Debutta ad Orvieto la prima manifestazione incentrata sul vino. Organizzata per il weekend del 16/17 Aprile, al Palazzo del Gusto di Orvieto, l’iniziativa è stata promossa da Ciesse Distribuzione Vini e patrocinata dall’amministrazione comunale, dall’associazione La castellana, di Orvieto dalla Provincia di Terni, Confartigianato e Fisar Orvieto. Due giornate intense in cui, dalle 12 fino alle 24, sarà possibile degustare oltre 700 etichette di grandi vini italiani, locali e nazionali abbinati a prodotti tipici del territorio. ”Wine show
Sono 297 gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Pavia a fronte dell’indagine sulla presunta frode a ”Terre d’Oltrepo”. Tra gli indagati, i membri dell’ex consiglio di amministrazione della Cantina di Broni, numerosi produttori e soci conferitori di uva che dal 2010 al 2014 avrebbero venduto alla cantina uva, vino e mosto diversi da quelli indicati sui documenti, per tipologia, quantità e provenienza. Vini tagliati, imbottigliati con etichette ”false” per contenuto e provenienza a danno di ignari consumatori, ma anche di onesti produttori che tuttora pagano lo scotto in termine di immagine per questi episodi. Il vino, inizialmente posto sotto sequestro, era stato dissequestrato in autunno per essere imbottigliato e venduto come semplice vino da tavola, quello che era in sostanza. Per venti soggetti si prefigura anche il reato di associazione a delinquere. Dovranno rispondere, di vari reati: frode nel commercio di uve, mosti e vini, falsa fatturazione, operazioni inesistenti, falsificazione di registri. Terre d’Oltrepò dovrà rispondere anche di truffa aggravata per avere percepito indebitamente fondi pubblici e sovvenzioni per arricchimenti del vino. Una vera e propria ”organizzazione” dove ogni soggetto aveva compiti e ritorni economici diversi. (foto La Provincia pavese)
italiano, pubblicata nei giorni scorsi dall’Ufficio Studi Mediobanca. Centotrentasei le società coinvolte sul territorio italiano, concentrate però in alcune aree. Emerge così che in alcune regioni (6) la performance economica è relativamente più brillante rispetto alla media nazionale: è il caso della Toscana, le cui aziende segnano margini industriali molto elevati (41,9% il Mon sul valore aggiunto), tali da consentire una cospicua redditività del capitale (roi al 7,5%, contro il 6,6% dell’aggregato generale), pur in presenza di un turnover relativamente basso (17%) attribuibile alla natura fortemente integrata lungo tutta la filiera (raccolta/vinificazione/invecchiamento). Nonostante quest’ultimo aspetto, la patrimonializzazione è adeguata e i debiti finanziari rappresentano il 29,1% del capitale investito (contro il 42,4% dell’aggregato). Le aziende toscane segnano anche una forte proiezione internazionale, con export al 65,8% sopra il dato medio del 50,6%. Anche il rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto netto (Clup) è particolarmente favorevole (48,3%). Il migliore roi regionale è tuttavia quello delle imprese venete (9,9%), favorite dall’elevato tasso di rotazione del capitale investito (25,1%). Veneto e Toscana coprono posizioni di vertice in termini di roe, pari rispettivamente all’11,6% e al 6,2%. Ha chiuso quasi in pareggio il Friuli, la regione con il costo del lavoro per addetto più elevato, e in lieve perdita la Sicilia. Sono relativamente meno soddisfacenti le performance dell’Emilia-Romagna, ove prevale il modello cooperativo che porta, come già visto, ad una maggiore incidenza del debito finanziario (56% le coop, 36,3% le non coop) e a margini industriali più modesti (Mon su valore aggiunto al 15,5% per le coop, 41,8% le non coop). Non particolarmente brillante, infine, il profilo della Lombardia con redditività modesta (roi al 4,1%, roe al 3,2%) e bassa propensione all’export (13,8%).
Il Conte della Vipera, blend composto all’80% da Sauvignon Blanc e al 20% da Sémillon, è uno dei vini bianchi che la nota casa vitivinicola toscana Antinori “regala” agli scaffali della grande distribuzione organizzata. Una presenza che, di per sé, dà lustro all’intero segmento. Siamo di fronte a un Umbria Igt, vendemmia 2012. Il vino, prodotto a partire dal 1997, prende il nome dai primi proprietari del Castello della Sala, la famiglia Monaldeschi della Vipera. E l’etichetta riporta un disegno della Cappella di San Giovanni, del XV secolo, situata all’interno delle tenute. Nel calice, Conte della Vipera 2012 Antinori si presenta di un giallo paglierino con riflessi dorati.
Anche al naso conferma l’evoluzione avvenuta in bottiglia nel corso degli anni, rispetto alle caratteristiche di freschezza iniziale: note leggere di sambuco, bosso, mandorla e agrumi che si ripresentano anche al palato, in un finale mediamente persistente che ricorda il pompelmo. Al palato risulta morbido e rotondo, in un crescendo di sapidità che accompagna verso le note agrumate finali. Difficile prevedere un ulteriore miglioramento in bottiglia per un prodotto che, ottenuto dalla vendemmia 2012, risulta più che mai apprezzabile, ma ormai maturo. L’abbinamento consigliato è quello con gli antipasti e i piatti di pesce, oltre alla pasta al pesto e alle preparazioni a base di verdure, in particolare gli asparagi.
Conte della Vipera Umbria Igt 2012, Marchesi Antinori
I vigneti destinati al Conte della Vipera sono situati a un’altezza che varia dai 250 ai 350 metri sul livello del mare, in suoli ricchi di sedimenti fossili marini con infiltrazioni di argilla che conferiscono mineralità e sapidità all’uva. Nel 2012, annata connotata da un inverno freddo e privo di piogge e un’estate calda e secca, il Sauvignon Blanc è stato vendemmiato al momento del perfetto equilibrio tra concentrazione zuccherina e massima espressione dei profumi varietali dell’uva. I grappoli, raccolti manualmente, sono stati immediatamente trasferiti in cantina e raffreddati attraverso il passaggio in un convogliatore refrigerato che ne ha abbassato la temperatura.
Le uve sono state poi pressate in maniera soffice, in modo da mantenere inalterate le caratteristiche varietali. Il mosto è stato mantenuto per alcune ore ad una temperatura di 10 gradi, consentendo l’illimpidimento naturale. E’ seguito il travaso in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata, dove si è svolta la fermentazione alcolica a una temperatura non superiore ai 16 gradi. Completata questa operazione, il vino è stato conservato ad una temperatura di circa 10 gradi per impedire lo svolgimento della fermentazione malolattica e conservare inalterate le caratteristiche organolettiche. Il Sauvignon Blanc è stato poi assemblato con il Sémillon per accentuarne la sapidità e conferirgli rotondità.
Conte della Vipera Umbria Igt 2012, Marchesi Antinori
E anche per il Sémillon, Antinori ha proceduto alla classica vinificazione in bianco. Appena dopo la raccolta, verso la seconda metà di settembre, le uve sono state diraspate e immediatamente pigiate in maniera soffice. Dopo l’illimpidimento statico, il mosto limpido è stato spillato e inoculato con lieviti selezionati. Dando così inizio a una lenta fermentazione a 16 gradi, per preservare la componente aromatica. Terminata la fermentazione alcolica, il vino è stato travasato con una modesta quantità di lieviti ancora in sospensione. Dopo una serie di travasi, ecco il taglio con il Sauvignon.
Prezzo pieno: 15,84 euro
Acquistato presso: Iper la grande I (Finiper)
In occasione del Vinitaly, che si terrà dal 10 al 13 aprile 2016 a Verona Fiere, alle 16.45 del 10 aprile presso il Padiglione 2/ Area Istituzionale Regione Sicilia, sarà presentato il romanzo “Campanella” di Maria Cristina Sarò, edito da Torri del Vento Edizioni. Interverranno, insieme
all’autrice, Donatella Cinelli Colombini, Presidente Associazione Nazionale Le donne del vino, Lilly Ferro Fazio, Delegata Regione Sicilia Associazione Nazionale Le donne del vino, Elena Martusciello, Presidente emerita Associazione Nazionale Le donne del vino, Produttrici Associazione Nazionale Le donne del vino – Regione Sicilia. Letture a cura dell’attore Vito Bartucca (dal progetto teatrale “Campanella. Vendemmia di parole/Harvest of words”).
IL LIBRO
Sicilia. Sciacca e vigneti tra Menfi e il Belice. Ina e Campanella sono giovani e innamorati. Ina appartiene alla famiglia Pensabene, la famiglia mafiosa che controlla l’economia e il territorio. Campanella è un giovane avvocato, ha un cugino di nome Franco che parla con la vigna ed è matto. È il 1984 quando ha inizio il processo Campanella, chiamato così perché il giovane avvocato viene trascinato in tribunale dalla famiglia Minchialuzzo, che rivendica un matrimonio e il danno di un lotto di vigne bruciate. Durante il processo, Ina scompare e il suo corpo viene ritrovato in mare. Il processo dura trent’anni e si ripete come la vendemmia. Le storie s’intrecciano come le viti, si piegano e si accasciano l’una sull’altra. Le cinque fasi del vino diventano le fasi della vita di quest’uomo che rimane solo contro tutti e senza Ina; rimane con la promessa di un fiore dentro alla bocca, una campanella, che getta ogni sera in mare per lei.
L’AUTORE
Maria Cristina Sarò (Messina, 1983) è autrice e regista teatrale. Ha pubblicato: Maria Paiato. Un teatro del personaggio (Titivillus edizioni, 2011); il racconto Salvo e Sara. Palermo 92 (Caracò, 2014); il racconto Accussì-Giampilieri, sull’alluvione messinese del primo ottobre 2009 (antologia La giusta parte, Caracò Editore, 2011); il monologo Donna dell’Italia, racconto-inchiesta di donne e operaie (volume Fiori dal cemento, Caracò-Fillea/Cgil, 2013). Campanella è il suo primo romanzo (www.lestoriediCampanella.it).
Vigneti e cantine, ma anche geografia dei paesaggi e organizzazione aziendale, profili di consumo e dinamiche distributive, modelli di business e strategie di impresa: la profonda rivoluzione che ha investito il mondo del vino negli ultimi cinquant’anni sarà fotografata attraverso numeri, statistiche, scenari e analisi di mercato in un incontro, promosso dall’Osservatorio del Vino, che si svolgerà lunedì 11 aprile alle ore 12.00 nello stand MIPAAF (Sala Conferenze), al 50º Vinitaly.
I partner dell’Osservatorio Ismea, Crea, WINE-Management lab di Sda-Bocconi e Wine Monitor-Nomisma metteranno a fuoco diversi aspetti di questa straordinaria evoluzione-rivoluzione del vino italiano: dalla trasformazione della geografia produttiva, che ha visto cambiare radicalmente la tipologia dei vitigni coltivati nel nostro Paese, all’analisi di come è cambiato il marketing del vino delle imprese italiane per arrivare a capire come sono evoluti stili di consumo e strategie distributive.
Un cammino di successo che ha portato il vino italiano da commodity a specialty. Introdurranno i lavori Domenico Zonin, Presidente Osservatorio del Vino, Giovanni Mantovani, Direttore Generale Veronafiere e Raffaele Borriello, Direttore Generale Ismea. Seguiranno gli interventi di Fabio del Bravo, Ismea ”Vino italiano da commodity a specialty, la storia di un successo narrata con i numeri”, Andrea Rea, Wine Management Lab di Sda-Bocconi con un focus intitolato ”L’Italia del vino che cresce: modelli di business e criticità”, Denis Pantini, Wine Monitor Nomisma: ”Profili di consumo e strategie distributive” e Diego Tomasi, Crea-Vit con ”Vitigni e territori: l’evoluzione della base ampelografica italiana”. Modererà l’incontro Lucio Bussi, sarà presente, per un saluto, oltre ai più autorevoli rappresentanti del mondo vitivinicolo a livello nazionale, anche il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina.
Ada Fellin, studentessa del corso per enotecnici del Centro Istruzione e Formazione si è classificata al terzo posto nella classifica generale. La competizione si è svolta negli istituti agrari di Morges e Changins, e ha coinvolto le seguenti nazioni: Italia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Ungheria, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svizzera.
In totale hanno partecipato 36 scuole enologiche, ognuna delle quali con due studenti dell’età compresa tra i 17 e i 25 anni. L’Italia era rappresentata da cinque scuole: Ascoli Piceno, Conegliano, Laimburg, Ora e San Michele all’Adige; quest’ultima con i due studenti Ada Fellin e Lorenzo Dallagiacoma, accompagnati dal docente Luca Russo.
I giovani si sono sfidati, in lingua inglese, sulle conoscenze tecniche, dall’enologia alla viticoltura, dalla potatura alle malattie della vite, dalla microbiologia alla degustazione. In particolare, Lorenzo Dallagiacoma si è aggiudicato il quarto posto nelle prove generali di degustazione di vini internazionali e Ada Fellin il terzo posto nelle prove di viticoltura.
Castel Mareccio, nel cuore di Bolzano, ospita oggi e domani la seconda edizione della Beer Craft che raccoglierà 30 birrifici di provenienza internazionale allo scopo di far incontrare produttori, amanti della birra, ma anche operatori del mondo della ristorazione e del settore alberghiero. ”La nostra ambizione è che la Beer Craft diventi una manifestazione di riferimento per amanti, produttori e sommelier della birra”, spiega Robert “Bobo” Widmann, membro del comitato organizzatore.
La moda della birra artigianale arriva dall’America ed oggi, in Europa ed in Italia, ha cambiato profondamente il modo di fare birra. ”In Alto Adige abbiamo un approccio al tema della birra artigianale a tutto tondo. Anche i contadini altoatesini sono coinvolti in questo nuovo movimento. Su più di cinque ettari di terreno si coltiva già la materia prima che i piccoli birrifici altoatesini usano per produrre le loro birre, tutte quante targate “qualità Alto Adige”, ha spiegato Widmann, anch’egli produttore.
”Questo è un progetto molto apprezzato, in quanto favorisce i circuiti corti e avvicina i consumatori alla birra locale”. Due giornate dense di appuntamenti. Degustazioni, live brewing, ospiti tra cui Simonmattia Riva, il sommelier campione del mondo in carica, e Dr. Markus Sailer, campione nazionale sommelier di birra della Germania nel 2014 che spiegherà quali sono i bicchieri da birra adatti.
Riva invece presenterà per la prima volta la birra prodotta insieme al mastro birrario del Batzen Christian “Pitsch” Pichler. In programma anche seminari e workshop, anche di foodpairing, in cui ogni visitatore potrà avvicinarsi al tema della varietà della birra, indipendentemente dal suo grado di esperienza.
Il Ruchè di Castagnole Monferrato Docg, prodotto da Bersano di Nizza Monferrato nel calice si presenta di colore rosso rubino scuro, limpido poco trasparente e di fluidità densa. Dal punto di vista olfattivo è intenso, attacca molto vinoso e con il classico sentore di ciliegia sotto spirito, ma quando l’alcolicità si mitiga si percepiscono, oltre ai frutti rossi, violette e speziature intriganti.
Un vino non particolarmente strutturato, anzi di medio corpo, caldo, rotondo e vellutato, giustamente tannico con gli aromi ben armonizzati al palato. Un perfetto equilibrio completato da un gradevole retrogusto amarognolo molto persistente. Interessante prodotto, con un ottimo rapporto qualità prezzo. Si presta ad essere servito come aperitivo, in abbinamento a antipasti, carni bianche e alla tipica bagnacauda piemontese, ma anche a tutto pasto.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Ruchè coltivate su terreni argillosi con presenza di limo. Le vendemmia viene effettuata a metà ottobre, la vinificazione è fatta in acciaio con affinamento di due mesi in bottiglia. Il vitigno Ruchè è un vitigno autoctono raro che viene coltivato in una piccola area in provincia di Asti. La leggenda narra che sia arrivato dalla Borgogna portato dai monaci. Grazie alla sua tipica nota aromatica è un vino che viene considerato da sempre adatto ad occasioni particolari. Sino a pochi anni fa era conosciuto solo a livello locale, ma negli ultimi anni sta riscuotendo successo grazie alla sua grande piacevolezza e ai profumi caratteristici.
Un vitigno considerato anche difficile da coltivare e capriccioso i cui vini hanno ottenuto la doc nel 1987 e la Docg solo nel 2010. La storia di Bersano inzia ai primi del 900 a Nizza Monferrato. Nel 1935 Arturo Bersano, passa alla guida della cantina fino ad allora a conduzione familiare, uomo di grande cultura e pioniere di una viticultura di qualità che diventa tratto distintivo della casa con il motto ”se vuoi bere bene comprati un vigneto”. Seguendo il suo esempio, le famiglie Massimelli e Soave, da quasi trent’anni titolari dell’azienda, hanno consolidato una imponente realtà di cascine dove, senza dimenticare la forza delle tradizioni, si producono uve di qualità facendo di Bersano una delle più importanti realtà vitivinicole del Piemonte. 230 ettari di vigneti nei migliori crus di Langhe e Monferrato, tra cui tra le ultime acquisizioni di Ruchè e Grignolino nella Cascina S.Pietro.
Prezzo pieno: 6,65 euro
Acquistato presso: U2/Unes
Il Comitato nazionale vini ha dato il via libera per la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del disciplinare Doc Friuli o Doc Friuli Venezia Giulia. ”Dopo un serio lavoro è una soddisfazione importante per un risultato atteso 30 anni che voglio condividere con l’intera filiera vitivinicola regionale, che sono convinto potrà
dare ancora più lustro alla qualità e coesione della nostra produzione regionale. A Vinitaly festeggeremo il risultato ma dal giorno dopo è fondamentale iniziare insieme ai nostri vitivinicoltori una campagna di promozione in particolare nelle iniziative già programmate a partire dagli Stati Uniti” ha dichiarato Cristiano Shaurli, assessore regionale alle politiche agricole. La proposta di una DOC Friuli risale agli anni 70. Numerosi tentativi falliti finalizzati a maggio 2015, con l’avvio dell’iter burocratico, a fronte di 1703 firme raccolte. ”L’approvazione della Doc Friuli Venezia Giulia da parte del Comitato vini del Ministero per le risorse agricole, rappresenta il raggiungimento di un importante obiettivo e premia tutto il territorio regionale, l’intera filiera e tutti i nostri vignaioli che, speriamo, dalla vendemmia 2016 avranno a disposizione una nuova opportunità di mercato”, ha aggiunto l’assessore. Soddisfazione espressa anche da Pietro Biscontin, presidente del Consorzio delle Doc del Fvg e di Giorgio Giacomello, presidente di Fedagri Confcooperative Fvg. Un successo raggiunto grazie a un impegno fondamentale delle cantine cooperative regionali che hanno sostenuto fin dall’inizio il percorso anche davanti a tante resistenze, raccogliendo larga parte delle firme necessarie all’avvio dell’iter che ha portato alla costituzione della nuova Doc a cui, per diventare veramente operativa, mancano oramai solo alcuni passaggi burocratici. Grande mediazione soprattutto su alcuni aspetti economici come le rese a ettaro, pur di arrivare ad un accordo tra le parti e concludere il progetto. Ma ora si guarda già avanti. ”Dopo il successo della Doc Prosecco, che è sotto gli occhi di tutti per gli importanti numeri che essa rappresenta anche nella nostra Regione, ora è fondamentale non fermarsi, ma proseguire ancora su questa strada unitaria e puntare alla Doc interregionale del Pinot grigio” ha concluso Giacomello. ”Il Disciplinare approvato, tra l’altro, oltre al limite di produzione del Pinot grigio, fissato a un massimo di 140 quintali per ettaro di uva, interessa il territorio di 160 comuni di tutte e quattro le province regionali, e non cambia nulla rispetto agli attuali assetti del sistema delle Doc, Docg e Igt del Fvg e tutti i vignaioli che lo desiderano, potranno mantenere le denominazioni storiche relative alle Doc di appartenenza oppure adottare la nuova Denominazione declinata in italiano e sloveno: Friuli o Friuli Venezia Giulia”, ha dichiarato Biscontin.
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E’ il Verdicchio il vitigno bianco autoctono più conosciuto dagli italiani. Lo rivela un estratto dell’indagine sulla brand awareness dei vini del Belpaese realizzata da Nomisma-Wine Monitor su un campione rappresentativo della popolazione italiana. Un testa a testa col Vermentino che con il 76% delle risposte si posiziona al secondo posto solo per un punto percentuale. Seguono Vernaccia (67%),
il Tocai Friulano (66%) e la Falanghina (62%). Leggermente sotto il Fiano (46%), il Traminer dell’Alto Adige (43%), l’emiliano Pignoletto (38%) e un altro marchigiano in grande crescita nella Gdo: il Pecorino (37%). L’indagine rivela poi nomi più inediti come Albana, Inzolia e Nosiola. Le Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica si aggiudicano quindi lo scettro dell’autoctono più conosciuto dopo il riconoscimento, per il terzo anno consecutivo, del bianco fermo più premiato dalle 8 principali guide enologiche 2016. La survey di Nomisma-Wine Monitor era a risposta parzialmente guidata. Si richiedeva al campione del sondaggio di scegliere attraverso una preselezione di 12 vitigni considerati tra i più popolari del Paese . L’indagine completa sarà presentata dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini al prossimo Vinitaly, nello stand della Regione Marche (Pad. 7, stand C6/7/8/9). Il Verdicchio di Jesi è un vino che è stato reso celebre al mondo soprattutto grazie all’originale bottiglia ad anfora brevettata nel 1953 che lo ha portato ad essere icona del vino italiano nel mondo. Un vino dalla ricca personalità e soprattutto versatile. Il Verdicchio di Matelica, si differenzia da quello di Jesi principalmente per la ridotta superficie vitata, solo 300 ha, contro i 2762 di quello di Jesi e per le condizioni pedoclimatiche visto che il comprensorio di Matelica è parallelo alla costa con clima di tipo continentale. Clima che ha favorito anche una particolare selezione del vitigno.
LA VINIFICAZIONE
L’arrivo del testo unico sul vino “taglia del 50% il tempo dedicato alla burocrazia che dal vigneto alla bottiglia rende necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti che richiedono almeno 100 giornate di lavoro per ogni impresa vitivinicola per soddisfare le 4mila pagine di normativa che regolamentano il settore”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel commentare positivamente l’approvazione in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati del Testo unico del vino. ”Un testo ampiamente condiviso che raccoglie molte nostre proposte che consentono di ridurre gli oneri anche economici a carico delle imprese senza abbassare la soglia di garanzia qualitativa attraverso i controlli”, ha precisato Moncalvo. Il testo unico tra l’altro porterà alla revisione del sistema di certificazione e controllo dei vini a denominazione di origine ed indicazione geografica con un contenimento dei costi, ma anche semplificazioni sulla normativa accise da lungo tempo attese e norme per garantire trasparenza sulle importazioni dall’estero e – continua la Coldiretti – a sostegno delle esportazioni del vino Made in Italy. L’Italia ha conquistato nel 2015 il primato mondiale nella produzione di vino con 47,4 milioni di ettolitri e dal punto di vista qualitativo puo’ contare sul primato in Europa per numero di vini con indicazione geografica (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt). Nel 2015 – conclude la Coldiretti – è stato ottenuto il record delle esportazioni di vino per un valore di 5,4 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale.
(foto La Provincia Pavese)
Ecco i numeri del vino made in coop: l’unione che fa la forza
Negli ultimi 50 anni, i vigneti dai quali arriva il Brunello di Montalcino, uno dei vini più conosciuti ed apprezzati al mondo hanno avuto un incremento di valore commerciale pari al +2474%. Una gallina che si è rivelata davvero dalle uova d’oro, per i proprietari dei vigneti, che hanno visto volare le quotazioni dei loro ettari vitati come in nessun’altra zona d’Italia.
Per quanto riguarda gli altri vini noti, si parla di incrementi di valore del + 1.357% per Amarone, +257% per Barbaresco, +206 % per Barolo e solo un misero incremento, a confronto, del 129% per il Chianti Classico. Secondo la ricerca, nel 1966 un ettaro di terreno vitato e/o vitabile (fabbricati annessi) di Brunello di Montalcino valeva 1,8 milioni di vecchie lire, pari a 15.537,15 euro attuali (cifra ottenuta con il calcolo dei coefficienti Istat per l’attualizzazione dei valori), oggi vale ben 400.000 euro.
Una zona che negli anni settanta era considerata depressa e che necessitava di aiuti statali a sostegno dell’economia. Dalla ricerca, al di là dei numeri puri emerge chiaramente che alcune denominazioni hanno saputo valorizzare il loro patrimonio meglio di altre. Valorizzazione andata di pari passo con il territorio, che ha portato il numero di bottiglie dalle 200 mila di Brunello e 120 mila di Rosso di Montalcino degli anni settanta alle 8.400.000 di Brunello, 4.500.000 di Rosso, 260.000 di Sant’Antimo e 33.000 di Moscadello secondo i dati del 2014.
[Usr 4] Eccoci a recensire per la prima volta un interessante vino toscano a denominazione d’origine controllata Orcia Doc. Denominazione che a breve sarà oggetto di un festival del quale abbiamo già scritto. Un po’ ci siamo emozionati quando lo abbiamo visto a scaffale perché fuori dal centro Italia non è di facile reperimento. Orcia Doc 2013 Tenuta Belsedere di Trequanda in provincia di Siena è oggi sotto la nostra accurata lente di ingrandimento. Il nome fa un po’ sorridere, un sorriso che però diventa di compiacimento una volta degustato il prodotto che regala un’ottima bevuta da supermercato.
L’Orcia Doc 2013 della Tenuta Belsedere nel calice si presenta di colore rosso rubino intenso. Limpido, poco trasparente e denso. Al naso esprime inizialmente delle belle note fruttate di frutti di bosco e prugna, che si arricchiscono, a mano a mano che si apre, in note di spezie dolci di vaniglia, leggeri sentori vegetali e anche cuoio. In bocca è davvero gradevole, caldo, rotondo, secco.
Fresco, leggermente sapido e con tannini morbidi e avvolgenti. Un vino elegante ed armonico, di gusto pieno. Una bella sorpresa poi il finale lungo e fruttato. Da provare se si amano i vini toscani, ma non solo, da provare pure per l’ottimo rapporto qualità prezzo. Si abbina a carni rosse, selvaggina, formaggi stagionati come quelli delle crete senesi, salumi di cinta senese. Va servito a 16-18 gradi e ha una gradazione di 13% di alcol.
Orcia Doc 2013, Tenuta Belsedere
Prodotto con uve 80% Sangiovese, 10% Merlot e 10% Cabernet Sauvignon. La zona di produzione è quella di Trequanda (Si). I vigneti sono allevati a cordone speronato su altitudini di circa 400 mt s.l.m. esposte a sud ovest con terreni argillosi e di medio impasto. L’epoca di raccolta delle uve è variabile, solitamente tra la fine di settembre e la prima di ottobre. La vendemmia è manuale, con selezione in vigna delle uve per una resa di 56 hl a ettaro. Ad una macerazione sulle bucce a 28 gradi, della durata di circa 20 giorni, segue un periodo di affinamento in barrique di 6-8 mesi e una maturazione in bottiglia di 3 mesi prima della commercializzazione. Un vino ”recente” per l’azienda, visto che il primo Orcia Doc Belsedere è nato nel 2006, la Doc invece risale al 2000.
Protagonista indiscusso dei vini a denominazione Orcia Doc è il Sangiovese. imposto dal disciplinare con una quota almeno del 60%. La zona di produzione si trova tra quella del Brunello di Montalcino e quella del Nobile di Montepulciano. La Tenuta Belsedere, dispone di circa 400 ettari di cui solo 15 vitati, dispone di una cantina all’avanguardia e si inserisce in quello che è uno dei paesaggi viticoli più belli d’Italia. Di proprietà della famiglia Gori Pannilini Sorelli dal 1500, rifornisce direttamente alcune Coop del centro Italia, ma è possibile trovare i loro prodotti in altre catene, non gestite direttamente da loro, ma dall’azienda che li distribuisce.
Prezzo pieno: 7,90 euro
Acquistato presso: Tigros
Il Movimento Turismo del Vino sarà protagonista della 50^ edizione di Vinitaly, in programma a Verona dal 10 al 13 aprile, con oltre 100 metri quadrati di stand collettivo al Pad. 3 C8/D8, un punto d’incontro con area degustazione e postazioni dedicate ad associazioni regionali, cantine associate e sponsor. La stretta collaborazione con Veronafiere farà sì che la carta dei vini dei ristoranti ufficiali sarà riservata ai vini prodotti dalle aziende socie MTV.
Degustazioni e promozione del territorio saranno anche al centro della presenza MTV a Vinitaly and the City, il fuori salone in città (stand B11, Piazza dei Signori). ”Ci presentiamo quest’anno al Vinitaly con un piglio diverso e con un denso programma di iniziative che vedrà protagoniste le associazioni regionali sia nel nuovo spazio espositivo, dove per la prima volta si potranno degustare le nostre etichette in fiera, sia nel fuori salone a Piazza dei Signori.
Nei ristoranti ufficiali Vinitaly 2016 la carta dei vini sarà tutta MTV
Un cambio di passo per ribadire il nostro impegno sul fronte della promozione dell’enoturismo in Italia che, con i suoi 2,5 miliardi di euro di fatturato e 13 milioni di arrivi in cantina, rappresenta un comparto chiave per l’economia italiana” ha dichiarato Carlo Pietrasanta, presidente del Movimento Turismo del Vino . Oltre 400 cantine socie presenti a Vinitaly e 21 tra incontri e presentazioni nello stand collettivo, 34 aziende protagoniste al tasting di OperaWine, 91 etichette nelle carte dei vini dei ristoranti ufficiali di Vinitaly e più di 40 quelle in degustazione nel fuori salone Vinitaly and the City a Piazza dei Signori.
Inoltre nello spazio fuori salone Vinitaly and the City (8-11 aprile) in programma quattro serate di degustazioni dedicate ai wine lover, arricchite dal tasting guidato ”MTV: un vino, un volto, un territorio” con i vini di Valle d’Aosta, Veneto, Sardegna, Calabria, Campania, Puglia e Lazio in programma pe il 10 aprile ore 18:30 alla Loggia Antica di Piazza dei Signori. Durante il Vinitaly 2016 sarà anche illustrata la nuova edizione 2016 di Calici di Stelle in programma dal 6 al 14 agosto. L’Associazione Movimento Turismo del Vino è un ente non profit ed annovera oltre 900 fra le più prestigiose cantine d’Italia, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell’accoglienza enoturistica. Obiettivo dell’associazione è promuovere la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione. Ai turisti del vino il Movimento vuole, da una parte, far conoscere più da vicino l’attività e i prodotti delle cantine aderenti, dall’altra, offrire un esempio di come si può fare impresa nel rispetto delle tradizioni, della salvaguardia dell’ambiente e dell’agricoltura di qualità.
Cà Gialla Vinicola Broni
L’Oltrepò Pavese Doc Barbera Vivace linea Cà Gialla, nel calice si presenta rosso rubino carico, scorrevole. Al naso è monocorde, prettamente vinoso, con sentori fruttati austeri e schivi. Neanche in bocca offre una particolare piacevolezza. Si lascia bere per la vena acidità fresca, molto rustica, per la sua vivacità e leggerezza della gradazione (solo 12% di alcol in volume). Quanto alla persistenza retrolfattiva, perdonateci, ma ce la siamo già dimenticata e a malincuore annoveriamo questo vino nella categoria del ”si può vivere senza”.
Non demordiamo e andiamo avanti nella nostra mission bere bene al supermercato, anche tra i vini dell’Oltrepò. Perché in Oltrepò è possibile farlo anche in modo eccellente come ci è capitato durante alcuni dei nostri tour. L’Oltrepò Pavese Doc Barbera Vivace Cà Gialla, servito a 16-18 gradi, è un vino che si accompagna a minestre e zuppe saporite (cipolle e legumi), volatili in umidi aromatici, carni rosse grigliate, anguilla, baccalà e stoccafisso, formaggi di media stagionatura.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve 100% Barbera base. Dopo la fermentazione e decantazione, si separa il vino dalle fecce mediante filtrazione tangenziale, tecnica d’avanguardia che mantiene la purezza del prodotto fino al suo imbottigliamento. La Barbera è uno dei vitigni piú coltivati in Italia insieme al Sangiovese con circa 500.000 ettari vitati. Il Oltrepò è uno dei più diffusi e concorre alla vinificazione di numerosi vini da tavola e nella preparazione di vini come Barbacarlo, Sangue di Giuda o Buttafuoco fino al Gutturnio nel piacentino. La vinicola Broni nasce nel 1948 e rappresenta una delle realtà più importanti del territorio. Si estende su diecimila metri quadrati a Broni e ha una cantina di pigiatura a Santa Maria della Versa, con una produzione annua di circa un milione e mezzo di bottiglie Doc.
Prezzo pieno: 3,99 euro
Acquistato presso: Auchan
L’8, il 14 e il 15 Aprile tutti a scuola di vino alla Fondazione Edmund Mach
Tornano a Roma due appuntamenti imperdibili per gli amanti della birra artigianale. Dal 15 al 17 aprile, nella splendida cornice della Limonaia di Villa Torlonia, ci sarà il FrankenBierFest. L’appuntamento, giunto alla seconda edizione, sarà un’occasione unica per conoscere da vicino la tradizione birraria della Franconia, la regione della Germania con la più alta concentrazione di birrifici al mondo.
Saranno presenti autorità del settore, esperti degustatori di fama internazionale, sarà allestita una mostra fotografica sull’argomento e presentato un libro dal titolo ”Birra in Franconia”. Il 24 aprile sarà la volta invece della sesta edizione di ”UMDB sul prato”, ergo, ”Un Mare di Birra… Sul Prato” . L’evento brassicolo primaverile, si terrà presso l’Agriturismo 4.5 sull’Ardeatina e radunerà migliaia di appassionati, per una giornata da trascorrere immersi nella campagna romana, all’insegna del divertimento e della birra artigianale, in compagnia dei Pub della Capitale.
Ma non finisce qui, perché a Giugno dopo essere rimasta ormeggiata per qualche anno è pronta a ripartire ”Un Mare di Birra-La prima crociera della Birra Artigianale. L’evento, curato sempre Publigiovane Eventi, anche casa editrice di Fermento Birra, era andato in scena nel 2011 e nel 2012.
Si salpa il 25 giugno a bordo della Cruise Roma Grimaldi Lines per una minicrociera di tre giorni, destinazione Barcellona, immersi tra le acque del Mar Mediterraneo e a bordo in un mare di birra. Il meglio delle produzioni artigianali italiane ed internazionali, a poppa e prua con special guest internazionali, dj set, beer tester, personalità ed amici del mondo birrario.
Anche se per onestà intellettuale dobbiamo ammettere che la vendemmia 2014 è leggermente sotto le precedenti, ci sono certi prodotti che sono sempre una garanzia.
Vini talmente piacevoli, che pur non essendo vini da meditazione, si aprono anche lontano dal pasto, magari mentre si cucina e si sorseggiano che è un piacere. Siamo tornati sullo scaffale dell’Alto Adige con un Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc 2014 prodotto dalla Cantina Produttori di Bolzano.
Non è la prima volta che ci imbattiamo in un loro vino, anche perché sono capillarmente distribuiti in gdo ed è veramente facile trovarli.
Il Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc 2014, prodotto dalla Cantina Produttori di Bolzano nel calice si presenta di colore violaceo, limpido, molto intenso, poco trasparente, quasi impenetrabile.
I famosi ”archetti” sono abbastanza ravvicinati e scendono lentamente, segno di un vino di una certa densità. La gradazione è di 13% di alcol in volume, non poco, ma sopportabile. Al naso è intenso, ma semplice con sentori di ciliegia e mora e accenni di violetta che al palato si ripropongono tutti in un gusto succoso e morbido. Il tannino c’è, ma non invasivo, come generalmente accade nel Lagrein.
La vena acida è piacevolmente fresca per un finale di una discreta persistenza che chiude sul frutto. Davvero un buon acquisto. Il Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc è un vino che va servito giovane, alla temperatura di 16-18 gradi. Si abbina allo speck, il prodotto principe della regione, a piatti di salumi misti, carne rossa e selvaggina.
LA VINIFICAZIONE
Prodotto da uve Lagrein, vitigno tipico dell ́Alto Adige e della Cantina Produttori di Bolzano. Pur essendo coltivato su tutto il territorio del Trentino trova il suo habitat ideale proprio nella conca di Bolzano e nel quartiere di Gries dove si trovano i vigneti dai quali provengono le uve utilizzate.
Le grandi escursioni termiche tra giorno e notte, i terreni alluvionali, sabbiosi e sciolti, danno vita a un vino complesso dai colori intensi e tipica freschezza. La vendemmia viene effettuata a metà ottobre anche perché è un vitigno a maturazione tardiva.
La fermentazione ed anche la malolattica avvengono in acciaio, segue un breve periodo di affinamento in bottiglia prima della messa in commercio. Fondata nel 2001, molto legata alla tradizione, la Cantina Produttori di Bolzano produce vini di qualità e dal carattere regionale. 220 soci che praticano un’agricoltura moderna, legata al rispetto della natura.
Prezzo pieno: 6.90 euro
Acquistabile presso: Bennet /Superdì
Emirates Airline ha allestito una cantina vini di tutto rispetto per coccolare i suoi passeggeri. Negli ultimi dieci anni, la compagnia ha speso oltre 690 milioni di dollari in vini da invecchiamento, da bere tra una decina d’anni, per alimentare una cantina di 2,2 milioni di vini top. Bottiglie acquistate direttamente dai produttori anche in anteprima. Nel 2015 un ordine di 13 milioni di bottiglie per un valore di 140 milioni di dollari, raddoppiando l’investimento rispetto agli anni precedenti. Stock quasi del tutto a copertura del consumo dei passeggeri che, solo nel 2015 hanno consumato 11,4 milioni di bottiglie di vino di cui 10 milioni servite solo in Economy class.
Emirates Airline: welcome on board solo con vini top per clienti d’elite
”Nel corso degli anni abbiamo costruito un programma che, grazie alla pianificazione e investimenti a lungo termine, ha garantito acquisti da vigneti esclusivi nel mondo, e siamo fieri del fatto che le nostre liste dei vini sono comparabili a quelle che si potrebbero trovare in un ristorante esclusivo e gourmet” ha dichiarato Tim Clark , presidente di Emirates Airline. I vini acquistati provengono soprattutto dalla Francia: la metà degli acquisti di vino per prima classe e per la business (pari a 1,8 milioni di bottiglie) sono volate direttamente dalla regione di Bordeaux. Tra i nuovi inserimenti nella carta dei vini targata Emirates, anche dei bianchi, tra cui annate vintage dell’esclusivo La Clarté de Haut-Brion.
Attualmente la compagnia gestisce quotidianamente, su un volo medio, circa 70 tipi di champagne, vini e Porto, un lavoro difficoltoso dal punto di vista logistico a servizio dei consumatori che ad ogni viaggio possono aspettarsi sempre qualcosa di nuovo. Iniziativa alla quale rispondono molto positivamente, secondo Tim Clark. Per la Borgogna, invece, sono state messe a dimora in cantina solo 2000 casse di vini, pari al 10% della produzione totale della regione e per l’Italia, come al solito, la Toscana fa da padrona: per i facoltosi utenti First Class del Solaia e Ornellaia, mentre per gli abbienti della Business, appena pronto da bere ci sarà l’immancabile Tignanello. Emirates Airline: welcome on board solo con vini top per clienti d’elite
E che, nel finale, tende a chiudersi verso l’amarognolo tipico del vitigno. In bocca il Vermentino Lughena Giogantinu risulta caldo, di corpo, rotondo, secco anche se ammiccante. La buona vena acida si bilancia con una sapidità decisa. Intenso anche il retro olfattivo, mediamente fine e sufficientemente persistente. Buono come aperitivo, questo Vermentino della Sardegna del Nord si abbina con qualsiasi piatto a base di pesce, oltre a offrire il meglio di sé con piatti a base di crostacei, carni bianche, verdure, funghi e formaggi di media stagionatura. Va servito a una temperatura di 8-10 gradi.