu

La persistenza è sufficiente, in un retro olfattivo intenso e fine. Questa versione “passita” del Vermentino di Gallura Docg si abbina con i dolci più svariati: dalla torta alla Sacher alla Millefoglie, passando per i gelati, sino ai Savoiardi e agli amaretti. Ma anche a pietanze come il paté di fegato grasso (foie gras), i formaggi erborinati, la cheesecake e la pizza ai quattro formaggi. Giogantinu è una cantina sociale che raggruppa 350 viticoltori della Gallura. La zona di produzione è quella di Berchidda e Oschiri, a nord della Sardegna, in provincia di Olbia Tempio. La superficie vitata è di 320 ettari totali, con una produzione che va dai 40 quintali per ettaro del Vermentino di Gallura Docg Amabile Vigne Storiche sino ai 60-80 quintali del resto della produzione, con una capacità di trasformazione di 25 mila quitali annui.

Prezzo pieno: 10,49 euro
Acquistato presso: Esselunga

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In Abruzzo si pensa di aumentare le Doc

In Abruzzo si torna ad imbottigliare direttamente il vino, riducendo il ricorso ad imbottigliatori esterni. Il primo trimestre del 2016 si è aperto con un giro di boa che ha portato all’incremento della quota del vino imbottigliata localmente e che entro la fine dell’anno dovrebbe arrivare al 50% , secondo quanto dichiarato da Nicola Dragani, Presidente di Assoenologi Abruzzo e Molise ad Abruzzoweb. Il timore della liberalizzazioni delle denominazioni da parte dell’Europa ha fatto anche maturare una nuova consapevolezza nei produttori, ora orientati verso produzioni più qualitative che passano anche dallo specificare il luogo di produzione.

Pratica già adottata con successo in altri paesi, ma anche in alcune regioni Italiane. La Toscana ha portato Chianti, Brunello di Montalcino o Morellino di Scansano, ad essere famosi nel mondo anteponendo il luogo di produzione al vitigno Sangiovese, idem ha fatto il Piemonte con Barolo, prodotto da uve nebbiolo. Pioniere di questa svolta, il Consorzio di Tutela Montepulciano Colline Teramane, che già dalla prossima vendemmia 2016 imbottiglierà direttamente con l’indicazione della zona di produzione. ”Dobbiamo ad esempio essere coscienti del fatto che il Pecorino, sul quale tanto puntiamo, si produce nelle Marche, nel Lazio, in Molise, in Puglia, quindi sul mercato quando arrivi come Pecorino sei uno dei tanti, non emergi” ha spiegato Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio.

”La deroga data dall’Europa deve essere per noi occasione di riflessione e per prepararci a questa metamorfosi, intanto continuiamo a lavorare per utilizzare la denominazione del Montepulciano, guardando con attenzione all’iniziativa del Consorzio Colline teramane che ha anteposto la località al vitigno anche perché è impossibile presentarsi sul mercato con 150 milioni di bottiglie, tanta è la produzione del Montepulciano, dicendo che è di qualità, quando di Barolo o di Brunello se ne producono 15 milioni” ha dichiarato Nicodemi al giornale. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe, per il quale non solo bisogna incentivare le denominazioni, ma anche lavorare nell’ottica di modifiche al Piano di Sviluppo Rurale che favoriscano l’aggregazione delle aziende produttrici.

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Oltrepò Pavese: in cantiere un nuovo “vino rosso da invecchiamento”

Oltrepò Pavese: in cantiere un nuovo “vino rosso da invecchiamento”

Nuovo progetto per Oltrepò: un vino rosso da invecchiamento. Una nuova tipologia utile al rilancio della regione vinicola, dopo la richiesta di iscrizione a patrimonio vitivinicolo dell’Unesco. Su iniziativa di Fabiano Giorgi, Presidente del Distretto del Vino e titolare delle note Cantine Giorgi è stato avviato un gruppo di lavoro coordinato dalla vicepresidente del distretto Valeria Ricci con l’obiettivo di realizzare un nuovo vino rosso espressione del territorio.

Oltrepò Pavese verso un nuovo “vino rosso da invecchiamento”?

Il prodotto dovrà rispondere ad elevati standard qualitativi che saranno certificati da una apposita commissione, prestarsi ad un lungo invecchiamento, derivare dai vitigni storici del territorio come Croatina, Barbera, Vespolina, Uva rara e Pinot Nero, ma soprattutto essere spendibile e riconoscibile all’estero come eccellenza dell’Oltrepò.

”Nonostante la nostra sia una zona vocata al Pinot Nero, che rimane il nostro vitigno principe – ha spiegato Valeria Ricci – ci accorgiamo che all’estero si cercano sempre più vini rossi esclusivi limitati ad una specifica zona di origine. Nel nostro territorio mancano identità e consapevolezza, inoltre la denominazione è spezzettata in 42 tipologie e difficile da far comprendere ad uno straniero”.

Prime bottiglie del nuovo vino dell’Oltrepò fra 3 anni

Le prime bottiglie, la cui produzione è riservata solo ai produttori che fanno filiera completa, saranno disponibili tra tre anni: il nome tutto da decidere. L’etichetta sarà lasciata alla fantasia dei produttori, come accaduto per il ”Bonarda dei produttori” lanciato nel 2015.

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Pic nic in the city. Il cemento mangia la campagna

L’Italia ha perso il 15 per cento delle campagne per effetto dell’abbandono e della cementificazione provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa di 2,6 milioni di ettari di terra coltivata negli ultimi 20 anni, pari ad almeno 400 campi da calcio al giorno. E’ quanto denuncia la Coldiretti in occasione del blitz di agricoltori e allevatori in città nel giorno tradizionalmente dedicato alle scampagnate per denunciare gli effetti delle profonda crisi che ha colpito settori importanti dell’agricoltura, con l’abbandono delle campagne e la chiusura delle stalle italiane.

Gli agricoltori della Coldiretti hanno scelto di occupare piazza Palazzo di Città nel pieno centro di Torino, la prima capitale d’Italia, per riaffermare il contributo dell’agricoltura al Paese proprio nel giorno in cui tradizionalmente milioni di cittadini apprezzano le bellezze delle campagne e gustano i prodotti della terra e dell’allevamento nei tradizionali picnic fuori porta. Una tradizione che rischia di sparire insieme a centinaia di migliaia di aziende agricole e allevamenti italiani sotto l’attacco delle politiche comunitarie e delle distorsioni di mercato.

GLI SLOGAN
“Senza campagna muoiono anche le città”, “agricoltura vuol dire cibo, ambiente e salute”, “Un prezzo etico e giusto per il latte”, “Salviamo la fattoria Italia dalle speculazioni” sono alcuni degli slogan della mobilitazione con la distribuzione gratuita ai cittadini di formaggi e yogurt, rigorosamente Made in Italy ma anche l’offerta di consigli per fare scelte di acquisto consapevoli, a tutela della salute, dell’occupazione dell’economia e del territorio. Nella piazza è allestito il mercato degli agricoltori di campagna amica che hanno lasciato le proprie aziende per portare i prodotti della terra direttamente ai consumatori.
Il frutteto italiano, come riferisce la Coldiretti si è ridotto di un terzo (-33%) negli ultimi quindici anni con la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti. Perdite che rischiano di far soffiare all’Italia il primato europeo nella produzione di una delle componenti base della dieta mediterranea. La situazione, sempre secondo i dati in possesso di Coldiretti, non è migliore per le fattorie da dove sono scomparsi 2 milioni di animali tra mucche, maiali e pecore negli ultimi dieci anni con il pericolo di estinzione per le razze storiche e lo spopolamento delle aree interne e montane, ma a rischio c’è anche il primato dell’enogastronomia Made in Italy con la dipendenza dall’estero che per carne, salumi, latte formaggi che è vicina al 40%.
Minacciate di estinzione – precisa la Coldiretti – ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione. Ma in pericolo – continua la Coldiretti – sono anche pezzi pregiati dell’enogastronomia nazionale che può contare sul primato mondiale con 49 formaggi a denominazione di origine protetta (Dop) riconosciuti dall’Unione Europea addirittura davanti alla Francia che ne possiede solo 45.
UE SOTTO ACCUSA
Sotto accusa la normativa comunitaria che consente di spacciare come Made in Italy prodotti importati dall’estero per la mancanza di norme chiare e trasparenti sull’etichettatura di origine. La mancanza di trasparenza in etichetta sulla reale origine colpisce salumi e formaggi ma anche il latte a lunga conservazione. Il risultato è che vengono spacciati come italiani prodotti di origine straniera con gli inganni del finto Made in Italy che riguarda – stima la Coldiretti – due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle.
Una concorrenza sleale che fa abbassare i prezzi riconosciuti ad agricoltori ed allevatori italiani al di sotto dei costi di produzione e provoca la chiusura di aziende e stalle. Occorre cogliere l’opportunità per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza con una azione sinergica tra Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne. Non è un caso – conclude la Coldiretti – che secondo la consultazione pubblica on line del Ministero che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015 l’89 per cento dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari e l’87% per le carni trasformate.
E nonostante questi dati sconfortanti, con un balzo record del 15 % è l’agriturismo a far segnare tra tutte le destinazioni il maggior incremento delle presenze per la Pasqua. Sono circa 350mila gli italiani che hanno scelto questa tipologia di ristorazione per il tradizionale pranzo, per conciliare la buona tavola con la possibilità di stare all’aria aperta, lontano dalle preoccupazioni. E’ quanto stima Terranostra della Coldiretti nel sottolineare che “la scelta di vacanze brevi o di semplici gite fuori porta favorisce la campagna, per mangiare, per fare un scampagnata o per fermarsi qualche giorno”.
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